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Autore: fiore di girasole    21/07/2019    10 recensioni
Dawn si è affezionato agli istruttori della palestra in cui si allena come fossero i suoi genitori. Purtroppo attira le attenzioni dell'atleta sbagliato e bisognerà stare attenti che la maledizione di quest'ultimo non si avveri. - Storia classificata ORGOGLIOSAMENTE ULTIMA al contest "Villains against Heroes - II edizione" indetto da missredlights sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Il sogno del corpo"*

di fiore di girasole




Dawn continuò a fare piegamenti sulle gambe. Dopo la seconda serie già non ne poteva più ma, come si diceva, senza sacrificio non c'è vittoria.
Chi lo conosceva sapeva che la dote che più lo caratterizzava era la testardaggine. Lui non si sarebbe arreso mai, anzi avrebbe fatto tutto il possibile per non deludere l'allenatore che l'aveva praticamente cresciuto.

Si metteva sempre davanti allo specchio per essere sicuro di eseguire bene quegli squat, l'esercizio più noioso per i novellini. Bisogna abbassarsi sulle gambe 'come sedersi al cesso', gli aveva spiegato l'istruttore, e la cosa l'aveva fatto ridere d'imbarazzo, tanto che le prime volte era passato da un attrezzo a un altro aspettando di stare solo prima di cimentarsi in quell'esercizio; e ricordava quanto fosse difficile finirne una serie intera senza nemmeno dei pesi sulla schiena.
Era poco più di un ragazzino quando aveva iniziato a frequentare la palestra, ma da allora aveva fatto molta strada e il suo corpo, da minuto e fragile, era diventato quello di un uomo. Eppure, da quando aveva acquisito consapevolezza, diventava sempre più ostinato, contento dei risultati già ottenuti ma convinto di poter fare meglio. Era facile entrare in questa spirale di fanatismo ma ben presto ci si impegnava per dimenticare che il culturismo è in un certo senso la versione maschile dell'anoressia per le donne, un modo diverso di fissarsi sul proprio corpo.

"Ehi, per oggi basta allenamenti!", gli disse Stephen, il titolare della palestra.
"Mancano pochi mesi alla gara e sono sempre troppo magro, non arriverò mai preparato."
"In realtà mancano ancora un sacco di mesi. E non sei magro. Pensi di mettere muscoli con gli squat?"
"Anche."
"Tu non devi gareggiare per la Arnold Classic, ti stai allenando per la Men's Physique, lì servono i corpi armoniosi, non quelli resi sovrumani dagli steroidi!"
"Sarà... ma rispetto agli altri resto sempre mingherlino."

Stephen era meravigliato da quel comportamento, Dawn non era mai stato un arrivista. Quel ragazzo biondo come il sole, dolce sensibile e generoso, sembrava un angelo caduto in terra, e non solo per l'aspetto: egli non sapeva nemmeno cosa fosse la competizione fine a se stessa. Era solo un fanatico del mai sprecare i propri doni e, dato che sembrava essere stato baciato dalla fortuna, avrebbe fatto tutto il possibile per ricambiare la fiducia che lui e sua moglie Leah gli dimostravano.
Riconoscente com'era verso chi lo incoraggiava, doveva essersi fissato col dimostrarsi degno a costo di esagerare. In fondo non era mai successo niente.

"Ormai lasciami fare gli ultimi! Poi ti raggiungo, si è fatta l'ora del tè."

§§§



Come promesso, non perse tempo e si presentò nell'ufficio di Stephen e Leah entro pochi minuti. Lui, da vero culturista, non lasciava mai la scheda di allenamento a metà; ma loro, da veri inglesi, non avrebbero mai rinunciato a quel rito. Più volte avevano scherzato sul fatto che se c'era un momento in cui la Gran Bretagna era vulnerabile non poteva che trattarsi delle cinque di pomeriggio quando, più puntuale del Big Ben, tutta la popolazione anglosassone trovava il modo di fare una breve pausa.
I suoi istruttori tenevano molto alle tradizioni, in fondo erano stati incoronati campioni diverse volte di fila e se avessero voluto gareggiare ancora, avrebbero tutt'ora dato del filo da torcere ai più giovani. Essi quindi, un po' per merito, un po' per vezzo, non si accontentavano di insipide bustine di tè, avevano quello in foglie essiccate, pressate in un unico blocco sottovuoto. Stephan prese il bollitore elettrico con l'acqua bollente vi versò un cucchiaino di foglie che in pochi istanti si allargarono diventando simili ad alghe e ben presto la stanza fu pregna dell'odore caratteristico della loro bevanda nazionale. Quelle foglie erano una consuetudine talmente radicata in ognuno di loro, che in quel regno nessuno ne avrebbe più fatto a meno.

"Potevi fare la doccia prima di venire."
"Non volevo farvi aspettare troppo, da come ti preoccupavi per me sembrava che fossi ansioso di parlarmi. Spero che non sia solo per farmi la predica, sapete che sono giudizioso, che non metto a rischio la mia salute in nome dell'allenamento, e di una gara a cui forse non riuscirò a partecipare."
"Smettila di sminuirti e di parlare a vanvera, e ascolta. Di solito tendi a sognare molto a occhi aperti, quando ti perdi in contemplazione degli eventi pecchi di ingenuità e rischi di fare cazzate, per questo non ti avevo detto niente. Ma visto che negli ultimi tempi ti ostini a lavorare come un mulo, tanto vale dirtelo in anteprima: saremo noi, Leah e io, ad organizzare la prossima gara. Si svolgerà in questa palestra, che è il nostro regno, ovviamente al piano inferiore che è ampio e sgombro di attrezzi.
Pensavamo di festeggiare in questo modo l'anniversario della fondazione. Provvederemo personalmente ad invitare tutti i culturisti professionisti della Provincia. Vedrai che sarà un bel trampolino di lancio per te. Può darsi che riusciremo a scoprire chi sarà degno di partecipare alla gara che tu tanto temi. Vedrai che dopo sarai più motivato a far bene, invece che a far di più."

