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Autore: Harley Sparrow    15/07/2019    3 recensioni
Sequel di This is Us – Youth e di This is Us – Bond
Anno 1995/1996
Per Edmund, Frannie e Margaret inizia l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L’ombra del ritorno di Voldemort si allunga silenziosa, e i ragazzi ne subiranno le conseguenze. Scopriranno presto che il mondo magico non è più quello di una volta.
Con la professoressa Umbridge più odiosa che mai, segreti da tenere nascosti, i rapporti fra le Case che si fanno più freddi, la fine di qualche amicizia e un’alleanza inaspettata, riusciranno i nostri eroi a superare i MAGO e a prepararsi alla vita fuori da Hogwarts?
*
[Dal capitolo IV]
«Usare incantesimi di Difesa?! Non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa. Lei si aspetta forse di essere aggredita durante la mia lezione, signorina…?»
«Oaks» rispose Laetitia.
Frannie fissò l’insegnante incredula. Non aveva mai sentito una castroneria simile, nemmeno dal professor Allock, e comunque a quei tempi sarebbe stato divertente. Ora non lo era, non lo era per niente.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge, Fred Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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PROLOGO 

~

La Verità


 
 
10 Luglio 1995.
Villa Firwood, Wiltshire1.
 
Frannie era al piano di sopra, in camera sua. Si stava togliendo i vestiti per mettere il pigiama estivo. Dante e Arcobaleno si accapigliavano per gioco sul cuscino. Quel giorno non era stata in casa, era andata a trovare i suoi zii e si era fatta un tuffo in piscina. Appena tornata aveva risposto di fretta a una lettera di Margaret, che pareva passarsela bene, per raccontarle la sua prima settimana di vacanza (evitando la cena dai Malfoy di quel giovedì) e ora ne aveva ricevuta una da Dimitar, Dante si stava ancora riprendendo dal viaggio intercontinentale.
-Povero amore...
Disse sorridendo, spazzolando le piume. Il gufo bubolò felice e la Puffola, ingelosita, ringhiò.
-Ma quanto rompi tu, eh?
Sussurrò Frannie sorridendo, porgendo alla pallina rosa confetto delle briciole di biscotti che aveva in tasca. A breve sarebbe stato il suo diciassettesimo compleanno, e aveva deciso per l'occasione di provare una cosa di cui Margaret le aveva una volta accennato e che non aveva mai visto: un parco divertimenti babbano. Dato che sarebbe andata come sempre in vacanza in Italia al mare quell'agosto, decise per un parco italiano, un certo Gardaland. Mag ne aveva sentito parlare qualche volta. Era molto fiera della sua idea, e in più non avrebbe avuto il problema di Margaret e Draco nello stesso posto come l'anno prima, dato che lui sicuramente non sarebbe mai andato in un luogo zeppo di babbani. Mentre pensava sorridendo a quando avrebbe potuto fare la prima magia fuori da scuola e si chiedeva quale sarebbe potuta essere, qualcuno bussò alla porta.
-Avanti.
Un'elfa si affacciò nella stanza, portava un brutto cappello bianco a righe nere che le cadeva storto sulla testa sino a coprirle un occhio.
-Signorina, i suoi genitori la stanno aspettando in salotto.
Frannie aggrottò le sopracciglia e mordicchiò nervosa l'estremità della piuma che stava usando per rispondere alle lettere. Scese curiosa per le scale, i suoi non la chiamavano mai in salotto per parlare. Entrò e rivolse uno sguardo scettico all'albero genealogico della sua famiglia incastonato al muro della stanza. I suoi genitori non badavano affatto a questa roba del sangue puro, ma il mosaico di pietre verdi e dorate che adornava il salone era stato donato loro dai coniugi Firwood senior, i genitori di John, al loro matrimonio e quindi avevano dovuto appenderlo per forza. Frannie sorrise malignamente e si chiese cosa avrebbero detto tutti e quattro i suoi nonni quando avrebbe sporcato il loro prezioso sangue puro con quello babbano di Tony di lì a qualche anno. Sperava gli sarebbe venuto un colpo. I suoi nonni altezzosi e freddi non le stavano per niente simpatici, soprattutto quelli da parte di sua madre, i Black.
-Frannie, eccoti. Siediti qui.
Disse Josh, suo padre, indicandole una poltrona di velluto verde. Lei si accomodò. Sia lui che Jane erano poggiati al muro con la schiena. Frannie deglutì. Josh si schiarì nervosamente la voce guardando la moglie speranzoso. Lei colse l'invito.
-Il mese prossimo compirai diciassette anni. E pensiamo che sia giusto che tu sappia...
Iniziò la madre, in tono insolitamente serio. La ragazza fece una smorfia.
-Non mi state facendo "il discorso", vero? Perché sapete, non sono nata ieri, sto con Tony da un po', penso di sapere certe...
Jane alzò gli occhi al cielo e Josh arrossì leggermente. Fece un gesto veloce con la mano come per scacciare una mosca.
-Non... non mi interessa questo, figuriamoci. Penso che tu sia abbastanza grande per capire che beh, ci vuole attenzione, certo...
Lei lo guardava con gli occhi sgranati e leggermente divertita, mentre il padre si incartava da solo. Jane si schiarì la voce e guardò il marito severamente.
-Non ci interessa che cosa fai a letto col tuo ragazzo Frannie, abbiamo avuto diciassette anni anche noi.
Dobbiamo dirti qualcosa di più importante, non è vero, Josh?
Il padre parve riprendersi, mentre a Frannie il sorriso si congelò sul volto. Sembrava una questione molto seria. La donna parlò.
-È successa una cosa nella tua scuola l'anno scorso, una cosa brutta, sai di cosa sto parlando.
"Cedric Diggory." Frannie annuì.
-Quello che hai sentito, quello che ha detto Silente e che ha detto Potter... è vero.
La ragazza socchiuse le labbra, stava per intervenire, ma la madre la zittì con un cenno. Fu Josh ora a prendere la parola.
