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Autore: SagaFrirry    18/06/2019    2 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gran Balli e proposte

 

Ary era cambiato e Keros lo aveva notato. Se lo aspettava, doveva accettare e comprendere la nuova natura da demone, ma su certi aspetti provava un certo fastidio. Da qualche mese, si era fatto molto più nervoso e territoriale. Fin troppo protettivo nei confronti di Undinnè, la sorvegliava ed allontanava da lei ogni altro demone, specie se di sesso maschile. La causa di tale comportamento era sicuramente da ricercare nel prepotente risveglio dell'istinto, che lo aveva portato prima ad accoppiarsi con lei e poi a prendersene cura. Razionalmente sapeva che non era necessario, sapeva che il palazzo del re era sicuro per una concubina del principe, ma non riusciva a farne a meno. Era diventato aggressivo perfino nei confronti di Keros, se provava ad avvicinarsi troppo a lei. Lilith trovò la cosa quasi romantica, tenera. Mai aveva visto un demone così protettivo nei confronti di una femmina appena conosciuta, e che probabilmente portava in grembo prole non sua. Keros al contrario trovava la cosa alquanto stupida ed inutile, e si chiese come avrebbe reagito l'inconscio dopo la nascita di altri piccoli da lui non programmati. Lilien, la più felice di tutte per la situazione che si era venuta a creare, attendeva con ansia l’imminente Gran Ballo, che le avrebbe permesso di trovare altre possibili fonti di piacere e svago, consapevo che tale evento quasi coincideva con il parto della sua adorata Undinnè. La giovane, che mai prima d'ora aveva vissuto simili eventi, trovava incredibilmente piacevole e rassicurante la presenza di Arikien. Era forte e le infondeva coraggio, oltre che a farla sentire sempre al sicuro.

 

“Keros… la colpa è tua che ancora non hai imparato ad usare i contraccettivi" lo derideva Lucifero.

“Ma cosa ha a che fare tutto questo con i contraccettivi?!”.

“Ingravidi femmine a caso e poi ti lamenti delle conseguenze. Sei tu lo stupido, non chissà chi! E se nascono altri cosi con le piume?”.

“Lo sai che l'istinto prende il sopravvento. Poi parli proprio tu, con lo scricciolo nato da un'umana!".

“La mia è una faccenda diversa. Però hai ragione. Poi se ci riesce Lilien ad evitare cucciolate…”.

“Ad Ary piace giocare al papà. Lascia che si diverta. Ed io sono cambiato. Posso essere una figura genitoriale decente. È solo che mi scoccia stia spesso con lei. Dopotutto… È la mia concubina, non la sua!”.

“E facci le cose a tre, no? Quanti problemi inutili…”.

Keros capì che discutere non lo avrebbe portato da nessuna parte. In ufficio, firmava documenti mentre il sovrano controllava che tutto stesse procedendo in modo corretto. Ormai Lucifero era quasi del tutto guarito e presto sarebbe tornato a fare il re a tempo pieno.

“Posso chiederti una cosa?” riprese il demone, fissando la mappa dell'Inferno appesa alla parete.

“Chiedi pure" annuì Keros, cercando di decifrare l'incomprensibile scrittura di Azazel.

“Quando pensi di dedicarti ad un allievo?”.

“Che razza di domanda è?!”.

“Suppongo che, ora che io tornerò al lavoro e tu sarai libero di fare quel che ti pare, ti dedicherai al bighellonaggio selvaggio. Insomma… un paio di secoli di pausa da tentazioni, impegni formali e cose simili. Un paio di secoli da dedicare all'uomo che ami".

“Non ti paiono un po' troppi un paio di secoli? E poi no, pensavo solo di far trascorrere un periodo per il mondo umano ad Ary. Manca ad entrambi. Ma non troppo lungo, perché abbiamo delle responsabilità”.

“Di che parli?”.

“Lo sai. Sono un adulto adesso. Sono un padre, presto lo sarò di nuovo, e sono un principe. Ci sarà il ballo e poi il torneo. Sceglierò ragazzi e ragazze con cui riempire le mie stanze ed il mio letto. Ary ha conosciuto la sua famiglia e Alukah lo sta addestrando. Il nostro posto è qui, all'Inferno".

“E ti sta bene?”.

“Pare non abbia molte alternative…”.

