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Autore: Chiisana19    11/05/2019    3 recensioni
| AU • Avventura • Azione | SasuSaku • accenni NaruHina |
Il destino è imprevedibile e delle volte anche ingiusto e doloroso.
Sakura lo ha subito sulla sua stessa pelle la notte del suo ventunesimo compleanno, ritrovandosi di fronte ad una realtà che non ha mai affrontato, rimasta per troppo tempo chiusa e al sicuro nella sua grande gabbia dorata.
La storia per scoprire la verità e il proprio destino avrà inizio, ma non sarà da sola: i suoi amici d'infanzia la proteggeranno fino alla fine, scoprendo insieme a loro che cosa significa davvero vivere ed essere libera.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Un Destino trasportato da un Vento Primaverile





 
Capitolo 2 ~ To meet.. to get to know each other  

 


[ Tre mesi dopo ]


Sasuke non stava più nella pelle.

Per lui quella sarebbe stata la prima volta che avrebbe visto di persona il castello del Re del Paese del Fuoco. Certo, aveva una visione chiara di come era strutturata la loro terra, Itachi glielo aveva spiegato, regalandogli persino una cartina.

Oltre alla loro superficie era presente anche il Paese del Vento, il Paese del Fulmine, il Paese della Terra e il Paese dell'Acqua, che naturalmente rappresentavano uno dei cinque elementi e ognuno di essi presentava diversi villaggi, tra cui la capitale, governata da un Re.

La loro si chiamava Konoha - che aveva già visitato con sua madre e suo fratello - dove vivevano i paesani e avvenivano i diversi scambi di commercio, mentre lui e la sua famiglia si trovavano nel cuore della Foresta della Morte, esattamente nella Valle dell’Epilogo.

Ormai aveva perso il conto di quante volte avesse chiesto a suo fratello di raccontare la storia che accompagnava quel luogo. Molti anni prima, quando ancora i suoi genitori non erano nati, il suo tris nonno, Madara Uchiha, fu il primo a voler utilizzare per un bene superiore le loro abilità oculari innate per la sicurezza del Paese del Fuoco.

Grazie al suo coraggio e tenacia Madara aveva ottenuto la fiducia del Re, che a quel tempo era Hashirama Senju, dando vita così ad una nuova forma di sicurezza molto più potente e valorosa: i ninja, chiamati nella loro terra anche Anbu.

Col tempo anche altre valorose famiglie che possedevano abilità ereditarie si unirono al gruppo ninja, che decisero di risiedere in un villaggio diverso dalla capitale, per essere esatti la Valle dell’Epilogo, dove fu costruita ai pressi di una cascata la statua di Madara e Hashimara, in segno del loro ricordo e della nascita dei ninja.

Sasuke guardò davanti a lui suo padre, che guidava a testa alta il gruppo Anbu. Sua madre lo aveva avvertito di questa improvvisa ‘gita’ solo la sera prima, spiegandogli che ci voleva circa un giorno di cammino, alcune ore al massimo – se si correva veloce come facevano loro, sia chiaro – per raggiungere il palazzo reale che si trovava vicino la capitale.

Sapeva che suo fratello era stato uno dei cinque prescelti che avrebbero dipeso al fianco di suo padre nel palazzo del Re, mentre il resto degli altri ninja si dedicava più a missioni secondarie o a proteggere il Paese dalla criminalità, naturalmente sotto la guida di Fugaku.

Come Madara anche suo padre era diventato consigliere e capo, ormai era una tradizione e Sasuke sapeva che prima o poi quel ruolo sarebbe andato a suo fratello. Itachi era un ninja valoroso e riverito. Desiderava tanto diventare come lui, per questo quando gli capitava occasione si esercitava con armi o le tecniche ninja, ma sfortunatamente lo Sharinga non era ancora apparso.

Tranquillo Otouto, lo Sharingan non è uguale per tutti. Tende a manifestarsi quando un Uchiha è soggetto a forti stress emotivi o in situazioni dove la sua vita è in pericolo” gli aveva spiegato una volta Itachi, dandogli come suo solito un colpetto sulla fronte.

Per suo fratello infatti fu così. Lui non ricordava quell’episodio perché aveva solo tre anni; sua madre li aveva portati alla capitale per fare delle compere quando ad un certo punto, mentre erano al mercato, un gruppo di ladri aveva aggredito Mikoto, che naturalmente non si aspettava simile sorpresa, per di più il suo unico pensiero fu quello di tenere al sicuro i suoi figli.

