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Autore: mallveollos    18/06/2019    8 recensioni
[ FANFICTION INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE ]
Hogwarts, 2020
La Skull and Bones è una società studentesca segreta di spicco, i cui membri sono considerati come le personalità più brillanti ed avvenenti del mondo magico.
I Senior, arrivati al loro settimo anno, si ritrovano a dover effettuare una scelta estremamente delicata: individuare nuovi possibili membri da integrare alla realtà più oscura e intricata della scuola.
Il rito di iniziazione è molto duro e ricco di prove che costringeranno gli aspiranti Boneswizard o Boneswitch a fronteggiare le loro peggiori paure, spingendoli a superare qualsiasi limite mentale o fisico.
C'è solo una regola da rispettare: una volta accettato l'invito, tirarsi indietro è impossibile.
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Siete pronti?
Fate un respiro profondo…
E preparatevi al peggio.
Chi semina vento raccoglie tempesta, almeno così dicono.
E dopo questo capitolo… si scatenerà un uragano.









Skull and Bones



Capitolo 11







Tate si chiuse la porta dell’aula alle spalle, il viso un po’ pallido e l’espressione incerta. Il suo sguardo non potè fare a meno di sfiorare per un secondo Elettra, appoggiata con la schiena a un banco: aveva le braccia conserte e guardava con insistenza fuori dalla finestra, come se desiderasse più che mai non essere lì.

-Alla buon’ora- lo accolse Ivy, con un sorrisetto talmente meschino da farlo quasi tremare per la rabbia. -Hai finito il tuo sonnellino di bellezza Bloody?-

Il biondo si limitò ad annuire con un gesto secco del capo e andò a sistemarsi vicino a Kaleb, mentre Damon osservava attentamente la scena un po’ defilato: c’era qualcosa che non lo convinceva affatto.

-Bene… ora che ci siamo tutti direi che sia arrivato il momento di iniziare- continuò la Corvonero e prese a misurare lo spazio davanti a loro a piccoli passi, da destra a sinistra. -Ditemi, miei cari, qual è il modo migliore per distruggere qualcuno?-

-Ce ne sono tanti- rispose in fretta Damon, con un’alzata di spalle. -Come far affrontare le paure più tremende.-

-Troppo scontato e razionale- commentò Ivy e si fermò davanti a loro, le braccia incrociate al petto e una luce sinistra nello sguardo. -Eagle?-

Kaleb alzò lo sguardo su di lei e, nonostante tutti i pensieri che lo stavano opprimendo, cercò di riflettere qualche secondo prima di rispondere.

-Schiacciarlo, farlo sentire una nullità assoluta.-

Ivy scosse il capo e sorrise. -No, non è sufficiente. Bloody?-

Il ragazzo sospirò profondamente e alzò lo sguardo carico di odio velato su di lei, le mani affondate nelle tasche e il volto parzialmente coperto dai capelli biondi in disordine.

-Tortura- mormorò con voce roca e profonda.

-Molto nel tuo stile ma poco originale- cantilenò l’altra volutamente dolce e soave, per poi girarsi verso Elettra che stava ancora osservando la notte con insistenza.

-Fire?-

La Grifondoro si voltò verso di lei con lentezza esasperante e mostrò un’espressione che pochissime volte era stata padrona del suo viso: in quel momento pareva oscura, tenebrosa, così vistosamente priva di calore da mettere i brividi.

-La solitudine- disse infine, atona e fredda. -Spezzare ogni legame, far venire meno gli equilibri e sprofondare nel caos.-

Ivy parve sinceramente compiaciuta e gli altri tre si ritrovarono a fissare Elettra con la medesima espressione inquieta e incerta, come se in realtà stessero guardando una sconosciuta.

Tate, in particolar modo, sentì una strana sensazione dentro impossibile da spiegare a parole.

-Brava, ottima osservazione- annuì infine Raven e , sorprendentemente, Elettra abbozzò il suo medesimo sorrisetto sinistro prima che la bionda continuasse a parlare. -I nostri Iniziati stanno festeggiando adesso: sono uniti, forti del fatto di essere amici e di avere sempre qualcuno su cui poter contare… Noi dobbiamo spezzare i legami più forti e destabilizzare questo equilibrio.-

-Chi hai in mente?- chiese subito Damon, forse preoccupato del fatto che il primo bersaglio sarebbe stato suo fratello.

