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Autore: Teo5Astor    12/06/2019    17 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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20 – Doppi
 
 
 
2 agosto
 
Sono passate due settimane da quando ho incontrato sotto casa quella ragazzina che ha lo stesso nome e la stessa fisionomia di Videl Satan, la ragazza di cui mi ero innamorato due anni fa e che non avevo più visto da allora. Lei non sembra sapere chi sono. Non sembra essere la Videl che ho conosciuto io, soprattutto.
Non è successo niente di particolare in queste ultime due settimane, se non che questa ragazzina di dodici anni che si chiama Videl Satan viene quasi tutti i giorni a casa mia con la scusa di trovare Beerus, il gattino abbandonato che aveva trovato lei sotto la pioggia e che per il momento vive qui con noi. A me non crea problemi averla in casa, anche perché con la scusa dei gatti ha fatto amicizia con Goku e a lui non può che far bene rapportarsi con qualcuno di diverso da me e anche da Lazuli, che ormai adora.
E come dargli torto? La adoro anch’io la mia Lazuli, ed è stata proprio lei a decidere il nome del nuovo gattino. C’era in televisione uno spot della birra Asashi proprio mentre stavamo pensando al nome per il nuovo arrivato e così lei, con estrema naturalezza, ha proposto Beerus chiudendo la questione nel giro di pochi secondi. Ovviamente mio fratello ha subito accettato, visto che ormai ascolta Lazuli più di quanto non dia retta a me, e, in più, è piaciuto anche a Videl.
Già, Videl… sia io che Lazuli non riusciamo a spiegarci se tutto questo sia un caso o se ci sia sotto dell’altro. Lei sembra tranquilla, comunque, e questo rasserena anche me. Però vorrei davvero vederci chiaro in questa storia, mi sembra tutto troppo assurdo per essere una coincidenza casuale.
Perché è comparsa una Videl Satan identica a quella che conoscevo io, ma di sei anni più giovane? Se fosse lei dovrebbe almeno ricordarsi di me… di quello che c’è stato tra noi due anni fa…
 
«Ti sei comportato bene, Beerus?» domanda dolcemente Videl al gattino grigio dopo aver varcato la porta di casa mia ed essersi accucciata verso di lui, distogliendomi dai mie pensieri.
«Mi spiace tanto, ti avevo detto che avrei voluto adottarlo, ma non sono ancora riuscita a parlarne coi miei» mi spiega, guardandomi mortificata coi suoi grandi occhi blu. Gli stessi che avevo conosciuto due anni fa nel periodo più brutto della mia vita.
«Tranquilla, può restare qui da noi senza problemi. Sembra divertirsi con Balzar» le rispondo, mentre i due gatti cominciano a giocare facendo la lotta. «Intanto puoi esercitarti a prenderti cura di lui, così saprai già cosa fare quando lo porterai a casa tua».
«Hai ragione! Grazie!» mi sorride euforica, facendo ondeggiare i suoi lunghi codini laterali neri.
«Fratellone» bisbiglia Goku, comparendo all’improvviso alle mie spalle e strattonandomi la maglietta. Mi guarda male, mentre mi tira verso la sua stanza. «A Goku-kun sta simpatica Videl-chan, ma non accetterebbe mai che lei diventasse la tua sorellina preferita! Goku-kun vuole essere l’unico fratellino preferito! Per te e per Lazuli-san!»
«Ma certo che sei tu il mio preferito, cosa vai a pensare?!» rido, scompigliandogli i capelli. «E anche Là la pensa così, figurati!»
«Allora cos’è per te Videl-chan, fratellone?!» mi incalza Goku, scrutandomi sospettoso.
«Me lo chiedo anch’io…» sospiro, mentre la osservo versare i croccantini ai due gatti nelle rispettive ciotole e ridere allegramente.
«Videl-chan» la chiamo, trascinando con me mio fratello. «Non stavi scherzando quando mi hai detto di non avere sorelle maggiori, vero?»
«No, sono figlia unica» risponde senza esitazioni.
«Non hai magari una cugina che ti somiglia molto?» insisto.
«Non direi…» ribatte, osservandomi perplessa, mentre mi rendo conto che forse è il caso di mettere al corrente Bulma di questa ennesima novità. Non ho ancora avuto modo di vederla durante la pausa estiva, ma direi che questo è il momento giusto per farlo.
 
