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Autore: Roquel    15/07/2019    2 recensioni
I fiori sbocciano dalla sera al mattino, come dei nei, anche se somigliano più a dei tatuaggi sbiaditi. Ogni fiore, così come ogni colore, dice qualcosa riguardo la personalità del suo proprietario. L'ubicazione identifica il tipo di persona. Petto, scapole e spalle per gli Apha (forza, protezione e ferocia); mani, gambe e viso per i Beta (duro lavoro, sicurezza e fiducia); infine addome, stomaco e fondoschiena per gli Omega (maternità, dolcezza e sensualità). Di anno in anno, i tatuaggi crescono, fioriscono e si diffondo sul corpo del portatore.
A sedici anni, Izuku non ha alcun fiore, ma nei suoi ricordi brilla il rosso del gladiolo sulla pelle di Katsuki. È quel ricordo a far rivivere il suo desiderio di tornare a casa; ma le cose non sono mai semplici.
(AU. Tre regni e una guerra sul punto di esplodere.)
[Katsudeku - Kirikami]
Traduzione di "Flower Bouquet" di Maia Mizuhara, che è a sua volta una traduzione inglese dell'originale "Bouquet de Flores" originale spagnola di Roquel.
Link nella pagina dell'autore e nelle note al fondo del primo capitolo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Kaminari Denki, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 17 - Senza Traccia





 

Le guardie in fondo al corridoio avevano volti anonimi, Shino non ricordava di averle mai viste ma, dato che il suo gruppo non abitava nel palazzo e che quando lo visitavano di solito era per poco tempo, era impossibile determinare se qualcuno di loro appartenesse al gruppo dei guerrieri leali a Jin o se potesse costringerli a togliersi di mezzo.

Indecisa, Shino li guardò per un’ultima volta e continuò per la sua strada verso la cabina del gruppo. Dentro trovò Yawara seduto vicino a una febbricitante Ryouko che si rigirava nel letto senza emettere un suono. Dopo un giorno di paralisi totale, erano seguite la febbre e le convulsioni, il medico aveva detto loro che l’amica soffriva dei sintomi di qualcuno che attraversa una lunga e terribile disintossicazione. 

“Come sta?”

“Si è svegliata con la febbre, il medico le ha prescritto degli impacchi freddi. Ha anche insistito affinché beva liquidi e ha ordinato di chiamarla non appena riprende conoscenza… Il piano è ancora in atto?”

“Ho le provviste, le ho nascoste di sopra in caso dovessimo fuggire rapidamente.” 

“E Aizawa?”

“Ci sono due scimmie a guardia della cabina dov’è tenuto.”

“E cosa dovremmo fare con loro?”

“Abbatterle.”

“Mh… dove andremo?”

“Jin sta organizzando un gruppo per scendere a Hosu a cercare il principe. Ho insistito per andare, ma mi ha escluso. Partiranno prima che faccia buio, poi aspetteremo finché le sentinelle non si abbasseranno la guardia. Dopodiché, ci muoveremo.”

Yawara annuì.

La nave ondeggiava lentamente con il gentile movimento delle onde. Ogni tanto si sentivano voci attutite e passi affrettati lungo il corridoio di legno. Shino e Yawara restarono incollati di fianco al letto cercando di dare un po' di conforto alla loro amica. Il loro aroma di supporto e affetto invase la cabina, ma Ryouko non reagì. 

Quando il silenzio fu quasi assoluto, Shino si spostò con cautela verso la porta. La aprì lentamente, evitando lo scricchiolio del legno. Non la sorprese vedere una guardia in fondo, attaccata al muro, e la riconobbe come Kenji Hikiishi. Una guerriera Alpha fedele a Jin. 

Shino fece un cenno a Yawara. Il suo compagno annuí e si mossero entrambi. 

Yawara avvolse una Ryouko dormiente con le coperte del letto e con l'aiuto di Shino se la mise sulla schiena, come una bambina molto grande. Una volta messi i nastri di sicurezza, Shino prese il suo secchio d'acqua e lo svuotò in un angolo del letto, poi uscì lasciando la porta nelle mani di Yawara che restò indietro aspettando il segnale. 

Shino percorse il corridoio, il suo viso una maschera inespressiva con il naso ancora gonfio e gli occhi circondati da larghi cerchi neri che lentamente iniziavano a sparire. Il suo sguardo non deviò mai dal viso di Kenji, che restò al suo posto, guardando, osservando. 

Shino gli passò accanto e deviò verso il seminterrato dove tenevano l'acqua potabile, scese e riempì in fretta il secchio. Quando tornò mantenne il suo viso impassibile, ma stavolta avanzò lentamente per non rovesciare l'acqua. La nave oscillava e Shino ne approfittò per inciampare di proposito e si fermò con la scusa di non rovesciare l'acqua. 

Si raddrizzò, avanzò di due passi e poi si mosse. Aveva Kenji davanti a sé quando, senza perdere la calma né alterare il suo odore, si voltò a una velocità brutale schiacciando il secchio contro il fianco della donna Alpha per poi tirarle un pugno sulla guancia prima che potesse reagire. 

Kenji si difese, reagì con quei dannati riflessi Alpha. Era forte, non quanto l'eccezionale Alpha che era Masukyura, ma forte abbastanza da mettere in difficoltà Shino. Fortunatamente, Yawara si mosse non appena lei iniziò a combattere e si unì immediatamente. 

Insieme riuscirono a metterla ko. 

"Leghiamola," ordinò Shino, spostandosi i capelli dal viso, poi si chinò e trascinò la donna per le gambe. "Meno una…"

"Ne mancano due." Finì Yawara, chiudendo la porta della cabina con la donna Alpha dentro. 

