Cinque giorni
dopo la situazione non era migliorata. Amy si rifiutava di rivolgere parola ad
L, litigava continuamente con Mello. L’unica nota positiva era Matt, che le era
sempre vicino supportandola.
Fu proprio nel
bel mezzo di un litigio con il biondo, che la voce di L si fece sentire più
potente del solito.
< Vi
consiglio di smetterla di litigare. Oggi dovrete partire per la perlustrazione
della zona dove sono avvenuti gli omicidi. Ad oggi il killer non ne ha ancora
compiuti altri. Speriamo di riuscire a scovarlo in tempo. Perciò ora andate a
prepararvi. Mello userete la tua moto, è più agile e veloce.>
Poi si giro
verso i due ragazzi che ancora si guardavano in cagnesco.
< Prendete
questi > disse lanciando loro due oggetti che somigliavano vagamente a due
braccialetti.
< Potrete
mettervi in contatto con me se avrete bisogno. Basterà premere il tasto a
fianco e partirà un segnale che arriverà direttamente a me. A quel punto
arriverà qualcuno in vostro soccorso. Usatelo con cautela e non per frivolezze.
E’ tutto, potete andare. > finì di parlare
rigirandosi verso il monitor, senza degnarli di uno sguardo.
Per tutto il
tempo aveva tenuto lo sguardo fisso sul biondo, evitando accuratamente gli
occhi di Amy. Questo suo comportamento, per qualche strano motivo, le faceva
male. Si, era arrabbiata con lui, ma L non l’aveva mai ignorata in questo modo.
Così, dopo aver
dato un lungo e non poco passionale bacio a Matt, che notò con piacere non
passò inosservato agli altri ragazzi presenti, si avviò all’uscita, dove,
un’impaziente Mello la stava aspettando con la sua solita espressione
scocciata.
< Ti vuoi
sbrigare, avrai tempo per scopartelo quando torneremo > le ringhiò addosso
non appena lei gli fu vicina.
< Non vedo
l’ora > disse ad alta voce, rivolgendo un ghigno a Matt che in tutta
risposta le fece l’occhiolino.
Questo diede
sui nervi al biondo, che sbuffando prese per il braccio la ragazza
trascinandola con lui verso il garage.
< Eccola la
mia bambina > disse Mello accarezzando il manto nero e lucente della sua
moto, con gli occhi lucidi per l’emozione.
D’altra
parte la ragazza
guardava terrorizzata il mezzo. Cosa che non passò inosservata agli occhi del
biondo, che ghignando si avvicinò a lei.
< Non dirmi
che hai paura pel di carota > la beffeggiò.
< Non amo
particolarmente la velocità, e sono più che sicura che con la cognizione che
hai andremo ad ammazzarci >gli rispose a tono facendogli digrignare i denti.
< Stai per
caso criticando il mio modo di fare? > chiuse le mani a pugno facendola
sorridere vittoriosa.
< Si, è
esattamente quello che sto facendo >
Si avviò verso
la moto poggiando poi una mano sul sellino.
< Allora…ci
vogliamo muovere? > lo canzonò battendo il piede a terra ripetutamente.
Lui si
risvegliò dallo stato di trans in cui era caduto. Vedere la pel di carota in
quella posizione affianco alla sua moto, gli stava provocando sensazioni che
non gli piacevano per nulla.
Si mosse
velocemente, raggiungendola, tirò fuori due caschi porgendogliene uno, salendo
poi a cavallo della moto.
< Mettitelo
e sali. Veloce > la richiamò in tono austero.
Lei fece come
gli era stato detto, esitando poi però nel cingergli la vita.
< Hai
intenzione di aggrapparti a me o vogliamo aspettare che faccia notte? >
Così dicendo le
prese i polsi portando le sue esili braccia ad avvolgerlo.
La moto partì
con un rombo e Amy fu costretta a stringersi maggiormente a lui.
Poggiò la testa
sulla sua schiena, ispirando il profumo di pelle e cioccolata che emanava la
sua giacca. Quell’odore la mandò in estasi, e un brivido la fece tremare.
