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Autore: Teo5Astor    17/07/2019    18 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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25 – Il posto più bello del mondo
 
 
 
9 agosto
 
«Hanno ripreso le corse anche i treni nel frattempo! Tsk!» sbotta Vegeta, mentre recupera la bicicletta che aveva lasciato stanotte in stazione. «Non fare tardi agli allenamenti, Rad!» mi minaccia, dandomi appuntamento tra un paio d’ore. «Ci vediamo per lo spettacolo dei fuochi, Bulma…» aggiunge più timidamente, distogliendo lo sguardo dalla mia amica e andandosene pedalando.
«Son-kun…» sospira Bulma II, continuando a guardare Vegeta finché non sparisce dalla nostra vista.
«Se hai ancora paura, resterò con te anche oggi».
«No, sto bene» risponde, fissando i suoi occhi azzurri nei miei. «Stavo pensando all’altra me stessa, lei sta di gran lunga peggio» aggiunge, stringendo i pugni. «Lei mi odia, ma te lo chiedo per favore: aiutala» conclude, lasciandomi in mano il cellulare della mia amica e avviandosi da sola verso casa.
 
«Bentornato» mi accoglie Bulma, non appena rientro in casa. Si è già alzata anche lei e sta preparando la colazione. «Mi sembri stanco, Son-kun. Stai bene?»
«Tieni» le rispondo, accennando un sorriso e porgendole il suo telefono. «Abbiamo cancellato quell’account, credo non lo rifarà mai più».
«Capisco…» ribatte a denti stretti, abbassando la testa e afferrando il suo cellulare. «Ah…» esclama, sgranando gli occhi e indietreggiando di un passo, non appena sblocca il telefono e vede che Bulma II ha impostato come immagine di sfondo il selfie che ho scattato io poco fa con noi e Vegeta.
«Dopo ti spiego bene… comunque è tutto ok!» bofonchio, mentre mangio velocemente una fetta di pane e marmellata e mi dirigo verso il bagno con un bicchiere di spremuta d’arancia in mano. «Mi faccio una doccia al volo per ripigliarmi, che poi devo andare agli allenamenti e direttamente al lavoro!»
 
Quando torno a casa è ormai pomeriggio inoltrato. Il cielo è nero, e il vento soffia sempre più forte. Sta arrivando davvero quel tifone, spero non stia creando troppi problemi a Lazuli per le riprese, tra l’altro, anche se so che si erano tenuti apposta per ultime le scene da interno.
Non ho ancora avuto modo di spiegare bene tutto a Bulma, penso, mentre mi siedo sul divano. Non è in salotto, che sia in camera mia? Riflettendo su questo e stravolto dalla fatica e dal sonno arretrato, senza rendermene conto mi ritrovo addormentato ed è solo un forte tuono a svegliarmi di soprassalto un’ora dopo.
«Buongiorno fratellone!» esclama mio fratello, seduto accanto a me, mentre guardando fuori dalla finestra mi rendo conto che sta imperversando una bufera. Mi sento più intontito e stanco di prima, se possibile.
«Ciao Goku» sbiascico. «Bulma è in camera?»
«No, non è ancora tornata!»
«Cosa?! È uscita?!» sbotto, tirandomi su di scatto.
«Ha preparato la cena per dopo e ha lasciato qualcosa di pronto in frigorifero per Goku-kun per domani» spiega mio fratello. «Ha detto che doveva andare a fare la spesa!»
«A fare la spesa?! E perché ha già preparato da mangiare per domani?» farfuglio, recuperando il mio cellulare per provare a chiamarla.
Non appena inoltro la chiamata sento il telefono di Bulma suonare da camera mia, e mi rendo conto che l’ha lasciato volutamente qui.
Ma cosa si è messa in testa di fare?!
 
«Merda…» ringhio, mentre pedalo a tutta velocità in mezzo alla tempesta e mi dirigo verso casa di Bulma, per vedere se è andata lì. Sono uscito di casa così com’ero, in pantaloncini e maglietta, terribilmente preoccupato per la mia amica. Non capisco il suo gesto… che sia tornata ad essere un’unica entità con l’altra sé stessa?
«Cosa fai qui, Son-kun?» mi chiede perplessa Bulma II, dopo avermi fatto entrare in casa. Sono bagnato fradicio, e mi sento anche a pezzi non avendo dormito nulla con allenamenti e lavoro sulle spalle.
«Bulma è sparita!» grido, ansimando e grondando acqua sul pavimento. «Non so dove sia, ha lasciato il telefono a casa!»
«Te lo dico subito: non credo che siamo tornate ad essere una sola persona…» sibila la copia della mia amica, abbassando la testa e stringendo i pugni.
«Hai idea di dove possa essere?! Cioè, se fossi stata tu a scappare, dove saresti andata?!»
«Io… io credo che sarei andata a scuola…».
 
