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Autore: Teo5Astor    03/07/2019    18 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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23 – Odiare sé stessi
 
 
 
«È successo qualcosa?!» domando preoccupato a Lazuli, avvicinandomi a lei.
«Chichi-chan, che cosa ti piace di più?»
La televisione che Goku sta guardando a volume altissimo mi fa voltare in sua direzione, stizzito.
«Sei sordo, Goku?! Abbassa un po’!» sbotto.
«Scusa, fratellone…» sbuffa, facendo quello che gli ho detto.
La voce che ho sentito prima era quella del presentatore di una trasmissione in cui è stato invitato un gruppo musicale composto da cinque idol che avranno più o meno la mia età, da quello che vedo. Sono sedute sul divanetto, una accanto all’altra e vestite tutte coordinate con minigonne nere di pelle o a quadrettoni di colori diversi e giubbini di pelle aderenti alternati a maglie anch’esse a quadrettoni colorati, combinando in diversi modi questi look legati tra loro. Indossano tutte delle parigine colorate che si fermano a metà coscia, oltre a collane e braccialetti vari. Non si può certo dire che passino inosservate.
Non le conosco, sinceramente, e mi volto di nuovo verso Lazuli che, invece di rispondere alla mia domanda, sembra improvvisamente interessata a quello che sta succedendo in televisione e muove qualche passo verso lo schermo.
«Ah, sicuramente mi piace l’attrice Lazuli Eighteen!» esclama una ragazza, l’unica coi capelli neri di quel gruppo, in cui hanno tutte capigliature diverse ma abbinate a due a due come colorazioni. Due di queste ragazze hanno infatti i capelli blu, ma una, quella che indossa una mollettina a forma di girasole, li ha molto lunghi, mentre all’altra arrivano fino alle spalle e indossa una fascetta gialla. Le ultime due hanno invece i capelli argentati e pettinati rispettivamente con una coda alta e con due codini laterali.
«Ma ti avevo chiesto “cosa” ti piace, non “chi” ti piace, Chichi-chan!» risponde ridendo il presentatore, coinvolgendo anche il resto delle ragazze. «Non lo so, qualcosa da mangiare!» aggiunge. «Tipo le fragole o i daifuku ai fagioli rossi!»
Dunque si chiama Chichi l’unica mora del gruppo. Noto solo ora che ha i capelli legati in una coda e una frangetta che le arriva quasi fino agl’occhi, grandi e neri.
«Uhm… allora mi piacciono i daifuku alle fragole! Proprio come quelli che mangia Lazuli Eighteen in una scena del suo ultimo telefilm!» ribatte Chichi, facendo l’occhiolino e il segno della vittoria con le dita a favore di telecamera.
Mi sembrano tutte uguali queste idol… stessa musica, stessi balletti, stesse pose e stessi ammiccamenti davanti alle telecamere. Però questa mi sta simpatica visto che sembra essere una fan di Lazuli.
«Hai sentito cosa ha detto quella, Là?» chiedo alla mia ragazza, che smette in quel momento di guardare lo schermo e si dirige verso camera mia. Le cinque ragazze hanno iniziato a cantare una canzone e si sono disposte per ballare la coreografia. Non che sia un esperto in materia, ma avrei giurato che fosse la mora la leader del gruppo e che avesse un ruolo centrale nella coreografia. Invece in mezzo resta quella coi capelli blu lunghi, con lei alla sua destra e l’altra coi capelli blu alla sua sinistra. Più vicine a quella che sta al centro restano invece le due dai capelli argentati, che sono anche le più alte. Sembrano cavarsela bene, anche se non è proprio il mio genere di musica questo. Alle loro spalle compare un grande striscione colorato con la scritta “Sweet Bullet” e i nomi delle ragazze che compongono questa idol band: Chichi, Marcarita, Juvia, Vados, Levy. Persino i nomi sullo striscione rispettano le posizioni ricoperte dalle ragazze nella coreografia che stanno interpretando mentre cantano. La melodia è anche orecchiabile, mettono allegria.