“Ma che dici?! Tu sei libero di fare quel che vuoi, te l'ho sempre detto!”.

“Riprendi il discorso. Perché chiedevi di un allievo? Hai in mente qualcuno?”.

“Veramente, sì. Ma tra un paio di secoli".

“Oh… di chi si tratta?”.

“Dello scricciolo".

Keros posò la piuma con cui firmava. Alzò lo sguardo, fissando il re che passeggiava per il soffitto.

“Sei serio?” esclamò.

“Serissimo".

“Tu… vorresti che io addestrassi tuo figlio?!”.

“Esatto. Se non hai altri impegni, ovviamente…”.

“Ma io… io sono stato addestrato dai migliori demoni del regno, non da un novizio!”.

“Appunto! Loro saranno occupati con un progetto che ho in mente e che sto portando avanti assieme ad Arikien".

“Insieme ad Arikien?!”.

“Te ne parlerà dopo il ballo, quando non avrai più obblighi da sovrano. Tornando a noi, penso che tu sia perfetto per addestrare la mia piccola stella della sera. Sei un concentrato del meglio del regno e vorrei che Espero fosse altrettanto. Inoltre chi meglio di te può prepararlo a quel che lo aspetta? Essere principe ed affrontare gli angeli…”.

“Io… io sono onorato! Lo farò volentieri e con orgoglio".

“Ne ero certo!”.

Lucifero scese con un balzo e fissò Keros, sorridendo. Doveva congedarsi, gli ultimi preparativi per il ballo non poteva perderseli!

 

La sala da ballo era la più grande del palazzo. Era immensa, ricca di arazzi e decori sfarzosi. Il pavimento in marmo era lucido e scuro, pieno di riverberi grazie alle luci delle candele. Tendaggi rosso sangue coprivano le alte finestre, che davano sul giardino di rose nere. In quell'occasione, agli ospiti era stato permesso di visitarlo e di passeggiare per esso, pur stando attenti a non rovinare i fiori. Candele e specchi, assieme ai lampadari ed i candelabri, creavano un’atmosfera magica, surreale. Diversi musicisti erano accorsi da tutto il regno, per poter mettere in mostra il proprio talento, ed iniziavano già a suonare. I primi ospiti, in maschera come era stato richiesto, varcavano la soglia.

La famiglia reale si fece attendere, entrando trionfalmente fra la folla già radunata. Lucifero e Leonore, che si tenevano per mano, lasciarono senza fiato molti dei presenti. Lei, in abito vittoriano e maschera color del cielo, indossava dei guanti ed usava un ampio ventaglio per coprirsi il viso. Lui, in nero ed argento, portava la corona ed il suo abito era un intreccio di stili ed epoche, che lo rendevano unico. La maschera del sovrano era scura e con sembianze animali, una sorta di muso di lupo ne copriva il volto. Al loro ingresso in sala, la folla si scansò e permise che fosse proprio quella coppia ad aprire le danze. Con un inchino, lei si fece condurre in un valzer che lasciò gli invitati estasiati.

 

“Come funziona questa cosa del ballo?” aveva domandato timidamente Ary a Simadè.

“È facile" aveva sorriso il servo, in attesa dell'ingresso di Keros “Ci saranno varie musiche ed ogni demone sarà libero di esprimere al meglio quella che preferisce, quella che sente più nelle sue corde. Ballando, cantando, od esibendosi in altro modo, ogni invitato potrà mettersi in mostra. Sfoggiando il meglio di sé, tenterà di attirare l'attenzione di potenziali compagni o compagne”.

“Interessante… Sarà affascinante da osservare".

“Osservare? Non intendi partecipare?”.

“Non sono un granché in certe cose…”.

“Allora sedetevi e lasciatevi ammaliare".

Arikien aveva scelto un abito verde e nero, con dei motivi che richiamavano le spire del serpente. La maschera ed il trucco evocavano lo stesso animale. Non si sentiva molto tranquillo, per via della lontananza sa Undinnè, ma gli era stato assicurato che le migliori ancelle l'avrebbero riempita di attenzioni fino alla fine del ballo. Farla partecipare a tale festa, nella fase finale della gravidanza, era fuori discussione. Decise di rilassarsi con del vino e guardarsi attorno, tentando di riconoscere gli ospiti. Astaroth vestiva come un uccello, con lunghe piume che formavano un mantello ed un copricapo munito di becco. Il suo fascino era indubbio e già alcuni commensali lo bramavano. Mefistofele aveva scelto tutt'altro stile ed era un incrocio fra uno zombie ed un motociclista ubriaco. Lilith si era vestita in oro, come una principessa indiana od una divinità orientale. Lilien portava fiori e piante appuntare sul vestito, che aveva un lunghissimo strascico, e voleva rappresentare la natura.  Altri erano vestiti da divinità antiche, richiamando il loro passato, o da animali.

