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Autore: nozomi08    16/05/2019    1 recensioni
Anno x791, regno di Fiore, città di Magnolia. Terminato il recente Dai Matou Enbu, e conclusa felicemente la vicenda di Eclypse, lo scalmanato gruppo di Fairy Tail rincasa nella nuova gilda, ritornando ai felici ritmi di sette anni fa. Tutto sembrava tornato alla normalità, se non fosse stato per l’arrivo di una figura misteriosa, proveniente da un mondo distorto chiamato Astral. Il suo passato misterioso, è pieno di sfaccettature.
Cosa c’entrerà mai con la gilda oscura di Gacrux, colei che detiene il primato degli affari sull’importo d’armi, principale alleata dell’alleanza Balam, che recentemente aveva aumentato i suoi traffici? Quale è il vero rapporto tra questo sconosciuto ed Loki, il master di Gacrux? Qual è il suo scopo, il motivo per cui è qui? E soprattutto, quale sarà il ruolo dei maghi degli Spiriti Stellari e delle 12 Chiavi d'Oro nel loro losco piano?
Starà al giovane e turbolento gruppo di Fairy Tail scoprirlo.
ATTENZIONE! CAPITOLI REVISIONATI!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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In viaggio


Il sole del tardo pomeriggio splendeva ancora trionfante su quella tela dalle sfumature azzurre che era il cielo, macchiata qui e là da schizzi di qualche nuvola bianca. Allontanatisi dalla più vicina stazione dei treni, il gruppo di maghi procedeva il suo cammino con tranquillità, ma stando alla mappa e ai calcoli di Erza, erano ancora lontani dalla loro meta.
-Erza, quanto pensi mancherà ancora? – le chiese infatti Wendy, notando che la maga stava scrutando assorta la mappa di fronte a sé.
-Almeno altri due giorni, credo. Il viaggio è abbastanza lungo. – le rispose, fermandosi con il suo solito enorme carro carico di bagagli, e invitandola con lo sguardo a osservare anche lei la pergamena che stava tenendo in mano.
-Vedi, per prima cosa dovremo attraversare il bosco, e poi il fiume, e proseguire dritti verso la costa. – le spiegò, tracciando con il dito il percorso mano a mano che parlava. -Il villaggio di Ypso dovrebbe trovarsi proprio su questa parte della penisola, in questo punto della costa. – le mostrò.
-Caspita, è veramente lontano dalla città dove siamo partiti. – disse Wendy, impressionata. Erza annuì.
-Già, vivono completamente isolati. – disse in tono grave, riprendendo a camminare. -La vita deve essere abbastanza dura per loro, laggiù. –
Wendy sospirò -Spero per loro che almeno riusciremo a finire in fretta questa missione... -
Nel frattempo, alla coda del gruppo, una chioma bionda e una bionda e scarlatta procedevano l'una affianco all'altra, in un'atmosfera cospiratoria. Un paio di occhi color cioccolato guizzavano ansiosi da una chioma ribelle di capelli rosa a due iridi scarlatte che la fissavano curiosi e pazienti, mentre si avvicinavano al limitare del bosco.
-Lucy, sei nervosa come un grazioso topino nella tana del serpente. Avanti, che cosa mi vuoi dire? – le sussurrarono le due labbra rosee della persona che le stava camminando accanto. La maga improvvisamente smise di fissare il ragazzo-drago che aveva avanti a sé per guardare con nervosismo la rozza strada di campagna che stavano percorrendo i suoi stessi piedi.
-N-non so come fare pace con Natsu. – confessò con imbarazzo.
-E? – la incitò Atlas socchiudendo gli occhi, con un lieve sorriso sprezzante.
-Potresti aiutarmi? – gli chiese con tono supplichevole, volgendosi finalmente a guardarlo di nuovo negli occhi. L'espressione innocente e adorabile e quasi sofferente che aveva indosso in quel momento provocò dei flash inaspettati nella mente di Atlas, flash che comprendevano un letto, un cielo notturno, lenzuola sfatte e la stessa Lucy, sotto di lui. Strinse i pugni con forza, conficcando le unghie nella carne, cercando di soffocare all'istante quelle immagini, di sicuro opera della sete di Asmodeus. Finse di soppesare la richiesta della maga.
-Non saprei, magari se mi dessi qualcosa in cambio... - disse con aria pensierosa, lasciando cadere a metà la frase.
-E che cosa vorresti avere? – chiese accorta Lucy, e Atlas dovette trattenersi dal ridere al fatto che la maga lo stava prendendo davvero sul serio.
-Mah... - esordì con noncuranza, per poi fissarle intenzionalmente le labbra con trasporto, facendola arrossire lievemente -Magari concedendomi un bel bacio. Con lingua, s'intende. – disse, e la guardò nuovamente negli occhi. Vide un lampo di indignazione negli occhi di Lucy, che stava aprendo bocca per sbraitargli contro, quando lui le mise tempestivamente un dito sulle labbra, facendola irrigidire per la sorpresa.
-Buona, stavo scherzando. – le disse ridacchiando -Ti aiuterò, non devi darmi niente in cambio. – proseguì, togliendo il dito. -Anche se pure un bacio casto non mi sarebbe dispiaciuto. – confessò infine facendole l'occhiolino.
Lucy, camminando su un filo sottile tra imbarazzo e gratitudine, in bilico sopra un piacere femminile (il piacere di essere corteggiata così spudoratamente da un uomo carismatico) che non avrebbe mai ammesso, lo guardò con sdegno -T-tu... tu...! – balbettò, puntandogli il dito addosso. Atlas alzò un sopracciglio, osservandola divertito.