Salendo al corridoio di sopra dove c'erano tutte le cabine principali, Jin si era assicurato di tenere i prigionieri il più vicini possibile alla sua camera da letto. 

Mentre salivano furono piacevolmente sorpresi perché invece di due guardie ne trovarono solo una, di cui si disfarono senza problemi. Poi lo legarono e lo trascinarono nella cabina usata come cella. 

Aizawa era per terra, legato con spesse corde, mani e gambe immobilizzate, e un bavaglio in bocca. Senza perdere tempo Shino e Yawara lo liberarono insieme. 

"Se n'è andato?" Fu la prima cosa che disse Aizawa dopo aver rilassato la mandibola. 

"Ho delle domande da farti," replicò Shino bruscamente. 

"E ti risponderò, ma prima dimmi se se n'è andato."

"Non mi fido di te."

"Se fosse vero ora non saresti qui, Shino. Sei la persona più intelligente e perspicace che conosca. Sono sicuro che hai già capito la verità mettendo insieme i frammenti di informazioni che possiedi."

Shino digrignò i denti, prese un respiro e lo affrontò. 

"L'attacco a Hosu era una trappola."

"È così."

"La morte del re era studiata."

"Così come la morte di Sir Nighteye."

"La droga neutralizza gli Alpha."

"Sì."

"Siamo stati traditi."

Aizawa rispose annuendo lentamente; il gesto fece chiudere gli occhi a Shino e vacillare sul posto. 

"Jin?" Chiese piano, incapace di crederci. 

"Dipende… Se n'è andato?" 

Lo guardò, "Dove vuoi che vada?" 

"Non ha importanza, l'importante è che se ne ne vada."

"Perché lo rende un traditore?" 

"Oh, per favore dimmi, si è incontrato con gli altri capitani per mobilitare un gruppo di salvataggio? Ha inviato un messaggio al consiglio per avvertirli della morte del re? Ha radunato i compagni di Masukyura per interrogarli e determinare che non abbia alleati? Ha iniziato ad avvertire le truppe circa la droga?" Shino restò in silenzio e Aizawa continuò. "Invece di assumere il comando tiene la flotta all'oscuro. Ho notato che la nave non si è mossa negli ultimi due giorni, ha ordinato un arresto completo?"

"Gli ordini sono di aspettare il resto della flotta.”

“E tu gli credi?”

Shino inspirò profondamente e velocemente.

“Se gli credessi, non sarei qui. Jin non si è preoccupato di interrogarti, Sir Nighteye l’avrebbe fatto se avesse creduto che tu fossi il traditore. Ha solo interrogato il capitano e l’equipaggio che ha viaggiato con te. Ci ha lasciati qui, con l’ordine di aspettare, mentre scendeva a terra ‘per cercare il principe’ ma non ha senso… Jin è uno dei soldati del re e tuttavia ha abbandonato il suo posto. Il Re l’ha lasciato al comando della flotta e ai nostri uomini lui ha dato ordini vaghi e la ferma convinzione di dover aspettare. Il Re si fidava di lui.”

“E ha pagato con la sua vita. Jin ci ha traditi, e senza dubbio se n’è andato per finire il lavoro. Dobbiamo muoverci prima che sia troppo tardi.”

“Dannazione, Aizawa, è già troppo tardi! Abbiamo perso il nostro sovrano. Abbiamo perso Sir Nighteye. Non sappiamo se il resto della flotta è ancora in salvo. Il principe, il nostro principe, è in terra nemica. È stato mandato da te a ricavare informazioni dalla capitale, e probabilmente viene braccato in questo momento. Jin andrà a cercarlo e noi non abbiamo modo di avvertirlo del pericolo in cui si trova!”

“Shouto starà bene.”

“Come fai a dirlo?! Come hai potuto mandarlo in una missione di ricognizione? Anche se Hizashi e Iida sono con lui, non capisco come tu abbia potuto commettere una tale mancanza di giudizio!”

“Ho commesso un errore, sì, ma non è stato inviare il principe alla capitale di Hosu.”

“Cosa?!”

“Il capitano ha mentito. Lui, e tutto l’equipaggio.”

“Il principe non è a Hosu?”

“Lo è, ma non nella capitale. Tutto ciò che hanno detto a Jin è una menzogna.”

Shino era senza parole dallo stupore, quando finalmente si riprese la sua domanda mancava della rabbia di prima.

“Da quanto sospetti di lui?”

“Da quando ho sentito della droga e dei rapimenti delle navi Beta. Jin ha scelto e autorizzato ogni spia che è sparita. Ha convinto il Re a mobilitare tutte le truppe. Ha cercato di far partecipare il principe a questo assalto, ma invece di unirsi a suo padre, Shouto ne ha approfittato per iniziare la sua indagine… Tuttavia continuavo a sperare di sbagliarmi, ho sperato che fosse tutto un equivoco. E poi ci ho parlato. La sua faccia quando ha sentito dell’alleanza Hosu-Overhaul era tutto ciò di cui avevo bisogno per convincermi. Ora non ho dubbi.”

“Cosa succederà quando non troverà il principe?”

“Dubito che andrà a cercarlo. Credo che abbia lasciato la flotta alla mercé di un attacco. Penso che la sua intenzione sia quella di farsi da parte mentre il Generale e i suoi uomini ci distruggono, così che nessuno possa rimproverarlo quando incontrerà il consiglio, o quando tornerà a casa.”

“Dannazione, che facciamo? Qual è il piano?”

