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Autore: SweetPaperella    04/05/2019    5 recensioni
{CaptainSwan e outlawQueen AU}
Regina ha 38 anni ed è un famoso avvocato di Storybrooke, vive con la sua migliore amica Emma e il figlio di quest’ultima, Henry, che considera come suo. Non ha avuto un’infanzia facile e si nasconde dietro la maschera di “regina cattiva” per non soffrire. Ma se un un nuovo caso, quello di Robin Hood, scombinasse tutte le sue certezze e l’uomo riuscisse a vederle dentro come nessuno mai?
Emma, 18 anni e con un figlio di 4, lavora in un pub per mantenersi e non sa ancora cosa fare della sua vita. Può l’incontro con un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare aprirla nuovamente all’amore? E Robin Hood il famigerato fuorilegge che è entrato nella vita di Regina, come può aiutarla a capire quale sia il suo futuro?
Incontri, scontri, un caso da seguire, nuovi amori e scomodi segreti del passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sedici

Dal giorno dell’incontro il piccolo Henry e Neal hanno avuto modo di vedersi altre volte, passando del tempo insieme, a volte nello studio di Regina, altre volte in casa. Hanno spiegato al bambino che al momento Neal, non può accompagnarlo a scuola, andarlo a riprendere o portarlo in giro per la città, a causa del suo lavoro, sta svolgendo un lavoro sotto copertura e non può farsi vedere. É una piccola bugia, ma a fin di bene, hanno ritenuto che fosse troppo piccolo per comprendere fino in fondo la verità, che fosse troppo piccolo per capire i traffici illeciti di Gold, poi l’hanno voluto proteggere da una verità così sconvolgente per un bambino di 4 anni. Henry sembra aver capito e si accontenta, pur di passare del tempo insieme a lui, di vederlo in casa o in ufficio di Regina. I due poi, non hanno bisogno di grandi spazi per divertirsi insieme. Neal é un papà presente e attento, nonostante non ci sia stato per i primi quattro anni di vita del piccolo e sta cercando di rimediare alla sua assenza, ha già comprato a suo figlio diverso giochi, avendo con Emma, in tal proposito qualche discussione, non vuole che lo vizi.
Il caso Gold, dopo la morte di Will Scarlett, ha subito una piega del tutto inaspettata. Gli agenti hanno scoperto che l’uomo, innamorato di Belle French, é stato ucciso dallo stesso Gold, avendo scoperto la relazione con la sua donna, non autorizzata dal trafficante. Scarlett, mandato da Gold a controllare la sua donna, si è perdutamente innamorato di lei, della sua dolcezza, del suo modo gentile di fare, che ha pensato di mollare tutto per stare vicino a Belle in modo onesto e pulito, di crescere insieme a lei il bambino che porta in grembo, ma non ha fatto in tempo a realizzare questi buoni principi. Il signore oscuro, ha aspettato che l’uomo fosse in casa per aggredirlo alle spalle, lasciandolo a terra privo di vita. L’ha trovato Belle stessa, qualche ora dopo, preoccupa del fatto che il giovane non si fosse presentato al loro appuntamento.
Qualche giorno dopo il ritrovamento del corpo di Scarlett, Belle é scomparsa a sua volta, non lasciando tracce di sé, non potendo lasciare la città, si pensa a un rapimento da parte di Gold, per averla nuovamente vicino a sé.
Gli inquirenti si rendono conto, che Gold sta sempre un passo avanti a loro, quando pensano di riuscire a incastrarlo, lui ha già individuato le loro mosse e li precede. Non riescono a venirne a capo, ma non vogliono nemmeno arrendersi, soprattutto ora che è stata coinvolta un’altra vittima innocente con il suo bambino, che non può subirne le conseguenze.
Nonostante quella sera sia il suo giorno di riposo, Emma ha deciso di rimanere a casa per lavorare al caso Gold, riesce nella calma della sua stanza a elaborare nuove strategie. Killian é uscito con degli amici, per una rimpatriata che fa ogni mese. Emma non ha voluto che lui rinunciasse solo per lei.
Sono ore che é sommersa da carte sul caso Gold, ed ora ha decisamente la testa che le scoppia, ha mangiato pochissimo avendo lo stomaco quasi completamente chiuso, ma ora oltre ad avere un forte mal di testa, ha anche molta fame.
Scende in cucina, dove ci sono Regina, David e Mary Margaret che parlano animatamente. La ragazza ha come la sensazione che stiamo discutendo di qualcosa di molto importante, si sofferma in salotto, per capire che cosa stia succedendo, non ha mai visto quei tre così agitati, soprattutto a discutere tra loro. Incuriosita, cerca di sentire al meglio ciò che stanno dicendo, avvicinandosi senza farsi sentire.
«Pensi che non gliela voglia dirle la verità? Lo voglio fare... Ma... Ho bisogno di tempo» Regina alza leggermente il tono della voce alterata, non é facile dire alla propria figlia di averla abbandonata e poi, ogni volta che trova il coraggio per farlo, succede sempre qualcosa. E come se non bastasse, la paura predomina in lei, non vuole perderla, non di nuovo. In quei quattro anni che ha avuto modo di vederla crescere, maturare, diventare una donna brillante, bella e intelligente, ha avuto modo di starle accanto come amica, non vuole perderla, non vuole subire il suo odio.
«Tempo Regina? Sono passati quattro anni, quando hai intenzione di dirle che sei sua madre?» ribatte Mary Margaret decisa, non vuole più mantenere quel segreto. Non è lei che deve dirglielo, ma sembra che Regina non le lasci altra scelta.
«Avrà un fratellastro, credo che ha tutto il diritto di saperlo.» continua a parlare Mary rivolta alla sua amica vedendo che lei non risponde, ha appena comunicato, a Regina,  di essere incinta finalmente, ha sempre desiderato diventare mamma e ora questo suo desiderio é divenuto realtà,  l’ha scoperto qualche giorno fa, ed ora crede che sia giusto che Emma sappia la verità.
Emma che è ancora nascosta in salotto, improvvisamente sente mancarle l’aria. Le parole delle due donne risuonano nella testa della ragazza, come un martello pneumatico, che non la vuole lasciare stare: “sono passati quattro anni, quando hai intenzione di dirle che sei sua madre?” e “avrà un fratellastro”. Lei é arrivata a casa Mills quattro anni fa, quindi ciò vuol dire che inevitabilmente stanno parlando di lei, è a lei che stanno nascondendo la verità. Ed ormai, per Emma cosa le stanno nascondendo é chiaro.
Come una furia, senza pensarci ulteriormente, tanta è la rabbia, la delusione e la tristezza che prova in quel preciso istante, che non risponde più delle sue azioni, entra in cucina. Il dolore e la rabbia  hanno preso il sopravvento sulla razionalità, sulla sua lucidità, quelli che credeva suoi amici, che considerava come di famiglia, l’hanno presa in giro per anni, non solo... Sono coloro che l’hanno abbandonata alla nascita, facendolo condurre i primi 14 anni della sua vita come un’orfana, come spazzatura che non serve a nessuno. Come un essere insignificante che non merita un briciolo d’amore. Hanno spezzato la sua infanzia, rendendola adulta prima del tempo.
«Dobbiamo dirglielo.» a dire ciò è David, proprio in quel momento, Emma fa il suo ingresso in cucina, facendo sbiancare i presenti nella stanza. In particolare modo David e Regina.
«Dirmi cosa?» chiede, ormai vuole sentirselo dire, ormai ha bisogno di sentirselo dire.
«Emma...» prova a dire Regina, ma non sa nemmeno lei che cosa vuole dirle davvero, dalla sua espressione del viso ha capito che sa tutto, che ha sentito tutto, non sono salvi, non ha sentito solo l’ultima affermazione di David. Sa la verità, l’ha scoperta in questo modo ignobile e lei non voleva che la venisse a scoprire così, nel peggiore dei modi possibile.
«No, stai zitta. Come era... aspetta... Dire la verità a qualunque costo, non eri tu che professavi tanta saggezza? E dove hai tenuto la tua schifosa saggezza per questi quattro anni? Cosa aspettavi a dirmi che sei mia madre? Cosa aspettavi a dirmi che sei la stronza che mi ha gettato via? Cosa? Mi fai schifo.» le urla in faccia, non vuole sentire le sue giustificazioni, non vuole essere presa nuovamente in giro, non vuole ascoltare una sola parola di ciò che ha da dirle. Ha capito tutto fin troppo bene, non è difficile intuire chi sia suo padre, ovviamente David, il quale per anni é stato iperprotettivo e apprensivo come solo un padre sa fare. Lei, lei ingenua non si è accorta di niente, ha pensato solo che le volesse molto bene, come un amico, uno di famiglia. Non è mai arrivata a collegare che, Regina e David hanno avuto una relazione, una notte di sesso, qualsiasi cosa abbiano fatto, ma sicuramente la seconda ipotesi, in cui è nata lei e i due poi hanno deciso bene di lasciarla, visto l’errore commesso.
Ed ora che sa la verità si sente ancora più svuotata, ancora più ferita, arrabbiata. Di tutte le motivazioni che ha pensato nel corso della sua vita per cercare di comprendere o quanto meno accettare il comportamento dei suoi genitori, un motivo così squallido non l’aveva nemmeno sfiorata. Come fa a perdonarli? Non solo l’hanno abbandonata, le hanno anche mentito per quattro anni...
«Aspetta Emma...» prova a fermarla Mary Margaret, pensa che forse a lei può ascoltare. Inoltre interviene lei, perché Regina é in lacrime.
Regina Mills sta piangendo per la prima volta davanti ad altre persone, non ha pianto nemmeno al funerale di Daniel, per non mostrarsi debole, l’ha sempre fatto nel buio della sua stanza. Ora, ora é diverso, sta perdendo la cosa più preziosa della sua vita. Sua figlia. Ha sbagliato tutto con lei. Ha sbagliato ad abbandonarla, ha sbagliato a non dirle la verità quando ha deciso di aiutarla e farla entrare nella sua vita. E ora l’ha persa, l’ha persa come immaginava e un dolore così grande, non è facile da sopportare. Emma é la sua bambina e si sente come se la stesse abbandonando di nuovo.
«No, lasciami e sta zitta anche tu, non sei diversa da loro due. Sapevi la verità e non mi hai detto una sola parola. Ma che razza di amica sei? Amica, poi... tze... Qui nessuno é mai stato mio amico.» allontana con uno strattone la mano che Mary Margaret ha messo sul suo braccio per fermarla.
Mary la guarda uscire senza provare a fare altro, David é al centro tra le due donne e non riesce a dire una parola, non sa se andare da Emma, non sa se è giusto che consoli Regina o se abbracciare sua moglie, la quale é molto tesa a sua volta. Non sa che cosa dire e che cosa fare, non riesce nemmeno a muoversi di un solo centimetro, ha come i piedi bloccati al pavimento, quasi fosse sotto incantesimo. É pallido in volto e sente un dolore al centro del petto, come se il suo cuore si stesse spezzando in tanti piccoli pezzi.
Nello stesso modo in cui è entrata, Emma esce dalla cucina, non ha intenzione di fermarsi un minuto di più in quella casa, con persone bugiarde, che l’hanno ingannata per anni, di cui lei stupidamente si è fidata. Vorrebbe piangere, ma non vuole mostrare le sue debolezze, non vuole far vedere ai tre che è una debole e così trattiene le lacrime. Prende la valigia e ci inizia a infilare le sue cose e quelle di Henry, senza un ordine preciso, non ha tempo di essere curata e precisa, deve scappare da quella casa, si sta sentendo male, si sente soffocare.
Sveglia Henry, il quale la guarda confuso, non riesce a capire perché la sua mamma lo stia svegliando, é già ora di andare a scuola forse...
«Amore, stiamo andando sulla Jolly Roger di Killian, okay? Vieni.» lo prende in braccio affinché il bambino possa appisolarsi nuovamente sulla sua spalla.
Il bambino ha solo capito Jolly Roger e Killian e per lui va bene così, ha troppo sonno per capire cosa effettivamente stia succedendo e una volta appoggiato alla spalla della sua mamma, é quasi di nuovo nel mondo dei sogni.
Una volta che è di nuovo al piano inferiore, Regina, David e Mary Margaret sono ad attenderla in salotto.
«Emma, ma dove stai andando? É buio fuori e poi dove vai a passare la notte...» le prova a dire Regina, cercando di farla ragionare, vuole parlare con lei, chiarire, spiegarle. Non può finire così tra loro, non può gettare tutto all’aria, sono una famiglia, anche se lei ha commesso tanti errori. Non è disposta a perderla.
«Dall’unica persona di cui mi posso fidare, perché qui dentro vedo solo dei bugiardi. E non fare finta di essere preoccupata per me, dove eri quando da piccola piangevo di notte perché volevo la mia mamma? Dove eri quando stavo male e mi sentivo sola? Dove eri quando le famiglie affidatarie mi rimandavano indietro perché non mi voleva con loro? Dove eri?» le urla contro tutta la sua rabbia, se solo le rivolge ancora una volta la parola, potrebbe non rispondere più delle sue azioni, preferisce uscire.
David prova a intervenire a sua volta, ma Emma lo fulmina con lo sguardo prima che possa prova a fare o dire qualsiasi cosa.
Esce sbattendo la porta e a gran velocità entra dentro al suo maggiolino. Sta ben attenta a non far svegliare Henry, mettendolo sdraiato nei sedili posteriori e parte.
Solo quando è a metà strada, si accorge che non ha avvisato Killian, tanto é la rabbia e la voglia di andare via da quella casa. Sono le undici di sera, sa che sicuramente é ancora sveglio, ma non sa se è rientrato dalla serata con i suoi amici, decide di non disturbarlo e mandargli un sms. Se è ancora fuori lo aspetta in macchina.
“Sei sveglio? O sei ancora fuori con i tuoi amici?”
“Sono sveglio, ma non sono con i miei amici sono rientrato da cinque minuti e volevo giusto chiamarti.”
“Bene, perché io e Henry stiamo arrivando da te”
Il giovane nota subito dal suo modo di scrivere che c’è qualcosa che non va, non può sentire la sua voce, ma ormai riconosce in lei ogni sorta di preoccupazione, anche se tramite un messaggio. Il fatto poi che Henry sia con lei, la dice lunga.
“Vi aspetto” risponde, non vuole certo lasciarla in macchina la freddo, con Henry che sicuramente sta dormendo. Avrà modo di capire che cosa sia successo quando sarà sulla nave.
Killian decide di aspettare al parcheggio Emma, il piccolino sicuramente starà dormendo e vuole aiutarla a portarlo sulla nave senza svegliarlo.
La ragazza parcheggia la macchina e lo vede, le va incontro aprendole lo sportello e subito si precipita verso quelli posteriori per prendere il piccolo e metterselo in braccio.
Emma ha il viso teso, arrabbiato e nota gli occhi rossi di chi ha appena finito di piangere, tanto che alcune lacrime ancora scendono a bagnarle le guance e non può non notare la valigia.
«Porto Henry nella mia stanza» gli dice una volta che sono sulla Jolly Roger. Emma per tutto il tragitto dal parcheggio alla nave non ha detto una sola parola, si è limitata a trascinarsi dietro la valigia, molto apaticamente, assorta nei suoi pensieri. Non riesce a darsi pace, non riesce a smettere di pensare al fatto che Regina e David siano i suoi genitori, non riesce a smettere di pensare al fatto che si è fidata di loro, che invece l’hanno riempita di bugie.
«Si, se non ti dispiace io dormo con lui, sarà strano al suo risveglio trovarsi qui, almeno lo rassicuro e vedendomi si sentirà meno spaesato.» è la prima parola che dice.
Il pirata annuisce, ovvio che Emma deve dormire con suo figlio, non può lasciarlo solo.
Emma lo segue nella camera e copre Henry attentamente, per poi dargli un bacio. Dorme sereno e rilassato, per fortuna non si è accorto di ciò che è successo, ma sa che dovrà dirgli la verità, sa che lui si chiederà il motivo per cui non tornano a casa. Non è facile però dire a un bambino di quattro anni che Regina è sua nonna, che per quattro anni della sua vita gli ha mentito spudoratamente. Non vuole ferire anche lui, non vuole che scopra le bugie che quei due per anni hanno propinato a entrambi.
Silenziosamente a quei pensieri, le lacrime tornano a rigarle il viso.
Killian se ne accorge e la stringe forte a sé, portandola al piano superiore. Emma come un sacco di patate, lo segue. Il giovane la porta sul divano e l’abbraccia nuovamente, lasciando che lei si sfoghi. Emma appoggia la testa alla sua spalla e si lascia andare a un pianto disperato, lasciando spazio alle lacrime e ai singhiozzi di liberarsi e sfogarsi. Si è trattenuta fin troppo, non riesce più ora a nascondere il suo dolore.
Non sa nemmeno lei per quanto tempo è rimasta a piangere tra le braccia del suo ragazzo, quando si riprende un pochino, alza lo sguardo su di lui e incrocia per la prima volta da quando è arrivata i suoi occhi azzurri. Si accorge subito dopo di avergli anche bagnato la camicia ed essendo anche un po’ truccata, è sporca di mascara.
«Scusa.. Sono arrivata così senza preavviso, ti ho sporcato la camicia... Sono pessima.» gli dice, quasi sul punto di rimettersi a piangere, ma Killian sa che non è per il fatto che gli abbia sporcato la camicia. Non è da lei preoccuparsi per queste cose futili, lei è sconvolta per altro, ma non sa ancora per cosa.
«Love, ma che ti importa della camicia. Tu, piuttosto dimmi cos’è successo.» accarezzandole la guancia e cercando di eliminare le ultime tracce di lacrime dal suo volto.
«Ho scoperto chi sono i miei genitori. Regina e David.»
«Cosa?» non riesce a credere alle sue orecchie, è sconvolto lui, immagina quanto possa esserlo Emma. I suoi sospetti su David allora erano fondati e si pente di non averlo detto a Emma, in questo modo forse le avrebbe risparmiato un dolore così grande.
La ragazza gli racconta ogni cosa, di tutta la conversazione che ha sentito non tralasciando nessun dettaglio, nemmeno che Mary Margaret è incinta, anche perché quella è la ciliegina sulla torta. Ora ha un fratellastro da parte di suo padre. Suo padre, non riesce proprio a immaginassi David come suo padre, l’uomo che per anni è stato al suo fianco come un fedele amico. Tanto meno riesce a immaginare Regina come sua mamma, la donna che l’ha accolta in casa sua, che per anni ha considerato la sua migliore amica, la sua confidente, la sua spalla su cui piangere. Lei che ha sempre creduto che fosse l’unica in grado di capirla, invece è colei che l’ha abbandonata e poi, l’ha ripresa pensando di comportarsi come se nulla fosse accaduto, nascondendole una parte fondamentale della sua vita, nascondendole una verità così grande. Ha sempre creduto che fosse l’unica che l’avesse accolta nella sua vita senza chiedere niente in cambio, ma qualcosa in cambio invece la voleva eccome, voleva far parte della sua vita tacendo la sua vera identità.
È vero, lei quattro anni fa era una ribelle, era arrabbiata con il mondo, sola e incinta di Henry, ma ciò non toglie che avrebbe potuto accettare la verità se gliela avessero detta.
«Provo rabbia, dolore, tristezza. Mi sento ingannata da coloro che reputavo famiglia, gli unici che avevo potuto dopo anni chiamare come tali... Invece mi hanno mentito. Mi hanno taciuto la verità, oltre ad essere coloro che mi hanno fatto crescere da sola. Che dovrei fare adesso? Perché ti giuro che io non lo so... Voglio solo urlare, spaccare tutto. Ciò che è certo è che non li perdonerò mai.»
«Swan, sei sconvolta è normale, ma io invece credo che tu debba parlare con loro. Calmati, prenditi il tempo che ti serve, ma parla con loro.»
«Il problema è che non ho niente da dirgli, o meglio ho solo parole cattive.»
«Ma sono comunque persone a cui hai voluto bene per anni, parlare è sempre la soluzione lo sai?» prova a farla ragionare, ma è ancora troppo sconvolta per farlo e se ne accorge immediatamente, la sente irrigidirsi e contrarre la mascella.
«Sono stanca. Se non ti dispiace andrei a dormire.» chiaro segno che sta scappando dalla conversazione, che non vuole più parlarne. È tipico di lei, davanti alle difficoltà scappa.
Killian non vuole insistere oltre, così annuisce e insieme a lei tornano nuovamente sotto coperta. È ancora tesa e nervosa, così si offre di dormire accanto a lei, abbracciarla per rassicurarla. Se in un primo momento pensa di rifiutare, poi decide di lasciarsi coccolare dal suo uomo, magari forse in questo modo riesce a chiudere per qualche ora gli occhi e rilassarsi.
Si stende accanto a Henry, in mezzo tra il piccolo e Killian e lascia che quest’ultimo le accarezzi i capelli e la schiena, chiudendo finalmente gli occhi, ma senza riuscire però a spegnere il flusso dei suoi pensieri.
Ben presto, Killian dorme e lei, ancora non è riuscita a farsi catturare da Morfeo, che a quanto pare oggi è andato in sciopero per quanto la riguarda.

