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Autore: SweetPaperella    14/07/2019    3 recensioni
{CaptainSwan e outlawQueen AU}
Regina ha 38 anni ed è un famoso avvocato di Storybrooke, vive con la sua migliore amica Emma e il figlio di quest’ultima, Henry, che considera come suo. Non ha avuto un’infanzia facile e si nasconde dietro la maschera di “regina cattiva” per non soffrire. Ma se un un nuovo caso, quello di Robin Hood, scombinasse tutte le sue certezze e l’uomo riuscisse a vederle dentro come nessuno mai?
Emma, 18 anni e con un figlio di 4, lavora in un pub per mantenersi e non sa ancora cosa fare della sua vita. Può l’incontro con un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare aprirla nuovamente all’amore? E Robin Hood il famigerato fuorilegge che è entrato nella vita di Regina, come può aiutarla a capire quale sia il suo futuro?
Incontri, scontri, un caso da seguire, nuovi amori e scomodi segreti del passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ventisei 


Sono passati diversi giorni ormai da quando é tornata a bordo della Jolly Roger. Le cose tra lei e Killian vanno decisamente molto meglio, ma non si può ancora dire che i due abbiano lo stesso rapporto di prima. Emma ancora non riesce a dormire con lui e infatti, se la prima sera ha dormito con Henry, ora dorme nella cabina degli ospiti. 
Il suo bambino la prima sera che ha dormito con lui si e insospettito, chiedendo se avesse litigato con Killian e per sua fortuna, Emma ha trovato una scusa per fargli capire che no, non ha litigato con il pirata. Il che poi è vero, non hanno litigato, semplicemente ancora non riesce a dormire nel letto con lui... “Perché ragazzino, non posso voler dormire con mio figlio? O ormai sei troppo grande per dormire con tua madre?” Gli ha detto e lui le ha sorriso e si è stretto a lei, ben felice di farlo. Entrambi hanno sentito la mancanza l’uno dell’altra.
Ma ora, ora che sono passati diversi giorni, ancora dorme nella cabina degli ospiti e se pur Killian, si sta dimostrando comprensivo, dolce e attento, sa che soffre di questa separazione. 
Parlano, ridono e scherzano insieme, ma ancora Emma non è riuscita a lasciarsi stringere di più di semplici abbracci. Anche i loro baci sono venuti a mancare, si scambiano solo semplici baci a stampo. Emma vorrebbe baciarlo come solo lei sa fare, ma c’è sempre qualcosa che la frena. 
È sera, sono soli sulla Jolly Roger, perché il piccolo di casa è andato a dormire da Regina. Sono finalmente soli dopo ciò che è successo e la ragazza si è ripromessa di voler regalare al suo bel pirata una serata indimenticabile. Non ha cucinato niente di impegnativo, ma ha preparato tutto lei e ha cucinato i suoi piatti preferiti per stupirlo. Non è ancora tornata a lavoro, perché il medico, le ha consigliato ancora una settimana a casa, per via della schiena ed evitare complicazioni; ed ha avuto tutto il tempo per sistemare al meglio per la loro serata. 
Killian rientra e la trova ancora in cucina. Lei non si è accorta della sua presenza e la osserva muoversi per la stanza con disinvoltura, come se ormai quella fosse casa sua, il suo porto sicuro. E la trova meravigliosamente bella. 
Il suo primo pensiero è quello di cingerla da dietro e baciarla, ma sa che lei urlerebbe e allora, si annuncia. 
Emma, si volta allora verso di lui e gli regala un meraviglioso sorriso.
«Allora capitano, com’è andata a lavoro?» chiede dolce, avvicinandosi a lui e dandogli un bacio sulle labbra.
«Tutto bene. Ma non vedevo l’ora di tornare a casa da te e a quanto pare ho fatto bene... Senti che profumo. Mi potrei abituare a tutto questo sai?» le dice dolce, ma evitando di stringerla a sé. È Emma che gli porta le braccia al collo e lo bacia di nuovo. 
Vuole provarci. 
Killian che non si è aspettato niente, la lascia fare e appoggia a sua volta le sue mani su i fianchi di lei, ma aspetta nuovamente che sia Emma a fare un’altra mossa. 
La ragazza sorride nel vedere la sua dolcezza e la sua estrema pazienza e lo bacia ancora. Lo bacia più intensamente e quando il pirata inizia a ricambiare il bacio, fa in modo che diventi ancora più passionale. Le loro lingue giocano tra loro, come non facevano da parecchi giorni ormai. 
Killian ha sentito la mancanza delle labbra della sua amata, ma anche per Emma non è stato da meno, infatti, con grande sorpresa, si ritrova a pensare che non vuole più smettere di baciarlo. 
Si separano leggermente e si sorridono. Finalmente di nuovo uniti.