-Credo che le amicizie più salde, a questo punto del gioco, siano quelle tra…- e, prima che continuasse, Kaleb ebbe la sgradevole sensazione di sapere con anticipo quello che stava per dire, -… Rosier e Shafiq, McKey e Nott.-

-Anche la diatriba tra la Duvall e la Hellström dovrebbe essere alimentata- commentò Elettra, partecipe e risoluta. -Una delle due distruggerà l’altra prima della fine. Quindi Bloody, che ne dici di continuare a fare la puttana?-

Tate, nel sentire quella frase, si girò a guardarla e si sorprese ancora una volta della durezza di quel viso che, fino a qualche ora prima, aveva sempre considerato il proprio porto sicuro. Tuttavia sentiva anche che allontanarla sarebbe stata la cosa migliore per proteggerla, almeno per il momento.

-E’ la mia specialità- le rispose infine, ostentando la solita aria arrogante di sempre.

Ivy osservò con attenzione la scena, così come Kaleb e Damon, e non riuscì a reprimere un sorrisetto soddisfatto. Il fatto di aver confessato a Tate il suo segreto aveva giocato sorprendentemente a suo favore, facendolo allontanare da Elettra e rendendolo un burattino nelle sue mani.

-Vieni con me Fire- le disse poi, facendo un cenno verso la porta.

La Grifondoro la assecondò immediatamente e la precedette ma, prima di lasciare l’aula, Ivy si girò verso i tre ragazzi.

-Eagle- lo richiamò e si morse appena il labbro inferiore, prima di continuare. -Suppongo che tu debba seguire l’esempio di Bloody… sai cosa si dice sempre, no? I ragazzi sono la rovina di due migliori amiche. A Shafiq e Rosier ci pensiamo noi.-

Quando le due si chiusero definitivamente la porta alle spalle, i ragazzi stettero una manciata di secondi in silenzio. Un silenzio teso, esitante, ricco di intima agitazione.

-Ma che cazzo sta succedendo?- sbottò alla fine Kaleb e si girò verso Tate con uno scatto quasi irato, in attesa di spiegazioni.

Bloody però si limitò a sospirare profondamente e, appoggiato di schiena a un banco con le mani in tasca, non distolse minimamente l’attenzione dalle sue scarpe.

-Cosa vuoi che sia successo?- gli rispose infine, alzando appena il capo in sua direzione.

-Senti non puoi dircelo e basta?- si intromise Damon, fattosi avanti di qualche passo. -Non ci vuole un genio per capire che Elettra è furibonda e dopo aver sentito il vostro dialogo mi sembra di capire che la ragione sia proprio tu…-

-E’ così?- insistette Kaleb, sempre più impaziente e nervoso.

-Ma che cazzo, adesso siete diventati gli psicologi della società?!- sbuffò Tate e si mise in piedi con una scatto, per poi spettinarsi esasperato i capelli, come se quel gesto lo aiutasse a riflettere meglio. -Questa storia è un fottuto casino, mi sta mandando in panne il cervello…-

-Lo sapevo- sbottò Damon, fintamente divertito. -Ti avevo detto di mantenere la calma, ma non ci riesci proprio a non fare stronzate…-

Tate lo fulminò con un’occhiata truce.

-Sai com’è, Sword, mantenere la calma non è la mia specialità.-

-Bravo, allora continua pure!- replicò l’altro, sempre più furibondo. -Facci scoprire e già che ci sei butta Elettra nella fossa…-

Dopo quella frase, Tate fece una mossa aggressiva verso Damon e Kaleb, d’istinto, si mise tra i due cercando di fermarli.

-Va bene basta- li interruppe subito, guardando l’uno e l’altro a turno. -Litigare non serve a niente, dobbiamo capire come agire.-

-E’ da giorni che aspetto di sapere il vostro brillante piano- sputò Tate, con sarcasmo tagliente. -Cosa stiamo aspettando!?-

-Stiamo aspettando il momento giusto per parlare con Elettra e per affrontare Ivy- gli ricordò Kaleb, cercando di mantenere la calma. -Il problema è che ora abbiamo dei doveri da assolvere per l’iniziazione e non possiamo farci scoprire…-

-Senza contare che adesso che Fire è furibonda sarà impossibile farla ragionare- continuò Damon, velatamente seccato.

