Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: Bebbe5    22/07/2009    3 recensioni
Rattigan è tornato in azione e tocca di nuovo a Basil sconfiggerlo. Ci riuscirà anche stavolta? Per tutti i fan dell'argomento. [capitoli e titolo modificati e corretti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: Eccomi tornata. Scusate il ritardo ma ero ad un campeggio antirazzista a Cecina (tra l’altro ho conosciuto ed abbracciato Luxuria).

Vabbè, lasciamo perdere ed cominciamo con:

 

L’ANGOLO DELLE RECENSIONI:

 

TENSI: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Ti dirò, sto esaurendo le idee per gli scherzi da poter far fare a Basil ma, se il cielo lo vorrà, qualcos’altro vedrò di trovare.

Grazie per la recensione, per sapere chi è Elizabeth credo che dovrai aspettare almeno un altro capitolo. Buona lettura.

 

ASHLEY SNAPE: Grazie per i complimenti, condivido in pieno la tua ammirazione per Basil (anche se penso che si fosse già capito XD). Per sapere chi è l’amica di Cornelia dovrai attendere un altro po’, mi spiace.

Buona lettura

 

Ok, possiamo cominciare.

 

Capitolo 12

 

I giorni, come tutti sanno, passano con una lentezza incredibile quando si è costretti a letto. Così era stato per Basil e Cornelia, tanto più che, quando anche il mal di testa e la febbre erano passati, Topson aveva insistito affinché se ne restassero a riposo almeno per un’altra settimana e c’era da dire che, quando voleva, sapeva essere molto convincente: la frase “A costo di usare il cloroformio…” era stata quella che li aveva convinti totalmente.

Erano comunque riusciti a strappare il dottore il permesso di potersi vedere e così, per due volte al giorno, a turno, venivano accompagnati l’uno nella stanza dell’altra e viceversa per chiacchierare un po’.

Inizialmente Topson, dopo aver accompagnato uno dei due, aveva tentato di uscire dalla stanza per lasciarli un po’ da soli (nonostante tutte le regole dell’etichetta) ma i due avevano continuato a pregarlo di restare e, alla fine, si era deciso a fare loro compagnia.

In quelle ore di divertimento (alle quali spesso e volentieri si univa anche la signora Placidia, che arrivava sempre con un vassoio pieno zeppo di leccornie), il dottore venne a conoscenza di tanti episodi della prima giovinezza dell’amico che non aveva mai scoperto in dieci anni di convivenza: aneddoti di ogni genere, avventurosi, tristi, ma soprattutto, divertenti. Topson notava anche che, dietro alle risate e all’apparente spensieratezza, si nascondeva un’ombra che ognuno di loro cercava di celare, di non nominare. Non ci voleva certo Basil per capire di cosa, o meglio, di chi si trattava:

 

Rattigan.

 

A parte alcuni articoli pubblicati nei giorni immediatamente successivi all’attacco a Buckingham Palace, non se n’era più saputo nulla. I giornali raccontavano lo stupore ed il terrore generale, causati dal ritorno di un criminale creduto morto e raccontavano il suo attacco a corte. Come al solito c’erano diverse versioni del fatto, la più mirabolante delle quali sosteneva che c’era stata una lotta tremenda, completa di spade, asce e colpi di boxe, tra il grande investigatopo ed il Napoleone del crimine per la conquista della bella attrice, prigioniera del ragno scagnozzo di Rattigan: la scena finale comprendeva poi, ovviamente, la fuga del ratto (“Volevi che facessi Robin Hood? Eccoti servita” aveva commentato Basil dopo aver letto l’articolo, rivolgendosi a Cornelia).

Comunque, pensava Topson, anche se tutti sapevano che il “problema Rattigan” era tutt’altro che risolto, per il momento non avrebbe causato molti danni, essendo il ratto stesso ferito e poi, avevano preoccupazioni ben peggiori: i fan e, in un secondo momento, la stampa.

 

Uno stuolo di gente, un po’ curiosa ed un po’ seriamente preoccupata per il grande difensore della giustizia si appostava quotidianamente davanti al 221/b di Baker Street, correndo il rischio di richiamare l’attenzione degli umani e, di conseguenza, della disinfestazione. Incuranti di ciò, cercavano di carpire informazioni sulla salute del loro beniamino. Alcuni, più arditi, avevano addirittura tentato di suonare al campanello e di farsi ricevere, ma la signora Placidia che, dopo aver raccolto i loro biglietti da visita, li portava al padrone per farsi dire se doveva accoglierli o meno in casa, li respingeva il più delle volte.