Arrivati sul
luogo del delitto i due ragazzi scesero dalla moto, lasciandola nascosta dietro
un grosso cespuglio di rovi.
Trovandosi
davanti all’imponente struttura della prigione, decisero che la prima cosa da
fare era trovare un’entrata secondaria.
Girovagarono
attorno all’edificio per un buon quarto d’ora, fino a che non trovarono una
porta serrata da un lucchetto.
< Hey biondo, guarda qui > lo richiamò Amy, costringendolo
a prestarle attenzione.
< Come lo
apriamo? > chiese poi non ricevendo risposta.
Lui, senza
guardarla, con il calcio della pistola ruppe il catenaccio arrugginito
riuscendo poi a sfondare la porta.
< Io avrei
fatto un po' più di rumore > lo rimproverò lei, che venne però continuamente
ignorata dal ragazzo.
Ciò la fece
infuriare, e non poco. Nemmeno le provocazioni funzionavano.
< Hey idiota, hai intenzione di ignorarmi tutto il tempo?
> gli sputò contro, mettendosi davanti a lui.
< Lo farei
volentieri se non avessi continuamente la tua fastidiosissima voce nelle
orecchie >
Questo suo
commento fece, se possibile, innervosire ancora di più Amy, che presa da un
impulso di rabbia gli mollò un pugno sul braccio. Non tanto forte da fargli
male, ma abbastanza da farlo reagire.
< Riprovaci,
e giuro che sei morta >la minacciò, fulminandola con i suoi occhi di
ghiaccio.
Lei sbuffò
superandolo, non credendo più alle sue minacce, ma Mello la fermò afferrandole
un braccio. Stava già per girarsi, pronta ad aggredirlo, quando lo vide
portarsi l’indice alle labbra, intimandole di fare silenzio.
< Non siamo
soli qui > sussurrò, mentre si guardava intorno in cerca di un posto in cui
nascondersi.
Quando i suoi
occhi scorsero una rientranza nel muro fece per avvertire la rossa, ma venne
bloccato dalle voci degli individui misteriosi che, si stavano pian piano,
avvicinando.
< Cazzo >
imprecò a bassa voce, prendendo la ragazza per un polso e trascinandola verso
la fessura.
Ci si incastrarono
dentro a malapena. I corpi premuti tra di loro, petto contro petto, e i visi a
pochi centimetri di distanza.
< Diamine
non starmi così appiccicata > cercò di scostarsi il biondo, senza successo.
< Non so se
hai notato dove siamo genio, che dovrei fare, diventare un tutt’uno con il
muro? > chiese sarcastica, iniziando ad odiare
quella situazione.
< Potresti
provare, di sicuro la tua testa è fatta dello stesso materiale. Avete già
qualcosa in comune visto? >
Il colpo che
partì non arrivò mai a destinazione, poiché il ragazzo le bloccò il braccio,
alzandoglielo sopra la testa e spingendola contro il muro.
< Vedi di
lasciarmi subito > lo minacciò.
<
Altrimenti? >provocò lui di rimando.
Presa dalla
rabbia provò a divincolarsi senza successo, quando improvvisamente le venne
un’idea tanto geniale quanto malsana.
Smise di
muoversi e lo fissò dritto negli occhi. Facendo poi ciò che spesso la
tormentava.
< Adesso
cosa vuoi? Che è quella faccia? > chiese Mello.
Ma ebbe la sua
risposta poco dopo, quando le labbra della rossa raggiunsero le sue,
mordendogli il labbro inferiore.
Mollò la presa,
rimasto scioccato da quella presa di posizione. Non aveva mai provato una così
strana sensazione. A dirla tutta, quando Matt si era preso la pel di carota la
cosa lo aveva infastidito abbastanza.
Lui doveva
essere sempre il primo in tutto. Doveva vincere su tutti. E sapere che Matt
poteva averla tutta per se e lui no, lo mandava su
tutte le furie.
Rispose, anche
se riluttante, a quella sottospecie di bacio.
Infine lei si stacco leccandosi le labbra.
< Passabile
> commentò, facendolo infervorare.