-Io cosa? – le chiese, abbassandosi leggermente per avvicinare il viso al suo -Sto semplicemente mostrando la mia gentilezza verso una donna che mi piace e che penso sia bellissima, cosa c'è di male? – continuò innocente, con una venatura di malizia. E in quel momento, prima che potesse ribellarsi ai complimenti spudorati del ragazzo, Lucy fu catturata dai due rubini che le stavano davanti, incorniciati dalle numerose ciocche bionde e scarlatte, e cento piccole sfumature di rosso si rivelarono ancora una volta di fronte a lei, ammaliandola come il canto delle sirene. Se fossero stati una tavola di colori, si disse che con quelli avrebbe potuto dipingere uno splendido tramonto.
Il cuore di Lucy, che già cantava a squarciagola nel suo petto per quella vicinanza con il ragazzo e i suoi occhi che tanto le piacevano, a quelle parole batté così forte che le parve di non riuscire a respirare. Quasi spaventata da quelle sensazioni così forti, si scostò di un passo indietro, completamente arrossita.
"Cuore mio, perché devi fare così proprio davanti a lui?!" pensò disperata e confusa. Non è che non fosse abituata ai corteggiamenti dei ragazzi e ai loro complimenti (ne aveva avuti a centinaia), ma erano pochi i ragazzi che riuscivano a suscitarle un tale effetto, e non ci era affatto abituata. E l'alchimia, quell'alchimia stranissima che aveva con lui, che si avvicinava a quella che aveva con Natsu.
Atlas, ovviamente, si era accorto di tutto e stava godendo di quella visione come quella volta che aveva sgraffignato della cioccolata dalle cucine del castello e nessuno si era accorto che era stato lui.
-Atlas scemo, sei sempre il solito don Giovanni! – gli sbottò infine arrabbiata e scossa dal nervosismo, trattenendo la voce per non farsi sentire dagli altri. Atlas sgranò gli occhi, per la prima volta senza parole dallo stupore.
-Don Giovanni, hai detto? – ripeté con un accenno di irritazione, non credendo alle proprie orecchie. Una parte della sua coscienza materializzò in un istante l'immagine di Alhena che annuiva concorde alle parole di Lucy. E ciò lo irritò ancora di più.
Perché in fondo, non aveva tutti i torti.
-Sì, don Giovanni! – affermò lei riavvicinandosi con aria di sfida, così da trovarsi di nuovo faccia a faccia con lui. I due si ritrovarono circondati da un silenzio denso, guardandosi in cagnesco, pronti sul piede di guerra.
-Avanti, fate i bravi voi due...- commentò Gray, che aveva sentito vagamente il battibecco, voltandosi indietro verso di loro.
Nel guardarlo d'un tratto increduli, gli occhi di Lucy incontrarono per un momento quelli velati da rabbia e tristezza di Natsu, finché essi non sfuggirono per nascondersi di nuovo lontano dai suoi.
"Natsu guardami. Guardami, ti prego, parlami!" pensava, pregandolo angosciata, ignara della scoperta di nuove paure, paure mai scovate, che il rosato stava affrontando.
In quel breve istante Lucy sentì un enorme groppo in gola, e la rabbia, la confusione e l'ombra dell'incanto di Atlas scemò come sabbia al vento. Natsu. Doveva fare la pace con Natsu, adesso. Si voltò di scatto verso un Atlas dall'umore leggermente storto, guardandolo con un'espressione ansiosa.
-Atlas, ti prego, aiutami, cosa faccio? –
Atlas sospirò guardandola esasperato. Non c'era niente di più stressante dell'aiutare due amici, innamorati, ma non dichiarati, a fare la pace per una piccola e insulsa scenata di gelosia di uno dei due.
"Innamorati, eh..." pensò, con una punta di invidia. Una parte di lui non poté fare a meno di sperare ardentemente che non fosse così, e se ne chiese il motivo. Vedeva la risposta, da qualche parte dentro di lui, ma era una scia di gocce rosso sangue che portava in un oblio oscuro, vorticante tra ricordi traumatici e verità non ancora svelate. Scorgeva la risposta, lì in mezzo, ma non la voleva vedere, perché sentiva che l'avrebbe sconvolto profondamente.
Il suo più profondo desiderio non era nient'altro che amare, ed essere amato.
E quello stesso desiderio, era ora divenuto il suo più grande terrore. Trasfigurato, distorto. Come gli alberi della foresta nel buio tetro della notte. Come il suo corpo, percosso dagli esperimenti, quando gli era stato trapiantato il frammento oscuro. Come il volto della madre, quando una notte lontana gli aveva urlato di scappare dal suo carnefice. Distorto, trasfigurato, come aveva visto il suo stesso riflesso, le sue stesse mani, la prima volta che aveva ucciso un uomo.
Stravolto, trasmutato, come l'uomo che lui stesso era diventato.
§ § § § §

Camminando incantato nel verde della foresta, Atlas non poté fare a meno di pensare per l'ennesima volta quanto quel mondo, sebbene simile in certi aspetti, fosse diverso rispetto alla sua terra, Astral. Non aveva mai visto, ad esempio, il bosco così luminoso, tanto da apparirgli accogliente, più della taverna di Yvonne (il bordello era al piano di sopra dello stabile) al quale era solito andare la sera. Di fronte a sé danzavano e si rincorrevano mille sfumature di verdi, graziati dalla luce del sole che si faceva strada tra le chiome degli alberi. Verdi del tutto diversi da quelli che vedeva al bagliore dei raggi delle due lune di Astral: enigmatici, surreali. Per non parlare poi dei fiori, o dei funghi, o dell'oro lucente venato da sfumature di marrone della resina degli alberi. Non aveva mai visto il bosco brillare di così tanti colori, né lo aveva mai visto così multiforme: alberi, piante e piccoli arbusti mai visti prima si mostravano a lui nel vigore che la natura può avere in dono solo l'estate, dopo la rinascita in primavera. Per lui, che veniva da un luogo di luci fredde ed ombre, un panorama stregato ed impenetrabile, quello era uno spettacolo di vita che mozzava il fiato.
