Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    22/06/2019    7 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La luce flebile della luna filtrava dalla finestra.
Era ormai novembre, ma Jean sentiva caldo, molto caldo.
Entrambe le mani erano affondate nei capelli di Reiner, e sentiva le sue labbra posare baci e la lingua sfiorare la pelle di zone proibite, strappandogli involontari gemiti di piacere.
La sensazione era piacevole, molto, ma voleva di più, molto di più.
Lo sollevò, cercando le sue labbra, per poi invertire le posizioni, coinvolgendolo in un bacio appassionato mentre le mani scendevano giù, sui pettorali, poi sugli addominali, e ancora sui glutei muscolosi, per preparare il suo compagno di stanza a ciò che sarebbe seguito.
Lo sentì ansimare, mentre si univano in quell'antico rituale, e lo guardò negli occhi, muovendosi lentamente per farlo abituare a lui.
"Reiner... Io... Io ti amo..." sussurrò, sfiorandogli la guancia, mentre l'altro nascondeva il volto contro l'incavo della spalla, cercando di soffocare i gemiti più forti.
Jean si svegliò di colpo, tirandosi su e afferrando le lenzuola, fradicie di sudore per il sogno appena fatto.
Si passò una mano sul volto, cercando di riacquistare un po' di lucidità dopo quel sogno particolarmente realistico, e si voltò verso il lato del letto matrimoniale dove dormiva il suo compagno di stanza, che in quel momento era assente.
Si passò le mani nei capelli, cercando di riordinare le idee.
Da due mesi non solo condivideva la stanza con Reiner, ma anche il letto: Hanji aveva sul serio fatto mettere un letto matrimoniale nella loro stanza, e non c'era stato verso di farle cambiare idea, così si erano rassegnati a dormire insieme.
E, come se non bastasse, da quel giorno che aveva dovuto pagare pegno in spiaggia aveva iniziato a fare sogni ricorrenti piuttosto spinti con, come protagonista, proprio Reiner.
Aveva bisogno di riordinare le idee, per cui accese il lume sul suo comodino e afferrò il taccuino che ci aveva poggiato sopra con una matita, e iniziò a scrivere.
Quello era un diario che Hanji gli aveva chiesto di tenere, per monitorare l'Ackerbond e i suoi progressi nel gestirlo, ma di recente aveva anche iniziato a scriverci cose più personali, forte del fatto che certamente tali confessioni, anche se venivano lette dal suo diretto superiore, non sarebbero mai andate in mano ad altri.
Scrisse, lasciando scorrere la mano e liberando i pensieri, finché non sentì la porta aprirsi e vide entrare il suo compagno di stanza.
"Ah, spero di non averti svegliato io." si scusò il giovane uomo, rimettendosi a letto "Sono dovuto correre in bagno."
"Non ti preoccupare, mi sono svegliato dopo." rispose l'altro, mettendo via il quaderno e spegnendo il lumino, mentre l'altro si sistemava sotto le lenzuola.
"Senti, ma da quanto tempo Connie e Sasha vanno a letto insieme?" domandò Reiner, girandosi su un fianco.
"Cosa? No loro non vanno a letto insieme, dai! Li conosco bene, non è possibile." obiettò Jean, ridendo.
"Strano... Mi è sembrato di vederli nascondersi nella stanza di Connie, con le labbra incollate... Ma magari mi sarò sbagliato. Sai, era buio, e sono anche mezzo addormentato." sbadigliò, portandosi una mano alla bocca.
Jean lo osservò nella penombra, arrossendo improvvisamente al ricordo del sogno appena fatto. Possibile che l'Ackerbond gli facesse certi scherzi?
"Sai, notavo che siete tutti cambiati." riferì Reiner, dopo un minuto di silenzio "Siete più maturi... e mi aspettavo più rabbia nei miei confronti, dopo quello che vi abbiamo fatto."