Li nascose sotto un carro e mentre non prestava attenzione uno di quei ceffi la colpì alla testa, facendola cadere a terra. Lui piangeva abbracciato ad Itachi e gli altri due – era un gruppo di tre – cercavano di acciuffarli, ma quando uno di questi ferì Sasuke al braccio Itachi non ci vide più anzi, iniziò a farlo per il meglio.

La rabbia e la paura che in quei minuti Itachi aveva accumulato per se stesso, ma soprattutto per la sorta di sua madre e Sasuke face risvegliare lo Sharingan, riuscendo ad abbattere uno due tre criminali, fino a quando non intervennero degli Anbu in loro aiuto, richiamati dalla folla impaurita.
Sicuramente suo padre quel giorno era scoppiato dalla felicità, ma era troppo piccolo per ricordarsene.

Guardò ancora una volta le ampie spalle di Fugaku e strinse i pugni, fino a farli diventare bianchi; anche lui un giorno gli avrebbe dimostrato il suo vero valore, era una promessa!

«Sasuke!»

Sentendosi chiamare, il bambino si voltò sorpreso, mentre alcuni Anbu lo superavano. Lungo il gruppo numeroso Sasuke vide una saetta correre tra i ninja fino a raggiungerlo con un ampio sorriso.

«Naruto vieni anche tu?» domandò sorpreso non appena questo si fermò davanti a lui, iniziando a riprendere fiato per la corsa.

Naruto faceva parte di un’altra forte e famosa famiglia ninja, gli Uzumaki. Quando l’anno precedente fece la sua conoscenza rimase alquanto sorpreso di scoprire che il loro Clan fu proprio il primo – dopo il loro – a unirsi alla squadra speciale, ma soprattutto del loro aspetto completamente opposto.
Lui era biondo con grandi occhioni azzurri e la pelle leggermente olivastra. Gli abiti normali che indossavano quando giravano per il Paese erano sempre accessi e caldi, come il loro carattere.

Naruto era l’unico figlio maschio di Minato Namikaze e Kushina Uzumaki, una coppia valorosa che aveva perso la vita quando il loro unico discendente aveva soltanto un anno di vita. Quella fu una delle battaglie più violente e sanguinose avvenute nel Paese del Fuoco, ma non aveva mai chiesto l’origine di tale conflitto. Sapeva solo che suo padre aveva tributato onore ai genitori di Naruto, dedicando loro un intero tempio vicino alla Valle dell’Epilogo.

Ma nonostante il suo passato turbolento Naruto non aveva mai nascosto il suo carattere allegro e vivace, proprio come in quel momento.

«Il nonno ha detto che non potevo perdermi l’inaugurazione dei nuovi Anbu» spiegò lui sorridente, iniziando a camminare l’uno di fianco all’altro «E poi questa è la prima volta che vedrò il castello, non vedo l’ora!» continuò euforico, alzando al cielo le braccia.

«Anche per me» ammise il più pacato dei due bambini.

Per tutta la durata del viaggio i due rimasero sempre insieme, anche quando si accamparono durante la notte, sotto lo sguardo vigile di Fugaku. In realtà l’uomo non voleva portare anche Sasuke, era ancora troppo piccolo, ma Itachi lo aveva praticamente costretto, dichiarando che ci teneva ad avere anche la presenza del fratello minore, così aveva acconsentito a quella sua richiesta. Quando poi Jiraya, padre del suo amico defunto Minato, aveva pregato di portare anche Naruto, non esitò ad accettare. In loro due vedeva in misura notevole se stesso e il vecchio amico d’infanzia – che gli mancava terribilmente - perciò non vi vedeva nulla di male nel fargli condividere insieme quella nuova esperienza. Sperava solo che durante la loro permanenza non combinassero guai..

Il giorno dopo al sorgere del sole il numeroso raggruppamento riprese il suo cammino, questa volta con passo più veloce, dato che la cerimonia si sarebbe svolta nel tardo pomeriggio, prima che il sole tramontasse.

Dopo tre ore di cammino, dove Sasuke non faceva altro che alzare gli occhi al cielo ogni volta che sentiva uno sbadiglio numeroso da parte di Naruto, iniziarono a scorgere tra le fronde degli alberi il palazzo.

Una volta giunti di fronte al portone fatto di legno e acciaio questo si aprì, mostrando di conseguenza tutta la sua magnificenza.

Naruto e Sasuke rimasero senza fiato; quel luogo era enorme!

L’edificio aveva la forma del classico ferro di cavolo, circondato da alte mura dipinte di bianco. L’architettura invece era quella del classico tempio shintoista, mentre al certo di esso si stagliava il meraviglioso giardino che, nonostante il freddo fosse passato da poco, era ben curato.

