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Autore: Sweetserialkiller    02/07/2019    2 recensioni
Tre paia di occhi vennero puntati su di loro, e Amy rimase di stucco nel constatare che il terzo paio di occhi apparteneva al ragazzo di cui, anni prima, aveva tanto pianto la morte.
Le sue gambe si mossero da sole, e in poco meno di un secondo si ritrovò con le gambe attorno al busto dei giovane.
< Oh mio dio… tu sei…>
< Vivo e vegeto> la interruppe lui, tenendole le mani sotto le cosce per sorreggerla.
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< Appena tornati al quartier generale chiederò di cambiare partner>
Queste parole colpirono profondamente la ragazza.
< E per quale motivo, di grazia?> chiese accennando un falso sorriso.
< Perchè non sei professionale> ringhiò frustrato lui.
Lei sgranò gli occhi allibita.
< Io non sarei professonale? Chiedo scusa, ma non sono io quella che deve dimostrare qualcosa a se stessa solo perchè ho dei conflitti interiori>
< Hai iniziato tu però, come vuoi metterla ora?>
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivata in camera, dopo essersi accertata che Matt non fosse nei paraggi, prese a buttare in valigia lo stretto necessario per sopravvivere al massimo un paio di settimane in attesa di riuscire a trovare un posto dove stare.

Odiava quello che stava per fare, ed era terribilmente spaventata, ma era l’unica cosa che poteva fare per evitare di arrecare altri danni al lavoro che stavano portando avanti i suoi compagni.

L era stato chiaro, per colpa sua i detective coinvolti nella risoluzione del caso non riuscivano a sfruttare al meglio le loro potenzialità.

Voleva, tanto quanto loro, prendere il nuovo Kira e sbattere il suo culo in prigione. E se l’unico aiuto che avrebbe potuto offrire era quello di togliersi dai piedi, beh, lo avrebbe fatto.

Chiuse velocemente la porta dietro di se, e cercando di fare meno rumore possibile sgattaiolò verso i garages con l’intento di rubare un mezzo di trasporto.

Poco le importava se L avrebbe assistito alla sua fuga. Dopotutto era stato lui a dirle di non volerla più attorno. E con queste sue parole era pronto a pagarne tutte le conseguenze. Anche quella di farla fuggire.

Arrivata a destinazione iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca del mezzo adatto.

Non poteva certo fuggire con una limousine o con una vistosissima macchina rossa fiammeggiante.

L’occhio le si posò infine sul mezzo di Mello. La moto nera le si stagliava fiera davanti, e per un secondo l’immagine di lei attaccata al biondo mentre sfrecciavano sulla strada le apparve in mente.

< Se hai intenzione di scappare come un coniglio, levati dalla testa di farlo in sella alla mia moto >

La voce roca e irata di Mello la risvegliò dai suoi pensieri.

Si girò di scatto, scontrandosi con il gelo che aleggiava negli occhi del ragazzo.

< Non ne avevo alcuna intenzione, non rompere Mello > gli sibilò contro stizzita.

Il ragazzo se ne stava appoggiato alla parete, con le braccia conserte, in attesa di una qualche mossa da parte della rossa.

Il suo sguardo la stava mettendo in soggezione, e non poco.

L’agitazione per quello che stava per fare, la rabbia e la delusione che provava nei confronti di L, la tristezza di non poter avvertire Matt, sommato alle strane e fastidiose sensazioni che provocava in lei lo sguardo di Mello la fecero scoppiare.

< Che hai da guardare primadonna dei miei stivali? Se hai qualcosa da dirmi farai meglio a dirla ora, altrimenti puoi pure tornare in quel buco di fogna che ti ostini a chiamare appartamento a farti venire il diabete strafogandoti di cioccolata. > urlò in preda all’ira, mentre una lacrima si faceva strada lungo la sua guancia.

Odiava piangere, e ancora di più odiava farlo davanti ad uno di loro.

Diciamo che L e i suoi, escluso Matt, non avevano ancora ben capito cosa fosse l’empatia.

E Mello, più di tutti, considerava il pianto come una sorta di debolezza pericolosissima.

Di fatti, come volevasi dimostrare, anche quella volta non fu diverso.

< Hai finito? > chiese stranamente calmo, dopo l’ondata di parole, non proprio piacevoli, della rossa.

