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Autore: ChrisAndreini    16/06/2019    1 recensioni
Sei mesi dopo la morta di Rika, una ragazza chiamata Margo, con lo pseudonimo MC, entra nell'RFA tramite un hacker, scomparendo nel nulla poco prima del party.
Due anni dopo, una ragazza identica a lei entra nell'appartamento di Rika, e le sue amiche d'infanzia approcciano casualmente i membri dell'RFA.
Martha Campbell, tatuatrice eccentrica in America, torna in Corea per cercare la sorella scomparsa da due anni.
Monica Collins, giornalista idealista con più lavori che soldi, ha la carriera appesa al filo di un'intervista alla C&R.
Miriam Coppola, musicista di strada dalla testa calda, incontra per la prima volta il suo idolo.
Mindy Cooper, studentessa della Sky University dal cuore d'oro, molto più interessata alla cucina che al suo major, trova il coraggio di approcciare la sua cotta.
Megan Carson, atleta incoraggiante squalificata a causa di un imbroglio, cerca casa in Corea mentre indaga sulla scomparsa di una vecchia amica.
Mistiche coincidenze, o uno schema attentamente pianificato da un abile marionettista?
Che fine ha fatto Margo?
E riusciranno le MC ad aiutare l'RFA a trovare la pace nei loro cuori?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Day 2

part 2

 

Megan aspettava Monica, facendo varie chiamate e spuntando nomi su una lista di possibili case da affittare.

Non era abbastanza ricca da permettersi un appartamento intero, perciò più che altro cercava una camera. Ma si stava arrendendo al fatto che si sarebbe dovuta probabilmente accontentare della stanza di un motel da quattro soldi.

Il fatto è che contava di ritrasferirsi lì in pianta stabile, almeno per un anno. Trovare lavoro, trovare Margo, cercare di recuperare il rapporto con le sue ex-migliori amiche… non poteva vivere in un motel.

Dopo l’ennesima chiamata senza risultato, dato che era troppo espansiva evidentemente e in Corea c’era un cultura decisamente più conservatrice rispetto a quella a cui era abituata, Megan rinunciò, e iniziò a pensare al modo migliore per chiedere a Monica di restare lì almeno un altro giorno o di dormire in garage.

Accarezzò la moto di Margo, quasi come se fosse Margo stessa, e sospirò, senza speranza.

Non era da lei essere giù di morale, capitava davvero di rado, ma gli ultimi giorni erano successe solo cose orribili, e non aveva nessuno con cui parlarne, con cui sfogarsi.

Margo l’avrebbe ascoltata, l’avrebbe tranquillizzata. Lo faceva sempre. Margo era sempre disposta ad aiutare gli altri, era lo scopo della sua vita.

Ma non si trovava.

Che si fosse stancata di essere la spalla su cui tutti piangevano? Con la sua intelligenza e le sue conoscenze poteva benissimo essersi trasferita in Australia e aver assunto una nuova identità, ma Megan non voleva pensarci.

Doveva indagare lì, in Corea, se lo sentiva. Sentiva che non poteva averle semplicemente abbandonate. Non era nel suo stile.

-Megan?- una voce sorpresa la distolse dai suoi pensieri, e si asciugò la lacrima che era uscita a tradimento.

-Oh, buon pomeriggio! Jaehee, giusto?- cercò di non fare una gaffe. Aveva subito riconosciuto la donna a cui aveva offerto il caffè quella mattina, ma nonostante avesse abitato in Corea per molti anni, aveva sempre avuto problemi a ricordare i nomi asiatici.

-Sì, cosa ci fai qui?- chiese Jaehee, un po’ sospettosa, adocchiando la motocicletta.

-Aspetto Monica, devo accompagnarla a lavoro e vorrebbe la massima puntualità, perciò sono venuta in anticipo e cerco, nel frattempo, di convincere qualcuno a darmi una camera. Ma non penso che le ragazze di colore senza lavoro abbiano molto successo qui- sospirò, rassegnata -Tu invece? Hai finito di lavorare?- chiese poi, cercando di ritornare sorridente e allegra.

-Magari, non so neanche cosa significhi “finire di lavorare”- si lasciò sfuggire Jaehee. C’era qualcosa, nel comportamento di Megan, che le faceva venir voglia di dire la sua senza pensare a quanto fosse poco professionale. Riuscì comunque ad interrompersi, e a rispondere semplicemente alla domanda.

-Devo aspettare l’assistente del capo Han, che mi deve passare delle carte per il pranzo di domani tra padre e figlio- spiegò, mettendosi in attesa davanti alla strada e controllando qualcosa sul cellulare.

-Il telefono è troppo mainstream? Io non li capisco, questi ricconi. Mandare le loro assistenti stracariche di lavoro per organizzare un dannato pranzo- sbuffò Megan, irritata. Jaehee trattenne una risatina.

-Sono sempre più felice di averti almeno dato il caffè- aggiunse poi Megan, come conclusione dello sfogo e quasi tra sé.

-A proposito, non ti ho ringraziato abbastanza. Mi ha davvero salvato la giornata- ammise, girandosi vero di lei e sorridendole riconoscente, accompagnandosi con un gesto di ringraziamento con il capo.

-Mi fa piacere sentirlo. Non ho molti altri modi per sostenere le impiegate di ufficio. Trovo che il vostro sia il lavoro più difficile del mondo, e non vi viene dato minimamente credito. Io credo che verrei licenziata dopo qualche secondo, soprattutto se il mio capo mi impedisse di prendere il mio caffè mattutino- iniziò a chiacchierare, come se niente fosse, e nell’attesa Jaehee si ritrovò a fare lo stesso.

Si sentiva davvero a suo agio con quella ragazza, non sapeva neanche lei come mai.

Anche se il modo in cui aveva chiesto di Martha a Monica continuava a renderla molto all’erta.

-La moto è tua?- chiese, per fare conversazione, senza riuscire a non pensare a Zen, osservando la motocicletta.

Il modo in cui i suoi lunghi capelli erano mossi dal vento, i muscoli tesi mentre regolava la velocità… Zen era davvero un capolavoro artistico.

Chissà se avrebbe ottenuto il ruolo. Jaehee non vedeva l’ora di vedere un suo nuovo musical.