-Alcuni nostri parenti già ne parlano entusti. I mangiamorte si stanno riunendo.
-Ma... ma lui non era morto? Harry Potter non...
Jane scosse la testa.
-Sapevamo, quando è sparito la prima volta, che sarebbe tornato. Era stato troppo improvviso, troppo facile. Pensiamo che tu debba saperlo. L'anno prossimo potrebbero succedere delle... cose. E noi potremmo... prenderne parte, in un certo modo.
Ora Frannie era decisamente spaventata. La madre le stava dicendo che lei e suo padre erano dei mangiamorte? Perché se fosse stato così la ragazza non avrebbe potuto sopportarlo.
-Silente sta riunendo tutta la vecchia guardia.
Continuò Josh.
-Tutti quelli che durante la prima guerra hanno combattuto dalla sua parte sono stati chiamati, e anche noi.
"Okay. Silente. Parla di Silente, niente mangiamorte dunque."
Il mago e la strega si guardarono. Frannie si era sempre chiesta cosa li avesse uniti. La madre, con la camicia bianca, i pantaloni in gessato grigi e le scarpe col tacco a stiletto e il padre, con una lunga tunica color lilla troppo grande per lui e il cappello da mago con l'etichetta che usciva da un lato. Due mondi completamente diversi. Ma ora lo vedeva. Lo vedeva in come si guardavano quando stavano per dirle la parte più importante.
-È necessario che tu ci ascolti attentamente, Frannie.
Sussurrò Jane. La ragazza non le staccava gli occhi di dosso.
-Silente ci ha chiesto di usare le nostre conoscenze al Ministero, al San Mungo, e tra i purosangue per spiarli. Tutto quello che noi faremo o diremo a partire da oggi, e che dovrai fare o dire tu, sarà dare appoggio al Ministero. Screditando le voci su Tu Sai Chi, anche se sappiamo che sono vere. Mi hai capito?
Frannie annuì.
-Qualunque cosa dicano o facciano, anche la più brutta o la più stupida, noi siamo dalla loro parte. Tu devi stare dalla loro parte, è molto importante Frannie.
-Ma... ma quindi...
Balbettò lei, confusa.
-Si devono fidare di noi. E perché si fidino della nostra famiglia, tutti dobbiamo fare del nostro meglio. Andremo a cena dai Malfoy come sempre, e se faranno battute su questo, noi rideremo. La Gazzetta pubblicherà articoli contro Potter, e noi diremo a tutti quanto Potter è stupido e quanto è vero che vuole attenzioni.
-E poi?
Chiese la ragazza, che non amava affatto nulla di quello che le stavano dicendo.
-E poi, quando saranno tranquilli e sicuri che noi siamo dalla loro parte, nel momento in cui qualcosa scapperà dalle loro bocche, Silente sarà il primo a saperlo. È essenziale conoscerli, lo è stato anche in passato.
Jane annuì.
-Tanti anni fa questo era il nostro compito. Siamo le orecchie di Silente al Ministero, come Lupin lo è tra le Creature Oscure, e Piton tra i Mangiamorte. Non ci hanno mai scoperti, e non deve succedere neanche questa volta.
A sentire quei nomi familiari Frannie trasalì. Quindi i suoi genitori conoscevano il professor Lupin, avevano combattuto insieme in passato. Ora tutto quadrava. Era naturale che servisse da tramite, i lupi mannari erano sempre stati dalla parte di Voldemort. Ed ecco perché Silente teneva accanto Piton anche se tutti sapevano nel mondo magico il suo passato da Mangiamorte. Era una spia. Ed ecco perché...
-Ecco perché voi siete amici sia con Caramell e coi Malfoy che con i Weasley e con Silente. Pensano tutti allo stesso modo che state dalla loro parte. Che lo siete stati durante la guerra.
I due annuirono.
-E deve essere così anche per te. Tutti a scuola devono credere che tu stai dalla parte del Ministero, al cento percento. Devi appoggiarli sempre.
Frannie si morse il labbro, indispettita.
-Sappiamo che è difficile. Potrai parlarne con i tuoi compagni che sanno di noi. Gli altri che fanno parte dell'Ordine. Il gruppo segreto contro Tu-Sai-Chi.
-E chi sono?
Chiese la ragazza, speranzosa. Josh guardò Jane per far mente locale.
-Potter, ovviamente.
Frannie sbuffò. Come se normalmente si confidasse con Potter. Bel guadagno, davvero. E avrebbe dovuto far finta di odiarlo tra l’altro, ancora peggio. Ma il padre continuò.
-Helen Pevensie lo ha detto al figlio maggiore appena è successo e avvertirà gli altri a giorni. La famiglia Weasley lo ha sempre saputo, credo. Non so se la piccolina...
La moglie lo interruppe.
-Anche John McMartian è nell'Ordine e penso che lo dirà ai figli in questi giorni, se non l'ha già fatto.
Frannie stava per dire qualcosa, ma il padre le parlò sopra.
-Non puoi mandare gufi, scordatelo. Quando li vedrai gliene parlerai. I gufi possono essere intercettati in qualsiasi momento.
Lei richiuse la bocca, frustrata.
"Meno male che tra due settimane mi vedo con Tony."
-Te lo abbiamo detto perché ora sei grande abbastanza da sapere cosa ti accade intorno.
Disse la madre.
-E perché potresti non capire alcuni nostri comportamenti insoliti nei prossimi giorni, verso il Ministero.
La ragazza annuì. Solitamente i suoi erano molto critici verso Caramell, ora non lo sarebbero più stati.
Questo l’avrebbe confusa molto se non glielo avessero detto prima.
-Ma soprattutto, te lo diciamo perché purtroppo anche tu devi fare la tua parte. Se noi fossimo col Ministero e tu a scuola fossi solidale con Potter sarebbe troppo strano.
-Il Ministero ha ragione, Potter ha torto, i Babbani sono stupidi. Capito.
Disse Frannie, annuendo diligente. Pensò con rammarico a Margaret e che avrebbe dovuto nasconderle tutto. La avrebbe odiata, soprattutto pensando al litigio del mese prima.
"Ma no. Sicuramente Edmund glielo dirà subito."
Pensò, tentando di rassicurarsi. Sospirò. Ora non era più tanto felice pensando al suo compleanno. Probabilmente sarebbe stato l'anno peggiore della sua vita.
 