-Quindi dobbiamo ancora fingere che tutto vada bene!?-

-Sì Tate, dobbiamo farlo- gli disse Kaleb, più duro che mai. -Credi di poter fare quello che devi stasera?-

-Certo- gli rispose sarcasticamente il biondo e, senza troppe cerimonie, si avviò furioso verso la porta ma poco prima di chiuderla si girò a guardare il suo migliore amico. -Tra i due, credo che sarai tu quello che passerà le pene dell’nferno stanotte.-

E quando quello si dileguò, Kaleb non potè fare a meno di pensare quanto avesse ragione.










-Bleeeh ma cos’è questa roba!?- tossì Noah, dopo aver fatto un sorso dal bicchiere offertogli da Alec.

-Un gin tonic- lo informò con semplicità quest’ultimo, come se la risposta fosse ovvia. -Perché non ti piace?-

-Fa schifo- decretò il Grifondoro, l’ombra del disgusto ancora sul volto. -E’ amaro da morire…-

-Ahhhh non dargli retta Shafiq, questo drink è una bomba- rise May che, visto il suo ondeggiare scardinato sulle note della musica, non stava affatto mentendo.

-Quanti te ne sei già scolati?- indagò Cass, inarcando dubbiosa un sopracciglio.

-Non abbastanza.-

-McKey ti avverto- si intromise Glenda e puntò un dito in sua direzione, con una scintilla di follia nello sguardo. -Non ti azzardare a rimettere la cena qui, altrimenti te ne pentirai amaramente.-

-Pfffff non succederà tranquilla- la rassicurò , prima di ondeggiare verso la zona bevande con una camminata che non rassicurò affatto le altre due.

-Qualcuno ha visto Audrey?- chiese poi Cass, visto e considerato che l’amica era l’unica a mancare all’appello.

Alec scosse il capo distratto e Glenda, d’altro canto, roteò annoiata gli occhi al cielo prima di rispondere.

-Sai che perdita.-

-Dovreste chiarire questa situazione, sai?- le disse la bionda, anche se non era troppo speranzosa a riguardo. -E’ davvero assurdo litigare per un ragazzo come Tate.-

-Se pensi questo non lo conosci- la liquidò Glenda, con un sorrisetto risoluto. -E comunque non sono affari tuoi Nott.-

Aethalos, nel frattempo, stava in disparte a sorseggiare il suo drink. I pensieri che aveva in testa non lo avevano mollato nemmeno per un attimo e in realtà non vedeva l’ora di essere ubriaco come May, se non peggio.

-Quando pensi di parlarle?- esordì a un tratto Alec, appoggiatosi al muro di fianco a lui con in mano un nuovo cocktail.

-A chi ti riferisci?-

-A Glenn, stupido coglione- gli rispose l’altro e, dopo aver roteato gli occhi al cielo piuttosto esasperato, gli porse il bicchiere. -Non vedi che è uno straccio?-

Aethalos guardò brevemente l’amica, intenta ad aiutare May nell’arduo compito di prepararsi da bere senza ribaltare il tavolo, e dovette ammettere almeno con sé stesso che non stava affatto bene.

-Non lo so- ammise infine e prese il nuovo drink. -Ha importanza?-

-Certo che ne ha, non ne posso più di questa situazione- sbuffò Alec che, nel frattempo, aveva accesso una sigaretta. -Dovete chiarire, è davvero una stronzata da bambini.-

Aethalos sbuffò scocciato e irritato, come sempre aveva fatto in tutti quegli anni quando era in torto marcio. Prima che potesse continuare a parlare però Drake si unì alla conversazione.

-Come diavolo è ridotta May?- esordì, osservando la ragazza dall’orlo del bicchiere con un sopracciglio inarcato. -Balla come un Vermincolo.-

Alec rise appena e annuì, come per dargliene atto. Ed effettivamente la Grifondoro non sembrava essere molto stabile.