Intanto, a casa Mills, una Regina sconvolta e in lacrime ha cacciato via in malo modo, proprio da perfetta regina cattiva delle favole, peccato solo che non abbia palle di fuoco che le escono dalle mani, i due coniugi. Vuole restare sola, vuole piangere tutte le sue lacrime, fino a rimanerne a corto. Ha gettato in faccia a Mary Margaret la sua rabbia, dicendole di andare via, che non vuole più vederla e per la rabbia e il dolore che prova, prende un fermacarte e lo getta verso lo specchio, infrangendolo in mille pezzi. Accasciandosi a terra poco dopo con un cuscino tra le mani.
Ma, in realtà, non riesce a rimanere sola a lungo, senza nemmeno pensarci troppo, raggiunge la dependance di Robin e bussa. Spera solo che non lo stia disturbando.
L’uomo apre poco dopo, ritrovandosi davanti la sua Regina in lacrime, che si stringe immediatamente a lui, non appena lo vede. Lui la spinge dentro, per non farle prendere freddo, é senza giacca e tra tremando, anche se é sicuro che non sia solo il freddo della sera a farla tremare come una foglia.
La fa sedere sul divano e le stringe le mani. La sua presa calda e rassicurante fa un po’ calmare la donna.
«Ho rovinato tutto Robin, l’ho persa.... Li ho persi... capisci? Li ho persi per sempre.» la voce della donna é incrinata dalle lacrime, non è da lei mostrarsi così debole, così fragile, scoperta, vulnerabile, ma non ha nemmeno mai creduto di ritrovarsi così sola e triste.
É vero, inizialmente non ha voluto crescere Emma, ha avuto paura, si è sentita fragile e poco incline a fare la mamma, non si sentiva all’altezza del compito che gli era stato offerto dal destino, così ha deciso di lasciarla davanti all’ospedale sperando che lei potesse avere una vita felice, con due genitori che stessero insieme e si amassero. Invece anni dopo, ha scoperto che Emma Swan, non era mai stata presa in affidamento da nessuna famiglia, perché giovane ribelle e incline a cacciarsi nei guai.

“É al solito convegno di avvocati, a cui deve prendere parte più per rappresentanza e visto il suo cognome, che per altro... Si sta come ogni volta, annoiando a morte, anche perché ogni intervento che ascolta é sempre più noioso del precedente e aspetta la pausa caffè impaziente. Tutti gli avvocati che conosce poi hanno la puzza sotto al naso e si credono chissà chi, solo perché hanno uno studio avviato e una carriera assicurata per loro e i futuri figli e lei ha legato davvero poco a quei convegni noiosi. Trova solo avvocati uomini provoloni che vogliono divertirsi per una notte, dimenticandosi di avere una moglie ad aspettarli a casa. Regina ha perso il conto di quante volte le é successo.
Quando finalmente arriva la pausa caffè, si alza e con un gesto deciso va a prendersi la sua tazza fumante per ricaricare un po’ le energie. La sua attenzione viene catturata da due uomini, che stanno parlando di una giovane ragazza, ciò che colpisce la sua attenzione é il nome e dei dettagli a lei molto famigliari.
«Come é andata a finire con quella ragazzina ribelle che avevi preso in casa?» chiede uno dei due avvocati all’altro.
«L’ho rimandata in casa famiglia naturalmente, dopo ciò che ha fatto era il minimo. Entrare nell’ufficio del preside per rubare i compiti in classe, scandaloso. Ha anche accusato un suo compagno di classe per una sua bravata... Ladra e pure bugiarda. Dovevo immaginarmelo che fosse una teppista, visto che ha 12 anni e nessuna famiglia ancora l’ha presa in affido.» espone i fatti l’altro, raccontando al suo collega come stanno le cose.
«Come hai detto che si chiama la teppista? Ha un cognome strano.»

«Emma Swan»
«Ma perché questo cognome, chi gliel’ha dato?»
«In casa famiglia mi hanno raccontato che quando è stata trovata davanti l’ospedale appena nata era avvolta in una copertina con scritto il nome “Emma” e aveva altri ricami sopra, uno assomigliava tanto a un cigno, quindi é stata chiamata così, Emma Swan.»