-Oh, no, è di Margo- la risposta di Megan tolse completamente Zen dalla mente dell’assistente, che si voltò a guardarla sorpresa.

No, questa non poteva assolutamente essere una coincidenza.

-Margo?- chiese, sorpresa.

-Oh, tu non sai chi sia, giusto- Megan si diede della stupida, e Jaehee cercò di non far vedere che sapeva esattamente chi fosse, o almeno lo sospettava. Quante Margo potevano esserci in Corea?

Però se Megan aveva preso in prestito la moto significava che glielo aveva chiesto, e secondo le sue fonti Margo era completamente scomparsa da due anni. Che sapesse dove fosse? Doveva assolutamente indagare.

-Margo è una mia… vecchia amica d’infanzia. Sono tornata qui per lei, per lei e Martha, sua sorella. La sto cercando, perché… nessuno sa dove sia- spiegò Megan, abbassando lo sguardo e con gli occhi lucidi.

-Mi dispiace molto- tentò di rassicurarla Jaehee, senza sapere che altro dirle.

Non poteva rivelarle le informazioni riservate dell’RFA, ma doveva ammettere che se intendeva investigare avrebbero potuto collaborare.

I loro scopi non sembravano poi così diversi.

-Non sono tanto preoccupata. È una ragazza piena di risorse, e poi se non vuole farsi trovare non si fa trovare, è sempre stata così, fin da quando eravamo piccole- Megan provò a sorridere, tentando di rassicurare soprattutto sé stessa.

Jaehee trovò davvero curioso il suo modo di aprirsi così tanto con quella che era effettivamente una sconosciuta, ma non le dispiacque molto, perché stava prendendo davvero tante informazioni. E le venne anche un’idea folle.

-Non hai trovato nessun posto dove dormire, stanotte?- chiese, pur conoscendo già la risposta, dato che Megan gliel’aveva data all’inizio della conversazione.

-Non ho ancora trovato nessuno disposto ad ospitarmi. Penso che alla fine andrò a un motel o, opzione più probabile, dormirò nel garage di Monica o sotto a un ponte- la buttò sul ridere, anche se era la verità, purtroppo.

-Potrei ospitarti io- propose Jaehee, già pentendosi nel momento in cui le parole le uscirono dalla bocca.

Era una sconosciuta e poteva essere un’ottima attrice invischiata con l’hacker, non poteva invitarla a casa sua a dormire.

Purtroppo ormai l’aveva proposto.

Megan la guardò ad occhi sgranati, e spalancò la bocca, sorpresa.

Se era un’attrice era quasi meglio di Zen, perché sembrava autentica.

-Davvero?- chiese, commossa e del tutto incredula.

-Se mi dai il tuo numero di telefono posso inviarti l’indirizzo. Ma ti avverto che potrebbero esserci peli di gatto vaganti- preparò il telefono in modo da segnare il numero e poi passarlo a Seven per fare su di lei una ricerca. Ovviamente in privato, non poteva rischiare che Martha lo scoprisse, dato che le due si conoscevano.

-Hai un gatto?- Megan non sembrava molto felice alla notizia, Jaehee si affrettò a spiegarle.

-Non è il mio, ma del mio capo. Me lo affida quando è in viaggio- spiegò Jaehee.

Megan si incupì.

-Che razza di capo. I gatti sono un grande lavoro, soprattutto il pelo dappertutto- commentò, prendendo ulteriormente il signor Han in antipatia. Jaehee annuì sentitamente, sollevata che qualcuno capisse la sua disperazione ogni volta che il suo capo le affidava Elizabeth.

Comunque potresti anche vivere in un negozio di animali. Mi salvi davvero la vita in ogni caso- la ringraziò poi Megan, cambiando argomento e dettandole il numero di telefono.

Subito dopo, con un tempismo che aveva dell’incredibile, l’auto che accompagnava l’assistente del Capo Han accostò, e Jaehee si affrettò ad avvicinarsi.

-Allora ti faccio sapere- “se sei pulita” le promise, accennando un sorriso e pregando di non aver fatto la più grossa sciocchezza della sua vita.

-Grazie mille Jaehee- Megan le sorrise a sua volta, il sorriso più caloroso che qualcuno le avesse mai rivolto, e Jaehee si sentì più sicura.

Stava facendo la cosa giusta, ne era piuttosto certa.

 

L’incontro con il regista era andato bene, il ruolo era praticamente suo e l’avrebbe confermato il giorno successivo.

Zen era felicissimo di tornare a lavoro, sebbene fosse stanco per la giornata piena, tra provini ed esercizio fisico.

La stanchezza però non lo fermò dal prendere la strada lunga per tornare a casa, passando per il parco.

Aveva avuto una mezza idea di andarci a fare jogging, per avere una scusa di passarci, ma non voleva farsi vedere dalla ragazza misteriosa del giorno prima in tuta, anche se lui era stupendo con qualsiasi cosa addosso.

Ma di certo era molto più affascinante con quel completo, infatti il regista l’aveva considerato perfetto per il ruolo che avrebbe con molta probabilità interpretato.

Usando il telefono come specchio per controllare che fosse perfetto, iniziò a girare il parco che la ragazza gli aveva suggerito il giorno prima, ma non sembrava essere da nessuna parte.

Che lo avesse preso in giro? Gli sembrava strano, aveva subito sentito una scintilla tra loro, e poi lei era una sua fan, non poteva non volerlo vedere.

O almeno Zen sperava fosse così.

Forse l’aveva spaventata con la sua espansività, ma l’aveva davvero colpito, con il suo carattere tosto e la sua voce melodiosa.

Lui non badava molto al talento, nella scelta di una ragazza, ma la ragazza misteriosa non era solo brava, lasciava senza fiato perché trasmetteva un sacco di emozioni, e Zen desiderava davvero tantissimo rivederla anche solo per riascoltarla cantare.

Il problema era che non si trovava da nessuna parte.

Quando ormai stava per perdere le speranze, un acuto straordinario lo fece scattare sull’attenti, e corse in direzione della musica neanche avesse sentito una ragazza chiedere aiuto.