-Questa roba è davvero buona- ammise Aethalos, alzando brevemente il bicchiere.

-Sì- ammise Drake, un angola della bocca arricciato in un sorrisetto impudente. -Fermatemi però prima di essere ubriaco come lei.-

-Ti prego May, calmati!- squittì Glenn all’improvviso, mentre cercava di salvare le bottiglie che l’amica urtava ad ogni movimento.

-Rilassati Marlow- biascicò l’altra e le fece un gesto poco chiaro e instabile. -Faccio tuuuuuutto da sola.-

La Tassorosso si arrese e lasciò che la ragazza facesse “tuuuuuutto da sola”, sotto il suo controllo a distanza, quando all’improvviso qualcuno le picchiettò un paio di volte su una spalla.

Glenn si girò e con sua somma sorpresa scoprì Aethalos dietro di lei, l’espressione seria e le braccia conserte.

-Vieni con me- le disse, senza troppe cerimonie. -Dobbiamo parlare.-

La ragazza si limitò ad annuire, evidentemente frastornata, e lanciò un’occhiata ad Alec che osservava la scena da lontano con un sorrisetto felice.

Ma ciò che stava per accadere era ben lontano dall’aspettativa.










Audrey era in ritardo.

Maledettamente in ritardo.

Scalino dopo scalino malediva sé stessa per essersi assopita sul letto un’ora intera e aver impiegato così tanto tempo a prepararsi, come se a quella festa ci fosse qualcuno che potesse interessarle.

Quando girò l’angolo, però, vide l’ultima persona che si aspettava di incontrare e, forse, anche l’unica con cui voleva trovarsi sola.

-Harmon.-

Tate era appoggiato spalle al muro, una mano in tasca e l’altra a reggere una sigaretta vicino alle labbra.

-Duvall- la salutò, l’ombra del solito sorrisetto sulle labbra. -Come mai in giro da sola a quest’ora? E vestita così poi…-

La ragazza si bagnò appena le labbra e si sentì a disagio, sensazione che provava sempre quando era al suo cospetto. E il fatto che lui sembrasse mangiarla con gli occhi non aiutò affatto.

-Io… sto andando a una festa- ammise infine e fece qualche passo verso di lui, scrutandolo con attenzione. -Non farai la spia, vero?-

Tate rise a quella domanda e scosse la testa, per poi fare un altro lungo tiro dalla sigaretta e sbuffare il fumo di fronte a sé.

-Abbiamo già avuto questa conversazione o mi sbaglio?- le chiese a sua volta, guardandola. -Sono molto bravo a mantenere i segreti.-

Audrey si sentì irrigidita e continuò a studiarlo meticolosamente mentre spegneva il mozzicone, come se potesse carpire dai suoi gesti una risposta diversa.

Ogni volta aveva la costante sensazione che Tate volesse scoprire a tutti i costi cosa stesse nascondendo, la ragione per cui era arrivata ad Hogwarts così tardi. Un segreto che non aveva mai confessato a nessuno.

-I tuoi forse, anche se non mi pare che tu abbia nascosto più di tanto i tuoi baci- disse infine, inclinando appena il capo. -Ma quelli degli altri sono tutt’altra storia.-

Il ragazzo, di tutta risposta, coprì la distanza che li separava e arrivò così vicino da far sfiorare i loro corpi. Un contatto che mandò la Corvonero in tilt per una manciata di secondi.

-Sei forse gelosa? Mettimi alla prova- mormorò, un sorrisetto di sfida ad arricciargli le labbra. -O forse hai paura?-

-Dovrei averne?- soffiò Audrey in risposta, succube del suo sguardo intenso.

Tate rise piano sottovoce e le sistemò una ciocca castana che le solleticava le labbra. L’elettricità nell’aria era palpabile.

-No. Almeno non di me.-

Lei, per una qualche assurda ragione, gli credette senza più farsi domande e quando iniziò a parlare, a raccontare la sua storia così intima e segreta, scrisse l’ultimo atto della sua iniziazione.

Perché Tate sapeva perfettamente come usarla subdolamente contro di lei.