Si siedono a cenare, nonostante entrambi vorrebbero approfondire quel meraviglioso momento, il loro essersi ritrovati. 
Ma forse, non è il caso. Emma è ancora un po’ incerta e Killian se ne accorge subito.
Cenano in completa armonia, parlando della loro giornata. Emma gli racconta di ciò che ha fatto con Henry, gli racconta di Henry che è stato felicissimo di suo padre che è andato per la prima volta a prenderlo a scuola. Ma gli dice anche che gli è mancato tanto il suo lavoro e non vede l’ora di poterci tornare. 
«Quindi non vuoi più lasciare?» le chiede felice di questa sua decisione, ha provato anche lui a parlarle, perché Emma alla fine è riuscita a confidarsi e ad aprirsi con il suo uomo della sue insicurezze sul poter essere un bravo sceriffo. Non è riuscita ancora ad aprirsi completamente, non ha ancora parlato con nessuno della violenza.
Emma scuote la testa e sorride. 
«No, sarebbe un errore. Voglio imparare dai miei sbagli e farne tesoro. Posso farcela.»
«Oh tesoro, sono convinto che tu possa farcela.» le dice prendendole la mano e la ragazza la intreccia con la sua. Sente i battiti del suo cuore aumentare di velocità e sa benissimo che è l’effetto Killian Jones. Sono l’emozioni che solo lui riesce a darle. 
Seguendo l’istinto, si alza e lo raggiunge per far alzare anche lui a sua volta. 
Lo bacia con passione, portando le sue mani verso i suoi capelli e accarezzandogli, mentre intensifica il bacio. Il suo cuore batte ancora più forte e si rende conto che vuole di più... Non vuole aspettare ancora per sentire di nuovo il calore del corpo del suo capitano. Lo ama e vuole dimostrarglielo ancora una volta con i fatti. Vuole smettere di scappare. 
Killian ricambia il bacio e le cinge la vita, un po’ incerto sul da farsi, non è sicuro che Emma sia davvero pronta e non vuole accelerare i tempi, non vuole che lei si senta in qualche modo costretta ad andare oltre, solo perché lui la desidera... Può aspettatela, vuole aspettarla. Era disposto ad aspettare a fare l’amore con lei, quando ancora non avevano avuto la loro prima volta, può aspettare anche stavolta, soprattutto per un trauma del genere.
«Love...» le prova a dire separandosi leggermente da lei. 
«Sssh» sussurra lei, poggiando un dito sulle sue labbra e riunendole poco dopo alle sue. 
È lei a prendere nuovamente l’iniziativa e condurlo verso la loro cabina. Il pirata allora si lascia andare, ricambiando il bacio e portando le sue mani sotto la maglietta di Emma. 
Si stendono sul letto in un attimo, non separando mai le loro labbra, Emma sbottona la camicia di Killian, ed è sicura che non avrà paura di andare davvero oltre. Killian le toglie la maglia e lentamente si sposta verso il suoi pantaloni e fa per tirargli giù... Ma la giovane, improvvisamente rivive l’attimo in cui le mani di Pan hanno violato la sua intimità. In un attimo rivive ogni secondo di quella tortura, come se non fosse più con il suo amato Killian, ma sopra di lei ci fosse Pan, che vuole farle del male. E urla. Urla forte, spingendolo via con forza. Non riesce a scacciare quelle immagini dalla sua mente.
«LASCIAMI.» grida con tutta la forza che possiede, scoppiando a piangere disperatamente e rannicchiandosi su se stessa.
«Love, ehi... Sono io, sono io qui con te.» spaventato a sua volta dalla reazione di lei. Avendo preso lei l’iniziativa ha creduto che fosse davvero pronta, ma a quanto pare non lo è ancora e si sente anche in colpa perché doveva capirlo. 
«Io... io... Lo so. Scusa...» balbetta, ma continua a singhiozzare e tremare, non riuscendo a calmarsi. Sa benissimo che ci sono solo lei e Killian nella stanza, sa benissimo che lui non le farebbe mai del male e che soprattutto quel bastardo di Pan è in prigione e probabilmente ci marcirà a vita, ma lei ha paura. Non ha superato il trauma. Ha ancora dannatamente paura di essere toccata, anche se a farlo è il suo uomo. Si sente in colpa, ma non riesce nemmeno a superarlo, non riesce nemmeno a smettere di tremare e piangere. 
Killian non sa come calmarla, vorrebbe abbracciarla forte e dirle che è tutto okay, ma teme una sua ulteriore crisi, quindi fa l’unica cosa che in quel momento gli viene in mente: chiamare Regina. Lei è l’unica che può stare accanto a Emma senza spaventarla e riuscire a calmare la sua crisi di pianto. Lui si sente dannatamente impotente, se pur vorrebbe aiutarla in qualche modo. 
Rimane al suo fianco mentre chiama la donna.
