Arrivata in
camera, dopo essersi accertata che Matt non fosse nei paraggi, prese a buttare
in valigia lo stretto necessario per sopravvivere al massimo un paio di
settimane in attesa di riuscire a trovare un posto dove stare.
Odiava quello
che stava per fare, ed era terribilmente spaventata, ma era l’unica cosa che
poteva fare per evitare di arrecare altri danni al lavoro che stavano portando
avanti i suoi compagni.
L era stato
chiaro, per colpa sua i detective coinvolti nella risoluzione del caso non
riuscivano a sfruttare al meglio le loro potenzialità.
Voleva, tanto
quanto loro, prendere il nuovo Kira e sbattere il suo culo in prigione. E se
l’unico aiuto che avrebbe potuto offrire era quello di togliersi dai piedi,
beh, lo avrebbe fatto.
Chiuse
velocemente la porta dietro di se, e cercando di fare meno rumore possibile
sgattaiolò verso i garages con l’intento di rubare un mezzo di trasporto.
Poco le
importava se L avrebbe assistito alla sua fuga. Dopotutto era stato lui a dirle
di non volerla più attorno. E con queste sue parole era pronto a pagarne tutte
le conseguenze. Anche quella di farla fuggire.
Arrivata a
destinazione iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca del mezzo adatto.
Non poteva
certo fuggire con una limousine o con una vistosissima macchina rossa
fiammeggiante.
L’occhio le si
posò infine sul mezzo di Mello. La moto nera le si stagliava fiera davanti, e
per un secondo l’immagine di lei attaccata al biondo mentre sfrecciavano sulla
strada le apparve in mente.
< Se hai intenzione
di scappare come un coniglio, levati dalla testa di farlo in sella alla mia
moto >
La voce roca e
irata di Mello la risvegliò dai suoi pensieri.
Si girò di
scatto, scontrandosi con il gelo che aleggiava negli occhi del ragazzo.
< Non ne
avevo alcuna intenzione, non rompere Mello > gli sibilò contro stizzita.
Il ragazzo se
ne stava appoggiato alla parete, con le braccia conserte, in attesa di una
qualche mossa da parte della rossa.
Il suo sguardo
la stava mettendo in soggezione, e non poco.
L’agitazione
per quello che stava per fare, la rabbia e la delusione che provava nei
confronti di L, la tristezza di non poter avvertire Matt, sommato alle strane e
fastidiose sensazioni che provocava in lei lo sguardo di Mello la fecero
scoppiare.
< Che hai da
guardare primadonna dei miei stivali? Se hai qualcosa da dirmi farai meglio a
dirla ora, altrimenti puoi pure tornare in quel buco di fogna che ti ostini a
chiamare appartamento a farti venire il diabete strafogandoti di cioccolata.
> urlò in preda all’ira, mentre una lacrima si faceva strada lungo la sua
guancia.
Odiava
piangere, e ancora di più odiava farlo davanti ad uno di loro.
Diciamo che L e
i suoi, escluso Matt, non avevano ancora ben capito cosa fosse l’empatia.
E Mello, più di
tutti, considerava il pianto come una sorta di debolezza pericolosissima.
Di fatti, come
volevasi dimostrare, anche quella volta non fu diverso.
< Hai
finito? > chiese stranamente calmo, dopo l’ondata di parole, non proprio
piacevoli, della rossa.
< Mello,
dimmi cosa vuoi >
Ormai distrutta
dalle troppe emozioni, la ragazza decise di abbandonare la via dell’arroganza.
< Perché
vuoi andartene, hai discusso con L? >
Amy si lasciò
scappare un sorriso malinconico.
< Diciamo
che il grande capo sostiene che io sia un ostacolo per la risoluzione del caso,
oltre che una distrazione per lui e i suoi poveri pargoli >
Il biondo
storse il naso a quell’ultima affermazione. Come si era permesso L di insinuare
certe cose sul suo conto. La pel di carota non era una distrazione per lui. Non
gli faceva né caldo né freddo, e sicuramente non lo avrebbe deviato dal caso.
Ciò che era
successo alla prigione era un fatto a sé stante. Era stato guidato
dall’orgoglio, come aveva già ribadito più e più volte.