Il fatto che in quell’acuto chiedesse aiuto rendeva la situazione comica, ma Zen aveva abbastanza esperienza di musica da conoscere la canzone, e soprattutto da capire che stava solo cantando, anche se l’emozione c’era tutta.

La raggiunse proprio mentre finiva la canzone, e non riuscì a non sorridere con occhi brillanti.

Era lei, era la ragazza misteriosa, straordinaria come il giorno prima e illegalmente bella.

Il carattere per lui valeva tutto, e ogni ragazza che avesse un bel carattere era bella a modo suo, perché esternava la sua bellezza interiore, ma la ragazza misteriosa era oggettivamente la ragazza più bella che Zen avesse mai visto.

E fu anche felice di constatare che un paio di persone si erano fermate ad ascoltarla, questa volta, e aveva una mancia piuttosto consistente.

Appena finì di cantare, Zen aggiunse una sua parte, e la ragazza misteriosa lo notò, e sobbalzò, sorpresa.

Poi prese un sorso dalla bottiglietta d’acqua, e non diede altri segni di essersi accorta di lui.

-Grazie a tutti. Avete qualche richiesta?- chiese al pubblico, che però non sembrava avere intenzione di trattenersi, e dopo aver dato qualche moneta si dileguò.

-Io ho una richiesta!- Zen alzò la mano, e la ragazza lo guardò, e gli diede la parola.

-Fammi indovinare, una canzone di qualche musical?- intuì, facendogli l’occhiolino.

Zen era convinto di essersi appena sciolto dentro.

-Zekyll e White- le propose.

La ragazza ridacchiò.

-Non credo di esserne in grado- ammise, un po’ controvoglia.

-Con la vocalità che hai sei in grado di fare qualsiasi cosa- obiettò Zen, che aveva un orecchio straordinario per questo genere di cose.

La ragazza misteriosa arrossì.

-So di essere vocalmente perfetta- si vantò, ostentando una sicurezza che di certo non le apparteneva -È solo che quel musical…- si interruppe, un po’ incerta, e lanciò un’occhiata imbarazzata a Zen.

Zen iniziò a preoccuparsi. Che non le fosse piaciuto? Era uno dei musical di cui andava più fiero e su cui aveva lavorato di più, dato che il personaggio di White era una sfida e nello stesso periodo Margo era scomparsa e tutta l’RFA era all’erta.

Forse non gli era uscito bene come credeva? O forse in generale la ragazza misteriosa non l’aveva apprezzato per la storia o per le musiche.

Temeva di aver fatto una figuraccia, poi la ragazza concluse la frase, come se le costasse davvero tanto ammettere quella che evidentemente considerava una debolezza.

-…è stato troppo straordinario. Non voglio cantare una canzone tratta da lì quando so di non riuscire a dare l’intensità e la forza che quelle canzoni meritano. È il mio musical preferito- ammise, senza guardare Zen negli occhi.

Lui si illuminò.

-Davvero?- indagò, con un sorriso beota.

-Non farmelo ripetere, che è già abbastanza umiliante. E se sei venuto qui solo a farmi venire i complessi di inferiorità puoi anche andare via. Tanto ormai i soldi me li hai dati- gli fece un cenno con la mano come a cacciarlo via, e Zen ridacchiò.

-Ti do il doppio se mi permetti di restare- propose, con un occhiolino.

-Io pretendo il doppio se resti. Ascoltarmi cantare è un privilegio, per questo mi faccio pagare- la ragazza misteriosa scosse i corti capelli biondi, con aria di superiorità.

-Non lo nego. Posso chiederti qualcosa da Zorro?- chiese, tirando fuori due banconote da 1000 won.

-Ho il poster in camera- commentò la ragazza, sorridendo tra sé, per poi pentirsi immediatamente e tapparsi la bocca.

Ma era troppo tardi.

-Hai il poster, eh?- Zen rigirò il coltello nella piaga.

-Già, ho ancora quel poster in camera, stavo riflettendo ad alta voce sul fatto che dovrei toglierlo. È infantile- cercò di riprendersi, senza risultare credibile neanche a sé stessa.

-Se vuoi ti rimedio un poster di Zekyll e White- la provocò, e dopo uno sguardo da fangirl assatanata per qualche istante, la ragazza tornò impassibile e indifferente.

-Se ne hai uno in più, sicuramente lo trovo qualcuno interessato a cui venderlo- alzò le spalle, poi prese nuovamente la chitarra e iniziò a cantare una canzone dal musical Zorro.

E poi ne cantò un paio da altri musical, tre canzoni k-pop di cui aveva la base e che quindi interpretava ballando in modo molto ipnotico e ritmato, e senza che Zen quasi se ne accorgesse passò più di un’ora.

La ragazza si prese una pausa dopo una canzone particolarmente coreografata, e contò i soldi guadagnati, orgogliosa.

-Grazie mille- fece un cenno ai due tizi, Zen compreso, che l’avevano guardata, e si soffermò in particolare su Zen, mentre si preparava ad andarsene via.

L’attore sembrò svegliarsi da una trance.

-Aspetta, hai già finito?- chiese, deluso.

La ragazza sembrò sorpresa dalla sua enfasi.

-Beh, sì, sono quasi le sei e ci metto un secolo a tornare a casa. Senza contare che oggi devo cucinarmi da sola- gli spiegò, alzando le spalle.

Zen stava per proporle di accompagnarla a casa, ma si interrompe prima ancora di aprire la bocca, rendendosi conto che era venuto a piedi anche lui.

Si appuntò mentalmente di prendere la moto, la prossima volta, così da poterla riaccompagnare.

E a proposito di prossime volte…

-Dove ti posso ritrovare?- chiese, speranzoso.

-Credo che domani avrò voglia di pagnotte pesciotte. Pensavo che qualcuno me le avrebbe portate, oggi, ma quel mascalzone non ha mantenuto la parola- si lamentò, incrociando le braccia in direzione di Zen, che alzò le mani colpevole.

-Chiedo perdono, ma a mia discolpa avevo un provino, prima di venire qui- cercò di giustificarsi.

Forse avrebbe dovuto scriverlo sulla chatroom, in effetti. Magari Jaehee si sarebbe messa online e l’avrebbe complimentato o comunque sarebbe stata interessata.