Regina vedendo che è Killian a chiamarla risponde prontamente, non è da lui chiamare a quest’ora e subito capisce che sia successo qualcosa. Infatti, gli dice prontamente di correre alla Jolly Roger che Emma sta male e adesso talmente singhiozza che rischia quasi di sentirsi male sul serio, non vuole che le venga pure un attacco di panico. Anche se il rivivere quella esperienza, si può quasi considerare come tale. 
La donna non lascia nemmeno finire di parlare il pirata che si precipita alla macchina. Ha superato tutti i limiti di velocità previsti per arrivare prima sulla nave ed entra senza aspettare che sia il giovane a farla accomodare. Ora il suo unico pensiero è Emma. 
Quando entra nella cabina, la trova rannicchiata su se stessa, in lacrime e che cerca di calmarsi, ma non ci riesce, sembra che abbia quasi una crisi respiratoria. Non ha mai visto sua figlia in queste condizioni e la prima cosa che fa, è avvicinarsi a lei e abbracciarla forte. 
Emma appena sente le braccia di Regina avvolgerla, sembra quasi rilassarsi e si lascia andare anche lei a quell’abbraccio. 
Piange tutte le sue lacrime, mentre Regina le accarezza i capelli e la culla tra le sue braccia.
Solo quando si è calmata un pochino, la ragazza si separa dalla stretta di sua mamma e alza lo sguardo verso di lei.  
«Non so che cosa mi sia preso... Dov’è Killian?» chiede, capisce che l’ha fatto terribilmente spaventare e vuole chiedergli scusa. 
«È nell’altra stanza. Ci parli domani... Ora Emma è meglio che cerchi di dormire e domattina parliamo di cosa sia successo, va bene?» le dice dolce e materna allo stesso tempo, è raro vedere nello sguardo di Regina questo suo lato protettivo, ma semplicemente perché ha sempre dovuto fingere di essere sua amica, invece che sua mamma... Ma ora, ora è tutto diverso, può starle accanto e proteggerla, proprio come farebbe una mamma. Infatti, Emma non si è tirata indietro, in quel momento è stata da subito consapevole che volesse accanto proprio lei. Regina. La sua migliore amica. Nonché sua mamma. 
«Ti prego, non te ne andare... Quanto meno resta finché non mi addormento.» chiede supplicandola e mettendo una mano sul suo braccio.
E a Regina brillano immediatamente gli occhi alla sua richiesta. La sua bambina, la sua Emma che ormai è una giovane donna, le sta chiedendo aiuto per la prima volta dopo tanto tempo in cui sono state separate e lei ha tutto l’intenzione di darglielo. 
Ora vuole semplicemente che si riposi, ma l’indomani dovranno parlare di ciò che è successo e cercare di affrontarlo insieme questo blocco, se sarà necessario andare da qualcuno che possa aiutarla, perché è chiaro che da sola non riesce a superarlo. 
Ma Emma ha anche bisogno di un calmante per riuscire a prendere sonno. È ancora notevolmente agitata. 
«Ti vado a preparare qualcosa di caldo che ti aiuti a dormire e torno da te.» le dice ed Emma annuisce, intanto sdraiandosi sul letto. È felice che sia venuta, che Killian l’abbia chiamata. 
Regina, raggiunge la cucina e trova un Killian Jones sconvolto, seduto su una delle sedie a bere un bicchiere di Rum.
Ha rovinato tutto, sa di aver rovinato tutto con Emma e lui, sempre così attento a ogni suo piccolo cambiamento, tono di voce, movimento, non si capacita di come abbia fatto a non capire che lei stesse male e che in realtà, si stava solo mettendo alla prova e che non era davvero pronta a quel contatto fisico. Avrebbe dovuto capirlo e fermarla, per non farle rivivere quel maledetto trauma. Ecco perché si sta bevendo quel bicchiere di rum, vuole cercare di dormire anche lui, perché sa già che non riuscirà.
A interrompere il flusso dei suoi pensieri è Regina. 
«Non è un po’ forte a quest’ora pirata?» le dice e lui alza lo sguardo su di lei e alza le spalle, a far segno che ne ha bisogno. 
«Come sta Emma?» chiede preoccupato. Spera che si sia calmata, che nel chiamare sua madre almeno, abbia fatto la scelta giusta. 
«Ha smesso di piangere e tremare, ma non bene. Ma tu, piuttosto, dimmi come ti è saltato in mente di andare concludere la serata sotto le lenzuola sapendo del suo problema.» continua con tono arrabbiato, lo faceva più sensibile, invece anche lui ha le sue debolezze a quanto pare. Infondo poi, é passato poco più che una settimana dal rapimento.
«Non sono stato io a prendere l’iniziativa... Ho provato a fermarla, ma lei sembrava sicura di sé... e... Ho sbagliato lo so.» le spiega, ma sa bene anche lui di non avere giustificazioni.