“Voglio che tu prenda il controllo della flotta, gli uomini ti conoscono, ti rispettano, ho bisogno che tu li convinca a mobilitare le navi. Raggiungi il resto del nostro esercito, parla agli uomini del consiglio e poi portali il più vicino possibile al confine con Noumu.”

“E tu?”

“Io cercherò Shouto.”

“Dov’è?”

“A Hosu, vicino al confine col deserto. È con Kamui, l’unica spia che non ha mai avuto alcun contatto con Jin.”

“E gli altri?”

“Ho mandato Iida dalle tribù barbare, la sua missione è chiedere aiuto a Togata per attraversare il deserto e incontrare Shouto.”

“E Hizashi?”

“L’ho inviato alle isole. Incontrerà il consiglio dei tredici e chiederà il loro aiuto per combattere.”

“Si trovano dall’altra parte del mare, cosa possono fare?”

“Tutta la nostra forza è qui, Jin se n’è assicurato. Temo che mentre ci forzeranno a lottare con gli uomini del Generale, l’esercito di Overhaul attaccherà Yuuei.”

“Credi davvero che Hizashi riuscirà a convincere tutte le matriarche a portare i guerrieri a difendere Yuuei?”

“Confido che ci riuscirà.”










 

Aveva sentito male. Doveva aver sentito male.

“Che cosa hai detto?!”

Aveva bisogno di sentirlo di nuovo. Di farselo ripetere, anche se non era sicuro di poter capire una parola in quel momento, col suono del sangue che gli rombava nelle orecchie.

“Ehi!” Disse lei, stringendo le mani. “Lasciami andare!”

Il rosso fece un passo avanti, ma Katsuki lo spinse senza nemmeno pensarci.

“Che cosa hai detto?! Ripetilo! Dimmi il suo nome!”

“Non conosco il suo nome,” urlò lei, dibattendosi per liberarsi, senza successo. “Non me l’hanno mai detto!”

“Che odore aveva?”

“L’odore? Dannazione, non lo so! Di cosa sanno le persone? Sudore, terra.”

“Descrivilo!”

“Te l’ho detto! Aveva i capelli verdi!... Verde scuro, soffici e pieni di riccioli. Occhi verdi, del colore del muschio. E i puntini… aveva piccoli puntini scuri sotto gli occhi. Non avevano un motivo preciso, erano ammucchiati in toni scuri sul dorso del naso e più indistinti sulle guance. Aveva delle cicatrici sulla mano destra, sul dorso e sulle dita… Aveva anche l’abitudine di grattarsi il naso mentre parlava.”

Sentiva di stare affogando. Gli tornò subito un ricordo, l’immagine nella sua interezza, piena di colori e luce.





 

Izuku era seduto per terra, le gambe incrociate, a fare l’inventario delle sue piante, chinato sul mucchio di foglie sparse mentre scriveva con la sua piccola calligrafia tutti i dettagli delle piante che stava studiando.

C’era qualcosa di estremamente affascinante nel modo in cui scriveva, con un cipiglio tra le sopracciglia, le mani macchiate di inchiostro blu, e le dita dei piedi che si muovevano mentre lavorava scrupolosamente. Era a torso nudo, migliaia di lentiggini gli ricoprivano le spalle, la schiena e il petto. Lo vide raddrizzarsi, lo vide leggere attentamente quello che aveva appena scritto… e mentre lo fece si grattò il naso, una delicatezza coperta di lentiggini che si scurivano quando passava troppo tempo al sole.

Dopo aver incrociato il suo sguardo, Izuku alzò gli occhi e lo vide. Il suo sorriso era vivace e delizioso.

“Kacchan!”





 

Un ineffabile calore gli salì per la gola, si espanse lungo i suoi polmoni, crebbe e lo lasciò senza fiato.

No

“Lasciala andare.”

La voce del rosso lo strappò dal suo torpore. Obbedì, ma la sua reazione immediata fu di voltarsi e colpirlo.

“Ma cosa” Il rosso indietreggiò con una mano sullo zigomo e un’espressione ferita.

“Avevi detto di non conoscerlo!”

“Woh!... Di che stai parlando?”

Si irrigidì sul posto, strinse i pugni e ruggì:

“Dove si trova?!”

“Ehi!... Non so di cosa tu stia parlando!”

“Lui è qui!” L’odore che emanava era amaro e terribile. “Cosa ci fa lui qui?!”

“Aspetta un attimo!” Alzò le mani, inclinò il collo e alleggerì il suo odore. Un chiaro gesto di sottomissione. “Non ho davvero idea di cosa tu stia parlando!”

“Chi sta viaggiando col tuo principe?!”

“Non lo so! Non conosco nessuno con quella descrizione! Davvero!... Il principe non ha amici al di fuori della sua guardia. Di noi ce ne sono sei: Hitoshi è stato rapito anni fa. Hanta, Tetsutetsu, Rikidou e io siamo qui. Resta solo Iida, ma lui è il più alto di noi e ha i capelli blu scuro, non verdi. Non ho la minima idea di chi stia viaggiando con Todoroki-ouji.”

Lo guardò dritto in faccia, sguardo chiaro e senza traccia di inganno. Continuò a tenere le mani in alto, i palmi rivolti verso di lui mantenendo un comportamento calmo. A Katsuki bastò vederlo in quel modo per fargli sbollire la rabbia e sentire invece l’ansia coprire ogni centimetro del suo corpo.

Dentro di lui cresceva una voragine, immensa e imperscrutabile. Si sentiva soffocare, sentiva il calore espandersi attraverso le braccia e verso il collo. Non riusciva a respirare.