«Cazzo… che rottura di palle!» urlo, mentre pedalo in mezzo alla bufera per continuare le mie ricerche.
Il vento soffia sempre più forte e viene giù così tanta pioggia che fatico a vedere davanti a me in certi punti. Mi sento i vestiti appiccicati addosso e ho i capelli fradici che continuano a finirmi in bocca e negli occhi.
«Quando fai così sei una rottura di palle, Bulma!» impreco a gran voce, mentre una macchina mi passa accanto a tutta velocità inondandomi con l’acqua che solleva al suo passaggio.
«Vaffanculo…» sibilo, mentre fatico quasi a mantenere il controllo della bici, ma almeno intravedo la scuola davanti a me. Mi sento debole, senza forze. Almeno la pioggia mi aiuta a star sveglio. Spero che sia davvero qui Bulma, così almeno torniamo a casa e vado direttamente a dormire. Sono a pezzi, non stavo così quando sono uscito di casa. Mi fa male tutto, merda.
 
«Eccoti…» sbuffo, piegato sulle ginocchia e lavato dalla testa ai piedi, non appena entro nella nostra classe e trovo Bulma seduta al suo banco che fissa il vuoto.
«Son-kun?! Perché sei qui?» mi chiede allibita. «Sei… sei bagnato fradicio! Rischi di prenderti qualcosa!» esclama, alzandosi in piedi.
«Perché sono qui? Bella domanda…» sospiro. «Sai, ho fatto un disastro stamattina, perché non ti ho spiegato subito tutto…» aggiungo, appoggiandomi alla cattedra. Boccheggio, ma che cazzo mi sta succedendo?
«Cosa dovevi spiegarmi?»
«Più che altro… più che altro volevo chiederti se ti va di venire a vedere lo spettacolo di fuochi d’artificio con noi tra tre giorni» rispondo a fatica. «Quello di Enoshima… quello che abbiamo visto anche l’anno scorso» aggiungo, spostandomi con stizza una ciocca di capelli appiccicati dalla fronte. «Ci sarà anche Vegeta!»
«Io…» sussurra Bulma, abbassando la testa.
«Sei dei nostri, no?»
«No…».
«Hai altri impegni?!» le domando, staccandomi dalla cattedra e facendo un passo verso di lei, serissimo.
«Ho intenzione di sparire da qui» risponde lapidaria, senza guardarmi. «Voglio sparire dalla tua vita e da questa città».
«Non dire cazzate, per favore…».
«Questo mondo non ha bisogno di due Bulma Brief» sospira, voltandosi verso la finestra e il cielo nero in tempesta. «L’altra me stessa è senza alcun dubbio una Bulma Brief migliore». Si ferma per un istante, stringendo i pugni e abbassando di nuovo lo sguardo. «Lei ormai è parte integrante di questo mondo. Se me ne andrò, tutto si risolverà».
«Risposta sbagliata» scandisco, sollevandole il mento tra indice e pollice per obbligarla a guardarmi negl’occhi. Mi sforzo di non ansimare, ma mi sembra di iniziare a vedere sfocati i suoi occhi azzurri.
«Non c’è nessun errore nella mia risposta» ribatte, indurendo lo sguardo.
«Invece è piena di errori, fin dal principio» le spiego, mentre un brivido mi attraversa le ossa.
«Allora… allora spiegami quella foto! Quella che avete scattato stanotte voi tre!» grida all’improvviso Bulma, battendo i pugni sul banco e cominciando a piangere. «Avrei fatto carte false per esserci! E invece c’era lei, una copia appena arrivata!» sbraita, facendomi sentire un nodo in gola sempre più forte. Mi fa malissimo vederla così. «Cos’altro dovrei pensare dopo aver visto quella foto?! Ormai non c’è più posto per me, qui! Nessuno ha bisogno di me!» aggiunge, senza smettere di piangere. «A te e Vegeta non cambia niente se c’è l’altra Bulma, vero?! E tu sei uno stronzo! Tu… tu non hai un cuore! Sei… sei un insensibile e basta…».
«Ma sei scema o cosa?!» sospiro, appoggiandomi a un banco alla mia destra. Mi sento le gambe molli, la testa sembra possa scoppiarmi da un momento all’altro. «E lo scopri solo ora?! Lo sai quanto so essere insensibile, io, se voglio…» accenno un sorriso, sapendo che le sue parole sono dettate solo da uno sfogo causato dalla rabbia e che non pensa davvero questo di me. «E, dato che sono un insensibile di merda senza cuore, non risponderò alle stronzate che hai detto, ma ti do appuntamento alle 18.30 del 12 agosto alla stazione Kugenuma-Kaigan per andare a vedere i fuochi. Spero ci sarà anche Lazuli, ma tu vedi di non mancare. Per me non è la stessa cosa se ci sei o se non ci sei».
«Son-kun… io…».
«Basta, ho finito» la interrompo, voltandomi. «Io… io… voglio andare a casa…» aggiungo in un sussurro, mentre le ginocchia mi cedono e mi ritrovo appoggiato a una sedia, tossendo.
«Son-kun! Son-kun! Stai male?!» grida Bulma, che corre da me e mi abbraccia per sorreggermi. «Ma… ma tu sei bollente!» aggiunge, allarmata, mentre la sua voce mi sembra sempre più lontana.
 