La povera donna stava cominciando ad andare in escandescenze, ma il peggio doveva ancora arrivare. Una bella mattina si presentarono alla porta quattro distinti signori, che chiesero della signorina Blackwood. Dopo aver portato i biglietti da visita alla diretta interessata ed aver ricevuto il via libera dalla ragazza, la signora Placidia li aveva fatti accomodare.

Avrete probabilmente già capito che si trattava di Rudyard, Owen, Lionel e Jerome, venuti a sincerarsi della salute della loro amica. Il pomeriggio fu piacevole, pieno di risate e di chiacchiere: per dirne una, Cornelia volle sapere dove avessero trovato il coraggio per venire a salvarla ed Owen, con aria molto teatrale, si era inginocchiato accanto al letto della ragazza, le aveva preso la mano ed aveva detto:

 

“Per questo dolce paio di occhi,

per queste lunghe ed affusolate dita,

non darei solo la mano

ma anche la vita”

 

“Ah, e semplicemente per come sono non l’avresti fatto eh? Ma guarda tu questi cosa vanno a guardare in una ragazza: gli occhi li posso anche capire, ma le mani…” aveva risposto scherzosamente lei.

 

“Allora” si era introdotto Lionel “alla fine ce l’hai fatta, l’hai ritrovato.”

 

“A chi ti riferisci?” aveva chiesto Cornelia, già temendo la risposta.

 

“Ma al tuo lui, ovvio” aveva risposto il biondo “Finalmente!! Lo volevo vedere e capire cosa avesse di più rispetto a noi.”

 

“Anch’io” aveva aggiunto Jerome “Ma francamente non ci ho trovato niente di molto diverso. Dicci un po’, cos’ha di speciale?”

 

“Beh” aveva risposto lei giocherellando con le lenzuola “Lo conosco fin da quando ero piccola, ho sempre potuto contare su di lui e poi…”

 

“E poi..?” l’aveva incitata Rudyard, ghignando.

 

“E poi…  è semplicemente il mio tipo, non mi annoio mai con lui, ogni giorno rischio la vita e questo mi piace un sacco. Poi sa essere dolce se pr4eso per il verso giusto, è protettivo, forse un po’ geloso e…”

 

“Di chi state parlando?”

Basil aveva scelto proprio quel momento per entrare nella stanza accompagnato da Topson. Tutti si erano azzittiti per un momento, Cornelia era arrossita e teneva gli occhi bassi.

 

“Lupus in fabula.” Mormorò Jerome.

 

“Ah, allora si parlava di me.” Disse Basil ridendo, mentre si sedeva su una sedia accanto al letto “Spero che non fossero cattiverie.”

 

“Assolutamente no.” Rispose Cornelia con sincerità, ma forse troppo in fretta, perché il detective la guardò un po’ di traverso.

 

“Sei sicura?” le chiese alzando un sopracciglio.

 

“Sì, certo, non ti fidi forse di me?”

 

“Beh, sai, è difficile fidarsi di una che non vedevo da dieci anni e che, anche se a fin di bene, mi ha raccontato qualche bugia.”

 

“Ma sentitelo!! Me lo rinfaccerà per tutta la vita.” Aveva detto lei, passata dalla vergogna all’ira in pochi secondi.

 

“Mi pare il minimo no?” aveva risposto lui.

 

Lei allora aveva tossicchiato un po’, ma fra i colpetti di tosse, si era potuta udire la parola “sentiero”.

 

Gli altri, che fino a quel momento se n’erano stati zitti, non sapendo se essere divertiti o meno da quel battibecco, lanciarono occhiate curiose prima alla ragazza, che aveva un sorrisetto stampato sulla faccia, al detective che la guardava meravigliato, stupito da un simile colpo basso.

 

“Avevi promesso di non parlarmene più.” Aveva detto poi a voce bassa.

 

“Mi hai costretta, peggio per te caro mio.” Aveva risposto lei.