Cerano molti alberi sparsi qua e là mentre al centro, fino alla scalinata che portava all’entrata, c’era una piccola stradetta fatta di mattoni grigio chiari.

«Tuo fratello è proprio fortunato» sussurrò Naruto, ancora con la bocca spalancata che si guardava attorno. In quel momento si sentiva una piccola formichina.

E Sasuke non era da meno «Già»

Improvvisamente il gruppo di fermò di colpo e Sasuke e Naruto, che erano rimasti incantanti da quel panorama, rimasero in ultima fila, non capendo quello che stava succedendo.

Un attimo dopo la grande porta si aprì e da essa uscì fuori un uomo che non aveva ancora raggiunto la mezza età. Aveva un sorriso amichevole e docile ed osservava i presenti con calma e attenzione. Le mani erano intrecciate dietro la sua schiena, mentre il suo corpo era fasciato da un kimono reale di colore oro, rosso e nero.

I due bambini per vedere meglio si sposarono, osservando da dietro le gambe di un Anbu la scena. In quell’istate un uomo salì le scale e si fermò al fianco del nuovo arrivato e Naruto tirò leggermente la manica blu dell’amico, indicandoli.

«Sasuke è tuo padre» mormorò, spostando poi i suoi occhioni sull’individuo sorridente appena giunto «Quello allora è il Re» continuò, ammirato.

Quella era la prima volta che lo vedevano, sembrava una persona così buona.

Improvvisamente questo sciolse le mani, alzandole in aria «Sono felice di accogliere qui nella mia casa gli uomini e le donne che hanno deciso ormai dal giorno dell’Epilogo di mettere al primo posto la loro vita per il bene e la sicurezza per il Paese del Fuoco» iniziò a parlare ad alta voce.

L’eco delle sue parole rimbombò per tutto il giardino.

«Per me questo è un gesto di forza e coraggio, pertanto non vedo l’ora di conoscere i nuovi membri Anbu che faranno parte della sicurezza della corona» riprese il suo discorso, scrutando con attenzione tutti i presenti «L’evento si svolgerà poco prima del tramonto, intanto siete ben accolti a palazzo»

Terminate le sue parole Naruto e Sasuke si ritrovarono spaesati tra i ninja che iniziarono a camminare lungo la strada per raggiungere mete differenti.
«Sasuke»

I due bimbi si voltarono, mentre Fugaku li raggiunse con la sua solita calma. Il moretto fece due passi raggiungendolo, non prima di essersi osservato intorno.

«Dov’è Itachi?» domandò curioso.

Sapeva che suo fratello, insieme agli altri ninja scelti, si trovava a palazzo già da due giorni e sperava almeno di vederlo prima dell’importante evento.

«Si sta preparando» rispose soltanto l’uomo.

«Signor Fugaku possiamo vedere il castello?» la saetta bionda raggiunse immediatamente il padre del suo migliore amico, intrecciando le mani sotto il mento e addolcendo gli occhi.

A quella scena Fugaku trattenne a stento una risata «Per noi è accessibile solo la sala principale dove troverete un po’ da mangiare, mentre il giardino potete visitarlo tutto» spiegò, scompigliando i capelli di Naruto «Vedete di non combinare imprevisti»  raccomandò, con sguardo duro.

Entrambi annuirono e lui si voltò, ma dopo aver mosso un passo sentì qualcuno afferrare la sua divisa.

«Padre» sussurrò timido Sasuke a testa basta «Mi vieni a chiamare quando toccherà a Itachi?» domandò, incerto.

Intenerito da tale gesto Fugaku si abbassò alla sua altezza, poggiando un ginocchio per terra «Certo. Siamo qui per questo, no?» lo confortò, accarezzandogli leggermente la testa.

A Sasuke brillarono gli occhi e rimase a guardare il proprio genitore allontanarsi. Lui non era mai stato un uomo che regalava certi gesti, orano praticamente considerati rari, così come quello che gli offrì alcuni mesi prima, quando lo aveva aiutato a lanciare gli shuriken; sicuramente era felice per Itachi e quella sorta di soddisfazione non era riuscito a trattenerla neanche con lui..

Sorrise ancora, mentre seguiva a passo lento Naruto che aveva raggiunto un angolo nascosto del giardino vicino le mura, con alcuni alberi.

«Che facciamo?» domandò annoiato Naruto, portando entrambe le braccia dietro la testa.

Sasuke scrollò le spalle, iniziando a guardarsi attorno, quando qualcosa attirò la sua attenzione «Lì ci sono due altalene» propose.

