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“Mettiti su qualcosa di elegante” è
l’ultima cosa che mi ha detto Shinichi al telefono. Parla bene, lui! Per un
ragazzo vestirsi elegantemente significa mettersi in giacca e cravatta, ma per
una ragazza (pignola come me, per giunta) è difficile scegliere che cosa sia
“elegante” senza sapere dove andrà di preciso. “E’ una sorpresa, fidati di me”.
D’accordo, mi fiderò.
Mentre butto sul letto il mio vestito
blu notte lungo fin sotto il ginocchio e scelgo quali scarpe e borsa abbinare,
un pensiero fulimineo mi sfiora…e se fosse tutta una sceneggiata? Una montatura
di Shinichi per vendicarsi del mio comportamento di ieri notte? In fin dei
conti, sto uscendo con un ragazzo con il quale non ho fatto altro che andare a
letto per mesi di fila…cosa potrebbe desiderare di diverso proprio ora? E
perché?
Risolvo la questione dicendo a me
stessa che comunque è inutile pensarci. In fondo ho accettato il
suo invito, potevo benissimo rifiutare ma non l’ho fatto…qualcosa mi ha suggerito di provare, e io voglio
fidarmi.
E la vita sta passando su
noi…di orizzonti non ne vedo mai!
Ne approfitta il tempo..e
ruba, come hai fatto tu,
il resto di una gioventù
che ormai non ho più…
E continuo sulla stessa
via, sempre ubriaca di malinconia…
Ora, ammetto che la colpa,
forse, è solo mia:
avrei dovuto perderti..invece ti ho
cercato.
Bussano alla porta. Vado a controllare
lo spioncino: è Shinichi. Strano, di solito usa sempre la copia delle mie chiavi
per entrare. Comunque lo faccio accomodare.
-Un minuto e sono pronta- gli dico
avviandomi verso il bagno per finire di truccarmi.
-Non c’è problema- mi sorride lui, e
un senso di vuoto mi prende allo stomaco…come mai è così..così
diverso?
Pochi minuti dopo siamo già sulla sua
macchina verso destinazione a me ignota.
-Quando ti deciderai a dirmi dove
stiamo andando?-
-Ti fidi di
me?-
-Certo, altrimenti non sarei
qui!-
-Allora non fare
domande-
Sbuffo. La sua risposta non mi
soddisfa per niente, ma tanto vale accontentarlo. Le ruote della macchina
continuano a masticare asfalto, fin quando ci fermiamo. Siamo arrivati davanti
ad un enorme edificio dall’aria lussuosa.
-Si può sapere dove siamo? Cos’è, mi
hai portato in un albergo a 5 stelle per farmi sembrare meno squallida la
nottata che passeremo?- Il presentimento di qualche ora prima torna
inesorabile.
-Alza gli occhi prima di parlare,
piccola ingrata- mi rimprovera, ma ride sotto i baffi. Faccio come dice e..no,
non posso credere ai miei occhi!
Sulle nostre teste, inchiodata alla
facciata dell’edificio, c’è un’insegna luminosa che recita: “Questa sera:
Otello, William Shakespeare, atto unico”.
-Shinichi,
io…grazie-
Non so come, ma ha saputo che cercavo
da tempo un biglietto per quella rappresentazione..e adesso me ne sventola due
sotto il naso, sorridendo compiaciuto.
-Entriamo, abbiamo i posti in alto, i
migliori- mi dice facendomi l’occhiolino, e non posso fare a meno di che
ricambiare il suo sguardo d’intesa…è come se il ricordo di tutte le nostre notti
insonni fosse svanito nel nulla, lasciando il posto a un sincero sentimento di
gratitudine e affetto verso quegli occhi blu che continuano a guardarmi
fisso.
Prendiamo posto in fretta, e lo
spettacolo inizia poco dopo. D tanto in tanto guardo Shinichi per essere sicura
che non si stia annoiando o che non stia dormendo, ma non l’ho mai visto così
sveglio. Strano, le rappresentazioni teatrali non sono esattamente il genere di
cose che ama lui..ma se gli va bene così sono più contenta
anch’io.