< Mello, dimmi cosa vuoi >

Ormai distrutta dalle troppe emozioni, la ragazza decise di abbandonare la via dell’arroganza.

< Perché vuoi andartene, hai discusso con L? >

Amy si lasciò scappare un sorriso malinconico.

< Diciamo che il grande capo sostiene che io sia un ostacolo per la risoluzione del caso, oltre che una distrazione per lui e i suoi poveri pargoli >

Il biondo storse il naso a quell’ultima affermazione. Come si era permesso L di insinuare certe cose sul suo conto. La pel di carota non era una distrazione per lui. Non gli faceva né caldo né freddo, e sicuramente non lo avrebbe deviato dal caso.

Ciò che era successo alla prigione era un fatto a sé stante. Era stato guidato dall’orgoglio, come aveva già ribadito più e più volte.

< Bene, andiamo allora > disse avvicinandosi alla moto, sotto lo sguardo allibito della ragazza.

Quest’ultima scosse la testa, riprendendo il controllo di sé stessa.

< Come scusa? Puoi ripetere, non credo di aver recepito bene >

< Hai capito benissimo, forza muoviti > insistette lui.

< Non se ne parla neanche, io me ne vado da sola. E poi, se tu venissi con me, oltre al rischio che correrei di essere uccisa ogni due per tre, come pensi prederebbero gli altri questa nostra fuga? >

Cercò di dissuaderlo, ma Mello non sembrava dar peso alle sue parole.

Dopo aver indossato il casco ed essere salito in sella, allungò la mano verso di lei.

< Cosa non capisci della parola no? Non scapperò con te nel bel mezzo della notte. Cioè, rettifico, scapperò, ma lo farò da sola grazie >

Il biondo stava iniziando a perdere la pazienza.

< Senti pel di carota, sto iniziando a spazientirmi. Non mi frega di quello che pensi tu, voglio solo dimostrare ad L che non sei una distrazione per me. Quindi adesso salta su e andiamo a trovare prove concrete, così tu riavrai il tuo fottutissimo posto e io la mia dignità. >

Mello era sempre stato un bastardo opportunista ed egoista, ma in quel momento il bastardo egoista le faceva assai comodo. Dopotutto riavere il proprio lavoro era tutto ciò che voleva.

 Scansò la mano, e con uno scatto montò in sella.

< Vedi di far funzionare questo tuo piano idiota > gli sussurrò all’orecchio, cercando di sembrare il più minacciosa possibile.

Amy non poté vedere il ghigno stampato sul volto del giovane.

La moto emise un rombo, ma prima che riuscisse a partire la rossa gli fermò la mano.

< Portiamo Matt con noi > parlò con tono fermo.

Al biondo quasi non si ruppero i denti per quanto li digrignò.

< E per quale motivo dovremmo? > disse, cercando di non perdere il controllo.

Odiava il fatto che lo nominasse in continuazione e lo volesse sempre al suo fianco.

< Ci può essere utile. E’ un genio in campo elettronico, e poi, se posso essere sincera, mi manca passare del tempo con lui e non mi piace tenergli nascoste tutte queste cose… capiscimi è pur sempre il mio ragazzo > gli spiegò, prendendogli di scatto la mano che lui tolse immediatamente, quasi di scatto.

< Tsk, quante cazzate…non facevi prima a dire che ti volevi tirare dietro qualcuno da scopare? > la apostrofò scontroso.

Ciò fece sorridere interiormente Amy. Aveva sempre avuto il sentore che il ragazzo avesse qualche complesso di inferiorità nei confronti di Matt. Ed ora ne aveva quasi la certezza.

Si avvicinò con fare civettuolo all’orecchio del biondo.

< Oh tranquillo, se avessi voluto qualcuno da scoparmi sarei stata più che felice di avere te al mio fianco > vi soffiò all’interno.

Mello d’altra parte non riuscì a reprimere un fremito.

Scese dalla moto, fiera di avergli fatto chiudere la bocca almeno per quella volta. Se non altro per vendicarsi del bacio che le aveva rubato qualche ora prima.

Vedendo, però, che il biondo non accennava a muoversi, fu costretta a fermarsi e richiamarlo.

< Mello stavo scherzando, non pensavo di traumatizzarti così tanto… forza muoviti, andiamo a prendere Matt >disse prima di sparire dietro al muro per raggiungere l’ascensore.

