Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    30/05/2019    7 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ci vollero due settimane per organizzare la missione nei minimi particolari.
Decisero di non coinvolgere nessun altro al di fuori della squadra speciale, per non rischiare di perdere altri soldati, come l'ultima volta, in cui erano morti in molti, oltre ad essere stato messo Levi fuori gioco.
Oltre a ciò, dovevano barcamenarsi nelle faccende giornaliere: con il bambino che richiedeva continue attenzioni non era facile organizzarsi, ma ce la fecero, inoltre Hanji concesse a Annie di spostarsi dalle prigioni a una delle stanze libere del dormitorio degli ufficiali, insieme a Armin, così che, con la scusa di tenere la ragazza sotto controllo più facilmente, la loro relazione prese la rincorsa, bruciando le tappe, poichè non volevano perdersi un attimo dato che a entrambi mancava poco tempo da vivere.
La mattina dell'inizio della missione, Armin si svegliò prima dell'alba.
Aprì lentamente gli occhi, osservando la giovane donna accoccolata sul suo petto, ancora profondamente addormentata.
Le posò un bacio sui capelli, spostandola delicatamente di lato, e lasciandosi scappare un breve gemito di dolore. Sorrise, ripensando a quanto successo quella notte, e ricollegando la questione dei muscoli indolenziti a quanto gli era stato spiegato da Jean, quando, qualche giorno prima, in cerca di qualche consiglio, poichè il ragazzo di Trost era sicuramente più esperto di lui, gli aveva confidato di voler provare a raggiungere un ulteriore traguardo nella loro relazione.
Si girò su un fianco, guardando la compagna, in attesa che si svegliasse. Sapeva che il dolore sarebbe passato in fretta, grazie al potere rigenerativo del Gigante, però era comunque preoccupato per Annie; ci era andato piano, come gli aveva consigliato l'amico, si erano presi tutto il tempo per coccolarsi, per prepararsi ed esplorare ogni sensazione, ma nonostante tutto sapeva di averle fatto male.
Aveva ancora impressa nella mente l'immagine del suo volto contratto in una leggera smorfia, nel momento in cui si era preso la sua verginità, espressione durata un battito di ciglia, ma tanto era bastato per farlo preoccupare. Certo, quanto era seguito era stato fantastico oltre ogni sua aspettativa, però non riusciva a non essere preoccupato per la compagna.
Annie, finalmente, aprì gli occhi, e lui le tolse, con una carezza, i capelli scompigliati che le cadevano sul viso.
Si sorrisero, poi la giovane si stiracchiò, ma sussultò quasi subito per una fitta, portandosi una mano al basso ventre.
"Stai bene?" domandò il ragazzo, preoccupato.
"Sì, ora passa." lo rassicurò la bionda "È solo che... ecco... era la prima volta, e non pensavo che tu fossi così..."
"Colossale?" completò il giovane, sorridendo quando la vide arrossire "Sì, lo so, sono quattro anni che gli altri ragazzi mi fanno questa battuta, quando mi vedono in doccia. A quanto pare sono invidiosi."
"Però mi va bene così." lo rassicurò Annie, spostandosi sopra di lui e posandogli un bacio sulle labbra "Sei stato dolce, e mi è piaciuto. Lo rifarei mille volte con te."
Armin sorrise malizioso, stringendola e baciandola con maggiore trasporto, per poi riprendere l'attività che li aveva tenuti svegli fino a tardi la sera precedente. In fondo era ancora presto, potevano attardarsi ancora un po' a letto, e lui si era scoperto adorare il volto della sua ragazza mentre facevano l'amore, quindi voleva vederlo ancora.
Due ore dopo, finalmente, scesero a colazione, raggiungendo gli amici al tavolo loro riservato.
Anche gli altri erano appena scesi, e già la confusione regnava sovrana: Sasha si era riempita il piatto e litigava con Connie, che le aveva preso alcune pagnotte da sotto i suoi occhi, Jean cercava di mediare tra loro, Eren faceva colazione, tenendo Levi sulle ginocchia, il quale beveva tranquillo dal suo biberon, tenendolo con entrambe le manine, imboccato anche da Mikasa, seduta accanto al ragazzo per aiutarlo col bambino, e gli dava grosse cucchiaiate di semolino, che il piccolo accettava volentieri.