A sentire quelle parole Naruto scomparì in una nuvola di fumo per come era corso veloce fino a quella semplice giostra fatta da due corde e un paletto di legno.

Iniziò a dondolarsi felice, cercando di raggiungere il punto più alto, mentre Sasuke sbuffò; certe volte si comportava proprio da poppante. Lo raggiunse lentamente, ma poco prima di sedersi anche lui vide Naruto saltare senza paura dall’altalena, atterrando poi con un tonfo, ma senza cadere.

«Guarda ho portato con me due kunai e qualche shuriken» disse felice, estraendo dalla propria divisa arancione quelle armi apparentemente piccole, ma allo stesso tempo letali.

Sasuke piegò leggermente il capo, guardandolo confuso; non si sarebbe mai aspettato da parte di Naruto tale comportamento. Solitamente il biondo preferiva il combattimento corpo a corpo a differenza sua, che eleggeva le tecniche ninja.

«Non credo si possano usare qui» disse sicuro, alzando un sopracciglio, facendo sbuffare il biondino.

«Ma noi siamo forti futuri ninja!» esclamò chiassoso, agitando le braccia «E quando saremo grandi anche noi entreremo a far parte della squadra speciale personale del Re!» disse sicuro, stringendo un pugno all’altezza del viso, guardandolo con determinazione «E io diventerò più forte di mio padre!» concluse, prendendo con una mano il suo kunai.

Sasuke rimase ad ascoltarlo in silenzio. Anche se la sua espressione esprimeva freddezza anche il suo cuore urlava quelle stesse parole, forse con ancora più ardore. Lui ormai aveva deciso: sarebbe diventato forte quanto Itachi e forse anche di più!

Naruto, che intanto era rimasto con un sorriso a trentadue denti, iniziò a girare con l’indice arma, fino a quando qualcuno non gliela strappò improvvisamente dalla sua presa.

«Ehi!»

«Mh, interessante..»

I due bambini rimasero bloccati quando una terza figura si era letteralmente materializzata davanti a loro in una nuvola di fumo.

Osservava interessato l’oggetto che aveva sottratto, portandosi pensieroso una mano sotto il mento ricoperto, così come la bocca, da una fascia nera. I suoi occhi erano scuri e quello sinistro era ferito da una cicatrice verticale, mentre i capelli grigi. Indossava la tipica divisa da Anbu, col famoso marchio – simbolo del Paese del Fuoco – sulla parte esterna del bicipite destro.

«E tu chi sei? Ridammelo!» si lamentò Naruto, saltando nella sua direzione per cercare di riprendersi il suo kunai, ma il giovane uomo, che avrà avuto più o meno superato i vent’anni, lo portò più in alto, per impedire al biondino di arrivarci.

«Tu sei Naruto Uzumaki giusto?» presuppose questo, ancora pensieroso e senza smettere di grattarsi il mento, spostando poi i suoi occhi sulla seconda figura.

Naruto tentennò «E tu come..»

«Sasuke Uchiha.. somigli molto a tua madre» continuò questo, non badando alla confusione di Naruto. Anche Sasuke rimase abbastanza sconcertato.
Chi era quel tizio? E come mai era maledettamente familiare?

«Come ci conosci?» domandò posato Sasuke, mentre il giovane dai capelli grigi cominciò ad armeggiare l’arnese con disinvoltura, mentre l’altra mano era comodamente immersa nella tasca.

«Dei forti futuri ninja dovrebbero saperlo, no?» disse questo, mentre da dietro la sua maschera si intuì la presenza di un sorriso benevolo, riconsegnando poi al suo proprietario l’arma.

Naruto l’afferrò al volo scocciato «Hai sentito Sasuke? Questo tipo si crede chi sa..» un leggero boato bloccò la sua frase e immediatamente si voltò nella sua direzione «Dov’è finito?» domandò con gli occhi fuori dalle orbite, mentre il leggero fumo si dissolse.

Anche Sasuke rimase particolarmente sorpreso, ma improvvisamente qualcosa gli fece pensare che quell’uomo non era uno qualsiasi.
“Che fosse lui? Il Ninja Copia..?” pensò meravigliato.

Gliene aveva parlato Itachi una volta, descrivendolo come un Anbu di tale livello che di fronte a lui anche il nome dei più grandi Ninja mai esistiti venivano messi in ombra e che a differenza di tutti loro non era nato in una famiglia che apparteneva alla squadra speciale, ma era cresciuto da solo come guerriero, così come le sue abilità.

A Sasuke sarebbe piaciuto tanto parlare con una persona così valorosa, ma forse era troppo presto.. infondo, aveva ancora tempo per diventare un degno Anbu.