Le canzoni si susseguivano, in molti già avevano danzato, ed ecco che comparve l'unica creatura che in quel momento Ary volesse vedere: Keros. Il principe rimase qualche istante in cima alla scalinata che portava alla sala, poggiato sul balcone, ed osservò i presenti.  Una maschera nera ne copriva per metà il volto mentre, sulla metà libera, intricati disegni di rami con spine scure circondavano gli occhi ambrati e truccati di cremisi e oro. Qualche rosa nera ne adornava i capelli così come rose nere ne decoravano l'abito con ricami e rilievi. Interamente in colore nero e scarlatto, il travestimento dell'erede non passò inosservato. Keros scese lentamente le scale, mostrando eleganti scarpe con un leggero tacco quadrato, mentre l'orchestra cambiava nuovamente genere musicale. Arikien, nel vederlo, aveva chiaramente percepito il proprio cuore accelerare all'impazzata. Era una rosa nera, un fiore raro quanto stupendo, ed Ary avrebbe voluto fosse tutto per sé. Ma già in molti cercavano di avvicinarsi più del dovuto, nel tentativo di attirare l'attenzione del principe. Questi chiacchierò un po' con alcuni ospiti e con Lucifero, per poi voltarsi verso Ary. Lo intravide fra la folla, e gli sorrise. Però non si avvicinò, limitandosi a fare un cenno con la testa. Il nuovo demone non capì quel gesto e rimase leggermente deluso nel vedere il suo amato allontanarsi. L'orchestra terminò una canzone ed iniziò subito una nuova melodia. Le prime note richiamavano qualcosa di orientale, di arabo o forse di turco. E lì Ary capì che quella doveva essere la canzone di Keros, la canzone con cui il principe sentiva maggior sintonia. Ovviamente non solo lui si iniziò a muovere, ma l'attenzione della maggior parte dei presenti era rivolta principalmente su Keros. La melodia iniziava lenta, con un flauto ed un violino. Poi si univa un suono particolare, che il nuovo demone non riconobbe, simile ad un clavicembalo. Il tutto si abbassò di un paio di toni, mentre il mezzodemone si muoveva piano, con una sensualità rara. Di colpo, tutto mutò. La musica si fece incalzante, veloce e ritmata. Keros accelerò i movimenti, esibendosi in piroette e movenze che perfino Lucifero ignorava che l'erede potesse fare. La melodia accelerava, i danzatori si mischiavano e si scambiavano di posto, volteggiavano assieme e si sollevavano, in uno spettacolo che sembrava tutto fuorché improvvisato. Era tutto così rapido, così incalzante, ed Ary lo trovò irresistibile. Si unì al ballo, e si ritrovò a girare e vorticare con sconosciuti e sconosciute. Rideva, tutti ridevano, felici ed eccitati. Veloce, sempre più veloce, finché tutto finì di colpo. Si immobilizzarono, alcuni caddero a terra. Ary restò in piedi, con lo sguardo rivolto verso Keros. Il principe era steso, con la schiena leggermente inarcata e le ali spalancate che si allungavano sul pavimento di marmo. Ansimava, per la fatica e per la soddisfazione, ed allungò una mano verso Ary. Questi si mosse, l'unico fra i ballerini, e raggiunse il suo amato per stringerlo fra le braccia e donargli il bacio più appassionato che poteva dare.

 

La festa era continuata, fra varie danze e spettacoli. Ary ne era rimasto piacevolmente soddisfatto. In molti facevano i complimenti a Lucifero, oltre che per la guarigione ormai avvenuta, per una tale serata. Alla fine, quando gli ospiti iniziarono ad allontanarsi, era stato raggiunto lo scopo del gran ballo. Coppie e gruppi uscivano e si allontanavano, felici di aver trovato il giusto abbinamento con altri demoni. Ad un gruppetto di fanciulle e fanciulli fu chiesto di restare a palazzo, con l'onore di entrare a far parte del grande harem del re o del ristretto numero di amanti del principe. Arikien e Keros avevano scelto assieme, per poi incamminarsi verso le stanze private. Rimasti soli, subito il nuovo demone strinse a sé il principe. Lo baciò e lo tenne stretto, colto da un irrefrenabile desiderio. Era l'istinto, che come sempre ne appannava i sensi, ma era consapevole di quel che faceva.