§§§



Il giorno dopo Dawn non smetteva di pensare al discorso di Stephen. Chissà chi sarebbe stato invitato a partecipare alla competizione. Aveva detto sul serio tutti i culturisti professionisti del circondario?Sarebbero stati a migliaia! Senza contare che già nella loro palestra c'erano atleti molto diversi, che si allenavano con obiettivi diversi. Come potevano esibirsi insieme?
Sbuffò. Si era sempre fidato ciecamente dell'uomo e non aveva neanche un decimo della sua esperienza, però sentiva che quella si sarebbe rivelata una pessima idea, che qualcosa sarebbe andato storto. Quando si gareggia in molti è più facile scontentare qualcuno.
Osservò gli atleti presenti, e la sua attenzione ricadde su un altro giovane, all'incirca della sua età, e arrossì senza capacitarsi dell'accaduto. Pensò che era bellissimo: alto e muscoloso senza essere un gigante; virile senza sembrare un bruto; massiccio eppure elegante... sembrava di vedere una statua greca in carne e ossa. Era la Perfezione fatta uomo.

Quello strano batticuore non voleva andarsene, continuava ad assillarlo giorno e notte, si decise infine a chiedere a Stephen.
"È Philip, il figlio di un nostro amico fraterno. Abita lontano, ora si è trasferito per studiare e giocare a rugby, nel tempo libero viene qui a tonificare i muscoli. Siamo contenti se fate amicizia."
Praticava anche il rugby?! Ecco spiegata in parte la particolarità di quel fisico. Senza farlo apposta, Dawn arrossì di nuovo.
"Ti sei innamorato!"
"Ma... che dici? Siamo due maschi."
"Due splendidi maschi, e affatto interessati alle femmine. Lascia fare a me."
"Non fare cazzate, non mettermi nei guai. Io non riuscirei più ad allenarmi se lui sapesse che..."
"Giuro che non ti metto nei guai. Ma farò il tifo per voi due, perché possiate stare insieme."

Philip... quel ragazzo aveva persino un nome degno di un principe, nulla di scontato come il suo.

...

"Ciao, tu sei Philip, vero? Io mi chiamo..."
Presentarsi gli era costato molto, altre volte non aveva avuto il coraggio necessario a provarci. Stavano per stingersi la mano ma ecco arrivare Sanson, il suo migliore amico, con cui condividevano gli allentamenti, il rettangolo verde e tanto di quel cameratismo giovanile per cui sembravano andare in giro col paraocchi. Ovviamente non si era accorto di nulla e l'aveva trascinato via.
"Scusa, devo andare!", stava ancora dicendo Phil rivolto verso di lui. Il suo amico era arrivato decisamente al momento sbagliato.
L'altro però non l'aveva ignorato, aveva provato a stingergli la mano e a parlargli. Doveva avere pazienza.

§§§



Giunse finalmente il giorno tanto atteso, c'era voluta tutta la giornata affinché arrivassero gli atleti e registratli uno ad uno aveva richiesto ore. Sarebbe stata una bella competizione: non c'era nessun assente e nessun ritirato, probabilmente non si era mai vista una così grande concentrazione di culturisti in un luogo solo.
Era una gara informale, per dirla con un altro sport, si trattava di un'amichevole, e come tale fu intesa dai vari partecipanti.
Suddivisi per categorie, uno alla volta sfilarono tutti e la serata si svolse in un'atmosfera rilassata e pacifica. Leah e Stephen erano soddisfatti dell'evento. L'ultimo a sfilare fu Dawn, sia perché pareva corretto tenere per ultimo il pupillo di casa, sia perché era il più inesperto.

Il tempo che egli arrivasse dietro le quinte mentre tutti gli altri erano presenti in sala, e successe ciò che nessuno avrebbe mai immaginato. Qualcuno spalancò la porta per poi richiuderla malamente. Si trattava di un uomo grande e grosso, con dei muscoli sovrumani; l'espressione furente lo rendeva simile a una fiera arrabbiata.
Camminò al centro della sala e i presenti, intimoriti, lo lasciarono passare. In un attimo quel luogo piombò nel silenzio.

Stephen e Leah lo riconobbero subito, e quasi certamente anche gli altri sapevano di chi si trattava, dal momento che nessuno si mostrò felice di vederlo.
"È dunque vero, qui si svolge una competizione a cui è stata invitata la totalità dei culturisti professionisti della Provincia... tranne me."
"Cosa ci fai qui?"
"A giudicare dall'accoglienza, direi che il mio invito non è andato perso, bensì che mi avete escluso a priori."
"Sai che non sei gradito."
"E il tuo angioletto in prova invece sì? Sua Maestà ha le sue preferenze? Decide a priori chi è degno di partecipare a una gara e chi no?"
"Bravo, arrabbiati solo con me. Sei libero di crederci o no, ma noi ignoravamo che ti allenassi ancora altrimenti, per correttezza, avremmo invitato anche te."
"Per correttezza! Sai, sei quasi credibile nel ruolo del re saggio e diplomatico. Ho visto bene il tuo mocciosetto preferito. Un bel bocconcino, potrebbe posare nudo per i migliori artisti, ma è ben lontano dall'essere un campione di body building! Giuro sulla mia vita che mi impegnerò perché quel man frocique del tuo bambolotto, divenga sì più bello, più definito e proporzionato, però vi maledico tutti. Se esiste un dio, chiedo che mi ascolti e che lavi l'offesa che ho ricevuto. Vedrai quale sarà la mia vendetta! Vedrai se il tuo pupillo non diventerà vanitoso! Vedrai come si lascerà tentare dagli anabolizzanti!"
Quella scenata oltre a rovinare l'evento, rischiava di rovinare il morale della palestra e degli atleti presenti. Quelle frasi rancorose, unite a quella voce profonda che sembrava scaturita dall'inferno, suonavano come una grave minaccia. In sala erano presenti tre vecchie glorie del culturismo, avevano accettato di fare da giudici e non potevano tollerare che qualcuno osasse tanto. Non avevano ancora avuto l'occasione di esprimere un parere, perciò si fecero avanti uno alla volta.
"Stai tranquillo Stephen, gli farò avere una routine di allenamento scritta da Schwarzenegger in persona. Si allenerà alla grande. Fidati!", disse il primo di loro.
"Provate con ogni mezzo, non gli servirà a niente!", ribatté l'ospite.
"Ehi, hai fatto già troppo danno, ora lascia parlare noi.", disse il secondo giudice. "Stephen, Leah," aggiunse quindi, rivolto verso i proprietari, "conosco un erborista che saprà consigliargli come tenersi in forma senza cedere alle tentazioni. Sarà mia premura stilare una lista di preparazioni naturali che non danno dipendenza e capaci di allontanare le tentazioni insane."
"Wow, ecco il santone di turno convinto che una manciata di foglie siano più potenti della chimica, magari è anche contrario alla medicina tradizionale, quella che salva le vite."
"Smettila di insultare tutti. Abbiamo capito che genere di persona sei." Intervenne il terzo giudice. "Io prometto invece..."
"Levati di mezzo, vecchio, non è educato interrompere gli ospiti. Vi garantisco che il vostro pupillo sarà spacciato. Lui che è così delicato di costituzione prima della prossima Men's Physique morirà o, se davvero la sorte con lui è benevola, diventerà un vegetale. Cadrà in un coma profondo dal quale non si riprenderà più!"
"Tu sei un folle! Un criminale! Sei solo un drogato e uno spacciatore di merda. Fuori di qui subito!"
Stephen era furibondo! Dawn tornò in sala e trovò tutti sconvolti. Cosa era successo in quei pochi minuti in cui non era lì?