«Seguimi, ti devo parlare» liquida la questione Lazuli in tono distaccato, eludendo la mia domanda.
Mi siedo accanto a lei sul mio letto e le sorrido. Anche lei accenna un sorriso, anche se mi sembra triste.
«Piiza-san, la mia manager, dice che non dovremmo avere appuntamenti in pubblico io e te…» sibila, stringendo forte i pugni.
«Eh?! Niente più appuntamenti?!» sbotto, alzandomi in piedi di scatto. «La tua agenzia ci sta dicendo di mollarci?!»
«Non si sono spinti a tanto, sarei già andata a strozzare la mia agente se solo si fosse permessa!» ringhia Lazuli, incrociando le braccia sotto il seno. «Vogliono solo che per un po’ non ci facciamo vedere in pubblico insieme, almeno finché non saranno finite le riprese del prossimo film. La mia manager dice si creerebbe troppo clamore attorno a me durante le riprese a causa del gossip».
«Non è che ti hanno preso per una di quelle idol a cui è proibito avere relazioni per mantenere la propria immagine immacolata?!» sospiro, sedendomi di nuovo accanto a lei.
«Sì, lasciamo perdere… tipo quelle che stava guardando tuo fratello in televisione…» sbuffa, stringendo i denti.
«O magari è una strategia pubblicitaria della tua agenzia…» ipotizzo.
«Piiza-san non mi ha detto nulla a riguardo» risponde Lazuli, scocciata. «So solo che non mi piace quando mi dicono cosa devo fare, se trovo che una cosa non abbia senso».
«E a te andrebbe bene così, allora?» le chiedo.
«Le ho detto che non è una decisione che potevo prendere da sola, quindi non le ho dato una risposta…» risponde, distogliendo lo sguardo dal mio e arrossendo lievemente. «E comunque è ovvio che non mi andrebbe bene, stupido».
«Stai dicendo che…» sussurro, sorridendo e col cuore che comincia a battermi più forte.
«Sì, che è un nostro problema! Non un mio problema!» sbotta irritata, puntando di nuovo i suoi occhi di ghiaccio, improvvisamente scintillanti, nei miei. È sempre più rossa. E sempre più adorabile.
Resto in silenzio, mentre la prendo per mano e intreccio le mie dita nelle sue. La guardo negli occhi, ripenso a quello che c’è stato tra noi la scorsa notte e a quanto mi piace stare con lei. Mi avvicino e la bacio lentamente, godendomi il suo sapore e il suo calore, tutte cose a cui so di non poter più rinunciare. Lei ricambia con dolcezza, prima di staccarsi dalle mie labbra e appoggiare la fronte contro la mia. Mi sorride.
«Forse è meglio se per un po’ facciamo come dicono loro» sussurro, cercando di essere saggio anche a costo di farmi male. Di farci male.
«Ne sei certo? A me non va a genio questa cosa…» sbuffa.
«Sei appena tornata nel mondo dello spettacolo e stai avendo successo, per adesso si sono dimostrati una buona agenzia e ti hanno procurato dei bei lavori, no?» provo a dimostrarmi positivo. «E poi hanno detto solo “per un po’”, giusto? E non hanno detto che non possiamo vederci in privato…» aggiungo roco, baciandola di nuovo con passione e sdraiandomi sopra di lei.
«Smettila di fare il maiale, sono tutti svegli adesso!» mi sgrida Lazuli dopo qualche secondo di passione bruciante, spingendomi via con un sorriso malizioso stampato sul volto.
«A te sta bene davvero se ci vedremo di meno, però? E se non potremo uscire insieme più di tanto?»
«Ovviamente è una cosa che mi sta sul cazzo e che non ha senso, però forse è meglio che per qualche settimana reciti la parte della studentessa modello, così poi otterrai abbastanza successo da poter dettare le tue condizioni anche da questo punto di vista».
«Ti amo, Rad» mi dice a bruciapelo, accennando un sorriso. «Sei fin troppo convincente quando ti ci metti».
«Ti amo anch’io, Là» sussurro, baciandola di nuovo.
 