Lui non era
passabile. Lui era il migliore.
< Riproviamo
> disse duro, fissandola.
Questa volta fu
lei quella sorpresa.
< Come
prego? > chiese. Quel bacio, per lei, aveva avuto il solo scopo di fargli
mollare la presa.
<
Riproviamo, so fare di meglio > tagliò corto.
< Non credo
che tu abb…> non riuscì a finire la frase, perché
le labbra del biondo tornarono fameliche sulle sue.
Restò immobile
per qualche secondo pensando di respingerlo, ma quando alle sue narici tornò il
profumo del ragazzo, perse del tutto il controllo.
Lui dischiuse
le labbra, chiedendo poi l’accesso con la lingua alla bocca della ragazza.
Glielo concesse
quasi subito, titubante all’inizio, per poi riprendere la sicurezza che la
caratterizzava. Portò le mani tra i suoi capelli biondi, tirando qualche ciocca
e facendogli emettere un mugolio di apprezzamento.
Le mani di lui scesero
sulla parte bassa della sua schiena.
Lei si staccò
guardandolo con disappunto.
< Che c’è?
> chiese lui, tanto confuso quanto scocciato.
< Cosa sono?
Una suora? > rispose prendendogli le mani e spostandole sul proprio
fondoschiena.
< Toccami
> sussurrò sulle sue labbra, prima di baciarlo di nuovo.
Sapeva che era
sbagliato, dannatamente sbagliato. Ma non riusciva proprio a farne a meno.
Quel biondino insopportabile la mandava
letteralmente fuori di testa.
Continuarono
per vari minuti, fino a quando Amy, presa dalla foga del momento, si staccò
dalle sue labbra per poi nascondere il viso nell’incavo del suo collo. Iniziò a
lasciare baci e morsi per tutta la sua lunghezza, non curandosi della
cicatrice.
Mello, sorpreso
dal suo gesto, si lasciò sfuggire un grugnito che non passò inosservato alla
rossa.
Amy fece
scendere le mani verso la patta dei suoi pantaloni, sentendolo già eccitato. Lo
trovava estremamente sexy. Mello era sempre così sicuro di se,
e vederlo così vulnerabile la mandava in estasi.
E poi…per l’amore
di dio quei pantaloni. Chissà quante ragazze avranno smaniato per slacciare
quei dannati lacci. Un moto di gelosia la pervase, ma cercò di reprimerlo al
più presto.
Persa nei suoi
innumerevoli pensieri, non si accorse che la mano del biondo era andata a
fermare la sua.
< Basta >
ansimò, cercando si riprendere fiato < E’ sbagliato
nei confronti di Matt, e poi noi siamo qui per portare a termine una missione
> constatò.
Con suo grande
disappunto Amy dovette dargli ragione, e sbuffando sonoramente si allontanò da
lui.
Ripreso
possesso delle sue facoltà mentali si rivolse al biondo di fronte a lei.
< Questa
cosa non deve uscire da qui, mi hai capita? > lo minacciò puntandogli l’indice
al petto e picchiettandolo.
<
Tranquilla, dire a Matt che mi stavo per sbattere la sua ragazza in un carcere
abbandonato non è una delle mie priorità > la rassicurò < e adesso
usciamo, credo se ne siano andati >
Cercando di non
far toccare troppo i loro corpi uscirono da quell’angusto nascondiglio, teatro
del loro peccato.
Amy, dopo
essersi rimessa in sesto, si voltò verso il biondo per accertarsi che l’avesse
seguita, e non potè fare a meno di lasciarsi scappare
una risata.
< Deve
essere parecchio fastidioso > lo schernì, puntando lo sguardo al cavallo dei
suoi pantaloni.
< Stai zitta
brutta strega >disse fulminandola con lo sguardo, cercando di sistemarsi
alla ben che meglio.
< Noto con
piacere che abbiamo fatto dei progressi con la galanteria >
Lo superò,
iniziando poi a camminare all’indietro per poterlo vedere in viso.
< Capirai…
non pensare che una pomiciata cambi le cose tra di noi >
Amy si portò
una mano al petto.