"Mi dispiace amici miei, sono stato interrotto e non ho terminato di assegnare il mio premio. Purtroppo non ho grandi conoscenze, ma il mio impegno per Dawn sarà di trovargli il miglior istruttore possibile.", concluse il terzo giudice.

Stephen annuì mentre Leah tratteneva a stento le lacrime e Dawn si guardava attorno disorientato, cercando di leggere sui volti cosa fosse accaduto.
"Portalo lontano, dove non lo conosce nessuno, senza dare spiegazioni né all'istruttore né a lui. Riportalo qui solo il giorno della gara, non prima!"

§§§



Dawn aveva sempre avuto piena fiducia in Stephen e sua moglie, non dubitava delle loro buone intenzioni, tuttavia per lui era stato doloroso trasferirsi all'improvviso, cambiare palestra, anzi cambiare vita senza ricevere nessuna spiegazione; e la curiosità di sapere cosa era successo all'evento da loro organizzato era tanta. Forse qualcuno aveva minacciato i suoi istruttori se l'avessero fatto vincere? Ma ciò era improbabile perché lui non era ancora preparato, mentre vi erano decine di culturisti meritevoli di vedersi assegnare diversi premi.
Che avessero minacciato lui o fatto insinuazioni di qualche tipo? Poteva entrarci Phil in quella drastica decisione? Coi suoi sguardi l'aveva infastidito, ne era certo. Forse senza farlo apposta si era comportato da stalker e nessuno aveva gradito la faccenda.
Gli avrebbero spiegato tutto il giorno della Men's Physique, la gara per cui si stava preparando da sempre, nel frattempo doveva concentrarsi al massimo, allontanare i pensieri di troppo; e il tempo sarebbe trascorso più in fretta...

Il luogo in cui si trovava adesso non gli dispiaceva affatto. Era in campagna, poteva vivere all'aria aperta quanto desiderava, pensò che a Phil quella cittadina sarebbe piaciuta molto. Lì avrebbe potuto giocare delle gran partite a rugby! Lui non l'aveva mai visto giocare.
"Chissà come vanno le cose." Si domandò tra sé e sé.
Lì si trovava bene, tanto che se non fosse stato per i diversi allenatori non gli sarebbe sembrato nemmeno di aver cambiato palestra. Quello attuale, un certo Hubert, si dimostrava preparato e attento, sembrava nato per consigliare i giovani, aveva il modo di fare di un vecchio padre severo e affettuoso allo stesso tempo. Il vecchio giudice della gara glielo aveva presentato direttamente, senza dare troppe spiegazioni anche in quest'occasione, e si era raccomandato: "Allena tu questo ragazzo, ti spiegherò dopo perché voglio che sia proprio tu e nessun altro ad aver cura di lui. Si impegna molto per partecipare alla prossima Men's Physique, lì però non poteva restare. Cambiare palestra non potrà che giovargli, specialmente se avrà te come istruttore."
E Hubert l'aveva accolto con gioia e senza fare domande. Lo faceva sentire a casa e Dawn aveva la sensazione che si conoscessero da sempre.
L'unica differenza che c'era tra la palestra di Stephen e quella di Hubert stava tutta negli arredi: il primo prediligeva uno stile spartano, c'erano solo pesi, macchine, attrezzi e gli specchi ai muri per controllare di eseguire bene gli esercizi; il secondo invece aveva letteralmente tappezzato i muri liberi da specchi con le foto di qualunque sportivo degno di nota che fosse passato di lì. Ognuno di essi sfoggiava un fisico invidiabile. Erano davvero molti, sembrava un'ostentazione fuori luogo, eppure tra quelle mura non vi era nulla che facesse pensare alla vanità. Doveva trattarsi di una strategia motivazionale: vai lì per ottenere i risultati, guardi quanti ce l'hanno fatta prima di te, e a quel punto: o ti metti d'impegno e ci provi a tua volta, o scopri che non te ne importa niente e lasci perdere.

Dawn aveva dato solamente un'occhiata fugace a quelle foto, non gli interessava vedere altri uomini. Stephen aveva visto giusto, lui si era preso una bella cotta per Philip e lo aveva in mente sempre, tanto che a volte gli era sembrato di intravederlo in mezzo a quei volti appesi alle pareti.

