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Autore: Ghost Writer TNCS    18/05/2019    1 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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26. Prove

Tenko e Zabar camminavano in silenzio nella foresta, concentrati a osservare le piante lì attorno. Insieme a loro c’erano una dozzina di teriantropi, uno dei quali incaricato di sorvegliare i due demoni.

Erano passati tre giorni dal loro arrivo nel villaggio e i rapporti con i locali stavano lentamente migliorando. In quel momento stavano dando una mano a raccogliere frutti e piante commestibili, un’attività fondamentale per il sostentamento della comunità. Nonostante le differenze nell’aspetto infatti tutti i teriantropi erano onnivori, quindi avevano bisogno sia di carne che di verdura per mantenersi in buona solute. Poteva sembrare un compito facile, ma uscire dal villaggio era sempre pericoloso e spesso si dovevano percorrere grandi distanze per riuscire a raccogliere abbastanza cibo. Era proprio grazie al lavoro congiunto di coltivatori, raccoglitori, allevatori e cacciatori se il villaggio riusciva a sopravvivere in quel territorio così avverso.

D’un tratto Tenko individuò una pianta che sembrava corrispondere a una di quelle che stavano cercando. «Ehi, questo?» chiese a una dei teriantropi nella lingua dei locali.

«Sì, quella va bene» le rispose la donna, simile a una slanciata tigre ma con delle corna da gazzella.

Tenko, che aveva ancora un vocabolario molto limitato, riuscì a capire solo il “sì”. Trovando conferma nel cenno di assenso della sua interlocutrice, raccolse tutti i frutti maturi e li mise nella cesta che portava in spalla.

In quei giorni si era impegnata molto nello studio, tuttavia per lei non era facile acquisire una grammatica diversa da quella a cui era abituata. I vocaboli poi erano, se possibile, ancora più ostici, ma almeno era riuscita a memorizzare le parole più semplici.

Zabar dal canto suo faceva il possibile per aiutarla, ma anche lui doveva ancora comprendere le particolarità del dialetto dei locali. In realtà questa difficoltà non lo infastidiva, anzi: per lui era interessante osservare come quella comunità aveva sviluppato abitudini linguistiche proprie. Forse, con una base più solida della lingua dei teriantropi, sarebbe anche riuscito a capire da quale zona del continente provenivano.

La demone stava esaminando un’altra pianta quando il chierico le andò incontro. «Ehi, Tenko, assaggia questo» le disse porgendole un frutto rosso vivo, l’espressione entusiasta di quando scopriva qualcosa di nuovo. Ultimamente ce l’aveva molto spesso.

Lei aggrottò leggermente le sopracciglia. «Assaggialo prima tu.»

«Ehi! E comunque ne ho già mangiati due. Dai, provalo.»

Questa volta la giovane si lasciò convincere, prese il frutto e gli diede un piccolo morso. Era particolare, dolce e molto succoso, e la fece sentire subito rinvigorita.

«Mi hanno spiegato che ha un effetto energizzante, per questo i cacciatori lo mangiano spesso prima di andare a caccia» le rivelò Zabar. «Ho percepito una discreta quantità di magia all’interno, e non è l’unico. Molte delle piante che stiamo raccogliendo hanno una concentrazione magica insolita, credo sia dovuto a qualcosa nel suolo. Hai notato che sembra tutto più grande? Sono sicuro che è tutto dovuto alla magia. Mi piacerebbe fare delle ricerche più approfondite nei prossimi giorni.»

Tenko, che nel frattempo si era abbassata per osservare più da vicino una pianta, si tirò su. Diede un altro morso al frutto, e questa volta le parve di sentire il flusso di magia che irradiava il suo corpo, dandole nuova energia. «Adesso che ci penso, qui tutti quanti possono usare la magia.»

Zabar ci rifletté un attimo. «Sì, anche se a un livello molto basilare. Di sicuro il fatto di mangiare frutti e animali ricchi di magia li aiuta in questo.»

«Visto? Dare la magia a tutti è una buona cosa. Possiamo usarla per convincere altri a combattere con noi contro il Clero.»

L’espressione del chierico rimase scettica. «Mmh, sì e no. Qui funziona, è vero, ma come ti ho detto usano una magia molto semplice: aiutano la guarigione, acuiscono i sensi, alimentano le coltivazioni… Una cosa del genere su vasta scala sarebbe molto più complicata.»