Lui restò per un attimo perso nei suoi pensieri. “Odio quella ragazza” pensò tra sé e sé mentre, raggiungendola, cercava di ritrovare un po' di dignità.

La trovò poggiata alla porta dell’ascensore in attesa.

< Abbiamo intenzione di fare notte? > picchiettò il piede a terra infastidita.

< Non rompere pel di carota, andiamo a prendere il tuo fottutissimo ragazzo e sbrighiamoci >

 

Matt girovagava preoccupato per il loft.

Amy non accennava a tornare, e lui aveva un brutto, bruttissimo presentimento.

Aveva sempre avuto paura che lei un giorno potesse abbandonarlo, e ora temeva che quel momento fosse giunto.

Ma la porta che si aprì di scatto rivelando la minuta figura della ragazza lo fece ricredere.

I suoi occhi, che per un attimo si erano illuminati, tornarono ad incupirsi non appena emerse la seconda figura dalla porta.

< Che ci fa lui qui? > chiese brusco.

Non voleva sembrare così arcigno nei confronti di quello che doveva essere il suo migliore amico, ma da un po' di tempo a quella parte, si era riscoperto poco incline a tollerare il fatto che Mello spendesse quasi più tempo di lui assieme a lei.

Era convinto, già da tempo ormai, che il biondo, per quanto lo negasse, provasse una forte attrazione nei confronti di Amy. E la cosa che più lo infastidiva era il fatto che, a volte, sembrava quasi che lei ricambiasse.

< Lascia perdere e vieni con me, devo spiegarti alcune dinamiche che sono accadute oggi > parlò quest’ultima.

Venne poi preso per un braccio dalla rossa e trascinato in camera.

Mello si sedette svogliatamente sul divano, pregando che non ci mettessero secoli.

E per dissipare quel senso di fastidio crescente nel saperli insieme, decise di focalizzare la sua attenzione sul caso.

Come avrebbero trovato altre prove? Da dove sarebbero partiti?

La prigione era esclusa. Sarebbe stata solo una perdita di tempo.

Un serial killer che si rispetti non sceglie mai lo stesso luogo dove incontrarsi con i suoi possibili complici, soprattutto dopo aver commesso un crimine.

Però, se Matt fosse riuscito a risalire ad alcuni dati tramite le foto scattate all’uomo assassinato si sarebbe potuto iniziare partendo da li.

Doveva assolutamente sapere a cosa avevano portato le ricerche dell’amico.

Passarono dieci minuti. Mello non era mai stato una persona paziente, e aspettare i porci comodi di quei due non rientrava proprio nelle sue aspettative.

Si alzò scocciato avviandosi verso la camera dove si erano rintanati i due.

Non fu affatto sorpreso quando, aprendo la porta, li ritrovò appiccicati l’uno all’altro impegnati a mangiarsi la faccia a vicenda.

< Ci avrei scommesso le palle > disse schiarendosi la voce per farsi sentire dai due amanti.

< Matt ho bisogno di parlarti, quindi lascia perdere la pel di carota e ascoltami >

Il ragazzo sbuffò e lasciò andare, a malavoglia, la rossa che aveva tra le braccia, che d’altro canto non apprezzò affatto quell’interruzione.

< Cavolo quanto scocci Mello > lo riprese, alzando gli occhi al cielo.

< Ti vorrei informare che abbiamo un fottutissimo caso da risolvere, e che, per quanto mi riguarda, i vostri istinti primari possono aspettare > disse il biondo, irato dal commento della ragazza

< E adesso muovetevi >

Girò i tacchi e uscì dalla camera, seguito dagli altri due.

 

Nei garages i tre ragazzi cercavano di capire come poter procedere, sotto gli occhi vigili delle telecamere di L.

L’uomo di fatti non lasciava mai correre le cose a sua insaputa. Non avrebbe mai e poi mai permesso ad Amy e agli altri di lasciare la struttura se non fosse stato lui a volerlo.

Così come non l’avrebbe mai tolta dal caso per un motivo così futile come l’amore.

Certo ci teneva ad Amy, non lo avrebbe certamente negato, ma il caso aveva la priorità su tutto, e privarsi di un membro valido come lei sarebbe stato da stupidi.