Trasferirsi l'aveva stancato molto. Oltretutto, nonostante volessero pagargli vitto e alloggio, aveva preferito trovarsi un lavoro. Niente di complesso, si era accontentato di lavorare in uno dei giardini pubblici. Per lui, fuorché la palestra, non esisteva niente di meglio che stare in contatto con la natura. Era così da sempre, solo quando stava nel verde e in mezzo agli animali si sentiva davvero se stesso. In fondo era ancora il giovane spensierato che tutti i suoi conoscenti amavano perché così di buon cuore. Faceva tanto per adattarsi ma gli sembrava così faticoso! Gli piaceva vivere una vita genuina, invece si trovava lì dove tutto funzionava al contrario. In mezzo alla natura ci stava per lavoro invece che per svago, anche se era il lavoro più bello del mondo; era lontano dagli amici e da Philip; infine, non aveva il conforto di quel tè, senza del quale i pomeriggi trascorrevano insipidi.

Ma finalmente nel giro di qualche settimana iniziò a stringere amicizia. Non gli sembrava vero, il nuovo iscritto che era una sorta di Ercole in carne ed ossa bello e misterioso, sembrava interessato proprio a lui! O, più probabilmente, aveva capito che era l'altra nuova leva di quella palestra e si era rivolto a lui per questo motivo. Quell'uomo era davvero imponente e statuario: con indosso la maglietta c'era ben poco da lasciare all'immaginazione, ma negli spogliatoi vederlo a torso nudo era da perderci la ragione.
Un giorno Dawn si era incantato a guardarlo e l'altro l'aveva scoperto, ma invece di mostrarsi infastidito gli aveva risposto con un sorriso e l'occhiolino, quindi si era denudato con nonchalance, lasciando che l'altro lo ammirasse.
Il più giovane si sentì come stregato da lui e ancora una volta arrossì per l'imbarazzo anche se si sforzò di far finta che non fosse successo nulla, in realtà era andato totalmente in confusione.
"AhahAh! Sei arrossito. Se mi dici che non sei abituato alla vita negli spogliatoi, sappi che non ti credo. Anche tu hai un fisico straordinario," disse l'uomo per toglierlo dall'imbarazzo.
A dire il vero se questa strategia funzionò fu perché nel sentire quelle parole Dawn raggiunse l'apice della vergogna.
"Mi chiamano Black Wolf." proseguì mentre, con un asciugamano davanti a coprire l'esenziale, allungava una mano per stingere la sua.
"P... perché?"
L'uomo si avvicinò ulteriormente a Dawn, che sentiva il cuore battergli nel petto forte da non sapere se aveva inteso bene cosa l'altro gli sussurrò. "Perché sono un metallaro grande grosso. E mordo, come un lupo cattivo. Però prometto che non morderò te."
Il ragazzo sorrise.
"Meglio così. Io invece mi chiamo Dawn."
"Come l'aurora! E sei biondo come il sole, bello come il dio Apollo. Sento che andremo d'accordo, luce e ombra sono destinate a stare sempre insieme."

Da quel giorno presero a frequentarsi e diventarono grandi amici. Si scambiavano consigli e ricette per mantenere i muscoli tonici, Dawn parlò all'altro del suo programma di allenamento, che mai come allora sembrava fatto su misura per sé, gli parlò dei preparati a base di erbe che gli erano stati consigliati, 'foglie buone che fanno bene alla salute, o che comunque non fanno danno.' Aveva promesso ai suoi vecchi allenatori che avrebbe seguito alla lettera tutti i loro consigli, e così stava facendo, volle però fidarsi anche del suo nuovo amico. Costui, grande come un armadio, sembrava la sua guardia del corpo, ma era così gentile! Un giorno gli aveva fatto un regalo, era riuscito a procurarsi il tè in foglie a cui Dawn sembrava affezionato e gliel'aveva portato dentro un pacchetto di carta semplice, segno che gliel'aveva incartato personalmente.

Andava tutto liscio fra i due finché tra di loro non scappò un bacio. Per Dawn era il primo, aveva sognato tante volte che il suo primo bacio d'amore fosse con Phil, ma la realtà era che il suo bel principe si trovava lontano e non si era mai accorto della sua presenza, invece il grande lupo cattivo sì. E come se non bastasse anche Black Wolf aveva un volto incantevole, quasi angelico, assieme a muscoli che parevano scolpiti da una divinità, duri come la pietra, e per quel che aveva visto non scarseggiava neanche per... il resto.
Fu così che, sebbene mortificato come se una spina gli trafiggesse il cuore, si lasciò andare con lui. Volle sperimentare di tutto.

Dopo quella prima esperienza sessuale Dawn avrebbe dovuto dimenticarsi di Phil, dei vecchi amici, del passato e concentrarsi su di sé, invece quell'allontanamento forzato diventava ogni giorno più doloroso. Non sapeva dire se con quell'uomo aveva scoperto l'amore, però aveva scoperto cosa lo turbava: vedersi allontanato dal suo vecchio ambiente per lui era stato come vivere un abbandono, per questo motivo non avrebbe avuto pace finché non avesse rivisto tutti, e non gli avessero spiegato che cosa gli avevano nascosto per quel lungo periodo!