Purtroppo per lui, c'erano delle ragioni che lo stavano trattenendo dall'inoltrarsi in avanscoperta come avrebbe voluto. La prima, l'orgoglio: mai e poi mai, pensò, si sarebbe fatto vedere così genuinamente eccitato e meravigliato di fronte al gruppo di nuovi compagni. Per loro era un generale e un ragazzo antipatico, insolente, e maturo all'occorrenza, e così doveva restare. La seconda: Lucy. Doveva riappacificarsi con quella testa calda di Natsu, e lei gli aveva appena chiesto di darle una mano. Ma come? Cosa avrebbe potuto fare lui? Questo era il dilemma. Gli vennero i brividi al pensare di dover fare la parte della fata turchina tra i due quasi-morosi, e avvertì una certa repulsione alla possibilità di dover parlare con il rosato. Ma aveva detto a Lucy che l'avrebbe aiutata, e senza il bacio ricompensa per giunta. Si era incastrato da solo con le sue stesse mani ormai e non poteva più tirarsi indietro.
Con aria arresa, spostò il proprio sguardo da Natsu a Lucy, e viceversa.
"Che scocciatura..." pensò infastidito. Poi però indugiò nel guardare la figura di Lucy, che in quel momento stava chiacchierando più avanti con Wendy. E il bisogno di aiutarla e di prendersene cura lo prese di nuovo alla bocca dello stomaco. Grugnì, e fu preso dal desiderio di sfogare il suo malumore su qualcosa, o meglio, qualcuno. Puntò Gray e Natsu, che stavano battibeccando vivacemente come al loro solito, e corse verso di loro, gettandosi alle loro spalle e cingendo loro il collo con le braccia, facendoli trasalire per la sorpresa.
-Su, su ragazzuoli, non è bene litigare! – disse fingendo un tono allegro -Non avevi forse detto anche tu così? – chiese rivolgendosi poi a Gray. I ragazzi allarmati tentarono di liberarsi dalla stretta, quasi inorriditi, ma le braccia di Atlas erano ancorate saldamente alle loro spalle.
-Ah, i giovani d'oggi, come sono irrequieti! – sospirò, ora divertito dalla loro reazione. Per indispettirli ancora di più, aumentò la stretta, quasi abbracciandoli. I due ragazzi si dimenarono con più foga, e Atlas se la stava spassando.
-Fai quello che vuoi di quel ghiacciolo, ma lasciami andare, razza di demone, figlio del demonio! – esclamò con un certo fervore Natsu, arpionandogli un braccio per liberarsi da lui. Le ultime parole del rosato echeggiarono come sussurri sinistri nella mente di Atlas. La pietra al petto pulsò, e le voci emersero come centinaia di occhi rossi in una nebbia notturna con un cielo senza luna.
"Figlio del demonio, demone..."
Non era, forse... la verità?
Ma certo che lo era.
Eppure... era così evidente? Così lampante anche agli occhi di un ingenuo? E il pensiero che, con gli anni, avesse potuto ottenere anche l'aspetto di un demone, di un mostro, lo lasciò tramortito. Come sarebbe apparso in futuro agli occhi delle persone? Sarebbe diventato sempre più... mostro? 
Improvvisamente, il divertimento, il malumore e ogni altra emozione in lui svanì, come tagliate da un colpo di falce, o portate via da un forte vento, verso l'abisso. Le acque scure che si dimenavano in lui da tempo immemore rimbombarono nelle sue orecchie e in tutto il suo essere. Senza dire una parola, allentò la presa e lasciò andare i due giovani maghi, che si voltarono verso di lui, indispettiti, con uno sguardo di rimprovero che li animava. Tuttavia, il cipiglio sui loro volti si fece incerto, fino a dissiparsi, quando videro l'espressione degli occhi e del volto di Atlas. Sembrava... assente. Un essere che proveniva dall'altro mondo. Lo sguardo, ora tenuto basso, era privo di vita, un'ombra. Lo videro tirarsi su il cappuccio del mantello, esibendo un sorriso che li confuse. Pareva tutt'altro che allegro, o vero. E quando li guardò, mentre si incamminava, Natsu e Gray si sentirono colti da un brivido. Perso nel traboccante stato di vuoto in cui in quel momento annegava, colse solo in maniera sfocata e sfuggente la perplessità dei due compagni. Con una mano, si tirò ancora più giù il lembo del cappuccio.
-Troppa luce. Mi dà fastidio. – disse loro semplicemente, come a scusarsi, con voce inespressiva.
Una volta che li ebbe superati, il moro e il rosato continuarono a fissarlo increduli, e dopo essersi scambiati un'occhiata confusa, si accinsero a raggiungere le ragazze.
