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Autore: hey_youngblood    08/05/2019    1 recensioni
[Hogwarts!AU]
Ogni veela ha un predestinato, che si impegnerà a proteggere fino alla morte.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quarto
 
 
 
Taehee non aveva idea del motivo per cui si trovasse lì.
Il Professor Silente l’aveva gentilmente invitata nel suo ufficio attraverso un gufo, che le aveva lasciato la busta color crema sulla tavolata di Corvonero, durante colazione. Era venerdì pomeriggio quando decise di presentarsi all’appuntamento.
Era rimasta davanti alla massiccia porta in legno scuro dell’ufficio del preside per qualche minuto, indecisa e leggermente spaventata da quell’improvvisa chiamata.
Aveva ripensato a tutto ci che aveva fatto in quelle poche settimane da quando l’anno accademico era ricominciato, e non vi trovò niente che avrebbe potuto metterla in una posizione tale da essere chiamata dal preside della scuola di magia.
L’unico evento lievemente ambiguo in cui era stata coinvolta era stato l’attacco a Taehyung, e si era già preoccupata di dare le dovute spiegazioni sul proprio ruolo nella faccenda alla Professoressa McGranitt e a Madama Chips, quando entrambe, subito dopo aver stabilizzato il ragazzo, glielo avevano richiesto.
Aveva preso un respiro profondo, cercando di farsi coraggio, prima di battere le proprie nocche contro la porta. Quando aveva sentito la voce dell’anziano preside dall’interno del suo ufficio che la invogliavano ad entrare, s’era fatta forza, avanzando con la coscienza pulita. Ora si ritrovava seduta davanti alla sontuosa scrivania di quercia, osservando il professor Silente girovagare lentamente per la stanza.
“Signorina Eun, è iniziato bene l’anno?” le chiese con la sua ordinaria cadenza solenne. Taehee sentì il proprio cuore affrettare i battiti mentre annuiva frettolosamente con la testa. Le sembrava che il professore stesse cercando, in qualche maniera, di farla rilassare prima di arrivare al punto principale della questione, che ipotizzava fosse il vero motivo per cui era stata chiamata. A quella sua risposta silenziosa, il preside continuò.
“Sta avendo qualche difficoltà con le lezioni?” Taehee si affrettò a rispondere che no, non vi era nessun problema. Gli argomenti affrontati fino a quel momento dagli insegnati erano stati piuttosto interessanti e la sua attitudine allo studio l’aveva avvantaggiata per quanto riguardava la mole di lavoro a lei richiesta.
Il professor Silente annuì tra sé e sé, poi si sedette di fronte a lei, sull’alta sedia che sostava dietro la scrivania. “Ne sono sollevato.”
Taehee si mosse sulla sedia, evidentemente a disagio. Teneva i palmi delle mani sulle ginocchia, cercando di restare tranquilla. Non era mai stata chiamata nell’ufficio del preside prima di allora, e ritrovarsi così vicino alla sua figura la metteva lievemente in soggezione, anche per il fatto che lei ammirava estremamente quell’uomo.
Aveva letto in vecchi articoli di giornale, come anche in diversi volumi presi in prestito dalla biblioteca, della sua lunga e costante lotta contro Grindelwald e contro il signore Oscuro, e ne era rimasta affascinata. Da quando era entrata ad Hogwarts, aveva avuto il desiderio di diventare una persona su cui fare affidamento in caso di bisogno.
“Signorina, le potrei chiedere un favore di estrema importanza?” tagliò il silenzio “Sa, ormai sono vecchio e non ho più le forze per fare tutto ciò che la gestione della scuola mi richiede. Vorrei contare sul suo aiuto per questa piccola, seppur estremamente delicata, questione.”
“Certo preside, conti pure su di me.” Rispose sentendo un sorriso crescere sulle proprie labbra. Il suo sogno, finalmente, si stava avverando. Non poteva credere che tutti quegli anni di studio, le conoscenze acquisite, le amicizie scelte con cura, l’avessero portata al momento in cui il professor Silente in persona la considerava degna della sua fiducia e capace di compiti di una certa importanza.
 