Riapro gli occhi e vedo tutto bianco davanti a me. Dove sono?
«Alla buon’ora…».
Mi volto sulla sinistra e guardo Lazuli accennare un sorriso, seduta su una sedia ma con la testa appoggiata al letto su cui sono disteso, accanto al mio braccio.
Sono in un letto?! E cosa ci fa qui Lazuli? Sto sognando?
E perché nell’altro braccio ho una flebo? Una flebo?!
«Finire in ospedale è quello che ti meriti per essere andato in giro con questo temporale» sibila, alzandosi in piedi e avvicinando la sua faccia alla mia, guardandomi male.
«Là… tu… io…» farfuglio confuso, perdendomi nei suoi occhi di ghiaccio. Sento il rumore della tempesta arrivare ovattato da fuori.
«Le analisi che ti hanno fatto erano tutte a posto, ti era solo venuta la febbre in un momento in cui eri molto debole» continua, mettendo le mani dietro la schiena e avvicinandosi di più. «Hanno detto che dopo la flebo la temperatura si sarebbe abbassata subito, fammi controllare» aggiunge, appoggiando la fronte contro la mia e togliendomi il fiato.
Sento il suo profumo fresco, il suo respiro. La sento vicina, e mi fa sempre effetto dopo qualche giorno che non la vedo. È… è bellissima.
«Si direbbe che non hai più la febbre, hai anche dormito qualche ora, poi» aggiunge, con apparente distacco, rialzandosi e continuando a guardarmi negli occhi. «Beh?! Cos’è quella faccia da pesce lesso?!»
«Non è colpa mia…» sospiro, accennando un sorriso. «È che mi sono trovato davanti una senpai super bellissima, sai com’è…».
«Vedo che sei sano come un pesce» sbuffa, afferrandomi il naso tra indice e pollice per poi contorcerlo, facendomi imprecare e dimenare nel letto.
Nel letto di un ospedale, come due anni fa… ma quante cose sono cambiate da allora? Quanto sono io ad essere cambiato, da allora?
Sorrido, mentre allungo una mano verso Lazuli. Sorride a sua volta, mentre intreccia le sue dita intorno alle mie. Sembra che sappia quello che sto pensando.
«Scusa, Là…» sospiro. «Tu eri impegnata con le riprese e invece sei qui per colpa mia…».
«Ci sono cose più importanti di alcune stupide riprese» sibila, distogliendo lo sguardo dal mio e arrossendo lievemente. Mi fa battere il cuore più forte che mai, come solo lei sa fare e forse non immagina neanche quanto sia in grado di farlo. «Mi ha chiamata Bulma, in tutte queste ore non si è mai spostata dalla sala d’attesa. Io mi sono fatta portare qui dalla mia manager, tornerò con lei a Tokyo domattina perché stanotte la voglio passare con te».
«E lei non ha avuto niente da obiettare?»
«Devi sapere che nel nostro lavoro i manager hanno sempre qualcosa da obiettare perché si preoccupano fin troppo di tutto…» sbuffa. «Ma Piiza-san l’ho scelta io perché mi è sembrata subito una ragazza a posto. E, infatti, come vedi, sono qui e non su un set di Tokyo, adesso».
«Non so come farei se tu non ci fossi, Là» sorrido, accarezzandole una guancia e sistemandole una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Indossa come sempre la sua mollettina nera glitterata a forma di testa di coniglio.
«Ecco, vedi di non pensarci troppo mentre vado a dire alla dottoressa che ti sei svegliato e stai meglio, così magari ci lascia tornare a casa» risponde con apparente distacco, mentre si allontana da me e si dirige verso l’uscita della stanza. «Ah, Rad, nel frattempo dovresti andare a dire qualcosa a Bulma in sala d’attesa. Si sente molto in colpa, è preoccupata».
 