 1Il Wiltshire è una contea caratterizzata da parchi e ampie vallate dell'Inghilterra sud occidentale. Il suo centro principale è Salisbury. È il luogo in cui si dice sia localizzata anche Villa Malfoy.

 
*
 
11 luglio 1995
Sobborgo di Finchley, Londra2.
 
Edmund aprì gli occhi faticosamente. Il sole non era ancora sorto. Guardò alla sua destra, il letto di Peter era vuoto. Solitamente, complice l'educazione ferrea ricevuta da Jadis, i due si svegliavano insieme molto presto, vacanza o non vacanza. Ultimamente però Peter era piuttosto assente, e si svegliava sempre ancora prima di lui e prima del solito. A volte usciva prestissimo e tornava soltanto all'ora di cena. Edmund non era stupido e sapeva benissimo che il suo apprendistato al San Mungo non avrebbe potuto tenerlo così tanto occupato. Non sapere cosa combinava suo fratello era frustrante, soprattutto perché sembrava qualcosa di maledettamente serio. Il ragazzo sbuffò e scese dal letto, infilandosi le scarpe. Passò davanti alla camera delle ragazze, la porta era chiusa. Andò in cucina a far bollire un po' di latte. Sentì sferragliare, e sorrise. Susan doveva essersi già alzata. Magari aveva preparato il porridge. Entrò nella stanza cercando di sistemarsi i capelli ancora arruffati dal cuscino con le mani.
-Ciao Su...
La donna che gli sorrideva dal piano cottura non era sua sorella.
-...san.
Helen Pevensie, sua madre, gli sorrideva mentre tentava di friggere due uova.
-Buongiorno tesoro. Aggiungo un uovo anche per te? Volevo fare i pancake, ma la farina è finita. Devo ricordarmi di comprarla tornando dall'ufficio oggi.
Lui la guardò senza parole. Si sedette in silenzio al tavolo.
-Tesoro? Tutto ok?
Probabilmente stava sognando. La madre non si alzava mai per preparare la colazione. Si alzava per ultima, mangiava quello che Susan aveva amorevolmente preparato e usciva al primo sole del mattino verso il suo ufficio al Controllo Patenti di Smaterializzazione.
-Una tazza di tè andrà benissimo, grazie.
Balbettò, confuso. Se fosse stato un sogno forse sua madre avrebbe saputo cosa lui mangia per colazione. Forse se glielo aveva appena chiesto era davvero lei. Del resto, non gli serviva la colazione da quando aveva sette anni, perché avrebbe dovuto sapere che non amava le uova di primo mattino?
-Come preferisci caro.
In effetti ultimamente la donna sembrava meno assente del solito. Più Peter si innervosiva, più la madre sembrava essere migliorata. Per anni, dalla morte del marito, era andata e tornata dal reparto psichiatrico del San Mungo un’infinità di volte, mandando prima i figli dalla cugina sulle montagne del Nord, poi dallo strano zio Digory e infine tenendoli a casa a badare da soli a loro stessi. Era guarita di più nelle ultime due settimane di quanto non lo fosse negli ultimi dieci anni. C'era qualcosa sotto.
La donna mise un pentolino sul fuoco e scaldò un po' d'acqua.
-Sicuro di sentirti bene, Ed?
Chiese la donna, versando poi l’acqua bollente in una tazza un po' sbeccata ma pulita, aggiungendo l'infuso. Edmund annuì. Helen si sedette a sua volta al tavolo e mangiò pigramente le sue uova fritte, aiutandosi con una fetta di pane.
Improvvisamente sentirono la porta d'ingresso aprirsi. Una voce arrivò dal corridoio, sommessa ma chiara. Era ovvio che cercasse di non svegliare i dormienti, ma anche di farsi sentire da chi sapeva essere già in piedi. Ecco perché la madre si era svegliata presto quella mattina. Aspettava Peter.
-Ci sono quasi riuscito stavolta. Domani penso di riuscire a beccare dove si riuniscono. Ho seguito Avery per un po', ma penso abbia visto lo svolazzo del mio mantello a un certo punto. Devo stare più attento o... oh. Peter aveva aperto la porta della cucina e aveva visto che la mamma non era sola. E così Edmund si era sbagliato. Peter non era uscito la mattina presto, doveva essere sgattaiolato fuori non appena lui si era addormentato ed era stato chissà dove tutta la notte.
Lo guardò con severità. Il fratello arrossì leggermente.
-Vuoi per caso un uovo fritto tesoro? Devi essere molto affamato.
Peter staccò per un istante gli occhi dal fratello minore e sorrise alla madre.
-Fanne due per favore, magari. Grazie ma'.
-Dov'eri a spasso a quest'ora, Pete? A comprare la farina?
Chiese Edmund sarcastico, sorridendo ma con gli occhi che bruciavano. Se avesse potuto lo avrebbe incenerito con lo sguardo.
-Avevo delle commissioni da fare.
-Commissioni da fare con gli Avery? Un po' strano, non credi?
Il silenzio fu riempito dalle uova che sfrigolavano nella padella. Helen sospirò.
-Peter caro, penso sia arrivata l'ora di dirglielo.
Edmund alzò il sopracciglio, scettico.
-Non so che ora sia Peter, e nemmeno di cosa state parlando, ma sono sicuro che è quella giusta.
Il ragazzo sospirò e la strega intervenne.
-Suvvia Peter, anche tuo fratello è maggiorenne adesso...
Quell'"anche" lo fece scattare. Guardò indignato Peter che si sedeva riluttante al tavolo dopo aver appellato un piatto dalla credenza.