< Bene,
andiamo allora > disse avvicinandosi alla moto, sotto lo sguardo allibito
della ragazza.
Quest’ultima
scosse la testa, riprendendo il controllo di sé stessa.
< Come
scusa? Puoi ripetere, non credo di aver recepito bene >
< Hai capito
benissimo, forza muoviti > insistette lui.
< Non se ne
parla neanche, io me ne vado da sola. E poi, se tu venissi con me, oltre al
rischio che correrei di essere uccisa ogni due per tre, come pensi prederebbero
gli altri questa nostra fuga? >
Cercò di
dissuaderlo, ma Mello non sembrava dar peso alle sue parole.
Dopo aver
indossato il casco ed essere salito in sella, allungò la mano verso di lei.
< Cosa non
capisci della parola no? Non scapperò con te nel bel mezzo della notte. Cioè,
rettifico, scapperò, ma lo farò da sola grazie >
Il biondo stava
iniziando a perdere la pazienza.
< Senti pel
di carota, sto iniziando a spazientirmi. Non mi frega di quello che pensi tu,
voglio solo dimostrare ad L che non sei una distrazione per me. Quindi adesso
salta su e andiamo a trovare prove concrete, così tu riavrai il tuo
fottutissimo posto e io la mia dignità. >
Mello era
sempre stato un bastardo opportunista ed egoista, ma in quel momento il
bastardo egoista le faceva assai comodo. Dopotutto riavere il proprio lavoro
era tutto ciò che voleva.
Scansò la mano, e con uno scatto montò in
sella.
< Vedi di
far funzionare questo tuo piano idiota > gli sussurrò all’orecchio, cercando
di sembrare il più minacciosa possibile.
Amy non poté
vedere il ghigno stampato sul volto del giovane.
La moto emise
un rombo, ma prima che riuscisse a partire la rossa gli fermò la mano.
< Portiamo
Matt con noi > parlò con tono fermo.
Al biondo quasi
non si ruppero i denti per quanto li digrignò.
< E per
quale motivo dovremmo? > disse, cercando di non perdere il controllo.
Odiava il fatto
che lo nominasse in continuazione e lo volesse sempre al suo fianco.
< Ci può
essere utile. E’ un genio in campo elettronico, e poi, se posso essere sincera,
mi manca passare del tempo con lui e non mi piace tenergli nascoste tutte
queste cose… capiscimi è pur sempre il mio ragazzo > gli spiegò,
prendendogli di scatto la mano che lui tolse immediatamente, quasi di scatto.
< Tsk,
quante cazzate…non facevi prima a dire che ti volevi tirare dietro qualcuno da
scopare? > la apostrofò scontroso.
Ciò fece
sorridere interiormente Amy. Aveva sempre avuto il sentore che il ragazzo
avesse qualche complesso di inferiorità nei confronti di Matt. Ed ora ne aveva
quasi la certezza.
Si avvicinò con
fare civettuolo all’orecchio del biondo.
< Oh
tranquillo, se avessi voluto qualcuno da scoparmi sarei stata più che felice di
avere te al mio fianco > vi soffiò all’interno.
Mello d’altra
parte non riuscì a reprimere un fremito.
Scese dalla
moto, fiera di avergli fatto chiudere la bocca almeno per quella volta. Se non
altro per vendicarsi del bacio che le aveva rubato qualche ora prima.
Vedendo, però,
che il biondo non accennava a muoversi, fu costretta a fermarsi e richiamarlo.
< Mello
stavo scherzando, non pensavo di traumatizzarti così tanto… forza muoviti,
andiamo a prendere Matt >disse prima di sparire dietro al muro per
raggiungere l’ascensore.
Lui restò per
un attimo perso nei suoi pensieri. “Odio quella ragazza” pensò tra sé e sé
mentre, raggiungendola, cercava di ritrovare un po' di dignità.
La trovò
poggiata alla porta dell’ascensore in attesa.
< Abbiamo
intenzione di fare notte? > picchiettò il piede a terra infastidita.
< Non
rompere pel di carota, andiamo a prendere il tuo fottutissimo ragazzo e
sbrighiamoci >
Matt girovagava
preoccupato per il loft.
Amy non
accennava a tornare, e lui aveva un brutto, bruttissimo presentimento.