Regina improvvisamente sente l’aria mancarle, ma cerca di fare dei respiri profondi, non vuole attirare l’attenzione su di sé e poi deve rimanere lucida per aiutare la bambina, é ormai chiaro per lei di chi stanno parlando, di sua figlia naturalmente, la sua Emma. Sperava che la chiamassero così in ospedale, proprio come sua nonna,  e poi la descrizione della copertina é precisa a quella con cui l’ha avvolta prima di lasciarla, appartenuta anche essa alla sua defunta nonna materna, a cui lei era terribilmente affezionata, ma che l’ha lasciata fin troppo presto.
Cercando di riprendere prima il controllo delle sue azioni, si avvicina ai due avvocati.
«Scusate, non ho potuto far altro che ascoltare la vostra conversazione, sono l’avvocato Mills. Ora la bambina dove si trova? Vorrei aiutarla, non penso che sia una teppista, come voi l’avete definita, magari é solo una bambina in cerca di amore, non ci avete mai pensato? Ma non mi stupisco, avete scelto di diventare avvocati solo per i soldi, o avete semplicemente seguito le orme genitoriali, ma si vede che non avete un briciolo di passione. Fare l’avvocato é una missione, aiutare gli altri é la nostra missione, anche coloro che non se lo possono permettere, sapete? Soprattutto loro.»
«Senta avvocato Mills, si risparmi la paternale. La bambina comunque é dove dovrebbe essere, nella casa famiglia dove l’ho presa. Se pensa che lei possa aiutarla, faccia pure, ma le dico subito che perde il suo tempo.» indicandole la via della casa famiglia, che si trova proprio a Boston, dove si sta tenendo il convegno.
Non volendo restare un minuto di più in quel convegno pieno di arroganti avvocati, si reca alla casa famiglia, la bambina ora é a scuola e può chiedere di visitare la sua camera e capire se è davvero la sua Emma, senza farsi vedere da lei.
Quando arriva alla casa famiglia, come previsto la bambina é a scuola e lei fingendosi il suo nuovo avvocato, si fa indicare la camera. Una volta dentro di essa, trova la copertina sopra al letto, a indicare che Emma, la tiene spesso vicino a sé, forse per sentirsi meno sola e per avere i suoi genitori vicini. Ciò fa diventare improvvisamente gli occhi lucidi a Regina e un senso di colpa le attanaglia il cuore. Non ha nessuno, la sua piccola Emma non ha nessuno accanto a sé, é sola al mondo.
Lei, Regina Mills, non è ancora pronta a fare la madre, pensa che ora come ora non ne possa essere capace, ma ciò che può fare é aiutarla, non vuole che si cacci ulteriormente nei guai e così decide di starle accanto, silenziosamente. Come avvocato.”

Così ha iniziato a tenerla d’occhio, a chiedere alla casa famiglia di chiamarla qualsiasi cosa fosse successa, che era un avvocato e che avrebbe potuto aiutare la ragazza in caso di problemi. Fino al giorno che la polizia l’ha chiamata, perché Emma voleva scappare e aveva rubato un biglietto del treno per andare chissà dove, ma il suo viaggio é stato breve, perché venne fermata alla stazione successiva dal controllore. Regina, sentendosi in colpa e sentendo dentro se stessa che era pronta a fare la mamma, o quanto meno che avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità, volente o nolente, ha deciso di accoglierla in casa sua, sotto mentite spoglie di un avvocato che voleva solo aiutarla, visto anche il suo stato di gravidanza precoce. Ed è così che Emma é tornata nella sua vita e a poco a poco, ha capito che fare la mamma non è poi così male, che starle accanto le piaceva e molto, vederla crescere, sorridere, giocare con il piccolo Henry, studiare e poi lavorare. Vederla diventare una giovane donna bella, in gamba e determinata. Vederla correre da lei a ogni difficoltà, a ogni problema, diventando la sua confidente. Quando Emma si è affezionata a lei, se pur non con pochi litigi e alti e bassi, non ce l’ha fatta a dirle la verità. Perché nel preciso istante in cui la sua bambina ha varcato la soglia di casa Mills, lei ha sentito di nuovo battere il suo cuore, ha avvertito di nuovo calore, il significato della parola famiglia, capendo dell’enorme errore che ha fatto ad abbandonarla. Con la consapevolezza, che non l’avrebbe più lasciata sola, per nessuna ragione.
Emma, la piccola Emma, ha riempito di nuovo la sua vita di colore.
«Ha scoperto tutto capisci? Ha scoperto tutto nel peggiore dei modi... Se n’é andata.» gli racconta tutto ciò che è accaduto, come lei abbia preso Henry e se ne sia andata, del suo sguardo deluso, ferito è arrabbiato, del suo sguardo carico di odio.
«Amore, calmati. Tornerà, ne sono certo. Emma tornerà da te, ha solo bisogno di tempo.»
«No, non l’hai vista... Era furiosa, mi ha gettato in faccia parole di disprezzo, mi odia.» si stringe forte a lui, cercando di ricacciare dentro le lacrime, ma queste prepotenti escono più copiose di prima, inondando il suo viso.
Robin cerca di rassicurarla, di starle accanto, per calmare il suo pianto disperato, ma ci riesce solo dopo parecchio tempo, quando finalmente Regina esausta dalle lacrime versate, si addormenta tra le sue braccia.


Si é addormenta solo in tarda mattinata, fino a che il suo ometto non la chiama. Si è svegliato confuso e spaesato, in un letto che non è suo, con la sua mamma accanto.
«Perché non siamo a casa nostra, mamma? Dov’è mamma Regina?» subito il piccolo pensa che sia successa qualcosa a Regina e guarda la sua mamma preoccupato come mai prima di quel momento.
«Ehi ragazzino, tranquillo. Regina sta bene è che... Ieri sera abbiamo discusso e ho preferito venire qui. Oggi ti portiamo a scuola io e Killian, sei contento?» gli chiede cercando di mantenersi vaga, vuole affrontare con lui il discorso con calma, prepararlo. Ancora lei è talmente sconvolta da non riuscire a crederci, oltre un pesante mal di testa e le occhiaie evidenti sotto gli occhi, che fanno risaltare ulteriormente i suoi occhi rossi per il pianto.
Il bambino annuisce, ma guarda ancora sua mamma negli occhi, nota che c’è qualcosa che non vuole dirgli.
«Ma dopo scuola torniamo a casa vero?» chiede aspettando una risposta positiva da parte sua.
«No, rimaniamo un po’ qui nella Jolly Roger, ma potrai vedere Regina tutte le volte che vorrai va bene? E papà ti verrà a trovare qui, così giochiamo tutti insieme sulla nave, come hai espresso di voler fare.»
«Ma io voglio tornare a casa nostra, voglio mamma Regina con noi.» i suoi occhi si riempiono di lacrime, non è da lui piangere, non è per nulla un bambino capriccioso ed Emma intuisce che, è ora il momento di dirgli tutto, non si accontenta di un semplice “abbiamo discusso”, anche perché è chiaro che non è una discussione passeggera se lei ha deciso di venire sulla nave di Killian.
Ne approfitta che sono soli per dirgli la verità.
«Vedi Henry, Regina in realtà è tua nonna. L’ho scoperto anch’io solo ieri sera, per anni ho creduto che lei fosse la mia migliore amica e invece sono venuta a scoprire che mi ha mentito, è... lei è... mia madre.» non riesce nemmeno a dirlo, non riesce ancora a capacitarsi che ora ha una madre, che ora conosce l’identità di colei che l’ha messa al mondo.
«Ora ho bisogno di un po’ di tempo per abituarmi a questa cosa... Ma, tu non devi avercela con lei okay? Per nessuna ragione. Potrai e dovrai continuarla a vedere e a volerle bene, intesi?» nonostante il dolore che le ha causato, non vuole che Henry si allontani da Regina, che pensi che sia una bugiarda, che abbia una brutta opinione. Non ha fatto mai mancare niente a Henry, gli vuole bene e su questo non ha mai dubitato. Ha sempre cercato di proteggerlo, di viziarlo un po’, di dargli una giusta educazione e mandarlo in una scuola che lo formasse completamente e solo ora ne comprende il motivo. Ha voluto dare a Henry quello che non ha dato a lei. Ciò però non cambia nulla, non le fa smettere di essere delusa e arrabbiata.
Il piccolo si ritrova nuovamente ad annuire, in realtà non sembra nemmeno tanto sorpreso dalla rivelazione che sua mamma gli ha appena fatto. A dirla tutta, sempre quasi che la cosa gli faccia piacere.
«Io ora come devo chiamarla mamma o nonna?» Chiede un po’ confuso, in fondo é sempre stato abituato a chiamarla mamma, ora quel cambiamento lo destabilizza.
«Come preferisci tu, credo che lei fai piacere in qualsiasi modo la chiami.» risponde.
«Lo chiederò a lei.»
« Va bene. Ora però, fila a fare colazione ragazzino, che devi andare a scuola e io a lavoro.»
Il bambino dopo aver dato un bacio alla sua mamma, finalmente più tranquillo, corre al piano superiore della nave per fare colazione. Killian ha già pensato a tutto.
Ha sentito Emma agitarsi tutta la notte e ha voluto lasciarle un po’ più di tempo per riposare, sapendo che si è addormentata solo nella mattinate.
Fanno colazione tutti e tre insieme, Henry parla con Killian animatamente, decisamente molto più sereno di qualche minuto prima, come se il momento del pianto fosse totalmente passato. Non può dire la stessa cosa Emma, la quale invece è tornata nuovamente a pensare e non riesce nemmeno a mangiare i pancake che Killian ha preparato appositamente per lei e Henry, sapendo quanti entrambi li amino.
Mentre Henry corre a vestirsi per non fare tardi a scuola, Killian ne approfitta per parlare nuovamente con la ragazza, ha cercato di far finta di niente davanti al bambino ma ora non può più tacere.
«Love, sei sicura di voler andare a lavoro? Hai dormito pochissimo, due ore forse.»
«Certo che sono sicura Killian. Uno, non credo di essere la prima persona che scopre dopo anni chi sono i suoi genitori e quindi non vedo il motivo per cui io debba saltare il lavoro, due, non sono una bambina. So benissimo cavarmela da sola. Terzo, ho bisogno del mio ragazzo, non di una persona che mi compatisca o mi faccia da balia e che parli continuamente di ciò che è accaduto, anche perché credimi, ci penso già da sola ogni due minuti. Sei in grado di farlo o devo trovare una nuova sistemazione?» gli dice alterata, non l’ha con lui in realtà, è solo ferita e inalza il suo muro di protezione, anche con Hook che non c’entra nulla. Ha solo bisogno di tempo per capire, per riflettere, per cercare di andare avanti, non ha bisogno di qualcuno che ogni minuto si preoccupi e le ricorda quanto faccia schifo la sua vita, quanto sia stata ingenua a far entrare nella sua vita i suoi genitori e poi essere nuovamente ferita da loro. Non le serve qualcuno che le ricordi ogni giorno che è una fessa ad non essersi accorta di nulla, eppure i segnali per capire chi fossero i suoi genitori li ha avuto davanti agli occhi per anni. Regina che l’ha accolta in casa, la sua protezione verso Henry, la sua premura nel non farglielo abbandonare. La gelosia eccessiva di David, il loro mostrarsi, spesse volte, troppo protettivi verso il suo futuro, il loro chiedere costantemente che cosa volesse fare della sua vita oltre alla cameriera. Il più recente, il come si sono mostrati orgogliosi quando ha iniziato il suo lavoro di tirocinante sceriffo. La verità è che è stata ingenua, lei proprio lei che è brava a usare l’intuito sugli altri, non è stata in grado di usarlo su se stessa, sulle persone che l’hanno circondata per anni.
«Hai ragione, scusa Swan.» avvicinandosi a lei e stringendola a sé con decisione.
«Allora dammi un bacio.» le dice ancora lui avvicinando le sue labbra a quelle di lei.
«Era ora capitano che tornassi in te. Non chiedevo di meglio che ricevere uno dei tuoi baci.» andando a colmare la poca distanza che li divide. Il bacio appassionato che si scambiano, il primo da quando si sono visti la sera precedente, fa decisamente bene alla ragazza, la quale appena si separa dalle labbra del suo ragazzo, accenna anche un sorriso.
«Oh finalmente quello che vedo è un sorriso. Bastava dirlo che volevi un bacio invece di arrabbiarti.» la provoca, avendo capito che lei ha bisogno del solito Killian e non di una sua versione preoccupata. Lui è sempre riuscito a farla sentire meglio con il suo modo dolce, ma allo stesso tempo strafottente di fare, non deve cambiare adesso, solo perché è preoccupato che possa fare qualche sciocchezza. Ci sarà lui al suo fianco, la proteggerà e la farà tornare a sorridere ogni volta che ne avrà bisogno, nonostante si sia parecchio agitato nel vederla sconvolta e in preda ai singhiozzi la sera precedente.
«Tu continua a essere il pirata che conosco e non solo non mi arrabbio più, ma me vedrai tanti di sorrisi. Piuttosto, grazie per la tua ospitalità, io ieri ho dato per scontato di trasferirmi qui con Henry.»
«La mia nave, è la tua nave.» le risponde dolce, dandole un altro leggero bacio prima sulle labbra e poi sulla fronte.
«Buono a sapersi, sai come ci possiamo divertire ora che viviamo sotto lo stesso tetto» ammicca e lo guarda maliziosa. Non è da lei esserlo così tanto, ma ora che può dire di essere davvero indipendente, vuole godersi la sua indipendenza a tutti gli effetti, senza rendere conto o ragione a nessuno di ciò che fa e di dove sta o dove decide di passare la notte.
«Allora stasera, Swan, ti faccio divertire come non mai»
«Non vedo l’ora pirata! Ora lasciami andare a sistemare, vai anche tu, che andiamo insieme a portare Henry a scuola, gliel’ho promesso» gli dice e prima di allontanarsi da lui, perché sa che deve essere lei a mettere le distanze, si concede di baciarlo nuovamente, andando a cercare la sua lingua.