«Bentornati» ci dice Bulma, concentrata davanti ai fornelli non appena io e Lazuli usciamo dalla mia stanza dopo un lungo, anzi, lunghissimo bacio. È intenta a mescolare qualcosa nella pentola che bolle e accanto a lei ci sono recipienti, misurini e la bilancia disposti ordinatamente in fila come se fosse nel laboratorio di scienze a scuola. Indossa anche il suo camice bianco aperto. C’è un buon profumo in cucina.
«Cosa stai facendo?» le domando, perplesso, mentre Lazuli si versa con indifferenza un bicchiere d’acqua.
«Sto preparando il riso al curry» risponde lei con nonchalance. «Non sono un’esperta, ma non posso lasciare che sia sempre Lazuli-san a cucinare».
«Fai come vuoi…» fa spallucce la mia ragazza, sedendosi e accavallando le gambe, sorseggiando l’acqua che si è versata.
«Ma… perché ti sei conciata così?!» sorrido sghembo, alludendo al camice da laboratorio.
«Non voglio rischiare di sporcarmi, no?!» ribatte stizzita.
«Ah, già, come quando Lazuli una volta ha cucinato vestita solo, e ribadisco “solo”, con un grembiulino da cucina striminzito!» ghigno, guardando negl’occhi la mia ragazza che, in tutta risposta, si alza e mi rovescia in faccia tutto ciò che restava nel suo bicchiere, prima di mollarmelo in mano e andarsi a sedere sul divano con Goku.
«Sei proprio un maiale senza speranza, Son-kun…» sospira Bulma, scuotendo lentamente la testa. «Un’altra così non la trova più un deficiente come te, lo sai?»
«Lo so, lo so…» borbotto, mentre mi asciugo la faccia e il pavimento.
 
«Urcaaa! È squisito, Bulma-san!» esclama Goku, mangiando avidamente e alla velocità della luce il suo piatto di riso al curry.
«È vero, ti è uscito alla grande!» confermo, guardando la mia amica, mentre Lazuli, seduta davanti a me, approva mangiando in silenzio.
«Mi sembra normale, ho seguito alla lettera la ricetta come se fosse una formula chimica» risponde Bulma. «Non è così diverso da quello che faccio in laboratorio».
«In effetti la cucina e la chimica hanno molto in comune» interviene Lazuli, in tono distaccato. «Però sei stata brava» aggiunge, accennando un sorriso.
«G-grazie, Lazuli-san…» sospira la mia compagna di classe, arrossendo visibilmente.
«Vegeta oggi mi ha chiesto di tornare in campo per la prossima partita, che tra l’altro è la finale del campionato provinciale» intervengo, guardando la mia ragazza, che mi fissa con attenzione. «Sono senza difensori, come centrali dovremmo giocare io e un primino che mi sembra un po’ una mezza sega caratterialmente».
«Contro chi?» mi chiede, mentre i suoi occhi di ghiaccio sembrano emettere una scintilla.
«Il liceo Joiyn di Yamato. Dovrò marcare Broly Berserk, dicono sia l’attaccante più forte della prefettura» rispondo, mentre un sorriso mi si dipinge spontaneo sul volto.
«Riuscirai a vincere lo stesso, fratellone?!» esclama Goku, a bocca piena.
«Certo che vincerà, Goku-kun» risponde al posto mio Lazuli, accennando un sorriso. «A lui piacciono le sfide».
«Sì, sarò pronto per quel giorno!» confermo, carico.
«E tu verrai a vederla con me questa partita, ok?» dice Lazuli a Bulma, col tono di chi non ammette repliche. Che stia facendo anche lei qualcosa per provare a far avvicinare Bulma, e in particolare questa Bulma, a Vegeta? Del resto, conoscendola, immagino preferirebbe venire da sola al campo a vedermi giocare.
«S-sì» balbetta la mia compagna di classe, stupita, accennando un sorriso, mentre Lazuli riprende a mangiare con apparente indifferenza.
 
