L se ne stava
seduto sulla sua poltrona, mangiando qualche cioccolatino e fissando il monitor
che ritraeva i due amanti placidamente addormentati nel letto.
Corrucciò le
sopracciglia. Quella sensazione di fastidio non accennava ad andarsene, nemmeno
con tutti i dolci che si era fatto portare da Watari.
In più come
aggravante, c’era il fatto che Amy si rifiutava di rivolgergli parola.
Odiava quella
situazione tra di loro. Lei era sua amica, tralasciando le strane sensazioni
che suscitava in lui, e non voleva perderla per nulla al mondo.
Il bussare
incessante, proveniente da dietro la porta, lo destò dai suoi pensieri.
< Avanti
> disse con un tono più scocciato del solito. Era piuttosto depresso e non
aveva alcuna voglia di vedere qualcuno che non fosse Watari.
Quando poi vide
di chi si trattava, la sua voglia scemò ancora di più.
Il volto
scocciato di Mello apparve sulla soglia della porta, guardandolo con fare
annoiato.
Il detective
non sapeva se sarebbe riuscito a reggere una conversazione con il biondo.
Non era
stupido. Non avrebbe mai mandato in missione due individui come Amy e Mello,
senza le giuste precauzioni. Quei due a mala pena non si uccidevano quando lui
era presente, figuriamoci a lasciarli soli.
Così, dopo aver
installato delle microspie nei due bracciali, si era premurato di ascoltare
ogni loro conversazione.
Ciò che le sue
orecchie ascoltarono gli provocò un grande fastidio. Mello era quasi l’unico ad
essere a conoscenza della sua simpatia per Amy. E come se non fosse abbastanza,
il loro comportamento immaturo non aveva portato a nessuna svolta nel caso. Si
erano addirittura fatti scappare le persone sospette.
< Sono
venuto a fare rapporto >
< Sono tutto
orecchie > lo incitò L, reprimendo un ghigno.
Che cosa gli
avrebbe raccontato? Si chiese, tenendo lo sguardo fisso sul ragazzo.
< Abbiamo
fatto ciò che ci hai chiesto. Siamo andati alla prigione e abbiamo perlustrato.
Al suo interno vi erano già due individui, di cui però non siamo riusciti a
captare alcuna conversazione. Presupponiamo, però, siano coinvolti nel caso,
poiché poco dopo la loro uscita di scena abbiamo trovato un cadavere. Causa
della morte, arresto cardiaco… Molto probabilmente i due individui dovevano
avere a che fare con il Death Note, anche se non è ancora chiaro il motivo
dell’omicidio. In ogni caso ho scattato qualche foto all’uomo, vedrò di far
fare a Matt qualche ricerca online per risalire alla sua identità >.
Ascoltò con
attenzione ogni parola. Mello era bravo a omettere particolari, così come era
bravo a mentire, a raggirare e a nascondere. Dovette ammettere che, senza la
prova concreta della sua colpevolezza, non avrebbe mai dubitato della
veridicità delle sue parole. Ma lui le prove le aveva, e non aveva intenzione
di fingere di bersi quella storiella. Era estremamente infantile sotto quel
punto di vista. Sapeva bene il motivo per cui i presunti killer gli erano
sfuggiti di mano, e aveva tutta l’intenzione di fargli sputare il rospo.
< Grazie per
le informazioni Mello > girò la sedia nella sua direzione e si alzò
lentamente.
Si avvicinò a
lui fronteggiandolo. Lo sovrastava di qualche centimetro, nonostante la sua
postura ricurva.
< Ma prima
che tu vada, avrei una domanda da porti… Da quello che mi hai detto presumo che
i due sospettati fossero nelle vicinanze, altrimenti non avreste potuto ne sentirli ne vederli, giusto? > chiese guardando dritto
negli occhi il diretto interessato, nell’attesa di scorgere qualche segno di
cedimento.
Mello annui,
confuso dallo strano comportamento del suo mentore, ma deciso a non darlo a
vedere.
< Quindi, in
tali circostanze, era quasi impossibile, per un agente attento e vigile, non
captare la conversazione tra i due individui. Ciò mi porta a pensare, che in
quel momento, sia tu che Amy, foste distratti da qualcos’altro, dico bene? >
La fermezza del
biondo stava iniziando a vacillare. Non poteva permettere che il suo modello
scoprisse ciò che aveva fatto. Sarebbe stata un’enorme vergogna per lui se L
avesse saputo di questa sua debolezza, quando pochi giorni prima era stato lui
a riprendere il più grande, intimandogli di tenersi alla larga dalla rossa.