A lavoro la giornata persegue abbastanza tranquilla, Emma ha passato la giornata in ufficio a cercare prove su internet che possono far capire loro dove si possa trovare Belle French. La ragazza è ormai sparita da settimane e visto il suo stato di gravidanza, devono trovarla assolutamente, anche se nessuno crede che Gold possa fare del male alla donna che ama e al bambino che porta in grembo, essendo il suo. Emma pensa che con il nuovo erede, possa far crescere un piccolo Gold in miniatura, cosa che non è riuscito a fare invece con Neal, il quale ha sempre cercato di stare dalla parte del bene e Emma sa che è così.
Sta svolgendo le sue ricerche anche durante la pausa pranzo, per evitare di pensare a quei due bugiardi dei suoi genitori e di quanto sia delusa da loro. Lavorare, l’aiuta decisamente a non pensare, quando a entrare nell’ufficio dello sceriffo, è proprio l’ultima persona che la giovane vuole vedere. David.
Emma alza lo sguardo in direzione della porta credendo che fosse entrato uno dei due colleghi, ma vedendo invece suo padre, si irrigidisce immediatamente.
«Se sei venuto qui per una denuncia okay, ma se invece se qui per parlare con me, risparmia il fiato David, non ho nessuna intenzione di farlo.» gli dice tornando a guardare lo schermo del suo pc, ignorando completamente l’uomo, ha incrociato a malapena i suoi occhi.
«Vorrei spiegarti Emma, lasciami almeno spiegare.»
«Spiegare cosa esattamente? Perché mi avete gettata come spazzatura davanti a un’ospedale? No grazie, non voglio saperlo. Non voglio sentire la triste storia di voi due giovani, che avete commesso l’errore di farvi una notte di sesso sfrenato, in cui poi sono nata io, un errore ancora più grande, il più grande della vostra vita. Risparmiati l’umiliazione David, credimi. Tanto lo so già come sono andate le cose.» non è da lei parlare così esplicitamente, ma è furiosa e poi con che coraggio si presenta in ufficio per parlare con lei? Non ha detto ai suoi colleghi di ciò che è successo, nonostante sia giunta in ufficio con una faccia che parlava da sola, oltre le occhiaie evidenti sugli occhi, nemmeno il correttore è riuscito a fare il miracolo.
«Tu non sei stata l’errore più grande della nostra vita.» evitando di rimproverarla per il suo linguaggio così forbito, non è nella posizione e lo sa bene.
«Certo e immagino che sono la vostra gioia più grande... Allora perché mi avete abbandonata per hobby? Vi siete alzati una mattina e avete deciso che per passatempo era giusto abbandonarmi e farmi vivere uno schifo di vita per quattordici anni?» in realtà ha appena ammesso che da quando fanno parte della sua vita, non ha provato più sofferenza, si morde la lingua per ciò, ma ormai il danno è fatto e poi l’opinione che ha di loro non cambia di certo.
«Mi dispiace ciò che hai dovuto subire. Abbiamo sbagliato a lasciarti, ma abbiamo capito il nostro errore quando ti abbiamo riaccolto in casa quattro anni fa.» David ha accolto perfettamente le parole della ragazza, sa che da quando è arrivata in casa Mills la sua vita é solo migliorata, lei è cresciuta, si è sentita amata, protetta come mai prima di quel momento, ma sa anche che probabilmente non sarà facile far tornare le cose come poche ore prima, non sarà facile tornare a essere una famiglia, una famiglia a tutti gli effetti, ora.
«David, te lo dico un’ultima volta... Esci da qui.» urla quasi, i suoi occhi si stanno nuovamente riempendo di lacrime e lei non vuole piangere davanti a lui. Non vuole mostrarsi debole, far vedere che ne soffre. Lei vuole mostrarsi indifferente, vuole fargli capire che può fare a meno di loro, ha fatto a meno dei suoi genitori quando era solo una bambina, può continuarlo a farlo adesso che è maggiorenne e dal momento che si mantiene da sola, già da parecchio tempo.
«Emma... Ti prego...»
«VATTENE.» adesso sta urlando e ha sbattuto le mani sulla scrivania con forza, alzandosi dalla sedia girevole, quasi a farsi male da sola per quel gesto.
Proprio in quel momento rientra lo sceriffo Booth dalla pausa pranzo e ha sentito Emma urlare con forza, rivolta all’uomo davanti a lei. Non sa se intervenire per difendere la giovane e allontanare lui l’uomo, che tra l’altro conosce molto bene: è l’avvocato David Nolan. La sua fama, insieme a quella di Regina Mills, lo precede; ma sa anche che la ragazza è in grado di cavarsela da sola.
David senza aggiungere altro, se ne esce con lo sguardo basso, capendo che se insiste potrebbe scatenare solo ulteriormente la sua ira. Ha sbagliato ad andare da lei così presto, doveva immaginarsi che lei fosse ancora scossa e arrabbiata, ma spesse volte è un tipo istintivo, prima di pensare agisce e naturalmente rischia di rovinare tutto. Ma non sopporta l’idea che la sua bambina non gli parli più, ormai è abituato a sentirla tutti i giorni o quanto meno ad avere sue notizie da Regina. Quando l’ha conosciuta quattro anni fa che è entrata nella sua vita, non pensava che una ragazzina di 14 anni potesse stravolgergliela così. Emma Swan, sua figlia ci è riuscita. L’ha vista passare da ragazzina ribelle e incline al chiudersi in se stessa, nascondendosi dietro battute acide, a una ragazza forte e determinata, più aperta al dialogo. Fino all’ultimo periodo in cui l’ha vista completamente diversa, orgogliosa e fiera di avere trovato la sua strada e forse anche l’amore, deve molto anche a quel Jones, se lei è felice, anche se non lo ammetterebbe mai davanti a lui. Spera solo che la tratti bene ora che vivono sotto lo stesso tetto.
Una volta che lo sceriffo e Emma sono rimasti soli in ufficio, la giovane torna a concentrarsi sul suo lavoro, anche piuttosto imbarazzata dal fatto che il suo capo abbia assistito alla sua sfuriata contro David.
«Sceriffo, penso di aver trovato delle tracce per arrivare a Gold. Ho incrociato alcuni dati, ho scoperto che ha un conto alle isole Hawaii, lo sapeva? E l’intestataria di questo conto è la stessa French. Le opzioni sono due: o la French ci ha mentito o non sa nemmeno lei che cosa abbia firmato.» espone le nuove tracce trovate, cercando di mostrarsi il più naturale possibile, ma non sa se ci è riuscita particolarmente, ma è anche vero che non vuole parlare con nessuno dei suoi genitori, tanto meno con il suo capo.
«Brava Emma, questa è una buona pista. Comunque per quanto riguarda ciò a cui ho assistito prima, se ne vuoi parlare, sono qui. Non tenerti tutto dentro, ti fai solo del male a non esternare le tue emozioni e buttarti sul lavoro.»
«Grazie del consiglio sceriffo! È che... Ancora non sono pronta a parlarne, però una cosa gliela voglio dire, non so che cosa abbia pensato, ma David è mio padre e l’ho scoperto solo ieri. Ora credo di volere un po’ di tempo per me, per abituarmi a ciò.» mette le cose in chiaro, non vuole che si faccia strane idee in merito a quella sfuriata.
«Mi sembra giusto! Sei una ragazza in gamba, sono sicuro che risolverai il tutto nel migliore dei modi. Ora torniamo a lavoro e parlami bene di questo conto.» le dice ancora, ha capito che persona è, tende a chiudersi in se stessa e ad alzare muri per non far entrare le persone nella sua vita per non soffrire e adesso che ha scoperto chi sono i suoi genitori, si è sentita probabilmente nuovamente ferita da questa rivelazione e si è chiusa a riccio. Spera solo che possa presto trovare nuovamente se stessa e la strada per amare i suoi genitori, in qualche modo. È una ragazza troppo intelligente per perdersi. Ed potrà diventare un ottimo sceriffo. Ha intuito, coraggio, determinazione. Vede in lei un forte potenziale, deve solo trasformarsi in cigno per accorgersene e lui vuole aiutarla a crescere professionalmente.
Il conto alle isole Hawaii, è stata Belle stessa a firmarne l’atto e sinceramente Emma se ne stupisce alquanto, perché la French è risultata sempre una donna troppo intelligente per farsi incastrare così da Gold, ma è anche vero che, spesso, l’amore fa diventare ciechi più del dovuto e molto probabilmente anche lei si è fatta accecare dall’amore e ha firmato carte che non doveva. Emma, ma anche August Booth e lo stesso Graham, che è stato avvisato rientrato dalla pausa pranzo, non credono alla colpevolezza della donna, credono tutti e tre che sia una pedina nelle mani di Gold. Sembra essere innamorato di lei, almeno da quello che dice la French riguardo la loro storia, ma ciò che è certo, è innamorato molto di più del suo potere.
A fine turno, Emma va a prendere Henry a scuola. Ciò che non sa, che quel giorno c’è anche Regina, che ha accompagnato Robin a prendere suo figlio e con la scusa sperava di incontrare Emma e salutare Henry.
Regina quella mattina non è andata a lavoro, ha preferito lavorare da casa e quindi, ha avuto tutto il tempo per organizzarsi e poter poi accompagnare il suo uomo a prendere il bambino. Non si sentita di andare e non è da lei assentarsi dal lavoro a dire il vero, ma per una volta ha pensato solo a se stessa, a quanto stesse male, chiudendosi nel suo guscio protettivo, che solo Robin è riuscito a scalfire con le sue attenzioni, le ha preparato la colazione, insieme al piccolo Roland, il quale poi le ha chiesto se andava a prenderlo a scuola con il suo papà; e le ha preparato il pranzo, lasciandola tranquilla a lavorare, per tutta la mattinata, anche se non è che abbia fatto poi molto, non ha smesso un attimo di pensare a Emma.
Emma arriva davanti scuola trafelata, ha staccato dall’ufficio troppo tardi e non è riuscita per colpa del traffico, ad arrivare prima. Ciò che nota appena è fuori dalla scuola, è che Henry è già uscito e sta tra le braccia dell’ultima persona che invece lei avrebbe voluto vedere: Regina.
«Mamma, mamma! Hai visto... C’è anche mamma Regina.» il piccolo è così felice, che la stessa Emma abbozza un sorriso. Ma non degna nemmeno di uno sguardo invece Regina, la quale tenta invece al contrario di Emma un approccio.
«Ciao Emma» le dice distogliendo lo sguardo dal piccolo, per guardare sua figlia negli occhi.
«Ciao.» risponde a sua volta, ma molto freddamente e non incrociando minimamente il suo sguardo e puntandolo invece verso Robin, il quale è accanto a loro.
«Ciao Robin, come va? Ciao campione.» dice rivolta verso l’uomo e verso il piccolo Roland, il quale le sorride e le batte il cinque che Emma gli ha mostrato.
«Bene.. Ehm.. Tu?» chiede a sua volta, ma si sente in imbarazzato, perché non sa bene come comportarsi, è chiaro che sta ignorando appositamente Regina e si sente anche in colpa nei suoi confronti.
«Alla grande.» risponde a sua volta, mostrando un sorriso enorme, più finto delle banconote false. Sta cercando di ferire Regina, è chiaro il suo intento e sicuramente ci sta riuscendo alla grande. La mora non sa come comportarsi, ma sicuramente vorrebbe parlarle, poterle dire qualcosa, ma allo stesso tempo la conosce talmente bene da sapere che non ne vuole sapere, il muro che ha eretto nei suoi confronti n’è la dimostrazione evidente.
A intervenire, ancora una volta e smorzare quell’imbarazzante momento, è il piccolo Henry che si rivolge a sua mamma Emma.
«Mamma, domani posso andare da mamma Regina? Ricordi che non c’è scuola per via della disinfestazione?» le dice sperando che lei possa dire di sì, già vederla davanti scuola le fa molto piacere, ma vuole passare anche del tempo in sua compagnia, gli piace giocare con lei e poi ora che loro sono sulla Jolly Roger, anche se solo da una notte, non vuole che passi troppo tempo senza riuscire a vederla. Ha capito che la loro discussione andrà avanti per le lunghe, ma non riesce nemmeno a capire perché se Regina è la mamma di sua mamma, lei sia così tanto arrabbiata, invece di essere felice. A volte il mondo dei grandi non riesce proprio a comprenderlo.
«Domani mattina viene a trovarti papà, ricordi? Gli ho detto di venire sulla Jolly Roger. Giocherete tu, lui e Killian.» ha chiamato proprio poco fa Neal, dicendogli del cambio di location per la sua solita visita a Henry, spiegandogli cosa fosse successo e con grande sorpresa della ragazza, il suo ex si è rivelato un buon amico, stando dalla sua parte e mostrandogli il suo appoggio, dicendogli che probabilmente avrebbe fatto lo stesso al suo posto. Aggiungendo che Regina e David si sono proprio comportati come due stronzi, che prima l’hanno abbandonata e poi hanno fatto gli amici per accaparrarsi nuovamente la sua fiducia, per tradirla nuovamente adesso, che ha scoperto tutto, tra l’altro non sono stati nemmeno loro a dirglielo, ma ha scoperto tutto per conto suo.
«Nel pomeriggio?» insiste il bambino.
«Chiedi a Regina se può.» dice sempre rivolta al piccolo, ignorando completamente la donna che è al suo fianco e potrebbe benissimo chiederglielo lei.
«Non... Mamma, non so come devo chiamarti ora. Mamma va bene vero? Posso venire a giocare con te domani?» chiede, ma è anche un po’ confuso non sa come deve chiamare ora sua mamma, che in realtà è sua nonna.
«Va benissimo Henry, per entrambe le domande che mi hai posto.» abbracciandolo nuovamente, almeno lui può continuare a farlo, a stargli accanto. Non ha perso entrambi. Spera solo che con il tempo anche le cose con Emma possa sistemarsi.
«Allora okay, domani te lo porto nel tuo ufficio nel primo pomeriggio» risponde Emma molto freddamente, rivolta per la prima volta a lei direttamente, dopo il saluto alla donna.
Regina annuisce e dopo aver salutato ancora una volta con un abbraccio il piccolo Henry, prova a salutare nuovamente anche Emma, ma lei è già con lo sguardo puntato verso la macchina.