-Susan lo sa!
Disse Edmund con fastidio. Qualunque cosa fosse la aveva detta alla sorella prima che a lui. Lo guardò con disprezzo.
-Susan vivrà con noi tutto l'anno. Doveva saperlo.
Spiegò il ragazzo, mentre la donna gli versava le uova nel piatto. La ringraziò con un cenno.
-Susan cosa?
Disse una voce alle loro spalle. Lucy doveva essersi svegliata per via del trambusto, e caracollò nella stanza seguita dalla sorella. La maggiore, dopo una breve occhiata, capì. Edmund la guardò con invidia.
-Le uova son finite... metto su un altro po’ di tè.
Borbottò Helen, armeggiando con le stoviglie.
-Allora?
Chiese Edmund nervoso. Lucy osservava la scena senza capire. Si sedette tra i due fratelli. Susan si avvicinò alla madre per aiutarla con la colazione, ma fu allontanata con dolcezza.
-Devi arrenderti tesoro, ormai è andata così. Sapevi che sarebbe successo.
Mormorò la donna, voltata di spalle che guardava la pentola. Peter sospirò. Capendo che lui non si sarebbe scucito e che dalla madre non si sarebbe potuta aspettare granché, fu Susan a parlare.
-Cedric Diggory è stato ucciso da Voi-Sapete-Chi. Potter ha detto la verità.
Edmund si strozzò con un sorso di tè. Lucy, ancora intontita dal sonno, gli batté una mano sulla schiena. Il cielo iniziava a rischiararsi. Peter guardava in silenzio il piatto, sembrava vergognarsi molto.
Capendo che non avrebbe ricevuto aiuto, Susan continuò.
-Silente ha richiamato quelli che lo avevano aiutato la prima volta. Si chiama Ordine della Fenice. Mamma e papà ne hanno fatto parte durante la prima guerra, sono stati avvisati. Ovviamente papà non c'è più, quindi Peter...
Lucy si grattò la testa pensierosa. Iniziava a capire.
-Lo sapevo. Colin lo diceva che non poteva essere che Potter si era inventato tutto.
Peter alzò gli occhi al cielo.
"Sempre questo Colin Canon..."
-Allora è questo che fai. Ti è dato di volta il cervello? "Penso che Avery abbia visto uno svolazzo del mio mantello, devo stare più attento..."
Disse Edmund facendogli il verso.
-Se mamma fa parte dell'Ordine non vedo perché io non...
Lo interruppe Peter.
-Mamma non sa quello che fa. E tu… e voi,
Lo corresse Edmund guardando Susan,
-Non dovreste incoraggiarla.
-Edmund!
Lo sgridò la sorella maggiore, con rabbia. Lucy guardò la mamma, spaventata. I fratelli cercavano sempre di non farle capire che sapevano quanto stava male.
-È tutto ok, tesoro.
Mormorò Helen alla piccola.
-Ed, mamma sta benissimo adesso.
Continuò, per rassicurarlo.
"Smettila di parlarmi come a un bambino! Non te ne sei accorta perché stavi nel tuo mondo, ma non ho più sette anni!"
Pensò con frustrazione, ma non lo disse. Non era ancora così arrabbiato, e poi era felice che la madre sembrasse più consapevole di quello che aveva intorno. Ora capiva cosa le aveva dato una svegliata. E cosa preoccupava tanto Peter.
-Bene, se è così allora voglio partecipare anch'io. Sono maggiorenne, no? Lo ha detto mamma.
-Se ci sta Edmund voglio esserci anch'io!
Esclamò Lucy, decisa. Peter lo guardò con un sorriso sarcastico.
-Ecco, hai visto che hai fatto?
-Non essere sciocco Ed, devi andare a scuola l'anno prossimo. Anche tu, Lucy.
Disse pacatamente Helen, versando il tè in due tazzine e mettendole davanti alle due ragazze.
-Dopo i MAGO, se ci sarà ancora da fare, vedremo.
-Vedremo? Vedremo cosa?
Chiese Peter asciutto.
-Non sei l'unico in grado di farsi beccare dagli Avery, Pete.
Rispose acido Edmund, ma prima che si arrivasse a un litigio più acceso Susan intervenne ferma.
-Non è il momento di discuterne adesso. Peter e mamma continueranno a fare quello che stanno facendo, non voglio sentire storie, Ed! Tu e Lucy andrete a scuola, se succederà qualcosa di rilevante vi avvertiremo. Per ora non c'è niente di cui preoccuparsi.
-Hai ragione, Susan.
Intervenne Edmund.
-Se Voldemort fosse risorto ci sarebbe bisogno di preoccuparsi.
Helen, Susan e Peter rabbrividirono a sentirne il nome. Lucy non fece una piega.
-Se avessero fatto un attentato con tanto di firma col Marchio Nero alla coppa l'anno scorso ci sarebbe da preoccuparsi. Se per un anno un Mangiamorte avesse preso il posto di un professore di Hogwarts senza essere scoperto neanche da Silente, se fossero stati assassinati uno studente e un dipendente del Ministero, se Peter andasse in giro a giocare ad acchiapparella coi Mangiamorte, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi. Ma non è successo niente del genere, quindi perché agitarsi?
Susan lo guardò con astio. Helen sospirò e decise che era ora di chiudere la questione.
-Detta così sembra molto peggio di quel che è, tesoro. Più tardi ti spiegheremo tutto e poi vedrai che starai meglio. Saprai tutto, promesso. Chi siamo, cosa facciamo... quando conoscerai meglio l'Ordine ti sembrerà tutto più chiaro. Ora per favore, se volete finire la vostra colazione... io devo andare a lavoro.
 