Anche il rapporto con l'uomo sembrava cambiato, e ciò intensificava la sua nostalgia di casa.
Stephen e Leah volevano proteggerlo, ma a conti fatti allontanarlo non era stata la scelta migliore, il suo unico amico era diventato il suo amante, e quando ciò succede l'amicizia svanisce. Dawn stava perdendo il contatto con la realtà, non si riconosceva più, anche se visto dall'esterno la sua natura solare continuava a prevalere e nessuno si accorgeva del suo turbamento.
Un giorno si svegliò dal suo amante, nel suo letto, ma l'uomo non c'era. Si alzò e lo vide in bagno mentre si faceva un'iniezione. Steroidi!? Guardò con orrore l'ago ed ebbe paura. Quanto era stato ingenuo a non capire!
Dopo quell'esperienza di abbandono si era lasciato andare con la prima persona che gli aveva mostrato simpatia e si era rifiutato di comprendere l'ovvio. L'uomo che credeva amico, con cui aveva condiviso tante esperienze e al quale si era concesso anima e corpo, era un baro; fingeva di allenarsi duramente, ma i suoi muscoli erano il risultato dell'uso di... droga, come altro definire ciò che l'altro si stava iniettando? Una droga!
L'uomo si accorse di lui, posò la siringa sul lavabo e lo guardò.
"Che c'è, pensavi che fossero muscoli naturali? Devi provarci anche tu, se vuoi aumentare la tua massa muscolare. Ti spacchi la schiena coi pesi e con esercizi faticosi, vivi di obblighi e di rinunce, e non sei cambiato di un solo centimetro. Non vincerai mai niente senza di queste." E gli mostrò le fiale tutte ben allineate nell'armadietto. "Che ne dici, vuoi provare?"
"Assolutamente no! Mi fai paura. Per chi mi hai preso?"
"Te l'avevo detto che sono pericoloso. E tu sei il principino dall'animo nobile, che non si tira indietro davanti a niente, sempre troppo ingenuo per scovare le soluzioni più ovvie, giusto?"
"Pensa quello che vuoi, io non mi alleno per vincere."
"Ah già, lo fai per amore."
"Non è vero."
"Beh, chi si danna per ottenere un certo tipo di fisico non lo fa per passatempo: se non è per piacere a se stessi, è per piacere ad altri. E tu, a giudicare dall'ostinazione con cui ti alleni, dai l'idea di chi soffre per amore e non sa come uscirne."
"Io non ti permetto di parlare così!"
Il più giovane si rivestì in fretta, se ne andò ancora scosso e pensò che non sarebbe più andato a letto con lui. L'altro non meritava le sue attenzioni. Quanto era stato stupido a lasciarsi sedurre! Aveva buttato via la verginità con uno che ignorava cosa fossero l'amore e i buoni sentimenti!

§§§



Dawn però, aveva un cuore d'oro e più della sua felicità gli interessava quella altrui. Quando si calmò si convinse che aveva sbagliato a giudicare male il lupo solo per il suo manto. Che gli succedeva? Prima non avrebbe mai giudicato nessuno! Non aveva alcun diritto di criticarlo. Forse poteva chiedergli scusa, perdonarlo per aver taciuto quell'imbroglio. In fondo non gli aveva mentito perché quando si fa una scelta di vita nessuno rende conto della sua routine.

Ragionava su tutto ciò e su Phil, nel corso di una giornata lavorativa particolamenre piacevole. Era un bel giorno di primavera e stranamente non si vedeva in giro nessuno, stare in mezzo al verde era come vivere sospesi in un luogo incantato. Ormai era lì che si sentiva davvero se stesso. Da quando si era trasferito, il lavoro era la parte più bella e soddisfacente della sua vita. Mentre rastrellava le foglie e puliva i vialetti, poteva estraniarsi da tutto. Era così rasserenante! Quello era un piacere che lo chiamava a sé come il desiderio di lasciarsi cullare in un sonno profondo, abbandonarsi ad esso.

A fine primavera si sarebbe tenuta la Men's Physique e seguire i consigli ricevuti nella sua prima palestra non dava i frutti sperati, idem per l'allenamento sotto la supervisione di Hubert. Il suo nuovo istruttore lo trattava come un figlio e lui gli era grato ma, rispetto a quanto l'uomo faceva per lui, Dawn si sentiva un irriconoscente.
E se avesse accettato i consigli del suo ex? Solo per poche volte, solo per rendere i suoi istruttori fieri dei suoi progressi! Nessuna delle due palestre navigava nell'oro, se avesse vinto il primo premio non avrebbe tenuto per sé neanche un penny, avrebbe spartito la vincita tra quelli che erano i suoi due regni.

...

"Va... va bene...", disse Dawn con un filo di voce. Pur essendo tentato di rinunciare, aveva voglia di provarle tutte per aiutare i suoi istruttori, vi era troppo affezionato. A volte pensava a loro come dei genitori.
"Va bene cosa?", gli domandò l'altro.
"Secondo me non è corretto ricorrere alla chimica, però ho messo da parte il paraocchi. Ho visto che lo fanno veramente tutti. Se dunque lo faccio anch'io, ci sarà una vera gara alla pari, non è vero? È per questo che sono sempre stato inferiore agli altri culturisti?" Si fermò qualche secondo, per ragionare bene prima di dare una svolta decisiva alla sua vita. "Avevi ragione, io voglio vincere. Voglio rendere i miei istruttori fieri di me. Mi sono sforzato di essere sano, ma ora voglio diventare più forte."
L'uomo sorrise compiaciuto. Le cose stavano andando meglio di come avrebbe mai immaginato, col ragazzo che si stava impigliando da solo nella trappola tesa tempo prima.
"E che altro?"
"Se divento più grosso e più bello..."
"Il tuo uomo misterioso s'innamorerà di te?"
Dawn abbassò lo sguardo, senza rispondere niente.
"Però ho paura..."