Ω
 
Aveva freddo, era stanca ed estremamente infastidita. Si sistemò la sciarpa dei colori della sua casa sul collo, cercando di coprirsi il più possibile.
Quel pomeriggio di fine Ottobre non stava accogliendo nel miglior modo lei e gli altri poveri studenti usciti dal castello per tifare la propria squadra, nella prima partita dell’anno. Si sedette su uno dei gradini più alti della tribuna di Grifondoro, poi si guardò intorno. Era ancora presto, molti ragazzi della sua casa si stavano apprestando in quel momento a raggiungere i loro posti sugli spalti, mentre la tribuna si riempiva di sciarpe rosse e oro.
“La Professoressa McGranitt mi ha riferito dell’aiuto che il suo intervento ha procurato nelle cure di Kim Taehyung e sono perfettamente cosciente che dev’essere stata un’esperienza abbastanza traumatica per lei.”
Quando vide Jin arrivare, si voltò dall’altra parte: non aveva mai assistito ad una partita di Quidditch, perciò la sua presenza, lì, in quel momento avrebbe potuto risultare strana al compagno di casa. Ed infatti, Taehee sperava che quella partita sarebbe stata sì, la sua prima, ma anche l’ultima a cui avrebbe assistito.
Rimpiangeva il calore ed il silenzio della biblioteca, il profumo antico dei volumi e quello familiare delle pergamene. Sospirò, aprendo il libro che si era portata per passare il tempo prima della partita.
“La sua lucidità mentale in quella situazione mi ha estremamente colpito, ed è per questo che l’ho considerata adatta a compiere ciò che le sto per chiedere. Si senta libera di rifiutare, nel caso la situazione non la aggrada.”
La partita iniziò con un fischio, ed i suoi occhi percorsero l’intera area del campo in cerca dell’unica persona per cui provava una certa dose di preoccupazione. Dopotutto, le partite Grifondoro-Serpeverde non erano mai state tranquille, ma non se ne era mai interessata in quanto, prima dell’inizio dell’anno, non conosceva di persona nessuno dei membri della squadra della propria casa.
Tuttavia, da quando Jin le aveva presentato Jungkook, la sua salute aveva iniziato a stargli piuttosto a cuore. Lo vide mentre sostava in silenzio qualche metro sopra il resto dei propri compagni di squadra, cercando di vedere il boccino. Sospirò, per poi ritornare sul suo libro.
“Sono disposta a fare tutto ciò che mi chiederà, Professore, se questo mi permette di esserle di aiuto.”
La partita iniziò a prendere le solite pieghe che prendono tutte le partite contro quelle serpi infami. Uno dei cacciatori di Grifondoro venne ferito a pochi minuti dopo l’inizio della partita, e non fu il peggio.
Le urla ed i versi vari che gli altri studenti della propria casa emettevano la distraevano in continuazione, perciò decise, in preda all’esasperazione, di riporlo nella borsa e di concentrarsi sulla partita.
Spintoni, botte, bolidi lanciati contro altri giocatori. Tutto era normale, ed estremamente terrificante, ma la platea rossa ed oro si aizzò contro gli avversari solo quando il portiere venne preso in pieno da un bolide, ovviamente ad opera di un Serpeverde.
“Ho bisogno che lei tenga sotto controllo una situazione piuttosto calda, e soprattutto riguardante un individuo che, da quanto ho potuto notare in tutti questi anni, non le è mai stato particolarmente simpatico.”
Jungkook vide il boccino, e si lanciò col suo manico di scopa verso il basso, nella speranza di riuscire ad acchiapparlo. La tensione nella tribuna si fece più sensibile, mentre gli occhi di quasi tutti i presenti erano rivolti al cercatore quindicenne che miracolosamente era scampato fino a quel momento alle scaramucce delle serpi.
Il silenzio calò sulla tribuna quando il cercatore rivale si affiancò a Jungkook, iniziando una gara in velocità per il boccino, dritta dritta verso il terreno sabbioso del campo.
“Sa a chi mi riferisco, signorina Eun?”
Quando il commentatore segnò la fine della partita e la vittoria di Grifondoro, gli spalti si animarono di entusiasmo e acclamazioni.
Taehee non poté fare a meno di aggiungersi ai suoi compagni di casa, per un momento distratta dai risvolti della partita, poi lo sguardo le cadde verso la prima tribuna, in basso, dove si trovava l’unico ragazzo che non stava prendendo parte a quei festeggiamenti.
“Min Yoongi.”
 