«Bulma, tutto bene?!» chiedo perplesso alla mia amica dopo averla raggiunta in biblioteca, dove mi ha detto di raggiungerla.
La squadro dall’alto in basso lentamente, mi sembra avere qualcosa di diverso oggi. È più… è più provocante, direi.
Ha i capelli raccolti in una coda alta, anche se da quando la conosco li ha sempre portati sciolti. È molto più truccata del solito, non porta gli occhiali e ha anche la camicetta della divisa scolastica decisamente sbottonata sul seno, oltre al fatto che si muove in maniera più maliziosa di quanto avessi mai notato.
«Fa troppo caldo per tenere i capelli sciolti, oggi» sbuffa, arrossendo leggermente e liquidando la questione in una frase.
«Non ti avevo mai vista senza occhiali…» insisto, perplesso.
«Avevo voglia di mettere le lenti a contatto, Son-kun» sibila, distogliendo lo sguardo dal mio e incrociando le braccia sotto il seno.
«Come mai sei in giro con la divisa scolastica?»
«Sto per andare a scuola, è un problema?!»
«No, ma se ci stai andando perché speri di incontrare Vegeta non lo troverai lì. È di turno al “Kame House”, adesso».
«Vado a scuola perché sono l’unico membro del club di scienze. Lo chiuderanno se non dimostro che faccio qualcosa, no?» sbuffa di nuovo, tornando a guardarmi in faccia. «Beh? Di cosa volevi parlarmi?!»
«A-ah, ecco… ho incontrato Videl Satan».
«La tua prima cotta?» scuote la testa Bulma, accennando un sorriso. «Dunque esiste davvero, eh? Se vuoi saperlo, io non ne ero mai stata convinta fino in fondo…».
«Non ci crederai, ma adesso sembra essere diventata una ragazzina del primo anno delle medie!»
«Sicuro di esserci con la testa, Son-kun? Non ho tempo da perdere…».
«In effetti ho seri dubbi sulla mia sanità mentale, Bulma».
«Potrebbe essere semplicemente un’altra ragazza col suo stesso nome e che le assomiglia» mi spiega tranquillamente. «Del resto, si dice che al mondo esistano almeno due sosia di ognuno di noi» aggiunge, stringendo più forte il libro di fisica che stringe tra le mani, tradendo un certo nervosismo.
«Non è una leggenda metropolitana?» ridacchio.
«Già, è solo una leggenda metropolitana…» sospira, accennando un sorriso che mi sembra triste. «Comunque, per il momento non è successo nulla di male, no?»
«Direi di no».
«Allora non preoccuparti» conclude, cominciando a camminare verso l’uscita.
La seguo, e noto un cartellone pubblicitario in strada che attira la mia attenzione.
«Hai visto?» le dico. «In questi giorni fanno tanti spettacoli pirotecnici di sera!»
«Penso che il più bello sia sempre quello di Chigasaki» mi risponde, malinconica.
«Ti ricordi l’anno scorso quando siamo andati a vederlo insieme a Vegeta?» le sorrido, anche se lei continua a sembrarmi impassibile.
«Già…».
«Era stato bello, in effetti, anche se purtroppo ti eri vestita in modo normale, tu» provo a stuzzicarla. «Potevi mettere lo yukata!»
«Perché avrei dovuto indossare qualcosa di così scomodo?! Solo per farti contento?!» sbotta, guardandomi male.
«Magari per farti vedere da Vegeta, no?» le sorrido sghembo.
«Tanto sarei stata malissimo con lo yukata…» sospira, abbassando la testa.
«Non mi risulta che lo yukata stia malissimo a chi ha le tette enormi» sorrido di nuovo, sollevandole il mento tra indice e pollice per costringerla a guardarmi negl’occhi.
«Sei il solito maiale, Son-Kun!» accenna un sorriso, finalmente, prima di darmi uno scappellotto sulla nuca.
«Comunque per me staresti benissimo con lo yukata e questa tua nuova acconciatura!» le sorrido di nuovo, massaggiandomi la testa nel punto in cui mi hai colpito.
«Non rischi di far tardi al lavoro?!» sbotta Bulma, visibilmente imbarazzata, riprendendo a camminare. «Ti saluto, Son-kun».
«Grazie per avermi ascoltato, Bulma».
 