Voltò un attimo lo sguardo verso il giardino – mentre Naruto continuava imperterrito a borbottare – quando ad un certo punto i suoi occhi vennero attirati da un colore insolito vicino ad un arbusto.

“Rosa?”

Assottigliò curioso gli occhi e osservò meglio, rendendosi conto che si trattavano di capelli e che la proprietaria, quando si accorse di essere stata scoperta, spostò la testa, così come il corpo, dietro il tronco dell’albero.

«Naruto..» lo chiamò il moro, ma senza staccare gli occhi dalla figura nascosta.

L’interessato si voltò curioso e, dopo aver seguito l’occhiata perplessa dell’amico, si rese conto anche lui della figura minuta. Senza pensarci sorrise, e si avvicinò velocemente.

«Ciao!»

Forse troppo velocemente perché la bambina – solo in quel momento se ne resero conto – corse via, superando due cespugli lungo le mura, scomparendo.

«Ehi non scappare» esclamò Naruto iniziando a rincorrerla e Sasuke dovette fare lo stesso dato che aveva paura che Naruto si cacciasse nei guai, dato che il suo era praticamente un dono naturale, ma anche perché, gli doleva ammetterlo, era rimasto alquanto attirato dal quel colore femminile.

I due superarono l’albero dove si era rifugiata e poi i due cespi. Corsero lungo una piccola stradina fatta di sassolini e dopo aver girato l’angolo del muro del palazzo si ritrovarono in un’altra distesa d’erba di media grandezza, circondata da altri alberi e abbellita da un delizioso laghetto ornato da delle rocce bianche.

Si fermarono, per vedere meglio quella nuova area scoperta.

«Wow» commentò incantato Naruto, quando con la coda dell’occhio vide qualcuno muoversi alla sua sinistra. Si voltò, seguito da Sasuke, osservando la bambina che si era ancora una volta nascosta, questa volta tenendo poggiata la schiena sul muro bianco, all’ombra.

«Ciao» riprovò Naruto, sempre sorridente, ma senza avvicinarsi; non aveva intenzione di spaventarla di nuovo «Dai non essere timida» aggiunse, quando vide che l’interessata non accennava a muoversi, ma anzi, continuava a spingersi lungo la parete, come se questa potesse assorbirla da un momento all’altro.

Il biondo si sedette sull’erba con un tonfo davanti a lei sotto la luce del sole, mentre l’amico rimase in piedi poco distante.

«Io sono Naruto, mentre lui è Sasuke. Tu come ti chiami?» provò ancora Naruto. Di natura era sempre stato un bambino amichevole, non aveva mai avuto problemi a socializzare con gli altri e poi, come si poteva dire di no a quel suo bel faccino? – citazione di suo nonno.

La bimba lo guardò titubante, grattandosi nervosamente un braccio.

 «Sakura» sussurrò.

Quella mattina si era svegliata presto come al solito e una delle sue domestiche l’aveva aiutata a fare un bagno e poi vestirsi perché quel giorno, le spiegarono, era un evento importante e sarebbe dovuta essere pronta. L’unico problema è che si stava annoiando ad aspettare così era sgattaiolata fuori in giardino per giocare da sola come al solito, fino a quando non era stata attirata dalle voci di alcune persone e quando si era avvicinata aveva visto due bambini e un giovane uomo dai capelli grigi che in un attimo era scomparso, come per magia.

Naruto e Sasuke intanto, non appena udirono il nome della bambina ammutolirono.

«S-sei.. la principessa?» balbettò Naruto, incredulo.

Alla sua reazione Sakura gonfiò le guance; ogni volta che qualcuno scopriva la sua identità cambiavano sempre comportamento, non li sopportava!

«Allora è vera la voce! Tu sei guarita!» non aspettandoselo Sakura sbatté diverse volte le palpebre, piegando di lato il capo confusa.

Tre mesi prima si era svegliata in un letto, non riconoscendo niente e nessuno. Non aveva idea di dove fosse e aveva provato una paura matta, fino a quando non era apparso un uomo dall’aria così benevola e rassicurante che la rasserenò all’istante, spiegandole che mentre stava giocando aveva battuto la testa e aveva perso i sensi e a quanto pare la memoria, ma allo stesso tempo era guarita da una strana malattia.

Tutte le persone attorno a lei gioirono per quella notizia, anche se la sua testa non ricordava niente, ma non le importava, le bastava solamente che quell’uomo – che scoprì essere il suo papà – fosse felice.