Era l’unica a reagire come Zen avrebbe voluto.

Dopotutto un nuovo ruolo non era mica una cosa da nulla.

-Un provino? È un nuovo ruolo? Ti hanno preso? Ma certo che ti hanno preso! Che musical è? C’è già una data di uscita? Che personaggio farai?- chiese la ragazza misteriosa, quasi aggredendolo e con occhi brillanti e speranzosi.

Zen arrossì, e sentì il petto gonfiarsi di orgoglio.

Non solo la ragazza davanti a lei, con un talento smisurato, era il tipo di fan che preferiva, ovvero una decisamente più interessata al suo talento che al suo aspetto, ma gli stava offrendo anche la reazione migliore che il suo cuore narcisista e pieno di insicurezza bramava e che non aveva mai ricevuto dall’RFA.

E per una volta non sembrava neanche voler mantenere il suo atteggiamento musone.

-Non è ancora confermato, ma è un ruolo in un nuovo musical tratto da un videogioco piuttosto famoso, e dovrei interpretare un uomo possessivo e molto tosto che deve far innamorare di sé una donna per proteggere sua sorella- spiegò, con aria di superiorità.

La ragazza lo fissava quasi con adorazione.

-Wow, non vedo l’ora di vederlo. Domani mi dirai di più- gli fece l’occhiolino, e iniziò a dirigersi verso l’uscita.

Si girò un attimo, e gli lanciò un’occhiata di sfida.

-Certo, sempre se mi troverai- lo sfidò, tornando la tosta ragazza dal sorriso sarcastico che stava già conquistando Zen.

-A domani- la salutò lui, accettando la sfida.

Dopotutto la ragazza gli aveva dato tutti gli indizi di cui aveva bisogno. Aveva detto che in caso volesse pagnotte pesciotte sarebbe andata in Nameless road, e Zen aveva un’ottima memoria, e se lo ricordava bene.

Sperava di non avere impegni.

Solo quando, fischiettando una canzone di Zorro, entrò nella metro si rese conto che ancora non le aveva chiesto il nome, e si maledisse nuovamente mentalmente.

Era più tonto del principe di Cenerentola, ma almeno sapeva dove trovare la sua principessa.

E non aveva intenzione di farsela scappare.

 

Monica aveva imparato da tempo a sopportare l’attenzione non desiderata, ma ancora non sapeva come ribattere quando le si presentavano situazioni di quel genere.

Non che le dispiacesse l’interesse di quell’impiegato, ma era tardi, doveva andare nell’ufficio del signor Han, e non aveva tempo da perdere a sentire gli affari di un tizio che non conosceva e ci stava spudoratamente provando con lei nonostante andasse contro ogni etica professionale.

Annuiva e ascoltava, cercando di trovare un modo carino per tagliarlo fuori senza rovinare la sua pausa caffè, ma i minuti passavano e la sua quasi totale assenza di spina dorsale non aiutava.

In realtà Monica si sarebbe giudicata piuttosto una ragazza estremamente cortese, ma doveva ammettere che mancava di spina dorsale, per certe situazioni. Soprattutto con gli uomini.

E questo le aveva causato non pochi problemi in passato.

Almeno l’impiegato non sembrava affatto avere cattive intenzioni, era solo molto desideroso di parlare, probabilmente il suo lavoro lo sfiancava.

Anche se non quanto stancava Jaehee, da quello che Monica aveva potuto osservare in quei due giorni.

Avrebbe dovuto parlarne al signor Han, anche se non pensava l’avrebbe ascoltata, e non l’avrebbe biasimato più di tanto per considerarla inferiore. Era un uomo d’affari, era cresciuto così fin da piccolo, e Monica era di molte classi inferiori a lui. Era anche normale che non la riconoscesse.

Ma almeno doveva provarci, per Jaehee. E poi, se Jumin era rimasto quello di un tempo, era certa che avrebbe almeno ascoltato quello che aveva da dire senza conseguenze che avrebbero potuto costare il lavoro suo e di Jaehee.

Sempre se si fosse riuscita a scrollare quel tizio di dosso.

Stava giusto per approfittare di un piccolo silenzio per trovare una scusa quando una voce imponente lo fece per lei.

-Signorina Collins, può venire nel mio ufficio?- la voce formale del signor Han fece sobbalzare entrambi.

L’impiegato gli fece un rispettoso e spaventato saluto, mentre Monica si girò verso di lui e gli sorrise, cercando di non apparire troppo riconoscente per non far stare male l’impiegato. 

-Certo, signor Han. Arrivo subito- gli fece un cenno con il capo, come ad incoraggiarlo a precederla, anche se era certa non servisse perché il signor Han sarebbe sicuramente andato a prescindere, e si girò verso l’impiegato per congedarlo.

-Mi scusi, devo proprio andare. Le auguro una buona giornata- lo salutò in modo forse un po’ troppo sbrigativo, e rimase decisamente sorpresa quando, girandosi, notò che il signor Han sembrava averla aspettata, e le fece un cenno per farla andare per prima, nel suo ufficio.

Tutte le persone, soprattutto i ricchi dirigenti, che aveva intervistato le avevano sempre dato poca considerazione. Il signor Han per ora era più gentile e soprattutto educato di chiunque altro. Era rimasto, in fondo, il ragazzo che aveva conosciuto.

A meno che non fosse tutta scena per renderla più clemente nel suo articolo, anche se Monica ne dubitava.

E in ogni caso lei non era tipa da farsi corrompere da un atteggiamento affabile.

Combatteva costantemente per la verità e la onestà, anche se cercava di servirla sempre nel modo migliore, dato che non le piaceva rovinare aziende e soprattutto la vita delle persone, a meno che non se lo meritassero per davvero. E Jumin, sicuramente, non lo meritava.

Si sedette davanti alla scrivania, e tirò fuori il blocco per appunti per mettere al corrente il signor Han delle informazioni che avrebbe usato nel suo articolo.

-Sta bene, signorina Collins? Mi è sembrata a disagio- commentò il signor Han, sedendosi davanti a lei e guardandola con attenzione.