«Sbaglio o sei ancora più abbronzato, Prince?» domando a Vegeta, alla fine del suo turno serale al “Kame House”. Io ne avrò ancora per un po’, purtroppo.
«L’altro giorno sono andato al mare con Marion, in effetti» mi risponde, mentre si toglie la camicia da cameriere. «E abbiamo scazzato ancora, tsk!»
«Prince, mi spiace che ti rovini il fegato per questa storia… lo sai come la penso».
«“Storia”… non so nemmeno più se abbiamo una storia, Rad» sbuffa, gettando a terra con rabbia la camicia. «Per quale cazzo di motivo non riesco ad avere una storia normale, io?!» sbotta, stringendo i pugni, mentre gli raccolgo la camicia e gliela appendo nel suo armadietto. «Tu ed Eighteen-senpai siete così… così complici… non so nemmeno io cosa cazzo siete, ma si vede che state bene insieme! Io invece sono qui a cercare di far funzionare le cose da troppo tempo e a farmi girare i coglioni!»
«Bisogna essere in due a volere certe cose, Prince» provo a rincuorarlo, appoggiandogli una mano sulla spalla. «Non impuntarti su Marion se pensi che non sia più quella giusta, io credo che non dovresti neanche guardarti più di tanto intorno se vuoi avere una seconda possibilità per avere una “storia” come si deve».
«Tsk! Odio sentirmi così!» ringhia Vegeta, liberandosi dalla mia presa sulla spalla con un movimento brusco e dandomi un pugno nello stomaco, per poi sorridermi sghembo. «Ma ora sto meglio grazie a te, Rad!»
«Vaffanculo, Prince!» rido a mia volta, restituendogli il colpo e facendolo imprecare.
«Allora, come va con la tua ragazza supermegaperfetta?» mi chiede, prendendomi anche in giro allo stesso tempo. «Sei cotto come mai prima, comunque. Quando la guardi sembra che hai gli occhi a cuore da quanto ti viene la faccia da coglione!»
«Te lo scandisco meglio: v-a-f-f-a-n-c-u-l-o» ribatto, ridendo. «Comunque le faccio gli occhi a cuore via telefono da una settimana visto che è supermegaimpegnata col lavoro» sbuffo, con un velo di tristezza nel tono della voce. È vero però, mi manca un casino. Penso che soffrirò sempre la lontananza da lei quando deve andar via per lavoro. Merda.
«L’ho vista proprio ieri in tv» mi dice, mentre si sistema la maglietta.
«Eh sì, per fortuna anch’io riesco a vederla tutti i giorni in televisione!» sospiro, sorridendo.
La porta del magazzino che si apre e un inconfondibile rumore di passi prodotti da qualcuno che sta indossando un paio di geta interrompono il nostro discorso.
«Buonasera Vegeta-senpai!» esclama Lunch, vestita con un elegantissimo yukata bianco con motivi floreali arancioni fissato sopra la vita con un obi anch’esso arancione. «Ci sei anche tu, senpai! Non ti avevo visto!» arrossisce vistosamente, non appena nota la mia presenza.
«Sei venuta a farti vedere dai tuoi senpai preferiti con quel grazioso yukata?» le sorrido sghembo, mentre anche Vegeta ridacchia.
«Sono qui solo perché non so ancora i miei turni della prossima settimana, stupidi!» sbotta, facendoci la linguaccia.
«Lasciatelo direi: stai molto bene in yukata» la provoco, sollevando ritmicamente le sopracciglia.
«Smettila di guardarmi il seno, senpai!» esclama, paonazza. «T-tanto lo so che non è abbastanza grande da appoggiarsi sull’obi!»
«Compensi coi fianchi e il tuo bel culo, però!» interviene Vegeta, dandomi man forte e facendo imbarazzare ancora di più Lunch.
«Mi date sui nervi voi due!» grida, afferrando il foglio degli orari e facendo per uscire dal magazzino. «Però ho apprezzato le vostre parole!» cinguetta, sorridendoci, prima di uscire.
 
