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Autore: AlsoSprachVelociraptor    30/05/2019    1 recensioni
Lloyd Richmond, giovane film-maker dal fisico fragile, la mente contorta, il cappello della Planet Hollywood calato sui suoi cinici occhi azzurro ghiaccio e il fidato coltellaccio appeso alla cinta, è pronto a tutto per diventare il regista che ha sempre sognato di essere.
Anche essere mandato dalla BBC a Ronansay, un'isola sperduta a nord delle fredde coste della Scozia e bagnata del tremendo mare del Nord a indagare su un misterioso hotel che si dice essere infestato dai fantasmi.
All'albergo, tuttavia, Lloyd troverà segreti ben peggiori di uno spirito; scheletri nell'armadio, doppiogiochisti pericolosi, destini segnati nel sangue, porte chiuse a chiave, il mare del Nord affamato che chiederà sempre più sacrifici umani.
E sì, anche un fantasma.
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[Storia liberamente tratta alla serie tv "Two Thousand Acres of Sky" della BBC, anche se NON c'è bisogno di conoscere la serie per leggere la storia, dato che ne è solo ispirata. Anzi, se non la conoscete è molto meglio]
Genere: Comico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sotto al mobile non c’era una sola vertebra, ma due o tre e poi anche pezzi d’osso e finalmente un cranio mezzo spaccato.

C’era chiaramente una rottura sulla calotta cranica, causata da un qualcosa. Un oggetto acuminato, un’arma impropria… Jo aveva guardato tanto CSI nella sua vita, perchè Alfie era un grande fan e lui e Jo passavano i pomeriggi davanti alla televisione a guardare meravigliati. Charley non voleva vedere i cadaveri. Sarebbe morta del terrore in quella situazione…

-Sei sicuro sia il tuo?- disse Jo, prendendo con mani tremanti il cranio in mano. Era grosso e pesante e più scuro di quanto credeva. Le ossa erano bianche, no? Quelle erano grigiastre. Il cranio era quasi integro, se non per un enorme buco nel mezzo.

Kenny si piegò all’altezza delle mani della ragazza, a confrontare la sua testa col teschio.

Erano grandi uguali.

Jo passò un dito sull’arcata orbitale del teschio, poi su quella di suo padre. Il dito le scivolò sul suo grosso naso e gli finì nell’occhio. -Ahia- fece lui.

-Scusa- e Jo decise di ritrarre la mano. Scelta saggia.

-Sapevi che era… eri… qui?-

Jo si sedette con la schiena contro la porta, l’unico luogo sicuro e non disgustoso secondo la sua testa. Era probabilmente sporco a sua volta, ma non importava. Kenny le si sedette al fianco, negando, con tra le dita gli altri pezzi di cranio. -È stato portato dopo la mia morte.-

-E non sai se hanno depredato il tuo cadavere!?-

Kenny la guardò quasi offeso. -No, ero un po’ morto, sai. Sarebbe stato difficile accorgermi di qualcosa in quello stato.-

Era vero, non ci aveva pensato. Si appoggiò alla sua spalla e cercò di rilassarsi, anche se in quella situazione non poteva davvero farlo.

Era stata rinchiusa dal suo patrigno in una cantina sporca e piena di bestiacce e con un teschio decapitato per terra, il teschio di suo padre. E per giunta, un fantasma era arrivato ad aiutarla. Il fantasma di suo padre!

Sarebbe impazzita da un momento all'altro, lo sapeva... il cervello sembrava sbattere contro il suo cranio, e presto avrebbe fatto un buco nell'osso come quel teschio che aveva trovato e sarebbe schizzato fuori e scappato via da quel posto, da quell'hotel, da quell'isola.

Anche Jo avrebbe voluto tanto farlo… socchiuse gli occhi e si lasciò scivolare contro Kenny, che l'accolse con un sorriso amorevole.

Appoggiò la testa sulle sue cosce e si lasciò scivolare in uno strano sonno conciliatore, anche se non era decisamente tempo di dormire. Però si sentiva così bene… le mani del fantasma scorrevano calme e calmanti tra i suoi capelli, e Jo sapeva che c'era lui in mezzo. Chissà quanti poteri aveva? E chissà se quello era uno di essi? Non era del tutto male. Non era affatto male.

Jo si svegliò con una forte botta in testa e un grido. Cercò di balzare in piedi con gli occhi ancora annebbiati ma cadde su un mobile appoggiato vicino alla porta e si impiastricciò le mani con delle ragnatele.

-Johanne!- gridò sua madre, col terrore negli occhi. Le si avvicinò e la abbracciò come raramente accadeva. Jo si lasciò abbracciare, confusa e ancora assonnata. -Scusami, sono appena tornata e ho sentito cosa ha fatto Robb e io…-

Quando Abby aveva aperto la porta, aveva colpito involontariamente la figlia. No, mamma non la picchiava, e non permetteva a Robb di picchiarli se lei c'era. Non c'era sempre, purtroppo.

Abbassò lo sguardo e fissò con aria terrorizzata la coperta su cui si era addormentata Jo. Coperta? Doveva averla messa Kenny. Quella coperta non l'aveva mai vista.

Abby la scostò in un angolo con un calcio rabbioso, ora gelida in viso. Se per un istante sembrava essere tornata una mamma gentile e protettiva… era sparita, di nuovo.

-Vattene da qui. Va’ in camera tua- ringhiò a denti stretti, e come sempre, Jo obbedì.

Con un ultimo sguardo dentro la cantina ora illuminata da un vecchio neon fuori dalla porta, notò che il teschio era sparito.

 
   
 
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