 

“Ehm, scusate, ma di cosa stiamo parlando?” aveva chiesto Topson.

 

“Nulla, nulla, solo che, da ragazzi, ci piaceva andare in montagna. Una volta, una signora poco abituata a camminare, ci aveva detto di voler venire con noi, ma che dovevamo scegliere un sentiero adatto. Lui allora, si è puntato dicendo di voler fare tutto da solo per organizzare la gita. E’ andata a finire che ci siamo persi su un sentiero roccioso particolarmente ripido e scosceso. Non ho mai sentito qualcuno mandargli tante offese quante gliene mandò quella signora durante quella passeggiata.” Aveva raccontato Cornelia ridendo.

Anche gli altri erano scoppiati a ridere, perfino Basil aveva sorriso. Tra storielle simili e battute varie, i quattro attori se n’erano andati, facendosi promettere da Cornelia di raggiungerli per un nuovo spettacolo il prima possibile.

Purtroppo, l’arrivo dei quattro ragazzi non era passato inosservato alla stampa che, dopo aver fatto qualche ricerca, era venuta a sapere che Cornelia non alloggiava più nel suo albergo. Non era stato difficile fare due più due e così, la mattina dopo, quando la signora Placidia aveva tentato di uscire per fare la spesa, si era ritrovata davanti un’orda di giornalisti inferociti. Con una calma sorprendente, era rientrata in casa, si era rassettata un po’ e poi, munita di matterello, era di nuovo uscita nella calca, minacciando di dare l’arnese di marmo in testa a qualcuno.

Ciò poteva essere servito per aiutare la povera donna a sbrigare le sue commissioni, ma non era bastato a far sloggiare la stampa. Così, la permanenza di Cornelia in casa dell’amico si era dovuta prolungare ulteriormente.

Per i primi tempi, la cosa non fu tanto tragica: i due, uniti a Topson, non mancavano certo di fantasia e si erano così inventati vari modi per passare le giornate, come ad esempio mettersi ad accordare un vecchio pianoforte trovato nello scantinato del 221/B, in modo che Cornelia potesse suonare qualcosa. Dopo qualche giorno, però, tutti bramavano un po’ di aria fresca e la noia aveva cominciato a farsi sentire. Fu proprio in uno di quegli uggiosi pomeriggi che la soluzione al loro problema suonò alla porta. Quando la signora Placidia andò ad aprire, non fece in tempo a chiedere i biglietti da visita che una signora, seguita da uno stuolo di gente, si catapultò in casa, aiutando poi la cameriera a richiudere fuori i giornalisti.

 

“Ci scusi per l’intrusione signora” disse asciugandosi la fronte con un fazzoletto.

“Volevo solo vedere come sta mia figlia e si è unito anche il resto della famiglia.” Aggiunse poi indicando le persone intorno a lei.

 

“Signora Blackwood?” chiese stupita la donna.

 

“Mamma?!” giunse dal salotto la voce altrettanto stupita di Cornelia.

 

Sentendo la voce, la signora, seguita dagli altri, si recò nella stanza dove trovò la figlia, insieme a Basil e a Topson.

La ragazza si alzò e corse ad abbracciare la madre.

 

“Tesoro mio, come stai?” le chiese la donna, accarezzandole i capelli.

 

“Sto bene mamma, sto ancora meglio ora che vi vedo tutti.”disse poi riferendosi al resto della “truppa”.

 

“Piccola mia.” Disse un uomo dai capelli neri con l’aria seria.

 

“Salve papà.” Rispose la ragazza abbracciando anche lui.

 

“Credo che da qui in avanti diventerebbe complicato abbracciare tutti vero?” disse una topolina con dei corti capelli castani lisci e gli occhi scuri.

 

“Ti ringrazio per avermelo risparmiato, sorellina” rispose Cornelia.

 

“Buffo, non si direbbe che…” cominciò Topson.

 

“…..Siamo sorelle?” Completarono Cornelia e la giovane.

 

“Già, a quanto pare ve lo dicono tutti.” Disse il dottore.

 

Effettivamente le due ragazze non si somigliavano per nulla e, come Topson avrebbe scoperto in futuro, differivano parecchio anche nel carattere.

