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Autore: Iky    24/06/2019    2 recensioni
"Mi risvegliai, incerto nel cuore se gettarmi giù dalla nave e morire nel mare o sopportare in silenzio e restare ancora fra i vivi. Sopportai e rimasi: avvolto nel mantello, giacqui sulla mia nave." [Ulisse]
*
Il viaggio non è semplice, specie se la meta è la scoperta di se stessi, l'accettazione, la rivalsa.
"Nessuno" lo sa bene.... eppure non può far altro che continuare a navigare, anche se il mare è in tempesta.
[Questa storia partecipa alla challenge Somewhere over the Rainbow indetta dal gruppo SasuNaru Fanfiction Italia]
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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VENERDÌ – AZZURRO – QUEEN






La fine del liceo e l'inizio del college erano stati due eventi complicati.
Lasciare il proprio equilibrio e ricominciare non era stato facile, ma Jack non aveva intenzione di ripiombare nel grigiore dei giorni passati.
Aveva preso una borsa di studio sportiva grazie al club di calcio e ora sapeva quello che voleva. Soprattutto, sapeva chi era e nessuno avrebbe potuto privarlo di ciò.
Gli piaceva il calcio, così come gli piacevano il blu e il rosa.
Andava pazzo per il burro di arachidi alle noci e per i film romantici da quattro soldi.
Era un disastro in cucina e si sarebbe ingozzato di roba cinese fino a morire.
Piangeva sui fumetti e continuava a leggere Omero.
Giocava ancora come un forsennato alla Play, anche se si cagava sotto con gli horror.
Ah sì, e gli piacevano i ragazzi.

Durante il primo semestre al college era comunque ritornata l'ansia, soprattutto perché Jack era diventato inaspettatamente popolare tra le ragazze: era carino, gentile, giocava a calcio e aveva un bel fisico.
Non ci volle molto prima che si spargesse la voce del suo disinteresse verso il sesso femminile. Eppure Jack, inaspettatamente, si era sentito sereno: non sapeva mentire, tanto valeva non prendersi la briga nemmeno di dissentire.
Co, un giorno come tanti, Connor, un suo compagno di squadra, lo pungolò negli spogliatoi: «O'Brian non è che sei frocio?»
Jack si ricordava ancora bene il gelo che era calato nella stanza e l'ombra di terrore nel cuore. Come quella nuova sensazione ardente: una fiamma esplosa di orgoglio oltre la paura.
Dunque si era voltato, ancora a petto nudo, e lo aveva fronteggiato:
«Perché, sei interessato Russ?» gli aveva risposto, schernendolo.
Connor era avvampato, furioso: «Come cazzo ti permet...»
Jack lo aveva affrontato dal suo metro e ottanta di altezza: «Beh, non sei il mio tipo».
Il capitano li aveva fermati prima che potesse esplodere la rissa. O almeno ci aveva provato.
Quel giorno Jack se lo ricordava bene, perché oltre all'orgoglio, all'espulsione per due giorni, al rispetto muto dei suoi compagni di club, aveva provato un senso di liberazione non indifferente.
Si era seduto sulla panchina, la faccia gonfia e l'occhio nero (poteva giurare di aver ridotto Connor molto peggio), e aveva guardato il cielo di un azzurro terso.
Limpido. Leggero.
Poi era scoppiato a ridere.

Da quel giorno Jack aveva capito una cosa fondamentale: non sarebbe sceso a compromessi, mai più.


  
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