«E perché, scusa?»

«Perché di sicuro ci sarà qualcuno che proverà ad approfittarsene. E, come ben saprai, fermare un ladro con una bacchetta è molto più difficile che fermare un ladro con un coltello.»

Lei lo scrutò di sottecchi. «Ho come l’impressione che tu stia parlando di me.»

Lui sollevò le mani. «Ho detto coltello, non frusta.»

«Certo… Comunque ricordati che mi bastano i pugni per menarti, caro il mio topo di biblioteca.»

«Come voi comandate, mia signora» ironizzò Zabar scimmiottando un inchino.

La ricerca di piante e frutti andò avanti per quasi tutto il giorno e solo nel tardo pomeriggio fecero ritorno al villaggio. Tutte le ceste erano piene, al punto che i due demoni si stupirono di quanto cibo erano riusciti a raccogliere.

Come ormai d’abitudine aiutarono a preparare la cena, in particolare sbucciando i frutti, pulendo le verdure o spellando gli animali. I capi del villaggio avevano deciso di farli restare nella casa comune, un grande edificio dove vivevano quelli che, per vari motivi, non avevano una casa propria. Per la maggior parte si trattava di giovani, forse orfani, ma c’era anche qualcuno più avanti con gli anni.

Tenko e Zabar cenavano vicini, soprattutto per le difficoltà linguistiche della demone. In ogni caso la diffidenza iniziale sembrava ormai superata, almeno per alcuni, e adesso non erano più costretti a mangiare isolati, anzi condividevano il tavolo con altri otto teriantropi.

«Ne vuoi ancora un po’?» le chiese il giovane davanti a lei, una mano sul pentolone e l’altra a reggere un grosso mestolo di legno.

«Grazie, sono a posto» rispose la demone. Ormai aveva imparato abbastanza bene quella frase, soprattutto perché i teriantropi continuavano a offrirle altro cibo, non riuscendo a capire come potesse mangiare poco. Evidentemente nessuno di loro si rendeva conto che Tenko pesava meno della metà del più mingherlino dei locali. In ogni caso la cosa non le dava troppo fastidio: era la prima volta che qualcuno si preoccupava di farla mangiare a sazietà.

Un colpo improvviso distrasse la demone dal calore del momento. Tutti i presenti drizzarono le orecchie e un dirompente ruggito li mise in allerta.

Nel giro di pochi secondi un teriantropo fece irruzione nella mensa e gridò qualcosa. Subito tutti quanti abbandonarono i loro piatti e si alzarono, gli sguardi preoccupati.

«Che sta succedendo?»

«Qualcosa ci sta attaccando» le spiegò Zabar. «Non ho capito cosa, credo un animale selvatico.»

Un altro colpo, ancora più violento del precedente, parve far tremare il suolo.

«Andiamo, voglio capire di cosa si tratta» stabilì la demone.

«Aspetta, non possiamo.»

«Se possiamo aiutarli in qualche modo, allora voglio farlo. E poi servirà a dimostrare che siamo dalla loro parte.»

Zabar non sembrava convinto, ma sapeva bene che non sarebbe riuscito a farle cambiare idea. «D’accordo, andiamo.»

Lasciarono la mensa e si accodarono a un gruppo di guerrieri diretti verso la palizzata. Man mano che si avvicinavano i ruggiti si facevano più fragorosi, superando la cacofonia di persone di corsa e i pianti di bambini.

Erano a poche decine di metri dalle mura quando un nuovo impatto rischiò di far perdere loro l’equilibrio. Gli enormi tronchi che costituivano la palizzata tremarono paurosamente e i teriantropi sul cammino di ronda dovettero reggersi per non perdere l’equilibrio.

In mezzo al caos che regnava in quella zona Tenko riuscì a riconoscere Clodius Niveus, il capo dei cacciatori, in piedi sul cammino di ronda insieme ai suoi uomini. Senza pensarci due volte salì agilmente la scala per raggiungerlo, subito seguita da Zabar.