May si stava aggirando per i corridoio del settimo piano, l’andatura molto incerta e la testa che le girava sempre di più.

La voglia di non pensare aveva preso il sopravvento e forse aveva esagerato, come sempre.

Quando voltò l’angolo, in cerca di un po’ d’aria fresca, intravide nell’ombra una figura poco chiara.

-Cazzo…- biascicò, barcollando appena. -Prefetto o studente?-

-Entrambe le cose- rispose quello, ridendo appena, e si fece avanti. -Sei ridotta una straccio McKey.-

May mise a fuoco, con parecchie perplessità, il ragazzo e quando finalmente capii chi le si era parato davanti davanti fece un gesto perfettamente nel suo stile.

-Fottiti Mason- lo salutò, alzando il dito medio in sua direzione.

-A cosa devo questa accoglienza?- chiese lui e ostenterò un’aria offesa, anche se era in realtà parecchio divertito.

May invece si scioccò alquanto di quella reazione e prese ad ansimare profondamente, come per calmarsi per quell’affronto inaudito.

-Hai spezzato il cuore della mia migliore amica- gli ricordò, barcollando appena, e lo indicò con decisione. -Sei un farabutto.-

Ma Kaleb, che stava per rispondere a quella giusta osservazione, fece appena in tempo ad aprire la bocca prima di vedere la ragazza afflosciarsi lentamente sul pavimento.

-Accidenti- bofonchiò la Grifondoro, ormai completamente seduta a terra. -Sono completamente sbronza.-

L’altro rise e annuì, per poi andarsi a sedere accanto a lei e appoggiare la schiena al muro. La finestra aperta davanti a loro lasciava entrare un vento piuttosto freddo e considerato il vestitino succinto della ragazza, si decise a metterle sulle spalle la propria giacca.

-Caspita- bofonchiò May, sorpresa malgrado il suo stato confusionale. -Allora hai anche tu un cuore.-

-Così pare- mormorò Kaleb. -Come ti senti?-

-Uno schifo- mormorò lei, ormai prossima allo svenimento, e lasciò cadere la testa sulla sua spalla.

Il ragazzo, a quel contatto, si irrigidì appena. Gli ordini di Ivy, però, parlavano forte e chiaro nella sua testa.

Dopo una manciata di secondi in silenzio, prese ad accarezzarle brevemente i lunghi capelli scuri e ne inspirò il profumo.

Un profumo molto diverso dal suo preferito, ma che inevitabilmente glielo fece tornare in mente con la stessa forza di un pugno nello stomaco.

-Grazie- sussurrò poi May, sempre più assonata e stretta a lui. -Non sei così male infondo…-

-Non sei così male- ripetè Kaleb, pensieroso e leggermente malinconico. -Vorrei fosse vero.-

E, quando la ragazza alzò il capo per rispondergli, lui le mise una mano su una guancia. Gli occhi chiari fissi sul suo viso sprigionavano un magnetismo irresistibile.

May non si capacitò di quello che la stava attraversando e, pur dando la colpa alla sbronza, si avvicinò a lui sempre di più, finché le loro labbra non presero a sfiorarsi. Un bacio rapido ma intenso, che a Kaleb lasciò un vago senso di colpa e a lei il sapore dolce di una nuova scoperta che sarebbe rimasta segreta vista le sue condizioni.

Un piano perfetto se non fosse stato per un paio di occhi cangianti che avevano osservato la scena in disparte e che, una volta esaurita la passione di quel momento, si riempirono di lacrime.

Lacrime dolorose e amare come fiele.










Glenn seguì Aethalos fuori dalla Stanza delle Necessità, lo sguardo basso e le mani che si intrecciavano nervosamente.

Il tempo del chiarimento sembrava essere giunto ma, nonostante tutti i discorsi che si era meticolosamente preparata, non le veniva in mente nulla di così intelligente da dire.

Dopo qualche passo senza una precisa meta, il ragazzo sospirò profondamente e si decise a guardarla.

-Io… beh, vorrei chiederti un po’ di cose- esordì, a disagio e con le mani in tasca. -Tu hai sempre detto di essere la mia migliore amica, vero?-

Glenn prese ad annuire piano e, finalmente, ebbe il coraggio di guardarlo. I suoi occhi chiari erano già lucidi, pizzicati dalle lacrime.

