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Autore: AlsoSprachVelociraptor    18/04/2019    1 recensioni
Lloyd Richmond, giovane film-maker dal fisico fragile, la mente contorta, il cappello della Planet Hollywood calato sui suoi cinici occhi azzurro ghiaccio e il fidato coltellaccio appeso alla cinta, è pronto a tutto per diventare il regista che ha sempre sognato di essere.
Anche essere mandato dalla BBC a Ronansay, un'isola sperduta a nord delle fredde coste della Scozia e bagnata del tremendo mare del Nord a indagare su un misterioso hotel che si dice essere infestato dai fantasmi.
All'albergo, tuttavia, Lloyd troverà segreti ben peggiori di uno spirito; scheletri nell'armadio, doppiogiochisti pericolosi, destini segnati nel sangue, porte chiuse a chiave, il mare del Nord affamato che chiederà sempre più sacrifici umani.
E sì, anche un fantasma.
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[Storia liberamente tratta alla serie tv "Two Thousand Acres of Sky" della BBC, anche se NON c'è bisogno di conoscere la serie per leggere la storia, dato che ne è solo ispirata. Anzi, se non la conoscete è molto meglio]
Genere: Comico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fuori dalla stanza di Richmond, sua madre la fulminò con lo sguardo e sentì i suoi occhi azzurri scavarle un buco tra le scapole, anche se era lontana metri.

-Johanne, perchè eri dal nostro ospite?-

Jo mostrò gli asciugamani sporchi. -Stavo passando di qui e mi ha chiesto di portargliene di nuovi.- rispose, fredda.

Giorno dopo giorno, sentiva sua madre più distaccata e rabbiosa, suo padre (se era suo padre visto il modo in cui la trattava) sempre più ubriaco e meno presente nei lavori all’hotel e i suoi fratelli sempre più scombussolati e tristi. E Jo si sentiva sempre meno di famiglia.

Si era sempre sentita come una pecora nera in un gregge bianco splendente. Nessuno era alto quanto lei, nessuno aveva il suo colore di capelli, rosso scuro. Non aveva mai visto niente del genere.

Se non…

Sua madre la ignorò e se ne sparì in qualche porta. Jo si incamminò lentamente verso la sua camera, strisciando i piedi per terra e lanciando gli asciugamani nella lavanderia.

Dopo quell’incontro, si sentiva triste. Tremendamente triste e sola.

Per un secondo, nel guardare il viso dell’uomo nella vecchia fotografia della sua patente trovata sotto il letto di mamma, nel vedere gli occhi del fantasma mentre la trascinava al sicuro, aveva pensato, sperato di assomigliargli.

Forse era un suo lontano antenato… una sua vecchia vita passata…

Lui era lì per lei, l’aveva detto testualmente.

Entrò a passi pesanti nella camera sua e dei suoi fratelli e buttò a terra la felpa grigia sporca di polvere vecchia anni, le maniche ormai nere o marroni, o qualsiasi colore sudicio fossero diventate. Era ora di dormire.

-Jo!- disse sua sorella Charlotte a voce più alta. Non gridando. Se Robbie l’avesse sentita gridare, le sarebbe sicuramente arrivato uno schiaffo in pieno viso. -Che schifo è?- ringhiò, indicando la felpa che la più giovane aveva lasciato sul pavimento di legno.

-La mia felpa- rispose Johanne. Non aveva voglia di parlare, non dopo quell’incontro, non dopo quello che le era successo…

Suo fratello le si avvicinò solo per prenderla per un braccio. -Cos’hai fatto al gomito? Dove sei stata? Sei tutta sporca!-

Le spazzolò via una ragnatela dai capelli e le pulì il braccio rovinato nella caduta… quale caduta? Ah, già, quando quel fantasma l’aveva salvata. Un fantasma. Un uomo morto.

Il corpo di Jo fu scosso da un brivido, mentre Alfie ancora stava esaminando la brutta escoriazione sul suo braccio, sotto la maglia rovinata a sua volta. Era una vecchia, vecchissima maglia di Alfie, e le era corta e stretta, benchè Alfred non fosse mai stato un ragazzo magro.

Alfie aveva dieci centimetri esatti d’altezza in meno di lei, e aveva spalle larghe e corpo forte e tozzo e le sue mani erano grandi almeno tanto quanto quelle di Jo, che era una ragazzona di oltre un metro e ottanta. Alfie era rude, temuto a Ronansay e spesso considerato come un bullo, ma la realtà era tutt’altra: era gentile con le sue sorelle minori, amorevole e protettivo, e soprattutto per la sorellina più piccola era un vero e proprio paladino. Jo, quando era piccola, lo vedeva come un cavaliere in armatura scintillante. Lui aveva quasi tredici anni in più di lei, come poteva vederlo se non un fortissimo supereroe?

Si era fatto la fama di “bulletto” negli anni dell’adolescenza e non le volle mai raccontare come. Non era cattivo, non era prepotente, lei lo conosceva bene. Il loro segreto era un mistero per Jo.

-Jo, fa freddo. Non puoi stare solo in maglietta- la ammonì lui, spingendola lievemente verso il bagno. -E fatti una doccia, fai schifo!-

Charley rise, appollaiata sul suo letto, già immersa nel suo enorme pigiama.

Jo amava i suoi fratelli, erano tutto per lei. A scuola non era particolarmente popolare e spesso loro erano il suo unico appiglio in una vita quasi troppo tranquilla e monotona.

Rimase a guardarli e si chiese se loro sapevano, e perchè non le dissero mai nulla.

-Kenneth Marsh…- sussurrò lei, sciogliendosi i capelli nel frattempo e ravvivandoseli dopo troppe ore chiuse in quella lunga treccia che portava sempre. Alfie si voltò a guardarla confusa, non capendo le sue parole. -Cosa?-

-No, nulla.-

Suo fratello si lasciò scappare un risolino alla sua reazione, ma Charlotte… rimase ferma, ghiacciata, a fissarla come se avesse pronunciato la peggiore delle bestemmie. Sì, loro sapevano.

Così come quel nome era salito alle sue labbra, così sparì nell’aria gelida dell’albergo. Con velocità si voltò ed entrò nel bagno, come se gli occhi e l’espressione e i sentimenti di Charley fossero troppo per lei.

Kenny, Kenny....

Era morto un l’anno in cui lei era nata, pochi mesi prima, e lì a Ronansay. Erano troppe coincidenze per lei.

Si spogliò velocemente e, mentre apriva la doccetta dell’acqua calda per scaldarla più velocemente, passò inavvertitamente davanti allo specchio.

Tornò indietro, osservandosi.

Lunghi capelli rosso scuro. Occhi verde mare. Quell’espressione triste…

Robb l’aveva chiamata bastarda più di una volta, mai dandole le attenzioni che avrebbe voluto. Non dava molte attenzioni nemmeno a Charley e a Alfred, ma non li ignorava, non apposta. Nessuno le credeva quando Charley diceva che loro erano sorelle. Mamma non le volle mai spiegare nulla di ciò che c’era prima di lei, di come erano arrivati a Ronansay da Londra. Quei documenti nascosti, vietati, quelle parole impronunciabili in sua presenza.

E il fantasma le aveva detto quelle cose… ti ho sempre voluto bene. Sono qui per te.

Jo si premette le mani sugli occhi ormai lacrimanti, lasciandosi scappare un singhiozzo.

Il suo vero padre era morto. Il suo vero padre era quel fantasma.
   
 
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