Lucy, Erza e Wendy, con Happy e Carla in volo sopra di loro, si erano fermate poco più avanti, assistendo incuriosite al nuovo siparietto dei tre. Quando Atlas, ora incappucciato, le raggiunse, Lucy si sentì colta da una sensazione sgradevole. Intuì che qualcosa di spiacevole era accaduto, e nel momento in cui il ragazzo si voltò non appena sentì Lucy chiamarlo, la ragazza ne ebbe la conferma. L'ultima volta che lo aveva visto così perso, assente, anche se stava facendo di tutto per non darlo a vedere, era stato al porto di Hurgeon. E quella volta fu per un istante.
Era inanime. Un corpo oscuro che cammina come fosse un burattino. E quell'impressione le fece paura.
-Come mai ti sei tirato su il cappuccio? È abbastanza ombreggiato qui.- gli chiese cauta. Il ragazzo sorrise impercettibilmente, conscio di essere osservato dalle maghe. Il gruppo, intanto, riprese a camminare.
-Stare a lungo sotto tutta questa luce è troppo per me. Forse ho sforzato i miei occhi più del dovuto ultimamente. – si giustificò con tono basso. E in parte era vero. Ma la realtà era che con quel gesto sperava di far capire agli altri la volontà restare un po' da solo per riprendersi dai suoi stessi pensieri. Purtroppo il suo intento fu vano, in quanto quelle parole accesero la curiosità in Lucy come in Erza e in Wendy.
-Perché, ad Astral non siete abituati alla luce? – chiese infatti Titania, abbastanza stupita, ignara dell'atmosfera attorno al nuovo arrivato. Atlas la scrutò un attimo, indeciso se parlare o meno. Non ne aveva molta voglia in quel momento, e il senso di protezione lo rendeva nervoso a parlare a degli stranieri della sua terra natia, ma erano alleati dopotutto, e dovevano pur costruire un legame di fiducia, fondamentale per la riuscita della missione.
-No, non proprio. Non siamo abituati a luci così forti, ecco. – rispose restio, mentre gli altri continuavano a guardarlo incuriositi, Gray e Natsu compresi. Sembravano un gruppo di bambini che si riuniscono attorno a un cantastorie, nella trepidante attesa di una nuova storia mai udita.
-In che senso? – lo premette infatti Wendy, per niente soddisfatta della risposta del giovane. Atlas sospirò leggermente, stanco e irritato da tutta quell'attenzione che lo punzecchiava in un momento dove ne avrebbe fatto volentieri a meno. In altre circostanze, una situazione del genere l'avrebbe divertito. Li avrebbe presi in giro uno ad uno, confondendoli tra i poli della menzogna e della verità.
-Non esiste il sole. – disse infine, rassegnato. I suoi compagni di viaggio lo guardarono perplessi.
-Cosa? – proruppe interdetta Lucy, facendosi portavoce dei pensieri dei suoi nakama.
-Ad Astral. – chiarì Atlas, cercando di scandire le parole -Il sole. Non esiste. –
Calò il silenzio sul gruppo, che cercava di metabolizzare la sconcertante notizia. Quella che seguì fu una scena che fece sbuffare Atlas a suo malgrado, leggermente divertito. Vide le sue parole farsi strada nei pensieri dei compagni, mordere voracemente la loro conoscenza del mondo e dei suoi ritmi, sedurre la loro curiosità e fantasia. Il risultato di questo processo erano le loro facce scioccate e meravigliate, ognuna buffa a suo modo. Se non altro, lo stavano distraendo eccellentemente dal suo umore tutt'altro che allegro, e quasi gliene fu grato. Quasi.
-Ma se non avete il sole, allora cosa avete? – chiese a quel punto Gray, cedendo così alla sua stessa curiosità.
-Beh... - tentò di rispondere, ma Lucy lo interruppe.
-Hai detto che non siete abituati a una luce troppo forte, quindi dev'esserci qualcosa che sostituisce il sole. Una luna, magari? – parlò frettolosamente e con foga, presa dalle sue riflessioni. Atlas la guardò esterrefatto. Come aveva fatto a dedurlo così velocemente?
-Sì... - disse, ancora colpito dal ragionamento di Lucy -A dire la verità, non abbiamo proprio una luna ad Astral. Ne abbiamo due. – precisò.
-Due lune?! – esclamò il gruppo in coro, stupiti. Natsu compreso. Volente o meno, anche il dragon slayer si era fatto trascinare dal fascino esotico di un altro mondo.
Atlas annuì. -Le abbiamo chiamate Gomeisa e Pleione. E dominano il nostro cielo dalla notte dei tempi, ruotando attorno al nostro pianeta. – raccontò, incredibilmente e contrariamente a tutte le sue aspettative, sempre più preso e orgoglioso di parlare del suo mondo d'origine.
"E pensare che Loki lo disprezza così tanto..." si ritrovò, improvvisamente e senza volerlo, a pensare, colmo di rabbia e pena per quell'uomo che da piccolo gli aveva insegnato ogni cosa del loro amato mondo, stregandolo con i suoi insegnamenti insieme a suo padre.
-Quindi, riuscite a vedere ben due lune nel cielo? E ci sono sempre? – chiese attonita Erza. Atlas scosse la testa.