Da quando si era svegliata però aveva sempre giocato per conto suo e forse quella era la sua unica occasione per fare amicizia con qualcuno..

«Volete giocare con me?» mormorò timida, stuzzicandosi le dita delle manine.

Naruto alla sue parole annuì raggiante, ma improvvisamente i suoi occhi azzurri divennero furbi «Prima però devi uscire fuori» l’ammiccò, agitando una mano.

Sakura ingoiò un po’ di saliva poi, accumulato un po’ di coraggio mosse due passi, raggiungendo i due. Rimase un attimo ferma non appena raggiunse la linea invisibile che divideva il giardino dall’ombra, dove si trovava lei e il sole. Guardò i suoi piedi coperti dalle scarpette nere poi si decise. Chiuse un attimo gli occhi, accecata dalla luce, poi si fermò.

Naruto sorrise soddisfatto, rimettendosi in piedi, mentre Sasuke sussultò.

Non appena i raggi illuminarono quella figurina rimase per un attimo incantato. La pelle di quella bambina era così chiara che sotto il sole quasi risplendeva, però non era come la sua - che era cadaverica -, ma leggermente più rosea.

I suoi capelli corti fino le spalle erano, come aveva notato fin dall’inizio rosa, ornati da un fiocco rosso legato attorno la testa, ricordando immediatamente i fiori di ciliegio e in quel momento capì del perché il Re avesse scelto quel nome per la sua erede, mentre i suoi occhi.. erano praticamente la trascrizione perfetta del colore delle foglie a inizio primavera. Non era la prima volta che vedeva una persona con quel tipo di colore, ma i suoi.. erano veramente unici.

«Ciao» sussurrò Sakura, guardando Naruto.

Lui ghignò «Ce ne hai messo di tempo» proferì, strofinandosi il naso con il dorso della mano.

I suoi occhioni poi si posarono curiosi, ma allo stesso tempo timidi sul secondo bambino, completamente opposto all’altro e che per tutto il tempo non aveva spiccicato parola «Ciao»

Sasuke, rimasto completamente ipnotizzato – o terrorizzato? – da quella bambina ingoiò con difficoltà il groppo formatosi in gola, non sapendo che fare o dire. Sakura, nel frattempo curiosa dal suo comportamento continuò a studiarlo.

Forse anche lui era molto timido e in effetti, ora che lo osservava meglio, le sue guance si erano leggermente arrossate.

Naruto, stufo di quella situazione decise di intervenire, colpendo senza forza la spalla della bambina «Toccata» enfatizzò, seguito subito da un balzo che lo fece allontanare di alcuni metri dai due «Tocca a te, prendermi!»

Sakura gonfiò le guance, mentre Naruto le fece la linguaccia, sicuramente per incoraggiarla a giocare, cosa che infatti funzionò dato che iniziò a correre, ma Naruto continuava a scappare saltando come un coniglio.

Sicuramente era il figlio di un Ninja, pensò Sakura. Non era la prima volta che li vedeva, però non aveva ancora avuto la possibilità di adocchiare con i propri occhi le loro vere abilità a parte qualche salto e addestramento base.

«Non vale!» borbottò la rosa, respirando col fiatone, sotto la risata rumorosa del biondo.

Sasuke intanto aveva incrociato le braccia sdegnato «Naruto sei proprio infantile» lo brontolò, chiudendo gli occhi. Sapeva che il suo amico trovava quasi tutto divertente, ma rincorrersi come due pazzi era proprio da.. da bambini!

Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi e quando aprì gli occhi sentì una piccola mano toccargli il braccio, che era ancora incrociato con l’altro. Sorpreso vide Sakura allontanarsi di corsa, mentre Naruto lo indicò divertito.

«Sta a te Sasuke!»

Il moro roteò gli occhi, guardando offeso da un’altra parte «Io non gioco» bofonchiò con tono nervoso, facendo scappare un sbuffo al biondino.

Anche Sakura rimase a guardarlo sorpresa, non capendo il suo comportamento, così si avvicinò di alcuni passi, ma rimanendo comunque a debita distanza, dato che forse la sua era una tattica per farla cadere nella sua trappola.

«Non lo sai fare?» domandò innocente, accennando un sorriso timido e buono.

Sasuke la guardò in difficoltà, mentre le sue gote si tinsero come il suo fiocco «Certo che sì!» esclamò in difficoltà.

Alla sua reazione Sakura accennò un sorrisetto furbo, portandosi innocentemente le mani dietro la schiena «Allora hai paura?» lo provocò.

Naruto si morse il labbro per trattenere l’ennesima risata, mentre Sasuke sentì perfettamente la sua vena della tempia gonfiarsi come un pallone «Io non ho mai paura» rispose sicuro, indurendo il viso.