< Oh, non
dire così Mello, mi spezzi il cuore. E io che mi ero già innamorata di te >
Questa frase
fece sbuffare il biondo, pronto a risponderle a tono. E sarebbero andati avanti
così per ore se la ragazza non fosse inciampata in qualcosa cadendo
rovinosamente a terra.
Fu subito
raggiunta dall’odiosa voce di Mello.
Non proseguì
oltre, rimanendo scioccato dopo aver seguito la traiettoria degli occhi di Amy.
Il cadavere di
un uomo se ne stava disteso al centro della stanza, ora sotto al corpo della
rossa che si alzò schifata.
Mello si chinò
sull’uomo per tentare di capirne la causa della morte, e sorpresa delle sorprese,
tutto portava a pensare ad un attacco cardiaco.
< E questo
come diavolo ci è finito qui? > chiese Amy, più a se
stessa che all’altro.
< Poteva
essere una delle voci che abbiamo sentito, forse una faida. O magari era la
vittima di un sequestro. Sta di fatto che quest’uomo deve per forza avere a che
fare con il Death Note. Mi sembra un po' improbabile che sia morto casualmente
per arresto cardiaco nella stessa prigione dove poche settimane prima vi è
stato un omicidio di massa in stile Kira. L’assassino deve aver avuto a che
fare personalmente con lui, altrimenti quale motivo aveva di farlo venire qui
per poi ucciderlo>
La ragazza guardava
rapita il compagno mentre formulava le sue ipotesi. Quando un dubbio la assalì.
< Come
diamine abbiamo fatto a non accorgercene? > gli chiese.
Lui si girò,
guardandola torvo.
< Forse perché
eravamo troppo impegnati a mangiarci la faccia a vicenda. Dannazione li avevamo
li a due passi, potevano anche avere il quaderno e ce
li siamo fatti scappare. Ora mi toccherà anche inventarmi qualche bugia da
propinare ad L > disse iniziando a sentire la rabbia crescere in lui.
< Appena
tornati al quartier generale chiederò ad L di cambiare partner, lavorerò anche
con Near se sarà necessario, ma non voglio più averti
tra i piedi >
Queste parole
colpirono profondamente la ragazza.
< E per
quale motivo di grazia ? > chiese accennando un
falso sorriso.
< Perché non
sei professionale > ringhiò frustrato lui.
Amy sgranò gli
occhi allibita.
< Io non
sarei professionale? Chiedo scusa ma non sono io quella che deve dimostrare
qualcosa a se stessa perché ha dei conflitti interiori
>
< Hai
iniziato tu però, come vuoi metterla ora? > la apostrofò severo.
< L’ho fatto
solo per liberarmi dalla morsa, sei tu che hai frainteso > iniziò ad
infervorarsi la rossa.
< Ah davvero
pel di carota. Aspetta fammi ricordare, chi è che ha cercato di mettere le mani
nelle mutande a chi ? >
Esasperata, Amy
si prese la testa tra le mani e lo superò, dirigendosi verso l’uscita.
Mormorando un “ Ti odio “, che lui sentì benissimo.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla arrossire.
Si ritrovò
presto vicino alla moto di Mello, venendo poi raggiunta da quest’ultimo.
< Che hai
intenzione di riportare ora ad l ? > gli chiese
vedendolo pensieroso.
< Non ne ho
idea, ci penserò durante il viaggio di ritorno, se qualcuno mi facesse l’immenso
favore di tenere la bocca chiusa >
La rossa annuì
e si infilò il casco. Non aveva più voglia di litigare con lui, e poi la
questione L in quel momento era più importante.
Montarono in
sella, e come aveva chiesto Mello il viaggio proseguì in silenzio.
Mentre Mello
pensava a cosa riportare ad L, Amy vagava con i pensieri. Dal bacio che si era
scambiata con il biondo, al suo rapporto con Matt. Ma soprattutto pensava a
come avrebbe fatto a guardare di nuovo quest’ultimo negli occhi senza provare
rimorso.
Parcheggiata la
moto nel garage i due si avviarono all’ascensore.