Si voltò verso la ragazza che lo guardava accigliata e in guardia.

“Dove l’hai visto? Quando? Dove si sono diretti?”

“Te l’ho detto—”

“Niente scuse! Voglio che tu mi dica esattamente cos’è successo il giorno che li hai incontrati. Parola per parola.”

La ragazza guardò il rosso, poi il suo amico che stava in piedi vicino all’altro Alpha, fece un lento respiro e rispose, guardandolo dritto negli occhi.

“A quanto so, le spie hanno incontrato Kamui quasi tre settimane fa. Erano in due, non so i loro nomi.”

“Si sono dovuti presentare in qualche modo!”

“Beh, non mi ricordo!”

“Provaci!”

La ragazza lo guardò con rabbia, ma Katsuki non si arrese, la sua espressione furente restò fissa su di lei finché non riuscì a batterla. Lei chiuse gli occhi e si concentrò.

“Kamui è venuto a prendermi al mio villaggio, voleva mandare un altro messaggio, ma stavolta dovevo portare un pacco. Parlammo per tutta la strada. Kamui era preoccupato nel restare lì troppo a lungo.”

“Perché?”

Gli occhi dorati lo guardarono di nuovo e Katsuki ebbe l’impulso di urlarle di sbrigarsi.

“A quanto pare erano stati scoperti da una delle spie di Kurogiri, l’uomo più fedele al Generale. Kamui voleva andarsene, ma le spie volevano inviare ancora un messaggio prima di partire. Posticiparono la loro ritirata e Kamui non smetteva di blaterare a riguardo.”

“Dove li hai visti?”

“Alla cascata, vicino al confine.”

“Conosco quel posto,” intervenì il rosso, “è dove abbiamo incontrato Kamui la prima volta. Era il nostro punto d’incontro.”

“Erano entrambi lì?”

“Sì, entrambi. Il ragazzo alto con gli occhi eterocromi e quello piccolo, con gli occhi verdi.”

“Ti hanno detto i loro nomi?”

“Non ricordo.”

“Pensa! Devono essersi presentati in qualche modo.”

La ragazza strinse gli occhi.

“Non mi hanno detto i loro nomi,” disse, sforzandosi di rievocare il ricordo, “ma Kamui sì. Era... Shu… Sho...”

“Shouto?” Suggerì il rosso e subito la ragazza lo guardò e annuì.

“Sì! Shouto! Solo Shouto.”

“E l’altro?”

“Zzz… zzzk… izz… Non lo so.”

Izuku.

Katsuki non si accorse di aver pronunciato il nome a voce alta finché lei non reagì e vide l’espressione di curiosità sui volti di tutti.

“Di cos’hanno parlato?”

“Di te,” indicò il rosso. “Il ragazzo alto, Shouto, voleva mandarti un pacco. Conteneva delle boccette e un coltello, ma ho rimosso quest’ultimo perché non intendevo correre il rischio che il mio capitano lo trovasse. Mi hanno chiesto quando sarei riuscita a consegnartelo, gli ho detto un paio di giorni se non ti avessero spedito nelle celle sotterranee. Allora hanno proposto di darlo a Rosso. Non sapevo chi fosse questo Rosso finché non hanno spiegato che era la persona nella cella accanto.”

“Perché Rosso?” chiese Katsuki.

“Per via del fiore sul tuo petto,” disse il rosso con un’espressione pensierosa. “Ti ho nominato in quel modo nella risposta inviata al principe, a quel tempo non conoscevo il tuo nome.”

“Gli hai detto che tipo di fiore fosse?”

“No, solo Rosso.”

‘Non sa che sono qui,’ concluse. A Katsuki si torsero le interiora, compresse in estremi dolorosi. Non dovrebbe essere qui.

“Avevano intenzione di restare a lungo?”

“No, ho sentito che sarebbero partiti per la costa il giorno stesso. Kamui mi ha accompagnato per un pezzo di strada e poi è tornato da loro.”

“Da che parte sono andati?”

“Non lo so. Kamui non me l’ha detto.”

“Se è con il principe,” intervenì il rosso “è molto probabile che si siano diretti alla costa per incontrare le truppe del re. Probabilmente sono lì al momento. Se vuoi vedere il tuo amico dobbiamo tornare dagli altri.”

Katsuki annuì rigidamente.

“Andiamo,” si voltò, si fermò, e poi la guardò di nuovo. “Detesto la tua razza, ma tu e io siamo in pace. Con un po’ di fortuna non ci vedremo mai più.”

Si allontanò mentre il rosso diceva loro addio a bassa voce. Senza aspettare, Katsuki corse indietro, imponendo un ritmo esasperante che gli altri due eguagliarono senza lamentarsi.

Dentro di lui, l’impazienza riaffiorava più rumorosa che mai. Si mosse deciso, con un obiettivo in mente, incapace di accantonare quell’idea: Izuku è qui. Qui.










 

Non appena sparirono, Mina tirò un sospiro stanco.

“È stato estenuante.”

“Nonostante l’età, è davvero terrificante,” disse Ojiro, avvicinandosi a lei.

“Già… fortuna che si sente in debito con noi.”

“Lo pensi davvero?” Mina rispose scrollando le spalle. “Hanno detto altri, in quanti pensi che siano riusciti a scappare?”

“Non so. Forse quelli lasciati indietro.”

“Pensi che avrei dovuto chiedere?”

“A che pro? Meno sappiamo meglio è, e poi l’hai sentito. Con un po’ di fortuna questa sarà l’ultima volta che lo incontreremo.”

“Andiamo?”

“Sì, abbiamo già perso troppo tempo.”