Lasciò che fosse l'altro a fargli la prima iniezione, da solo non ne sarebbe stato capace, perché aveva da sempre il terrore degli aghi. Fece appello a tutto il suo sangue freddo per sembrare coraggioso, sicuro che altrimenti l'uomo l'avrebbe preso in giro.
Quello che avvenne le settimane seguenti fu strano: Dawn si sentiva forte, meno affaticato, addirittura riusciva a sollevare pesi maggiori senza enormi sforzi. Vedere questi risultati invece di metterlo in guardia lo motivava di più. Continuava con la routine di allenamento consegnatagli dal primo giudice e con le erbe del secondo, teneva molto a seguire i loro consigli e quelli di Hubert. Si fidava ciecamente di loro, così come per anni si era fidato ciecamente di Stephen e Leah e, anche se aveva ceduto agli steroidi, restava il ragazzo più leale mai visto. Continuava però a fidarsi anche del suo gigantesco metallaro, che gli procurava gli anabolizzanti e glieli somministrava quando non aveva il coraggio di farlo lui in prima persona. Ancora per qualche tempo nessuno si accorse di niente, poi iniziarono i dubbi di Hubert:
"Finalmente stai mettendo su un po' di muscoli! Non mi stavo accorgendo di niente, oppure hai cominciato all'improvviso? Hai qualcosa da dirmi, ragazzo?"
Egli però rispondeva solo che stava dormendo di più e il riposo lo aiutava molto, il che era vero solo in parte.
Dawn non riusciva a mentire e, a maggior ragione del fatto che ora si "drogasse", si sentiva moralmente obbligato a diventare una sorta di salutista invasato. Doveva stare attento più del solito, bastava sgarrare con la dieta per compromettere tutto.
Fu un altro compagno di allenamenti a scoprire la verità, quando lo vide stiracchiarsi dopo uno sforzo intenso e, facendo mente locale, notò che i muscoli di Dawn si erano sviluppati in breve tempo. "Hai un problema, amico."
"Di che stai parlando?"
"Lo sai anche tu. Fai sul serio? Proprio tu che non hai bisogno di steroidi, che sei nato perfetto! Anzi, eri perfetto prima, qualche altro centimetro di muscoli, e non ti faranno più partecipare per la tua categoria."
"Stai tranquillo, non faccio stupidaggini."
"Devi essere diventato scemo, guarda che quella roba ti fa scoppiare il fegato!"
"Non dire niente a nessuno, ti prego. È solo per poco tempo, finita la gara mollo, giuro. Io voglio piazzarmi bene per aiutare Hubert, ma solo quello. Dopo la gara sarà quel che sarà, potrò anche diventare un ciccione."
"Se nel frattempo non crepi come un idiota."

Quello scambio l'aveva indispettito e ferito nel profondo. Meritava di venire insultato, infatti continuò ad insultarsi da solo, e la sensazione non era affatto piacevole. Forse valeva davvero la pena lasciar perdere quelle sostanze e impegnarsi solo con i duri allenamenti. Per rinvigorirsi poteva sfruttare la fortuna di lavorare all'aperto e di godere dei benefici del sole; ma non riusciva a tornare indietro, non subito, anche perché tra gli effetti di quelle sostanze ce n'era uno che lo intrigava particolarmente... spesso si svegliava con un'erezione, aveva voglia di sesso, gli fosse stato possibile sarebbe vissuto dividendosi tra la palestra e la camera da letto...
E anche da quel punto di vista poteva sfogarsi con un solo uomo, sempre lui.

Fu così che tra i due si creò una nuova routine, diversa dall'inizio, dall'esterno si sarebbe detto un rapporto di dipendenza affettiva da parte di Dawn, per lui invece era una storia come tante e priva di complicazioni: erano adulti, consenzienti, si piacevano e non facevano niente di male. L'allenamento intensivo, quelle sostanze e tutto quel sesso lenivano la sofferenza per la mancanza di Phil. Prima o poi, sperava, si sarebbe fatto una ragione di non poterlo avere.

...

Quando ormai mancavano pochi giorni alla Men's Physique, Dawn sfoggiava il fisico scolpito più bello che avesse mai avuto. Si guardò allo specchio e si sentì fiero di sé. Ora doveva mantenersi in forma evitando di sovraccaricarsi. Poteva tirare un sospiro di sollievo e finalmente, invece di trenta secondi, tra un esercizio e l'altro si concesse un minuto di recupero.
Mentre respirava profondamente si guardò intorno con una nuova consapevolezza, come se stesse lì da poco tempo.
Per la prima volta osservò le foto appese alle pareti e tra di esse notò un bel ragazzo con un corpo statuario e una palla da rugby in mano. Aveva trovato il suo Phil!

Corse da Hubert a chiedere spiegazioni e per poco non ebbe un crollo emotivo quando si sentì rispondere che Phil era suo figlio, il suo unico figlio, da tempo trasferitosi altrove per motivi di studio.
Era Hubert l'amico fraterno dei suoi vecchi istruttori!
Allora c'era qualche speranza di incontrare di nuovo il suo principe!

Era felice come non mai, troppo felice. Questa notizia lo mandò letteramente in confusione. Andò a parlarne con il suo uomo, non poteva prenderlo in giro nemmeno per un istante, anche se lasciarlo avrebbe significato perdere il suo spacciatore. Da quando aveva iniziato con gli anabolizzanti si sentiva potentissimo, tra di loro non c'era più la differenza abissale di un paio di mesi prima e sentiva di poterlo affrontare senza temere le conseguenze, così gli parlò senza troppi giri di parole. Lo lasciò e, sicuro di aver messo a posto la sua coscienza, partì per tornare dai suoi vecchi amici e raggiungere Phil.
C'era un motivo però se Stephen si era raccomandato di farlo tornare "Non un giorno prima!"
Il lupo nero, aiutato da quel diavolo del suo amico, conosceva tutti gli spostamenti del ragazzo e del suo bel principino. Seppe in anticipo cosa stava per succedere, e fu lui a far succedere qualcosa.

§§§



Giunse infine la vigilia della Men's Physique tanto attesa.
Dawn era tornato nella sua città ed era andato subito a salutare i suoi vecchi istruttori, che però non gli sembravano molto entusiasti di rivederlo. Egli preferì pensare che dipendesse dai mesi di lontananza e non diede peso alla preoccupazione che vedeva sui loro volti. Fece come se niente fosse. Portò loro i saluti di Hubert, spiegò che si era allenato presso di lui e che era stato un grande onore conoscere il loro vecchio amico.
Decisamente, con lui la sorte si era mostrata benevola ancora una volta, tant'è che ebbe l'ingenuità di credere che con un corpo più massicco, e la muscolatura più poderosa non si sarebbe più considerato invisibile agli occhi di Phil. Presto avrebbe avuto la sua opportunità di farsi notare da lui.