Ω
 
Una volta finita la partita, decise ch’era arrivato il momento di tornare al castello. Non sembrava che Min Yoongi fosse di umore instabile, perciò poteva considerarsi tranquilla per almeno quella giornata.
Raccolse le sue cose ed aspettò che la massa di studenti di Grifondoro se ne fosse andata, prima di avviarsi verso gli spogliatoi: voleva fare a Jungkook le proprie congratulazioni per il risultato della partita. Mentre si dirigeva verso il tendone rosso scuro, vide Jin e i due ragazzi di Corvonero che chiacchieravano con il più piccolo; la conversazione non durò molto, e subito dopo le due sciarpe blu si avviarono verso il castello.
“Jungkook!” gridò, vedendo il citato apprestarsi ad entrare nello spogliatoio per cambiarsi. Appena si sentì chiamare, si voltò verso la sua direzione con sguardo confuso.
Appena la riconobbe la salutò con un sorriso, e Taehee gli si avvicinò stringendosi nel pesante mantello nero. “Sei stato grande sul campo. Complimenti per la partita.”
“Grazie.” Le rispose. “Non immaginavo che saresti venuta, devi proprio tenerci a me.” Taehee gli tirò un buffetto sul braccio ed il più giovane ridacchiò.  Taehee gli spiegò che era curiosa di vedere i risultati di qualcosa in cui il ragazzo era realmente interessato, in modo da comportarsi di conseguenza. “Pensi sempre e solo a una cosa, Taehee.”
Jungkook sparì dietro la tenda, dicendole che aveva qualcosa da darle, perciò la ragazza lo aspettò fuori, sballottata dal vento che tendeva ad alzarsi sul far della sera. Quando risbucò, il ragazzo le porse una scatoletta nera, di forma allungata, invogliandola ad aprirlo.
“Che cos’è?” gli chiese.
“Un piccolo regalo per tutto l’aiuto che mi stai dando.”
Taehee lo guardò contrariata, ricordandogli che non c’era alcun bisogno di ringraziarla, che era una cosa che faceva con piacere. Afferrò comunque la scatola che il ragazzo le stava porgendo, e la aprì un po’ impacciatamente a causa dei guanti che le coprivano le mani. Si rivelò a lei una magnifica piuma dei colori dell’arcobaleno, e sorrise nel vederla.
“E’ bellissima!”
“Cambia colore a seconda dell’umore, così so quando è giornata per fare battute o no.” Scherzò, Taehee richiuse la scatola e la infilò nella borsa, poi gli tirò un altro buffetto sul braccio, intimandogli di finirla.
Mentre chiacchieravano sulla partita, una folata di vento li fece fermare. Entrambi alzarono gli occhi verso il cielo, notandone le nuvole pesanti chiudersi sopra di loro. Decisero di congedarsi, perciò Jungkook andò finalmente a cambiarsi e Taehee intraprese la strada per il castello.
Sballottata a destra e a manca dal vento, stringendosi il più possibile nella sciarpa, vide Min Yoongi entrare in Guferia il solitario, mentre Namjoon continuava verso il castello seguito da un’orda di ragazzi che avevano assistito alla partita e che erano stati richiamati a causa del maltempo. Stava per seguirli quando le parole di Silente le riecheggiarono nella mente.
“Ho bisogno che lei lo tenga sotto controllo.”
Sospirò, rimpiangendo d’aver acconsentito alla missione prima di sentire cosa e, soprattutto, chi riguardasse. Si sistemò la borsa sulla spalla e a grandi falcate cercò di scansare le pozze d’acqua che si trovavano sul selciato.
Ma che le era venuto in mente? Aveva acconsentito ad un compito che le avrebbe solamente causato problemi, e per di più con tutte le cose che aveva da fare. Se non glielo avesse chiesto il professor Silente, non avrebbe mai acconsentito, ma proprio perché glielo aveva chiesto il professor Silente, sapeva che c’era qualcos’altro sotto, che non poteva riguardare solo Min Yoongi o lei, ma doveva essere qualcosa di più grande – solo quel pensiero l’aveva convinta a non rifiutarlo.
Arrivata sulla soglia della Guferia, tirò un sospiro di sollievo. Finalmente il vento era attenuato e poteva abbassarsi il cappuccio del mantello, che, tra le altre cose, non le permetteva di vedere bene.
Si spolverò spalle, poi si risistemò la borsa sulla spalla. Guardò ancora fuori per vedere il progredire del cielo, ed era inutile dire che la pioggia sarebbe iniziata a momenti, si sentivano già i tuoni in lontananza.
In silenzio salì le scale che portavano al primo piano e, prima di mostrarsi, decise di attendere qualche gradino più in basso, nascosta nell’ombra. Vide Min Yoongi in condizioni nelle quali non avrebbe mai potuto immaginare di vedere Min Yoongi: accasciato a terra, con il fiato corto e i palmi delle mani premuti contro le tempie.
Sembrava nel bel mezzo di un attacco di panico, e Taehee si ritrovò incapace di decidere se aiutare quel suo compagno, o andarsene. Dopotutto, l’ultima volta che aveva cercato d’aiutarlo ne aveva ricevuto indietro solamente la furia dello stesso e qualche livido sulla colonna vertebrale, per la forza con cui l’aveva scaraventata contro la parete in pietra.
D’altra parte, però, l’ultima volta che l’aveva aiutato l’aveva visto tornare umano da lupo, e non sapeva se sarebbe stato il caso anche quella volta. Quando lo vide perdere i sensi, decise di uscire dal suo nascondiglio.
“Non credi sia l’ora di riacquistare un po’ di controllo su te stesso?” sospirò infastidita.
 