 

Eijirou raggiunse il ritmo di Bakugou senza lamentarsi; avanzava col pilota automatico con la mente che evocava l’aroma della menta. Il profumo sottile che arrivava dalla bottiglietta che il biondo portava al collo. Ricordava la sua espressione quando la mise nel sacchetto che Denki gli aveva dato.

Menta. Il ricordo era diffuso, non riusciva ad evocare con precisione le sfumature di quell’aroma, ma ricordava la traccia di freschezza che lo invase quando lo annusò la prima volta. Era un profumo squisito, più leggero e ricco delle foglie che il biondo usava strofinare tra le dita.

Menta. La rabbia dell’Alpha. La sua riluttanza nell’accoppiarsi. Il suo interrogatorio. La sua impazienza. La mente di Eijirou iniziò a comporre i pezzi, c’erano troppi spazi, ma l’immagine generale era leggermente più chiara.

Izuku. Il nome non gli ricordava nulla. Sapeva di non conoscere quella persona ed era certo che non lo conoscesse nemmeno il principe, allora come erano finiti entrambi ad Hosu?










 

Il ritmo di Bakugou non rallentò mai, l’energia che emanava era impressionante e Eijirou non commise l’errore di cercare di iniziare una conversazione. Invece, si concentrò su tutto quello che avrebbero fatto una volta tornati al campo e partiti.

Ma il loro piano crollò perché non appena raggiunsero i limiti del campo una delle sentinelle si materializzò davanti a loro con un’espressione di panico impellente. Dal suo riassunto incongruo, Eijirou capì che avevano incontrato un altro gruppo Alpha, un gruppo al di là del deserto.

“Quanti sono?” Fu la domanda di Bakugou, che sembrava aver capito il discorso frammentato.

“Sedici. Metà Alpha, metà Beta. Tutti guerrieri più grandi dei nostri.”

“E il leader?”

“Alto, biondo, enorme.”

“Dove sono?”

“Si sono sistemati vicino agli Omega.”

“Perché?”

“Si sono offerti di sorvegliare i loro carri.”

Eijirou non fu sorpreso di sentire Bakugou ringhiare ordini, senza perdere tempo fece un cenno a Hiryu di cercare Yosetsu mentre si dirigevano verso il falò Omega. Nonostante fosse mattina presto trovarono Denki sveglio, seduto vicino al fuoco, che chiacchierava con un energumeno che sorrideva in modo infantile.

Lo straniero perse il sorriso non appena si accorse di loro, si mise in piedi e li guardò, esortandoli ad avvicinarsi oltre. A differenza sua, Bakugo non esitò e avanzò verso di loro.

“Hai bisogno di qualcosa?” Chiese lo straniero con una voce potente e un intenso aroma di vaniglia che fece sparire il suo disappunto. La domanda era stata gentile ma ferma, piena di avvertimenti invisibili.

“Chi diavolo sei?”

Bakugou non era gentile, l’odore di legno bruciato si inspessiva attorno a lui. Sapeva di fumo e legno, sapeva di rabbia.

Lo sconosciuto non sembrò intimidirsi, “Potrei chiederti la stessa cosa.”

“Sprecheresti il tuo tempo, non ti devo una risposta, ma tu sì. Chi diavolo sei?”

“Come os

“Si chiama Inasa,” disse Denki avanzando verso Bakugou; la sua presenza era leggera e luminosa, una boccata d’aria fresca che paralizzò lo scontro invisibile. “È il braccio destro di Togata, il leader delle tribù barbare.” Non appena fu vicino al biondo si voltò verso Inasa per presentarlo, “Inasa, questo è Bakugou, ti ho parlato di lui. È colui che ci ha tirati fuori dalla prigione e portati qui. È il nostro Alpha.”

La sua affermazione fu semplice, priva di toni emotivi, ma non c'era complimento più grande da parte di un Omega. Eijirou lo sapeva. Denki aveva appena riconosciuto il biondo come autorità massima, il leader, rendendo chiari il suo rispetto e lealtà. 

Eijirou non avrebbe saputo descrivere l'emozione che ruggiva dentro di lui. 

"Dov'è il vostro leader?" Chiese Bakugou, ignaro del dilemma che Eijirou stava affrontando. 

L'uomo chiamato Inasa, alto ed enorme, con i suoi occhi feroci e i capelli corti, storse il viso, chiaramente offeso dal tono e dalla sfrontatezza, ma gli bastò guardare Denki perché la sua espressione tornasse serena, quasi compiacente. 

Eijirou si paralizzò sul posto, raddrizzandosi inconsciamente. 

"Ti ci porterò con lui," disse Inasa prima di voltarsi e iniziare a camminare. 

Bakugou lo seguì con Denki al seguito, Eijirou si affrettò a raggiungerli, cercando di pareggiare il passo di Denki. Il ragazzo gli diede un breve sguardo obliquo, annuí per salutarlo e tornò a guardare avanti. 

"Buongiorno," lo salutò piano Eijirou, fissandolo e ammirando i contorni del suo viso e il colore dei suoi capelli. Non riusciva a guardarlo senza ripensare al suono della sua voce che rideva. "Ti sei svegliato presto, Denki."

Per una frazione di secondo il profumo di arance si intensificò, era un soffio fruttato pieno di acidità e deliziosa freschezza. Eijirou lo assorbì avidamente prima che il biondo riprendesse il controllo e lo salutò a sua volta. 

"Buongiorno," suonava formale, distante, ma Eijirou ignorò quella rigidità concentrandosi sulla reazione. 