-Non sempre. I loro moti di rivoluzione sono diversi, e per fortuna direi, altrimenti non avremmo alcuna fonte naturale di luce. – spiegò, mentre le facce di Gray e Natsu si facevano sempre più confuse e intontite -Gomeisa ci impiega dieci giorni per completare un giro, Pleione invece ci mette ventiquattro ore. Può capitare di vederle tutte e due in cielo nello stesso momento, o di vederle sovrapporsi l'una all'altra. Le veneriamo come se fossero dee in carne e ossa. -
-Ma Atlas...- proruppe allora Wendy, allarmata da un fiume di pensieri improvviso -Senza le lune, non avete luce? In... che senso? E poi come fate ad avere il giorno, se non avete il sole? –
-Non lo abbiamo infatti. O almeno non come lo conoscete qui. Nel mio mondo la notte è eterna, come le sue stelle. – disse, e nel pronunciare quelle ultime parole, il giovane guardò intenzionalmente Lucy, che si sentì ancora una volta in imbarazzo sotto il suo intenso sguardo. Tuttavia, la maga si sentì pervasa anche da un inaspettato senso di sollievo, perché l'Atlas che l'aveva tanto spaventata fino a qualche minuto fa si era completamente dissolto, lasciando l'Atlas presuntuoso, indisponente, anticonformista, e serio che stava imparando a conoscere e ad affezionarvisi. Ma ripensando alle parole appena pronunciate dal ragazzo, qualcosa la scosse.
-Notte eterna?! – esclamò infatti.
-Sì. Ad Astral è sempre notte, da tempo immemore. Non sappiamo nemmeno cos'è il giorno, per l'appunto. – confessò lui. Ripensò al giorno in cui giunse a Fiore, a quando aprì gli occhi la prima volta in un nuovo e sconosciuto mondo, dopo che era svenuto per non si sa quanto tempo. Si ritrovò a ridacchiare, e gli altri lo guardarono di nuovo perplessi.
-Ho vissuto una specie di trauma quando mi sono ritrovato qui a Fiore. Ho aperto gli occhi per trovarmi una "luna" dorata impossibile da guardare per quanto splende, e un cielo completamente diverso da quello che conoscevo. – rivelò.
Erza assunse un'espressione seria e comprensiva. -Capisco non sia stato affatto facile per te. –
-Specialmente dato che eri completamente solo... - aggiunse Gray.
-Non oso immaginare come mi sarei sentita al tuo posto, lontano da casa e in un mondo sconosciuto... – si aggregò Wendy. Atlas fece spallucce.
-Essere Generale ha i suoi vantaggi no? Ti tocca affrontare ogni tipo di situazione. Anche quelle come questa, per quanto assurde siano. – la confortò, arcuando leggermente le labbra all'insù.
-Immagino di sì...- disse lei, contraccambiandolo con un lieve sorriso.
Ma Lucy, in tutto ciò, aveva un'altra domanda che gli ronzava per la testa.
-Atlas, tempo fa mi avevi detto che ad Astral noi maghi degli Spiriti Stellari siamo come dèi. Che genere di legame avete con noi e gli Spiriti? – chiese infatti. A quella domanda il volto di Atlas si adombrò. Erano acque pericolose, quelle. Acque nelle quali Gracrux navigava a vele spiegate.
-La questione è delicata...- cercò di spiegare lui -Ma si dice che il nostro popolo sia discendente dei maghi degli Spiriti Stellari e di altra gente fuggita da una certa battaglia contro delle creature chiamate draghi. Molti dettagli non li conosco nemmeno io, si tratta di una storia di millenni fa. Di più non posso dirti. –
-Discendenti... dai maghi? Fuggiti da Earthland? – chiese Lucy scossa, non credendo alle proprie orecchie e portandosi una mano alla bocca, mentre sul gruppo calava un silenzio pregno di stupore -Come hanno fatto ad arrivare ad Astral? È assurdo! – Atlas rimase taciturno, conscio di non poter ancora rivelare ciò che lui era invece venuto a conoscenza: i portali, le origini di Gacrux e della sua dottrina. Dietro quella storia c'era la chiave dei problemi che stavano vivendo sia Astral che Earthland a causa di Gacrux, e mancavano ancora molti tasselli da ritrovare. Erano passati quasi otto anni da quando aveva abbandonato l'organizzazione, rompendo ogni contatto che aveva con essa e allo stesso tempo troncando l'unico modo che aveva per scoprire il nuovo folle piano di Loki.
-Una ragione c'è. Non è una storia insensata, specialmente alla luce di quello che ho passato e sto passando. Come pensi che sia finito qui, altrimenti? O Gacrux? È solo che... non posso dirvi di più. Non al momento almeno. – disse allora.
-Non puoi dircelo perché non ti fidi di noi, per caso? – gli chiese con una punta di irritazione Natsu, lanciandogli un'occhiata penetrante. Atlas alzò gli occhi al cielo e sospirò, invocando mentalmente una buona razione di pazienza per sopportare la dose di antipatia che si era guadagnato dal rosato.
-Non è che non mi fidi di te, o di voi, è solo che non mi pare questo il momento adatto per discuterne, e ho le mie buone ragioni per avere bisogno di più tempo per vederci chiaro. Se quando tornerà il Master ci saranno novità, o se riuscissi a scoprire qualche cosa di più che mi indichi una traccia da seguire, allora vi dirò di più. Farlo adesso non ha senso. Ti ricordo che in questo momento siamo in missione. Una missione che non ha a che fare con Gacrux, me o Astral. È proprio necessario parlarne ora? – spiegò con una certa enfasi.
Di fronte al ragionamento sensato del ragazzo, Natsu non poté fare altro che scuotere corrucciato la testa ed arrendersi alle sue parole. Nessuno di loro osò proferir altra parola.
Il gruppo procedette il suo cammino, e questa volta erano solo i loro propri pensieri, scossi e fecondi, a riecheggiare silenziosamente nella foresta.

§ § § § §

Sebbene l'immobilità fatata della foresta facesse pensare a qualsiasi viandante che anche il tempo si fosse fermato, come incastrato tra le fronde per effetto di una rete fatta d'incanto, in realtà la notte arrivò presto ad reclamare il suo dominio sul creato.
