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Autore: SkyMe    03/05/2019    1 recensioni
Ero cosi' tanto vicina alla sua bocca che dio solo sa cosa gli avrei fatto. La voglia di urlare al mondo il mio male era troppa e vomitare tutte le mie emozioni su di lui non mi sembrava il caso. Decisi di stare seduta e guardalo scrivere, mentre io morivo dentro.
Quando troverò la mia cura, forse , tutto cambierà.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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" Ho amato molto a causa tua."


Avevo capito che alla fine dei conti non riuscivo ad ottenere neanche una gioia. Mi son sempre chiesta come e quando la vita mi avrebbe ridato quel poco di felicità che mi spettava. La verità è che non lo avrebbe mai fatto. Ecco perchè dovevo essere io quella che si alzava le maniche e se la cercava, quel briciolo essenziale per vivere e alzarsi la mattina. Dopo che Ian mi aveva abbandonato come una buccia di una banana in un cassenetto, e dopo che mi ero disperata un paio di mesi cercando di inventare l'impossibile, estorcendo informazioni a tutti, a partire dai bambini per i quali adesso do l'anima vivendo con loro, a finire con qualche amico che di sfuggita avevo incontrato, ho messo a posto l'anima e continuato per la mia strada.
Marghe è partita per New York, insieme a Darrel, nuovo boyfriend come a lei piace chiamarlo. Mia madre frequente sempre le sue sedute terapeutiche di yoga, con il maestro, da soli. Sono pur sempre terapeutiche.Non sento mio padre da quando sono andata a vivere da sola, quindi ad occhio e croce un anno, e non mi sono neanche chiesta se fosse morto in qualche modo.
Rob, oh Rob. Dopo il palo che ha preso ha deciso di ripartire in missione. Non lo sento e non vedo da allora, ho qualche notizia solo da Marghe e pare che abbia trovato una sottoufficiale carina. Più che essere felice per lui, posso solo sperare che non sia un altro due di picche. E io. Io sono al secondo anno di medicina, sono solo passati  12 mesi ,2 settimane e 5 giorni da quando non ho più l'odore di Ian sulla pelle. Vir è stato parecchio d'aiuto a non farmi perdere la testa, come una sveglia che ogni giorno mi portava alla realtà, e la realtà è che lui non c'è. Non ha dato più sue notizie, nè un messaggio nè una chiama e io la sera, dopo il lavoro al bar, dopo che cento uomini mi hanno guardato in modo a dir quanto spiacevole che solo lo sguardo di Ian poteva distruggerli in un nano secondo, mi fermo e leggo le innumerevoli mail che gli ho scritto. Per le prime settimane si susseguono, giorno dopo giorno, poi inizio a saltare dei giorni, poi salto delle settimane e adesso è più di un mese che non gli scrivo parolacce via email. Un passo avanti no? Da tutto questo casino, dalle lacrime che non vogliono più uscire e dal groppone in gola che non vuole scendere mi desta il cellulare che squilla e il viso di mia madre che vibra.

- Skye tesoro vieni con tua madre al centro commerciale? 
- Mamma, grazie ma devo studiare, sai che ho l'esame domani.
- Hai ragione, che dici vengo li a cucinarti qualcosa?


Ho imparato davvero a volerle bene di nuovo. A mio modo.

- Va bene mamma. Potresti prendere del minestrone? E una busta di patate congelate per me. Grazie.
- Certo tesoro. A dopo.
-Ah mamma-
Devo dirglielo - Grazie, come sempre.

I rapporti con mia madre erano migliorati da quando di notte mi svegliavo urlante per il dolore sulla pelle lasciato da Ian. Lei era li, ha dormito sul mio divano, ha guardato le mie guance rigate dalle lacrime, e non ha detto nulla. Nulla. Se supero l'esame di domani inizio il tirocinio, sarò tirocinante in medicina, e Marleen potrebbe ballare le macumbe ovunque essa sia. 
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Mi rendo conto di aver superato il mio esame e mi giro a cercare qualcuno nei banchi che non è li con me a festeggiare. Ci rimango male, ma vale comunque la pena di sorridere. Lo stesso giorno vado a fare richiesta per iniziare il tirocinio presso il Mercy Memorial  Hospital. Decideranno loro in quale reparto buttarmi, ma non ci penso più di tanto. 