Ω
 
Quando Yoongi si risvegliò, si trovò avvolto in una sciarpa dei colori di Grifondoro, posatagli attorno al busto alla ben e meglio. Si tirò su dalla parete in pietra a fatica, dandosi lo slancio dopo avervi poggiato un palmo. Aveva un mal di testa terribile e si sentiva estremamente stanco.
E’ successo di nuovo.
Si era nuovamente trasformato, perciò la sua prima preoccupazione fu di osservarsi attorno, in cerca di eventuali vittime. Nell’osservare il piano completamente vuoto, senza la minima goccia di sangue, tirò un sospiro di sollievo.
Si tolse la sciarpa, ne osservò la fattura e ne annusò il profumo familiare. Dopo averne controllato le estremità, la ripiegò in modo da farla diventare un rettangolo, e la infilò in borsa.
Raccattò da terra il proprio mantello, che l’aveva coperto durante il suo sonno e che era scivolato a terra quando s’era alzato. Lo spolverò e se lo rinfilò in fretta, sentendo sulla pelle il freddo pungente della sera.
Si affrettò a tornare al castello dopo aver visto l’ora: la cena sarebbe stata servita di lì a una decina di minuti, e lui voleva assolutamente tornare in dormitorio e lasciare la propria roba prima di andare in Sala Grande.
Fece il tragitto fino al castello a grandi falcate, mentre tentava di riscaldarsi le mani col proprio respiro. La bufera che s’era apprestata a formarsi qualche ora prima, a fine partita, dava l’idea d’essersi placata, nonostante quel vento gelido che si ostinava ad imprimere di sé quella fine d’ottobre.
Arrivato in Sala Grande, dopo una breve sosta in dormitorio, si avvicinò a Namjoon che, in silenzio, mangiava da solo portandosi con una mano la forchetta tra le labbra, e tenendo contemporaneamente con l’altra una pergamena, contenente, probabilmente, i compiti per il lunedì mattina.
“Non fai altro che studiare?” gli fece, mentre si apprestava a scavalcare la panca con una gamba, per poi sedersi.
“Sono particolarmente deciso nel dare buoni esami quest’anno, per poter avere più scelte di carriera il prossimo.”
Yoongi annuì, riempiendosi il piatto. Namjoon non era erede d’una ricca casata com’era lui, perciò gli esami erano qualcosa di assolutamente importante per poter poi fare una bella vita, o comunque una vita degna.
Contrariamente, Yoongi studiava con il solo intento di non deludere sua madre, o farla in qualche modo vergognare di lui. Le donne ricche ed annoiate potevano essere tremendamente crudeli, e lui non voleva aumentare il peso che già di per sé la madre portava sulle spalle, a causa di tutta la questione riguardante suo padre.
“Taehyung è sveglio, comunque.” Lo avvertì l’amico, riportandolo con i piedi per terra.
“Da quanto?”
“Poche ore.” Il biondo bevve un sorso di succo di zucca per mandar giù il boccone che rischiava di strozzarlo. “Madama Chips lo terrà sotto osservazione ancora per alcuni giorni, ha paura di alcuni effetti collaterali, inoltre le pozioni curative che gli hanno somministrato erano parecchio potenti.”
Yoongi annuì, poi in silenzio tornò a mangiare.
Da quando l’infermeria l’aveva cacciato malamente dall’infermeria, il giorno dopo dell’attacco, non aveva avuto più il coraggio di andare a trovare l’amico. Come poteva, sapendo ciò che proprio lui gli aveva fatto? Si sentiva terribilmente in colpa, ed il solo pensiero gli faceva chiudere lo stomaco.
Passò i seguenti minuti a stuzzicare con una forchetta ciò che gli restava nel piatto.
Namjoon alzò gli occhi dalla pergamena che stava revisionando per la lezione di Difesa contro le Arti Oscure del lunedì seguente, e poggiò gli occhi sul moro di fronte a lui. Lo vide turbato, a disagio sulla sedia.