Il suo primo impulso fu di aprire bocca e riversare tutti i saluti conosciuti purché si ripetesse quell'aroma, ma poi si ricordò di Ochako e si morse la lingua per non commettere l'errore di risultare troppo pressante. 

Stava per parlargli quando si accorse della tensione che arrivava da Bakugou. Guardò di fronte a sé e notò subito le spalle tese, la schiena dritta e il modo in cui il suo odore cresceva attorno a lui fino a diventare un avvertimento affilato. 

La ragione del suo comportamento era lì, che li aspettava con un sorriso rilassato e una lancia in mano. 

Togata — suppose che fosse lui dal gesto di sottomissione che gli dedicò Inasa — era più basso del suo subordinato ma compensava l'altezza con la maestosità della sua presenza. La prima cosa che Eijirou pensò quando lo vide fu: Mi trovo davanti al sole. C'era qualcosa in lui, nella sua postura, nel suo sorriso, nel suo odore indecifrabile, che lo faceva brillare con un'energia calda, rivitalizzante e immensa. 

Era una minaccia silenziosa nonostante la posa rilassata e il largo sorriso. 

Bakugou rispose crescendo in tutta la sua altezza, ispessendo l'aroma attorno a sé, affilando lo sguardo e storcendo la bocca per diventare l'esatto opposto di Togata. Se Togata era il sole, Bakugou era fuoco, fumo e scintille. 

"Il tuo nome?" Non c'era gentilezza nella sua voce né calore nei suoi occhi. 

"Mirio Togata," rispose l'altro senza perdere il sorriso, completamente immune alla rudezza ricevuta. "Suppongo sia tu il leader del gruppo, Bakugou?" 

"Che ci fate qui e come ci siete arrivati?" 

"Abbiamo attraversato il deserto, scavalcato il muro di pietra e superato il confine con l'intento di negoziare col principe di Yuuei, Todoroki Shouto."

"Che affari avete con lui?" Intervení Eijirou senza riuscire a trattenersi. 

Togata deviò lo sguardo verso di lui, i suoi occhi neri possedevano una sicurezza assoluta. 

"Come ti chiami?" 

"Eijirou Kirishima, sono uno dei guerrieri della guardia reale del principe."

"Beh, si da il caso che conosca uno dei tuoi."

"Eijirou!" 

L'urlo arrivò dal gruppo che si stava avvicinando. Erano tre in tutto, due di loro con lucenti capelli neri e una bellezza indiscutibile, il terzo era più alto degli altri e con una costituzione più robusta, era quello che stava camminando più velocemente verso di loro. 

"Tenya!" Rispose Eijirou quando lo riconobbe. 

Si salutarono vicendevolmente con affetto e si scambiarono le inevitabili domande: “Stai bene? Che ci fai qui? Cos’è successo? Come sei arrivato qui? Dov’è il principe?

L’ultima domanda che si fecero nello stesso momento li fece zittire entrambi immediatamente.

“Forse dovremmo sederci e parlare con calma,” intervenne Togata, attirando l’attenzione dei presenti.

Si radunarono attorno a uno dei falò degli sconosciuti. Una volta lì, Tenya iniziò a presentare tutti e quando finì si voltò verso Eijirou.

“Dove sono gli altri? Cos’è successo?”

Eijirou prese un respiro e iniziò la sua storia dal momento in cui il suo gruppo era arrivato a Hosu. Gli parlò di Kamui, della sua permanenza alla prigione, degli accoppiamenti, delle droghe, e infine della loro fuga. Il silenzio attorno al fuoco era assoluto, le espressioni di orrore condivise dai barbari davano il perfetto esempio delle loro emozioni.

“L’uomo lasciato al comando in tua assenza ci ha detto che siete partiti per ispezionare un’altra prigione nelle vicinanze, avete trovato altri prigionieri?” Chiese Togata.

Quando Bakugou non rispose, intervenì Eijirou.

“Tutti quelli lasciati indietro sono morti di fame, l’edificio era vuoto.”

“Quante prigioni come quelle ci sono in totale?”

Con sorpresa di Eijirou, Bakugou si voltò verso Denki, che sussultò alla vista.

“Quante,” ripeté Bakugou.

“Solo otto.”

“Come fai ad esserne sicuro,” chiese la donna dai capelli scuri, Tenya l’aveva presentata come Momo.

“Ogni tanto, i trasferimenti venivano svolti con l’intento di promuovere gli accoppiamenti. Venivamo spediti in altre zone per qualche mese. Gli Omega dormono sempre insieme quindi avevamo la possibilità di scambiarci notizie e storie. Così siamo riusciti a contare il numero delle fortezze, anche se non saprei dirvi dove ognuna si trovi.”

“Cosa fanno con quelli che si accoppiano?”

“Li portano via, non sappiamo dove. Non li abbiamo mai più rivisti.”

“Dove sono Hanta e gli altri?” Ripeté Tenya, guardando Eijirou.

“Non lo so… Tetsutetsu era nella mia stessa prigione, ma non l’ho visto tra i feriti, i morti o quelli fuggiti. Forse è stato trasferito da qualche altra parte… oppure...” Eijirou scrollò le spalle, incapace di pronunciare ad alta voce quell’idea. “Non so nemmeno cosa sia successo ad Hanta e Rikidou.”

“E il principe? Dovevi incontrarti con lui una volta fuori.”

Eijirou scosse la testa, poi procedette a riassumere il contenuto dell’ultima lettera, le fialette inviate, i test che avevano fatto e le loro teorie. Alla fine, quando si accorse dell’impazienza che Bakugou emanava, Eijirou chiese:

“Chi sta viaggiando col principe? Pensavo fosse Aizawa-sensei, Hizashi o tu.”