«Bulma, hai un attimo?!» chiedo alla mia amica, sedendomi fuori dalla porta del bagno, dove è entrata da poco per lavarsi.
Lazuli è andata a casa a farsi la doccia anche lei e a prendere dei vestiti puliti, tornerà più tardi per dormire qui.
«Perché senti sempre il bisogno di parlarmi quando sono nella vasca?!» ribatte scocciata,
alludendo alla nostra chiacchierata di ieri.
«Perché mi eccita pensare che ci sia solo una porta tra me e una ragazza nuda» rispondo, ghignando.
«Fai schifo, Son-kun…» sbuffa.
«Parlando seriamente…» riprendo. «A volte penso che sia più facile parlare di certi argomenti se non ci si vede in faccia, no?»
«Forse…» sospira profondamente.
«Ho scoperto cosa sta facendo l’altra te stessa».
«Te l’ha detto quella mia brutta copia?»
«No, ma ho scoperto che sta usando un certo account social a nome tuo».
«Quell’account l’avevo creato io prima della pausa estiva, ma non sapevo cosa postarci. Quindi l’ho lasciato così…» sospira Bulma mestamente.
«Non andava bene postarci cose qualsiasi?» le chiedo. «Tipo: “Mi sono innamorata di uno che ha già la ragazza”».
La mia compagna di classe non risponde, speravo di provocare direttamente la sua reazione toccando un nervo scoperto come quello relativo a Vegeta. Ma si vede che non ha voglia di parlarne, sembra più restia da questo punto di vista rispetto a Bulma II.
«Volevi farti qualche nuovo amico online?» provo a domandarle. «Non hai mai apprezzato i social, proprio come me».
«Non saprei…» sussurra. «Forse volevo solo attirare l’attenzione di qualcuno… o magari avere qualche attenzione in più in generale…».
«Partire subito con delle foto piuttosto… come dire… osè, come ha fatto lei non mi è sembrata una gran mossa».
«Allora ha trovato il coraggio per postarle, quelle foto…».
«Non mi sembri stupita o particolarmente infastidita dalla cosa».
«Quando ho creato quel profilo avevo pensato di postare qualche immagine un po’ così, come fanno molte ragazze anche della nostra scuola, del resto» sospira. «Ma non ne ho mai avuto il coraggio…».
«Ma tu non sei “le altre ragazze”, Bulma. Non sei una che segue il gregge. Perché volevi postarle?»
«Perché è tutto ciò che ho…» sbuffa, dopo qualche secondo di silenzio.
«Quindi sai di avere un bel fisico e di non aver nulla da invidiare a quelle che lo ostentano in continuazione?»
«Non direi, Son-kun. Anche perché ho sempre avuto un complesso di inferiorità. Il seno e i miei tratti femminili si sono sviluppati molto prima rispetto alle ragazze della mia età» risponde con un filo di voce. «Non appena mi sono resa conto che i maschi mi sbavavano dietro come scimmie, ho iniziato ad odiare questo corpo perché mi metteva in imbarazzo. Ero solo all’inizio delle medie, ma da allora non sono cambiata da questo punto di vista».
«Perché allora l’altra te ha postato le foto che tu non hai avuto il coraggio di mettere online?»
«Perché immagino che riceva consensi. Io speravo di ricevere consensi con quelle foto, se mai le avessi pubblicate» sussurra Bulma in tono dimesso. «L’idea di ricevere complimenti da qualcuno mi faceva sentire meglio».
«Però tu non hai mai mirato ad essere apprezzata solo per il tuo corpo. Non sei mai stata come Marion o molte altre simili a lei».
«Hai ragione» conferma la mia amica. «Non sono mai riuscita a distaccarmi dal disgusto che provavo quando mi sentivo apprezzata solo per il mio fisico, ma, alla lunga, lo stress provocato tra il mio obiettivo di sentirmi apprezzata e i modi per raggiungerlo deve aver provocato questa dissociazione».
«In pratica, in questo momento esistono due Bulma Brief: una “alla disperata ricerca di attenzioni” e l’altra, cioè tu, “che non riesce ad accettare quei metodi”. Giusto?»
«Credo di sì…».
«Se ricevessi le attenzioni della sola persona che ti sta a cuore davvero ti sentiresti meglio? Te lo chiedo perché per me è così» le domando. «Sai, mi sono reso conto che, alla fin fine, l’unico consenso davvero importante per me in quello che faccio mi interessa averlo da Lazuli. Mi basterebbe anche solo un suo sorriso mentre sto affogando in un mare di merda per sentirmi meglio».
«A volte ti esprimi come uno scimmione senza cervello, Son-kun» sospira Bulma. «Ma… penso… penso che sia come dici tu».
«Cosa vuoi fare per i selfie che continua a postare l’altra te?»
«Vorrei fermarla, se possibile».
«Ok, ci penso io» le assicuro, rialzandomi.
«Cos’hai intenzione di fare?»
«Domani andrò di nuovo a scuola e passerò la giornata con l’altra te, mi farò venire in mente qualcosa. Tu non preoccuparti».
«Son-kun?»
«Uhm?»
«Grazie».
«Grazie a te per tutte le volte che mi hai tirato fuori dai casini».
 
