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Autore: LadyPalma    16/04/2019    1 recensioni
AU - Modern setting. L'Azor Ahai è il bar dove nascono e si sviluppano tre improbabili storie d'amore, che avranno come filo conduttore un uccellino di legno appeso alla maniglia della porta, calici di vino rosso e una quantità esorbitante di anelli di cipolla.
Pairings: Sansa/Sandor; Melisandre/Davos; Cersei/Qyburn
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cersei Lannister, Davos Seaworth, Melisandre di Asshai, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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2. To the rescue
 
Quel sabato pomeriggio di ordinario lavoro all'Azor Ahai fu turbato improvvisamente. La porta d'ingresso si aprì infatti con una tale violenza che l'uccellino di legno per poco non cadde a terra e le urla che seguirono coprirono del tutto il suo breve canto. Tutto accadde troppo velocemente per poter ricostruire la precisa dinamica, ma l'effetto certo fu che Cersei Lannister si ritrovó nel giro di qualche istante con la camicia interamente coperta dalla red velvet che stava mangiando.
"Finalmente ti ho trovata, sudicia donna! Dovresti solo vergognarti!"
Cersei fu talmente sconvolta dalla velocità degli eventi che non riuscì a fare altro che rimanere a fissare la donna che era responsabile di quell'aggressione. Solo ora riconosceva Unella, la presidentessa della Chiesa del suo quartiere che aveva già tentato in tutti i modi di screditarla per via del suo divorzio e della relazione con il suo fratellastro Jaime.
"Lei sarà anche sudicia di torta, ma tu sei sudicia nell'anima. Almeno Cersei puó tornare pulita" intervenne Melisandre, nel suo solito tono fermo e calmo, decisa a difendere l'amica e anche la quiete del resto della clientela.
"Oh, oh. Avete sentito? A parlare di pulizia è proprio la più grande puttana che questa città abbia mai conosciuto!" ribattè Unella, rivolgendosi ai tre giovani uomini della congrega che si era portata dietro.
Nel frattempo, la situazione aveva naturalmente attirato l'attenzione di tutto il locale e alcuni clienti si erano avvicinati pronti a cercare di contenere la situazione. Tra questi, figuravano in particolare l'uomo conosciuto come il Mastino, che si era alzato dal suo tavolo e piazzato forse in maniera involontaria proprio tra il nuovo gruppetto e la cameriera Sansa, e Davos Seaworth che era giunto appena in tempo per sentire l'ultima frase.
"Come osate rivolgervi in questo modo alla proprietaria di un rispettabile locale? E pensate di essere persone di Chiesa!" esclamò lo scrittore, visibilmente innervosito dalla piega degli eventi. "Dovreste proprio togliervi dai piedi" aggiunse, scambiandosi quasi inconsapevolmente uno sguardo d'intesa con l'imponente uomo che gli stava proprio di fronte.
Quell'occhiata non passò inosservata ad Unella. A dispetto delle circostanze non proprio favorevoli, la donna scoppiò a ridere dopo aver osservato bene i due uomini che circondavano lei e i suoi.
"Splendido, un vecchio senza dita e uno sfigurato come guardie del corpo!" commentò, tornando poi a fissare con uno sguardo di ghiaccio la sua preda iniziale. "Non preoccupatevi, ce ne andiamo. Vorrei vederti fuori da questa città, Cersei Lannister, ma ora che vedo questa bettola, capisco che non si può estirpare un'intera comunità di reietti..."
Con quella enfatica ultima frecciatina, la spedizione uscì di scena, così in fretta com'era venuta. Il canto dell'uccellino fu l'unico suono nel silenzio attonito che seguì.