Ho appena sparecchiato l’ennesimo tavolo e sistemato tutto, ormai non manca molto alla chiusura.
«Buonasera» dico in automatico, senza neanche guardare, quando sento aprirsi la porta del locale. Non ricevo nessuna risposta, e resto a bocca aperta quando mi accorgo che c’è Lazuli che mi osserva con le mani dietro la schiena e un sorriso accennato sul volto.
Indossa una camicetta sbracciata bianca e dei jeans scuri attillati. È sempre più bella, non so come cazzo faccia. A qualunque ora del giorno e della notte, tra l’altro.
«Là!» esclamo, stupito e felice, mentre le vado incontro e la prendo per mano.
«Sei al lavoro, Rad. Devi essere professionale» mi sgrida bonariamente lei, dandomi un pizzicotto sul naso, intrecciando allo stesso tempo le sue dita intorno alle mie e stringendo forte.
«Se non cercassi di essere professionale ti sarei già saltato addosso, lo sai?»
«Sei il solito maiale» sibila, pestandomi un piede.
«È colpa dalla lontananza, forse. Della nostalgia».
«No, è colpa tua perché sei un maiale senza speranza e basta» ribatte lapidaria, accennando però un sorriso complice.
«Non dovevi tornare domani dalle riprese?» le chiedo, mentre la faccio accomodare a un tavolo.
«Abbiamo finito prima del previsto, non c’è stato bisogno di rigirare certe scene» risponde, sfogliando il menù con fare distaccato.
«Capisco, quindi ti sei precipitata qui perché morivi dalla voglia di vedermi?» le sorrido sghembo. « Mi mandi in estasi, così».
«Non osare prendermi in giro» ringhia, fulminandomi col suo sguardo glaciale.
«Bene, signorina. Se ha deciso prendo la sua ordinazione» esclamo, tirando fuori dalla tasca il taccuino e la biro.
Ricevo uno sbuffo come risposta. E sento il suo sguardo fisso su di me.
Continuo a guardare il taccuino con la biro in mano, pronto a scrivere.
«Ha deciso, signorina?»
«Sì, voglio te…» mi sorride maliziosa.
«Oh, davvero?» sto al gioco, chinandomi verso di lei come per leggere sulla lista che tiene tra le mani. «E dove sarei nel menù?»
«Smettila di fare il cretino» esclama, dandomi uno scappellotto sulla nuca.
«Sei cattiva, Là» piagnucolo, sollevandomi di nuovo. «E mi sei mancata un casino…».
«Mi… mi dispiace…» sussurra, abbassando la testa e distogliendo lo sguardo dal mio. «So di essere una fidanzata terribile. A volte mi sembra di trascurarti per via del mio lavoro» sospira. Odio vederla triste. E odio ancora di più che si senta in colpa.
«Non sei una fidanzata terribile, Là» la rassicuro dolcemente, chinandomi verso di lei e sollevandole il mento tra indice e pollice per costringerla a guardarmi in faccia. Mi perdo nei suoi occhi di ghiaccio. Mi sembrano così puri e meravigliosi quando fa così che sento una fitta al cuore da quanto sento di amarla. «Non dirlo mai più, ok? Tu sei il mio quadrifoglio che ho avuto la botta di culo di trovare, ricordi? E sei l’unico esemplare di Jian con cui un uccello con una sola ala come me vorrebbe volare. Sono felice anch’io quando lavori e quando ti vedo in televisione o sui giornali».
«S-sì, Rad…» accenna un sorriso, mentre una ciocca di capelli biondi sfugge alla sua mollettina glitterata nera a forma di testa di coniglio e mi accarezza la guancia.
«Però quando sei al lavoro mi manchi un casino, quindi ti toccherà farti perdonare» sorrido furbo, rialzandomi e allargando le braccia.
«E va bene…» sospira, divertita. «farò tutto quello che vuoi…».
«Anche qualcosa di sconcio?!»
«Entro certi limiti sì, scemo» sbuffa, incrociando le braccia sotto il seno e guardandomi male.
«Allora sei perdonata, Lazuli-chan del mio cuore» sollevo ritmicamente le sopracciglia.
«Non montarti troppo la testa, sei pur sempre un mio kohai» ribatte, pestandomi la punta del piede energicamente col suo tallone.
«Il fatto che tu sia tornata prima mi ha già mandato in visibilio!» esclamo, mettendomi sull’attenti e facendola sorridere.
«Sei proprio uno stupido, Rad» sospira, appoggiando il gomito sul tavolo e la testa sul palmo della sua mano, guardandomi dolcemente. «Sono venuta qui subito perché mi mancavi» aggiunge, arrossendo un poco. «Tra quanto stacchi? Ti aspetto».
«Mezz’oretta e sono da te, Là!» le sorrido, col cuore che batte forte e tutta la stanchezza della giornata che sembra improvvisamente volatilizzarsi.
 