Monica alzò lo sguardo su di lui, e per un attimo vide il ragazzo che si era spesso preoccupato per lei, a modo suo, tempo prima. Cercò di non perdere la concentrazione, e abbozzò un sorriso.

-Sì, certo. Comunque la ringrazio. Più che altro ho un po’ di fretta. Tutto qui- cercò di lasciar perdere la situazione, distogliendo lo sguardo e iniziando a mordersi il labbro inferiore.

Gli occhi di Jumin lasciarono quelli di Monica per spostarsi sulle sue labbra, e fu una fortuna che Monica avesse già distolto lo sguardo, perché altrimenti si sarebbe distratta ulteriormente.

O forse fu una sfortuna, perché probabilmente da quell’occhiata quasi di rimprovero avrebbe capito che Jumin non si era affatto scordato di lei, tutt’altro.

-Allora evitiamo di perdere tempo. Di cosa voleva parlarmi?- chiese Jumin, incrociando le dita sopra la scrivania e ritornando più professionale.

-Certo. È mia abitudine informare sempre il diretto interessato delle informazioni che userò nell’articolo. Così che sia al corrente dell’onestà dei miei intenti e della veridicità delle mie parole. Lo trovo anche più corretto- era anche un modo per non far modificare troppo l’articolo al suo capo, ma questo ovviamente Monica non lo disse.

Jumin annuì, non del tutto sorpreso da quello strano modo di lavorare.

-Ho intervistato tutti i suoi dipendenti, principalmente in merito ai progetti sui gatti che sembra prendano buona parte del loro tempo, e poi in generale sulla situazione lavorativa e il contratto da loro firmato. Ho anche fatto una ricerca interna sul profitto del suo dipartimento rispetto a quello degli altri. So che lei è l’erede della compagnia, perciò mi scusi ma ho dovuto controllare che non approfittasse del suo ruolo. Nonostante i progetti dei gatti ho constatato che il suo dipartimento ha il doppio del profitto rispetto a tutti gli altri, la maggior parte dei suoi dipendenti la considera un capo esemplare e il suo lavoro è generalmente incontestabile. Insomma, lavora più del resto dei suoi dipendenti, e questo sembra ispirarli ed influisce positivamente sulla produttività- disse velocemente, ricontrollando i suoi appunti, senza guardare Jumin, che al contrario continuava a fissarla, colpito da come lo riempisse di complimenti senza però complimentarlo davvero. Anzi, sembrava pensare più ai suoi dipendenti che a lui, e questa era davvero una novità da parte di una giornalista.

Jumin si sentì quasi offeso, e allo stesso tempo molto soddisfatto. Era un’emozione stranissima che aveva spesso provato con lei.

-Il problema con i progetti dei gatti non sembra colpirli più di tanto, poiché da priorità ai progetti che fruttano maggiore profitto, e il contratto firmato da loro ha una vasta politica sugli straordinari e molti dei suoi dipendenti hanno la scelta se farne o no, mettendo in conto la famiglia, il guadagno e, insomma, non ci sono irregolarità di sorta. Uscirà un articolo noioso, ma sarà un’ottima pubblicità per la sua azienda- concluse, con un gran sorriso.

Jumin annuì, soddisfatto della conclusione, ma Monica non aveva finito.

-C’è solo un piccolo appunto, che ci terrei a farle, signor Han, se ha un minuto per ascoltarmi- dovette prendere tutto il suo coraggio per aggiungere quella critica, ma sentiva di doverlo a Jaehee, l’unica impiegata che sembrava non avere scelta riguardo a determinate mansioni extra.

-La ascolto, signorina Collins- la incoraggiò Jumin, in tono neutro, sorpreso dall’eleganza e la prostrazione con cui gli stava facendo notare qualcosa. Era davvero maturata rispetto all’università, dove tendeva a dire tutto quello che le passava per la testa senza preoccuparsene troppo.

Monica si morse il labbro cercando le parole più appropriate.

Jumin avrebbe preferito che non lo facesse. Non aveva mai approvato che si facesse male a quel modo, anche inconsapevolmente. Ma lei non era mai riuscita a smettere. Così come il caffè.

-Premettendo che il mio è solo uno spassionato consiglio, che non ha molto a che fare con l’articolo. Credo che dovrebbe limitare gli straordinari all’assistente Kang, perché nonostante legalmente non ci sia nulla da obiettare, dato che paga ogni ora extra, mansioni come occuparsi del suo meraviglioso ga… cioè, di Elizabeth 3rd, e il riarrangiamento costante dei suoi orari sono troppe, per un normale essere umano, da svolgere tutti insieme- riuscì a trovare il coraggio di guardarlo negli occhi, e di apparire sicura e convinta mentre gli dava quel suggerimento.

Non credeva che l’avrebbe accolto, ma doveva dirglielo. Probabilmente non l’avrebbe mai fatto se non avesse conosciuto Jumin all’università. E poi vedere Jaehee così stressata era doloroso per lei, dato che la considerava quasi un’amica, e soprattutto una sorella spirituale, visto che Monica era impegnata quasi quanto lei, se non di più, anche se sfortunatamente non guadagnava neanche la metà di quanto guadagnasse Jaehee.

Forse avrebbe dovuto chiedere di lavorare alla C&R, in effetti. Sembrava l’azienda dei sogni, per chi amasse i gatti, soprattutto.

E lei i gatti li amava davvero tanto.

Jumin glielo aveva anche proposto, una volta, e lei aveva rifiutato dicendo che non era il suo settore e che quello era nepotismo. 

Jumin piegò la testa, valutando le sue parole.

-Cosa suggerisce, allora, riguardo ad Elizabeth?- chiese, sinceramente incuriosito dalla proposta che avrebbe fatto.

-Ci sono tantissimi centri per l’accoglienza di animali. Che oltre ai randagi si occupano di animali lasciati per lunghi o brevi periodi se il padrone deve viaggiare o non può occuparsi di loro. Le posso consigliare il rifugio Yaong- Monica armeggiò nella borsa e gli porse il biglietto da visita -È senza scopo di lucro, ci lavorano volontari e offrono completa assistenza, 24 ore su 24, le migliori marche di cibo, spazi antisettici e sicurezza massima- gli consigliò.