Intanto Hubert telefonò per avvisare che non era riuscito a stare ai patti e a tenere con sé il ragazzo sino al giorno della gara, che quell'ingenuo aveva fatto di testa sua come sempre e sentiva che non era al sicuro.
Avevano ragione a preoccuparsi. Il suo ex mostrò finalmente la sua vera natura. Anche lui tornò in città per impedire che Dawn e Phil si incontrassero. Il suo amico, che se n'era stato caparbiamente nascosto nell'ombra, gli aveva comunicato quanto Phil si fosse innamorato di Dawn e come gli pesasse l'inspiegabile allontanamento dal suo amato. Se i due si fossero rivisti, per lui sarebbe stata la fine. E non solo Dawn in breve tempo aveva ottenuto un corpo invidiabile... altro motivo di rabbia verso di lui anche se gareggiavano per specialità diverse; bisognava impedire che parlasse del suo traffico di sostanze, prima che lo sbattessero in galera di nuovo, quell'idiota aveva l'ingenuità di un moccioso lasciato incustodito! Ragionò bene sul da farsi, c'era un'unica soluzione.

Gli diede un appuntamento e si incontrarono di nascosto. Aveva detto che l'aveva raggiunto per vederlo esibirsi e per augurargli buona fortuna. Per non insospettirlo gli fece intendere persino che sarebbe stato il massimo unirsi insieme un'ultima volta. Siccome Dawn davvero non voleva più stare con lui, poteva proseguire col suo piano.
A quel punto Black Wolf provò con la carta del campione che si premura per il suo simile. Dawn negli ultimi giorni non aveva assunto sostanze e lui sapeva bene che ne risentiva. Gli propose un massaggio sportivo, dato che per certe cose ci sapeva fare quanto un fisioterapista, si convinse a mandar giù un beverone che l'altro gli aveva preparato "con le stesse foglie che custodisci gelosamente, ma hai dimenticato di portare con te.", gli disse premuroso. A quel punto Dawn, fidandosi si nuovo, bevve tutto e si lasciò anche fare un'ultima dose di anabolizzanti prima della gara. Aveva creduto davvero che non era saggio usarli per settimane, poi interrompere di colpo pochi giorni prima della competizione e di averne bisogno quel giorno.

L'uomo gliene diede di più e, dopo i giorni di astinenza, il miscuglio di erbe sue che gli aveva fatto bere prima, e l'overdose poi, Dawn crollò privo di conoscenza.

Black Wolf chiamò l'ambulanza, in fondo il ragazzo gli faceva pena. Ai soccorritori raccontò stupidaggini varie, facendo intendere che doveva essersi dopato da solo, e nessuno ne dubitò, anche perché non c'era il tempo di preoccuparsi di questi dettagli.
Nel frattempo, come se ci fosse qualcosa di diverso nell'aria, Stephen, Leah e Hubert erano preoccupati come non mai. Quest'ultimo parlò col figlio, gli spiegò che Dawn era stato mandato lì dai suoi vecchi amici, che si erano raccomandati di ospitarlo presso di lui sino al giorno della gara e di come il ragazzo fosse andato via prima che egli potesse mantenere fino in fondo la parola data. Gli spiegò che, viste certe accortezze, quel ragazzo di sicuro correva un grave pericolo. Disse che doveva pensarci lui, doveva assolutamente accertarsi che non gli fosse successo niente. Philip per Dawn si sarebbe messo in moto anche se non gliel'avesse chiesto nessuno.
Ma era già troppo tardi! Era ancora al telefono col padre quando arrivò il suo amico fraterno, Sanson, così soprannominato dalla squadra per la muscolatura poderosa e i capelli curati.
"Ti devo parlare," disse. Il suo volto era serio e pallido, e Phil comprese subito che l'altro portava pessime notizie.

Corsero in ospedale, Phil si rivolse ai medici che incontrava, chiese a tutti se fosse ricoverato lì un giovane culturista di nome Dawn. Alla fine un'infermiera gli si fece incontro. Lei rispose che aveva presente il ragazzo di cui parlava e che era ricoverato lì, ma poteva raccontare tutto solo ai parenti.
"Ma io sono il ragazzo, e lui non ha i genitori."
"Phil, ma...", Il suo amico stava per dire qualcosa, l'altro però lo zittì.
"Ditemi dove si trova. Ho bisogno di vedere che sta bene."
"Mi piacerebbe accontentarti ma non possiamo parlarne."

Phil era sconvolto, Sanson comprese la gravità del suo stato mentale e lo lasciò da solo giusto il tempo di telefonare di corsa a Hubert. Quest'ultimo non riuscì a trattenere un'imprecazione, sarebbe andato di corsa ma quel viaggio richiedeva ore ed era frustrante sentirsi così impotente: non aveva aiutato i suoi amici; non aveva protetto il suo discepolo; e per ciò che riguardava suo figlio, solo Dio sapeva quali cazzate avrebbe potuto fare. In un attimo comprese tutto, anche chi c'era dietro all'utilizzo degli steroidi. Era stato Black Wolf! Lui, invece, era stato così stupido da non riconsocerlo,si era fatto fregare sotto il naso, ma chi poteva immaginare che qualcuno potesse spingersi fino a tanto?

Sanson tornò da Phil che nel frattempo era sparito, Hubert dal canto suo non aveva cuore di parlare con Stephen e Leah, che dovevano essere sconvolti forse anche più del suo Philip. Sperava che non fossero al corrente di nulla almeno finché non fosse arrivato per star loro accanto.
Telefonò al vecchio giudice che gli aveva affidato il ragazzo, e gli raccontò ogni cosa. Questi gli promise che avrebbe provveduto personalmente a controllare Phil.
Erano tutti angosciati, la gara del giorno dopo non aveva più alcuna importanza per nessuno di loro.

Philip non era riuscito a farsi dire quale fosse la stanza di Dawn, e aveva preso a controllarle una per una in ogni reparto: non gli dicevano dov'era? L'avrebbe scoperto da sé!
Il vecchio giudice arrivò il prima possibile, portandosi appresso gli altri due. Nella loro carriera ne avevano visti di campioni rovinarsi la salute pur di diventare più belli, più grossi, più forti... Purtroppo, sapevano bene in quale reparto cercare.