 
4 agosto
 
Mi sto dirigendo in stazione, dove mi sono dato appuntamento con Bulma II per andare a scuola insieme e vedere di riuscire a trovare un modo per sistemare le cose.
«Hai scoperto qualcosa?» mi chiede, non appena mi vede sulla banchina. È sempre provocante come ieri e non sembra quasi la Bulma che conosco io senza occhiali.
«Solo che sei una bomba quando non hai niente addosso» le sorrido sghembo.
«Fai schifo, Son-kun» sospira, indifferente, salendo sul vagone che nel frattempo è arrivato in stazione. «Immagino che tu sia qui per dirmi di non fare stupidaggini, giusto?» riprende, non appena il treno si mette in moto.
«Ma va, ti pare?!» sbuffo. «Sai, l’agenzia di Lazuli vuole che per un po’ non ci facciamo vedere in giro insieme come una coppia, quindi ho pensato di passare la giornata con te».
«Capisco, sono la tua ruota di scorta?» mi provoca, accennando un sorriso.
«Senti, “ruota di scorta”: ti sei fatta altre foto oltre a quelle che hai già postato?»
Bulma II estrae il cellulare dalla borsa e inizia a digitare qualcosa, prima di darmelo in mano. Faccio scorrere delle sue foto in cui sembra più piccola rispetto ad adesso e, soprattutto, in cui non è in pose provocanti.
«Allora hai anche foto non porche sul telefono» ghigno.
«Quelle sono immagini di quando andavo alle medie» sospira, senza guardarmi. «Sai, non pensavo che le avrei mai mostrate a qualcuno».
«Perché me le hai fatte vedere proprio adesso, allora?»
«Per dimostrarti che non sono diventata una che pensa solo a farsi foto hot per far sbavare i maschi» ribatte, stizzita.
«Perché posti solo quelle, allora?»
«Non lo so, forse è una forma di autolesionismo» sospira di nuovo. «Forse tu non lo sai, ma io odio quella che sono. Ho cominciato ad odiarmi alle medie e quelle foto sono lì a ricordarmelo».
«L’altra te stessa ha detto una cosa molto simile ieri sera».
«Si può sapere da che parte stai?!» sbotta, guardandomi improvvisamente male.
«Io sto semplicemente dalla parte di Bulma, siete un’unica persona voi due!»
«Che risposta intelligente, Son-kun» scuote lentamente la testa, mentre si alza e si dirige verso l’uscita del vagone. «Tu dovresti lasciar perdere una di noi» aggiunge, senza voltarsi.
«Ehi, aspetta!» mi alzo a mia volta, mentre la porta si apre e Bulma II scende sulla banchina.
«Questo mondo non ha bisogno di due Bulma Brief» sibila, senza voltarsi. «Non seguirmi».
 