-E allora… perché tenermi nascosto tutto?- continuò lui, irritato. -Perché non mi hai detto quello che stava succedendo?-

-Perché sapevo che ti saresti arrabbiato e non volevo litigare con te per una stupida cotta- ammise la ragazza, la voce ridotta a un sussurro rotto.

Aethalos inarcò freddamente un sopracciglio e si lasciò andare in una mezza risata che di divertito non aveva nulla, anzi.

-E allora pensavi che sarebbe stato meglio mentirmi? Lasciare che venissi a saperlo per caso come un perfetto coglione!?- sbottò, al limite della pazienza. -Sai benissimo che i rapporti tra me e Damon sono uno schifo, e sai altrettanto bene il mio pensiero su di lui… è uno stronzo, un meschino, uno senza scrupoli che distrugge tutto quello che tocca!-

-Io non volevo ferirti!- tentò Glenn, con più convinzione di prima e le lacrime che iniziavano a rigarle il volto. -Non so perché ho agito così e ti chiedo scusa!-

-L’hai visto ancora? Dopo quella sera?- chiesa Aethalos duramente, a bruciapelo.

-Certo che no! Devi credermi!- giurò lei, facendo qualche passo verso di lui. -Io non lo farei…-

-Ah no? Mi hai mentito già una volta su ciò che mi fa più male, potresti farlo ancora- commentò il ragazzo, con una cattiveria e un sarcasmo che la gelarono sul posto.

-Aethalos io…-

-Tu niente- la bloccò senza pietà. E si fece avanti quel tanto che bastava per guardarla fisso negli occhi. -Scommetto che non ti vuole già più eh? Ti ha usata una sera e poi basta… ma cosa ti aspettavi per una come te? Con la reputazione di farsi chiunque in un bagno?-

Glenn spalancò gli occhi e, dopo averlo fissato qualche secondo gelata dal dolore, scoppiò a piangere senza ritegno. Infondo sapeva di non meritare appieno tutte quelle cattiverie, ma era anche consapevole di aver ferito nel peggiore dei modi il suo migliore amico con la stupida cotta per l’unica persona al mondo che non avrebbe dovuto interessarle.

Quando tornò nella Stanza delle Necessità, ancora in preda a un pianto disperato, si gettò nelle braccia di Alec, che prese ad accarezzarle confuso i capelli.

-Cos’è successo?- mormorò, attonito.

Glenn scosse con energia il capo contro il suo petto e nascose il volto, come per soffocare anche il suo dolore. Il ragazzo però la allontanò con gentilezza per guardarla in faccia e nel farlo notò qualcosa che lo mandò in bestia.

-Cosa sono questi?- disse e indicò i numerosi lividi che aveva sulle braccia. -Chi è stato?-

La Tassorosso si lasciò andare in un’espressa sorpresa e terrorizzata, la stessa di chi aveva appena fatto scoprire il segreto più inconfessabile che custodiva.

-Niente- bofonchiò, stringendosi subito le braccia alla vita. -Non è niente…-

Alec sembrò fuori di sé e prese a fissarla con insistenza.

-E’ stato Aethalos!?-

-Cosa!? No!- rispose subito Glenn, scuotendo il capo. Come dirgli che quei lividi erano frutto di incubi troppo reali?

-Lo stai coprendo vero?-

-No Alec davvero- provò a rassicurarlo ma il Serpeverde non sembrò avere intenzione di ragionare, complici sicuramente troppi cocktail, e andò fuori dalla Stanza delle Necessità come una furia.

-Dove sta andando?- chiese Drake, che aveva assistito confuso alla scena.

-Vieni con me Tremere- gli disse immediatamente Glenn con un’espressione che non gli lasciò dubbi sul da farsi.










-Tu mi consideri sempre la tua migliore amica?-

Elettra alzò girò gli occhi su Ivy, che camminava al suo fianco, e si sentì stupita da quella domanda così improvvisa.

-Certo- rispose, senza la minima esitazione. -Siamo legate dal primo giorno del primo anno… come potrebbe essere altrimenti?-

La bionda rise sottovoce e annuì piano, come per dargliene atto.