«È venuta anche oggi a casa tua la ragazzina che assomiglia al tuo primo amore?» sibila Lazuli, mentre passeggiamo mano nella mano per il centro di Fujisawa. C’è tanta gente in giro, è una bellissima serata.
«Non era il mio primo amore… non so neanch’io cos’era…» sospiro.
«È quella che ti ha baciato per prima» mi stritola la mano Lazuli, scandendo le parole con un tono di voce da far gelare il sangue nelle vene. «Non puoi capire la rabbia che provo quando ci penso. Comunque è venuta o no?!»
«Sì, è venuta anche oggi a vedere il gatto. Ti dà fastidio?»
«No, perché mai dovrei sentirmi minacciata da una ragazzina al primo anno delle medie?» ribatte, allentando la presa sulla mia mano e appoggiando la testa sulla mia spalla. «Hai scoperto qualcosa su di lei?»
«Ne ho parlato anche con Bulma, ma niente» sbuffo. «Piuttosto, preferirei giocare alla coppiettina innamorata con te, adesso» aggiungo, fermandomi in mezzo al marciapiede e baciandola all’improvviso.
Lei mi lascia fare e, anzi, ricambia avidamente il mio gesto. Mi era mancato tutto questo, anche se era passata una settimana dall’ultima volta. Il suo sapore, il suo profumo fresco, il suo calore sulla pelle. La sensazione di stringerla a me. Di abbracciarla.
Ci stacchiamo a fatica, continuando a guardarci fissi negl’occhi in silenzio. Mentre la gente ci cammina freneticamente attorno e ci evita e le luci dei lampioni e delle scritte che scorrono sui cartelloni pubblicitari si riflettono nello sguardo glaciale di Lazuli che sembra mi stia scavando dentro, fino al mio cuore.
«Questi sono i “bentornata” che mi piacciono…» sospira Lazuli, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
«Buono a sapersi…» sospiro, riprendendo a baciarla, bramoso di lei.
«Smettila scemo, siamo in mezzo alla strada!» mi sgrida Lazuli, allontanandomi con una lieve spinta e allo stesso tempo accennando un sorriso malizioso, quando si rende conto della mia eccitazione che aveva ormai cominciato a premere contro il suo bacino a causa di quel contatto prolungato.
«Guarda che è colpa tua» le sorrido sghembo.
«Lo so» ribatte, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Infatti sarà la tua fine quando non reagirai più così in momenti simili» aggiunge, con un tono a metà tra il serio e il faceto, prima di essere attratta da qualcosa alle mie spalle che la fa tornare improvvisamente seria. «Rad, ma quella non è Bulma?!»
Mi volto di scatto, giusto in tempo per vedere la mia amica entrare a passo svelto e a testa bassa in un net cafè. Mi sembra molto diversa da come l’avevo vista oggi pomeriggio. Ha i capelli sciolti e gli occhiali, innanzitutto, e poi è come se fosse trasandata, non è da lei uscire con un magliettone extralarge e i pantaloni della tuta, maggior ragione di sera.
«Che ci fa in un posto simile a quest’ora?!» chiedo, allibito, mentre mi dirigo insieme alla mia ragazza verso l’entrata del locale.
 