-Direi che è meglio fermarsi qui al momento. – sentenziò Erza, sistemando in un angolo il suo carro colmo di scrigni e valigie. Grazie all'olfatto e all'udito di Wendy (e anche all'aiuto di Happy e Carla), sensibili ai cambiamenti dell'etere, il gruppo si era avvicinato al corso di un ruscello che attraversava la foresta, imbattendosi poi fortunatamente in una piccola radura nelle sue prossimità. Era un posto perfetto per accamparsi.
-Era ora! Ho una fame pazzesca! – si lamentò Gray, massaggiandosi lo stomaco e la pancia con fare significativo.
-Allora ci servirà un fuoco per cucinare... - disse Wendy, fissando il centro di quella piccola radura.
-Per il fuoco ci penso io! – esclamò con un ghigno Natsu, battendo un pugno sul palmo della mano, come era solito fare quando si sentiva carico.
Lucy si lasciò andare in un sospiro estasiato alla prospettiva di un buon piatto caldo gustato di fronte al calore e alla luce di un fuoco che ti scaldava le membra provate dalla fatica. Fuoco che, con tutta la buona volontà di Natsu, non poteva però semplicemente bruciare di propria volontà.
-Visto che l'hai detto, perché allora non vai a procurare tu la legna? – enunciò Atlas, con gli occhi che gli luccicavano di una luce divertita, ma sinistra, manipolatrice -Lucy, che ne dici di accompagnarlo? –
Lucy, riscuotendosi dalla sua fantasia da campeggio, guardò perplessa e incuriosita Atlas, che con un movimento fulmineo delle pupille e uno quasi impercettibile del mento, le indicò Natsu, che stava poco lontano da lei. Si sentì confusa. Vedendo che la maga ancora non capiva il suo intento e che Natsu si stava facendo sospettoso per il silenzio dell'amica, ripeté quegli stessi gesti, con un'espressione quasi esasperata. Fu allora che Lucy capì.
In un attimo, Atlas le aveva procurato l'intimità che stava disperatamente cercando per parlare con Natsu.
-Oh! Sì, certo! – esclamò infine trillando, trattenendosi dal correre ad abbracciare Atlas per ringraziarlo. Corse invece da Natsu e lo prese per il braccio, lasciandolo meravigliosamente attonito -Andiamo, Natsu! – gli disse sorridendogli con entusiasmo, trascinandoselo dietro nel folto della foresta, insieme ad un Happy silenzioso, ma che se la stava ridendo sotto i baffi.
-Attenti a non allontanarvi troppo! – gridò loro dietro Erza, impensierita.
Gray alzò un sopracciglio -Non sono mica bambini, sai? – le disse con una punta sarcasmo, mentre aiutava la maga a tirare fuori coperte e sacchi a pelo.
-No, ma la prudenza non è mai troppa. Non conosciamo bene questa zona. – gli rispose.
-Ed è notte, per giunta. – aggiunse Wendy.
-Si ma... - tentò di protestare Gray.
-Le ragazze hanno ragione Gray, non sai mai cosa potrebbe accadere sotto cieli così oscuri... – disse Atlas con un tono leggermente canzonatorio, mentre la sua mente veniva colpita dai propri ricordi sottoforma di flash improvvisi: lui, che si risveglia di colpo in un laboratorio lasciato in penombra; lui, che viene catturato e portato alle celle del castello; lui, sul letto, e delle mani che improvvisamente gli stringevano il collo con forza; lui, nel bel mezzo di una zuffa, e la lama di un pugnale che brilla minaccioso alle sue spalle e sparisce nella sua schiena; lui e Alhena, che vengono risucchiati da un portale che ha preso vita all'improvviso.
Sebbene concordasse con Gray, dovette ammettere a sé stesso che erano decisamente troppe, le cose che potevano accadere inaspettatamente.
-Bah, secondo me state tutti esagerando... – controbatté bofonchiando il mago del ghiaccio.
Atlas ridacchiò e aiutò gli altri a finire di sistemare le cose, chiedendosi se, a quel punto, Lucy non stesse già facendo la pace con Natsu. Stare da soli in una foresta al buio non combaciava esattamente con la giusta aria confortevole per una riappacificazione, ma portava a ben altre idee. Idee piene di adrenalina.
O di libidine. La mente di Atlas cominciò a lavorare con furore.
Soli.
Al chiaro di luna.
Un ragazzo e una ragazza.
Giovani e nel pieno degli ormoni.
D'un tratto desiderò di essere lui con Lucy, da solo nella foresta.
Prima di concedere alla sua fantasia di correre troppo, Atlas strinse forte gli occhi e si morse l'interno della guancia, il dolore riportandolo sulla terra.
"Cibo, pensa al cibo Atlas. Pensa alla bella zuppa che ti attende. O la carne. Succosa carne alla brace." Si ripeteva. E continuò a farlo per qualche tempo, mentre attendeva ansioso insieme agli altri il ritorno dei due compagni.

§ § § § §

-Ehi Luce, pensi che questo vada bene? –
-Credo di sì, ma dovremmo cercare più legnetti. Happy, vedi se ne trovi altri in giro. –
-Aye! -
-Eh?! Ancora?! Ma perché? –
-Perché senza di quelli la fiamma non prende... -
Natsu e Lucy e Happy si trovavano poco lontano dal nuovo punto di accampamento, rovistando attentamente tra arbusti e cespugli, in cerca di rami caduti per racimolare la legna da ardere. Natsu non era particolarmente entusiasta del compito assegnatogli, ma fedele al suo carattere, ci stava mettendo tutto il suo impegno.