Una volta tornato in ufficio, dopo aver tentato di parlare con Emma, l’avvocato Nolan, si è immerso totalmente nel lavoro e per sua fortuna, ha avuto nuovi casi da seguire completamente da solo, visto l’assenza di Regina. Non gli dispiace in realtà, almeno ha tenuto la testa occupata, smettendo di pensare costantemente a Emma, alle sue parole dure nei suoi confronti. Parole che ogni qualvolta è senza fare nulla, gli tornano prepotenti alla mente.
Senza pensarci afferra il telefono del suo ufficio e chiamare Regina, ha anche da dirgli che per il nuovo caso che hanno tra le mani, c’è bisogno dell’intervento di Jones, ma preferisce che sia lei a chiamarlo, i due hanno un rapporto diverso.
«Abbiamo due nuovi casi, non so se hai avuto modo di vedere il materiale che ti ho mandato.» gli dice l’uomo non appena sente dire pronto dall’altra parte dell’apparecchio e averla salutata.
«Ci stavo giusto dando un’occhiata.» gli dice, ha il computer acceso per leggere i documenti che David le ha allegato.
«Bene. C’è da avvertire anche Jones.» dice ancora David.
«Ci penso io, non ti preoccupare.» immagina che non gli vada molto a genio Killian, non sono mai andati molto d’accordo, forse per il semplice fatto che sono due opposti. David é calmo e pacifico, Killian é un concentrato di energie e di problemi, sembra che ne attiri da quando sia piccolo; ma forse ora non lo tollera ancora di più da quando è diventato il ragazzo di Emma.
«Ascolta... Cosa facciamo con nostra figlia? Ormai possiamo dirlo che è tale no? Oggi sono andato in ufficio, mi ha gettato in faccia parole pesantissime e mi ha cacciato via.» gli dice David triste e amareggiato, non riesce ad accettare la cosa, non riesce ad accettare che Emma lo tratti così freddamente.
«Se ti può consolare a me oggi sotto scuola mi ha ignorato completamente. Domani viene in ufficio comunque, a portare Henry. Posso provare a parlare nuovamente con lei.»
«Buona idea, io invece voglio spiegare a Henry la situazione, anche se immagino che già la sappia» il suo nipotino é troppo sveglio per non aver già compreso qualcosa o comunque è sicuro che Emma gli abbia detto la verità.
«Si, oggi mi ha chiesto come dovesse chiamarmi ora. É confuso naturalmente, domani cerchiamo di stargli vicino e spiegargli la situazione, che nulla tra noi cambierà, credo che temi di perderci.» espone i fatti come stanno, da quel poco che ha visto il bambino, ha visto che è scosso, confuso, anche se naturalmente cerca di non darlo a vedere, anche se nonostante tutto riesce sempre a mostrarsi il bambino coraggioso e allegro di sempre. Non sa come faccia, a vedere se sempre il bello della vita. Forse perché è ancora un bambino e i bambini credono ancora nella magia, nelle favole, nella bellezza del lieto fine.
Chiudendo al telefonata con David, chiama immediatamente Killian, chiedendo di passare a casa sua che non è in ufficio, ma che ha un nuovo caso per lui, sempre se vuole accettarlo, vista la situazione che si è creata. Ma Killian Jones non è uno che rifiuta un lavoro ed è sicuro che nemmeno Emma vorrebbe che lui rinunciasse solo perché le due sono in cattive acque al momento e le dice che passerà quanto prima da lei.
Regina in attesa che il suo informatore/detective arrivi a casa, si studia le nuove carte inviatogli da David, anche per farsi un’idea di cosa poter dire a Killian una volta che arriva e dandogli il fascicolo con tutte le informazioni che gli occorrono per indagare.
Mezz’ora dopo, eccolo suonare alla sua porta, è sicura che sia lui perché non aspetta nessun altro. Robin è ad accompagnare Roland a tiro con l’arco, il bambino ha mostrato interesse per l’arco e il papà è stato ben felice di aiutarlo. Regina, ne ha approfittato per lavorare un po’, anche perché impegnarsi in qualcosa l’aiuta a smettere di pensare.
Apre al giovane e lui entra come se ormai conoscesse la casa a memoria, in effetti è così, ormai la frequenta spesso o forse è il caso di dire frequentava, visto che ormai la sua casa è completamente deserta senza Henry ed Emma a rivoluzionarla. Hanno ancora tante cose loro per casa, ma è la donna è sicura che la ragazza si venga presto a prendere tutto.
«Come stai?» le chiede Killian una volta che è dentro casa. Ha subito notato dall’espressione della donna che in realtà la domanda è abbastanza scontata, ma vuole starle vicino in qualche modo.
«Diciamo che ho passato momenti migliori.» risponde un po’ acidamente, anche se lui non c’entra niente, non è colpa sua se Emma se n’è andata da casa e dalla sua vita. Anzi... Lui sta cercando di starle accanto nonostante tutto, nonostante il dolore che ha causato alla vita di Emma.
«Immagino!»
Regina senza altri convenevoli, anche perché non le piace per niente essere compatita, o mostrarsi debole, anche se il ragazzo che ha davanti non è un estraneo; gli dà il fascicolo che ha preparato, spiegandogli la situazione, la realtà dei fatti è molto semplice, deve scoprire, in quanto loro sono i legali del moglie, se il marito ha un amante o meno. Killian prende il fascicolo senza aggiungere altro, capendo che la donna non vuole parlare di ciò che è accaduto nelle ultime ore. Ha saputo anche da Emma, o meglio da Henry che era lì accanto a lei, quando lui e Emma erano al telefono; che le due si sono incontrate sotto scuola e l’incontro non è andato benissimo, ma questo l’ha dedotto dalla voce della sua Emma, che ha voluto tagliare corto la conversazione per non dover rivivere quel momento.
Prima che Killian possa uscire però, la donna lo ferma nuovamente.
«Killian...»
Il ragazzo si gira nuovamente verso di lei.
«Stalle vicino. Ti prego.»
Killian annuisce e le sorride di rimando. La richiesta di Regina è una supplica, perché lui ora è l’unica persona di cui Emma si fidi. Ha bisogno di lui più di chiunque altro. Ma il ragazzo lo sa bene e non desidera altro che regalarle attimi di serenità e spensieratezza, proteggerla da tutto e tutti.
Regina si sente un po’ più rassicurata a sapere che non è sola. Non più almeno.

La sera sulla nave di Killian, Emma è intenta a preparare la cena. Vuole ringraziare in questo modo il suo ragazzo che sta dando ospitalità a lei e suo figlio. Non è chissà quale cuoca provetta, ma sa cavarsela abbastanza bene grazie a Regina che le ha insegnato a cucinare qualcosa. Quel pensiero fa subito rattristare Emma, ma cerca di non darlo a vedere continuando a preparare la sua minestra di patate, che tra l’altro è la prima volta che cucina senza la supervisione della donna. Ma Henry ne va matto e per una volta ha voluto sorprenderlo, anche se non sa se in positivo o in negativo a questo punto.
Henry non si è accorto del cambio di umore di sua mamma, intento a disegnare sul tavolo situato vicino alla cucina, in modo che Emma possa osservarlo. Killian pero sì. A lui non è sfuggito il suo cambio di umore, l’ha vista rattristarsi di colpo, assorta nei suoi pensieri.
«A che pensi, love?» le chiede, avvicinandosi un po’ da lei e lasciando Henry a disegnare da solo. L’ha osservata da quando si è messa hai fornelli. Prima perché il grembiule che lui le ha presto, appartenuto a sua madre, le sta una meraviglia. Sembra una piccola chef alle prime armi e lui la trova irresistibile, anche se deve ammettere che la troverebbe sexy anche con una busta a coprirla interamente o coperta di soli stracci, perché è lei a essere bella. Di una bellezza pura e semplice. Poi l’ha osservata per capire a cosa stesse pensando. L’ha vista concentrarsi a tagliare le patate, a preparare ogni dettaglio con attenzione, ma poi l’ha vista anche rattristarsi di colpo, davanti a qualche brutto pensiero. Non è difficile immaginare a cosa stia pensando.
«Niente. O meglio, sé questa pasta e patate sarà buona.» non gli dice che ha pensato a Regina, a quando la preparavano insieme, anche perché lei stessa vuole allontanare quel pensiero dalla sua testa. Non le manca Regina, non le manca quella traditrice, che le ha mentito per tutta la vita. Forse, forse può mancarle la sua amica, ma ora è difficile per lei scindere le due figure.
«Sarà buonissima.»
«Hai troppa fiducia in me capitano» risponde sorridendo.
«Ascolta non vorrei rattristarti... Ma, oggi ho incontrato tua madre. Ho accettato il lavoro, mi é sembrato giusto che lo sapessi» le dice, non accorgendosi subito di aver usato proprio le parole “tua madre”. L’ha fatto involontariamente.
Emma lo fulmina con lo sguardo, non perché lui abbia accettato il lavoro, cosa che si immaginava avesse fatto, ma per aver definito Regina come sua madre.
Quando il pirata se ne accorge, gli viene un sorriso, ma che subito caccia via, vedendo che Emma non sta ridendo affatto.
«Scusa, love. Ma prima o poi dovremmo affrontare l’argomento no?» avvicinandosi a lei ulteriormente e cingendole la vita.
«Prima o poi, ora non ho voglia.»
«Non puoi tenerti tutto dentro.» le dice dolce e premuroso, non riuscendo a trattenersi.
«Quando avrò voglia di parlarne sarai il primo con cui lo farò.» risponde decisa.
Killian ha capito ancora una volta che non è il momento di parlarne e che la ragazza non ha intenzione di affrontare l’argomento nemmeno questa sera e così, prima di prendersi una nuova sgridata, come l’ha presa la mattina, non insiste oltre. Avvicina le sue labbra alle sue per darle un bacio mozzafiato, uno di quelli che fanno mancare il respiro.
Emma in un primo momento di lascia trasportare da esso, ma poi si separa dal ragazzo, in modo deciso.
«Ti ricordo che c’è mio figlio poco più in là.»
«È impegnato a disegnare, non ci ha visti»
«Questo lo dici tu. Sembra che non osservi, ma in realtà nota tutto. Non mi stupisco che di punto in bianco ci faccia notare la cosa.» gli dice Emma, facendogli capire di non sottovalutare il suo piccolo monello, che lui fa solo finta di non vedere, ma in realtà nota ogni cosa, accorgendosi di ogni dettaglio.
«Ti ricordi la prima volta che siamo venuti qui io e Henry? Bene, ha assistito al nostro... piccolo momento.» gli dice per fargli capire che, il suo piccolo ometto è un ottimo osservatore, oltre che un grande curioso e ci sta poco tra l’altro a volare con la fantasia, che sicuramente non gli manca.
«Ah ti riferisci a quando mi stavi per baciare ma poi hai cambiato idea?» la stuzzica lui, divertito dalla cosa, non pensava che lei glielo dicesse e sinceramente gli ha servito la battuta su un bel piatto d’argento.
«Tu mi stavi per baciare forse» ribatté prontamente Emma non facendosi trovare impreparata.
«Uhm... Mi ricordo diversamente.» le dice ancora ridendo di gusto e Emma fingendosi arrabbiata, lo allontana via, tornando a concentrarsi sulle patate e la pasta prima che si possa scuocere tutto e rovinare la sua fatica.
Il ragazzo non si arrende e torna ad abbracciarla da dietro, mentre lei si muove tra i fornelli, dandole un bacio sul collo e sussurrando al suo orecchio: «Stasera continuiamo a discutere su chi voleva baciare chi.» facendola rabbrividire, ma entrambi sanno che non parleranno di ciò, piuttosto di chi bacerà prima chi, non appena Henry sarà a letto. Anche perché il pirata ha fatto una promessa alla ragazza, ovvero che si sarebbero divertiti parecchio.