Ma la ragazza era troppo spaventata per riuscire a prendere in mano la situazione e usare appieno le sue capacità. Conoscendola e sapendo quanto per lei i sentimenti fossero importanti aveva colto la palla al balzo. Quale miglior pretesto se non una lite d’amore per convincerla alla fuga.

Nonostante ciò, non si fidava ancora abbastanza per lasciarle campo libero, e il fatto che Mello non la perdesse di vista un secondo giocava a suo favore.

Il biondo infatti, come si aspettava, l’aveva seguita anche questa volta, ed ora stavano macchinando per trovare degli indizi.

Se per farli collaborare doveva mettersi contro di loro lo avrebbe fatto senza esitazioni. Dopotutto era quello il suo ruolo di detective. Risolvere un caso a qualsiasi costo.

Era poi davvero grato ad Amy ed alla sua arguzia per aver coinvolto anche Matt.

Quel ragazzo era essenziale, sia per lui che per una pacifica convivenza tra gli altri due.

I suoi occhi vitrei scrutavano silenziosamente le figure che parlottavano tra loro.

Amy si agitava e discuteva, come di consueto, con Mello, che di tutta risposta la guardava con occhi pieni di rabbia.

Matt invece tentava di fermarli con tutta la calma del mondo, alternandosi tra loro due e i suoi amati video games.

< Matt, ci serve sapere di più sull’individuo che abbiamo trovato alla prigione > spiegò sbrigativo Mello, guadagnandosi l’attenzione di entrambi i colleghi.

Il gamer spense a malavoglia la PSP e con passo svogliato si diresse verso la sua Camaro rossa fiammeggiante.

Aperto il baule ne estrasse uno dei suoi innumerevoli computer, accendendolo e iniziando a macchinare con esso.

< Il nostro uomo si chiamava Edward Catman, di origine britannica. E’ espatriato in Giappone nel 1978, ed è entrato a far parte della Yazuka > si fermò per un secondo, analizzando meglio le informazioni.

< Wow qui avevamo un pesce davvero bello grosso. Non faceva solo parte della mafia, ma era uno dei più importanti esponenti >

< Tsk, ti pareva che dovesse centrare la mafia > sputò cattiva Amy guardando di sottecchi Mello.

< Che diavolo hai da guardare? > le ringhiò contro il ragazzo sentendosi tirato in causa.

< Nulla, mi chiedevo solo come tu faccia a convivere con i tuoi sensi di colpa > lo punzecchiò.

Non le importava di toccare un tasto dolente, quando c’era di mezzo la mafia perdeva il lume della ragione. Era per colpa loro se suo padre aveva passato l’inferno per poi morire come un cane in prigione. Certo sapeva che non erano stati direttamente loro ad ucciderlo, ma se non lo avessero incastrato e fatto sbattere in carcere, il suo nome non sarebbe mai comparso nel registro della prigione sotto lo stato di criminale, e di conseguenza Kira non avrebbe avuto motivo di ucciderlo.

Mello, intanto, le si era avvicinato in modo provocatorio.

< Hai ragione sai, la notte non riesco proprio a dormire a causa del rimorso. Vuoi venire a tenermi la mano, affinché i miei sonni siano più sereni grazie alla tua aura di positività? > la beffeggiò, appoggiandosi al cofano dell’auto.

Lei sorrise avvicinandosi più a lui, andando a sfiorargli la mano con la propria.

< Se vuoi… > disse sbattendo le palpebre con fare innocente < te la posso spezzare la mano > gli sussurrò all’orecchio per poi tornare alla posizione di prima.

< Ragazzi perfavore > cercò di calmare le acque Matt.

< Venite qui, guardate > li chiamò, facendo si che si avvicinassero.

< Questi sono stati i suoi spostamenti nell’ultimo mese. Si è diretto parecchie volte a questo indirizzo. Dite che potrebbe essere il nostro punto di partenza? >

Tutti e tre si guardarono, fino a quando Amy prese parola.

< Certo potrebbe essere un inizio, ma prima di focalizzarci su questo individuo, non pensate che forse sarebbe il caso di scoprire che diavolo ci fa la Yazuka a Los Angeles? >

< E tu non pensi che forse, capendo in che cosa si era immischiato questo tizio potremmo capire anche quello? > le rispose Mello, fulminandola con lo sguardo mentre si scartava una delle sue barrette.