«E cosa... è ovvio che si stesse mettendo alla prova, stava a te fermarla. Ma sei un uomo e come tutti ragioni solo con una cosa.» le rimprovera ancora una volta. 
«Comunque ora recriminare non serve... Qui l’unica cosa chiara è che dobbiamo aiutare Emma e io credo che dopo stasera, sia giusto mandarla da uno specialista.» gli dice ancora abbassando adesso il tono della voce e tornando a rivolgersi a lui in maniera più calma e meno arrabbiata. Vede che si sente già abbastanza in colpa, insistere non porterebbe a nulla e vuole invece che lui le dia una mano a riprendersi la sua figlia determinata e coraggiosa, non quella Emma piena di paure. 
Il ragazzo annuisce e ammette di averci pensato anche lui e di conoscerne uno che l’ha aiutato per un periodo dopo la morte della sua famiglia. 
«Bene, domani mattina lo chiamiamo. Ora preparo qualcosa di caldo per Emma, hai della camomilla e dei sedativi? Ha bisogno di dormire. E anche tu, lascia stare il Rum e vai a letto.» chiede e Killian annuisce. Una volta soffriva di insonnia, sempre da dopo la morte dei suoi e tiene sempre una scatola sulla nave per precauzione, anche se è da quando conosce Emma che non ha più di questi problemi. 
Lei ha saputo vedere il suo lato migliore, tirandolo fuori dal suo baratro, adesso lui farà lo stesso. 
Aspetta che Regina abbia finito di preparare il tutto, per poi andare nella stanza degli ospiti, visto che nella sua stanza, o meglio dire, la loro stanza, perché è loro ormai; c’è Emma. La osserva per un attimo e vede che è ancora molto nervosa, nonostante stia cercando di rilassarsi e abbia gli occhi chiusi. Le manda un bacio silenzioso e prova a dormire anche lui.
Regina prepara la camomilla e torna da sua figlia. La chiama dolcemente e le porge la tazza, per poi riprendergliela una volta che ha finito tutto il contenuto, la poggia sul comodino e fa segno ad Emma si sdraiarsi nuovamente e lei fa lo stesso, mettendosi al suo fianco. Ha intenzione di vegliare su di lei tutta la notte. Non c’è stata nei momenti più difficili, durante le prime febbri o le attività genitori/figli a scuola, ma vuole esserci adesso, adesso che più che mai ha bisogno della sua mamma. Le mamme vegliano tutta la notte sui propri figli, anche a costo di svegliarsi con le occhiaie e il mal di testa e lei, ormai lo può dire e non ha più paura ad ammetterlo, è la mamma di Emma Swan. 
Emma ubbidisce e si stende, chiudendo nuovamente gli occhi e si rilassa quando sente la mano di Regina accarezzarle dolcemente i capelli. Si sente protetta, a casa, si sente per la prima volta al sicuro nelle braccia della persona più importante della vita di ogni ragazza, la propria mamma. 


Il giorno seguente quando Emma si sveglia, non ha bisogno di fare mente locale per ricordare che cosa sia successo la sera precedente, se lo ricorda benissimo. È ancora vestita, ha dormito vestita, ma si alza incurante del suo aspetto e si reca in cucina e in cuor suo spera che Regina sia ancora lì, anche se non è più accanto a lei nel letto.
Per sua grande sorpresa, non solo è ancora lì, ma ha anche preparato la colazione. La colazione preferita di Emma, con pancake, cioccolata calda con panna e cannella. Alla ragazza sembra di essere tornata in casa Mills e questa idea la fa sorridere. Non solo, con loro c’è anche Henry. La donna si è alzata presto per andare a prenderlo e portarlo sulla nave, sapendo che ad Emma avrebbe fatto piacere averlo accanto. 
Inoltre, lei si è presa una mezza giornata di riposo per parlare con la figlia. 
L’unico che manca è Killian, il quale fa il suo ingresso, quando Emma è già seduta a tavola e sorride con suo figlio. 
Tra i due c’è decisamente imbarazzo, ma Killian vuole provare a chiederle scusa ed eliminare quel momento così strano tra loro, anche perché non c’è mai stata tensione e ciò rende la situazione anche più difficile da gestire. 
«Love, come stai?» le dice, forse chiederle scusa non è la soluzione, ma può farle capire che per lui nulla è cambiato, l’ama esattamente come prima. 
«Meglio... Killian, dobbiamo parlare dopo, non credi?» dice capendo che è necessario chiarire la loro situazione e lui annuisce. Ha intenzione di proporle di tornare a casa Mills vista la situazione, anche se non sa se così sbaglia ulteriormente perché si sente abbandonata, ed è l’ultima cosa che vuole... Lui vuole solo il suo bene e se il suo bene è tornare a vivere da Regina, è quello che le proporrà, spiegandoglielo.