L’espressione sul suo volto non rivelava alcun sentimento oltre ad una leggera distrazione, ma il colorito del suo volto lo mise in guardia. Era preoccupato per lui e non sapeva come aiutarlo, mentre d’altra parte non si aspettava minimamente che Yoongi stesso gli potesse rivolgere una richiesta d’aiuto.
Rifletté tra sé e sé per un po’ prima di tirare fuori quell’argomento, e cercò di farlo nella maniera più casuale possibile, evitando di effettuare esagerate pressioni sull’amico.
“Sei andato a trovare Taehyung?”
Vide Yoongi deglutire, fissando con occhi velati il piatto davanti a sé. Passarono alcuni secondi prima che l’amico gli rispondesse con uno scuotimento di capo, che fu tutto ciò che servì per comunicargli la propria risposta.
“Dovresti seriamente andarci.” Continuò “Dopotutto, è uno dei tuoi amici più stretti.”
“Lo so.” Formulò finalmente il moro, posando la forchetta al lato del piatto e prendendo un sorso della bevanda che stazionava nel calice davanti a sé. “Ci andrò dopo che avrò sistemato una questione; non posso fare altrimenti.”
Già, perché prima doveva assolutamente parlare con la ragazza che si ostinava a mentirgli ma che, in qualche modo, riusciva sempre a finirgli tra i piedi. Si chiedeva perché, dopo avergli fatto capire che non voleva avere niente a che fare con lui, agiva in modo completamente opposto.
Le iniziali sulla sciarpa di Grifondoro che si era ritrovato addosso erano chiare: E.T.H. Impossibile sbagliarsi. Allora perché aveva finto inconsapevolezza quando glielo aveva chiesto? Non aveva alcun senso, e avrebbe dovuto fare chiaro sulla questione prima d’avere anche solo il coraggio di ripresentarsi davanti agli occhi di Taehyung.
Namjoon annuì poco convinto, sapeva quanto Yoongi teneva a Taehyung e aveva paura si stesse tormentando fin troppo per ciò che gli era successo. Taehee gli aveva raccontato ciò che aveva visto, quando s’era preoccupato di riportarle indietro il mantello, e non poteva farne a Yoongi una colpa.
Se, come gli aveva riferito la ragazza, Yoongi non aveva la benché minima coscienza dell’accaduto, perché non era neanche in grado di controllare quella sua nuova forma, allora sarebbe stato assurdo accusarlo di qualcosa. Non l’aveva fatto di propria volontà, e, d’altro canto, lui più di tutti sapeva bene che da quando era successo tutto, l’amico non viveva con la coscienza a posto: i continui incubi, la sua difficoltà nel mangiare, il suo aspetto… tutto era piuttosto esplicativo riguardo al suo stato mentale.
“Va bene.” Si limitò a rispondere, per poi tornare a prestare concentrazione alle proprie faccende.



 
Sono tornata con un altro capitolo, nel quale vediamo la prospettiva di Taehee di ciò che è successo. Finalmente Silente fa la propria comparsa, anche per il fatto che, come preside, non avrebbe potuto essere all'oscuro di tutto ciò che era successo.
Lascio a voi ogni riflessione riguardo il capitolo, anche perché sono tremendamente stanca. Non vedo l'ora che escano i due nuovi episodi di hua jai sila (un drama tailandese che mi ha preso tantissimo), solo che prima di domani non credo riusciranno a mettere i sub.
Se anche voi siete appassionate di drama, seguitemi su twitter (l'account @so_staystrong è al momento bloccato per motivazioni ridicole, perciò sto pubblicando tutto sull'altro). Ho lasciato i link nella bio sul mio profilo autore, perciò se vi va fateci un salto.
Un bacio,
Spread the love ♥
Carlotta

Ps. Ho appena aggiunto qualche informazione a inizio Prologo sui veela, perché pensandoci potrebbero essere creature ad alcuni estranei. Ho mischiato un po' tra le informazioni che ho trovato, perciò non tutto ciò che c'è scritto nei siti consultati sarà presente nella storia.
  
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