Aveva sempre
avuto paura che lei un giorno potesse abbandonarlo, e ora temeva che quel
momento fosse giunto.
Ma la porta che
si aprì di scatto rivelando la minuta figura della ragazza lo fece ricredere.
I suoi occhi,
che per un attimo si erano illuminati, tornarono ad incupirsi non appena emerse
la seconda figura dalla porta.
< Che ci fa
lui qui? > chiese brusco.
Non voleva
sembrare così arcigno nei confronti di quello che doveva essere il suo migliore
amico, ma da un po' di tempo a quella parte, si era riscoperto poco incline a
tollerare il fatto che Mello spendesse quasi più tempo di lui assieme a lei.
Era convinto,
già da tempo ormai, che il biondo, per quanto lo negasse, provasse una forte
attrazione nei confronti di Amy. E la cosa che più lo infastidiva era il fatto
che, a volte, sembrava quasi che lei ricambiasse.
< Lascia
perdere e vieni con me, devo spiegarti alcune dinamiche che sono accadute oggi
> parlò quest’ultima.
Venne poi preso
per un braccio dalla rossa e trascinato in camera.
Mello si
sedette svogliatamente sul divano, pregando che non ci mettessero secoli.
E per dissipare
quel senso di fastidio crescente nel saperli insieme, decise di focalizzare la
sua attenzione sul caso.
Come avrebbero
trovato altre prove? Da dove sarebbero partiti?
La prigione era
esclusa. Sarebbe stata solo una perdita di tempo.
Un serial
killer che si rispetti non sceglie mai lo stesso luogo dove incontrarsi con i
suoi possibili complici, soprattutto dopo aver commesso un crimine.
Però, se Matt
fosse riuscito a risalire ad alcuni dati tramite le foto scattate all’uomo
assassinato si sarebbe potuto iniziare partendo da li.
Doveva
assolutamente sapere a cosa avevano portato le ricerche dell’amico.
Passarono dieci
minuti. Mello non era mai stato una persona paziente, e aspettare i porci
comodi di quei due non rientrava proprio nelle sue aspettative.
Si alzò
scocciato avviandosi verso la camera dove si erano rintanati i due.
Non fu affatto
sorpreso quando, aprendo la porta, li ritrovò appiccicati l’uno all’altro impegnati
a mangiarsi la faccia a vicenda.
< Ci avrei
scommesso le palle > disse schiarendosi la voce per farsi sentire dai due
amanti.
< Matt ho
bisogno di parlarti, quindi lascia perdere la pel di carota e ascoltami >
Il ragazzo
sbuffò e lasciò andare, a malavoglia, la rossa che aveva tra le braccia, che
d’altro canto non apprezzò affatto quell’interruzione.
< Cavolo
quanto scocci Mello > lo riprese, alzando gli occhi al cielo.
< Ti vorrei
informare che abbiamo un fottutissimo caso da risolvere, e che, per quanto mi
riguarda, i vostri istinti primari possono aspettare > disse il biondo,
irato dal commento della ragazza
< E adesso
muovetevi >
Girò i tacchi e
uscì dalla camera, seguito dagli altri due.
Nei garages i
tre ragazzi cercavano di capire come poter procedere, sotto gli occhi vigili
delle telecamere di L.
L’uomo di fatti
non lasciava mai correre le cose a sua insaputa. Non avrebbe mai e poi mai
permesso ad Amy e agli altri di lasciare la struttura se non fosse stato lui a
volerlo.
Così come non
l’avrebbe mai tolta dal caso per un motivo così futile come l’amore.
Certo ci teneva
ad Amy, non lo avrebbe certamente negato, ma il caso aveva la priorità su tutto,
e privarsi di un membro valido come lei sarebbe stato da stupidi.
Ma la ragazza
era troppo spaventata per riuscire a prendere in mano la situazione e usare
appieno le sue capacità. Conoscendola e sapendo quanto per lei i sentimenti
fossero importanti aveva colto la palla al balzo. Quale miglior pretesto se non
una lite d’amore per convincerla alla fuga.
Nonostante ciò,
non si fidava ancora abbastanza per lasciarle campo libero, e il fatto che
Mello non la perdesse di vista un secondo giocava a suo favore.