«Son-kun?!» sgrana gli occhi Bulma, non appena mi siedo accanto a lei in sala d’attesa, dopo aver trascinato con me tutto l’armamentario per la flebo che ho ancora attaccata al braccio.
«Mi sento un deficiente con questo camice…» borbotto, aprendo le braccia. Non c’è nessuno oltre a noi. «Mi spiace averti fatto preoccupare».
«Puoi ben dirlo. Sei stato scorretto a fare così…» sospira, distogliendo lo sguardo dal mio. «Come potevo abbandonarti a scuola in quelle condizioni?!»
«Allora è meglio che sia andata così, almeno adesso sei ancora qui con me» le sorrido.
«Son-kun, io…» sussurra, guardando per terra.
«Sei proprio sicura che nessuno abbia più bisogno di te?» la interrompo. «Che tutto si sistemerà, se te ne andrai?» aggiungo, restando per qualche istante in silenzio, senza ricevere tuttavia risposte. «Beh, sappi che non voglio mai più sentire queste stronzate».
Bulma riprende a guardarmi negl’occhi e accenna un sorriso. Nei suoi occhi azzurri torno a rivedere un lampo di sereno, una luce che avevo quasi dimenticato sul suo volto.
«Guarda che non c’è niente di male ad odiare sé stessi…» riprendo. «Pensa, ci sono dei giorni in cui anch’io sopporto a malapena la mia esistenza, in cui mi danno per come avrei potuto gestire alcune situazioni per fare andare meglio certe cose. Ce ne sono altri in cui odio le cicatrici che ho sul petto. C’erano anche delle volte in cui soffrivo quando tutti mi parlavano dietro, anche se non lo davo a vedere. Quando ti fanno sentire diverso, sbagliato. Quando ti spingono ad odiare te stesso».
«Dovevo aspettarmelo da te, Son-kun» sorride dolcemente Bulma. «Di solito in questi casi una persona direbbe qualcosa del tipo “puoi iniziare ad amare te stesso un passo alla volta”, oppure frasi come “hai un sacco di lati positivi”, non credi?»
«Una dose eccessiva di ottimismo toglierebbe ogni energia ad una ragazza seriosa e razionale come te!» esclamo, sorridendo a mia volta.
«Sei il peggio del peggio, Son-kun» sbuffa, guardandomi male. «Però ora mi sento… sollevata» aggiunge, sorridendo di nuovo e guardando fuori dalla finestra. Respira a fondo, chiudi gli occhi per un lungo istante. «Davvero… non sai che peso mi sono tolta».
«Andrà tutto bene» la rassicuro.
«Senti…» riprende con un filo di voce, senza guardarmi in faccia. Sembra imbarazzata. «Posso… posso venire anch’io a vedere i fuochi con voi?»
«No» sbotto, facendo sì che la mia amica si volti in mia direzione con gli occhi sgranati. «Non se lo chiedi così».
«Voglio venire anch’io a vedere i fuochi!» sbotta, determinata.
«Lo stai chiedendo alla persona sbagliata…» rispondo con nonchalance, indicandole col capo il telefono pubblico accanto a noi. Il mio cellulare è rimasto nella stanza, mentre il suo è ancora a casa mia.
Bulma si alza, titubante, e raggiunge l’apparecchio. Infila una moneta e compone il numero di casa sua.
«Sono io» le sento dire, mentre stringe forte la cornetta.
«Sì, mi sono incontrata con Son-kun» conferma all’altra sé stessa.
«Ad ogni modo… ecco, avrei una richiesta!» esclama, prendendo coraggio. «Voglio venire anch’io a vedere i fuochi!»
In quel momento osservo con stupore la figura di Bulma dissolversi davanti ai miei occhi. La cornetta del telefono pubblico ciondola nel vuoto, con il filo che continua ad ondeggiare. È sparita, si è smaterializzata davanti ai miei occhi.
Mi alzo e porto all’orecchio la cornetta. «Sei ancora lì?» domando.
«Torna pure in camera, Son-kun» risponde Bulma. «Stai facendo aspettare Lazuli-san».
«Sei tornata ad essere una persona sola?»
«Sì… ed è solo grazie a te» sospira. «Vedi di non fare tardi per i fuochi e di portare anche la tua ragazza» aggiunge, prima di chiudere la conversazione.
«Ti lascio solo un attimo e impari anche a far scomparire la gente? Affascinante…».
La voce di Lazuli mi fa voltare in sua direzione. È in piedi accanto all’ingresso della sala d’attesa con le mani incrociate sotto il seno e un sorriso accennato sul volto. Deve aver visto tutto anche lei. «Dai, andiamo a farci togliere la flebo e torniamo a casa. Ho già chiamato un taxi».
 
«Anche se ormai stai bene, domani vedi di stare a riposo dagli allenamenti di calcio!» mi sgrida Lazuli, perentoria.
«Ma mancano solo sei giorni alla partita! E io sto benissimo, adesso! Avevo solo bisogno di riposarmi…» provo a protestare.
«Ecco, appunto! Visto che mancano solo sei giorni, vuoi rischiare di avere una ricaduta e saltare la partita?!» sbotta. «Guarda che me ne torno a casa mia se non mi dai retta… ci tengo a te, scemo» aggiunge, irritata, mentre le accarezzo i capelli e le do un bacio sulla testa. «E guai a te se vengo a sapere che mi hai disubbidito!»
«Sì, mammina…» sbuffo, ricevendo in cambio un pugno in pieno stomaco.
«Senti Là, ti andrebbe di venire con me, Bulma e Vegeta a vedere lo spettacolo dei fuochi d’artificio di Enoshima tra tre giorni?» le chiedo, cambiando discorso, sdraiato insieme a lei nel letto di camera mia.
Mi sento decisamente meglio, la febbre sembra essere già sparita e riposare un po’ mi ha aiutato. Stanotte posso tornare a dormire nel mio letto e non più in un futon in salotto, dato che Bulma ha risolto i suoi problemi. Ma la cosa più bella di tutte è poter essere qui con la mia ragazza, con la sua testa appoggiata sul mio petto. «So che non dovremmo farci vedere in pubblico insieme, però, sai…».
«Certo che vengo» mi interrompe, girandosi repentinamente a pancia in giù e puntando i suoi occhi di ghiaccio nei miei.
Da fuori entra la luce dei lampioni e di qualche stella, dato che ha smesso di piovere, finalmente.
«Sarà pieno di sgualdrine in yukata pronte a metterti gli occhi addosso, come fanno a scuola nell’ultimo periodo. Mi sembra giusto venire e mettere in chiaro un paio di cosette» sibila, guardandomi duramente. «E poi… non saresti curioso di vedere anche me in yukata?» aggiunge con un filo di voce, distogliendo lo sguardo dal mio e arrossendo leggermente. Quanto sa essere adorabile senza neanche rendersene conto questa ragazza?!
«Ti ho vista con la divisa scolastica, con un completino da coniglietta e anche nuda» la provoco, prendendole il mento tra indice e pollice per imporle di guardarmi. «Mi sembra doveroso vedere quanto sei bella con su uno yukata».
«Però… però voglio che ne indossi uno anche tu» ribatte, sorridendo furba. «Altrimenti non lo metto nemmeno io».
«Hai voglia di ricatti, vedo…» sospiro roco, avvicinando pericolosamente le mie labbra alle sue. «Spero che tu abbia anche voglia di vedere quanto mi sei mancata…» aggiungo, baciandola dolcemente e a lungo, stringendola a me.
Lei si sdraia a cavalcioni sopra di me, senza smettere di baciarmi. Mi sfila la maglietta, in silenzio, e la getta a terra, prima di togliersi la sua e riprendere a baciarmi. Penso di esserle mancato anch’io, a quanto pare. E anche di averla fatta preoccupare stasera. Ma non ho molto tempo di pensare a queste cose. Non adesso.
Facciamo l’amore per tutta la notte. Finché ne abbiamo, finché non crolliamo vinti dalla stanchezza e dal sonno.
 