«Ho fatto un salto a Kamakura, alla fine» esclamo, una volta rientrato in casa, porgendo a Bulma un sacchetto di carta contenente una brioche al cioccolato.
«Con l’altra me stessa?» mi chiede, aprendo il sacchetto, stupita.
«No, da solo» sbuffo. «Lì c’è una pasticceria che mi piace e ho preso delle brioche per tutti».
«Non dovevi passare tutto il giorno con lei?»
«E invece è andata così…» sospiro, sedendomi su una sedia. «Non sei contenta della brioche al cioccolato?»
«Cosa ne sai tu della brioche al cioccolato?!» sbotta, arrossendo e distogliendo i suoi occhi azzurri dai miei. «È… è stata lei a raccontartelo, vero?»
«Di Vegeta in versione dispenser di merendine? Sì» ghigno, mentre lei mi guarda malissimo, sempre più rossa. «Come pensi di tornare una persona sola?» le chiedo, di nuovo serio.
«Ora che io e lei abbiamo vissuto esperienze diverse e che i nostri ricordi divergono, non credo che potremo mai più riunirci in un solo corpo» sibila mestamente, strappando a metà la brioche che le ho comprato e cominciando a mangiarla a testa bassa.
 
 
5 agosto
 
«Quindi? Hai deciso chi sceglierai delle due?» mi chiede Bulma II, dopo che l’ho raggiunta nel laboratorio di scienze, dove sta lavorando a qualcosa senza indossare il suo solito camice bianco.
«Non ho intenzione di scegliere, infatti ieri ho preso una brioche al cioccolato anche a te a Kamakura» le dico, porgendole il sacchetto di carta.
«Bulma, non pensi che si crepi di caldo oggi?!» sbotta Vegeta, tutto sudato e in tenuta da calcio, parlandole dalla finestra spalancata del laboratorio.
«Hai ragione» sussurra la nostra compagna di classe, imbarazzata.
«Ti piace ancora la brioche al cioccolato come l’anno scorso, allora?» le domanda.
«S-sì» sorride Bulma, abbassando la testa. Posta foto provocanti ma fa la timidona quando conta, un po’ fatico a capirla.
«E tu cosa fai qui, Rad?!» sbotta il mio amico, sgranando gli occhi, non appena si accorge della mia presenza. «Se non sei al lavoro e non hai un cazzo da fare, dovresti allenarti con noi che tra dieci giorni c’è la partita! Guarda che ti ammazzo se non vieni! Tsk!»
«Giocherò, Prince. Ma ora ho da fare» lo liquido. «E poi non ho bisogno di fare chissà quanto allenamento» ghigno, facendo volutamente lo sbruffone. In realtà so benissimo anch’io che dovrei darmi da fare se non voglio rischiare di fare una figura di merda contro l’attaccante più forte della prefettura.
«È scientificamente impossibile che tu non abbia bisogno di allenarti dopo un anno di inattività dal calcio» sibila Bulma, serissima.
«Ecco, brava! Diglielo a quel coglione!» la incita Vegeta, ridendo e facendola arrossire lievemente.
«D-dovresti andare, Son-kun» mi dice, accennando un sorriso. «Io sto bene, davvero».
«Grazie» le sorrido a mia volta, per poi uscire direttamente dalla finestra e raggiungere il mio amico al di là del davanzale.
«Dai, ti presto io la roba per allenarti, muoviti!» ringhia Vegeta.
«Ma tu sei basso, Prince! Sembrerò un coglione, mi andrà tutto corto!»
«Io non sono basso! Sei… sei tu che sei troppo alto! Tsk!» sbraita in tutta risposta, facendo scoppiare a ridere Bulma dall’interno del laboratorio e facendo sciogliere anche noi in una risata comune.
 