Una volta
dentro la tensione era alle stelle. Nessuno aprì bocca fino a quando non
arrivarono al piano di Mello. Il campanello dell’ascensore segnò la fine di
quel loro imbarazzo.
< Andrò da L
a riferirgli ciò che abbiamo trovato. Siccome non hai intenzione di rivolgergli
parola, se vuoi qualche aggiornamento sai dove trovarmi > le disse uscendo e
salutandola con un gesto del capo, prima di scomparire dietro le porte dell’ascensore.
Finalmente Amy potè tornare a respirare. Ma la sua quiete durò poco, perché
non appena l’ascensore aprì le porte del suo piano l’ansia tornò ad
attanagliarle il petto.
Tentennò parecchio
tempo davanti alla porta prima di decidersi ad aprire. Si diresse in camera con
le mani che le tremavano.
Matt se ne
stava sdraiato sul letto, con soltanto un paio di Jeans addosso, intento a
giocare con la sua amatissima PSP .
Non appena la
vide però, stranamente, la spense e con un colpo di reni si portò seduto sul
letto.
< Come è
andata? > chiese sorridendole e invitandola ad andarsi a sedere sulle sue
gambe.
Lei accettò
subito il suo invito, posizionandosi su di lui.
< Bene, più
o meno > disse dandogli un bacio a fior di labbra.
Che diavolo
avrebbe dovuto dirgli?
“Sai ho ficcato la lingua in gola al tuo
migliore amico, e sarei anche andata oltre se lui non
mi avesse fermata. Inoltre data la nostra piccola
distrazione non siamo riusciti a scoprire praticamente nulla ma, Hey per il resto è andata alla grande”
Faticava anche
solo a guardarlo negli occhi, quegli occhi così sinceri e innamorati. Si sentì
veramente una bastarda. E ciò che successe dopo confermò ancora di più la sua
tesi.
Vedendo la sua
espressione crucciata si girò nel suo abbraccio ritrovandosi a cavalcioni su di
lui.
< Mi sei
mancato Matt, ti voglio > e prima che lui potesse aprire bocca, le sue
labbra avevano raggiunto ciò che cercavano.
Lui sgranò gli
occhi. Non c’era mai stata questa presa di posizione così improvvisa da parte
sua.
Doveva essere successo per forza qualcosa. Ma
la lingua che si fece strada nella sua bocca placò momentaneamente i suoi
dubbi. Rispose con veemenza, aggrappandosi a lei e poggiandole possessivamente
le mani sui fianchi. La stava perdendo, lo sentiva.
Con quei
pensieri in testa si staccò, le prese il viso tra le mani e la fissò
intensamente negli occhi.
< Clary, non mentirmi. Vuoi dirmi cosa succede? >
Le sue dita
carezzarono dolcemente le guance della rossa immobile tra le sue braccia.
< Abbiamo
trovato un cadavere, ed io ci sono finita sopra. Sono solo un po' scossa dall’accaduto.
Va tutto bene, tranquillo > cercò di rassicurarlo, prendendogli le mani e
stringendole tra le sue.
Matt non ci
credeva, o perlomeno, non metteva in dubbio il fatto che fosse successo sul
serio, ma sapeva benissimo che il motivo del suo malumore non fosse dovuto a
quello.
Cercò il suo
sguardo, ancora una volta per estorcerle qualche informazione, ma il capo della
ragazza poggiato alla sua spalla gli fece intuire che la conversazione era
finita.
La adagiò
delicatamente sul letto soffermandosi ad osservarla. Trovava la sua bellezza
ineguagliabile. I lunghi capelli rossi erano sparpagliati sulle lenzuola, e
incorniciavano perfettamente il volto pallido. L’espressione sul suo volto era
serena e emanava un senso di tranquillità che pian
piano prese possesso anche del ragazzo.
Si stese
affianco a lei, avvolgendole la vita con un braccio e stringendola
possessivamente a se.
< Ti amo
> le sussurrò all’orecchio.
E con la
speranza che lei avesse sentito le sue parole, si lasciò cullare da un dolce, e
alquanto necessario, riposo.