Il biondo
infatti, come si aspettava, l’aveva seguita anche questa volta, ed ora stavano
macchinando per trovare degli indizi.
Se per farli
collaborare doveva mettersi contro di loro lo avrebbe fatto senza esitazioni.
Dopotutto era quello il suo ruolo di detective. Risolvere un caso a qualsiasi
costo.
Era poi davvero
grato ad Amy ed alla sua arguzia per aver coinvolto anche Matt.
Quel ragazzo
era essenziale, sia per lui che per una pacifica convivenza tra gli altri due.
I suoi occhi
vitrei scrutavano silenziosamente le figure che parlottavano tra loro.
Amy si agitava
e discuteva, come di consueto, con Mello, che di tutta risposta la guardava con
occhi pieni di rabbia.
Matt invece
tentava di fermarli con tutta la calma del mondo, alternandosi tra loro due e i
suoi amati video games.
< Matt, ci
serve sapere di più sull’individuo che abbiamo trovato alla prigione >
spiegò sbrigativo Mello, guadagnandosi l’attenzione di entrambi i colleghi.
Il gamer spense
a malavoglia la PSP e con passo svogliato si diresse verso la sua Camaro rossa
fiammeggiante.
Aperto il baule
ne estrasse uno dei suoi innumerevoli computer, accendendolo e iniziando a
macchinare con esso.
< Il nostro
uomo si chiamava Edward Catman, di origine britannica. E’ espatriato in Giappone
nel 1978, ed è entrato a far parte della Yazuka > si fermò per un secondo,
analizzando meglio le informazioni.
< Wow qui
avevamo un pesce davvero bello grosso. Non faceva solo parte della mafia, ma
era uno dei più importanti esponenti >
< Tsk, ti pareva
che dovesse centrare la mafia > sputò cattiva Amy guardando di sottecchi
Mello.
< Che
diavolo hai da guardare? > le ringhiò contro il ragazzo sentendosi tirato in
causa.
< Nulla, mi
chiedevo solo come tu faccia a convivere con i tuoi sensi di colpa > lo
punzecchiò.
Non le
importava di toccare un tasto dolente, quando c’era di mezzo la mafia perdeva
il lume della ragione. Era per colpa loro se suo padre aveva passato l’inferno
per poi morire come un cane in prigione. Certo sapeva che non erano stati direttamente
loro ad ucciderlo, ma se non lo avessero incastrato e fatto sbattere in carcere,
il suo nome non sarebbe mai comparso nel registro della prigione sotto lo stato
di criminale, e di conseguenza Kira non avrebbe avuto motivo di ucciderlo.
Mello, intanto,
le si era avvicinato in modo provocatorio.
< Hai
ragione sai, la notte non riesco proprio a dormire a causa del rimorso. Vuoi
venire a tenermi la mano, affinché i miei sonni siano più sereni grazie alla
tua aura di positività? > la beffeggiò, appoggiandosi al cofano dell’auto.
Lei sorrise
avvicinandosi più a lui, andando a sfiorargli la mano con la propria.
< Se vuoi…
> disse sbattendo le palpebre con fare innocente < te la posso spezzare
la mano > gli sussurrò all’orecchio per poi tornare alla posizione di prima.
< Ragazzi
perfavore > cercò di calmare le acque Matt.
< Venite
qui, guardate > li chiamò, facendo si che si avvicinassero.
< Questi
sono stati i suoi spostamenti nell’ultimo mese. Si è diretto parecchie volte a
questo indirizzo. Dite che potrebbe essere il nostro punto di partenza? >
Tutti e tre si
guardarono, fino a quando Amy prese parola.
< Certo
potrebbe essere un inizio, ma prima di focalizzarci su questo individuo, non
pensate che forse sarebbe il caso di scoprire che diavolo ci fa la Yazuka a Los
Angeles? >
< E tu non
pensi che forse, capendo in che cosa si era immischiato questo tizio potremmo
capire anche quello? > le rispose Mello, fulminandola con lo sguardo mentre
si scartava una delle sue barrette.
Presa da un
moto d’ira si alzò di scatto.
< Bene
allora dato che sei così esperto fai tu. Io vi aspetto in macchina >
Detto ciò salì
in macchina, poggiandosi braccia conserte al sedile.