Sa che ci sarà anche Regina ad aiutarlo e parlarle, una volta che avranno potato Henry a scuola. 
É Emma ad accompagnare Henry a scuola, a poco, a poco se pur si deve riposare sta cercando di riprendere in mano la sua vita e guidare le é sempre piaciuto e vuole continuare a farlo, il dolore alla schiena poi é passato e può davvero ricominciare a fare le piccole cose di tutti i giorni, anche se ancora per poche ore al giorno. Se continua a di questo passo, torna presto anche a lavoro.
Quando torna a bordo della nave, trova Regina e Killian ad attenderla e per Emma é subito chiaro che i due vogliono parlare di ciò che è successo la notte precedente, se pur non è pronta ad affrontare la conversazione, sa che deve farlo. Fa un sospiro e si siede in una delle sedie libere intorno al tavolo in cucina.
Sia Regina che Killian sono molto tesi e non sanno davvero da dove cominciare la conversazione, soprattutto conoscendo Emma, ma sanno che devono affrontarla a ogni costo, per aiutarla a superare questo suo problema che non le permette più di vivere e forse iniziare a parlarne con loro, può essere già un passo avanti.
«Ciò che è successo ieri... So che vi ha fatto spaventare, soprattutto a te Killian. Ma non hai colpe, so che adesso ti stai colpevolizzando, maledicendoti per non avermi fermato, io però non te lo avrei permesso... Mi stavo mettendo alla prova e ho fallito. Però tu non c’entri. Il mio problema é più profondo di quello che credevo a quanto pare.» inizia il suo discorso, immaginando che cosa le volesse dire il suo pirata, ormai lo conosce troppo bene. Sa benissimo che avrebbe continuato ad aspettarla, nonostante fosse triste della loro momentanea lontananza, é lei che non voleva più aspettare, ma a quanto pare ha accelerato troppo i tempi, ha cercato di dimenticare troppo velocemente e il tutto é tornato alla sua mente nel momento esatto in cui, Killian l’accarezzata con più intimità. 
«Love, nemmeno tu hai colpe. Ciò che hai subito é un trauma per chiunque ed é normale che tu sia ancora spaventata. Ma io, tutti noi, ti staremo vicino e ti prometto che farò tutto ciò che in mio possesso affinché tu possa superare questo brutto momento. In tal proposito... Se vuoi tornare a casa di Regina, io lo capisco... Tra noi non cambierà niente.» le dice dolce e comprensivo, spera che lei capisca che non la sta lasciando, ma che lo sta facendo solo per il suo bene, perché vuole che lei si sente protetta e al sicuro, tra loro davvero non cambierà nulla.
«In realtà... Non te l’ho ancora detto, ma ho trovato una casa. Pensavo di trasferirmi lì il prima possibile con Henry.» in quella settimana che è stata a riposo, ha cercato molte case su internet e ne ha vista una proprio il giorno prima che avesse la ricaduta e se n’è subito profondamente innamorata. 
«E pensi che sia una buona idea andare ora a vivere da sola?» a quel punto a intervenire nella discussione é Regina, la quale ha paura che se lei va a vivere da sola con Henry si chiuda ancora di più in se stessa, anche se è ovvio che loro le starebbero comunque vicino in qualche modo.
Emma scuote la testa, é sicura della sua decisione e pensa che sia la soluzione migliore per lei e anche per Henry, vuole andare avanti è iniziare in una nuova casa é il primo passo per poterlo fare. Ricominciare in un posto tutto suo lo è.
«Okay, se pensi che sia la decisione giusta, l’approvo. Ma... Penso anche che dovresti andare a parlare con uno specialista del tuo problema, perché é chiaro che con noi non riesci ad aprirti.» 
La ragazza deve ammettere che è così, che non riesce a parlarne con loro. Con Killian perché lui è il suo uomo e parlarne con lui la farebbe sentire ancora più sbagliata e con Regina, non riesce ancora ad aprirsi, se pur la sera precedente sia stata proprio lei a dirle di rimanere e ad essere felice che fosse ancora lì il mattino seguente. Ma non vuole nemmeno andare da uno strizza cervelli.
«Non andrò da uno strizza cervelli.»