 
8 agosto
 
«Non sei stanco per gli allenamenti, Son-kun?» mi chiede Bulma II, squadrandomi da capo a piedi sulla banchina del treno dove l’ho raggiunta. Il sole sta tramontando, oggi ho lavorato a pranzo e ho fatto un doppio allenamento col club di calcio al mattino e al pomeriggio, ma almeno stasera sono libero.
«Certo, sono a pezzi» sbuffo. «Non sto facendo altro che allenarmi, lavorare e correre dietro a te in questi giorni».
«Quanto hai intenzione di andare avanti con questa storia?!» sibila, incrociando le braccia sotto il seno e guardandomi male. «Dovresti lasciar perdere una di noi due, te l’ho detto».
«Non lascerò perdere finché non smetterai di fare quello che stai facendo» ribatto, con un ghigno dipinto sul volto. «Oppure fino a quando non deciderai di mostrare quelle foto osé solo a me».
«Sei il solito inguaribile maiale, Son-kun» sospira, rassegnata. «Però ammiro la tua tenacia e la tua forza, non sembri stanco».
«In realtà mi sento stravolto, allenarsi da solo e lavorare è diverso che allenarsi in squadra dopo un anno e lavorare più che quando c’è la scuola!» ridacchio, portandomi una mano dietro la nuca. «Però sono felice di aver potuto riprendere a giocare, a maggior ragione in questi giorni che l’altra te stessa mi dà una mano a casa con Goku. In più Lazuli è dovuta andare a Tokyo per qualche giorno per le riprese, stanotte e la prossima non tornerà nemmeno a casa perché dovrà lavorare fino a molto tardi. Nelle scorse notti dormiva anche lei da me, uffa…» bofonchio, avvilito.
«Son-kun?» mi chiama Bulma, fissando imperturbabile davanti a sé.
«Uhm?»
«Scommetto che non la lasciavi “dormire” e basta quella povera ragazza…» aggiunge maliziosa, scuotendo la testa. «Dovresti riposarti come si deve anche tu, o andrà a finire che crollerai prima di quella partita».
Proprio in quel momento le vibra il cellulare e la vedo impallidire e sgranare gli occhi non appena legge i messaggi che le stanno arrivando. Si guarda intorno spaventata e gira freneticamente su sé stessa.
«Cosa c’è, Bulma?» le chiedo, guardando lo schermo del suo telefono.
Lei me lo passa, mentre afferra con una mano un lembo della mia maglietta sul fianco e stringe a me, tremante come una foglia. Le stanno arrivando messaggi da un utente anonimo sulla chat del suo profilo social.
«Belle le tue foto sconce! Sei una gran figa!»
«Ma quella non è la divisa del Liceo Minegahara?!»
«Sono qui in zona, dimmi dove sei che ti raggiungo!»
«Se rifiuti dirò tutto alla tua scuola!»
«Lascia fare a me!» esclamo, cominciando a digitare sul suo telefono.
«Sono il suo ragazzo, se non sparisci per sempre verrò io a cercarti e poi chiamerò la polizia a raccogliere i tuoi pezzi per provare a rimetterli insieme» invio come risposta, riconsegnando poi il cellulare alla mia amica, che mi sembra agitatissima.
«Vedrai che non romperà più le palle» provo a rassicurarla, guardandomi intorno anch’io, ma non notando nessuno di sospetto. Ci sono solo altri studenti divisi in piccoli gruppetti, le solite facce. «In ogni caso, ti accompagno a casa io, adesso. Non si sa mai».
«Cancellalo…» sussurra Bulma II, a testa bassa e con la voce rotta da lacrime che si sforza con tutta sé stessa di trattenere. Stringe più forte la mia maglietta, sembra aver davvero paura e mi fa una gran tenerezza. «Cancella quell’account, ti prego, Rad…».
«Ok, ma adesso stai tranquilla» le sorrido, mettendole sotto il naso il telefono per farle vedere il momento in cui cancello l’account. «Nelle foto non ti si vedeva in faccia e quello era il classico leone da tastiera, non succederà niente».
 