"Non abbiamo più 15 anni." ammise il giovane "E, nonostante tutto, sappiamo che i veri cattivi sono altri, non tu o Annie."
Il giovane uomo annuì, ancora pensieroso.
"Un'altra cosa che mi ha colpito è che a nessuno importa se ti piacciono gli uomini o le donne. A Marley dovevo nasconderlo, invece."
"Beh, abbiamo Historia sul trono, e sai bene di chi era innamorata lei." confermò Jean.
"A proposito..." domandò il biondo "Considerando che per quelli come lei e come noi è tecnicamente impossibile avere dei figli... Quella bambina come..."
"Un piccolo sacrificio e un aiuto dall'esterno." rispose il ragazzo di Trost "Ti assicuro che non è stato facile, né per me, né per lei, ma il sacrificio è stato ripagato."
Reiner si sollevò su un gomito, fissando l'altro sorpreso, così Jean si affrettò a spiegare.
"Era da circa un paio d'anni che Historia stava ragionando su come fare per la successione." disse "Per ovvi motivi non voleva sposarsi con un uomo, però voleva un figlio, che avrebbe tramandato il trono. Come sai, c'è bisogno di un uomo e una donna per avere figli, per cui ha avuto l'idea di chiedere la collaborazione di un... donatore; i capi dei corpi dell'esercito si sono riuniti e hanno deciso di scegliere tra i ragazzi che lei conosceva, purché avessero delle caratteristiche somatiche che potessero mischiarsi con le sue senza creare sospetti. I più adatti eravamo io o Armin, ma lui è stato escluso a priori perché è uno dei Giganti e ha già troppo a cui pensare."
"Oh, capisco." disse Reiner, mettendosi più comodo sul letto "E gli altri come l'hanno presa?"
"In realtà quando mi hanno convocato per la... missione, mi hanno chiesto di mantenere il segreto almeno finché non fossimo stati sicuri che la cosa fosse andata a buon fine. Poi l'identità del padre sarebbe stata segreto di stato, ma sarei stato libero di dirlo almeno agli altri eroi di Shigashina, che avrebbero mantenuto il segreto a loro volta. Solo che... Non ho avuto il coraggio, così lo hanno scoperto il giorno della nascita di Ymir, attraverso la lettura del diario di Levi... E non l'hanno presa benissimo: Eren mi ha picchiato." spiegò il giovane, pensieroso.
"Se è un segreto di stato, perché me lo stai dicendo?" domandò il biondo Marleyano, a bruciapelo.
"Perché fai parte della squadra, ormai, ed è giusto che sappia." rispose il giovane, serio "Ora, però, dormiamo."
Reiner annuì, ma rimasero a guardarsi per qualche minuto, senza chiudere occhio; Jean fu il primo a riscuotersi, girandosi di spalle per rimettersi a dormire.
E il suo cuore prese un battito quando sentì il braccio dell'altro abbracciargli i pettorali e il suo corpo aderire alla sua schiena. In un gesto automatico posò la mano su quella del giovane, incrociando le dita con le sue, e, poco dopo, si addormentò.
Il giorno seguente si ritrovarono tutti in refettorio per la colazione.
Come al solito, al tavolo a loro riservato c'era confusione, ma ormai nessuno più ci faceva caso.
Hanji si avvicinò a Eren, che stava tagliando alcuni pezzettini di pane dolce per Levi, e gli porse dei fogli.
"L'architetto mi ha appena portato questi. Sono i progetti del nuovo quartiere generale in costruzione a Shigashina." spiegò "Visto che hai ceduto all'esercito la zona dove sorgeva la tua casa ho deciso di mostrarteli. Se hai qualche appunto scrivi pure liberamente dove vuoi."
Il ragazzo afferrò il fascicolo e lo sfogliò, fermandosi sulla pagina che riproduceva la zona della sua casa. Lo osservò per qualche minuto e poi afferrò il pennino, scrivendo alcune correzioni al progetto, prima di restituirlo al comandante.