«Non ero mai stata in un net cafè» sussurra Lazuli, guardandosi intorno curiosa, mentre camminiamo tra i vari piccoli cubicoli chiusi dietro cui si trovano i computer e svoltiamo l’angolo ritrovandoci immersi tra una marea di manga disposti ordinatamente sugli scaffali come fossimo in biblioteca.
«Io non c’ero mai entrato a quest’ora» le rispondo, cercando un segno della presenza di Bulma. «Mi ero sempre chiesto se lavorassero davvero di notte questi posti, essendo sempre aperti».
«I cubicoli sembrano essere quasi tutti occupati, in effetti» dice Lazuli, provando a sbirciare sotto una porta chiusa.
«Dev’essere spesso così, tra quelli che dormono qui abitualmente e quelli che magari hanno perso l’ultimo treno perché hanno fatto tardi al lavoro ma non vogliono pagare un hotel» le spiego, osservando la poltrona di pelle nera davanti alla piccola scrivania col computer di un cubicolo aperto. Sembra una gabbia, sarà lungo un paio di metri e largo poco più di uno.
«Così non la troveremo mai…» sbuffa Lazuli.
«Provo a chiamarla» dico, tirando fuori il cellulare dalla tasca e digitando il numero di Bulma.
«Cosa vuoi a quest’ora, Son-kun?» domanda la mia amica al telefono, piuttosto scocciata. «Stai bene, vero?!»
«Certo, sono in giro con Là!»
«Risparmiami le storie da dolce innamorato, ti prego» sbuffa, rassegnata. «Sono stanca, vorrei andare a dormire».
«Ero solo preoccupato» sospiro.
«Perché, sei finito di nuovo in qualche guaio
«Cioè, fammi capire: per te sono sinonimo di problemi?!» sbuffo.
«Rad! Guarda!» mi dice sottovoce Lazuli, indicandomi Bulma che cammina dalla parte opposta del corridoio, a testa bassa. Non è al telefono e non si è nemmeno accorta di noi.
«Son-kun? Ci sei ancora?!» mi chiede Bulma. O meglio, la persona con cui sto parlando al telefono.
Ma cosa cazzo sta succedendo adesso?! La voce che sento al cellulare è quella di Bulma e anche il suo modo di parlare è lo stesso, così come sono sicuro che quella che ho appena visto passare sia sempre la mia compagna di classe!
Proprio in quel momento, Bulma alza lo sguardo in nostra direzione e sgrana gli occhi, prima di correre via inoltrandosi in un altro corridoio.
«Scusa, ho la batteria quasi scarica! Ti richiamo dopo!» esclamo al telefono, prima di chiudere la conversazione e lanciarmi all’inseguimento di Bulma insieme a Lazuli.
«Fermati!» grido, riuscendo ad afferrare la mia amica per un polso e costringendola a fermarsi.
«Stavi parlando con me al telefono, vero?» sussurra mestamente, senza voltarsi, stringendo forte i pugni e provando a liberarsi con uno strattone.
«Sì» rispondo, senza lasciarla, mentre Lazuli incrocia le braccia sotto il seno e la guarda senza apparentemente tradire particolari emozioni.
«Allora non ha più senso nasconderlo…» aggiunge Bulma, rassegnata, smettendo di fare forza col braccio e voltandosi lentamente verso di noi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: molto bene, chi di voi mi ha affettuosamente insultato per il modo in cui ho chiuso il capitolo di settimana scorsa immagino lo farà anche stavolta, dato che scopriamo che sono passate due settimane e non si sa nulla sulla misteriosa Videl Satan dodicenne sosia della diciottenne che tanto è stata importante per Rad due anni prima.
Anzi, in tutto questo sembrano sorgere dei problemi legati a Bulma… chi è la ragazza con cui Radish si è incontrato in biblioteca? Chi è quella con cui è al telefono in chiusura di capitolo? E chi è invece la Bulma che si è misteriosamente rifugiata di notte in un net cafè provando a scappare da lui e Lazuli? Perché scappava?
 