Circa un’ora dopo siamo già fuori dal
teatro. Vedo che Shinichi indugia sulla soglia, e gli chiedo se ci sia qualche
problema.
-No, nessun problema Ran, sto solo
aspettando che gli attori escano dai camerini…non lo vuoi un
autografo?-
Sgrano gli
occhi.
-Shinichi, ma che stai dicendo, dai i
numeri? È praticamente impossibile che delle star di quel calibro si fermino a
firmare autografi qui, in mezzo a questa folla!-
Ma lui non si scompone, e mi schiocca
uno sguardo d’intesa.
-Dimentichi che sono il figlio di
un’attrice famosissima? Per me niente è impossibile
qui-
Sorrido. Mi fa tenerezza, e in più gli
sono infinitamente grata per la serata che abbiamo
passato.
-La senti questa musica? Stanno
uscendo, vieni con me!-
Non ho neanche il tempo di ascoltare
che la mano di Shinichi afferra il mio braccio e mi trascina
via.
-Shinichi, un attimo! Non dovevamo
restare qui?-
Ma la musica e il chiacchiericcio
della gente sovrastano la mia voce. Shinichi non mi sente, continua a correre,
ed io con lui. Forse gli è venuto in mente un piano per cogliere gli attori da
soli, senza il fracasso della folla e senza il rischio di tornare a casa senza
un autografo. Sì, deve essere così. Corri Shinichi, corri più
forte!
Minuetto suona per noi, la
mia mente non si ferma mai…
Una secchiata d’acqua in pieno viso,
accompagnata da una voce insistente che mi urla “Ran, svegliati!”, mi costringe
ad aprire gli occhi. Shinichi è davanti a me, con un’espressione un po’
preoccupata. L’ultima volta che ho visto i suoi occhi deve essere stato circa
mezz’ora fa, prima che finissi schiacciata dalla folla che si accalcava ai
cancelli d’uscita per vedere gli attori da vicino. Mi fa male la testa, e ho la
fastidiosa sensazione di aver dormito per ore, anche se so per certo che è solo
effetto della botta che ho preso.
-Tutto bene?- mi chiede Shinichi
mentre mi aiuta a mettermi seduta.
-Io..credo di sì. Però, che sfiga,
eh?- cerco di buttarla sul ridere, anche se per un attimo avevo creduto
seriamente all’idea di poter toccare con mano una star in carne ed
ossa.
-Oh, io non direi…non del
tutto-
La sua voce è cambiata. Quel tanto che
basta per riportarmi alla realtà e farmi rendere conto di dove mi trovo. Non che
ci sia molto da vedere, tutto intorno è buio pesto. Però sento qualcosa di
morbido sotto di me…di morbido e acquoso. Guardo giù verso le mie gambe, e
scopro di essere seduta su una specie di grosso pallone pieno zeppo di acqua..ma
un momento…i palloni non sono tondi?
-Shinichi…dimmi la verità…dove diavolo
siamo? Che sta succedendo?-
Forse ho alzato fin troppo la voce,
perché lo vedo esitare un attimo prima di rispondermi. Ma poco dopo, il suo
sguardo tagliente si inchioda al mio e non ho più dubbi: tutto quello che
speravo, tutto quello che ero arrivata a credere..era una menzogna. Una menzogna
delle più crudeli.
-Dimmi Ran…lo hai mai fatto su un
materasso ad acqua?-
Io non so l’amore vero che
sorriso ha…
Pensieri vanno e vengono,
la vita è così…
FINE
E così la mia storia giunge al termine.
Confesso che avevo pensato all’idea del lieto fine, ma a dir la verità mi
sembrava troppo scontato, senza contare che non c’entrava nulla con la canzone.
(A proposito, si tratta di “Minuetto” di Mia Martini, visto che mi ero scordata
di citarla)
Ringrazio tutti coloro che
hanno avuto il piacere di seguire questa storia, e
cioè:
Mimiana
Byrba
Roe
Siorachan
E tutti gli altri che hanno
letto ma non hanno lasciato commenti.