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Autore: _Lakshmi_    25/04/2019    0 recensioni
[AU Scolastica]
Dal primo capitolo:
Il pullman è la barca, l'autista è il tristo traghettatore di anime.
Se Dante avesse scritto la Divina Commedia nel XXI secolo, probabilmente lui e Virgilio avrebbero viaggiato su un mezzo pubblico, schiacciati nella calca di teste pensanti -chi più, chi meno- ed ansiogene, concentrate unicamente sull'imminente verifica o interrogazione.
Caronte aspettava gli spettri imbottiti di caffè e di zuccheri, tamburellando le ossute dita sul volante a ritmo della colonna sonora delle sue lunghe traversate: [...] lui, infatti, in mezzo a tutta quella vita, si limitava ad ascoltare e a cantare le note della sua amata canzone, guidando la nave sul fiume di nero asfalto.

[Attenzione: rivisitazione miti in chiave moderna ed utilizzo di stereotipi]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bevande

Tipi da macchinette (bevande)

[raccolta di One-shot]


    Accurate statistiche mostrano che in media uno studente spende interi patrimoni in microtransazioni da trentacinque centesimi alla volta.
È un'usanza talmente radicata nella cultura studentesca, che diversi esperti hanno addirittura iniziato a studiare il problema sociale sempre più frequente ad essa associata, ovvero il fenomeno del “Barbonaggio per l'aula”: l'elemosina disperata di uno studente in un vano tentativo di racimolare la somma necessaria per comprarsi la merenda quotidiana.
Il cibo e le bevande delle macchinette, secondo alcuni, creano una vera e propria dipendenza, instaurando un bioritmo tale da accendere -puntuale come un orologio svizzero- una spia dell'appetito ogni giorno alle undici meno dieci, al suono della campana dell'intervallo.
Essendo una questione vasta e di difficile trattazione, a seguito mostreremo solamente le tipologie di bevande più caratteristiche e chi le assume abitualmente.



Il Brodo Nero:


    Il Brodo Nero era un'antica bevanda in voga a Sparta, tanto da essere tramandata fino ai giorni nostri grazie alle ricette rinomate degli chef pluristellati del tempo. Molti, erroneamente, tendono a chiamare questa sostanza torbida “Espresso”, ignorando totalmente la storia di millenni condensata in ben venti microlitri di prodotto.
Non aveva il gusto di caffè, spesso infatti il sapore si mischiava a ciò che era stato ordinato prima al fine di creare una solida coesione sociale tra gli individui (tutti insieme contro lo sventurato deviante che decideva di prendere il tè al limone); non aveva neppure la consistenza dell'espresso, risultando più denso e oscuro, tanto che alcuni pensatori avevano ipotizzato che fosse in verità l'olio di qualche macchina parcheggiata nel cortile.
Tuttavia, seppur nessuno fosse a conoscenza del contenuto effettivo, era decisamente la bevanda calda più gettonata dai professori, che tendevano a dare il proprio tocco personale: il professor Dioniso, ad esempio, era solito versare nel bicchierino un miscuglio di grappa, sambuca e cognàc. Ovviamente i liquori citati erano, secondo qualche antico mito, conservati in uno scompartimento segreto conosciuto solo dall'elitè del personale.
A supportare questa leggenda era l'evidente prova che, oltre una certa ora del mattino, era comune vedere spazzoloni seguire un ampio percorso serpeggiante. Ma questa è un'altra storia.



Ambrosia:


    La bevanda dell'estrema unzione, data allo studente quando ormai era a un passo dal raggiungere le porte degli Inferi: prodotta da una varietà speciale di tè, era in grado di curare qualsiasi malanno, dal raffreddore al mal di pancia, fino alla Peste Nera e al Morbo Grigio.
Con un gusto vago di limone e marcato di zucchero, oltre a sconfiggere epidemie mortali, era capace anche di donare una temporanea invulnerabilità.
A dimostrazione di ciò, era il professore di Filosofia, Alettrione, che, durante le proprie ore buche, soleva sorseggiare l'Ambrosia seduto accanto ad Ares: era una prova vivente degli effetti miracolosi della bevanda, visto che mai una volta era stato colpito da una pallonata; così, mentre il terribile collega di Ginnastica mieteva vittime sul campo di sterminio -o palestra, dipende dai punti di vista-, Alettrione degustava la bevanda come un vero gentleman, leggendo il giornale e commentando di tanto in tanto le notizie, sul sottofondo di grida disperate di studenti degne da qualche girone infernale.