-Ci porta il suo animale?- chiese Jumin, dando per scontato che avesse un gatto anche lei. Aveva sempre adorato alla follia i gatti.

Monica sospirò.

-No, non posso permettermi un gatto, ma ci lavoro come volontaria, nei weekend. Non ho molto tempo per farlo ma è davvero rilassante e rinfrancante essere circondata da tutti quegli animali- ammise, con occhi brillanti -soprattutti dai gatti- aggiunse poi, quasi tra sé, lanciando un’occhiata amorevole verso un ritratto di Elizabeth appeso al muro.

Jumin accennò un sorriso. 

-Sei sempre la stes…- cominciò a commentare, tradendosi, ma Monica non lo ascoltò nemmeno, perché il suo sguardo, da Elizabeth, aveva raggiunto l’orologio a muro.

Si alzò di scatto, facendo sobbalzare Jumin, con un -Oh Cavolo!- detto in italiano che, poiché esperto di lingue, ovviamente riuscì a capire.

-Mi scusi sono in ritardo stratosferico. Le manderò una copia dell’articolo appena uscirà. È stato un piacere lavorare con lei, signor Han- gli porse velocemente la mano, che lui strinse velocemente, alzandosi a sua volta.

-Il piacere è stato mio, signorina Collins- e per una volta poteva essere sincero al riguardo. Era stato davvero felice di rivedere Monica. Era rimasta la stessa ragazza ma era maturata anche parecchio dandole un’impressione ancora migliore. Doveva congratularsi con l’assistente Kang per la scelta. Sicuramente non l’avrebbe fatto perché congratularsi era futile, ma almeno ammetteva, tra sé, che aveva fatto bene a scegliere lei e lui ne era davvero felice.

-Le auguro un buon lavoro. Arrivederci- lo salutò lei con un cenno del capo e un grande sorriso, poi scappò via, di corsa, senza riuscire neanche a vedere dove fosse l’assistente Kang per salutarla.

Jumin rimase a fissare la porta per qualche secondo di troppo, poi sussurrò, in italiano -Arrivederci, signorina Collins-

Certo, che parola bugiarda, dato che non si sarebbero di certo visti nuovamente, almeno non in tempi brevi.

A meno che non fosse andato, quel weekend, in quel rifugio per animali.

Se c’era una persona alla quale pensava di poter affidare Elizabeth, oltre all’assistente Kang, quella poteva essere Monica. 

Anche se non era del tutto certo di farlo, visto quanto le cose fossero cambiate tra loro. 

Decise comunque che sarebbe passato per una visita, anche solo per rivederla. Era venerdì, il weekend era dietro l’angolo.

Sorrise tra sé, poi tornò a lavorare.

 

707 è entrato nella conversazione

707: Woooooo, Martha, da quando sei un meccanico!?!?!

Martha è entrata nella conversazione

Heilà, Seven. Mi sei mancato quest’oggi.

In che senso “un meccanico”?

707: Hai aggiustato la televisione!!!

707: I miei complimenti!

Grazie, grazie, troppo buono

Mi stavo annoiando troppo e ho sfruttato qualche conoscenza che deriva da anni di orfanotrofio.

707: Beh, venti minuti di applausi.

Cosa ti porta in questa vuota chat?

707: Noia, perlopiù, il lavoro mi uccide, e Jaehee mi ha pure chiesto una ricerca inutile. 

707: Vorrei troppo avere qualcuno da prendere in giro. 

Ma da quando Yoosung ha mandato all’aria i propositi di studio non entra più nella chatroom.

Sono sicura che troverai qualcuno

E quel qualcuno non avrà il nome che inizia per M

Jumin Han è entrato nella conversazione

707: Che te ne pare se il nome inizia per J?

Jumin Han: ?

Io direi che è un’ottima idea

Jumin Han: Oh, hai appena detto di voler prendere in giro qualcuno. Vuoi prendere in giro me?

707: Ma certo che no!

Stavamo solo scherzando tra noi

707: In realtà volevo farti una domanda.

707: Mi ci ha fatto pensare la nuova cotta di Yoosung

LOL

707: Sempre che ne abbia una, dato che è un forever alone

LOOOOL

Jumin Han: Arriva al punto

707: Jumin, ti piacciono le ragazze? O no?

Jumin: Che ragazza? Scusa non capisco la domanda.

707: Ragazze. Sai, Jumin, sono come te e me solo che hanno i capelli lunghi e diversa struttura fisica.

Tipo me. Se vuoi ti faccio una lezione di anatomia con dei disegni

707: lololol

Jumin: -_-

Jumin: Non risponderò a questa ambigua domanda

Ohhhh, sta evitando la domanda

707: Solo i colpevoli evitano le domande!

707: Cosa nascondi?

707: Non vorrai mica dirci che anche tu sei un forever alone come Yoosung

Jumin: Se proprio devo rispondere, non mi piace rimanere coinvolto con le donne, per motivi personali

Oh, quindi è davvero un forever alone?!

707: E si aggiunge un altro alla lista dei forever alone dell’RFA!!

Ovvero tutti quanti? A meno che Jaehee non abbia un ragazzo di cui io non sia a conoscenza 

707: Nah, Jaehee non ha ancora una ragazza

707: Ops, errore di digitazione

707: *Un ragazzo

Errore, eh?

Le posso sempre consigliare una mia amica

Ops, errore

*Un mio amico

707: LMAO!!!

Jumin Han: Io credo che uscirò da questa conversazione

707: WAIT!!!!

Aspetta, aspetta, non hai ancora risposto!!

Jumin Han: Risposto?

Sei un forever alone…

707: O Europeo?

Ma LOL!!

Jumin Han: Europeo? Sono coreano. Non capisco la tua 

insinuazione. Vi raccomanderei ad entrambi un bravo psicologo

Oh oh aspetta. Mi è venuto in mente un vecchio meme!!

707: Anche a me!!

707: Non può essere…

Does Jumin Han is gay?!

707: Does Jumin Han is gay?

Jumin Han è uscito dalla conversazione

707: …

Sposami!!

707: Festeggeremo un piccolo matrimonio in una stazione spaziale!!

Non direi piccolo ma approvo in pieno!!