«E-ecco… mi dispiace…» sussurra Bulma II, mentre camminiamo sul marciapiede appena fuori dalla stazione del suo quartiere. Non ho mai visto casa sua, ma immagino che viva nella zona più esclusiva della città se siamo scesi qui. Continua a stringere un lembo della mia maglietta e camminare vicinissima a me, non si è mai staccata nemmeno durante il breve viaggio in treno.
«Tranquilla, oggi ho avuto modo di vedere un lato carino di te» le sorrido. «Non mi avevi mai chiamato “Rad”» ridacchio.
«È… è solo perché avevo paura, Son-kun!» sbuffa lei, arrossendo, offesa.
«Ora non ne hai più? Sai, non è facile camminare così» ghigno, indicando la sua mano che stringe la mia maglietta sul fianco.
Lei abbassa la testa, stringendo più forte la maglia.
«Va che stavo scherzando! Vuoi darmi la mano? Tanto ormai sono abituato a fare il finto fidanzato!» rido, alludendo a quello che era successo con Lunch. Anche se di quell’anello temporale abbiamo ricordi solo io e Lazuli, oltre alla stessa Lunch, avevo avuto modo di raccontare tutto a Bulma.
Lei si volta dall’altra parte, ma molla la presa sulla maglietta e intreccia le sue dita intorno alle mie, senza smettere di camminare.
«È troppo strano, Son-kun…» sibila, dopo alcuni interminabili secondi di assordante silenzio camminando mano nella mano.
«Già!» rido, mentre lei riprende a stringermi la maglietta.
«Siamo arrivati» mi spiega, dopo aver svoltato l’angolo. Una magnifica e gigantesca villa con un enorme giardino mi lascia allibito. Sapevo che i genitori di Bulma erano degli inventori e scienziati di fama mondiale, nonché titolari della famosa Capsule Corporation, ma non pensavo vivesse in una casa così bella.
«Bene, ti faccio i miei complimenti per la casa!» sorrido, cercando il contatto visivo con la mia amica che, tuttavia, continua a guardare verso il basso. «È andato tutto bene, visto?»
«I miei genitori sono in Europa per una serie di incontri di lavoro, staranno via qualche giorno. È una cosa che capita spesso» sospira mestamente. «Ecco… ecco, Son-kun… potresti passare la notte qui con me?»
 
 
 
 
 
 
Note: come molti di voi sospettavano, il grande personaggio che tra qualche capitolo avrà un ruolo importante in questa storia è proprio Chichi, che qui vediamo di sfuggita in un programma televisivo! Vi piace nel ruolo di idol, per quel poco che l’abbiamo vista? Spero abbiate apprezzato anche il resto della band chiamata Sweet Bullet, che grazie allo splendido lavoro di Sapphir Dream possiamo vedere in un magnifico disegno! Vi piacciono? Io le adoro!
Per chi non lo sapesse, le idol sono cantanti giovanissime molto diffuse in Giappone che fanno un po’ di tutto: ballano, recitano, fanno servizi fotografici e cose simili, puntando fortissimo sulla loro immagine. La loro specialità di solito è cantare ballando.
Un grazie gigante va a Sapphir per questo disegno e per i prossimi che ci terranno compagnia!
In tutto questo, come entrerà Chichi nella trama quando arriverà il suo momento?
 
L’arrivo di Chichi non deve però far passare in secondo piano ciò che viene detto a Là dalla sua manager, Piiza (ve la ricordate? Era la manager di Mr Satan!). Però lei e Rad sembrano in grado di gestire la situazione e sono tranquilli, nulla può scalfirli!
Scopriamo invece qualcosa in più sul dolore interiore che affligge Bulma, che odia sé stessa e non ha mai imparato ad accettarsi nonostante sia molto bella. In più, lo spavento causato dalla questione del profilo social, la spinge a chiedere a Rad di passare la notte da lei… cosa succederà? Lazuli, che è a cinquanta km di distanza, sarà d’accordo? Dite che ha in mente qualcosa Bulma II o è sincera?
 
Ringrazio come sempre tutti voi che mi sostenete e che continuate ad amare questi personaggi, per me è sempre un’emozione leggere il vostro parere e sapere cosa pensate della storia. Grazie anche a chi legge e basta, siete fondamentali e sono felice che siate ancora incuriositi da questa trama dopo mesi di pubblicazione! Se volete dirmi come la pensate, ovviamente ne sarò onorato!
 
Bene, il prossimo capitolo si intitolerà “Fuochi d’artificio” e succederanno davvero tante cose. Ci saranno molte rivelazioni, sia per capire totalmente ciò che tormenta davvero Bulma, sia grazie a novità importanti sul fronte Vegeta. Vedremo anche come si erano conosciuti Rad e Bulma un anno prima. Sarà una lunga notte quella del cap. 24, ma per parlarne ci rivedremo mercoledì prossimo!
 
Teo
 
 
 

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