“Aizawa-sensei è tornato a Yuuei per parlare con il re. Hizashi è andato alle isole Kohei per parlare con il consiglio dei tredici e chiedere aiuto.”

“Come spera di convincerli?”

“Non lo so.”

Prima che Eijirou potesse fare un’altra domanda, Tenya procedette a raccontare il suo viaggio. Lo fece in breve, senza troppi dettagli, focalizzandosi in particolar modo sul ripetere quanto difficile fu per lui abbandonare Todoroki-ouji.

“Perché un Omega viaggia con il tuo principe?!”

Le viscere di Eijirou trasalirono al suono di quell’esplosione, guardando verso Bakugo che osservava Tenya con un’espressione severa.

“C-Cosa—?!” Balbettò Tenya sentendolo. “Come—?!

“Rispondi!”

Tenya si voltò verso Eijirou, ma lui scosse la testa e lo incoraggiò a rispondere.

“Non so cosa ti abbiano detto, ma ti sbagli.” disse Tenya. “Non c’è nessun Omega—”

“Stai mentendo!”

Si alzò e lo indicò, la forza della sua presenza era sufficiente a gelare il resto delle scuse di Tenya. Eijirou, che si era alzato quasi nello stesso momento, allungò la mano in un tentativo di evitare il confronto.

“Tenya, per favore dimmi chi sta viaggiando con il principe e come lo conosci.”

La sua espressione ansiosa fu abbastanza per mitigare la rigidità del suo compagno. “Molto bene.”

La sua risposta fece sedere di nuovo Bakugou.

“Il suo nome è Izuku Midoriya. Abitava nelle isole Kohei quando è stato catturato dai commercianti di schiavi, la sua nave è affondata e lui è sopravvissuto sulle coste di Overhaul, nascondendosi dai soldati finché non è riuscito a costruire una barca. Per usare le sue parole, aveva intenzione di attraversare il Mare Interno verso Yuuei per poi costeggiarla verso la sua casa, ma durante il viaggio è stato catturato. Abbiamo inseguito la stessa nave per molti giorni finché non siamo riusciti ad abbordarla. Midoriya ha salvato la vita di Hizashi, ha anche curato tutti i nostri feriti, fingendo di essere un Beta, ma quando il nostro maestro l’ha scoperto è stato costretto a dire la verità. Il ragazzo non era un semplice medico, conosceva le rotte delle navi di Hosu, la posizione delle loro fortezze e molte altre cose… Lui stesso si è offerto di aiutare con la droga, e anche se Aizawa-sensei non era convinto, la situazione presentatasi l’ha obbligato a prendere la decisione di permetterlo. Il piano era chiedere aiuto a Kamui per liberarti, poi andare al confine dove ci saremmo incontrati, ma se quello che hai detto è vero, Eijirou, se il gruppo del principe è stato scoperto, allora è molto probabile che siano andati alle navi in cerca di rinforzi immediati. Tutto quello che possiamo fare è avvicinarci alla costa e aspettare che ci raggiunga Aizawa-sensei. Sono certo che il principe arriverà con lui.”

Improvvisamente e senza dire una parola, Bakugou si alzò e si allontanò. La sua postura, il suo odore, il suo volto, tutto in lui urlava dolore. Nessuno dei presenti si mosse, Eijirou non si azzardò a seguirlo, ma Denki sì. Si alzò e gli andò dietro, senza voltarsi.

Prima che potesse alzarsi e seguirlo, la donna chiamata Momo gli parlò:

“Descrivimi l’incenso, per favore dimmi esattamente cosa fa.”

Con una voragine nel cuore, Eijirou restò lì e rispose alle domande dei barbari.










 

Denki si mosse senza esitazione, seguendo l’aroma di legno fino a trovare Bakugou in piedi, nel mezzo di un mucchio di cespugli, guardando il cielo grigio che iniziava a schiarirsi. Gli restò a fianco senza guardarlo, le mani dietro.

“Quindi si chiama Izuku?” Chiese guardando il cielo.

“Perché non stai zitto?!”

“Mi piace il suo nome… È lui che profuma di menta?”

“Se non chiudi quella bocca

“Lo troveremo.”

Denki scandì quell’affermazione con la voce più serena che aveva, più che un’idea era una certezza. Aveva così tanta sicurezza che portò il biondo a guardarlo.

“Ah sì?” La domanda era piena di sarcasmo, di rabbia mal travestita. “E ora mi dirai che sai dov’è.”

“No, ma so che lo troverai.”

“Tu non sai niente.”

“So che non ti sei arreso. So che li hai combattuti. So che ci hai liberato… e so che lo troverai.”

Dopo una lunga pausa, Bakugou sbuffò.

“Sei un idiota,” mormorò tornando al suo atteggiamento.

La sua presenza si infiammò, crebbe e si concentrò. Denki la inalò e si emozionò.










 

Katsuki radunò il suo gruppo e abbaiò ordini senza sosta, fecero colazione senza fermarsi e partirono non appena finirono di raccogliere il campo. Era una giornata luminosa, il sole alto nel cielo limpido, le strade si erano asciugate così che i carri potessero muoversi agevolmente.

Viaggiarono tutti con i capi scoperti, molti senza la parte sopra del pettorale e concedendosi le carezze dei raggi caldi del sole. I barbari presero posizione nelle retrovie, controllando i vagoni degli Omega, chiacchierando e immergendosi nel mix di aromi leggeri e intensi che emanavano.