Notò anche che la più piccola delle sorelle Blackwood aveva ragione: i parenti venuti a trovare Cornelia erano veramente tanti. Ce n’erano una decina nella stanza e, a quanto gli disse Basil, ce n’erano all’incirca un’altra ventina, tutti di primo grado.

 

“La famiglia di Cornelia è una delle più grandi del paese: in un certo senso, sua nonna ha dato una grande zampa alla situazione, mettendo al mondo la bellezza di sette figlia, mentre una sua zia ne ha avuti sei.”

 

“Accipicchia!! Mi immagino quanti siano tra cugini allora.”

 

“A proposito cara” disse la signora Blackwood, sentendo quella parte di conversazione

“Sapevi che siete arrivati a quindici?”

 

“Sì, come hai detto che l’ha chiamata lo zio, Vera?”

 

“Brava, ti sei ricordata bene.”

 

“Scusate, a quindici di cosa?”chiese Topson.

 

“Cugini.”rispose prontamente la madre di Cornelia “Anzi, mia cara, lascia che te la presenti. Gerald, perché non le porti la piccola?” chiese poi ad un uomo seduto vicino al camino con un fagotto in braccio.

 

“Certo.” Disse lui, alzandosi ed avvicinandosi alla ragazza. Cornelia, seduta sulla poltrona, si sporse un po’, quanto bastava per vedere il dolce musetto di una creaturina addormentata.

 

“Mamma mia, quanto è bella. Complimenti davvero.” Disse lei, accarezzando i lineamenti del piccolo viso.

 

“Prendila in braccio.” Le disse l’uomo.

 

“Zio, ma è da tanto che..”esitò lei

 

“Allora mi pare proprio il momento di cominciare a rimettersi in pari. Dai tieni.” E, detto questo, Gerald le mise la piccolina tra le braccia.

 

La ragazza rimase per un attimo paralizzata. Era incredibile, dopo dieci anni, poter tenere di nuovo una bimba tra le braccia. Vera, dal canto suo, guardava l’attrice con il suo bellissimo paio di occhi nocciola.

Fu un attimo, l’azzurro incontrò il marrone e la rigidezza di Cornelia fu solo un ricordo. La piccolina, ad un certo punto, emise un versetto poi un altro ed un altro.

La ragazza allora cominciò a risponderle, nel tipico modo che noi tutti assumiamo quando ci troviamo di fronte ad un neonato.

 

“Ah, allora chiacchieri eh? Brava signorina, eh sì, sei proprio bella lo sai?” E così via.

 

Basil la guardava da un angolo, assorto. Topson gli si avvicinò e chiese:

 

“A cosa pensi?”

 

Il detective lo guardò e rispose sorridendo:

 

“Ti parrà strano, ma, vedendola così, mi sembra quasi una madre con in braccio la sua piccina.”

 

“Sì, ora che me lo fai notare è vero. Fammi capire, questo significherebbe vederti veramente sistemato?”

 

Basil arrossì un po’.

 

“Beh, che ci sarebbe di male?” chiese imbarazzato

 

“Assolutamente nulla.” Rispose ridendo Topson.

 

Basil riportò lo sguardo su Cornelia e sospirò.

 

“Mi chiedo, però, quando sarà possibile sistemarsi. Il mio lavoro non me lo concede e, penso, per ora nemmeno il suo.”

 

“Basterà avere un po’ di pazienza vecchio mio, non ti preoccupare.”

 

Intanto Cornelia aveva reso la piccola in braccio al legittimo genitore e stava discutendo con la sorella.

 

“Allora, sono dieci anni che sei a giro con gli attori più belli del mondo e non me ne hai ancora presentato nessuno?” stava chiedendo la giovane.

 

“Cecil, cara, non  posso chiamarli a mio piacimento.”le rispose Cornelia.

“Comunque ora quattro di loro sono a Londra: magari riesco a combinarti un appuntamento.”

 

“Uffa, alle volte vorrei poter essere come te ed incontrarli spesso.”

 

“Non sai quello che…” L’attrice si bloccò di botto, il suo sguardo volò a Basil.

 

“Forse ho trovato una soluzione al nostro problema con la stampa.”

Detto questo, senza ulteriori spiegazioni, corse al piano di sopra e gli occupanti la sentirono rovistare per la stanza. Quando la ragazza tornò giù, aveva tra le braccia dei trucchi ed una parrucca che emulava molto fedelmente i suoi capelli.