- Grandioso baby, così ti voglio!
- Che scema, a te come va a New York con D?
- Oh mi conosci, io mi adatto a tutto, Specialmente al lusso. -
Ridendo spacciatamente. Non posso negarlo, aveva una certa calamita per quelli con il portafoglio pieno e senza cervello, ma Darrel era diverso. Aveva cervello. -Piuttosto, a te come va? -
- Va Mer, come non dovrebbe andare, ma va. Respiro, mangio, dormo. Tutto nella norma. 
- Oh tesoro, quanto vorrei vederti sollevata. I bambini ?
- Oh stanno bene. Tod ha iniziato a parlare bene, scandisce le parole, ma fa ancora la pipì a letto. Credo che faccia dei brutti sogni, non capita spesso. Anika ha fatto tanto amicizia a scuola. E' sempre sui libri, studia, legge, scrive. Un piccolo geniaccio. Phill è quello che al momento da più problemi. Ha appena compiuto 12 anni e se parli di scuola diventa il diavolo in persona. Purtroppo gli ho dovuto mollare un ceffone lo scorso lunedì, la professoressa mi ha comunicato che si comporta male in classe. Credo che sia in quella fase di ribellione, ci sono passata anche io. Ma il problema è che non vedono Ian. Son passati troppi mesi, loro che già sono vittime di abbandono che vengono abbandonati di nuovo. Un paradosso-
- Hai ragione, è assurdo. Ma tu sei li, non li hai lasciati un minuto. Tornerà lo sai?
-Lo so. Tornerà e mi troverà qui. Sono pronta.
-Sei sicura? 

- Fidati. 

Io sono brava a dire le bugie, lo disse anche Vir.  La realtà è che non so come comportarmi se ritorna. Non so neanche se è vivo. Che l'abbimo mangiato leoni? Coccodrilli? 
Quando mi avviino alla mia macchina noto un fogliettino sul parabrezza. Una bella scrittura, un anonimo e una scritta. "My sunshine" recitava il fogliettino. Mi giro intorno per capire se chi lo ha messo li fosse ancora nei paragi ma non vedo nessuno. Con un pizzico di malizia inizio a pensare a chi potrebbe essere, se Sam il pompiere di pochi giorni fa conosciuto nel bar. Oppure Jo cameriere di un pub dove spesso vado a pranzare e che ha atto sempre tante moine, come cuori con la mayo nel piatto o insalata a mazzo di rose. Poi ripenso a Douglas. L'ho conosciuto pochi mesi fa al corso di anatomia. Lui è il classico figlio di medici che a sua volta diventa medico senza una vera vocazione se non quella di far felice i genitori e occupare il loro posto.
Ci siamo conosciuto quando mi son caduti i libri durante una corsa disperata per entrare in aula prima della chiusura delle porte. Mi ha raccolto tutti i libri e mi ha fatto un sorriso. Vir mi ha subito messo in allarme, per carità moro occhi verdi. Ma Vir ha ragione io non ho la testa per questo. Da allora ci siamo presi qualche caffè insieme al campus, abbiamo scambiato quattro chiacchere sul futuro tirocinio e ci siamo sorpresi per aver scelto lo stesso ospedale. Ma lui per forza, i genitori sono li, ha la strada spianata, io invece dovrò cambiare pannoloni prima di fare qualcosa di serio.
Torno a casa, prendo dei libri e vado dai miei bambini. Chiamo mia mamma velocemente per ringraziarla del dolce post esame che mi ha lasciato in cucina e corro. I miei bambini sono quello che al momento mi rendono fiera di quello che sono.
-Tu lavorerai in ospedale? - mi chiese Anika curiosa di come potesse anche lei un giorno diventarlo.
- Si Ann, ma continuerò a venire da voi, magari più tardi ma comunque ci sarò tutti i giorni. Phil com'è andata oggi?
-La prof di matematica ormai mi ha mirato, sa che non faccio bene i compiti e mi chiama sempre. La odio. -
ma non avevo dubbi. 
- Phil ne abbiamo già parlato, c'è solo bisogno di un pò d'impegno. Ti ho promesso quello che volevi, ora impegnati. Non voglio essere così dura con te ma io so come ci si sente alla tua età, a me sono servite le romanzine di mio padre e io ora le faccio a te.- Nel suo volto c'era qualcosa di indecifrabile. Qualcosa che non ero in gradodi comprendere bene, probabilmente qualcosa che non voleva dirmi. Non riesco a decifrare bene il suo volto, ma sono sicura che non mi dica la verità. Per la miseria. Ora capisco quando mia madre era così con me dopo le innumerevoli volte in cui l'ho fatta preoccupare.
-Phil devi dirmi qualcosa?- E lo guardai bene negli occhi. Lucidi. Era successo qualcosa per forza. -Phil non mi far ripetere il tuo nome, lo so che è successo qualcosa. Devi chiederlo ad Ann?- So che quei due si dicono sempre tutto. Sono l'uno l'ombra dell'altro. Sanno vita morte e miracoli, quello che fanno a scuola, con chi parlano, con chi no.
-No no, ti prego no. Io... Io... Non voglio andare a scuola.Non mi piace.- Deve esserci per un motivo in particolare. Sono diventata brava a scrutare gli indizzi per la miseria.
-.Phill io ti voglio un bene dell'anima. Io se solo sapessi cosa passa per questa testolina- dissi accarezzandogli i capelli - sarei meno preoccupata. Dimmi la verità. Non succederà nulla Phill, sono io , sono Skye. -
E lui crollò, in qualcosa che non era neanche paragonabile ad un pianto. Una cascata in piena, di lacrime ed emozioni. Un rubinetto di parole farfugliate, gesti e rabbia. 
Così capiì il motivo di tanta sofferenza. E mi confrontai con Anika la quale mi confermo tutto. Lui veniva schernito dai compagni più grandi. Episodi di bullismo che mi facevano ribollire il sangue nelle vene. Io che mi trasformavo in super sayan, che scatenavo tespeste e fulmini. 
Il giorno dopo andai dal preside, mi sedetti e con una calma che neanche Madre Teresa, gli spiegai tutto quello che era successo aggiungendo che avrei sporto denuncia a lui e i genitori di questi tre ragazzi.
Gli raccontai del giorno in cui è iniziato tutto, quando hanno iniziato a rubargli le cose, libri ,quaderni ,penne. Gli raccontai del giorno in cui veniva  fotografato dall'alto in bagno mentre faceva pipì. Del giorno in cui, con la minaccia di far vedere la fotografia a tutta la scuola , lo costrinsero ad abbassarsi i pantaloni e a turno lo toccaro nelle parti intime con schiaffi e pugni. Gli raccontai dell'ultimo giorno, quello della tempesta, quando lo costrinsero in bagno a fare una sega ad uno di loro con annessa eiaculazione. Ma quanto ignobili possono essere tali gesti? Ma una scuola non dovrebbe insegnare all'educazione tra pari? Gli vomitai addosso tutte le parole che avevo dentro, anche quelle che spettavano a Ian. Mi sentivo invincibile, con i superpoteri. Io quei bambini li devo proteggere e il presida li manda in pasto ai lupi. 
Il giorno stesso gli cambiai scuola, andai da un avvocato e sporsi denuncia con nomi e cognomi. Tutto mi devono ridare, anche i sorrisi che hanno tolto a Phill.
Dopo averli messi a dormire, con più difficoltà delle altre dì sere, accendo il mio computer e noto che la richiesta di tirocinio era stata accettata e dovrò iniziare il primo lunedì del mese prossimo. In piena estate.
Clicco sull'icona della posta e inizio a scrivere una mail. 
 