Il giorno seguente, Emma torna da lavoro per l’ora di pranzo, giusto in tempo per vedere Neal andare via, salutarlo e salire a bordo della Jolly Roger. Killian sapendo bene, quanto Emma torna affamata dopo il lavoro, ha già pensato a qualcosa lui, niente di troppo complicato, anche perché lui sa cucinare ancora meno di Emma, ma si è arrangiato con pasta, carne arrostita e verdure.
Mangiano tutti e tre insieme e il piccolo Henry racconta nel dettaglio alla sua mamma tutto ciò che ha fatto quella mattina. Lui, Neal e Killian hanno giocato ai pirati, a nascondino, ad acchiapparsi, con Neal che stava per finire in acqua. Emma, nel vederlo così felice, non può non sorridere a sua volta, anche perché riesce perfettamente a immaginarsi Neal che quasi finiva in acqua, il che però sarebbe risultato ancora più divertente se ciò fosse accaduto e Henry le conferma la cosa, quando lei esterna ad alta voce i suoi pensieri.
Per un momento, un solo momento durante il pranzo la ragazza si dimentica che dovrà incontrare nuovamente Regina, da lì a poco.
Ma il suo buon umore non dura a lungo, perché il momento di accompagnare Henry é giunto. Saluta Killian con un bacio, anche lui esce per lavorare per il nuovo caso affidandogli da Regina; per dirigersi verso il suo maggiolino direzione studio Mills.
Una volta che sono arrivati, Henry é felicissimo, tanto che fa le scale due a due, come se fosse impaziente di arrivare il prima possibile al piano di Regina, al contrario di Emma che invece sembra rallentare a ogni passo un po’ di più. Il suo intento é quello di lasciare Henry, salutarlo e andarsene senza troppi coinvolgimenti. Può farcela.
É Henry a suonare il campanello dello studio e ad aprire é la segretaria. Emma é quasi intenzionata a lasciare il bambino a lei e scappare a gambe levate e sta quasi per farlo, quando, esce in quel momento dal suo ufficio Regina, che ha sentito suonare e vedendo l’ora ha dedotto che fossero arrivati Henry ed Emma.
L’avvocato Mills non può negare però di sentirsi nervosa, non sa ancora se tenterà un approccio con sua figlia, per tutta la pausa pranzo ha meditato a lungo in proposito, non giungendo a nessuna conclusione e a dirla tutta, non sa nemmeno esattamente che cosa dirle, non vuole nascondersi dietro scuse banali, dietro i soliti “mi dispiace” o “lasciami spiegare” anche perché sa di aver sbagliato. Vuole solo parlare con lei, farsi perdonare, cercare di rimediare ai suoi errori, se mai ciò fosse possibile. Non sa nemmeno lei che cosa vuole esattamente, forse abbracciarla, abbracciarla per la prima volta senza fingere, abbracciarla e dirle che rivorrebbe tutto come prima, con loro in casa, che rivorrebbe le loro confidenze, i loro momenti quotidiani che ogni giorno la facevano sentire viva.
Henry le corre incontro abbracciandola, per poi dirigersi con il suo zainetto pieno di giochi verso l’ufficio della donna, subito dopo aver salutato la sua mamma.
«Emma... Aspetta...» prima che la ragazza possa voltarsi e andarsene, Regina la blocca, riuscendo a pronunciare quelle poche parole, anche se ora non sa bene come continuare il discorso.
«Che c’é? Ho fretta.» sentenzia lei molto acidamente, incrociando le braccia al petto, in attesa che la donna dica ciò che deve dire, anche perché lei non vuole stare lì ancora per molto e spera che faccia presto, anzi spera tanto che decida di non dire proprio niente.
«Possiamo parlare un attimo?»
«No. Mi sembra che hai avuto quattro anni di tempo per parlare e non l’hai mai fatto, se permetti ora non va a me di parlare con te.»
Il tono freddo e distaccato della ragazza non la scoraggia e cerca di continuare a parlare, nonostante lei non voglia e nonostante, purtroppo, abbia maledettamente ragione.
«Ti prego Emma...»
«Cos’è vuoi sapere che cosa penso di questa storia? Te lo dico subito che cosa penso, mi hai deluso due volte. La prima quando mi hai abbandonato appena nata, facendomi crescere come un’orfana. La seconda quando hai deciso di fingere di essere la mia migliore amica per nascondermi la verità, ovvero che fossi la donna che mi ha rovinato la vita. Ora se permetti non so quale delle due mi fa più schifo, sicuramente non riesco a scindere le due figure e sicuramente sono incazzata con entrambe. Ti è chiaro il concetto, posso andare?» le ha gettato tutto l’odio, il disprezzo che prova nei confronti di Regina, non voleva tirare fuori tutto ciò che sente, che prova, non voleva tirare fuori le sue emozioni, ma non ci è riuscita, quello sguardo affranto di Regina, il suo insistere nel parlare, l’hanno mandata su tutte le furie e ora si sente nuovamente così sola, triste. Esce senza aspettare la risposta della donna, la donna che è sua madre, non vuole ascoltarla e non vuole incrociare il suo sguardo, non lo reggerebbe. Esce sbattendo la porta e correndo verso il maggiolino, mentre le lacrime le rigano il viso, nuovamente. Non vuole più piangere, non vuole più sentirsi così... Il suo pensiero é quello di tornare alla Jolly Roger e fare qualcosa per dimenticare lo stato in cui si trova.
Regina rimane ferma immobile davanti alla porta che si chiude con un boato che fa vibrare le pareti dello studio, ha le lacrime agli occhi, le parole di Emma sono state così dure, fredde, pesanti, che le spezzano il cuore. Avrebbe preferito non dirle niente, non sapere che cosa pensa di lei. É stata una stupida e ora si merita il suo odio. Si rende conto solo adesso di che persona orribile sia stata ad abbandonare una bambina, la sua bambina appena nata, davanti a un ospedale, ad averla ingannata per anni, senza dirle la verità su chi fosse.
Cerca di riprendersi il più possibile per andare da Henry, soprattutto non farsi vedere da lui triste e con le lacrime agli occhi.
«Che vuole lei? La tengo qui per fare il suo lavoro, non per impicciarsi» esclama arrabbiata verso la segreteria, la quale ha assistito suo malgrado a tutta la discussione, scoprendo anche essa la verità.
Asciugandosi gli occhi, si dirige poi verso Henry, mostrando il suo miglior sorriso.
Prima di iniziare a giocare con il bambino, David vuole parlare con suo nipote e con la scusa di aiutarlo a tirare fuori i giochi, si siede sul grande tappeto colorato, nella saletta giochi, con lui. Non sa in realtà da dove cominciare a parlare, il suo ometto é pur sempre un bambino di quattro anni, se pur dotato di un’intelligenza oltre misura.
Il bambino ha assistito alla discussione delle due sue mamme, più che altro ha sentito sua mamma Emma alzare la voce e ha dedotto che stessero di nuovo discutendo, chiedendosi quando tutta la storia sarebbe finita, lui vuole tornare a casa con Regina, é quella la sua casa. Non si trova male sulla Jolly Roger, Killian li ha dato una camera bellissima e grande, ma lui ama la sua di camera, quella nella villetta Mills. Li manca poi svegliarsi con la sua mamma Regina che gli prepara la colazione e lo porta a scuola o quando fanno colazione tutti e tre insieme, che giocano, ridono e si divertono, proprio come hanno fatto i quei quattro anni. Ma tace, non dice nulla e fa finta come se nulla fosse accaduto, sperando che tutto torni a posto, lui lo desidera tanto e si appella alla magia per far tornare le cose come lo erano prima.
«Henry, sicuramente la tua mamma ti ha spiegato che io e Regina siamo i tuoi nonni... Ecco, vedi, volevo dirti che non volevo mentirti in questi anni, ma non sapevo come dire la verità, né a te né a Emma.» gli dice, cercando di risultare più chiaro e sincero possibile, non vuole che il bambino si allontani da lui, hanno un bellissimo rapporto.
«La mamma me l’ha detto e io non so bene come mi sento... So solo che voglio bene a tutti voi e voglio che smettete di litigare.» dice il bambino alzando gli occhi sul nonno.
«Sono sicuro che presto si sistemerà tutto Henry, noi grandi a volte siamo complicati e ci dimentichiamo di ciò che è davvero importante, come volersi bene. Ma non per questo non ce ne vogliamo più e mai smetteremo di volerne a te.» accarezzandogli il braccio e sorridendogli paterno, Henry é fin troppo intelligente ed é normale che avverta la tensione.
«Posso chiamarti nonno?» chiede poi il bambino, scacciando la tristezza dai suoi occhi per tornare a guardare l’uomo con i suoi occhioni vispi e allegri.
David annuisce felice e lo abbraccia, Henry se pur inizia a non amare troppo gli abbracci, si lascia abbracciare, stringendosi a sua volta verso di lui.