«Love, potrebbe aiutarti. Quando sono morti i miei genitori e mio fratello mi sentivo solo, perso, sperduto e pensavo che mai nessuno mi avrebbe potuto aiutare, non ho mai amato raccontare della mia vita privata a uno sconosciuto, ma a volte possono davvero capirti meglio di chiunque altro. Io sono uscito da tunnel in cui mi ero cacciato grazie al dottor Hopper, oltre che grazie a te che sei entrata nella mia vita. L’ultima seduta che ho fatto con lui, gli ho raccontato di aver conosciuto una meravigliosa ragazza in un pub e lui mi disse che ero pronto a una relazione seria, se lo desideravo... Qualche mese prima lui stesso me lo aveva sconsigliato, visto il mio stato di devastazione e aveva ragione: se ci fossimo conosciuti nel mio periodo peggiore, non so se sarei stato in grado di amarti come ti amo oggi. Questo per dirti, che non è sempre un male parlare con uno strizza cervelli.» le prova a spiegare con calma, facendole capire quanto sia stato importante per lui farsi aiutare nel suo periodo peggiore. Emma ha portato luce nella sua vita, ma è stato anche grazie al dottor Hopper, che ha rimesso insieme i pezzi della sua vita, si è trovato un nuovo lavoro, ovvero quello con Regina, ha smesso di bere, di andare a donne, riuscendo a riaprirsi all’amore. L’amore della sua Emma.
«Non riesco a parlarne con voi e pensate che possa parlarne con uno sconosciuto?»
«Ripeto: a volte parlare con uno sconosciuto può essere più produttivo che parlare con chi ami, lo sai?» le dice a quel punto ancora Killian.
«Prova, prendi un appuntamento solo e vai a sentire che cosa ti dice, se vedi che proprio non riesci ad aprirti, smetti di andare.» le propone Regina, pensa che possa essere un compromesso abbastanza equo. Ed Emma, più per renderli contenti, che per altro, decide di accertare.
«Però, amore, mi aiuti anche con il trasloco, oltre ad accompagnarmi dallo psicologo.» dice rivolta a Killian, chiamandolo amore. Ha voluto farlo, in realtà è uscito spontaneo dalla sua bocca, rendendosi conto ancora una volta che uomo meraviglioso ha al proprio fianco, nessuno avrebbe la sua pazienza, nessuno farebbe tutto ciò per farla tornare a stare meglio, nessuno l’accompagnerebbe dallo strizza cervelli, perché è ovvio che lui ci avesse già pensato di accompagnarla. Nessuno é Killian Jones.
Emma poi si rivolge a Regina dicendole che una volta che ha finito il trasloco la invita nella sua nuova casa e spera che lei capisca che sta facendo un passo avanti verso di lei, ma che ancora non è pronta a perdonarla totalmente. Ciò che vuole fare è tornare a coinvolgerla nella sua vita, ma senza fretta, come se si stessero riconoscendo per la prima volta. Vuole seguire il consiglio di Robin di non sprecare le occasioni con le persone che si amano, ma per far tornare tutto come prima, ci vuole ancora un po’. Non è ancora facile per lei accettare che ha una mamma adesso e che questa mamma è Regina. 
Regina sorride felice, sa benissimo che per Emma quello è già un notevole passo avanti nei suoi confronti, come lo è stato quello della sera precedente che le ha chiesto di restare e non vuole veramente forzare le cose e farla allontanare nuovamente. Le starà vicino come ha sempre fatto, facendole capire che può tornare a fidarsi e che insieme possono tornare a essere una meravigliosa famiglia.


Emma come promesso, ha preso appuntamento con lo psicologo e avrà il primo appuntamento proprio quella mattina. 
Anche il trasloco è iniziato, la casa per sua fortuna è già arredata e non deve comprare o sistemare nulla perché essendo una villetta nuova è già in ottime condizioni per essere abitata, quindi l’unica cosa che c’è da fare è portare le sue cose e quelle di Henry. E ovviamente preparare una camera che sia perfetta per il suo piccolo ometto, ha sempre desiderato una camera meravigliosa quando era bambina, non le è mai piaciuto il rosa o le principesse, ma ha sempre desiderato qualcosa di rosso o con i fiori... Insomma la stanza di Emma Swan, una stanza solo sua in cui potersi rifugiare nei momenti difficili, ora vuole che questo piccolo spazio lo abbia suo figlio e che sia proprio come lo desidera.
Prima di andare alla visita dallo strizza cervelli, Emma e Killian portano alcune cose nella casa nuova della ragazza e ancora una volta si soffermano ad ammirarla. È color carta da zucchero, situata su tre piani, con un giardinetto, un garage e un cancello bianco che divide la casa dalla strada. La macchina può essere sia parcheggiata fuori sia dentro al garage. 
È proprio la casa dei suoi sogni e non poteva davvero trovare di meglio. Ha dovuto far fondo a tutti i suoi risparmi, ma ne è valsa la pena. Anche il suo ragazzino l’ha già vista e gli è piaciuta, si è pure scelto la camera, ora deve solo decidere come decorarla, ma l’opzione è qualcosa a tema cars e con una libreria da poter mettere tutti i suoi libri di favole e i suoi giochi. 
Non appena arriva nello studio del dottor Hopper, situato in un palazzo un po’ fuori storybrooke, aspetta in sala d’attesa decisamente agitata, vorrebbe tanto scappare da quel posto ancora prima di conoscere il dottore, non è per lui, che immagina che sia molto bravo nel suo lavoro, ma è proprio lei che non riesce ad aprirsi con qualcuno, figuriamoci con uno sconosciuto. 