< Potresti
evitare di farmela impazzire, perfavore? > disse Matt rimproverando
velatamente l’amico.
< Fidati è
già arrivata ad un punto di non ritorno > rispose piccato il biondo.
A quel punto
non ce la fece più. Aveva pazienza Matt, ne aveva da vendere, ma non poteva
tollerare l’atteggiamento di Mello nei confronti di Amy un secondo di più.
< Ascoltami
bene, perché te lo dirò una volta sola. Amo quella ragazza la dentro più della
mia stessa vita, e se la fai soffrire ancora una sola volta giuro che non
vedrai più il tranquillo e pacato Matt. Quindi vedi di moderare i tuoi
atteggiamenti nei suoi confronti, soprattutto quando ci sono in gioco certi
argomenti, chiaro? >
Mello dovette
ammettere di non aver mai visto Matt così arrabbiato. Nemmeno quella volta che
per sbaglio aveva pestato la sua PSP. E questo lo mandò su tutte le furie. Non
era possibile che il suo amico fosse rimbecillito così tanto per la pel di
carota.
< Se la ami
così tanto come dici vedi di fare qualcosa per lei, ad esempio insegnarle
l’educazione. Non mi pare che la signorinella si preoccupi tanto dei sentimenti
altrui. >
< Bene, se è
solo questo ciò che vuoi, le parlerò. Ma vedi di capire una cosa. Devi fare
chiarezza sui sentimenti che provi e poi lasciarla in pace, non vai bene per
lei Mello mettitelo in testa, la faresti solo soffrire > gli disse,
mettendogli comprensivo una mano sulla spalla.
< Che cosa
stai insinuando? > chiese indispettito.
< So quello
che è successo fra di voi. L non è l’unico a non fidarsi qui. So anche per
quale motivo lo hai fatto ed è solo per questo motivo che non ti prendo a
pugni. Ma non riprovarci mai più. > gli intimò minaccioso.
Matt era ormai
più che convinto che Mello provasse desiderio per Amy, se non sentimento.
Ed era anche
consapevole che il biondo fosse geloso di lui.
Conosceva lo
spirito competitivo dell’amico, ed anche per questo sapeva quanto quest’ultimo
avesse provato fastidio nel momento in cui la ragazza aveva scelto lui.
Da quel
momento, quando Amy si trovava nei paraggi, Mello non era più stato in grado di
essere efficiente come prima. Era sempre in conflitto con lei, lasciandosi
trasportare dalle conversazioni, quasi sempre litigi, e non curandosi più di
cosa dovesse realmente fare.
Se togliersi lo
sfizio di baciarla, avendo così una rivincita su di lui, lo avrebbe fatto
tornare operativo, Matt avrebbe anche potuto chiudere un occhio.
Ma ora, avendo
notato la reazione della ragazza, la paura di perderla si era fatta strada in
lui.
Mello si lasciò
scappare una risata.
< E’ vero,
l’ho baciata. E ammetto di averlo fatto per avere una rivincita su di te, ma è
tutto qui. Non metterti in testa strane idee > lo rassicurò.
< Cercherò
di crederti amico, ma vedi di non fare stronzate. Avanti andiamo >
Lo supero
dandogli una pacca sulla spalla, avviandosi verso la macchina.
Salì
chiudendosi dietro la portiera, ricevendo uno sguardo di fuoco dalla rossa.
< Alla
buon’ora, stavate facendo rogito? >
Matt, che ne
aveva già avuto abbastanza di Mello, si limitò ad ignorarla mettendo in moto
l’auto.
< La
primadonna non viene? > chiese, stanca di essere ignorata.
Il rombo della
moto rispose alla sua domanda, e si vide arrivare il biondo affianco al
finestrino.
Tirò giù il
vetro, trovandosi faccia a faccia con lui.
< Allora
dove dobbiamo andare? > chiese, sgasando con la moto.
Amy si girò
verso Matt attendendo informazioni.
<
L’indirizzo è di una villa a Beverly Hills, faccio strada io > spiegò per
poi partire in quarta.
Mello guardò
per un attimo la macchina che si allontanava, per poi scuotere la testa e
seguire l’amico.