Emma é appena rientrata nella Jolly Roger, con l’intenzione di dimenticare, di allontanare il senso di rabbia, di frustrazione, il dolore che sente. Il suo pirata é ancora fuori per lavoro e lei sentendosi sola più che mai, vedendo una bottiglia di rum lasciata da Killian, su uno dei davanzali della cucina, l’afferra e se la porta alla bocca senza pensarci. Il sapore del rum subito le arriva alla gola e la fa sentire meglio, si sente improvvisamente bene e ne getta un altro sorso infondo alla gola, per sentire ancora meglio il sapore del liquido ambrato. Non ricordava che il fosse così buono o forse lei è talmente scossa che berrebbe qualsiasi cosa avesse sotto il naso, anche un cocktail scadente. Adesso vorrebbe essere nel suo locale per bere tutti i cocktail del menù.
La prima bottiglia finisce ben presto e lei inizia già a sentirsi brilla e decisamente poco stabile nel camminare, ma non le importa, perché l’alcol entrato in circolazione nel suo organismo, la sta facendo anche smettere di essere triste e arrabbiata. É euforica adesso. Cerca un’altra bottiglia di rum, sapendo che il suo pirata ne ha diverse a bordo e solo quando la trova, esulta felice come una bambina che ha appena ricevuto la sua sorpresa di natale preferita. Stappa la bottiglia e trangugia il contenuto, quasi fino a metà bottiglia.
Ormai é totalmente fuori controllo, tanto che ha alzato la musica a tutto volume dello stereo che ha trovato sulla nave e sta ballando senza vergogna, anche perché è completamente sola, sulla sedia della cucina, mentre simula anche di cantare. La bottiglia che ha in mano è il microfono e lei si sente davvero in uno show canoro.
Quando Killian rientra sulla nave, la trova proprio così, con la bottiglia di rum in mano, a ballare e cantare sulla sedia della sua cucina. Sul tavolo, ci sono altre due bottiglie, quella che la sua ubriaca ragazza ha in mano é la terza, si è scolata ben tre bottiglie di rum o quasi, perché quella che tiene stretta stile microfono, é vuota solo a metà. Con decisione le si avvicina per toglierla e solo a quel punto Emma si accorge di lui.
«Amoreeeee, sei tornato.» gli getta le braccia al collo, scendendo dalla sedia completamente appoggiata a lui e avvicinandosi per baciarlo. Si è decisamente ubriaca, non aveva mai accolto il suo ragazzo con tutto questo entusiasmo e soprattutto chiamandolo amore.
«Questa la prendo io.» togliendole la bottiglia dalle mani.
«Noooo, dammi la mia bottiglia, sei cattivo. É mia.» gli dice mettendo il broncio come una bambina piccola, fingendosi arrabbiata e cercando di riprendergliela.
Killian la posa lontano in modo che lei non possa arrivarci, è talmente ubriaca che è sicuro che non riuscirà più a salire sulla sedia per prenderla, sarà salita sopra quando era ancora abbastanza lucida per farlo. Intanto, la musica che esce dallo stereo continua a risuonare nella stanza ed Emma, non ha nessuna intenzione di smettere di divertirsi, anche se non ha più la sua fedele amica bottiglia per microfono. Prende le mani del suo ragazzo e inizia a ballare sensuale vicino a lui. Lo guarda maliziosa e con decisione porta le sue mani sui suoi pettorali.
«Emma, perché ti sei ridotta così, cos’é successo? Perché non mi hai chiamato?» la rimprovera quasi preoccupato.
«Uhm... Ma davvero vuoi parlare? Io ho ben altre intenzioni. Dai su pirata, divertiamoci un po’.» Spingendolo sul divano e facendolo cadere su di esso con talmente tante forza che nemmeno lei si aspettava. Forse é l’alcol a renderla più forte e disinibita, anzi senza dubbio.
Prima che il suo ragazzo possa alzarsi, lei lo raggiunge posizionandosi sopra di lui e strusciando la sua coscia vicino al suo basso ventre e guardandolo maliziosa, mentre con le mani gli sbottona la camicia, con talmente tanta delicatezza da mandarlo letteralmente fuori di testa.
Killian porta a sua volta le sue mani sotto la maglietta di Emma e le accarezza la schiena con gesti delicati. Sta cedendo, lei è così sensuale, così provocatrice, così dannatamente bella anche da ubriaca che lui non riesce a resisterle. Ma quando Emma si avvicina per baciarlo e sente l’alcol che ha ingerito, invadere anche la sua bocca, che un briciolo di lucidità lo fa allontanare dalla ragazza. Non è in lei, non è così che vuole fare l’amore.
«Sei un guastafeste, prima mi togli la mia bottiglia, poi non vuoi fare l’amore con me... Dov’è finito il mio pirata eh? Me ne devo trovare un altro?» lo provoca ancora, cercando un contatto con lui e ridendo di gusto. Ennesima conferma di quanto sia ubriaca, ancora non aveva mai detto “fare l’amore”, questo è decisamente il segnale che ha bevuto tanto, troppo.
La cosa certa é che appena passa la sbornia non si ricorderà più nulla. Ed é per questo che Killian non vuole approfittare della situazione.
«Swan, non ci pensare nemmeno a trovarti un altro.» le dice ferito nell’orgoglio.
Emma scoppia a ridere di gusto nel vederlo così ferito dalla sua provocazione e si avventa nuovamente sulle sue labbra. Killian ricambia il bacio, ma poi si allontana da lei nuovamente.
«Ma non voglio nemmeno fare l’amore con te in queste condizioni, sei ubriaca e sei sconvolta. Mi sembrerebbe di approfittare della situazione per portarti a letto.»
«Ma io voglio essere portata a letto o comunque portata sul divano, dove ti pare a te.»
«Emma! Quello che voglio dire é che... non voglio fare l’amore con te ubriaca, te ne pentiresti e anch’io, ma al tuo contrario io sono lucido e non avrei giustificazioni.»
La ragazza sbuffa e si allontana da lui. É ancora appiccicata al suo corpo.
«Almeno un bacino me lo dai?» chiede poi lei con la voce da bambina.
«Solo se poi tu parli con me, perché solo così posso tirarti via le parole.» ribatte lui.
«Uhm... Il mio pirata non solo avrebbe fatto l’amore con me, ma non mi avrebbe estorto le parole per un bacio, me lo avrebbe dato e basta.»
«E la mia Emma non si sarebbe mai ubriacata se non ci fosse un valido motivo per farlo e
 credimi che non sarebbe nemmeno così spregiudicata se non fosse ubriaca fradicia.»
«Sei noioso. Io ho solo voglia di divertirmi» insiste la ragazza.
«Ne riparliamo tra qualche ora, quando avrai vomitato tutto e ti farà male la testa, se vorrai ancora divertirti.» le risponde ancora lui, nel vederla così gli viene da ridere, glielo farà notare sicuramente il modo in cui si è comportata da ubriaca, anche che ha provato più volte a sedurlo, ma é anche preoccupato per lei. Se ha bevuto così tanto deve stare davvero male e si è tenuta per troppo tempo dentro ciò che sente davvero, ha bisogno di parlarne con qualcuno. Lui ormai la conosce abbastanza bene da saperlo.
«Si papà.» ironizza, poi quando realizza ciò che ha detto, lo guarda e scoppia a ridere di gusto, per poi aggiungere: «Oh pensa ieri mio padre, quello vero intendo, voleva parlare con me, voleva dirmi come lui e mia madre mi avessero concepita, come se non lo sapessi come si fa sesso... tze, ho un figlio e io e te siamo molto bravi in quel senso...Quindi che cosa voleva eh? So come sono stata concepita e sinceramente il resto non mi interessa minimamente. Poi pensa di fare il padre adesso? Ma ti ricordi quando ci ha beccati sul divano? Tra un po’ non moriva, ora capisco perché si stava per sentire male... Se lo sapevo giuro che ti avrei baciato davanti a lui...» parla senza sosta decisamente delirando, ma finalmente sta tirando fuori quello che pensa, quello che si tiene dentro da quando ha scoperto la verità su i suoi genitori, che l’hanno portata a ubriacarsi in questo modo. Killian la guarda senza replicare, aspettando che lei continui a parlare. Forse non si ricorderà nemmeno di ciò che gli sta dicendo in realtà, quindi dovrebbe fermarla, ma non fa in tempo a farlo che lei continua ancora una volta, senza sosta, non è mai stata così loquace nella sua vita.
«Mia madre poi... Vogliamo parlare di lei? Oggi pure lei voleva parlare, ma l’ho rimessa in riga, le ho detto che mi ha deluso, il che è vero. Mia madre é la mia migliore amica, la mia migliore amica é mia madre e io nemmeno lo sapevo... Ma la vuoi sapere una cosa ancora più divertente di questa? La mia migliore amica é la nonna di mio figlio. Questa si che è un vero spasso.» scoppiando a ridere ancora più forte, piegandosi sulla pancia dalle risate. Presto però il ridere si trasforma in singhiozzi. Il divertimento che poco prima ha accompagnato Emma, ora l’hanno fatta scendere totalmente in un baratro di depressione, tanto che non riesce a smettere di piangere. Killian la prende per le braccia e l’attira a sé per rassicurarla, per farle sentire che le sta vicino, che non è sola. Ha aspettato proprio che arrivasse questo momento, perché immaginava che sarebbe arrivato il momento dello sconforto. Tutti da ubriachi hanno un momento di euforica, ma poi arriva anche il momento della tristezza.
Piange tutte le sue lacrime appoggiata alla spalla del suo uomo, adesso a poco a poco non solo il momento di divertimento é scemato, ma lei inizia anche a sentire un forte mal di testa e la nausea.
«Devo vomitare.» decreta alzando la testa per guardare negli occhi il suo uomo.
Lui la trascina verso il bagno per aiutarla a tenersi i capelli ed Emma rigetta tutto il rum che ha ingurgitato. Dopo aver rigettato tutto l’alcol in corpo, si addormenta sul divano, accanto al suo pirata che le accarezza i capelli.
Si sveglia qualche ora dopo con un gran mal di testa, o meglio con un frullatore al posto della testa e un gran senso di nausea. Guarda l’ora sull’orologio situato in cucina e si alza di scatto, deve andare a prendere Henry, ma appena si alza la stanza inizia a girare frettolosamente ed é costretta a sedersi nuovamente.
«Vado io a prendere Henry non ti preoccupare.» Killian aveva già pensato di andare lui, anche perché Emma in quelle condizioni non può di certo mettersi alla guida e non è nemmeno il caso che suo figlio la veda così, come non è il caso che per oggi riveda i suoi genitori, che l’hanno spinta a ridursi in quello stato pietoso.
«Grazie, mi sembra di avere la testa in un frullatore... Ma che cosa ho combinato?» si ricorda di aver preso la prima bottiglia di rum e averla bevuta tutta in un fiato quasi, ma poi sinceramente non ricorda più niente, il vuoto totale. Ha solo qualche piccolo frammento di quando è tornato Killian sulla nave, ma davvero non riesce a ricordare cosa abbia detto o fatto.
«Oh, ci sarebbe da scrivere un libro su cosa hai combinato. Ti dico solo che ti ho trovato sulla sedia con una bottiglia di rum mezza vuota e altre due sul tavolo vuote, mentre cantavi e ballavi. Per non parlare di quando hai iniziato a sedurmi e mi hai detto esplicitamente più volte di voler fare l’amore con me... Mi sei letteralmente saltata addosso e quando ti ho fermato, ti sei offesa.» le inizia ad elencare le cose che ha fatto ed Emma arrossisce visibilmente a quella confessione del suo ragazzo.
«Non è vero, te lo stai inventando.» é davvero bordeaux dall’imbarazzo che sta provando in quel preciso istante.
«Oh no Swan, pensa che hai pure elogiato le mie prestazioni a letto. Ti avrei dovuto registrare.» le dice continuando a ridere di gusto, soprattutto nel vederla ora così timida e imbarazzata.
«Okay, okay, ehm... Forse é meglio che vai a prendere Henry, tra mezz’ora Regina chiude l’ufficio e io non ho intenzione di ricevere una sua telefonata.» del litigio con lei se ne ricorda benissimo purtroppo, ed é quasi tentata di andare a prendersi una nuova bottiglia di rum per tornare a divertirsi, come pare abbia fatto da ubriaca, ma non ha nemmeno la forza di alzarsi dal divano, figuriamoci a bere di nuovo... La nausea poi non la lascia stare e se beve altro, sicuramente vomiterebbe nuovamente. Mentre lui é via, magari lei riesce a preparare qualcosa per cena.