 2: Finchley è un sobborgo di carattere principalmente residenziale situato a nord di Charing Cross. Prima indipendente, è stato inglobato da una Londra in continua espansione nel 1965.
 
 
*
 
 
15 Luglio 1995.
Herefordshire, Midlands occidentali3.
 
Tony e Silver erano appena tornati dal pub del paese vicino. Si erano fatti accompagnare da un amico con l'automobile, perché abitavano lontano dal centro abitato, in piena campagna.
I due fratelli erano molto diversi tra loro, quasi opposti, durante l'anno non si parlavano molto, anche perché entrambi erano di poche parole e non amavano mostrare affetto in pubblico. Quando tornavano nel mondo babbano per le vacanze, però, stavano sempre bene insieme. Avevano lo stesso gruppo di amici, e si divertivano ogni tanto a raccontare storie inventate sul loro presunto college scozzese per ragazzi dotati per cui avevano vinto una presunta borsa di studio. Era divertente inventare storie romanzate sul loro stronzo professore di chimica col naso adunco che non si lavava mai i capelli, o del numero insolitamente alto di infortunati al torneo di calcio della scuola, in cui Tony giocava come portiere, anche se Silver teneva inspiegabilmente per un'altra squadra. E Silver era stato quasi impercettibilmente più vicino all'altro, in quei giorni. Tony aveva capito che era per Cedric, anche se il fratello sarebbe morto piuttosto che dire che aveva cercato di dargli un po' di conforto.
Quando Tony aprì con un veloce Alohomora, dopo essersi assicurato che il suo amico Andrew era già uscito sgommando a marcia indietro dal vialetto, i due sentirono i genitori che discutevano. Di nuovo.
-Ancora?
Chiese Tony, alzando gli occhi al cielo.
-Dev'essere ancora per quella stupida lavastoviglie. Se non avessi la traccia andrei a rubarne una oggi stesso e tanti saluti.
Sbuffò Silver, togliendosi le scarpe e buttandole distrattamente verso la porta della loro stanza. Tony alzò gli occhi al cielo e con un gesto di bacchetta le ordinò una accanto all'altra, con le punte verso lo stipite della porta.
La madre di Tony, Antoinette, era una babbana di origini francesi che John McMartian aveva conosciuto in vacanza a Marsiglia nel '72. La donna veniva da una famiglia un po' all'antica in un paesino della Provenza, e ci aveva messo un po' ad abituarsi alla natura magica del marito. Erano anni che insisteva per comprarsi una lavastoviglie, ma John le ripeteva che a lui bastava un Tergeo veloce per lavare i piatti e sarebbe stato uno spreco di soldi. La moglie sosteneva che tutte le amiche che visitavano la loro casa avevano la lavastoviglie, e ovviamente non potevano sapere che John era un mago ed era lui a fare le pulizie in un istante. Il fatto che le donne del paese pensassero che lei lavava i piatti a mano era una ferita all'orgoglio che apparentemente non poteva sopportare. I McMartian non nuotavano certo nell'oro e Tony capiva suo padre e il perché non volesse comprare quell'aggeggio inutile, ma a volte anche lui come Silver avrebbe voluto comprare questa benedetta lavastoviglie per farla star zitta una volta per tutte sull'argomento. Andava avanti così da anni. Ascoltarono le voci dal corridoio prima di segnalare la loro presenza.
-Non voglio sapere niente di questa storia John! Non me ne parlare! Ti ho detto che non sono d'accordo e hai fatto lo stesso come volevi tu: arrangiati!
-Questo perché sei irragionevole!
-Questo perché non voglio finire come vent'anni fa! Hai due figli adesso, e sei vecchio!
-Ha parlato la ragazzina...
-Non è più ora di fare Rambo, dovresti saperlo!
-Di fare che cosa? Tu e le tue citazioni babbane! Bravo chi ti capisce...
-Aspetta che lo dica a Tony! Ti farà mettere un po' di sale in quella zucca!
Silver alzò gli occhi al cielo, mentre il Tassorosso si morse il labbro nervoso. Era il maggiore e i genitori avevano sempre cercato di renderlo partecipe alle discussioni di famiglia. L'altro non aveva mai avuto questa fortuna. Silver era la testa calda, quello che andava male a scuola, che faceva come gli pareva, che non aveva idee sul suo futuro e che di solito dava i problemi, non aiutava a risolverli. Tony non glielo aveva mai fatto pesare, ma l'altro talvolta soffocava a fatica una sorta di risentimento nei suoi confronti.
-Dillo a chi ti pare, fai come ti pare, non mi interessa...
I due ragazzi si guardarono spaesati.
-Non penso che stiano parlando della lavastoviglie.
Mormorò Tony. Decisero di vedere di cosa si trattasse. Silver aprì la porta di scatto e i due entrarono nella stanza. I genitori si voltarono contemporaneamente verso di loro. La donna indicò Tony, rabbiosa.
-Hai visto? È arrivato! Adesso te la vedi con lui!
Silver alzò gli occhi al cielo un'altra volta.
“Ci sono anch'io… ehi… no? Niente? Beh, fa niente…”
-Cos'è successo, ma'?
Chiese Tony, alzando un sopracciglio sospettoso. La madre fece un cenno verso l'uomo pesantemente seduto sulla poltrona davanti a lei.
-Lo ha fatto di nuovo! Ha di nuovo risposto alla chiamata! Diglielo tu Tony, è vecchio, non può più fare queste cose... non cammina neanche più...
Era vero. Durante la prima guerra magica John si era preso un Sectumsempra alla coscia, e non era più riuscito a camminare bene. Se al San Mungo non lo avessero preso subito sarebbe morto, e per riparare definitivamente una maledizione di quel genere non c'era molto da fare.
Silver capì che qualunque cosa fosse, non era di sua competenza. Si trattenne dal mormorare un'imprecazione e si voltò per andare in camera sua.
-Em, aspetta.
Disse suo padre. Lui si bloccò e si voltò lentamente con sguardo scettico.
-Vieni qui. Venite tutte e due.
Antoinette usciva con gli occhi rossi e tirando su col naso borbottando diversi "fai come ti pare" e "adesso te la vedi con lui" uno in fila all'altro. Si chiuse la porta alle spalle. Tony si era già seduto al bordo del camino spento, Silver si avvicinò titubante e posò la schiena al muro.