E poi, era finalmente solo con Lucy.
Poteva sembrare assurdo, ma gli era mancato stare solo con lei (e certo, anche con Happy) senza avere il biondo malefico a ronzarle intorno. Eppure, era stato proprio lui ad avergli offerto un'opportunità del genere. Ricordò come quella mattinata confabulava vivacemente con Lucy, che dal giorno prima di partire si era comportata in modo strano con lui (così come lui con lei). Era... nervosa. E triste.
Possibile che quel biondo malefico l'avesse fatto di proposito, per farli stare insieme? Che avesse intuito anche lui che qualcosa era rimasto in sospeso, taciuto tra di loro? Stentava a crederci.
E, più di tutti, non voleva credere che Lucy si sentisse triste per i fatti della scorsa mattina, e per il suo distacco improvviso da lei. Sapeva che la maga non l'aveva fatto apposta, ma strani pensieri, mai avuti prima, continuavano a tormentarlo, bruciavano come carboni ardenti. Ci era rimasto male, sì, e aveva voluto un po' di tempo per sé per riflettere sui suoi sentimenti, forse voleva anche farle un dispetto comportandosi in quel modo a lui innaturale, ma in fin dei conti non poteva, non voleva stare lontano da lei.
E quell'improvviso silenzio, nel bel mezzo della ricerca, lo faceva sentire sempre più a disagio, sensazione generalmente ignara a lui.
"Pensa a qualcosa da dirle Natsu, pensa!"
Ma inaspettatamente, fu proprio Lucy a venire in suo soccorso:
-Senti, Natsu... - iniziò lei, catturando così l'attenzione del mago. Si era accucciata poco più in là, accanto a un albero, e giocherellava con alcuni rametti spezzati, con sguardo ostinatamente basso -Credo... di doverti delle scuse. – proseguì -So di averti ferito, e mi dispiace. Da morire. –
Natsu la fissava, stralunato, con gli occhi sgranati dalla sorpresa. Sentì il proprio cuore saltare un battito non appena le ultime parole lasciarono la bocca della maga, ignaro del colpo di grazia che seguì: Lucy girò il suo bel volto verso di lui, con gli occhi semilucidi e un'espressione sofferta.
Il cuore di Natsu, quasi fosse impostato sul pilota automatico, partì alla carica, battendo prepotentemente contro il suo petto. Non seppe come, non seppe perché, ma di fronte a quell'espressione il suo istinto da predatore improvvisamente lo esortava a balzarle addosso e divorarla in quello stesso istante.
Nel frattempo, Happy era atterrato accanto a Lucy, posandole una zampetta sul braccio per incoraggiarla, e guardandola con fare comprensivo. Lucy inspirò, prima di parlare.
-Natsu, facciamo pace? Sentirti così distaccato... mi fa male – aggiunse con tono pentito la maga, ignara dei pensieri poco casti del rosato, in parte vergognandosi per aver espresso chiaramente a voce una piccola parte dei suoi sentimenti verso colui che ormai era divenuto per lei molto più che un amico o un membro della famiglia.
Di fronte al silenzio e allo sguardo insistente di Natsu, Lucy si umettò le labbra prima di continuare, nervosa: -Quella mattina non volevo mandarti via, lo giuro, è solo che so quanto Atlas non ti vada a genio e avevo paura che avreste combinato qualche pasticcio per la città e... -
-Luce – la interruppe Natsu -sarò anche un tipo focoso e Atlas non mi ispira molta simpatia, ma non sono così irresponsabile da attaccar briga in giro per la città. – concluse borbottando, incrociando le braccia.
Ma poi vide entrambi Happy e Lucy alzare un sopracciglio, scettici, e dovette ritrattare -Ok, lo ammetto, forse non sono sempre responsabile, ma so quando posso permettermi una zuffa e quando no.-
Commossa dal vederlo comportarsi di nuovo normalmente con lei, lo sguardo di Lucy si addolcì e le sue labbra si curvarono in un lieve sorriso.