 
**
 
Cersei provò dapprima a rimuovere i residui di panna dai lunghi capelli biondi con i fazzoletti e poi a smacchiare in qualche modo la camicia con l'acqua e il sapone. Ovviamente fu tutto inutile: un grosso alone era rimasto impresso sul tessuto bianco e l'unico risultato che ottenne fu di bagnarsi completamente. Lacrime di puro nervosismo sgorgavano dai suoi occhi mentre osservava nello specchio il modo in cui quella sciocca di Unella l'aveva ridotta. L'acqua continuava a scorrere nel lavandino, stavolta con nessuno scopo preciso se non quello di coprire i suoi involontari singhiozzi. Tuttavia, se il rumore era sufficiente a quello scopo, non lo fu ababstanza per impedirle di ascoltare due improvvisi colpi alla porta.
"È occupato!" gridò con voce seccata.
"Lo so, signora Lannister. Volevo chiederle se posso aiutarla in qualche modo..."
Quella voce le era famigliare, anche se non era quella che si sarebbe mai aspettata di sentire. Sorpresa, esitò prima di rispondere; invece, si sciacquò un'ultima volta il viso e si decise ad aprire la porta.
"Sto bene, Dottor Qyburn. La ringrazio" rispose con la voce più neutra che riuscì a tirare fuori.
L'uomo la guardò semplicemente per qualche istante; nei suoi occhi non c'era compassione, per fortuna, ma uno strano miscuglio di simpatia e comprensione.
"Non può restare con quella camicia così bagnata addosso. È certo che si prenderà un malanno" le disse, per poi sfilarsi il proprio camice e porgerglielo. "Non ho altro da darle ma potrebbe andare bene in mancanza d'altro"
Cersei alzò un sopracciglio, quasi diffidente.
"Su, lo prenda. Ho finito il mio turno per oggi e ho almeno altri due camici, in ogni caso"
La donna accennò un sorriso e afferrò finalmente l'indumento, tornando a rinchiudersi in bagno. In verità il suo lavoro non era stata affatto la causa di quella reticenza, quello che l'aveva bloccata era stata invece di nuovo la confusione nel vedere qualcuno - lo stesso qualcuno - disposto ad essere gentile con lei in modo gratuito.
Due minuti dopo era di nuovo fuori la porta, con la camicia sporca in mano e un lungo camice bianco addosso. Le stava largo, ma era pulito e la copriva del tutto. Una camminata della vergogna per tutto il locale e poi dal locale a casa le era risparmiata.
"Sta molto bene, dottoressa Lannister" commentó l'uomo sorridendole.
Cersei si riguardó in quei nuovi abiti. Non le dispiaceva il nuovo titolo, sarebbe anche stato credibile se non fosse stato per la targhetta con il nome J. Qyburn. Indugió su quel nome per qualche istante, prima di rialzare lo sguardo e ricambiare finalmente il sorriso.
Era la seconda volta che vedeva quell'uomo. E per la seconda volta si ritrovava a ringraziarlo.

 
**

Dopo la spiacevole visita di Unella e compagni, mentre Cersei fuggiva in bagno cercando di ricomporsi, Melisandre aveva già ripreso a servire i clienti come se nulla fosse. Era un modo per riprendere la calma e non alimentare quel patetico teatrino, ma forse anche evitare di parlare con l'uomo delle Cipolle. Alla fine però, dopo una buona mezz'oretta, fu proprio lei ad avvicinarsi al tavolo dov'era seduto.
"Ehi, Davos, volevo ringraziarla per il suo intervento, ma non era necessario"
Aveva usato le parole che la buona educazione imponeva, ma anche un tono neutro che non sembrava accordarsi ad una sincera riconoscenza. Davos abbassò lo schermo del suo laptop per prestare completa attenzione alla donna. Si era reso ben conto dei suoi tentativi di sfuggirgli e ora che lei gli stava finalmente parlando, si ritrovò a fraintendere il motivo di quella freddezza.
"Melisandre, le chiedo scusa per essermi intromesso. Sono certo che avrebbe potuto risolvere perfettamente da sola la situazione ma non potevo rimanere indifferente a sentire simili calunnie sul suo conto..."
"È questo il punto. Non erano calunnie" lo interruppe la donna. L'espressione vagamente seccata sembrò divenire stanca di fronte alla confusione dell'uomo. Sospirando, si siede una rapida occhiata intorno e poi si sedette dall'altro lato del tavolo.
"Sono stata una prostituta per un paio di anni quando ero più giovane. Ho anche lavorato in un night club e beh, sì, ho sempre avuto una vita sessuale abbastanza promiscua. Credo che aver fatto parte  della setta del Signore della Luce non ha aiutato con questo… Ora che ci penso, Unella deve detestarmi anche solo per la mia passata fede religiosa"
Fu impossibile per Davos restare neutrale davanti a una simile rivelazione, dove tutta una vita gli era stata portata su un piatto d’argento in sole poche brevi frasi. Dopo la sua prima serata al locale che si era conclusa con una lunga e interessante chiacchierata con la proprietaria, aveva iniziato a frequentare con regolarità quel bar, dove parte dell'attrattiva erano sicuramente le loro interazioni. Provava una inevitabile attrazione per lei e un passato così movimentato non era esattamente quello si era aspettato. Tuttavia, quando mise termine al lungo silenzio non fu per formulare un giudizio su di lei.
"Perchè me lo sta dicendo? Non era tenuta a farlo"
Melisandre si protrasse verso di lui e piegò la testa leggermente come se stesse studiando un caso strano. Poi sorrise, in una maniera più maliziosa che dolce.
"Perché tu mi vuoi, Davos, e a me tu piaci" disse con tranquillità, passando direttamente al tu. Ma l'inaspettato passo avanti in quella breve conoscenza serviva solo per farne tre indietro. E si ritrasse da lui anche fisicamente. "Ma questo non è un gioco che può continuare... Non sei il tipo d'uomo che mi piace scottare"
Prima che lui potesse dire altro, Melisandre si alzò in piedi e si allontanò come una perfetta femme fatale.

