Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    15/06/2019    7 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Al pomeriggio si ritrovarono tutti nella sala riunioni degli ufficiali per fare il punto della situazione.
"Sei assolutamente certo che non esista una cura?" chiese, per l'ennesima volta Hanji a Eren, pensierosa, segnando su un taccuino alcuni appunti.
"Sì, non c'è nessuna cura." confermò il ragazzo "Non ho trovato nulla nei ricordi del Titano Bestia. Ormai credo sia inutile fare altre ricerche, non credo che ne vedremo a capo."
La donna si passò una mano sugli occhi, aggiustandosi la benda, e fece un respiro rassegnato.
"A questo punto dovrò mandare una missiva riservata a Historia per comunicarle la cosa." disse "Dovremo inscenare la morte del Capitano e rendere definitivo il certificato di nascita di Levi Jaeger."
Fece un respiro profondo e tornò a guardare i suoi uomini, seduti attorno al tavolo.
"Dal resoconto della missione risulta che avete recuperato tutti i Giganti in possesso di Marley." continuò "Questo significa che sono tutti e nove dalla nostra parte?"
"Se posso..." intervenne Reiner, portando il busto in avanti, rivolgendosi al gruppo "Non penso che si daranno per vinti a Marley, cercheranno di recuperare almeno me e Annie, soprattutto ora che sanno che lei è ancora viva."
"Noi saremo pronti ad accoglierli, ora che ci sei anche tu, intanto che anche Connie si addestra con il suo Gigante saremo in grado di rimandarlo a casa a calci in culo." rispose Jean, sicuro "Inoltre c'è una cosa che non sanno: anche se Levi è fuori uso, Mikasa non è la sola Ackerman rimasta, e a quanto pare questa scossa, questo Ackerbond, ha fatto sì che la mia forza reale venisse fuori. E tutto grazie a te."
"Uhuhuh! Jean è innamorato!" esclamò Connie, ridendo.
"Sasha, potresti picchiare lo schiaccianoci da parte mia?" chiese il giovane, stizzito, e venne accontentato quasi subito.
Hanji sospirò e si alzò in piedi, chiudendo il quaderno su cui aveva preso appunti.
"Potete andare." disse "Manderò la lettera a Historia oggi stesso, dovremo iniziare a preparare il funerale."
"Vado a preparare il cavallo." esclamò Jean, saltando in piedi.
"No, Jean." lo fermò la donna "Capisco che tu voglia fare visita alla principessina, ma ora ti voglio qui in caserma, dietro a Reiner. Manderò qualcun altro."
Il giovane fece un sospiro deluso ma non obiettò e seguì gli altri fuori dalla sala riunioni.
Due giorni dopo venne organizzato il funerale a Levi Ackerman, la cui bara venne sepolta nel cimitero militare poco fuori dalle mura di Shigashina.
Il corpo ufficiali era raccolto di fronte alla lapide, attorno alla regina, che aveva deciso di partecipare alla cerimonia, rendendola solenne. Poco distanti assistevano altre persone, gente che il vecchio Levi aveva conosciuto nei suoi 40 anni di vita e a cui in un modo o nell'altro aveva fatto del bene.
La bara era vuota, ma solo i componenti della sua squadra e le persone più vicine, come Historia, erano a conoscenza del vero motivo, a tutti gli altri era stato detto che non era stato possibile riportare il corpo in patria.
Eren fissava la pietra tombale, serio, tenendo in braccio il piccolo Levi, il quale sembrava aver intuito la serietà della cerimonia e non aveva fatto un capriccio né un fiato per tutto il tempo, stringendosi a quello che ormai era diventato suo padre.
Il ragazzo era pensieroso; se fino a qualche giorno prima le speranze di riavere indietro il loro capitano, seppur minime, c'erano ancora, adesso non c'erano più, avrebbero dovuto cavarsela da sé, senza il suo supporto e la sua guida, scegliendo da soli la strada da percorrere.
Prese due sassi da terra, passandone il più piccolo a Levi, e si mise in fila, per la processione che rendeva omaggio e dava l'ultimo saluto al loro ufficiale. Quando arrivò di fronte alla lapide, si abbassò, poggiando l'oggetto sul bordo, dove erano state poggiate altre pietre dalle persone precedenti, e aiutò il bambino a fare lo stesso, quindi si spostò, lasciando il posto a Hanji, ultima della fila.
La donna si fermò, dando le spalle a tutti, e si inginocchiò davanti alla tomba.
Restò ferma per un po', poi le sue spalle presero a tremare. Levi la indicò, così Eren la raggiunse, abbassandosi accanto a lei.
"Comandante? Stai bene?" chiese, a bassa voce.
"I... Io..." sussurrò la donna, singhiozzando "Lui... Lui era il mio migliore amico... E ora lui è... è..."
Scoppiò a piangere più forte; il ragazzo le diede delle pacche rassicuranti sulla spalla, e Levi si allungò per farle una piccola carezza consolatoria. Hanji guardò il bambino, e le lacrime scesero più copiose.
Eren le mise in braccio il piccolo, aiutandola ad alzarsi, poi raggiunsero insieme il resto del gruppo.
