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Autore: PrimbloodyBlack    19/04/2019    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

Subito dopo che quel mostro uscì dalla stanza, cercai di mettermi almeno seduta, ma non appena alzai la testa fui pervasa da un grande fitta di dolore.

"Ehi tutto okay?" Era la voce Amelie. Non riuscivo a vederla, ero troppo debole.

"Si" Dissi a malapena.

Sbattei le palpebre cercando di seguire i suoi movimenti. Era vicina a me, a bordo del letto. Mi scrutò, ma non riuscivo a vedere o a capire la sua espressione.

"Ti prendo le pastiglie." disse in fine allontanandosi da me. La sentii aprire qualche cassetto e frugare chissà tra quali oggetti. Poi prese ciò che cercava, perché il rumore delle cianfrusaglie che si scontravano l'una con l'altra svanì. Poi prese il bicchiere sopra il comodino accanto al letto e lo riempì d'acqua. "Tieni" disse allungandomi la pastiglia nella mano.

"Tra poco ti sentirai meglio" disse non appena la mandai giù, "inoltre Lux mi ha detto che devo farti vedere la casa."

Lux? Corrugai la fronte.

"Lux Thorns, la tua padrona." mi disse supponendo quale fosse la mia domanda. "È una maleducata, non si è nemmeno presentata."

"Poco importa, per me resterà sempre in mente come mostro."

"Eloyn!" mi sgridò, "mi sto prendendo cura di te, ma non ti permetto di chiamare né lei né la nostra gente in questo modo!"

Nuovamente, la mia impulsività aveva preso il sopravvento. Ammetto che non mi aspettavo di ricevere quella risposta.

"Perdonami." dissi, ma non c'era sincerità nelle mie parole.

Vidi il suo viso addolcirsi di nuovo, allungò la sua mano dove quel mostro mi aveva morsa.

"Nel caso non dovessi esserci, ricorda che qui ci sono delle bende e altri medicinali" 
Mi indicò il comodino, poi prese dell'acqua ossigenata e dell'ovatta.

Quando me la passò sulla ferita sentii un gran bruciore, trattenni a stento dei lamenti, non volevo farmi vedere debole. Però era delicata e mi trattava con premura, forse avrei potuto fare amicizia con lei, così da avere qualcuno che mi avrebbe aiutata a scappare quando ce ne sarebbe stata l'occasione.

"Ecco fatto!"

"Mi sento meglio, grazie."

"Di nulla" sorrise, "ce la fai ad alzarti? Così ti faccio fare un giro?"

"Io... In realtà preferirei restare qui." Non volevo uscire, avevo paura di ciò che avrei visto. Avevo paura di incontrare lei.

Rimase un po' a pensare, insicura di quale risposta dare. "Va bene" disse alla fine, "come preferisci. Ti faccio venire a chiamare quando è ora di cena."

"Aspetta dove dovrei andare?"

"In sala pranzo, ti unirai agli altri Bloodgiver"

"Che cosa sono?" chiesi, anche se dal nome aveva già capito.

"Sono quegli umani il cui unico scopo è quello di servire loro padrone. E Tu sei la Bloodgiver di Lux Thorns."

Spalancai gli occhi, travolta da paura e stupore. "No! Se proprio devo servire un succhiasangue non sarà lei!"

"Lei ti ha marchiata, tu sei sua ora."

"Mi rifiuto!" ribattei.

"Non esiste una cosa come rifiutarsi Eloyn!"

Non so che espressione feci in quel momento, ma Amelie fece un respiro profondo e addolcì lo sguardo.

"Ci sono delle coperte pulite nell'armadio in basso." disse ponendo l'attenzione su altro.

Io annuii, "Okay."

Si avvicinò alla porta e prima di andare mi dedicò di un ultimo sguardo.

"Mi dispiace che lei sia tua padrona." Sussurrò, "Davvero."

Si chiuse la porta alle spalle ed io mi ritrovai di nuovo da sola.

Mi sdraiai sul letto intenta a dormire nuovamente. Ma non appena vidi la macchia di sangue rabbrividii. Tolsi la coperta e la arrotolai per terra. Aprii l'armadio e notai che c'erano dei vestiti, probabilmente i miei futuri vestiti. In basso piegata c'era invece la coperta. Mi sbrigai a metterla sul letto e mi infilai al suo interno. Non feci neanche in tempo a chiudere gli occhi che già mi trovavo in un altro mondo. Passai tutto il pomeriggio così, avvolgendomi e stringendomi nel letto, mi sentivo una miserabile. Una vera cacciatrice avrebbe affrontato tutto ciò con forza e tenacia, io invece non me lo meritavo quel titolo.