< Dove vuoi
andare a parare Ryuzaki? Forza sputa il rospo > lo
aggredì.
L si era
spostato leggermente da lui, infilando le mani in tasca e poggiandosi con la
schiena allo stipite della porta.
< Dimmi
Mello, che cos’è che ha catturato così tanto la vostra attenzione da farvi
distogliere l’attenzione dalle indagini? >
Mello aveva
capito tutto. Lui sapeva. Quella mente tanto acuta quanto, talvolta, maligna,
aveva sicuramente fatto in modo di poterli tenere sotto controllo. E,
maledizione, lui si era fatto ingannare in una maniera tanto stupida. Quei
fottuti braccialetti.
Sorrise tra se e se, ormai non aveva più senso fingere.
< Perché
dovrei dirti qualcosa che già sai? > lo provocò.
Non sarebbe
sottostato ai suoi giochetti, lo ammirava certo, ma lui non era il giocattolo
di nessuno.
Se aveva
qualcosa da dirgli avrebbe fatto bene a dirla in fretta.
< Com’è
stato? > chiese curioso il corvino.
Mello strabuzzò
gli occhi. Si aspettava di tutto, un rimprovero, una scenata, o nel peggiore
dei casi l’espulsione dal caso. Ma questa domanda proprio no.
Che domande. Gli
era piaciuto dannazione, era pur sempre un uomo, e per quanto la odiasse doveva
ammettere che, oltre ad essere una bellissima ragazza, Amy era anche molto
brava nel saper tentare l’appetito maschile.
Ma mai lo
avrebbe ammesso. Se quei suoi pensieri fossero stati scoperti, la sua
reputazione sarebbe andata distrutta.
< Che vuoi
che ti dica, è stato un semplice bacio. Volevo solo farle sapere che il suo
Matt non è il migliore. E’ stata solo una questione di
orgoglio, tutto qui. Pensavo dovessimo parlare del caso? >
< Stiamo
parlando del caso difatti. Stiamo parlando del perché tu non sia riuscito a
portarmi delle informazioni sostanziose, e a tal proposito vorrei sapere per
quale motivo un “semplice bacio”, ti abbia permesso di distrarti così tanto
>
Queste parole
fecero digrignare i denti al più piccolo.
< Senti, se
ti interessa tanto sapere com’è baciare Amy, sta al piano di sotto. Va da lei,
scusati e scopatela. Non rompere a me. Sono venuto a riferirti ciò che ho
scoperto, il mio lavoro è finito > si girò per andarsene, ma appena varcata
la soglia si voltò di nuovo verso di lui.
< Ah e per
la cronaca, sei stato tu a mandarci in missione insieme. Perciò prenditi le tue
responsabilità > detto ciò uscì, lasciandosi dietro un L confuso e
amareggiato.
Il detective
non capiva la reazione del più piccolo. Poteva essere un limite suo, ma non
pensava di aver fatto nulla di male nel voler sapere come era stato baciare
Amy.
In fondo, per
il corvino, Mello doveva sentirsi solo che onorato ad aver potuto tastare le
labbra della rossa.
Ne era geloso.
Estremamente geloso. E in lui stava nascendo la paura che questo nuovo
sentimento potesse compromettere l’esito positivo del caso.
Intanto, al
piano di sotto, Amy si svegliò dal suo sonnellino. Girò la testa, ritrovandosi
faccia a faccia con il viso addormentato e bellissimo di Matt.
Si tolse
delicatamente il suo braccio dalla vita, alzandosi e cercando di non
svegliarlo.
Doveva sapere
che cosa si erano detti Mello ed L. Infondo, anche se
non rivolgeva parola al detective, ci teneva al caso e voleva sapere come
poteva essere utile.
Facendo meno
rumore possibile si infilò le scarpe e uscì dall’appartamento.
Ora nasceva il
dubbio. Da chi andare?
In entrambi i
casi era fregata. Avrebbe dovuto andare incontro ai suoi dubbi e ai suoi
sentimenti.
Parlare con L
significava, in primis mettere da parte l’orgoglio e per secondo far fronte ai
sentimenti, alquanto confusi, che il corvino diceva di provare nei suoi confronti.
D’ altra parte,
andare dal biondo, voleva dire dover affrontare le emozioni che lui riusciva a
suscitarle.
Sospirando si
avviò all’ascensore, sperando in cuor suo di aver fatto la scelta giusta.