"Eren, promettimi una cosa..." disse la castana, stringendo il neonato, che continuava a farle carezze sulle guance "Promettimi che avrà la felicità che non ha potuto avere fin'ora."
"Per quel poco che posso fare, te lo prometto." acconsentì l'altro, dando un buffetto al figlio.
Hanji sorrise e baciò la fronte di Levi, tornando verso la carrozza che li avrebbe riportati a casa.
Le sarebbe mancato il vecchio Levi, il suo amico scorbutico e maniaco dell'ordine e la pulizia, ma sicuramente qualcosa sarebbe rimasto in quel bambino, e voleva vederlo crescere e diventare ciò che non aveva potuto essere nella sua vita passata: una persona felice senza alcun rimpianto.
Passarono due mesi, durante i quali il gruppo continuò ad allenarsi, forte anche dei nuovi membri e dei nuovi poteri acquisiti.
E, durante quelle settimane non solo Annie e Reiner si inserirono maggiormente nel gruppo che una volta rappresentava i loro nemici, ma Jean imparò molto sull'Ackerbond, imparando a gestirlo e seguirlo al meglio, come anche Mikasa.
Era notte fonda.
Jean si svegliò di colpo, preso da un forte mal di testa: evidentemente a Reiner stava succedendo qualcosa.
Si voltò verso il letto del suo compagno di stanza, notando che si stava agitando nel sonno, quindi si alzò e lo raggiunse, sedendosi accanto a lui e osservandolo.
Il giovane uomo si mosse, girandosi su un fianco e afferrando il braccio dell'altro, senza svegliarsi.
"No... Io... Marco, mi dispiace... Sono... Io sono... Mi dispiace... NO!" sussurrò, svegliandosi di colpo alla fine dell'incubo e alzandosi di scatto, per poi fissare Jean, con gli occhi spalancati e le lacrime agli occhi.
"Hai avuto un altro incubo?" chiese l'altro, senza scomporsi "Vuoi parlarne?"
"Io... non lo so... è che..." balbettò Reiner, passandosi una mano sugli occhi.
"Senti, lo so cosa avete fatto." tagliò corto il giovane, posandogli una mano sulla spalla "So che siete stati voi tre a uccidere Marco. So che dovrei essere arrabbiato, Marco era il mio migliore amico... anzi, era qualcosa di più, però... non riesco ad esserlo, né con Annie, né con te."
"Ma... dovresti essere furioso per quello che abbiamo fatto..." obiettò Reiner.
"In realtà ho già sfogato la rabbia su Annie i primi giorni che era tornata, poi ho capito: a voi era stato fatto il lavaggio del cervello, non potevate agire in altro modo, e so che vi sentivate in colpa, inoltre tu hai avuto una temporanea dissociazione della personalità, da quello che mi hai raccontato." spiegò Jean, calmo, quindi abbassò gli occhi "E poi... beh, questo credo sia dovuto all'Ackerbond, ma non riesco proprio ad essere arrabbiato con te. Ora torna a dormire."
L'uomo annuì, rimettendosi giù e dandogli le spalle. Jean, però, capì che non era tranquillo, quindi sollevò il lenzuolo e si infilò sotto, sistemandosi accanto all'altro e abbracciandolo finché non si furono entrambi addormentati.
Il mattino seguente vennero svegliati da Hanji, che piombò in camera loro facendo parecchio fracasso.
"Sveglia, pigroni!" esclamò, bloccandosi, però, appena vide i due nello stesso letto "Okay, questo non volevo vederlo, ma se sapevo vi facevo avere un letto matrimoniale, come quello di Armin e Annie. Anzi, vado subito ad avvertire di procurarne uno per voi, così quando torniamo stasera sarà pronto. Però voi sbrigatevi! Dobbiamo portare Levi a vedere il mare!"
Jean si portò una mano al volto, scuotendo la testa mentre la donna si allontanava.
"Lo farà sul serio..." borbottò, andando a prendere i vestiti puliti "Ci farà togliere i letti singoli e ne farà mettere uno matrimoniale..."
"Non credevo fosse così fuori di testa." ammise Reiner, vestendosi "Cioè... sapevo che era strana, ma non credevo così tanto."
L'altro non rispose, finì di vestirsi e, quando furono entrambi pronti raggiunsero il gruppo.
Erano stati preparati cesti con il cibo e stoviglie, perché si voleva fare un picnic sulla spiaggia tutti insieme, un momento di svago tra i mille impegni e gli allenamenti quotidiani.
Salirono tutti a cavallo e partirono.
Arrivati alla spiaggia prepararono subito un piccolo falò per cuocere il cibo, quindi si tolsero le scarpe e si avvicinarono al bagnasciuga.
Eren si abbassò, mettendo i piedini di Levi a bagno. Il bambino fece un urletto e, sulle prime, alzò le gambine, ma poi, con cautela, provò a immergere di nuovo i piedi nudi, facendo un verso incuriosito e voltandosi verso il padre, che gli sorrise e gli baciò la testolina.
Jean corse dentro l'acqua, inseguendo Connie e ridendo, e nel farlo schizzò i due.