"Così va meglio." disse "Non mi interessa se non è come era prima, questa zona voglio che la usino anche gli altri."
"Di che parli?" chiese Connie, incuriosito.
"Ho chiesto di far diventare la zona dove sorgeva casa mia il dormitorio per noi ufficiali e per le rispettive famiglie, nel nuovo quartiere generale della Ricognitiva." spiegò Eren, pulendo le manine di Levi, che il bambino si stava fissando schifato dopo aver spappolato il pane dolce che aveva assaggiato.
"Oh, wow!" esclamò l'altro, senza parole
"Non dire wow in quel modo, mi dai ai nervi!" ringhiò Sasha, guardando male l'amico.
"Ehi, calma! Che ti prende?" domandò il giovane, allontanandosi leggermente dalla ragazza.
"Sarà che le sta per venire il ciclo." ipotizzò Mikasa "Diventa così nei giorni precedenti."
"È così, infatti." ammise Sasha, afferrando il panino dalle mani del suo vecchio amico e mangiandolo in un boccone.
I due ripresero a battibeccare, finché un addetto allo smistamento della posta non si avvicinò al loro tavolo, con una busta in mano.
"Ehm, scusate, signori..." li chiamò "Ho una lettera per il tenente Blouse."
Sasha alzò la mano, prendendo la busta e aprendola per leggerne il contenuto.
"Ehm, ragazzi..." chiese, dopo aver letto due volte il contenuto "I miei hanno ottenuto il nulla osta per aprire una fattoria-orfanotrofio qui al distretto di Shigashina. Sapete per caso se c'è qualche appezzamento di terra in vendita che sia adatto?"
"Casa dei miei era una piccola fattoria ai margini del bosco." spiegò Mikasa, dopo averci pensato su "Non ci vado più da quando sono morti, quindi non so in che condizioni sia, anche perché questo è stato territorio dei Giganti per cinque anni. Però l'apprezzamento è ancora di mia proprietà, secondo il decreto emanato da Historia subito dopo la riconquista. Se hanno voglia di rimettere in sesto tutta la zona glielo cedo volentieri."
"Sei sicura di volerlo fare, Mikasa?" chiese Eren, visibilmente preoccupato.
"Lo sono." confessò l'altra "Non ci vado da anni, è giusto che venga usata da qualcuno che sappia cosa farci."
"Davvero? Grazie!" esclamò Sasha, alzandosi e correndo ad abbracciare l'amica.
La giovane la lasciò fare, sospirando rassegnata. Levi le osservò, incuriosito, poi scese a terra e, nonostante le gambine ancora traballanti per le prime prove di equilibrio, abbracciò le due, o almeno tentò di farlo, perché aveva ancora le braccia troppo corte per riuscirci. Sasha allora lo prese su e coinvolse anche lui nell'abbraccio.
Un paio d'ore dopo il gruppo era raccolto in una zona della corte, per l'allenamento nella lotta corpo a corpo.
In quel momento al centro del cerchio c'erano Eren e Mikasa, concentrati nel combattimento simulato, che Levi osservava da in braccio a Jean, facendo degli urletti ogni volta che il padre mandava a segno un colpo.
Hanji si avvicinò, affiancò il ragazzo di Trost e gli chiese di poter parlare in privato, quindi i due, insieme al bambino, dopo aver avvertito il padre, si allontanarono e andarono a sedersi a una delle panche poste vicino al cancello principale.
"Ho letto gli ultimi resoconti che mi hai lasciato." esordì la donna, aprendo il libricino che lui usava come diario, e che le aveva consegnato quella mattina stessa "Vorrei chiederti qualche informazione in più su questo passaggio: 'questi sogni sono strani. Non pensavo che potessi sognare cose del genere, non con lui... dovrei confrontarmi con Mikasa, ma sono certo che l'Ackerbond mi stia facendo brutti scherzi'."
Il ragazzo abbassò gli occhi, pensieroso, prendendo meglio Levi, che lo fissava corrucciato.