Togata viaggiava con tre dei suoi uomini in testa, insistette che Katsuki dormisse, la sua risposta fu un grugnito e un’espressione feroce; non fece mai un gesto per prendere il controllo, diede suggerimenti pertinenti che Katsuki ascoltò perché erano ragionevoli e dimostravano il senso pratico di qualcuno abituato a muoversi in condizioni difficoltose.

I barbari si conformarono alle loro routine senza lamentele, accettarono il loro cibo e in cambio si offrirono di pulire la carne. A differenza degli Omega — che avevano imparato per tentativi ed errori in prigione — loro erano esperti nel separare la carne e trarre il massimo da ogni pezzo, cucinavano le interiora in piatti accattivanti e fragranti che finivano per diventare commestibili. Erano gentili e rumorosi. Si allenavano con gli Alpha liberi da incarichi perché molti di loro non sapevano combattere correttamente e chiacchieravano anche con gli Omega, che li impressionavano con storie piene di dettagli.

Quando Togata insistette per sapere dell’incenso, Katsuki alzò le spalle e gli mostrò il carro pieno di polvere che quando bruciata sapeva di miele e latte. Uno dei suoi uomini si offrì di assaggiarla e morì, tra le convulsioni e le espressioni terrorizzate degli altri. Katsuki e i suoi uomini pulirono l’area, per loro i test erano diventati una routine, la loro tolleranza era più alta, ma Togata e i suoi uomini si allontanarono da lì, incapaci di resistere alla fragranza.

Viaggiarono senza sosta, approfittando del cielo chiaro e della temperatura calda. Seguirono il letto del fiume, con la guardia alta in caso di imboscate, ma la regione sembrava inabitata.

Di giorno Katsuki pattugliava, organizzava e dava ordini. Si allenava anche. Uno dei barbari, il gigante chiamato Inasa, lo sfidò a combattimento. Le prime volte perse, l’altro era più alto, ben nutrito e aveva vissuto in libertà, ma Katsuki non si arrese né si vergognò. Aveva molte cose da imparare e altre da ricordare.

Ci vollero quattro incontri, ma alla fine riuscì a batterlo. E una volta ottenuta, si aggrappò ogni volta a quella vittoria, pur non vincendo sempre. La sconfitta non lo inibiva, lo infiammava di fame. Si allenava e sudava fino a far protestare il suo corpo. Ruggiva e saltava finché il suo corpo non ricordò la flessibilità di anni prima. Con la pratica sarebbe tornato ai suoi tempi di combattimento intuitivo, ma non pretendeva di fidarsi della sua destrezza innata, stavolta intendeva perfezionare ogni attacco e movimento finché non ci sarebbe stato più nessuno in grado di sconfiggerlo.

Di notte Katsuki pattugliava, osservava e dormiva. Sognava di Izuku e del suo immenso sorriso dalle guance tonde e gli occhi luminosi.










 

Lo guardò con un’adorazione palpabile; era così intensa che le interiora di Katsuki volevano rannicchiarsi e nascondersi.

“Kacchan!”

La sua voce infantile, piena di toni acuti, era una melodia che lo faceva tremare da capo a piedi.





 

“Kacchan!” L’orgoglio nella sua voce, la felicità nei suoi occhi. “Ho finito!”





 

“Non farlo, Kacchan,” la paura gli fece tremare le spalle quando vide la caduta di diversi metri che si apriva a pochi passi da lui. “Non saltare da qui.”










 

I ricordi tornavano da lui più facilmente. Il suo desiderio cresceva con essi, lo faceva andare fuori controllo e lo obbligava ad allenarsi con maggior incentivo, a muoversi con più urgenza. In prigione, i ricordi erano una fonte di amarezza, un costante monito del suo errore e il grilletto della sua colpa. Nel mondo esterno i ricordi erano la scintilla che esaltava il suo mondo, germogliavano senza ordine, come un argine che era stato distrutto e da cui le idee fluivano senza ritmo. Prima vi si aggrappava con rabbia e violenza, ora si immergeva in ogni ricordo senza saziarsi.

Lui è qui. Qui.

La sua bramosia esplose quando una delle sentinelle tornò con la notizia che la cascata era vicina.

“C’è qualcuno lì,” disse il ragazzo e Katsuki fermò subito la carovana.

Il gruppo mandato avanti era composto da quattro persone. Eijirou, Tenya, Inasa e Katsuki. Il resto rimase indietro assumendo una posizione difensiva.

I quattro circondarono il campo dello sconosciuto, avvicinandosi con cautela comunicando i cambiamenti attraverso il loro aroma. Scoprirono che l’uomo era uno di loro perché si raddrizzò non appena percepì la loro presenza e si voltò subito nella direzione da cui arrivavano.

“Kirishima?”

La risposta che ricevette fu fragorosa e vivace.

“Sensei!”

Due figure corsero a salutarlo, l’uomo abbracciò i suoi allievi con evidente sollievo e i tre si presero un momento per godersi l’incontro. Inasa rimase ai margini, studiando il nuovo arrivato. Katsuki non lo guardò nemmeno, la sua impazienza ribolliva dentro di lui mentre continuava a guardarsi intorno, cercando.

Questo, finché tre voci non fecero la stessa domanda.

“Dov’è il principe?”



 

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Oggi è il compleanno di Izuku e oltre a questo nuovo capitolo, ho un altro regalo per voi! 

La mia bravissima amica Nekori Sama (andate a cercarla su Facebook e Instagram!) ha realizzato questa meravigliosa art dedicata a Flower Bouquet <3  twitter.com/NekoriTanuka/status/1150530291393581066

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Prossimo capitolo: "Una Falsa Orchidea"


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