"Tock tock!" Disse qualcuno sulla soglia della porta.

Mi alzai all'improvviso, i suoi capelli rossi erano inconfondibili. Era lei e aveva un aria divertita.

"Che cosa vuoi?" Chiesi seccata.

"Guarda tu che insolente! Cosa voglio? Fino a due secondi fa volevo il tuo culetto in sala da pranzo, ma dopo che mi hai parlato così da scorbutica, credo che arriveremo un po' in ritardo!"

Questa sadica sta ridendo... "Sei davvero senza cuore." Dissi con disprezzo.

"Mi hanno detto di peggio." Fece ghigno, "Ritenta!"

"Non mi sottometterò mai!" dissi coprendomi con la coperta fin sopra il collo.

"Tu ancora non hai capito che mi appartieni?! Io posso fare di te ciò che voglio. Posso anche ucciderti seduta stante, ma non lo sto facendo! Quindi ringraziami e smettila!"

"Non accadrà mai," dissi guardandola dritta negli occhi, "Potesse essere l'ultima che faccio!"

Con quelle parole la feci salire su tutte le furie. Chiuse la porta violentemente e la vidi letteralmente lanciarsi contro di me, i suo occhi rossi, i suoi canini più affilati che mai. La ritrovai sopra di me in un battito di ciglia.

"Se sei davvero così sicura di te, prova a non opporti a questo!"

Mi strinse con una ferrea stretta, bloccandomi il movimento delle braccia. Tentai di dimenarmi con le gambe ma era inutile. Era ad un centimetro dal mio viso, mi guardò con soddisfazione ed io con disprezzo. Finché il mio volto non fu segnato dal dolore. Aveva affondano i canini nella mia carne e per quando scalciassi non mi mollava. Stringevo i denti, mentre pensavo che la mia vita d'ora in avanti sarebbe stata questa.

"Preferisco morire..." dissi debolmente ma abbastanza decisa da provocare una reazione in lei.

Finalmente si fermò. Vidi una goccia di sangue colare dalle sue rosse labbra. Smise di stringermi e si mise seduta sopra di me. I suoi occhi tornarono di nuovo grigi e mi scrutò. Non riuscivo a capire quello sguardo pensoso.

"Ti porto a fare una doccia ne hai bisogno."

Io alzai un sopracciglio, credendo di aver sentito male, ma poi si alzò, si mise in piedi accanto a letto. Sentii un braccio sotto la mia schiena e l'altro sotto le gambe, finché non mi sollevò.

"Mettimi giù." dissi immediatamente.

Ma lei cominciò a camminare verso la porta. Con la poca energia che avevo riuscii ad alzare la gamba per  poi appoggiarla a terra. A quel movimento ne seguii un'altro. Lux aveva perso un po' di equilibrio ed io avevo finalmente i piedi che toccavano il freddo pavimento. Ma quando mi diedi la spinta per alzare la schiena, ancora sorretta dal suo braccio, per poco non caddi a terra.

"Che stai facendo?"

"Cammino da sola" dissi girandomi con grinta.

La succhiasangue fece un movimento con la mano, invitandomi a precederla.

Io mi appoggiai al muro e mi trascinati verso la porta. Uscite dalla stanza ci ritrovammo in un lungo corridoio, ma la parte più difficile fu salire le scale. Cercavo di reggermi al corrimano ma era più difficile di quanto pensassi, sopratutto quando cominciò a girami la testa.

Quando le mie gambe cedettero, lei mi sorresse prendendomi il braccio. Con tutta la forza che avevo mi rimisi in piedi.

"Vuoi che ti aiuto?"

"No!" dissi immediatamente.

Continuai a salire le scale finché non mi disse di andare al corridoio di destra. Superammo qualche stanza, finché lei non prese una chiave ed aprì una di quelle porte.

"Dove siamo?" domandai.

"In camera mia." mi diede una piccola spinta obbligandomi ad entrare.

Non si vedeva quasi nulla. Era completamente buio.

"Vieni" disse prendendomi di nuovo il braccio. Stavo per ribattere ma quando mi voltai a guardarla vidi i suoi occhi brillare di una luce intensa. Rimasi a fissarla forse più di quanto avrei dovuto. "Posso vedere al buio."

Camminammo lentamente ma nonostante ciò avevo paura di inciampare e cadere.

"Da questa parte."