E come regalo di nozze da parte tua esigo Honey Buddha Chips!!

707: Ahahah va bene. 

707: Aspetta, Jumin è scappato?

Sembrerebbe di sì, la prossima volta lo torchio, mi incuriosisce la cosa

707: Ahahah, fammi sapere cosa scopri

Ma certo, marito mio :-*

707: Grazie mogliettina.

Tralasciando, volevo chiederti una cosa sulla televisione…

707: Scusa, ora devo assolutamente andare

Di già? Ma questa conversazione è durata pochissimo

707: Il lavoro chiama, la mia cameriera

707: Viao!!

707 è uscito dalla conversazione

Viao anche a te -_-

Martha è uscita dalla conversazione

 

Martha osservò i messaggi ridacchiando, anche se l’uscita di Seven le sembrava piuttosto affrettata.

Non ci pensò più di tanto, però, e continuò a sintonizzarsi sui canali giusti dalla televisione appena aggiustata.

Doveva anche inviare email ad alcuni eventuali ospiti per il party, ma la cosa poteva aspettare, per il momento.

Purtroppo Seven era scappato prima che potesse chiedergli se potesse scaricare Netflix sul suo telefono e collegarlo alla televisione.

Glielo avrebbe chiesto in seguito, sarebbe tornato presto in chat…

 

Seven non aveva la minima intenzione di tornare in chat tanto presto.

Non aveva la minima intenzione di continuare a comportarsi così.

E soprattutto non aveva la minima intenzione di farsi prendere dalle emozioni come già stava capitando.

Ma cosa diamine gli era preso?! 

Conosceva quella ragazza da due giorni, e nonostante i precedenti con la sorella si apriva già così tanto a lei.

Per quel che ne sapeva poteva essere Margo sotto mentite spoglie, che tentava di avvicinarlo con un carattere troppo simile al suo per essere plausibile.

Ma andiamo!

Stessa passione per i memes, amore per le patatine e per le macchine, esuberante e incredibilmente divertente, e lo assecondava nelle sue follie e nei suoi scherzi.

Andiamo, avevano scritto la stessa cosa nello stesso momento, erano troppo compatibili perché tutto fosse reale.

E allo stesso tempo… perché Margo avrebbe dovuto fare una cosa simile?

Dalle ricerche che aveva fatto all’epoca e che stava facendo anche in quel momento niente suggeriva che Martha non fosse esattamente come si stava presentando ai loro occhi, e Margo era sempre risultata del tutto pulita.

Megan Carson, a dirla tutta, era meno santarellina delle due sorelle, anche se si era confermata pulita e aveva consigliato a Jaehee di fidarsi e allo stesso tempo di tenerla d’occhio.

Ma allora perché Seven si sentiva così? Come se fosse tutto troppo bello per essere vero.

Era seduto davanti al suo computer, si rigirava il telefono tra le mani, e osservava Martha dallo schermo del computer come aspettando che commettesse un passo falso. Perché era troppo perfetta per lui, perché era impossibile che fosse reale.

Aveva mentito quando le aveva detto che Vanderwood lo stava chiamando, ma doveva smettere di parlare con lei.

Non poteva deconcentrarsi.

Eppure lo era già, perché continuava a fissarla senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Mentre sintonizzava tutti i canali, improvvisando un ballo di vittoria, mentre si preparava la cena, che consisteva in crocchette di pollo cucinate al microonde che comunque era riuscita a bruciare.

Ed infine mentre controllava se altre chat si attivavano sul telefono.

-Forse dovrei scrivergli…- la sentì commentare tra sé, e pochi minuti dopo gli arrivò un messaggio sul telefono.

“Posso scaricare Netflix, oh santo God Seven?”

Seven non riuscì a trattenere un sorriso.

“Chiedo a V” rispose cercando di essere più formale possibile.

“Un dio onnipotente non dovrebbe poter prendere le sue decisioni? ;)” gli arrivò per tutta risposta.

“Scaltra, in questo caso no :p” la prese in giro, senza riuscire a trattenere il suo lato scherzoso.

“Ok, ok… attendo V” cedette poi lei.

Seven stava giusto per decidersi a lasciar perdere e continuare il suo immenso lavoro, quando un’ultimo messaggio gli fece galoppare il cuore in modo quasi doloroso.

“Buona serata e buon lavoro <3”

Seven non credeva che sarebbe più riuscito a tornare normale.

 

Due anni prima

-Certo, Miri, sto bene, non preoccuparti. Finisco questo lavoro e torno… cioè… a trovarti. Ci rivediamo presto- Margo era in camera sua, e Ray era davanti a lei, e la fissava senza perdersi neanche una parola.

Da una parte Margo lo trovava esagerato, ma dall’altra anche molto dolce.

Anche il fatto che le aveva permesso di chiamare Miriam e Monica era un gesto di grande attenzione, come tutti quelli che le offriva.

La colazione mattutina, un mazzo di fiori poco prima, e ora le aveva anche permesso di parlare un po’ con Miriam nonostante andasse contro la riservatezza, e dato che Margo non aveva nulla da nascondere non le dispiacque che Ray la ascoltasse e osservasse per tutta la chiamata.

-Te lo dirò, prima o poi. Promesso. Ma non adesso- Margo rispose ad una domanda seccata dell’amica. I suoi occhi però non lasciarono quelli di Ray, osservando ogni sua microespressione e analizzandola.

Era bravissima a capire le persone, e nonostante lo conoscesse da appena due giorni Ray era già un libro aperto per lei, di cui presto avrebbe conosciuto a memoria ogni parola.

Un commento poco convinto di Miriam dall’altro lato della cornetta la fece ridacchiare, e Ray sobbalzò, e la guardò con occhi brillanti, incantato dalla sua risata cristallina.

Che lui avesse una cotta per lei, era chiaro agli occhi di Margo.

I traumi che l’avevano portato a sviluppare un attaccamento così morboso in appena due giorni, quest’informazione Margo ancora non la conosceva, ma lo avrebbe scoperto presto, e avrebbe aiutato Ray, con ogni mezzo.