Sakura riprese a correre, stavolta divertita.

«Allora prendimi!»

Sasuke spalancò la bocca, ma quando i suoi occhi videro lo sguardo soddisfatto di Naruto non ci pensò un attimo ad iniziare a correre senza sosta nella sua direzione.

I tre iniziarono a giocare e ridere come pazzi attorno quell’area verde illuminata dal sole, fregandosene di tutto il resto. Nello stesso istante, l’ombra di una figura nascosta tra la vegetazione di un albero che stava da poco rimettendo le foglie osservava divertito la scena.

“Che visione piacevole” pensò, senza riuscire a trattenere un sorriso sotto la maschera “Meglio lasciarli un po’ soli” dichiarò, sparendo in un attimo.

Non avevano idea di quante tempo fosse passato, ma a loro non sembrava importare. Il tempo in quel momento non era di loro interesse e, sebbene stessero correndo da minuti, o forse ore, non si erano mai stancati. Ogni tanto si fermavano, soprattutto per Sakura che, a differenza loro, non era abituata fisicamente, ma dopo aver recuperato il fiato necessario riprendeva immediatamente con un grosso sorriso sulle labbra.

Per più di una volta era toccato a lei acchiappare i due ragazzi, cosa che era risultato abbastanza difficile per colpa delle loro capacità accresciute. Solo una volta Sasuke, dopo aver fatto un balzo vicino a un albero era inciampato su una radice, permettendo così a Sakura di toccarlo.

Sasuke sbuffando aveva ripreso a correre, nascondendo comunque un lieve sorriso che non sfuggì a Naruto. Per un attimo aveva pensato che forse l’aveva fatto di proposito per aiutarla, ma decise comunque di non badarci.

La rosa ridendo si nascose dietro un tronco per scappare da Naruto quando ad un certo punto qualcuno fece la sua comparsa, interrompendo così il loro passatempo.

«Sasuke. Naruto»

Un uomo vestito da Anbu scrutò i tre con sguardo duro, ma allo stesso tempo curioso. Sakura riconobbe immediatamente lo stemma del Paese del Fuoco a forma circolare con un piccolo triangolo, disegnata vicino la spalla destra della sua divisa. Solitamente quelli che avevano l’insegna sull’abito facevano parte della Squadra Speciale del Re.

«Sakura» una seconda voce prese parola e senza pensarci Sakura la raggiunse felice.

«Papà!» esclamò, saltando poi tra le braccia dell’uomo che la sollevò in aria e lei rise divertita.

«Ecco dove si era cacciato il mio fiorellino» esclamò il Re, posandola di nuovo a terra, accarezzandole la testa. Alzò le iridi scure, scrutando i due ragazzi leggermente tesi avvicinarsi a Fugaku, che era rimasto immutato.

Sorrise comprensivo «Vedo che avete fatto amicizia» ipotizzò, avvicinandosi ai due «Grazie per aver fatto compagnia a Sakura» li ringraziò, prendendo poi la bambina in braccio, iniziando ad allontanarsi.

L’Uchiha adulto, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, guardò i due bambini, seguendo poi l’amico «Forza andiamo, sta per iniziare l’evento» li incoraggiò.

I due fecero come richiesto, ricordando solo in quel momento il vero motivo per cui erano venuti lì, ma prima guardarono dispiaciuti Sakura, così come faceva lei, che li scrutava dalla spalla del padre, per poi salutarli tristemente con la manina.

«Ciao» mormorò.

I due non poterono fare a meno di ricambiare, sotto lo sguardo attento di Fugaku.





**




Era appena iniziato il crepuscolo e la luce era divenuta tendete al rosso e l’aria leggermente più gelida. Tutto il cortile del palazzo era stato occupato da diversi cittadini, mentre nelle prime file, con maniacale ordine, si stagliavano quasi tutti gli Anbu del Paese del Fuoco per poter assistere alla cerimonia. Tra questi c’erano anche Sasuke e Naruto, che osservavano curiosi la celebrazione.

Sopra la scalinata si trovavano i cinque nuovi Ninja scelti, tra cui Itachi, in ginocchio – dando le spalle a tutti – di fronte al Re, affiancato dal suo fedele consigliere e capo della Squadra Speciale.

Sakura si trovava insieme ai tanti membri che lavoravano a palazzo poco distante, sulla destra.

Nawaki si avvicinò di alcuni passi, osservando dall’alto i suoi cittadini.