Aprì un'altra porta e ci ritrovammo davanti al bagno. Riuscivo a scorgere la vasca a poca distanza da me e qualche asciugamano appeso alla parete alla mia sinistra. La succhiasangue mi lasciò e si diresse verso quello che sembrava un caminetto. Tempo cinque minuti e riuscì ad accendere una piccola fiamma. Pian piano la stanza cominciò a prendere forma, mostrandosi molto più grande di quanto pensassi.

"Ci vorrà qualche minuto, solitamente non le faccio io queste cose."

Quando si girò per parlarmi i suoi occhi erano tornati di nuovo normali.

"Posso farlo io." Mi avvicinai a lei. Mi guardò un po contraddetta ma non obbiettò.

"Bisogna usare questo." Presi un piccolo tubo e cominciai a soffiare verso il fuoco. Pian piano la fiamma comincio ad alzarsi e a farsi più grande, fino a farci spostare.

Poi andai verso la vasca e cominciai a far scorrere l'acqua. Ma sentivo ancora la sua presenza dietro ti me.

"Esci."

"No," Disse. "Spogliati."

Rimasi in piedi davanti a lei, mostrando tutto il mio dissenso.

"Muoviti che voglio cenare e scommetto che anche tu hai fame."

"Allora vai, posso fare da sola."

La succhiasangue sbuffò e mi guardò infastidita. Poi si girò intorno e posò lo sguardo su una sedia.

Non dirmi che...

Prese la pregiata sedia in legno e si sedette al contrario, con le gambe spalancate, le braccia appoggiate sullo schienale e il metto su di esse. Fece un sorriso soddisfatto senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi.

"Forza." disse come se fosse un gioco.

"D'accordo" dissi, lasciandola pensosa.

Avevo capito che il suo era tutto un provocare solo per far sentire l'altro in difficoltà e lei superiore. Ma non ha capito che non ha per nulla il controllo della situazione. Chi usa la violenza per sottomettere gli altri ha solo l'illusione di essere al comando.

Mi sfilai la sottana e rimasi in solo intimo, che con gran felicità era lo stesso che avevo indossato la notte che mi avevano presa.

Almeno hanno avuto la decenza di non svestirmi del tutta.

Mi infilai nella vasca senza togliermi il reggiseno e le mutande, non le avrei mai dato questa soddisfazione, infatti mi guardò perplessa, ma non disse nulla. Provavo un grande imbarazzo, se non fosse stato per camino e l'acqua bollente, avrebbe subito capito che il rossore sulle mie guance era dovuto dalla sua presenza.

"La succhiasangue bionda, Amelie, mi ha detto che ti chiami Lux Thorns, sbaglio?" chiesi, mentre cominciai a strofinare la saponetta sulle braccia.

"Esatto, ma devi chiamarmi mia signora padrona, su questo non transigo."

"Quanti anni hai... Lux?" chiesi provocandola.

"Sarà un vero fastidio cercare di addomesticarti, non è così?" Io risi. "Comunque, fisicamente ho 23 anni, ma in realtà mi porto dietro almeno due secoli." Io annuii ma c'era ancora qualcosa che non mi tornava. La conoscenza che noi abbiamo sui vampiri è davvero misera, ed è uno dei motivi per cui non siamo mai riusciti a sconfiggerli. "Ti vedo dubbiosa, hai qualche domanda ragazzina?"

Più di una in realtà...

"No." Dissi, la succhiasangue sbuffò e mi rise in faccia.

"Allora," Cominciò a spiegarmi, "La maggior parte dei vampiri sono mortali, questo perché non sono di sangue puro. Io, invece, sono un puro sangue, sono un Originale. Noi siamo immortali e per mantenere viva la nostra linea pura, spesso ci sposiamo tra di noi. Quando partoriamo, i nostri figli crescono fino alla maggiore età, dai 20 ai 30 anni, poi fisicamente restano uguali, per l'eternità. Io come vedi mi sono fermata a 23."

Anche se avessimo saputo fin da subito queste cose, non c'era possibilità di vincere, ne prima ne tanto meno adesso.

Una volta finito mi prese di sua iniziativa un grande asciugamano e me a volse intorno. Io fece istintivamente qualche passo in dietro, quella vicinanza mi spaventava, questa donna è imprevedibile. 

Mi invitò a seguirla in camera, aprì il suo armadio e tirò fuori un po' di vestiti. Li gettò sul letto e disse "Scegline uno, ti aspetto fuori."  Non feci neanche in tempo a dire che non li volevo che già era uscita.