-Cosa c'è?
Chiese Tony, cercando di non far trapelare tensione nel tono di voce, ma di essere confortante.
-Lo devo a Amos, questo. Glielo devo. Se fosse successo a qualcuno di voi due... vostra madre non può capire...
-Cos'è successo?
Ripeté Tony, stavolta più incalzante.
-Voi-Sapete-Chi ha ucciso Cedric Diggory. È tutto vero.
I due ragazzi non parvero eccessivamente perplessi. Nelle rispettive sale comuni se n'era parlato molto, per le ragioni opposte.
-Ok. E tu cosa c'entri con questo?
Chiese il figlio maggiore, sospettando quel che aveva paura di sentire. La madre aveva ragione. Lui non lo avrebbe permesso.
-Silente ci ha richiamati tutti. Squadra che vince non si cambia.
-E tu hai intenzione di andarci.
Mormorò Tony, guardandolo negli occhi e cercando di fargli capire l'assurdità della situazione e tutta la sua disapprovazione.
-Tu uomo sei proprio un folle. Tu sei un pazzo, Cristo!
Esclamò Silver, staccandosi dalla parete e facendo un passo in avanti.
-Ma cos’hai nel cervello?
L'uomo lo guardò con fastidio e cercò istintivamente di alzarsi per rispondere. Dopo qualche centimetro ricadde pesantemente sulla poltrona.
-Non mancarmi di rispetto! Sono io tuo padre, non il contrario, decido io quello che faccio! Non devo chiedere il permesso a nessuno.
-Sì, come no, bravo, vai pure a crepare... ahio!
Tony gli aveva dato un ceffone sulla nuca.
-Stai zitto, deficiente! Non esagerare adesso!
Si girò verso il padre.
-Ha ragione mamma, e lo sai. Perché ti ostini a immischiarti in cose che non puoi e non devi fare, eh?
Il mago si strinse nelle spalle senza rispondere.
-È pericoloso. Non reggerai un'altra guerra magica, perché hai la testa così dura?
-Tanto lo sai che alla fine farà comunque quello che cazzo vuole. Che lo faccia allora. Vediamo quanto si diverte!
Sbraitò Silver, e se ne andò sbattendo la porta. Dopo qualche secondo ne sentirono sbattere un'altra. Era uscito di casa.
-Vai a prenderlo o quello prova a smaterializzarsi al bar e si spacca, poi lo devono recuperare quelli del Ministero...
Mormorò John, preoccupato.
-Non si smaterializza, al massimo chiama qualcuno per farsi venire a prendere, è coglione ma non così tanto. Non cercare di evitare il discorso!
Continuò Tony severo.
-E non prendertela con lui, lo sai che si incazza perché ha paura e gli dispiace. E anche a me dispiace. Perché stai facendo questa cosa che ci dispiace, eh? Tanto lo so che la farai lo stesso.
-Te l'ho detto. Lo devo ad Amos. Non posso non fare niente.
-Tu non esci vivo da questa guerra, te lo dico io. E se muori te lo giuro, non te lo perdono. Pensaci.
-Non ti sto chiedendo il permesso Tony.
Rispose l'uomo, ormai era sulla difensiva.
-Ho deciso che farò così, vi sto solo avvisando. E ora vai a recuperare quello sciagurato, per favore.
-Te lo recuperi tu, se vuoi. Ha fatto bene a mollarti qua. Me ne dovrei andare anche io, te lo meriteresti proprio!
E infatti così fece, lasciandolo da solo. Scivolò fuori dalla stanza. Vide che la luce in camera dei genitori era accesa. Antoinette aveva acceso la televisione, probabilmente cercando di non pensare. Uscì di casa per sedersi in giardino, ormai era il crepuscolo. Restò sorpreso nel vedere che Silver era ancora lì fuori. Era seduto per terra nel campo dietro casa e lanciava sassolini all'albero cercando di colpire Peggy, il gufo nano di famiglia che stava appollaiato su un ramo, senza riuscirci. Quella infatti si puliva le piume indisturbata, senza capire di essere un bersaglio.
-Dobbiamo prepararci, lo sai?
Sbuffò Tony, avvicinandosi a gran passi e sedendoglisi accanto.
-Sì che lo so. Quello lì morirà veramente.
-Deve solo durare un altro anno. Ha detto che lo deve a Amos, no? Quando mi diplomerò entrerò io al suo posto, l’importante è che qualcuno faccia qualcosa.
Il ragazzo si girò di scatto.
-Sei diventato scemo anche tu? Siete diventati tutti scemi? La più sana è diventata mamma, come è potuto succedere?
Tony ridacchiò.
-Certo che sei proprio uno stronzo.
-E Frannie che ne pensa? Credi che ti lascerà andare così?
Chiese, cercando di farlo desistere in modo subdolo.
-Se la conosco non vedrà già l'ora di entrare in azione, figurati.
-Perfetto. Una coppia di idioti.
-Tanto lo so che quando ti diplomerai tu la prima cosa che farai sarà venire a rompere da noi.
-Scherzi? Io non crepo per dei cretini come voi. Ve lo scordate proprio. Non gioco a fare l'eroe, io.
Borbottò. Poi guardò verso la casa, ora c'era solo una luce accesa. La madre aveva raggiunto nuovamente il mago in cucina, probabilmente stavano facendo pace. O parlando di lavastoviglie.
-Quanto ci mette Andrew ad arrivare?
Chiese poi Tony, sbuffando.
-Andrew? E che ci viene a fare qui, quello?
-E allora chi hai chiamato? Michael?
-Ma di cosa stai parlando?
-Non sei uscito per tornartene al pub?
-Ma sei fuori? Chi te lo ha detto? Siamo appena tornati, io ho fame!
Tony sorrise.
-Quindi non sei uscito per andartene ma per fare un'uscita a effetto... che drama queen che sei.
-Anche tu sei uscito per non andare da nessuna parte, mi sembra.
-Io sono uscito per recuperare te, pezzo d'idiota!
-Sì, sì, raccontalo a qualcun altro.
Non dissero più niente, si limitarono guardarsi intorno in silenzio. Silver continuava a lanciare i sassi contro l'albero senza mai colpire la povera Peggy, tanto che Tony cominciò a pensare che la stava evitando apposta.
Venere iniziava a brillare sull'orizzonte, i campi si quietavano, si sentiva solo qualche ronzare di insetto sommesso. Il cielo sulla campagna inglese si tinse prima di lilla, poi di blu scuro, poi di nero.
-Torniamo dentro, ti va?
Chiese Tony, proprio quando un sassolino colpiva il gufo piano sulla testa, e rimbalzava via. Lui bubolò infastidito, Silver gongolò.
-Sì, va bene.
-Sei incorreggibile...
 