Quando esce il paziente nella stanza e il dottor Hopper annuncia il suo nome, vorrebbe quasi far finta di nulla e fingere di non essersi presentata, ma non può di certo farlo perché non è trasparente... È Killian che le prende la mano, intrecciandola con la sua a darle il coraggio di rispondere, se pur ci siano rimasti solo loro nella sala d’attesa, quindi non poteva che essere lei, ma il dottore non sembra essersi preoccupato che ci abbia messo tanto ad ammettere che sia lei, forse è abituato.
Entra titubante nella stanza e si siede sul divano situato al centro della sala, immagina che sia destinato ai pazienti, l’ha visto in diversi film; e ammira la stanza, la quale è piccolina ma ben arredata e sicuramene piena di libri, da i titoli che può leggere spicca “Freud” ed è effettivamente l’unico di cui ha sentito spesso parlare, ma gli altri nomi non sa davvero chi siano e che cosa possano aver fatto nel campo della psicologia.
«Allora, Emma... Parlami un po’ di te. Quando hai preso l’appuntamento mi hai detto che hai subito una violenza per via del tuo lavoro, ma puoi anche raccontarmi altro... Puoi parlarmi di ciò che desideri in questo nostro primo incontro.» le dice il dottor dolce, è un uomo che dovrà avere suoi 45/50 anni di età, non è vecchio, ma si vede che il suo lavoro ha accentuato le sue occhiaie e le sue rughe. Emma immagina che sia parecchio stressante ascoltare i problemi di tutti. Ha i capelli sul biondiccio e un sorriso che non si toglie mai dal viso e a far compagnia al dottore, vicino alla scrivania c’è un cane, un dalmata con la precisione, che è rimasto buono, buono accanto alla scrivania. Emma lo osserva e se ne stupisce, di solito nella stanza quando entra qualcuno che il cane non conosce, abbaia o comunque va incontro alla persona per annusarla, lui no e sembrerebbe finto, se non si fosse mosso per sistemarsi meglio per dormire. 
Il dottor Hopper vedendo che Emma osserva il cane le chiede se le piacciono. 
«Si, ma ciò che mi ha sorpreso è stato il fatto che non si è nemmeno mosso quando sono entrata.»
«È addestrato e poi è abituato agli estranei. Io sono del parere che i cani aiutato molto per la terapia sai? Se lo chiami viene da te, si chiamo Pongo.» le dice con sempre quel suo tono dolce e ad Emma irrita quasi. 
Scuote la testa e torna a guardare il soffitto, cercando un discorso di conversazione, anche perché non può stare per un’ora in silenzio, almeno qualcosa dovrà raccontagliela.
«In realtà se devo essere onesta non so perché mi sono lasciata convincere a venire sa? Ho un figlio meraviglioso, si chiama Henry ha 4 anni ed è tutta la mia vita. Ho un fidanzato meraviglioso che nonostante tutto, anche i miei difetti e sono parecchi, mi sta ancora accanto... Ho un lavoro che amo e che stupidamente volevo lasciare ma il mio capo mi ha fatto cambiare idea. Ora andrò a vivere da sola con mio figlio nella casa dei miei sogni... In effetti ho tutto quello che una persona può desidera non crede?» ha deciso, parlerà con lo psicologo solo di cose felici, in questo modo non avrà motivo di tornare la volta successiva. Inizia così a raccontargli di Henry di cosa fanno insieme, di quanto sia intelligente per la sua tenera età. Gli racconta del suo lavoro e di come la entusiasma, stando attenta a non tirare fuori il caso Gold e infine, gli parla di Killian e di come si sono conosciuti e come il loro amore è cresciuto giorno dopo giorno. Evita di dirgli che non riesce ancora a dirgli che lo ama, immagina che questo sia uno dei suoi blocchi da superare, un bel muro alto e potente che prima o poi dovrà buttare giù, ma non vuole certo dirlo a uno sconosciuto che non ha ancora detto ti amo al suo fidanzato perché ha paura. Paura di che poi, non lo sa nemmeno lei, quindi come può spiegarlo a lui? Pur volendo non ne sarebbe in grado.
Per tutto il tempo che Emma parla il dottore l’ascolta in silenzio e ha segnato ciò che sta esternando su un foglio di carta, anche questo la ragazza l’ha visto fare nei film. 
«E l’evento traumatico che ti ha portato qui? Cos’è successo di preciso?» le chiede vedendo che lei è tornata a parlare del suo lavoro e di quanto la entusiasma, ha citato anche il suo collega e amico Graham, con il quale ha un bellissimo rapporto di amicizia. 