Alla fine optai per un semplice vestito nero che si abbinava alla mia carnagione chiara e ai capelli scuri. L'uniche cose che mi imbarazzavano erano i morsi sul collo e sulla spalla enormemente visibili.

"Hai fatto?" Gridò lei da fuori la porta.

"Si arrivo."

Appena aprii la porta la vidi sorridere e mi disse immediatamente che stavo bene.

"Si ma questi..." mi lamentai.

"Non sarai l'unica ad avere qualche morso addosso. Adesso andiamo che ho fame."

Mi mise una mano intorno al fianco contro la mia volontà e scendemmo lentamente le scale. Era impressionante quanta forza avesse. Restammo in silenzio, io ero troppo agitata, non volevo incontrare altri vampiri, né tanto meno volevo conoscere gli altri Bloodgiver. Il solo pensare che ero una schiava mi disgustava.

"Scusate il ritardo," Disse quando entrammo nella grande sala. C'erano due lunghi tavoli separati e non era difficile capire chi erano i succhiasangue e chi gli umani. C'era chi aveva morsi più recenti chi meno, ma non erano ridotti così male come pensavo.

"Su va a sederti." disse colpendomi il sedere. Io mi girai guardandola in cagnesco. Intanto sentii qualcuno ridere. I vampiri si stavano già prendendo gioco di me.

Camminai lentamente verso uno dei posti liberi mentre avevo gli occhi di tutti puntati a dosso.

Una volta seduta Lux iniziò a parlare di come ero di sua proprietà e chiunque mi avrebbe toccata avrebbe pagato gravi conseguenze. Ero già stanca di stare lì non vedevo l'ora di tornarmene in camera.

"Vedo che ti fai rispettare eh?" Disse uno dei vampiri sottolineando le mie ferite.

"Ovviamente. Non faceva altro che dimenarsi, ho dovuto insegnarle le buone maniere."

Tutti loro risero tranne gli umani, anzi, loro mi stavano guardando con grandi sguardi compassionevoli. Io invece ero pervasa dalla rabbia.

Poi il cibo arrivò, mangiai moderatamente, non avevo molta fame, ma a mia sorpresa ci portarono le stesse porzioni dei vampiri. Un'altra cosa che mi lasciò di stucco era come gli umani ridevano e scherzavano tra loro. 
Una volta finita la cena tutti si apprestarono ad andare nelle loro camere tra cui me. Salii le scale insieme agli altri umani ma mi sentivo stanca e pesante, per un secondo persi l'equilibrio e fui afferrata dal ragazzo dietro di me.

"Ehi stai bene?" Mi chiese lui preoccupato.

"Si... si... " Dissi debolmente. 
Mi sentivo accaldata, cercai sbattere le ciglia più volte, ma mi sentivo come se stessi per addormentarmi da un momento all'altro.

"Signorina Amelie, la ragazza sta male." Disse lui rivolgendosi alla sue destra.

Amelie arrivò, mi tastò la fronte e senza esitazione mi disse che avevo la febbre. "Dave portala nella sua camera, è nel vostro stesso piano. Una volta salite le scale gira al corridoio di sinistra, è la quarta porta sempre a sinistra. Io arrivo tra un secondo, devo parlare con una certa persona!"

Mi prese in braccio e sotto gli occhi di tutti salimmo le scale, fino alla mia camera. Riuscii a vedere dei deboli segni sbiaditi sul suo collo e mi incuriosii.

"Dave giusto?"

"Si e tu?" Chiese appoggiandomi delicatamente sul letto.

"Eloyn. Solo una curiosità, chi è il tuo padrone?"

"È la ragazza che ho chiamato prima, Amelie."

"Si la conosco, si è presa cura di me quando..." mi morsi le labbra per la frustrazione.

"Mi dispiace che tu abbia come padrona Lux. Sa essere spietata a volte." disse comprensivo.

Poi lo vidi guardare perplesso sul letto, inizialmente non capii, ma poi mi ricordai cosa aveva fatto solamente un ora prima. C'era solo qualche piccola macchina, ma il dolore che ho provato è stato orribile.

"È stata lei?" In realtà lo disse più come un affermazione che come una domanda.

"Ovviamente è stata lei. Sono qui da solo due giorni, tra l'altro passati a dormire, e già mi sento uno schifo. Tu e gli altri invece mi sembrate messi bene."

Il ragazzo annuì. "Nonostante ciò che gli umani pensano di loro, in realtà non sono poi così cattivi o almeno non tutti. I vampiri che abbiamo in questa casa ci rispettano, chi più chi meno, ma è pur sempre grazie a noi che loro sopravvivono. Amelie non ama farci del male, quindi ci succhia il sangue solo quando ne ha veramente bisogno."