3: Contea di campagna caratterizzata da fattorie e piccoli paesi a bassissima densità di popolazione, al confine col Galles. Nel 1998 verrà unita al Worchestershire. La sua città principale è Hereford. 
 
*
 
 
19 Luglio 1995
Woolton, Liverpool4.
 
Margaret era sempre felice di tornare nel mondo babbano per un po', anche se le mancavano i suoi amici. La aiutava a mantenere il contatto con la realtà. Era l'unico modo per vedere che quello che aveva sempre conosciuto e che ora le sembrava così distante esisteva ancora.
-Cosa è successo nel mondo mentre non c'ero?
Chiese la ragazza dando un sorso alla birra. Erano sedute in piazza, con due bottiglie in mano. Julia, maggiorenne, era andata a comprarne una anche per lei. Amica d'infanzia, non aveva accettato con entusiasmo l'idea di Margaret a studiare in Scozia, così lontano, in un college super esclusivo.
-Sei uscita dal mondo e non me ne sono accorta?
Rispose lei ridendo, afferrando un pasticcino alla panna e mettendoselo in bocca. Quella mattina Mag le aveva scritto di essere un po' nervosa e di aver bisogno di energie, e l'amica la aveva sorpresa con un vassoio di pasticcini. Senza cioccolato, come piacevano a lei.
-Dai su, hai capito cosa intendo!
Ridacchiò Margaret, con lo sguardo perso verso le file di edifici di mattoni rossi così familiari e ora così aliene.
-No che non ho capito. Trovo assurdo che in quella scuola non vi permettano di tenere un telefono. E comunque te lo potresti anche nascondere e usare di nascosto quando vai a letto. O in bagno.
-Te l'ho già detto Juls. Non prende laggiù.
La ragazza sbuffò.
-Certo che potevi almeno mandarmela una mail quando ti sei fidanzata!
-Come te la mando una mail se non hanno i fondi per prendersi un computer?
-Allora è vero che sono così taccagni in Scozia!
-Non sai quanto...
Rispose Margaret scuotendo la testa. Parlare di Hogwarts la metteva sempre in difficoltà, odiava mentire.
-Quindi nel mondo? Cos'è successo si può sapere?
Julia alzò gli occhi al cielo.
-E cosa vuoi che sia successo? La solita merda. Anzi, più del solito. Hanno fatto un attentato a Tokyo, in metro, qualche mese fa... e uno negli Stati Uniti, roba pesante pare... nell'Unione Europea ora non serve più il passaporto per spostarsi, ma per noi sì, noi siamo quelli sfigati ovviamente, Dio salvi la Regina...
Margaret ascoltava attentamente. Sperava che con tutto il bordello che stava succedendo nel mondo magico, il mondo babbano potesse in qualche modo rappresentare una certezza. Non sembrava essere così.
-Si sono inventati una nuova guerra in Russia o qualcosa del genere... non sembra una pacchia.
-No, infatti.
Julia si illuminò.
-Però il mese prossimo ci arriva il computer nuovo. Ti ricordi il mio vecchio Windows '93?
-Vecchio? Ce l'hai dall'anno scorso!
Rispose Margaret, che ovviamente se lo ricordava benissimo. Quel computer era una vera bomba.
-Ne sta uscendo un altro! Windows '95, sai che fantasia. Papà l'ha ordinato subito. Dicono che sarà l'avanguardia della tecnologia! Magari ve ne installano qualcuno a scuola! Margaret alzò le spalle.
-Magari...
-Se ve lo installano mi manderai una mail?
-Certo Juls.
Rispose Mag sorridendo. Forse avrebbe potuto mandare un gufo a sua sorella con il testo di una mail e farla mandare da casa sua in sua vece, a settembre. Ma probabilmente non sarebbe stata una buona idea. I gufi ci mettevano almeno un giorno ad arrivare sin lì da Hogwarts, questo mandava un po' a monte il concetto di messaggistica istantanea delle email.
-Ma quand'è che mi presenti il tuo ragazzo, eh?
Chiese poi l'amica, dandole una gomitata complice. Margaret sospirò. Il motivo per cui era nervosa in quei giorni era che Edmund aveva rimandato di una settimana le sue vacanze da lei, dicendo che a casa aveva commissioni da sbrigare. Non se lo era proprio aspettato, ma cercava di non darlo troppo a vedere e soprattutto di non andare in paranoia.
-Presto, spero. Tra fine mese e inizio agosto dovrebbe passare...
-Digli da parte mia che righi dritto! Che se ti fa soffrire gli spezzo le gambe!
Margaret rise, dando un altro sorso alla sua birra. Quanto amava la birra inglese! D'estate con l'alzarsi delle temperature era perfetta una bella birra ghiacciata. Peccato non poter fare un glaceo davanti a Julia, ora che pian piano si stava scaldando. La burrobirra era ottima in autunno e inverno, ma in estate le faceva venire il voltastomaco.
-Edmund è sin troppo bravo con me, stai tranquilla. Ma glielo dirò di certo!
-Ci puoi scommettere! Se non lo farai tu lo farò io!
Rispose, alzando la bottiglia con fare minaccioso, poi sorrise.
-Ci sei per andare a Liverpool domani? Devo comprare un costume da bagno!
Mag annuì vistosamente. Un po' di shopping le avrebbe fatto bene, e non andava a Liverpool da un po'.
-Magari chiedo a Claire se ha da fare, se è libera può darci uno strappo in macchina, altrimenti prendiamo il treno!
-Sarebbe fantastico! Anche perché devo prendere solo un costume ma ogni volta che ci vado torno con buste di roba!
-Non me ne parlare!
Rispose l'altra.
"Magari potrei prendere qualche cosettina babbana a Ed e Frannie, la adoreranno!" 
Pensò, sorridendo sotto i baffi.
-Beh? Che hai da sogghignare adesso?
-Niente, è che sono contenta di vederti. Mi hai davvero dato un po' di energie. Grazie.
Gli occhi chiari dell'altra la guardarono un po' confusi ma con affetto.
-Questo e altro per la mia Margaret!
Esclamò, con un ghigno furbo. Julia era sempre Julia. E questa era ancora la sua casa, almeno un po’.