Presa da un moto d’ira si alzò di scatto.

< Bene allora dato che sei così esperto fai tu. Io vi aspetto in macchina >

Detto ciò salì in macchina, poggiandosi braccia conserte al sedile.

< Potresti evitare di farmela impazzire, perfavore? > disse Matt rimproverando velatamente l’amico.

< Fidati è già arrivata ad un punto di non ritorno > rispose piccato il biondo.

A quel punto non ce la fece più. Aveva pazienza Matt, ne aveva da vendere, ma non poteva tollerare l’atteggiamento di Mello nei confronti di Amy un secondo di più.

< Ascoltami bene, perché te lo dirò una volta sola. Amo quella ragazza la dentro più della mia stessa vita, e se la fai soffrire ancora una sola volta giuro che non vedrai più il tranquillo e pacato Matt. Quindi vedi di moderare i tuoi atteggiamenti nei suoi confronti, soprattutto quando ci sono in gioco certi argomenti, chiaro? >

Mello dovette ammettere di non aver mai visto Matt così arrabbiato. Nemmeno quella volta che per sbaglio aveva pestato la sua PSP. E questo lo mandò su tutte le furie. Non era possibile che il suo amico fosse rimbecillito così tanto per la pel di carota.

< Se la ami così tanto come dici vedi di fare qualcosa per lei, ad esempio insegnarle l’educazione. Non mi pare che la signorinella si preoccupi tanto dei sentimenti altrui. >

< Bene, se è solo questo ciò che vuoi, le parlerò. Ma vedi di capire una cosa. Devi fare chiarezza sui sentimenti che provi e poi lasciarla in pace, non vai bene per lei Mello mettitelo in testa, la faresti solo soffrire > gli disse, mettendogli comprensivo una mano sulla spalla.

< Che cosa stai insinuando? > chiese indispettito.

< So quello che è successo fra di voi. L non è l’unico a non fidarsi qui. So anche per quale motivo lo hai fatto ed è solo per questo motivo che non ti prendo a pugni. Ma non riprovarci mai più. > gli intimò minaccioso.

Matt era ormai più che convinto che Mello provasse desiderio per Amy, se non sentimento.

Ed era anche consapevole che il biondo fosse geloso di lui.

Conosceva lo spirito competitivo dell’amico, ed anche per questo sapeva quanto quest’ultimo avesse provato fastidio nel momento in cui la ragazza aveva scelto lui.

Da quel momento, quando Amy si trovava nei paraggi, Mello non era più stato in grado di essere efficiente come prima. Era sempre in conflitto con lei, lasciandosi trasportare dalle conversazioni, quasi sempre litigi, e non curandosi più di cosa dovesse realmente fare.

Se togliersi lo sfizio di baciarla, avendo così una rivincita su di lui, lo avrebbe fatto tornare operativo, Matt avrebbe anche potuto chiudere un occhio.

Ma ora, avendo notato la reazione della ragazza, la paura di perderla si era fatta strada in lui.

Mello si lasciò scappare una risata.

< E’ vero, l’ho baciata. E ammetto di averlo fatto per avere una rivincita su di te, ma è tutto qui. Non metterti in testa strane idee > lo rassicurò.

< Cercherò di crederti amico, ma vedi di non fare stronzate. Avanti andiamo >

Lo supero dandogli una pacca sulla spalla, avviandosi verso la macchina.

Salì chiudendosi dietro la portiera, ricevendo uno sguardo di fuoco dalla rossa.

< Alla buon’ora, stavate facendo rogito? >

Matt, che ne aveva già avuto abbastanza di Mello, si limitò ad ignorarla mettendo in moto l’auto.

< La primadonna non viene? > chiese, stanca di essere ignorata.

Il rombo della moto rispose alla sua domanda, e si vide arrivare il biondo affianco al finestrino.

Tirò giù il vetro, trovandosi faccia a faccia con lui.

< Allora dove dobbiamo andare? > chiese, sgasando con la moto.

Amy si girò verso Matt attendendo informazioni.

< L’indirizzo è di una villa a Beverly Hills, faccio strada io > spiegò per poi partire in quarta.

Mello guardò per un attimo la macchina che si allontanava, per poi scuotere la testa e seguire l’amico.

 

 

 

   
 
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