"Quindi loro posso avere più Bloodgiver?"

"Certamente."

"E Lux quanti ne ha?" chiesi incuriosita.

"Solo te."

"Scusa ma allora prima che arrivassi io come faceva?"

Ma poi la vidi sul ciglio della porta, i miei occhi si spalancarono e Dave si voltò per capire cosa stavo guardando con tanta paura.

"Basta Dave! Quando imparerai a chiudere la bocca!"

Poi dietro di lei comparse Amelie che ammonì il ragazzo con lo sguardo.

"Mi scusi mia signora." Si alzò immediatamente in piedi preso dal panico e si inchinò con la testa.

"Si muoviti, non mi servi qui!"

"Certo." Si avvicinò alla porta con il capo chino e prima di uscire salutò la sua padrona. "Arrivederci signorina Amelie."

"Arrivederci Dave." Disse lei gentilmente. Poi si avvicinò al letto seguita da Lux.

"Allora, come ti senti?"

"Stordita, stanca e ho freddo." Avevo terribilmente freddo e la sua presenza non mi aiutava.

"A riscaldarti ci penso io!" Disse avvicinandosi con un ghigno. Non potevo credere che l'avesse detto veramente.

"Tu sta ferma e buona!" Disse Amelie fermandola con il braccio.

"Non si può neanche scherzare." Sbuffò.

"È solo un po' di febbre, ti passerà sicuramente domani." Disse sorridendomi. "Tieni prendi questo."

Era un intruglio giallo, quando lo bevvi sentii che era davvero dolce, forse pure troppo, ma mi sforzai.

"Eloyn sta notte dormirai da me così posso tenerti d'occhio." Ovviamente trasalii.

"Se proprio non vuoi che rimane sola posso farla stare da me." Obbiettò la bionda vedendo la mia insicurezza.

"Amelie?" il suo tono era così stupito che per poco non risi. Si lanciarono qualche sguardo, io non riuscivo a capire. "Stai scherzando vero?" chiese seriamente. Amelie continuò a fissarla dritta negli occhi, ponendosi tra me e la succhiasangue. 
Alla fine si avvicinò con prepotenza, intenta prendermi in braccio ma Amelie le afferrò prepotentemente il polso.

"No!" esclamò.

"Che stai facendo?!"

"Lei resterà da me o da sola, che tu lo voglia o no."

"Io sono il tuo Lord e non puoi parlarmi così."

"Non permetterò che succeda un'altra volta."

"Sta attenta a come parli Amelie!"

La ragazza si avvicinò al viso di Lux con fare prepotente.

Avevo paura non riuscivo a capire cosa stava succedendo, di cosa stavano parlando.

"Eloyn non devi avere paura di me okay?" Mi disse la rossa per rassicurarmi, ma come potevo crederle dopo quello che mi aveva fatto.

"Lux smettila!"

Ormai aveva perso la pazienza, le afferrò velocemente il colletto e la sbatté a terra. "Tu smettila! Sai che non perderò il controllo un'altra volta."

Amelie si rimise in piedi e si ripulì il labbro sporco di sangue. "Fa come vuoi." Disse lei abbassando lo sguardo. "Io conosco la tua indole e so cosa farai e quando succederà non venirmi a cercare." Si diresse verso la porta e non mi degnò neanche di uno sguardo.

"Quella stronza!" Urlò arrabbiata. Poi si girò verso di me, nuovamente vidi incertezza nei suoi occhi. Si sedette sul letto e si mise una mano sulla fronte, restammo così, in silenzio. Ammetto che tremavo, non sapevo cosa pensare.

"Ti lascio dormire." Si alzò dal letto, quasi come se avesse dei pesi attaccati al suo corpo. Arrivata sulla soglia della porta si fermò per un attimo, "Notte." E se ne andò.

Io rimasi lì scioccata e confusa, stordita dalla febbre. Mi infilai sotto le coperte, e mi addormentai immediatamente, non feci bei sogni, sognai che scappavo da questa prigione, che tornavo al villaggio e trovavo la mia famiglia nuovamente sterminata ma da lei, da Lux Thorns. Non fu una notte serena, tante furono le volte che mi svegliai di soprassalto completamente sudata, tante quanto quelle in cui mi sentivo osservata. Era come se nell'ombra qualcuno mi bramasse, anzi, non me ma il mio sangue.

 

   
 
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