Ma, quando la coppia prese posto, tutti si zittirono, fissandoli in attesa che dicessero qualcosa.
Il primo a rompere il silenzio, però, fu Connie.
"Stai bene, Annie?" chiese, rivolgendosi alla ragazza "Perché da come camminavi sembrava avessi una scopa in cu..."
"SASHA, MENALO!" fu il coro di risposta, che interruppe la pessima battuta del ragazzo, enfatizzato da Levi, che gli lanciò addosso il biberon.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e colpì la testa dell'amico con il cucchiaio, mentre gli altri facevano posto ai nuovi arrivati.
"A parte gli scherzi..." parlò Jean, calmo "lo sapete, vero, che le pareti del dormitorio sono sottili e abbiamo sentito tutto, sia ieri sera che stamattina?"
I due arrossiscono, e il giovane rise divertito, dando una pacca sulla spalla all'amico.
"Tranquilli!" li rassicurò "Siamo contenti che vi siate divertiti... Magari ha aiutato Armin a svuotare la mente per evitare attacchi di panico nel pieno della battaglia, quando dovrebbe tenere acceso il cervello."
"Veramente ha svuotato qualcos'altro, non la mente." intervenne nuovamente Connie, ma venne di nuovo zittito da Sasha, che lo colpì con il piatto appena svuotato.
"Ancora con questa storia? Ma è successo quattro anni fa!" si lamentò il biondo, mangiando la sua colazione.
Hanji interruppe la conversazione, avvicinandosi al tavolo con aria seria.
"Bando alle chiacchiere! Oggi dovete andare in missione." li ammonì "E sbrigatevi, la nave sta aspettando!"
I giovani finirono in fretta di fare colazione e si alzarono, andando di corsa nel cortile, dove li attendeva la carrozza che li avrebbe accompagnati al porto.
Lì era già pronta una piccola e veloce nave a vapore, che li avrebbe portati a destinazione, in una baia isolata non lontano dal ghetto di Liberio, a Marley.
Salirono sulla nave e presero posto. Hanji si mise alla guida, ed Eren restò in piedi vicino a uno dei grandi oblò, con Levi in braccio.
Non potendolo lasciare solo a Paradis, avevano deciso di portarlo con loro, lasciandolo in nave insieme a Hanji in attesa del loro ritorno.
Il viaggio sarebbe durato qualche ora, quindi occuparono il tempo ripassando il piano, in modo da ridurre al minimo le improvvisazioni.
Era sera quando iniziarono a vedere le coste di Marley a distanza, e la tensione si fece sentire.
Eren riprese il suo posto vicino all'oblò, con il bambino accoccolato in braccio, il quale stringeva, sonnacchioso, le cinghie dell'uniforme del giovane.
Mikasa si avvicinò, facendo una carezza a Levi.
"Non si è ancora addormentato?" chiese.
"Ha sonno, ma credo che senta la nostra tensione e si preoccupi." spiegò l'altro, prendendo meglio il piccolo.
Fuori si fece buio, e la nave virò verso un'insenatura ben riparata, da cui potevano vedere le luci della capitale di Paradis e del suo ghetto, e gettò l'ancora a due passi dalla spiaggia.
Venne calata la scialuppa, e Eren fece per lasciare Levi a Hanji, ma il bambino si aggrappò forte al giovane e scoppiò a piangere.
"Levi, devo andare." disse il ragazzo, prendendogli le manine "Non posso portarti con me, è pericoloso, e tu non sei forte come prima."
Ma Levi non ne volle sapere, il volume dei suoi lamenti aumentò e si strinse al collo di Eren, al ché Mikasa si avvicinò e, con delicatezza, lo prese in braccio.
"Su, non fare così." sussurrò "Torneremo presto, davvero. E ti assicuro che Eren non si farà niente, mi occuperò personalmente della sua sicurezza. Però tu devi aspettare qui con Hanji."
Il bambino fece un ultimo lamento e la fissò, ricevendo un sorriso e un bacio sulla fronte come risposta, poi finalmente si lasciò prendere dal comandante e, dopo aver ricevuto una carezza dal padre adottivo, li lasciò andare.