4Paese nella perifieria di Liverpool, ne condivide la municipalità dal 1913. Ai tempi della storia aveva circa diecimila abitanti, ora cresciuti di poco. I suoi abitanti sono nella media benestanti e appartenenti alla classe di medio alta borghesia.

 


 NOTE AUTRICE
Eccoci giunti alla fine di questo breve prologo!
Avete conosciuto alcuni nuovi personaggi, come il signor e la signora McMartian e l’amica babbana di Margaret.
Ne avete rivisti altri che erano solo apparsi di sfuggita, come Helen Pevensie e Emmanuel (Silver), che in questo libro saranno più presenti ma che vi avevamo0 già fatto conoscere.
E, soprattutto, abbiamo ritrovato i nostri protagonisti. Vi erano mancati?
Quest’anno inizia col botto, per quasi tutti loro. Sono preoccupati e spaventati, e a ragione direi. I genitori hanno piani diversi per loro. Frannie dovrà far finta di sostenere il Ministero e non sa quanto durerà, Edmund è determinato a dare un contributo attivo nell’Ordine e Tony è molto preoccupato per il destino di suo padre. Margaret, dal canto suo, vive la sua estate nel mondo babbano più o meno serenamente, ignorando le premesse di quello che sarà un anno molto duro per tutti.
Come vedete, le vicende dei libri saranno sempre presenti nelle vite dei ragazzi, e il taglio di questo volume sarà più oscuro dei precedenti, più angst, come del resto è stato l’Ordine della Fenice.
La storia comunque continuerà a essere focalizzata sulle avventure dei nostri Serpeverde preferiti, non temete.
:D 
 
Ultime informazioni prima della parte BONUS del capitolo:
- Venerdì pubblicheremo il nuovo capitolo!
- Se a qualcuno interessa, gli avvenimenti cui fa riferimento Julia rispetto a “cosa è successo quell’anno” nel suo breve resoconto a Mag, eccoli per voi in ordine di apparizione nel testo:

*20 marzo 1995 – Giappone: i fanatici della setta "Sublime verità" liberano gas nervino nella metropolitana di Tokyo, provocando 12 decessi e più di 3.000 intossicazioni;
*19 aprile 1995 – USA: un gruppo neo-nazista statunitense distrugge con un'autobomba la sede dell'FBI di Oklahoma City, capitale dello Stato dell'Oklahoma. Fino a quel momento è il più grave attentato subìto dagli Stati Uniti. Lo resterà sino all'undici Settembre 2001.
*26 marzo 1995 – Europa: in sette paesi dell'UE entrano in vigore gli Accordi di Schengen attivi ancora oggi che, tra le altre cose, aboliscono i controlli sistematici delle persone alle frontiere interne dell'Unione e l'obbligo di passaporto per il transito da un paese a un altro. Il Regno Unito, benché faccia parte dell'UE, non aderirà mai a questi accordi. 
*7 aprile 1995- Prima guerra cecena: viene perpetrato il massacro di Samashki da parte delle truppe russe, le quali uccidono almeno 103 civili e ne arrestano, picchiano e torturano altri. 

...E ora passiamo alla parte BONUS del capitolo! Immagini dei luoghi dove vivono i nostri eroi! 

 
Immagini dal Whiltshire (ambientazione di Villa Firwwod)
 

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Immagini da Finchley (quartiere di Londra dove abitano i Pevensie)

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Immagini dall'Hereforshire (regione dove abitano i McMartian)

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Immagini da Woolton (sobborgo di Liverpool dove abita Margaret)

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