Da: Sky strcolour.Sky@gmail.com
A:Dottor Ian P. Ian.P@psicologydott.com
Oggetto: Brutto imbecille

Non ho azionato il cervello quando ho iniziato a premere sui tasti. E meno male. Sei un imbecille. E non te lo dico con la rabbia  di una che prima di essere stata lasciata aveva fatto il miglior sesso sella sua vita. Lo dico con una rabbia che neanche Maciste vince contro di me. Ci hai abbandonati, hai abbondonato loro. Questi piccoli esseri che Dio solo sa quello che hanno vissuto e tu sei andato via. Hai preso quello che restava del tuo organo maschile e sei andato via, a fare chissà cosa. Sei un imbecille. Cosa abbiamo dovuto affrontare tu non lo sai. Sei troppo imbecille. E ora che Phill è stato vittima di bullismo, ma quello cattivo, quello che si fa fare una sega da un dodicenne, tu che ci saresti d'aiuto più di tutti, non ci sei. E io devo combattere di nuovo da sola. E lo farò. Per loro. Di te non me ne frega più nulla.
Sei da solo Ian. 
Solo. Attorno a te non cresce nulla, neanche sentimenti.

E non ho contato neanche quante volte ho scritto che era imbecille.
Invia.
Ciao Vir è stato bello, ma ora spostati.

 
" ALLORA. SONO TORNATA. AGGUERRITA.
DIO SOLO SA QUANTO HO DA SCRIVERE. NON ABBIATE PIETà. "
  
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