 
12 agosto
 
«Quando ho su lo yukata mi sento un coglione… tsk!» sbotta Vegeta, irritato, stringendo l’obi bianco che fissa in vita il suo yukata blu scuro. «Non dovevo farmi obbligare da te a metterlo…».
«Non è colpa mia se quelle due ci hanno ricattato…» sbuffo, guardando il mio yukata nero fissato con un obi beige. «Non l’avrebbero messo nemmeno loro in caso contrario».
«Parla per te! È la tua ragazza che si è inventata questa condizione!» ribatte, mentre continua ad arrivare sempre più gente davanti alla stazione, dove stiamo aspettando Lazuli e Bulma per andare a vedere lo spettacolo pirotecnico.
«Non l’avrebbe messo nemmeno Bulma… pensi che sia un caso che vengano qui insieme?» sbuffo. «E poi, scusa, non sei curioso di vedere Bulma in yukata? L’anno scorso non l’aveva messo».
«Io… no… fatti i cazzi tuoi…» sibila Vegeta, incrociando le braccia sul petto e voltandosi dall’altra parte.
«Là! Bulma!» chiamo a gran voce le ragazze, agitando una mano in aria per farmi vedere in mezzo alla folla.
«C-ciao…» farfuglia Bulma, abbassando la testa non appena ci vede. Penso sia imbarazzata dal farsi vedere in yukata. Sta benissimo però, il suo è azzurro con dettagli floreali blu e decorazioni rosa, fissato con un obi lilla.
«Ciao» esclama Vegeta, in tono risoluto, soffermandosi qualche secondo di troppo sulla sua figura, prima di voltarsi di nuovo.
Lazuli accenna un sorriso e i nostri sguardi si incrociano. Mi soffermo anch’io su di lei per qualche secondo di troppo, ma ne vale decisamente la pena. È semplicemente incantevole col suo yukata celeste con ricami rosa e gialli a forma di fiori di ciliegio e l’obi fucsia.
«Hai finito di spogliarmi con gli occhi, maiale?» mi domanda in un sussurro, non appena si avvicina a me e le cingo un fianco con la mano, iniziando a camminare verso la spiaggia dove è stata montata una tribuna per assistere allo spettacolo.
«Veramente no» ghigno. «Mi fai impazzire» le bisbiglio roco in un orecchio.
«Bravo, qualunque altra risposta avrebbe potuto scatenare la mia ira» accenna un sorriso. «Comunque anche tu non sei male».
«Sì, ma ti assicuro che sono meglio senza questo yukata addosso!» ridacchio.
«Questo lo so già» sorride maliziosa, dandomi un bacio a fior di labbra e prendendomi per mano, accelerando il passo. «Se non ci muoviamo non troveremo più posti a sedere!» sbotta, guardando Bulma e Vegeta che ci seguono in silenzio, uno accanto all’altra, visibilmente a disagio. Quanta pazienza mi tocca portare con quei due imbranati?!
«T-ti sei rimessa gli occhiali?!» farfuglia Vegeta, che ormai si era abituato a vedere Bulma II con le lenti a contatto e la coda.
«S-sembro strana?!» sbotta lei, distogliendo lo sguardo.
Do una gomitata nel fianco a Vegeta, che si volta stizzito verso di me.
«N-no! Perché dovresti!» sbotta, imbarazzato. «Hai… hai anche la treccia oggi!» aggiunge, notando in effetti una pettinatura che non avevo mai visto su Bulma da quando la conosco.
«Me l’ha… me l’ha fatta Lazuli-san…» farfuglia lei, a disagio.
«Dille qualcosa sul suo yukata, coglione» sussurro, cercando di scandirgli bene le parole. «Muoviti!» aggiungo, mentre sento Lazuli soffocare a stento una risata, attaccata al mio braccio. Il mio amico resta in silenzio, come interdetto, e capisco che mi tocca prendere in mano la situazione.
«Ops!» esclamo con nonchalance, mentre passo accanto a Bulma e lo do un lieve spintone che la fa finire addosso a Vegeta.
«S-scusa!» grida lui, arrossendo e indietreggiando meccanicamente, rigido come un robot.