-Allora... pace? – chiese timidamente. Natsu la scrutò un secondo, sperando con tutto sé stesso di non essere arrossito, per poi annuire e distogliere lo sguardo, imbarazzato. Arrabbiato o meno, non sarebbe stato capace di resistere un giorno di più senza stare accanto a Lucy. Nemmeno il tempo di un attimo, che il rosato si sentì tramortito da qualcosa, o qualcuno, e dovette poggiare in fretta le mani a terra per non perdere l'equilibrio. Quando realizzò cosa stava succedendo, poco ci mancò che tutto il suo corpo andasse in fiamme: Lucy, al colmo della felicità, si era lanciata su Natsu, cingendolo con trasporto in un abbraccio. Erano state pochissime le volte che la maga l'aveva abbracciato a quel modo, e a Natsu parve che d'un tratto gli mancasse l'aria, per la forza con cui il suo cuore batteva. Sperò anche con tutto se stesso che Lucy non si accorgesse di quella magia, di come ogni suo gesto rivolto a Natsu scatenasse in lui quella reazione, perché se ne sarebbe vergognato da morire. Come avrebbe potuto spiegarle le ragioni di quel batticuore? Eppure, in quel momento c'era qualcosa che poteva fare, un modo semplice e diretto per esprimere almeno parte di ciò che provava, l'istinto glielo gridava a gran voce; e Natsu dovette raccogliere tutto l’autocontrollo che possedeva per mettere in pratica ciò che aveva in mente: chiuse gli occhi, avvolse le sue calde e forti braccia attorno a Lucy, e la strinse forte a sé, cogliendola di sorpresa. Perso nell’inebriante sensazione di averla tra le braccia, spostò lievemente il capo, inspirando a pieni polmoni il profumo dei capelli di Lucy. Forse era colpa dell’atmosfera del momento e della sua stessa euforia, data dall’averla così vicina, ma gli sembrò che il cuore di Lucy stesse battendo più forte rispetto a poco prima. Rimase per un secondo così, oramai smarrito inesorabilmente in quello stato di beatitudine, quando poi si decise ad appoggiare il capo delicatamente sopra quello della bionda, e a sussurrarle: -Scusami anche tu, Luce. –
E nel sentirlo pronunciare, così vicino, quelle parole con voce profonda e leggermente arrochita, Lucy fu percorsa da un brivido che mai si sarebbe immaginata di provare, e sentì il sangue affluirle alle guance. Le parve di percepire con più intensità la presenza del suo nakama, quasi fosse il centro gravitazionale di tutto: il calore del suo corpo si era fatto più vivo, i polpastrelli percepivano con maggior chiarezza i muscoli sotto la consueta giacchetta nera, la pelle rabbrividiva lì dove arrivava il suo respiro, le ciocche di capelli che le sfioravano l'orecchio le parvero più soffici, il profumo speziato della pelle di Natsu le solleticava le narici. Di solito, anche il più piccolo gesto da parte del suo compagno era in grado di rendere la ragazza estremamente felice, soprattutto conoscendo la natura fin troppo ingenua e spesso infantile del rosato. Ma mai come in quel momento Lucy avrebbe voluto di più dal suo Natsu: voleva che la toccasse di più, che la abbracciasse di più, che la baciasse, che la facesse sua. Lucy voleva Natsu, voleva appartenergli, e voleva che lui appartenesse a lei. Solo a lei. Sentì gli occhi iniziare a pizzicarle per l'impeto dei sentimenti suscitati dai suoi stessi pensieri, quando Natsu sciolse l'abbraccio, schiarendosi la gola imbarazzato. Un senso di solitudine avvolse Lucy, mentre il rosato si alzava in piedi, scrollandosi le tracce di terra dai vestiti.
Happy, che era rimasto in silenzio tutto il tempo ad osservarli divertito come il Grillo Parlante, ritenne che era arrivato il momento giusto per parlare: -Natsu, Lucy, credo che sia ora di tornare dagli altri, mi sembra che abbiamo raccolto abbastanza legna! -
Natsu annuì, di nuovo felice e sereno, e sorridendo porse una mano a Lucy, che era ancora seduta a terra con lo sguardo chino. Notando la mano che gli tendeva, Lucy di riflesso alzò lo sguardo verso quello del rosato, che le sfoggiò uno dei suoi bellissimi e calorosi sorrisi.
-Coraggio Luce, andiamo! - esclamò.
Vedendolo di nuovo con quell'espressione, quella che più adorava perché a lei più preziosa e nostalgica, Lucy non poté fare a meno di sorridergli a sua volta con tutto il cuore. Dopo un piccolo sospiro, gli prese la mano, e finalmente si rialzò. Rimasero per un momento così, in piedi, a guardarsi con affetto l'un l'altra negli occhi e a sorridere, finché Happy non si esibì nel suo numero preferito:
-Che carini, vi piaceeete! - cantilenò con la solita malizia. I due compagni si girarono all'unisono verso di lui, del tutto arrossiti. Lucy stava per fare la sua consueta scenata, ma contrariamente ad ogni aspettativa, questa volta fu Natsu che indispettito partì alla carica, rincorrendo l'amico volatile che aveva iniziato a darsela a gambe verso l'accampamento. Lucy fece per inseguirli a sua volta, quando si ricordò della legna che dovevano portare indietro.
-Ah! La legna! Natsu, Happy, la legna! Non ce la farò mai a portarla da sola! - urlò Lucy, cercando di fermarli -Fermatevi! Natsuuu! -
 
 ANGOLO AUTRICE:
*si affaccia timida e tremante da un angolino oscuro* S-saaaaalve gente! Sì, mi sono fatta decisamente attendere come al solito, ma vi prego di credermi che ci sto mettendo tutto l'impegno possibile per combattere contro tutte le mie ansie, la mia scarsa autostima e la mia mania di perfezionismo T_T ci tenevo moltissimo a rigraziarvi dal profondo del mio cuore per tutto l'interesse e il sostegno che mi avete dimostrato, e soprattutto a coloro che hanno sacrificato un altro pezzettino del loro tempo a recensire ad un'ingrata come me! (n.d Atlas: ed eccola che riparte con i lacrimoni...) Nei momenti in cui non mi disperavo per la vita, lo studio e l'ansia mi sono data da fare per riparare quelli che ritenevo alcuni buchi di trama e a farmi una scaletta per gli eventi futuri, cercando di rendere sia la storia che i personaggi il più coerenti e realistici possibile! E proprio per queste ragioni, ho anche modificato l'età del nostro brontolone e vanitoso Atlas! Dati i suoi comportamenti e la sua storia, ad un tratto mi sembrava irrealistico che avesse 19 anni, così ora gliene ho dati 21! Praticamente è diventato il sempai di tutti xD (n.d Atlas: scherzi, vero?! Mi rifiuto categoricamente!) Spero moltissimo che continuerete a seguire questa storia, e mi auguro anche che non rientri nel blocco dello scrittore T_T GRAZIE DI NUOVO, DI TUTTO CUORE!
A presto,
Nozomi
  
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