Prompt: “I sognatori hanno quella capacità tutta loro di creare la vita persino agli Inferi.”
Non era un bel pensiero
Non era un bel pensiero, James, o non lo era più, per questo ci pensava ad ogni risveglio.
Non era mai sicuro che fosse davvero mattina perché non c’erano finestre -e anche la luce sembrava essere assorbita da loro, a volte-.
O forse stava solo impazzendo.
Ci pensava, ogni volta, appena aperti gli occhi, al sorriso di James: quando era nato Harry era abbagliante; ma non era un bel pensiero, non più.
La notte era indicibile, senza uscita. Sulla notte non aveva controllo alcuno ed era tutto là. Terribile. Non era sicuro che fosse davvero notte però, perché non c’erano finestre -e il buio sembrava provenire da loro, a volte-.
O forse stava solo impazzendo.
Così ci pensava, al sorriso di James quando si era sposato –era inumano riuscire a sorridere così a lungo-; ma non era un bel pensiero, non più.
I dissennatori, tornavano a ondate, a volte, e allora non riusciva a tenere lontani i ricordi di chi era un tempo: si rimescolavano confusi e lo trascinavano con i loro artigli gelidi in un luogo in cui non c’era mai stata gioia.
Era giusto così e a ricordarglielo c’era il pensiero di James e il suo sorriso euforico quando arrivava la Luna piena.
Era bella la Luna, anche se c’erano il terrore di artigli e denti e uno sguardo sconfitto che baluginavano a intermittenza nella sua memoria.
C’era anche qualcos’altro a cui Sirius non doveva, non voleva, pensare, qualcosa che aveva a che fare con odio e morte e una promessa tradita: un ricordo che lo perseguitava nei momenti peggiori.
Non era un bel pensiero, James, ma neanche brutto, forse.
Allontanava i dissennatori, -forse era indigesto anche a loro- e allora questo pensiero non bello, ma neanche così brutto, meno degli altri, forse, lo pensava spesso, lo pensava volentieri, lo pensava ossessivamente.
Forse stava solo impazzendo, ma finchè, finchè avrebbe avuto quel pensiero, sapeva che avrebbe potuto vivere.
Doveva vivere per ricordare la lieve incrinatura che aveva scalfito il sorriso di James quando gli aveva proposto la sua ultima idea geniale. Doveva imprimersela nella mente: non può lasciare che diventi un’ombra come un’altra.
Ci pensa, ci deve pensare tutte le sere- non è così sicuro che siano sere - prima di buttarsi volontariamente e di testa nella voragine dei suoi incubi: è quello che si merita, il sorriso dell’amico che non c’è più per colpa sua.
Note: qui il protagonista è, ovviamente, Sirius e il racconto è ambientato durante la sua prigionia. Ho cercato di rendere con la mia scrittura la difficoltà a fare pensieri lineari e ragionamenti complessi di chi è sottoposto alle amorevoli cure dei dissennatori, ma non sono molto sicura del risultato. Di sicuro, anche se nel terzo libro, ci viene detto che Sirius è un prigioniero perfettamente lucido, non credo che in tredici anni lo sia stato sempre o comunque non con la stessa intensità, ma fatemi sapere cosa ne pensate: questa storia è un enorme esperimento per me.