«D-di niente… cioè, scusami tu…» farfuglia Bulma, paonazza, sistemandosi gli occhiali e distogliendo lo sguardo da lui. «Son-kun!» sbotta, stringendo i pugni e incenerendomi con lo sguardo, prima di girarsi dall’altra parte.
Quanto sono imbranati quei due?!
«E stai attento quando ti muovi, Rad! Tsk!» mi sgrida Vegeta, irritato, lanciandomi un’occhiataccia.
«Ops! Le mie scuse…» allargo le braccia in modo teatrale, mentre Lazuli al mio fianco si sforza di non ridere. «Lo yukata, Prince! Lo yukata!» aggiungo in un sussurro, indicando al mio amico con un cenno del capo Bulma, ancora girata.
«Ecco… stai… stai bene in yukata!» sbotta Vegeta, con la stessa delicatezza di un orso in un negozio di cristalli, prima di incrociare le braccia al petto e guardarmi, mentre Bulma si volta e arrossisce vistosamente. Ma da quando è diventato così impacciato con le ragazze?! Con Bulma, poi?! «Vero, Rad?!» aggiunge, cercando disperatamente di tirarmi in mezzo, mentre prendiamo posto sulla tribuna e lei si siede in mezzo a noi due.
«Certo, lei e Là fanno a gara a chi è più figa stasera!» esclamo, guadagnandomi un’occhiataccia da Bulma alla mia sinistra e una poderosa gomitata sulle costole dalla mia ragazza a destra.
«C’è anche la tua amichetta primina, hai visto?!» sibila Lazuli, conficcandomi le unghie nella mano e rivolgendo uno sguardo di fuoco in direzione di Lunch e del suo gruppo di amiche, che stanno cercando posto anche loro e non si sono accorte di noi.
«Senpai!» mi chiama a gran voce Lunch, da lontano, non appena mi scorge. Insieme a lei si mettono a salutarmi e a sorridermi anche le sue amiche. Riconosco Mai e le altre due del suo nuovo gruppetto, ma vedo che ci sono con loro anche Lucy, Erza e Mira, quelle che aveva tanto paura di deludere a causa di Yamcha Wolf. Sono diventate un gruppo unico, a quanto pare, e tutto questo non può che rendermi felice. In questo anello temporale non ci ho avuto a che fare spesso come in quello in cui mi sono finto fidanzato con Lunch, però, essendo lei comunque una mia collega al “Kame House”, ho avuto modo di conoscerle e di parlarci insieme a scuola e al lavoro.
«Sbaglio o sono tutte gentili con te, le primine?» ringhia a denti stretti Lazuli, andando più a fondo con le unghie e salutandole con la mano libera, sorridendo amabilmente. Che splendida “falsona” che è quando vuole. Un sorriso da attrice consumata rivolto a loro mentre tortura me. La amo alla follia.
«Sei un incorreggibile maiale, Son-kun…» sospira Bulma, dando man forte alla mia ragazza. Le odio quando si coalizzano. Le odio, ma le adoro allo stesso tempo, in realtà.
«Ma… cosa ho fatto?!» provo a protestare, cercando aiuto nello sguardo di Vegeta che, ovviamente, si limita a sorridermi sghembo.
«È il prezzo da pagare se vuoi metterti in competizione con me per diventare il ragazzo più popolare della scuola, tsk!» si limita a dire, prima di incrociare le braccia al petto e alzare lo sguardo verso il cielo buio, dove, nel frattempo, sta per cominciare lo spettacolo.
«Ma guarda che a me non me ne freg-…» provo a rispondere, prima di venire interrotto da Lazuli, che mi afferra il mento con una mano e mi fa voltare verso di lei, prima di regalarmi un bacio breve ma impetuoso. Bollente, soprattutto.
«Parli troppo, Son» sussurra roca, non appena si stacca da me e si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il primo fuoco d’artificio viene sparato nel cielo, e io vedo le sue luci riflesse negli occhi di ghiaccio di Lazuli. Accenna un sorriso, dolce e malizioso al tempo stesso, prima di prendermi per mano e volgere lo sguardo verso l’alto. «E comunque mi sembrava giusto segnare un po’ il territorio».
 