«Non ho voglia di parlarne. Niente di personale eh... Ma, non ci riesco.» ci prova a parlarne, vuole farlo per togliersi il peso che le attanaglia il cuore e non la fa essere lucida e se stessa, ma ogni volta che solo ripensa a quel momento le vengono le lacrime agli occhi, figuriamoci a parlarne. 
«E dei tuoi genitori mi vuoi parlare?»
«Che? Cosa c’entrano adesso i miei genitori, io nemmeno glieli ho nominati» dice Emma stupendosi del cambio repentino di argomento, dalla violenza di Pan ai suoi genitori, che tra l’altro nemmeno ha mai nominato... 
«Proprio per questo ti ho chiesto di parlami di loro. È chiaro che c’è tensione tra voi e dal modo in cui hai reagito quando te li ho nominati, è la prova evidente che ho centrato in pieno, vero Emma?» le chiede comprensivo, incurante del suo tono seccato e della improvvisa aggressività, nell’essere stata presa in fragrante. Deve ammettere la ragazza che quello psicologo è più in gamba di quello che credeva, ma di certo non glielo dice. 
«Non mi va di parlare nemmeno di loro. Possiamo tornare a parlare di Henry?» chiede e lo psicologo annuisce, lasciandola parlare di ciò che più desidera, ma con l’intento di farla tornare a parlare di ciò che la tiene bloccata e a buttare giù i suoi muri, durante le prossime sedute, perché è chiaro che quella ragazza ha bisogno di altre sedute per potersi lasciare andare e poter tornare a sentirsi davvero se stessa. Come è tipico di lei scappare davanti ai problemi e vuole cercare di farle capire che non serve.
«Ci vediamo settimana prossima allora» le dice al termine della sua ora il dottor Hopper. 
«Io non penso di tornare...»
«Peccato, a me e Pongo avrebbe fatto molto piacere rivederti, ti troviamo simpatica.» le dice ancora lo psicologo, continuando a sorriderle.
«Oh bè, Pongo troverà sicuramente qualcun altro.»
«Come preferisci Emma, sappi però che non è scappando dai problemi che questi si potranno risolvere. Per una vita hai cercato di scappare e arginare così le tue sofferenze, ma te le porti ancora dietro. Fai di tutto per nascondere le tue cicatrici, ma basta vedere come ti metti sulla difensiva quando esse vengono nominate, per capire che ti fanno ancora male... Ciò che è successo con Pan, è solo uno dei tanti blocchi che hai. Ma se non risolvi con il tuo passato, non potrai nemmeno superare questo. Comunque, se ti vedo settimana prossima, mi fa piacere e Pongo difficilmente se trova chi gli sta simpatico si sceglie un’altra persona.» infatti, il dalmata è andato vicino alla ragazza per farsi fare qualche coccola. 
Emma abbassa lo sguardo a disagio e ringrazia il cane per essersi avvicinato proprio in quel momento, almeno può nascondere il suo viso. Hopper ha centrato in pieno tutta la sua vita in una sola seduta. 
«Ciao Grillo parlante» gli dice la ragazza per salutarlo, visto come ha saputo guardarla dentro, sembra proprio il grillo di Pinocchio.
Hopper scoppia a ridere per quel soprannome, ma sa anche che tornerà la settimana successiva. 
 






Spazio autrice: Ciao a tutti, oggi arrivo in ritardo a pubblicare, ma eccomi qui alla fine. Che dire, questo capitolo é un po’ più lungo del solito, ultimamente ho cercato di renderli più corti o dividerli nel caso risultassero troppo lunghi, perché immagino che sia scomodo leggere al computer e che bruciano gli occhi, ma stavolta non ho potuto fare altrimenti, anche perché il prossimo sarà un capitolo un po’ particolare e quindi il pezzo dello strizza cervelli (povero il nostro Hopper che viene chiamato così da Emma) non poteva essere messo nel capitolo 27. I’m sorry. I prossimi non sarà così lunghi. E poi siamo quasi, quasi giunti alla fine di questa storia... Mancano 6 capitoli alla conclusione, ma se l’idea di un sequel (come anticipato nello scorso capitolo vi piace) vi dico che lo sto già iniziando a scrivere :P
Veniamo al capitolo, Emma non ha superato il suo trauma. É bastato provare a tornare in intimità con Killian per far riaffiorare i ricordi, ma ciò ha fatto sì che mamma è figlia avessero un primo avvicinamento dopo tanto tempo, forse una cosa positiva c’é no? Inoltre, non potevo non far comparire il nostro grillo parlante. Quindi vi presento anche lui nella storia.
Fatemi sapere come sempre che cosa ne pensate e ringrazio tutti coloro che rescensisco, i lettori silenziosi della mia storia e tutti coloro che l’hanno aggiunta ai seguiti. Grazie di cuore.
Buona domenica a tutti voi.  
   
 
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