« Sai, Ares, in un test hanno dimostrato che gli studenti si applicano maggiormente se messi in uno stato di lieve stress.» aveva esordito un giorno il giovane docente di Filosofia, mentre il collega sbraitava le peggio ingiurie contro quel ragazzo un poco in sovrappeso, che non riusciva a portar a termine l'articolato percorso di guerra arricchito da simpatiche torrette che riuscivano a sparare palle mediche da 10 kg ad una velocità pari, se non addirittura superiore, a 360 m/s « Ah, tu sì che sei un pedagogista nato.» aveva continuato, prima di girar pagina ed iniziare a leggere le interessanti notizie di economia.



Brodo Primordiale:


<< Di che cosa sa?>>


A questo quesito la risposta non era certa, anzi, spesso era sibillina quanto il responso di un oracolo.
Il caffè al Ginseng infatti, tendeva variare gusto, aroma e consistenza al variare dei giorni della settimana, del tempo, delle stagioni: il martedì, ad esempio, giorno di mercato in piazza, aveva un sapore speziato, mediterraneo, con un retrogusto di zucchina, melanzana, insalata fresca appena raccolta con ancora del terriccio concimato attaccato alle foglie; d'inverno invece poteva assumere un profumo che ricordava il pranzo di Natale, tra panettoni, spumante e l'immancabile mano della nonna che preparava le calde pietanze di portata (questa frase si può interpretare più o meno letteralmente, libera scelta del lettore).
Un'assidua consumatrice di questa bevanda tanto misteriosa era la segretaria Pizia, che tendeva gustarselo con tutta calma mentre davanti allo sportello della segreteria gruppi di studenti lottavano l'uno contro l'altro al fine di arrivare primi, evitando così le eterne ore di attesa.



Acqua del fiume Lete:


    Sempre presente in ogni macchinetta degna di tal nome, ma sempre snobbato o totalmente dimenticato da parte degli studenti: si parla, ovviamente, del latte caldo. Posto nelle ultime scelte prima del bicchierino vuoto, nessuno aveva mai avuto il coraggio di pigiare il bottone: sarà per il colore biancastro, che i più maligni attribuivano ad altre sostanze o fluidi corporei, sarà per la domanda esistenziale del “perché mai dovrei spendere trentacinque centesimi per un bicchiere di latte?”, tuttavia in ogni caso il bottone sin dall'invenzione dello studente e della macchinetta era da sempre immacolato.
Nessuno, quindi, aveva avuto la tentazione di provare l'ebrezza del sapore chimico di latte in polvere.



Assenzio:


    Nelle scuole, la cioccolata calda era la dipendenza più pericolosa: così tanto zuccherata da creare un tappo nelle arterie alla sola vista, ma al contempo con un gusto tanto dolce da risollevare il morale agli studenti reduci da verifiche disastrose o da storie d'amore complicate, era decisamente la scelta più gettonata nei giorni dall'umore grigiastro.
Come un abbraccio materno, riusciva a dare conforto e sicurezza, quella forza d'animo che bastava per auto-convincersi che il mondo, in fondo, potesse ancora essere affrontato.
Persefone, ad esempio, tendeva sorseggiarla pensosa, seduta su un freddo termosifone, dopo aver avuto un colloquio personale con il professor Ade.
Non si era certi, però, se fosse inquieta per il docente o per la madre, vera e propria bestia infernale temuta persino dagli insegnanti.



Probabilmente neppure esperti psicologi possono dare una motivazione al consumo assiduo di tali sostanze; tuttavia è innegabile che ciò rimane pur sempre un importante passo degli usi e costumi della comunità studentesca, tramandato da maturando a primino, di chiavetta in chiavetta, nei secoli dei secoli.





Fine Oneshot!



Angolo dell'autrice:


Effettivamente, manco da un po' in questa raccolta: conclusa la scuola, ho avuto un periodo difficile. Ora, pian piano, mi sto riprendendo e in questi giorni ho scritto di getto questa piccola OS.

Il capitolo in Bar Sport (o Bar Sport 2000, ora la mia memoria gioca brutti scherzi) sulle macchinette delle bevande è indubbiamente il mio preferito: le macchinette in quel libro sono quasi umane, caratterizzate per la loro estrema bastardaggine e... niente, riesce sempre a strapparmi una risata.
Qui, più che concentrarmi sulla psicologia della macchina (anche perché altrimenti mi sembrava troppo un copia-incolla), mi sono concentrata sulle bevande. In tutto questo delirio devo ancora comprendere il gusto del caffè al Ginseng: se zuccherato, sa di caramelle mou; se lasciato al naturale ha quel leggero retrogusto amaro che mi fa totalmente schifo.
Magari qualcuno saprà darmi una risposta.


In ogni caso ringrazio chiunque legga questo capitolo! E mi scuso ancora per la mia assenza.


Un bacio da _Lakshmi_!

  
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