“Ti voglio" gemette, scoprendo il petto del principe e baciandolo ancora.

Keros si limitò a sorridere, ansimando leggermente ed allungando le mani per aiutare l'amato nel suo intento. Si baciarono ancora, sempre più intensamente, scoprendosi e toccandosi a vicenda.

“Ti voglio!” ripeté Ary, passando la lingua sul collo del mezzodemone e stringendolo forte alle spalle.

“E fottimi" lo incitò Keros, ansimando “Che cazzo aspetti?”.

Si amarono con selvaggio istinto, con passione demoniaca. Fusi assieme, il piacere che si provocavano l'un l'altro li faceva gemere ed ansimare. Keros si inarcò, sollevando la testa e guidando la mano dell'uomo che amava sul proprio membro eretto. Quei movimenti non gli permisero più di trattenere un “Ah!” di puro piacere.

“Ti amo" mormorò, poi urlandolo in preda all'eccitazione.

“Sei magnifico” gemette Ary, accarezzandone la pelle con la mano libera ed accelerando sempre più il ritmo.

Keros non rispose. Socchiuse gli occhi e si concentrò interamente sul piacere che provava. Guidava quelle mani, accompagnava ogni movimento, in una danza d'estasi sempre più intensa.

“Io…” gemette dopo un po' “Io sto per…”.

“Vieni assieme a me" lo invitò Ary “Insieme. Io ora…”.

Morse Keros, che aprì la bocca in un gemito eccitato.

“Vieni" ansimò il principe, mordendo a sua volta e portando entrambi all'orgasmo.

 

“Che cosa stai progettando con mio padre?” domandò Keros, steso nudo nel letto.

“Con Lucifero?” rispose Ary, che lo osservava.

“Sì, ovvio. Mi ha parlato di un progetto che avete…”.

“Storia lunga…”.

“Parlamene".

“Ma ora sono stanco!”.

Dopo aver provato tre diverse posizioni e tre diversi orgasmi, i due amanti erano soddisfatti e pronti al riposo. Ma Keros aveva quella domanda in testa…

“Si tratta di un'idea che ho in mente da un po'…” spiegò allora Arikien “E vorrei il tuo appoggio".

“Parla".

“Si tratta di una scuola".

“Una scuola?”.

“Sì. Per gli orfani. Ho visto che qui all'Inferno nessuno bada a loro. Io vorrei aprire una scuola, un istituto, dove possano anche fermarsi a dormire se privi di dimora. Con maestri che insegnino loro varie cose e gli permettano di poter crescere ed affermarsi, sopravvivere!”.

“È un progetto ambizioso. E costoso…”.

“Il re lo appoggia. Ed anche Alukah e Mefistofele. Sono disposti a fare da insegnanti".

“E tu… tu che faresti? Non sei un maestro”.

“Io mi occuperei dei piccoli e della sorveglianza notturna. Mi occuperei delle tante piccole cose della vita di un bambino".

“E… pensi di poterlo fare da solo?”.

“No. È per questo che vorrei il tuo appoggio!”.

“Ary… pensaci bene. Un simile progetto ti costringerebbe a rimanere praticamente sempre all'Inferno. Ti costringerebbe a vivere sempre e solo in mezzo ai demoni".

“Lo so. Ma io sono un demone adesso. È giusto così. Devo solo trovare un edificio adatto".

“Io… io ho un edificio per te".

“Davvero?!”.

“Il palazzo che ho fatto costruite nel territorio di Alukah, dopo la guerra. Ora è tuo".

“Dici davvero?! È immenso! Grazie! Lo sapevo che potevo contare su di te!”.

“Già. Io ti amo. È così che si fa con chi si ama, giusto?”.

“Grazie!”.

Arikien si chinò a baciare Keros, prima di distendersi al suo fianco ad assopirsi. Il principe fissò il soffitto e sospirò: lo amava, ne era certo, ma una vita solo all'Inferno lo opprimeva!

   
 
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