Perché sebbene lei non provasse per lui quello che lui provava per lei, e non pensava l’avrebbe mai provato, aveva comunque il desiderio di aiutarlo. Aiutare gli altri era lo scopo della sua vita, fin da quando era piccola.

-No, non sto lavorando con criminali e non mi sono unita ad una setta- la rassicurò, nonostante sapesse di mentire.

Sebbene Ray fosse senz’altro una semplice pedina nelle mani del sistema che stava cercando di imprigionare anche lei, Margo era piuttosto certa che quello che stavano facendo in quell’edificio era poco legale, dato che la storia del gioco non aveva retto più di qualche ora.

I ragazzi con cui chattava non erano AI progettati magistralmente, questo era poco ma sicuro, e qualsiasi cosa il capo di Ray volesse da loro non era niente di buono, e Margo doveva scoprirlo e fermarlo, possibilmente aiutando Ray.

-Comunque quando torno ci andiamo a vedere un musical insieme- le promise poi, e non le sfuggì l’espressione infastidita e a tratti preoccupata sul volto di Ray. Finse di non notarlo.

-So che non ti piacciono i musical perché “non è giusto che un attore sappia anche cantare”, ma vieni con me per favore personale, almeno. Hai sentito Mindy?- cambiò poi discorso, iniziando ad ascoltare lo sfogo eterno al quale era abituata da quando le due avevano litigato pesantemente due mesi prima.

Aprì la bocca per cercare di farla ragionare, ma dopo aver sentito dei rumori sospetti provenire da fuori, Ray le fece cenno di riattaccare, allertato, e Margo annuì, eseguendo in fretta.

-Scusa, devo assolutamente andare. Ti chiamo domani, va bene?- le promise, sperando di poterlo fare.

Dopo uno sbuffo, Miriam acconsentì ad interrompere la chiamata e Margo riattaccò, e sorrise a Ray.

-Grazie di avermi permesso di chiamarla. Se l’avessi abbandonata senza dire niente mi avrebbe odiata per sempre, è troppo importante per me- spiegò, abbassando lo sguardo.

-Ma certo, figurati. Mi stai già aiutando tanto. Sei la migliore beta che potessi prendere- balbettò Ray, arrossendo parecchio.

Margo doveva ammettere che era davvero dolce, e sperava sinceramente che un giorno sarebbe riuscito ad uscire da lì e trovare la ragazza giusta per lui.

-Ma… sai che l’attore Zen è solo un AI, vero?- aggiunse poi, squadrandola come ad assicurarsi che la sua reazione fosse a norma.

Margo finse di crederci, ed era davvero una brava attrice, per questo genere di cose.

-Ma certo, ma mi ha fatto venire voglia di musical, e ammetto che Zen per il momento è il personaggio che preferisco. Sicuramente meglio di quel V e di Seven- strinse i denti pronunciando quel nome, e non fu la sola.

Anche a Ray sembrava dare particolarmente fastidio.

Il problema per Margo era che quel ragazzo le ricordava troppo sua sorella, che non vedeva da quando se n’era andata e a cui non voleva pensare, al momento.

Era troppo doloroso.

-In ogni caso nessuno batte te, Ray- Margo gli sorrise affettuosamente, facendolo arrossire ulteriormente, e si alzò dal letto dove era seduta per controllare i fiori che aveva messo nel vaso.

-Oh… io… sono felice che ti piaccia stare qui- Ray iniziò a torturasi le mani, imbarazzato.

-Sì, la stanza è bellissima. Forse solo un po’ claustrofobica, ma non è un problema- alzò le spalle, e si girò per sorridergli rassicurante.

-Immagino che deve essere noioso rimanere ferma in questo piano. Domani sera di porterò in giardino, se vorrai. Devo solo assicurarmi che sia sicuro- le promise, alzandosi a sua volta come se fosse di fretta per fare un lavoro, e iniziando ad avviarsi alla porta.

Margo gli si avvicinò, per congedarlo in modo esemplare.

-Non affaticarti troppo per me. Io sto bene. Spero che dormirai presto, ti vedo molto stanco- gli rivelò le sue preoccupazioni, sfiorandogli la guancia con la mano e sentendolo rabbrividire sotto il suo contatto.

Problemi con il contatto umano… Margo sperava non avesse avuto un passato di abusi, anche se purtroppo era piuttosto probabile. Doveva andarci piano.

Allontanò la mano e si limitò a sorridergli.

-Certo… no… cioè… sto bene. Tu devi dormire. Non restare sveglia fino a tardi a provare il gioco, non è così importante. O meglio, è importante, ma tu lo sei di più! Io… devo andare… ci vediamo domani- la salutò in tutta fretta, tra un balbettio e l’altro, e sparì dietro la porta.

-A domani- salutò lei a voce alta, sperando la sentisse, poi scosse leggermente la testa e si gettò sul letto, prendendo il cellulare e approfittando del periodo di tempo che ci metteva Ray ad arrivare nell’ufficio generale per hackerare il sistema abbastanza da navigare su internet e trovare nuove informazioni sui suoi nuovi amici dell’RFA.

Zen aveva un piccolo fanclub, ma a quanto pareva non era in programma nessun musical.

Peccato, ma quando ce ne sarebbe stato uno contava proprio di andarci con Miriam.

Conosceva l’attore da solo un paio di giorni, ma era già convinta che lui e Miriam sarebbero stati una coppia scoppiettante.

O anche solo buoni amici, ma tanto valeva provare, in ogni caso.

Sempre se fosse riuscita ad uscire indenne da lì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ed ecco qui, puntuale, il nuovo capitolo.

Mi dispiace per la totale assenza di Yoosung e Mindy, ma saranno molto più presenti il prossimo capitolo.

Ammetto che, da grande amante di Jumin e Zen, le scene con loro sono le mie preferite da scrivere. Dato che sto ancora scrivendo la storia sentitevi liberi di richiedere qualcosa: piccole scene, o informazioni, o più interazioni tra alcuni personaggi. Ovviamente non posso rivelare troppe cose su Margo, ma chiedete tutto quello che volete.

Ci tengo davvero tanto a questa storia, e vorrei davvero tantissimo ricevere un feedback.

Se siete arrivati fin qui vi ringrazio molto.

Un grande bacione e alla prossima :-*

   
 
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