Lo spettacolo prosegue a lungo, mentre continua ad arrivare gente per seguirlo anche in piedi, a due passi dal mare.
È un gioco di luci meraviglioso e quasi non mi sembra vero di essere qui ad assistervi mano nella mano con la mia ragazza. Come non avrei mai potuto immaginare che la mia ragazza sarebbe stata proprio Lazuli Eighteen, qualcosa che andava al di là della mia stessa immaginazione.
Però la vita penso che sia bella proprio perché sa sorprenderti sempre, anche nelle cose belle. Anzi, soprattutto nelle cose belle, anche se spesso tendiamo a soffermarci sui casini che ci capitano, su quando sembra andare tutto male.
Essere qui con lei adesso mi ripaga di tutto il dolore che ho provato, della paura di non farcela.
Le stringo la mano più forte e gliela accarezzo delicatamente col pollice, mentre lei appoggia la testa sulla mia spalla e mi fa battere il cuore più forte.
«Vegeta…» sento bisbigliare Bulma, nonostante il rumore dei fuochi.
«Uhm?» ribatte lui, avvicinandosi a lei con la testa per sentire quello che ha da dirgli.
Li seguo con la coda dell’occhio per non essere indiscreto, ma non riesco a sentire le parole che la mia amica gli sussurra nell’orecchio.
«Non devi… non devi darmi per forza una risposta adesso… so che è un periodo complicato per te…» sospira Bulma, non appena allontana la sua faccia dall’orecchio di Vegeta e consente anche a me e, immagino, Lazuli, di sentire. Volge di nuovo lo sguardo verso il cielo, penso stia sorridendo. «Volevo solo che lo sapessi…».
«Io… io non ho bisogno di darti una risposta» sbotta Vegeta, con un tono di voce così alto da superare i botti dei fuochi d’artificio. La guarda intensamente e le sfila gli occhiali. Mi sembra aver ritrovato la sua consueta sicurezza. Proprio in quel momento un soffio di vento fa sciogliere la treccia di Bulma, con il nastro rosa che aveva usato Lazuli per fissargliela che vola via, contribuendo a rendere ancora più magica l’atmosfera. «Sai, da quando ti conosco ti ho sempre guardata, ma oggi mi rendo conto di non averti mai guardata davvero. Non come avrei dovuto, almeno».
«Vegeta, io…» sussurra Bulma, allungando una mano verso quella di Vegeta che stringe la bacchetta dei suoi occhiali, appoggiandogliela sopra.
«Cioè, non ho bisogno di darti una risposta perché mi basta questo» la interrompe lui, prima di baciarla all’improvviso. Bulma gli cinge il collo con le braccia e si lascia condurre in qualcosa che immagino avesse tanto desiderato.
Mi volto istintivamente verso di loro, che continuano a baciarsi, e che non sembrano in grado di staccarsi da quanto evidentemente si bramavano a vicenda da chissà quanto tempo. Vedo una lacrima scendere dall’occhio chiuso di Bulma e bagnarle una guancia, mentre Lazuli mi appoggia una mano sulla coscia e richiama la mia attenzione.
«Andiamo» mi dice in un orecchio. «Lasciamoli soli» aggiunge, prendendomi per mano e facendo per scendere dalla tribuna gremita di gente. «Senza di noi saranno più a loro agio» riprende, non appena raggiungiamo un punto più appartato della spiaggia.
«Anch’io avevo voglia di stare un po’ da solo con te» le sorrido, cingendole un fianco con la mano e stringendola a me. «Vieni, voglio farti vedere i fuochi da un posto segreto!» esclamo, facendo per allontanarmi dalla spiaggia.
«Perché andiamo via da qui? Non è più bello guardarli in riva al mare?»
«Ti fidi di me?» ribatto, attraversando la strada e entrando in un parchetto buio e deserto, in mezzo al quale c’è uno scivolo molto alto.
«Sì…» accenna un sorriso lei, prendendomi per mano.
Salgo la scalinata dello scivolo, seguito da Lazuli, e mi fermo insieme a lei sul pianerottolo prima della discesa.
«È… è bellissimo qui!» esclama Lazuli, appoggiandosi alla ringhiera e guardando il mare sotto di noi come se fossimo su una sorta di promontorio e i fuochi d’artificio che continuano ad essere sparati nel cielo.
La abbraccio da dietro e la stringo a me.
Non guardo i fuochi, continuo a guardare lei.
«Non ti interessa più lo spettacolo?» mi chiede, con un filo di voce, senza distogliere gli occhi dal cielo.
«Certo che mi interessa, infatti sto ammirando lo spettacolo che più mi interessa» le rispondo roco in un orecchio. «Cioè tu».
Lei gira la testa leggermente senza voltarsi. Riesco a vedere i suoi occhi di ghiaccio nei miei. Le luci dei fuochi si riflettono in loro, proprio come prima in spiaggia.
Ci baciamo, mentre continuo a ad abbracciarla da dietro. Ci baciamo a lungo, non saprei dire per quanto. Di sicuro per troppo poco, dal mio punto di vista.
«Sai, Rad, stasera questo mi sembra il posto più bello che abbia mai visto, anche se è solo uno scivolo» sussurra dolcemente. «Mi sembra il posto più bello del mondo».
«Io lo conosco già il posto più bello del mondo» rispondo, stringendola più forte a me. «Siamo noi, Là. Il posto più bello del mondo siamo noi».
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: eccoci giunti alla fine di un capitolo lungo, intenso e immagino tanto atteso visto quello che è successo. Io posso solo sperare che vi sia piaciuto come Rad sia riuscito in qualche modo a far “guarire” Bulma e come siano arrivati a baciarsi (finalmente…) lei e Vegeta. “Il posto più bello del mondo” del titolo (che poi è il titolo di una bellissima canzone di GionnyScandal), invece, sono i nostri Rad e Là, che spero vi siano piaciuti nella loro consueta complicità. Io li ho adorati qui, come spero vi siano piaciute le riflessioni che fa Radish su di lei durante lo spettacolo pirotecnico. Su quanto la vita possa essere capace di sorprenderci in positivo, anche se magari è più facile crollare quando ci sorprende con una batosta improvvisa. Rad ha imparato col tempo a cercare di soffermarsi sulle cose belle, su ciò che ha e non su ciò che non ha più e sui fatti negativi. Non è sempre facile farlo, ma penso sia un buon consiglio di vita da parte sua.
Come spero vi sia piaciuto ciò che dice a Bulma in ospedale: bisogna essere positivi in generale, ma a volte capita a tutti di odiare sé stessi per qualche motivo e non c’è niente di male a farlo. Basta poi raccogliere i pezzi e andare avanti, provando a sorridere di nuovo.
In tutto questo, spero davvero tanto vi sia piaciuta la conclusione della saga di Bulma e ringrazio i fans della coppia Vegebul di aver avuto così tanta pazienza! Spero che vi piacerà anche il proseguimento della storia, perché devono ancora succedere tante cose e ci sarà spazio per tutti i personaggi visti finora, oltre a una grandissima new entry che avrete ormai intuito e che vedremo all’opera molto presto!
 