«Figli miei! Il cielo, il vento e la terra sorridono benevoli su di noi. Per anni abbiamo vissuto e dormito sogni tranquilli grazie alla forza e il coraggio di uomini e donne che si sono sempre sacrificati per la nostra rara e bellissima terra»

Un forte boato partì dal fondo, seguito da fischi e applausi. Per un attimo Naruto stava per fare lo stesso quando Sasuke lo bloccò, indicandogli che il gruppo Ninja in cui si trovavano era rimasto immobile e in silenzio, per portare rispetto al sovrano che esponeva il discorso.

«Oggi è divenuto il momento di cedere questo ruolo a nuovi giovani che guideranno il Paese del Fuoco per un futuro libero e pacifico. I loro cuori sono grandi e la loro mente aperta, per questo li ho scelti insieme al mio fidato amico per poter proteggere la corona e la loro casa»

A parlare il Re indicò col braccio i ragazzi e successivamente Fugaku, che non aveva mosso un muscolo fino a quel momento. Con un cenno del capo cinque servitori si avvicinarono, portarono davanti a loro una stoffa ciascuno, tenendo il capo chino, in segno di rispetto.

Uno ad uno, Fugaku afferrò il panno scuro col simbolo della casata reale e del Paese del Fuoco, attaccandolo sulla spalla destra dell’armatura, proprio come aveva lui. Fece l’operazione a tutti quanti sotto lo sguardo sorridente del Re, fino a raggiungere Itachi, l’ultimo della fila, nonché il più giovane.
Per tutto il tempo era rimasto in ginocchio col capo abbassato e quando arrivò il suo turno si mise in piedi, guardando dritto e impassabile il volto di suo padre che allacciava con disinvoltura il simbolo di quella semplice figura.

I due, così medesimi nell’aspetto, ma diversi dentro, si guardarono intensamente per un millesimo di secondo e Fugaku cercò di sfruttare quel momento per trasmettere il più possibile la fierezza e l’emozione che stava provando per quell’evento così importante.

Itachi non tralasciò alcuna emozione nel vedere quegli occhi così pieni d’orgoglio solo rivolti per lui.

Fugaku tornò al proprio posto e i cinque Ninja si voltarono verso il popolo.

«Da questo momento siete divenuti gli Anbu personali del Re e della sua casata!» terminò il sovrano e per la seconda volta un forte fragore riecheggiò l’aria da parte degli uomini e delle donne che avevano assistito alla cerimonia.

Nonostante il trambusto Itachi rimase immobile, scrutando il sole che stava lentamente scomparendo dietro le montagne distanti; solo per un attimo i suoi occhi scuri volarono sulle prime file, notando immediatamente la piccola figura a cui era tanto affezionato, senza neanche provare a nascondere il lieve sorriso che ornò il suo viso.

Il Re intanto raggiunse l’amico, esaminando a testa alta l’orizzonte davanti a lui «Immagino che tu sia felice Fugaku» gli sfuggì, curioso di sapere il reale stato d’animo del suo consigliere.

«Lo sono»

Nawaki annuì e per un attimo esitò «Senti, stavo pensando..»

Fugaku non staccò gli occhi dalla folla, ma le sue orecchie erano concentrare ad ascoltare le sue parole divenute improvvidenze incerte.

«Dato che d’ora in poi sia te che tuo figlio starete molto tempo qui potresti portare anche il tuo secondo erede insieme al suo amico» sputò infine con un lieve sospiro, come se si fosse appena liberato da un’opprimente peso.

Fugaku, non aspettandosi una proposta simile, boccheggiò leggermente «Ma Sasuke e Naruto non sono ancora Anbu..»

«Lo so, ma non ho potuto fare a meno di vedere la felicità di Sakura prima» disse l’uomo, osservando la sua splendida bambina poco distante a sbuffare, mentre una delle domestiche cercava di sistemare il nodo del suo fiocco «A quanto pare vanno molto d’accordo e sinceramente mi farebbe piacere che lei abbia degli amici»

Il consigliere ascoltò attentamente il suo discorso, mentre dentro di sé non poté fare a meno di confermare quelle parole.

«E poi, potresti sfruttare l’occasione per addestrarli un po’, che ne dici?»

Senza pensarci Fugaku squadrò la prima fila, notando immediatamente i due piccoli bambini. Mentre Naruto sorrideva e saltellava felice per la gran festa, Sasuke era rimasto immobile e con immensa sorpresa scorse che il suo sguardo era unicamente rivolto alla figlia adottiva del Re.
In un attimo pensò a lui quando vide la prima volta Mikoto e il suo cuore perse un battito.

«Ci penserò..»
  
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