Si sporse attraverso le punte dei tronchi e vide chi, o meglio cosa stava attaccando il villaggio: sembrava un orso, ma era molto più grande e la sua pelle pareva una corazza: le lance dei teriantropi rimbalzavano su di essa senza fare nemmeno un graffio. Come se non bastasse, quel mostro aveva anche una massiccia coda che terminava con una mazza ossea: fu sufficiente un colpo per far tremare nuovamente la palizzata. Le punte messe per tenere alla larga gli animali erano del tutto inutili, quell’enorme orso corazzato le aveva già spazzate via, e se non si sbrigavano a fermarlo sarebbe riuscito ad aprire una breccia.

«Voi due, che ci fate qui?!» gridò Clodius appena li vide. «Andatevene!»

«Noi aiutare» ribatté Tenko con la sua grammatica incerta. «Io guerriera.»

«Aiutare? E come credete di farlo?» ribatté il leopardo delle nevi, irritato dall’arroganza della demone. Le voltò le spalle e diede nuovi ordini ai suoi uomini, che a passo spedito cominciarono a scendere la scala.

Tenko si fece tradurre da Zabar il messaggio, ma non demorse. «Digli che possiamo sconfiggerlo. Posso stordirlo con la bacchetta.»

Mentre il capo dei cacciatori procedeva verso l’ingresso principale del villaggio, Zabar cercò di spiegargli nel modo più chiaro possibile come la loro magia avrebbe potuto far volgere in loro favore l’esito dello scontro. Clodius era dubbioso, ma l’ennesimo colpo di mazza dell’orso lo convinse a concedere ai due stranieri almeno una possibilità.

«D’accordo, faremo un tentativo» stabilì. Mandò uno dei suoi a prendere le armi di Tenko. «E che gli antenati ci assistano.»

L’imponente cancello venne aperto e i teriantropi uscirono all’esterno in formazione serrata, armati di lance e scudi, subito seguiti dai due demoni.

«Spero abbiate un piano» affermò il leopardo delle nevi, «non ho abbastanza uomini per proteggervi.»

«Certo, non sono così stupida» fu la risposta di Tenko. «Non più almeno.»

Dopo aver scagliato l’ennesima mazzata contro la barriera di legno, l’orso corazzato vide arrivare il manipolo di cacciatori e subito si voltò verso di loro, la bava che colava dalle fauci. Era pronto a partire alla carica, ma Tenko fu più rapida: puntò la bacchetta e scagliò un devastante fulmine. La scarica centrò in pieno il bersaglio: non lo ferì, ma almeno riuscì a coglierlo di sorpresa.

«Zabar!» gridò la giovane.

Il chierico non se lo fece ripetere, mise da parte la preoccupazione e scagliò l’incantesimo stordente. Il mostro, già confuso dall’attacco precedente, non riuscì a opporsi e rimase bloccato.

«Clodius, ora!»

«Attacchiamo!» ordinò il leopardo delle nevi, partendo alla carica.

I cacciatori ruggirono e si lanciarono sul nemico più veloci che potevano, decisi a sfruttare al meglio quei preziosi istanti di apertura.

Clodius fu il primo a colpire: la punta della sua lancia venne avvolta da un fascio di energia e si conficcò nel collo del mostro, dove la pelle era meno resistente. La scarica di dolore liberò dall’incantesimo la creatura, che lanciò uno strozzato ruggito e menò una vigorosa artigliata. Un paio di teriantropi vennero colpiti e caddero a terra, ma i loro imponenti scudi caricati di magia riuscirono ad assorbire l’impatto senza rompersi.

Gli altri cacciatori scagliarono con forza le loro lance e poi indietreggiarono trascinando i compagni storditi. Alcuni colpi erano andati a segno, ma il mostro non era ancora sconfitto.

L’orso avanzò furioso, pronto a liberare la potenza della sua mazza ossea, ma questa volta Tenko evocò un incantesimo di terra: il suolo si sollevò sotto le zampe della creatura, che perse l’equilibrio e fu costretta a indietreggiare.

Stremato dal dissanguamento, l’orso corazzato si faceva più lento e impacciato ogni secondo che passava, ma i teriantropi preferivano restare a distanza piuttosto che dargli il colpo di grazia. In un primo momento questo stupì la demone, ma quando il mostro crollò a terra esanime, capì che la strategia dei cacciatori era la più efficace: perché rischiare di venire feriti quando bastava attendere per assicurarsi la vittoria?

Forti della loro esperienza, i teriantropi si avvicinarono con cautela per controllare che l’orso fosse effettivamente morto. Una volta certi che la minaccia era passata, Clodius diede disposizioni ai suoi uomini e poi si diresse con passo deciso verso i due demoni.