Come sempre ringrazio tutti voi che mi lasciate sempre un pensiero, una recensione, un incoraggiamento. A voi che mi trasmettete sempre entusiasmo e che mi rendete felice dicendomi la vostra opinione sui vari capitoli di una storia che conta davvero molto per me, come questa.
Un grazie enorme va anche a chi continua a leggere e ad apprezzare, se volete dirmi anche voi che cosa ne pensate della conclusione della vicenda dei nostri cari VegeBul fatemelo sapere!
Ringrazio poi immensamente la bravissima Sapphir Dream per questi due disegni meravigliosi che rappresentano due momenti clou del capitolo. E un grazie va a lei anche per avermi con questi disegni suggerito la gag di Rad che spinge Bulma addosso a Vegeta e il fatto che il Prince tolga gli occhiali a Bulma prima di baciarla, con tanto di treccia che si scioglie. Anche la treccia per Bulma in onore dei vecchi tempi della prima serie di Dragon Ball è opera sua, così come la frase che Vegeta le dice sul fatto che non l’aveva mai “guardata davvero”. Quando mi ha inviato questi disegni, ormai quasi un mese fa, il capitolo era già scritto e così è stato semplice per me sistemarlo con le sue idee, così come descrivere gli yukata in base al suo character design (io li avevo soltanto tratteggiati a grandi linee, questi sono decisamente meglio!).
Se volete rivedere il meraviglioso yukata di Là, vi ricordo che l’avevo postato insieme al capitolo 24 di settimana scorsa come anticipazione. E lì troverete anche le versioni in yukata pensate da Misatona in base alla sua bellissima interpretazione, con tanto di presenza di Lunch. Un’affascinante Mai in yukata, invece, la potete vedere allegata al capitolo 22, sempre realizzata da Sapphir Dream insieme a Lunch.
 
Bene, non mi resta che darvi appuntamento a mercoledì prossimo col nuovo capitolo, che avrà come titolo “Testa, cuore e gambe”. Avrà finalmente inizio la finale del campionato provinciale della prefettura di Kanagawa tra il piccolo e sconosciuto Liceo Minegahara di Fujisawa e i fortissimi campioni in carica del liceo Joiyn di Yamato.
Riuscirà Rad a fermare Broly? Ce la farà Vegeta a segnare e a vincere la classifica dei marcatori? E il timido esordiente Cabba come se la caverà contro avversari così forti? Riuscirà il portiere e capitano Napa a qualificarsi per il Campionato Nazionale o questa sarà l’ultima partita per lui e gli altri del terzo anno?
Io ve lo dico, ci sarà da emozionarsi anche se non vi piace il calcio, perché spesso capita che lo sport non sia altro che una metafora della vita. Per me è così, almeno, e i prossimi due capitoli che leggerete li ho scritti col cuore in mano e il pallone tra i piedi, visto che il destino ha voluto che li scrivessi proprio durante il primo dei tre tornei di calcio a cui ho partecipato questa estate e di cui magari vi racconterò più avanti.
Ci saranno in scena anche Lazuli, Bulma, Lunch, Mai e due ragazze che non avevamo ancora conosciuto in questa storia, che saranno le manager del club di calcio e che Corsaro Nero tempo fa aveva già intuito.
Ringrazio chi aspettava con ansia un momento dolce tra i VegeBul e anche chi attendeva trepidante la partita di calcio, spero che vi divertirete! A mercoledì!
 
Teo
 

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