-Ne abbiamo passate un bel po’ insieme- ammise, quasi pensierosa. -E ci siamo sempre dette tutto…-

Elettra continuò invece a scrutarla con la coda dell’occhio, sempre più confusa e stranita da quella bizzarra conversazione.

Ivy non era mai stata una persona estroversa, capace di discutere dei propri sentimenti o descrivere a parole un legame. E sentirla parlare così la fece parecchio agitare.

-Sì, certo- le rispose dopo qualche secondo, abbozzando un sorriso. -C’è qualcosa che non va?-

La bionda si fermò e, senza guardarla, annuì piano, stringendo le labbra.

-Sì- ammise. -C’è qualcosa che non va.-

Elettra continuò a fissarla sempre più preoccupata e le afferrò con gentilezza una mano, aprendosi in un sorriso quando la vide alzare il capo il sua direzione.

-Qualsiasi cosa sia la risolveremo insieme- le disse, dolce e premurosa. -Siamo una squadra ricordi?-

Ivy abbozzò un sorriso e, con somma sorpresa dell’altra, gli occhi divennero improvvisamente lucidi, prossimi al pianto. Un evento che in anni di scuola non si era mai verificato.

-Ho scoperto una cosa e… devo dirtela. Non ce la faccio più a tenere il segreto.-

Elettra si gelò sul posto e la fissò sempre più ansia, le loro mani ancora intrecciate e gli occhi fissi gli uni in quelli dell’altra. E, incapace di muovere perfino le labbra, restò in attesa di sapere cosa le dovesse confessare di così tremendo.

Ivy temporeggiò ancora qualche secondo e dopo un respiro profondo prese a parlare, con voce rotta e addolorata.

-So chi è stato ad uccidere Matt… quello che gli è successo non è stato un incidente.-

La Grifondoro, nell’udire quelle parole, sentì un peso enorme sul cuore e il respiro mancarle, come se stesse precipitando a caduta libera nel vuoto. Una sensazione sgradevole, orribile, che la invase da testa a piedi.

Ma inspiegabilmente liberatoria. Perché la colpa non era sua.

-Chi- riuscì solo a dire mentre gli occhi blu si riempirono all’istante di lacrime, colmi di quel dolore insopportabile che la accompagnava da un anno intero.

Ivy si protese verso di lei e l’abbracciò forte, premurosa e protettiva come mai prima. Le mise una mano sulla nuca e spostò i capelli dal suo orecchio, così che potesse udire chiaramente il nome del colpevole mentre, al riparo dal suo sguardo, arricciava le labbra in un sorrisetto maligno.

Una recita perfetta e sublime che, come nelle migliori commedie, stava per concludersi con un degno colpo di scena.

-E’ stato Tate.-







☾Spazio dell’autrice




Salve gente!

Allora… come avrete letto ne sono successe un paio.

Ho volutamente lasciato tutto un po’ in sospeso perché sapete che adoro tenervi sulle spine :P

Nel prossimo capitolo vedremo tutte le conseguenze di questo disastro: il tradimento di May, il segreto di Audrey svelato, l’amicizia di Alec ed Aethalos messa a dura prova e…. Elettra.

Non la prenderà affatto bene. Ivy sta giocando sporco e più maligna che mai… quasi quasi mi dispiace per Tate. Ma come sempre non vi anticipo nulla ;)

Direi anche che Drake, Glenda e Noah siano tranquilli da troppo tempo… o sbaglio? E’ il caso di mettere un po’ di pepe anche nelle loro esistenze… ma anche questo lo vedremo nel prossimo step della storia.

Come vi avevo già anticipato il prossimo chap sarà incentrato su Hogsmeade: sentitevi liberi di scrivermi con chi vorreste vedere il vostro personaggio o in che situazione vi aspettate di leggerlo (coerentemente con la storia e la sua andatura) e farò del mio meglio per accontentarvi <3

Infine vi ringrazio con tutto il cuore :)

Sono contentissima di vedere che ancora seguite questa storia… mi avete davvero davvero resa felice e motivata come non mai.

A prestissimo!

Vostra nel 322

Mallveollos

   
 
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