 

“Cecil, stasera avrai l’onore di essere me.”

 

La sorella la guardò confusa, poi capì.

 

“Va bene, ci sto, però ad una condizione.”

 

“Ossia?” chiese Cornelia un po’ preoccupata.

 

“Mi farai incontrare Jerome?”

L’attrice alzò gli occhi al cielo e poi disse:

 

“Andata.”

 

Dieci minuti dopo, dalla porta del 221/b uscirono i familiari di Cornelia, insieme ad una ragazza molto simile a lei, con un grosso cappello a coprirle il volto.

I giornalisti ci cascarono in pieno e si allontanarono per seguire colei che per loro era l’attrice.

Da dietro la finestra, Basil, Topson e Cornelia avevano osservato l’intera scena ed avevano esultato.

 

“Bene,” disse Basil “per un po’ staremo tranquilli.”

 

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“Ho dato loro abbastanza tranquillità, non credi Moriarty? E’ giunta l’ora di tornare in azione.” Disse Rattigan al suo tirapiedi.

 

“Sì, ma stavolta cosa avete in mente?” chiese il ragno.

 

“E’ da un po’ che la banca di Londra non ha nostre notizie. Che ne diresti di alleggerirla un po’?”

 

“Mi pare una buona idea, ma non ti sembra un pò rischioso esporsi?”

 

“E chi ti ha detto che agirò in prima persona? Ho sempre i miei fedeli scagnozzi no? Sarai tu a dar loro una mano e, mi raccomando, non fallire.”

 

“Certo capo.” Borbottò il ragno, legandosi mentalmente alla zampa il fatto di essere stato paragonato ad uno scagnozzo e sparendo nell’ombra per andare a radunare le truppe di Rattigan.

 

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“Certo che Rattigan è da un po’ che non si fa sentire.” Disse Basil, dalla poltrona dove stava comodamente fumando la sua pipa.

 

“Non ti lamentare, io non ne sento la mancanza.” Replicò Topson alzando per un attimo gli occhi dal Times.

 

“Per carità, solo che non mi piace questo suo silenzio troppo prolungato.” Rispose il detective.

 

“Tranquillo, arriverà il tempo per le preoccupazioni. Ora pensa a riposarti.” Gli disse Cornelia mentre leggeva il copione del suo prossimo spettacolo.

 

Ad un certo punto suonò il campanello e la ragazza si alzò.

 

“Dove vai?” le chiese Basil inarcando le sopracciglia.

 

“Ad aprire, naturale.” Rispose lei.

 

“Lascia che ci vada la signora Placidia.” Replicò il detective.

 

“E’ il suo giorno libero.”

 

“Ah, comunque preferirei che tu non andassi, potrebbe essere pericoloso.”

 

“Ma dai, che vuoi che succeda?” disse la ragazza poi, vedendo il cipiglio preoccupato di Basil aggiunse:

“Facciamo così: se succede qualcosa urlo va bene?”

 

“Non sono ancora convinto.”

 

“Ti ricordo che ho vinto il primo premio per l’urlo più terrificante di Londra durante la festa di Halloween.” Replicò lei e, senza aspettare una risposta, si avviò verso la porta.

 

“Ma quanto è cocciuta!!!” esclamò Basil. “Giuro che se le succede qualcosa io…”

 

Non riuscì a completare la frase perché l’urlo altissimo di Cornelia si era levato dall’atrio.

 

FINE DEL CAPITOLO

 

Perché Cornelia avrà urlato? Cosa sarà successo? Dovrete porvi questi interrogativi fino al prossimo capitolo. Devo darvi una terribile notizia: avete visto che esce il nuovo film di Sherlock Holmes a Natale? Avete visto il trailer? Se no, vi dico che, tragica coincidenza, il cognome del cattivo è Blackwood. Che tristezza!!! Vabbè, io vi allego il link del trailer sottotitolato in italiano. http://www.youtube.com/watch?v=0R_OPwaxzV8&feature=PlayList&p=EA2FCF6DC712CD5E&playnext=1&playnext_from=PL&index=11

 

Buonanotte e grazie per aver letto.

Baci

Bebbe5

 

 

 

  
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