Non ci volle molto per arrivare alle porte del ghetto, e ancora meno per entrare. Sapeva dove erano alloggiati i quattro possessori dei Giganti che militavano per Marley, e conoscevano bene il piano.
Eren corse verso il quartiere militare del ghetto e si fermò in mezzo alla piazza, quindi attese che i suoi raggiungessero i posti prestabiliti e, in pochi secondi, si morse il palmo e, in un'esplosione, si trasformò.
Non ci volle molto per veder arrivare i primi militari, che cercarono di avere la meglio sul Gigante d'Attacco, e non fu neanche una sorpresa veder emergere da uno dei cortili adiacenti il Gigante Mascella.
Eren gli tirò un pugno, mentre Mikasa e Jean gli volarono attorno con l'ausilio dei dispositivi di movimento tridimensionale e pronti a usare le lance fulmine se fosse stato necessario.
Poco dopo vennero raggiunti anche dal Gigante Bestia, ed Eren lasciò il Mascella alle cure dei due Ackerman, a cui è erano uniti anche Connie e Sasha, per occuparsi del fratello.
Gli tirò un pugno, ma Zeke si spostò con un balzo, tanto che Eren quasi perse l'equilibrio; ma il ragazzo era determinato, lo aggredì nuovamente e lo bloccò a terra.
In quel momento sentì una grande forza fluirgli attraverso le vene. Continuando a tenere il fratello bloccato a terra si guardò intorno, notando poco lontano Annie che aveva appena morso la collottola del Quadrupede, anch'ella intervenuta nella battaglia, e sulla spalla della sua alleata Armin, pronto a intervenire in caso di estremo bisogno, poichè il suo gigante non era fatto per i lunghi combattimenti.
Annie non si fece remore, e con un morso uccise l'ospite, inglobando in sé il potere del Quadrupede. Eren sorrise: era un altro potere dalla loro parte.
Zeke cercò di liberarsi dalla presa, ma l'altro strinse di più, abbassandosi sul suo collo con le fauci spalancate.
Voleva uccidere suo fratello. Doveva farlo per tutti coloro che erano morti a causa sua, doveva farlo per Levi, che era in quelle condizioni a causa sua.
Levi.
Sarebbero mai riusciti a trovare una cura? E se la cura non esistesse? Come avrebbero fatto?
A Eren mancava poco tempo, non avrebbe potuto fargli da padre per molto...
Fargli da padre.
Solo un mese prima non gli passava neanche per l'anticamera del cervello di poterlo essere, ma ora...
Ora Eren voleva essere padre, voleva poter vedere crescere quel bambino. E voleva che nessun possessore dei Nove Giganti dovesse preoccuparsi della vita breve, che potesse vivere una vita lunga al pari di ogni altro essere umano.
Espresse quel desiderio, affondando i denti nella collottola del Gigante Bestia, e quando il suo ospite fu estratto lo divorò.
Intanto Jean aveva deciso di scortare Armin e Annie alla ricerca di Reiner, perché tanto Mikasa, Connie e Sasha erano perfettamente in grado di cavarsela da soli contro il loro nemico.
Entrarono in uno degli edifici, la ragazza in testa al gruppo, e salirono due rampe di scale.
Poi la donna aprì la porta che si trovava di fronte alla scalinata, ma Armin si avvicinò, le fece una carezza rassicurante e, dopo aver fatto un cenno a Jean, finalmente la spalancò.
Reiner era seduto vicino alla finestra, con un fucile puntato contro sé stesso e il dito sul grilletto, pronto a spararsi.
"Okay, Reiner, non fare gesti avventati." disse Armin, portando le mani avanti "Posa lentamente quel fucile."
Ma l'uomo non si mosse. Jean si avvicinò, prendendogli il polso.
"Avanti, Reiner. Siamo venuti per te." sussurrò, calmo.
Reiner gli scostò la mano, senza muoversi dalla posizione. Il ragazzo arretrò, spalancando improvvisamente gli occhi e portandosi una mano alla testa.
"Io... Non ce la faccio..." balbettò l'altro, tremando.
"Ti prego, non farlo. Vieni con noi. Nessuno ti farà nulla, te lo assicuro." intervenne Annie, facendosi finalmente avanti.