Alcune spiegazioni per chi non conosce queste cose. Allora, i net cafè sono una specie di internet point aperto 24h/24 in cui gli utenti possono noleggiare ad ore (quindi anche per l’intera notte, come fosse una minuscola stanza d’albergo) un cubicolo, cioè un piccolo camerino con una poltrona, una scrivania e un computer in cui ci si può chiudere dentro. In un net cafè è poi disponibile una parte simile alla biblioteca, con scaffali pieni di manga che possono essere letti in loco. Il costo è irrisorio e molti lo usano come albergo, se non come casa praticamente. Non credo sia il massimo per una ragazza da sola stare in un posto simile di notte.
Lo yukata, invece, è il kimono attillato e lungo che si vede spesso indossare a ragazzi e ragazze in occasione di festival tipici giapponesi con lanterne, stand, mele caramellate, pesciolini da pescare per vincere premi e tutte queste cose qui e in occasione degli spettacoli pirotecnici, che siano legati o slegati a particolari festival serali. L’obi è la cintura alta di tessuto che va dalla vita al seno nelle ragazze e che serve a fissare lo yukata. I geta sono i sandali di legno a infradito che completano di solito questo look tipico per queste occasioni. A quanto pare è segno di eleganza, finezza e soprattutto di estrema bellezza indossare uno yukata. Si usa in occasioni speciali e le ragazze vengono considerate bellissime quando lo indossano.
Voi cosa ne pensate, vi piace questo look?
Abbiamo già visto Lunch vestita così, nei prossimi capitoli lo vedremo su anche ai veri protagonisti della storia. Vi do questo piccolo anticipo, così se qualcuna delle disegnatrici di questa storia vuole farsi avanti per fare i Raduli o i VegeBul in yukata (o la stessa Lunch, magari con Mai, perché no?) me lo può far sapere senza fretta! ;-)
Ecco, Lunch… ora che ha seppellito l’ascia di guerra è diventata più simpatica a molti, così diversi di voi mi hanno chiesto se la vedremo ancora in scena. La risposta è sì, come si è potuto vedere già da questo capitolo, anche se avrà meno spazio rispetto a come ci si era abituati per lasciarlo ad altri.
 
Ringrazio come sempre tutti voi che mi lasciate sempre il vostro parere e mi fate capire che ci siete, che questa storia vi piace e che questi personaggi continuano a emozionarvi e divertirvi! Grazie a chi legge in silenzio, a chi inserisce nelle liste e a chi ha appena iniziato dal capitolo 1, per me è sempre un grande onore e voi siete il mio incentivo più bello!
Nel prossimo capitolo scopriremo tutto su Bulma e, soprattutto, succederà una cosa clamorosa e (spero) tanto attesa! Di cosa si tratterà? Il titolo sarà “Occhi di ghiaccio”, ed è volutamente vago perché sono cattivo, ma fidatevi che sarà una bomba!
Grazie ancora ci vediamo mercoledì col capitolo 21 e chissà che se mi gira non posto prima una OS, ora che Mythos è finito (un grazie immenso a chi l’ha seguita in parallelo e a chi vorrà iniziarla, ora che è conclusa!).
 
Teo
   
 
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