"Sono circa due mesi che faccio questi sogni." ammise "Hanno sempre Reiner come protagonista, per questo penso che siano legati all'Ackerbond."
"Che tipo di sogni sono?" chiese Hanji, interessata.
"Ecco... Io..." rispose l'altro, arrossendo violentemente "So... sono e... erotici... l'ultimo, stanotte, era davvero mo... molto spinto. I... io ho...ho sognato... d-di avere un rapporto c... completo con lui."
"Mh... Interessante." commentò la donna "Ci sono altri particolari che possono essere utili?"
"Io... Io... Poco prima di svegliarmi... Ecco... Io gli ho detto di amarlo."
L'imbarazzo del ragazzo era ormai più che visibile, ma Hanji non si scompose e rimase seria, imitata dal piccolo Levi.
"Jean, credo che questi sogni non siano dovuti all'Ackerbond." lo informò "Non influisce sui tuoi sogni, ma solo in alcuni modi di rapportarti a lui. Ciò che hai sognato è una conseguenza dei tuoi reali sentimenti." gli diede uno schiaffetto affettuoso alla guancia e sorrise "Ragazzo mio, forse dovresti dirgli che ti sei innamorato di lui, non lasciare in sospeso certe cose, o potresti pentirtene."
Jean abbassò lo sguardo, pensieroso. Lui innamorato di Reiner? Come era possibile? Fino a poco tempo prima erano nemici, avevano anche tentato di uccidersi a vicenda... come era possibile che ora si fosse innamorato di lui.
Alzò gli occhi, incrociando quelli dell'amico, che si era girato nella sua direzione mentre al centro del cerchio ora combattevano Connie e Annie, e, quando Reiner gli sorrise, a Jean mancò un battito.
"Non è necessario che glielo dici subito." suggerì la donna "Prenditi il tuo tempo, ma ricorda che lui non ne ha più molto. Non so esattamente quanto abbiano lui e Annie, ma sicuramente non tantissimo, per cui metti ordine nella tua testa e poi digli tutto. Ora torna dagli altri e restituisci questo nanetto a suo padre."
Fece una carezza a Levi e lasciò andare il giovane, che si avvicinò al gruppo, restituì il bambino a Eren e affiancò il suo compagno di stanza, prendendo ad incitare, insieme agli altri, i due al centro del cerchio.
Poco dopo sentì la mano di Reiner sfiorargli la sua. Sussultò, ma le dita si mossero automaticamente, andando ad intrecciarsi con quelle dell'amico.
Si guardarono per un secondo, ma non mollarono la presa, tornando a seguire la sfida.
A Jean tornò in mente Marco, il suo vecchio amico, morto alla fine dell'addestramento militare.
Nei tre anni di corso avevano legato molto, e lui se ne era innamorato.
Quando erano soli era capitato più di una volta che stessero mano nella mano in quel modo, ma erano solo amici, poco più che bambini, per loro era normale fare così.
Poi lui era morto, non aveva avuto neanche il tempo di dichiararsi e Jean ne era uscito con il cuore spezzato per questo. Non si erano mai baciati, non c'era mai stato nient'altro in quei momenti insieme.
Reiner era colui che lo aveva ucciso, che gli aveva tolto la possibilità di stare con lui. Eppure non gli aveva dato nessuna colpa, erano nemici a quel tempo, e il Titano aveva subito il lavaggio del cervello.
Nonostante tutto, per uno strano scherzo del destino, Jean era finito per innamorarsi del carnefice del suo primo amore.
Però Hanji aveva ragione: doveva andare avanti, prendersi il suo tempo e confessare all'altro ciò che provava.
Ma non lo avrebbe fatto ora, doveva trovare il momento giusto, e nel frattempo godersi ciò che aveva: l'amicizia con una persona che, oltre ogni aspettativa, si stava rivelando un ottimo amico.

 

   
 
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