Killian arriva nell’ufficio di Regina, avrebbe potuto prendere la macchina di Emma, visto che ormai mette la protesi alla mano in modo fisso e con essa, può anche guidare, visto che lo sa fare e anche piuttosto bene, ma non ha mai guidato un maggiolino e sinceramente non sa se è in grado di guidare una macchina così piccola. Non è per vantarsi ma la sua prima macchina é stata una BMW, che poi in realtà la macchina era di suo fratello Liam, ma lui appena presa la patente a 16 anni, ha subito guidato. Una volta morto suo fratello, l’ha venduta, perché non voleva più vederla e poi con una mano solo non avrebbe più potuta guidarla e lui ha sempre odiato la protesi, fino all’arrivo di Emma. Ora può forse, pensarne di tornare a guidare seriamente, ma una macchina come si deve.
Sale in ufficio e trova il piccolo Henry già pronto per tornare a casa, anche se un po’ dispiaciuto di dover lasciare Regina.
«La mamma dove sta? Perché non è venuta lei?» chiede il bambino prontamente.
«Sta a casa a finire di lavorare, l’ha chiamata Booth per una ricerca improvvisa» mente spudoratamente il pirata, ma non può di certo dire la verità al piccolo, non capirebbe fino infondo e un’altra scusa lo avrebbe solo fatto preoccupare.
Il bambino prima di uscire sotto suggerimento di Regina, si reca in bagno, ma in realtà é una scusa per parlare da sola con Killian, non ha creduto minimamente alla scusa che si è inventato.
«Emma? E non mi rifilare la balla che hai detto a Henry, puoi ingannare lui, non me.» gli dice, prima che possa essere lui ha parlare e ripetere come un disco ciò che ha appena detto poco fa.
«Sta poco bene.» liquida la cosa semplicemente così, ma sa benissimo che dovrà confessare, conosce Regina, già da parecchio tempo e fa del suo lavoro la verità e quindi sa benissimo che non gli sta dicendo tutto. Sembra quasi che la sua Emma il suo super poter lo abbia ereditato da sua madre, anche se Emma é decisamente più brava o lui è un pessimo bugiardo, visto che entrambe le donne lo beccano sempre quando sta dicendo una balla.
«Jones, sputa il rospo. É chiaro che non vuole vedermi, ma so anche che sarebbe venuta lo stesso se non avesse avuto seri impedimenti, a prendere Henry... Cos’è successo?»
«Emma si sta riprendendo da una sbornia colossale. Ha bevuto due bottiglie e mezzo di rum e adesso ha mal di testa e nausea, non riusciva a tenersi ancora in piedi.»
Regina di tutto si aspettava tranne che questo, ci può stare che è sconvolta, che è arrabbiata e che ora odia lei e David, ma non può gettare i suoi dispiaceri nell’alcol e lei vorrebbe chiamarla e dirgliene quattro per il suo comportamento infantile. Non è da lei comportarsi così, o meglio era molto nello stile della piccola Emma, quello di mettersi nei guai per attirare l’attenzione su di sé. Sta forse cercando di attirare l’attenzione su di sé? La sua attenzione? Forse sapendo che Killian glielo avrebbe detto, ha escogitato tutto ciò. Non sa se davvero può essere così, sa solo che non vuole vederla ridursi in questo modo, non è così che si risolvono i problemi.
«E tu dove eri in tutto questo?» se la prende con il ragazzo, anche se sa che non è colpa sua, lo avrebbe fatto lo stesso o avrebbe trovato altro per cercare di dimenticare. Scappare dai problemi é sempre stato tipico di Emma e l’alcol é solo un modo per scappare davanti ad essi per l’ennesima volta e non affrontarli.
«A lavorare per il tuo caso, anzi se per te va bene domani passo a parlartene.»
Regina annuisce e gli chiede anche scusa per essersi arrabbiata con lui, la verità é che è arrabbiata con sé stessa per avere le mani legate.
«Ho capito bene, Emma ubriaca? E tu pirata, hai tenuto le mani apposto senza approfittare della situazione vero?» interviene David nella conversazione, minacciando con il dito verso il giovane. Ma decisamente sconvolto per ciò che ha fatto Emma, non se lo aspettava minimamente.
«Certo, sono un gentiluomo io, per chi mi hai preso.» risponde piccato dalla piega che sta prendendo la conversazione. Per fortuna proprio in quel momento torna Henry e Killian prendendo lo zainetto che ha sulle spalle, saluta e esce dall’ufficio, confermando a Regina che torna l’indomani per le informazioni raccolte.
Non riesce proprio a capire il motivo per cui David ce l’ha tanto con lui, dovrebbe aver capito che tiene molto a Emma e che non le farebbe mai del male. Lui almeno non gliene farebbe, perché a quanto pare David é stato il primo a fargliene, insieme a Regina.
Mentre sono per strada, Killian propone ad Henry di prendere la pizza con il gelato. Sa che il bambino ne va chiotto, come Emma e lo fa per tirarla un po’ su di morale e non farle fare assolutamente nulla, si merita un po’ di riposo e si merita di essere coccolata e viziata, visto il suo pessimo stato d’animo. Il bambino subito entusiasta accetta, proponendo diversi tipi di pizza, in modo che ne possono mangiare più gusti, senza dover sceglierne solo uno. Così entrano in pizzeria e ordinano 3 tipi di pizza diversi: con pomodoro e mozzarella, con patate fritte e würstel e per finire funghi e salsiccia. Per concludere il tutto, cioccolata calda e gelato con diversi gusti, in questo modo Emma potrà scegliere che cosa vuole, anche se entrambi sanno che vorrà la cioccolata calda con la cannella.
Tornano a casa che chiacchierano animatamente su una gita estiva con la Jolly Roger, é da parecchio tempo che non naviga, sicuramente é da fare qualche revisione, ma é ora che torni in mare, a salpare i mari. Henry non vede l’ora di passare un’intera estate a bordo della nave, proprio come un vero pirata, ora bisogna convincere anche Emma.
La ragazza non appena li vede entrare, si alza per andare ad abbracciare il suo piccolo ometto, per farsi raccontare del suo pomeriggio. Il suo Henry gli racconta ogni cosa, anche di aver parlato con nonno David della situazione e che ha deciso di chiamarlo così e che gli piace l’idea di avere un nonno con cui giocare. Emma sorride felice nel vederlo così entusiasta, è contenta che almeno lui abbia preso la situazione con allegria ed entusiasmo. Si rende conto che a volte vorrebbe tornare bambina, anche se lei effettivamente non lo è mai stata e fin da piccola ha dovuto affrontare sofferenze e difficoltà. Forse per il suo piccolo è diverso perché invece, al suo contrario, è sempre cresciuto con l’amore di sua mamma e di tante altre persone che mai gli hanno fatto mancare qualcosa. A volte la famiglia non è quella che ti mette al mondo, ma può essere anche quella che trovi nel corso della vita... Lei quella famiglia l’aveva trovata, il destino maledetto ha voluto però, che fossero anche coloro che l’hanno messa al mondo.
Ma, non vuole più pensarci. Vuole adesso dedicarsi solo ai suoi uomini, i quali hanno anche preso pizza e dolce per renderla felice e lo è ancora di più dal momento che non ha combinato niente in cucina. Una volta che Killian è uscito ha lavorato un po’ per cercare di non pensare, cercando di rintracciare il conto di Gold, ha diversi sistemi informatici ed è molto brava a intrufolarsi nei siti anche protetti, grazie ad alcuni software che ha istallato e che conosce, ma non è riuscita a cavare un ragno dal buco. Gold non si vuole far trovare ed è davvero molto bravo in questo.
Ora però è davvero affamata e mentre Killian, aiutato da Henry apparecchiano, lei spegne il computer e si va a fare una doccia veloce, sente ancora la sbornia addosso tra le altre cose. Arriva in cucina proprio nel momento giusto, la pizza è stata riscaldata e sistemata sul tavolo.
Tutti e tre insieme ne affermano un primo pezzo, super affamati e ben felici di quella serata alternativa.
Solo a fine cena, quando Henry è crollato quasi sul suo piatto, dopo aver mangiato anche il gelato ed Emma la sua cioccolata calda con la cannella; che finalmente Emma e Killian possono stare un po’ da soli, a coccolarsi. O meglio è Emma quella che vuole le coccole e si avvicina al suo pirata, che sta comodamente sdraiato sul divano a guardare cosa ci sia in tv.
Si posiziona sopra di lui e lo bacia con passione, il giovane ricambia immediatamente il bacio, andando a cercare la lingua di lei, godendosi quel dolce momento. A prendere nuovamente l’iniziativa è ancora una volta Emma, che inizia a sbottonargli la camicia con gesti decisi, ma lenti e dolci allo stesso tempo.
«Emma...» sorpreso da questa sua intraprendenza, non che non fosse coinvolta nei loro momenti di intimità, ma non aveva mai preso l’iniziativa in quel modo. Non si sta lamentando anzi... Vuole solo essere certo che lo stia facendo perché lo vuole e non per dimenticare l’orribile giornata avuta.
«Sto bene, non sono ubriaca se è questo che pensi. Voglio solo ringraziarti per la cioccolata.» leccandosi il braccio maliziosamente e guardandolo negli occhi per poi aggiungere: «...ma se non vuoi.» allontanandosi e alzandosi da sopra di lui per sistemarsi seduta sul divano. Killian non se lo fa ripetere e stavolta è lui ad avventarsi sulle sue labbra, in effetti non ci ha fatto caso poco prima, ma il suo sapore è ancora di cioccolata e ciò lo manda ancora di più in estasi.
L’unica cosa che non vuole stare su quello scomodo divano, così la prende in braccio per portarla in camera da letto e potersi godere ancora di più quel loro magico momento.

A casa Mills però la situazione non è piacevole come sulla Jolly Roger, Regina ha rifiutato l’invito a cena del suo uomo per rimanere da sola con i suoi pensieri. La notizia che Emma si sia ubriacata per dimenticare l’ha completamente spiazzata e teme che possa fare altre cavolate. Inevitabilmente ritorna con la mente a quando ha parlato per la prima volta con lei, offrendole un posto dove stare. La ragazza all’epoca era sconvolta, arrabbiata con il mondo e scontrosa. Non si fidava di nessuno e Regina ha capito che per entrare nelle sue grazie avrebbe dovuto lavorare tanto... Purtroppo teme che stavolta non servirà nemmeno il tempo a ricucire il loro rapporto, spera solo che Emma non rovini tutto ciò che di buono ha costruito per colpa sua, un’altra volta.
“Quando è arrivata alla stazione di polizia, una chioma bionda, legata in una coda di cavallo disordinata, ha subito attirato la sua attenzione. Si è avvicinata alla giovane con passo incerto, titubante, ancora emozionato a dire il vero, rivederla dopo quattordici anni le procura non poca ansia, ma deve rimanere lucida e non perdere il controllo e così, facendo l’ennesimo respiro profondo, la chiama.
Emma si gira scocciata, è arrabbiata perché il suo piano di fuga non è riuscito e ora le hanno detto che hanno perfino chiamato un avvocato per parlare di ciò che ha fatto. Ha rubato un biglietto del treno per poter scappare... Non le sembra un reato così grave da dover ricorrere persino a un avvocato, ma quando si tratta di lei niente è semplice e ormai lo sa.
Davanti a lei una giovane donna si presenta tendendole la mano.
«Regina Mills.»

«Tu invece sai già il mio nome, è inutile che io te lo ripeta.» con tono aggressivo, sulla difensiva, quasi quell’avvocato fosse il nemico e le dovesse scappare il prima possibile. Non le stringe nemmeno la mano.
Regina la guarda e vorrebbe solo stringerla forte a sé e dirle che adesso non è più sola. Il suo tono aggressivo è solo una difesa e quel muro inalzato, è solo colpa sua.
«Allora andiamo? Tanto è chiaro che adesso mi riporti in casa famiglia... Quindi muoviamoci.»
«E se ti proponessi di venire a vivere da me?»
«Perché dovresti farlo? Cosa vuoi in cambio? Divento la tua donna delle pulizie nella tua lussuosa villa con piscina?» risponde acida, avendo già inquadrato la donna, ricca, con una super villa, tutto quello che lei non ha mai avuto, avendo vissuto sempre in una schifosa casa famiglia e soprattutto essendo abituata a non aspettarsi niente dal prossimo, se ti fanno un favore, sicuramente vogliono qualcosa in cambio.

«Ho una villetta, ma non ho la piscina, mi dispiace deluderti Emma.» le risponde a tono l’avvocato. Facendole capire che non vuole di certo aiutarla per il motivo che pensa lei.
«E allora perché mi vuoi aiutare? Ti faccio pena?» le piace come le ha risposto e deve ammettere che quell’avvocato non è niente male.
«No, posso volerti aiutare senza un motivo?» chiede sostenendo il suo sguardo, è chiaro che Emma stia facendo di tutto per farla innervosire, non si fida e sta sulla difensiva. Ha davvero costruito un muro resistente.
«Okay. Basta che poi non mi sbatti fuori casa alla prima opportunità, alla prima difficoltà, io...» cede, desidera tanto una casa, una famiglia, qualcuno che si prende cura di lei, che l’accetti per ciò che è. Ha bisogno di stabilità.

«Non ne ho nessuna intenzione, anzi... Essendo che sei ancora minorenne, diventerò il tuo tutore a tutti gli effetti e provvederò a farti continuare a studiare e darti un futuro a te e al bambino che porti in grembo.»
Emma si limita ad annuire, non dicendo che forse non vuole tenere il bambino una volta nato, evita di dirglielo subito, non vuole perdere già dal primo istante l’unica persona che le sta facendo una gentilezza e le sta offrendo la possibilità di cambiare.
Regina le sorride a sua volta e le indica la sua macchina, andrà a stare da lei quella sera stessa, ha già sistemato tutte le carte.”

Con il pensiero al loro primo incontro e le lacrime che ancora una volta le hanno rigato il viso al ricordo di quel giorno, si addormenta senza nemmeno rendersene conto.


Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccomi qui. Mi scuso per la lunghezza di questo capitolo (se vi siete addormentati sulla tastiera lo capisco) ma non poteva essere diviso e se siete arrivati fin qui a leggere ne avrete compreso il motivo. Visto già la lunghezza chilometrica non mi dilungo troppo qui.
Vi auguro un buon week end. Alla prossima. :***

   
 
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