"Ehi, faccia da cavallo!" lo chiamò Eren "Stai più attento!"
"Sei diventato un po' troppo serio da quando sei padre, Eren!" rispose l'altro "Sbottonati un po' e impara a divertirti!"
"Credi davvero che non sappia divertirmi?" rispose l'altro, mettendo il figlio in braccio a Mikasa "Ora vedi come mi diverto, Ackerman idiota!"
Senza preavviso, corse verso di lui e gli saltò addosso, buttandolo in acqua. Jean, però, fu pronto e lo trascinò con lui, così che iniziò l'ennesima rissa tra i due, ignorata dal resto della squadra.
Dopo poco, però, Hanji li chiamò per mangiare. I due uscirono dall'acqua, continuando a battibeccare e togliendosi le camicie per metterle ad asciugare al sole.
"Questa volta ho vinto io!" esclamò il ragazzo di Trost, prendendo posto tra Connie e Reiner.
"Certo, ti piacerebbe!" rispose per le rime il Titano di Shigashina, prendendo in braccio Levi e rivolgendosi a lui "Tu che dici, Capitano? Chi ha vinto?"
Il piccolo non esitò e indicò il padre senza alcun dubbio, ricevendo come ricompensa delle coccole, che erano sempre ben accette.
"Ora devi pagare pegno, Jean!" intervenne Connie, ridendo "Visto che hai perso devi subire la punizione!"
"Stai zitto, schiaccianoci! E stai attento a Sasha, sta finendo tutta la carne sul tuo piatto!" borbottò l'altro, guardandolo storto.
"No, Connie ha ragione, devi pagare pegno." confermò Eren, dando a Levi un pezzo di pane "Levi, hai qualche idea? Tu sei sempre stato bravo a trovare le punizioni giuste."
Il bambino lo guardò, pensieroso, infine indicò Armin e Annie, che in quel momento erano impegnati in un dolce quanto intimo bacio.
"Un bacio? Interessante!" disse Hanji, distribuendo le salsicce appena arrostite "Ma con chi?"
Levi non si fece pregare, e indicò un'altra persona, più precisamente Reiner.
"Oh, bene! Dai, facci vedere cosa sai fare!" lo incoraggiò Eren.
"Giuro che la prossima volta ti uccido." ringhiò Jean, ma poi, sentendosi osservato, poichè tutti attendevano di vedere cosa avrebbe fatto, si sporse e stampò un bacio casto sulle labbra di Reiner, che si era prestato al gioco.
"E tu quello lo chiami bacio?" protestò Annie, ridendo "Avanti, so che puoi fare di meglio, e poi un mese fa era il suo compleanno, questo sarebbe un regalo perfetti! Guarda qui come ci si bacia come si deve!"
Detto ciò si sporse verso il compagno e lo coinvolse in un bacio focoso e passionale, che attirò esclamazioni e fischi d'ammirazione.
"Giuro che vi uccido..." borbottò Jean, voltandosi di nuovo verso il compagno di stanza.
"A quanto pare ci tocca." commentò Reiner, in attesa della mossa successiva dell'altro.
Il ragazzo sbuffò, ma poi si decise, si sporse verso l'altro e posò le labbra socchiuse sulle sue.
Se voleva zittire gli amici doveva darsi da fare, quindi fece ciò che sapeva fare meglio: si lasciò guidare dall'istinto.
Cercò subito la sua lingua, carezzandola e assaporando le sensazioni che percepiva. Quando lo sentì ricambiare si rilassò, chiudendo gli occhi e approfondendo il contatto, mosse una mano e andò a posarla sulla guancia dell'uomo, che gli posò un palmo sul fianco.
Sfiorò il pizzetto di Reiner col pollice, mentre le loro lingue si continuavano a cercare, danzavano, si sfioravano con foga, ma allo stesso tempo con dolcezza.
E Jean si rese conto che quel contatto gli stava piacendo, e non poco.
Sentì il braccio dell'altro stringersi attorno alle sue spalle e si allontanò di qualche millimetro, giusto il tempo di prendere fiato. Si guardarono per un attimo e poi ripresero a baciarsi, con più urgenza, anche se già il pegno era stato pagato.
Non sentirono i fischi e le esclamazioni degli amici, qualcosa era scattato, e ne volevano di più.
Jean non capiva bene cosa stava succedendo. Forse era l'Ackerbond che lo faceva sentire così... bene? Fatto stava che, per la prima volta dopo tanto tempo, sentiva il cuore leggero e la mente sgombra, ed era felice.
Con riluttanza si allontanarono, e finalmente sentirono gli applausi degli altri.
Il ragazzo di Trost si voltò verso Eren, riservandogli un'occhiataccia truce.
L'altro lo ignorò, tagliando un pezzo di carne da far assaggiare a Levi, e Jean borbottò tra sé sistemandosi meglio al suo posto.
Gliela avrebbe fatta pagare a quel Titano bastardo.
Doveva solo trovare la prima occasione utile, ma l'avrebbe fatto, e sarebbe stata una vendetta esemplare.

   
 
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