 
**
 
L'uomo sfigurato approfittò della generale confusione per uscire dal locale senza che nessuno se ne accorgesse. O perlomeno così credeva, dato che aveva appena compiuto qualche passo fuori dal locale che una voce squillante lo richiamò indietro.
"Scusi signore, ha dimenticato il suo caffè"
Egli esitò qualche istante prima di voltarsi e trovarsi davanti, come previsto, la bella cameriera del locale.
"Ti ho già detto che non sono un cazzo di signore. E smettila anche di darmi del lei, già che ci sei"
Sansa sussultò leggermente udendo quel tono così brusco, ma si ricompose rapidamente, interpretando quella mancanza di eleganza come una reazione dettata dall'offesa ricevuta da Unella e non come un atteggiamento abituale. Del resto, in due giorni si era rivolto a lei esclusivamente in modo gentile.
"Ok, Mastino. Ecco il caffè" replicò, tentando di ricominciare da capo, mentre lo raggiungeva con il bicchiere di plastica. "Vedi, quella congrega è solo un gruppo di pazzi. Non dovresti dare troppo peso a quello che ti hanno detto"
A quelle ultime parole, l'uomo scoppiò in una risata senza allegria. "Cosa? Che sono uno sfigurato... Fidati, Uccelletto, mi hanno detto di peggio"
"Beh, non è carino" commentò la ragazza, stringendosi nelle spalle.
Stavolta, il Mastino la fissò con uno scintillio divertito negli occhi. Quella ragazza era una delle persone più notevoli che avesse mai incontrato, con quel suo chiacchiericcio dolce e delicato e quella gentilezza esagerata che rivolgeva perfino ad un uomo come lui. Tuttavia, decise di reprimere la tenerezza che si trovò a provare e a sostituirla con una più usuale irritazione.
"Non c'è niente di carino nell'essere sfigurati. Ed è inutile che fai tanto la carina, anche tu l'altro giorno non riuscivi a guardarmi in faccia!''
Di fronte all'accusa, Sansa distolse lo sguardo, proprio come quella volta. Di nuovo non per il disgusto, ma per la vergogna.
"La cicatrice mi ha sorpresa e non riuscivo a guardarti perché mi vergognavo della mia reazione!'' esclamò poi, fissandolo invece dritto  negli occhi. ''Non è neanche una cicatrice così brutta...''
''Grazie, avresti dovuto vederla due anni fa, prima dell' intervento del dottor Qyburn''replicò l'uomo in tono ironico.
Sansa lo studiò per qualche istante e quell'attimo di riflessione le servì per ricacciare indietro il banale mi dispiace che stava affiorando sulle sue labbra. La sincerità negli occhi dell'uomo meritava decisamente qualcosa di più. Meritava in qualche modo una confessione in ritorno.
"Non importa" disse invece. "Non sono le cicatrici a descrivere chi sei. Probabilmente saresti sorpreso anche tu nel vedere le mie cicatrici... Non sono più carina solo perché non le ho sul viso"
"Mi dispiace, Uccelletto"
Il Mastino non disse altro, non le fece domande. Disse solamente quelle semplici parole, ma dette da lui riuscivano a produrre un forte effetto, sulla sua bocca non sarebbero mai potute suonare come vuote parole di circostanza.
"Sansa. Mi chiamo Sansa" disse la ragazza, accogliendo quella manifestazione di empatia con una nuova concessione. Il suo nome.
Il Mastino apparve sorpreso.
"Proprio un nome da Uccelletto" commentò poi. E sorrise, senza però ancora concedere il suo di nome.
 
 
 
 
 
 
NDA: Ecco il secondo capitolo, in cui ho cercato di trasportare in un universo moderno la famosa scena della camminata della vergogna di Cersei, con tanto di immediato intervento di Qyburn che invece del mantello le porge il camice! Ho approfittato della situazione anche per permettere a Sansa e Sandor di parlare (e fare qualche passo avanti nella loro conoscenza) e a Davos di scoprire qualcosa del passato di Melisandre (e fare qualche passo indietro, perchè non possono non avere un po' di conflitti questi due, andiamo ahah). Devo dire che mi sto divertendo abbastanza a giocare con questo universo alternativo e già ho varie idee per i prossimi capitoli. Spero che finora la storia vi stia piacendo, al prossimo capitolo!
 
 
 
   
 
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