Reiner si bloccò, fissandola sorpreso, infine lasciò andare l'arma, che cadde a terra.
Ma il fucile era carico, e il colpo partì non appena toccò il pavimento, colpendo il Marleyano alla pancia, che cadde a terra, portandosi le mani sugli addominali.
Annie urlò, e Jean lo raggiunse in due falcate, afferrandolo prima che si accasciasse a terra.
"Dannazione, Reiner! Rigenerati!" ringhiò, tamponandogli la ferita.
Annie e Armin si inginocchiarono accanto a loro, cercando di aiutare Jean, mentre Reiner boccheggiava.
Poi si fece cianotico, e il respiro si fermò.
"Cazzo! No!" esclamò il ragazzo di Trost, facendolo stendere per terra, per fargli un massaggio cardiaco "Stupido idiota! Rigenerati!" si abbassò, chiudendogli il naso e insufflandogli l'aria dalla bocca, per poi riprendere il massaggio cardiaco.
Ci vollero tre tentativi, prima che Reiner riuscisse a respirare da solo e, in un momento di lucidità, canalizzasse il suo potere rigenerante sulla ferita.
"Ora dobbiamo andare!" riferì Armin, alzandosi e guardando dalla finestra "Non credo che Eren e gli altri riusciranno a resistere ancora a lungo!"
Annie annuì e aiutò Jean a mettere in piedi Reiner, per poi trascinarlo giù per le scale e poi all'aria aperta.
Appena furono nella piazza dove si stavano svolgendo i combattimenti, videro che tutto era cessato, e che Eren, tornato umano, si era riparato dietro un cumulo di macerie insieme a Sasha, che piangeva disperata.
"Che diavolo succede?" chiese Jean, adagiando a terra Reiner, ancora debole.
"C... Connie..." singhiozzò Sasha.
"È stato ferito a morte mentre catturavamo il Gigante Mascella." spiegò il ragazzo "Stiamo usando la dose del fluido che avevamo con noi per salvargli la vita, usando il Mascella stesso, approfittando della ritirata temporanea della difesa marleyana."
Poco dopo Mikasa li raggiunse, e poco lontano si sentì un'esplosione, seguita dall'urlo di un gigante comune coperto da quello di un uomo che veniva divorato. Poi fu di nuovo silenzio.
Sasha fu la prima ad uscire allo scoperto, seguita dagli altri, che corsero verso la voragine al centro della quale c'era Connie, in posizione fetale e con evidenti segni della trasformazione in gigante sul volto.
Eren lo prese in braccio e si guardò intorno.
"Dobbiamo andarcene alla svelta! Ho le memorie di mio fratello, e da quello che ho capito abbiamo recuperato anche gli altri Giganti!" ordinò.
"Mi trasformerò, salirete su di me, così la fuga sarà più veloce!" propose Annie.
"Io la coprirò, con il mio Titano." continuò Armin "Terrò con me il dispositivo di manovra tridimensionale, così vi raggiungerò in fretta."
Tutti annuirono, d'accordo con il piano, e si andarono a riparare, in attesa della trasformazione.
Armin la baciò, poi corse a distanza di sicurezza ed entrambi mutarono.
E mentre Lui buttava all'aria la piazza, lei prese gli amici sulle spalle e corse via molto velocemente, finché anche il ragazzo non la raggiunse, piantando un arpione del suo dispositivo sulla spalla e atterrando vicino all'orecchio di lei.
E, un quarto d'ora dopo, arrivarono alla baia e, velocemente, salirono a bordo, partendo alla volta di Paradis prima che qualcuno li vedesse.
"Che diavolo è successo?!" domandò Hanji, manovrando la nave, cercando di orientarsi al buio.
"In breve: Reiner è stato recuperato vivo, Annie ha anche il potere del Quadrupede e io ho poteri e memorie del Titano di mio fratello." spiegò spicciamente Eren, prendendo su Levi, che dormiva avvolto in una coperta "E poi abbiamo dovuto usare il Mascella per salvare la vita di Connie."
"Non è tutto." continuò Jean, sedendosi accanto a Reiner, che era stato messo semi-disteso e teneva gli occhi chiusi, ancora privo di forze "Io credo di aver appena avuto l'Ackerbond."

   
 
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