«Vi devo ringraziare, il vostro aiuto ha fatto la differenza» riconobbe in tono serio. «Avete reso onore ai vostri antenati. Avete la mia riconoscenza e il mio rispetto.»

«È stato un onore combattere al vostro fianco» rispose Zabar a nome di entrambi. «A proposito, io sono un guaritore, sarei felice di aiutarvi a curare i feriti.»

«Non ti preoccupare, hanno preso solo una brutta botta» lo rassicurò il leopardo. «Andate pure, qui ci pensiamo noi.»

Il chierico annuì e tradusse per Tenko.

«Dunque cosa facciamo?» comandò la demone.

«Per ora torniamo alla casa comune. Direi che abbiamo fatto abbastanza per oggi.»

Per Tenko fu strano ritirarsi nella sua stanza come se nulla fosse, stendersi sul suo morbido letto di pelliccia senza pensare all’enorme carcassa che avevano lasciato fuori dalla palizzata. Certo non si aspettava una cerimonia in suo onore, eppure non le sarebbe dispiaciuto qualche riconoscimento all’infuori delle parole di Clodius, comunque molto gradite.

La mattina dopo gli abitanti del villaggio erano ancora impegnati a macellare la carcassa del mostro, ma ai due demoni non fu richiesto di dare una mano. Al contrario fu uno degli anziani ad andare da loro.

«Avete salvato il nostro villaggio» iniziò il vecchio orso, «avete addirittura rischiato la vita andando là fuori ad affrontare quel mostro. È giusto che riceviate una ricompensa. Seguitemi.»

I due demoni, stupiti ma felici, si accodarono all’anziano teriantropo. Zabar era senza dubbio il più eccitato, e il suo entusiasmo aumentò ulteriormente quando l’orso lo fece entrare in quello che sembrava un piccolo museo. C’erano vecchi abiti di mirabile fattura, armi scheggiate eppure cariche di prestigio, ma anche manufatti ricchissimi di dettagli: piccole statue, bassorilievi e dipinti che raffiguravano eventi cruciali per la storia del villaggio.

«Per quanto ami la mia gente, non sono qui per mostrarvi la nostra storia» affermò il vecchio l’orso. Si fermò davanti a un ripiano dove su un lembo di tessuto candido erano adagiati cinque piccoli oggetti. Sembravano pietre colorate e la loro forma ricordava vagamente quella di una goccia. Nonostante delle leggere differenze nel colore, erano troppo simili per essere naturali, inoltre avevano un buco nella parte più stretta, come se fossero dei ciondoli. «Ecco, guardate. Non li abbiamo fatti noi, li abbiamo trovati. Crediamo risalgano a un popolo antico, che abitava queste zone prima ancora del nostro arrivo.»

Gli occhi di Zabar parvero brillare: era esattamente quello che stava cercando. «Dove li avete trovati? Ce ne sono altri? Posso toccarli? Hanno delle tracce magiche?» Cominciò a fare domande a raffica, e solo dopo un po’ si rese conto che stava parlando la lingua dei faunomorfi e non quella dei teriantropi.

«Vi dirò tutto quello che so a riguardo» gli assicurò l’anziano, «prima però andiamo a sederci: la mia schiena non è più quella di un tempo.»

Tenko e Zabar si scambiarono uno sguardo. Il chierico era senza dubbio il più euforico, ma anche la giovane era curiosa: avrebbe finalmente trovato qualche suggerimento su come sconfiggere il Clero e gli dei?


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Dopo un inizio un po’ problematico, i rapporti tra i demoni e i teriantropi stanno migliorando: ormai Tenko e Zabar sono stati accettati dalla comunità e il loro contributo va oltre lo spalare letame in una stalla XD

L’arrivo del mostro è stata l’occasione giusta per dare prova della loro lealtà, e l’intraprendenza di Tenko è stata premiata. Oltre ad aver contribuito a sgominare la minaccia, uno degli anziani ha deciso di fare un passo avanti e li ha condotti in quello che potremmo definire il “museo” del villaggio.

Cosa svelerà l’anziano teriantropo? Ovviamente lo scopriremo nei prossimi capitoli, prima però è il turno di Persephone e Leonidas, ancora dispersi nella pericolosa foresta ghiacciata.

Grazie per essere passati e a presto ^.^


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