Uno di loro intercettò Phil prima che qualcuno del personale lo cacciasse via in quanto, correndo per i corridoi, infastidiva sia i malati che i medici. Si trattava del giudice che aveva donato a Dawn la routine di allenamento. "Philip, vieni con me, è in rianimazione, ti ci porto io. Ma bada che non ti faranno entrare."
"Lo vedremo!"
Lo seguì, con passi rapidi dalle grandi falcate. Doveva arrivare lì il prima possibile.
Quando giunsero in reparto vi trovarono Black Wolf. Schiena poggiata al muro, volto impassibile, dalle movenze sembrava assorto o annoiato. Era davvero imponente, alto e grosso quasi il doppio di lui. Phil lo riconobbe all'istante, frequentava la sua stessa palestra fino a poco dopo che Dawn era andato via. Comprese subito che c'entrava qualcosa e non si fece intimidire. Philip era infuriato, ed era chiaro a tutti i presenti che, se provocato, avrebbe tentato di ammazzarlo.
"Quello che ci fa qui? Deve andare via!"
Il secondo giudice era lì da diversi minuti, raggiunse Phil e il suo collega, tentando di accompagnarli nella direzione opposta.
"È il suo ragazzo, ed è stato lui a chiamare l'ambulanza, non si è allontanato un attimo."
"Non è vero, Dawn non si metterebbe mai con uno stronzo simile..."
"Modera i termini, siamo in ospedale!" Al giovane però non importava. Un attimo dopo era partito alla carica. Corse verso Black Wolf come fosse un avversario da placcare sul rettangolo verde e disse qualcosa ad alta voce, senza nemmeno rendersi conto delle sue parole.
L'altro non amava i fastidi inutili e non si lasciò provocare a lungo.
"Ripeti cos'hai detto."
"È per colpa tua se Dawn è finito qui!"
"Datti una calmata, servono le prove prima di accusare qualcuno."
"Sei tu la prova: sembri un blocco di steroidi da spaccare con martello e scalpello per vedere se dentro è rimasto un uomo."
Un infermiere si affacciò per vedere cosa succedeva in quel reparto solitamente silenzioso, intimò a Phil di andare via e confermò che l'altro poteva restare, essendosi preso cura di Dawn da prima che arrivassero i soccorsi, chiarì che non l'aveva lasciato un attimo. Per Phil fu troppo e non comprese più nulla, si scagliò contro l'altro e iniziò a picchiarlo mentre gli altri presenti cercavano di separarli. Frattanto, qualcuno del personale chiamò la polizia. E mentre i due giovani facevano a botte, tra di loro volavano anche frasi che avrebbero fatto meglio a tacere.
"Sei uno stronzo, non dovevi fargli questo, non se lo meritava."
"E da quando sai che cosa si merita? Tu che neanche lo degnavi di uno sguardo! Sapessi come si è concesso in fretta! E i maschi mi fanno schifo, ma per lui potevo fare un'eccezione."
"Appunto: vattene! Non provi niente per lui. L'hai imbrogliato! L'hai costretto a drogarsi."
"Non l'ho costretto proprio a un bel niente."
"Eri invidioso di lui."
"Invidioso? Ti sembra questo il problema?" Black Wolf, furente di rabbia, atterrò Phil con un pugno più forte. "Tu non hai idea di quello che mi hanno fatto passare i vostri amati istruttori! Ero un atleta come tanti, col desiderio di progredire in fretta, invece loro mi hanno denunciato, per colpa loro ho fatto anni di carcere. Mi hanno rovinato la vita!! E quando decido di tornare a gareggiare, vedo i campioni come me rimpiazzati da bambocci simili."
"Non importa, tu non avresti dovuto farlo.", rispose continuando a tenersi l'addome, ancora incapace di rialzarsi.
In quel momento arrivò la polizia, che ebbe il tempo di assistere alla conclusione di quella lite.
"Io non avrei dovuto farlo? E lui non avrebbe dovuto nascere!"
"Lui è una benedizione per chi lo conosce, sei Tu che non avesti dovuto nascere!"
Gli agenti si mossero verso il giovane in piedi e lo intimarono di seguirli. Scatenare una rissa in un ospedale era imperdonabile, in più colpire qualcuno, insultarlo, ammettere di aver compiuto un reato per odio verso qualcuno... Philip e i presenti fantasticavano già su quanto sarebbe stato bello vederlo dietro le sbarre, e stavolta per molti anni. L'altro dal canto suo non provò assolutamente a difendersi.

Sanson aiutò l'amico a rialzarsi, dopo quanto era appena successo si capiva che nessuno del personale voleva che restassero lì a dare fastidio perciò, nonostante il rischio che la polizia facesse in tempo a vederlo, stavolta fu lui a "placcare" un infermiere facendogli perdere conoscenza, per poi togliergli il camice da passare al suo amico. Il più vecchio dei giudici, quello che aveva accompagnato personalmente Dawn da Hubert, dentro di sé non sapeva più a quale divinità rivolgersi. Quei ragazzi, dal primo all'ultimo erano in grossi guai. Ma aiutarli era per una buona causa. Dawn era l'essere umano più buono che avessero mai conosciuto, luiaveva il dovere morale di aiutarli a compiere fino in fondo certe stupidaggini. Aiutò Sanson a sfilare il camice all'infermiere, si accertò che Phil stesse bene e, in quei pochi minuti di distrazione del personale, li spinse dentro la stanza. Lui era vecchio, nessuno gli avrebbe rotto le scatole!

Philip e Sanson quando videro Dawn restarono come paralizzati.
Immaginavano che dormisse, ma non sospettavano che l'avrebbero trovato in quelle condizioni. Da un lato la flebo, dall'altra il monitor che, svogliatamente, segnava il suo battito cardiaco, un altro macchinario che lo aiutava a respirare... Il ragazzo era così pallido che persino i suoi capelli sembravano sbiaditi, o forse era la luce fredda del monitor a cui era collegato.
Phil scoppiò in lacrime, si inginocchiò accanto a lui per abbracciarlo, lo chiamò, gli accarezzò il volto ma Dawn non si svegliava. Forse non si sarebbe svegliato mai più! E lui, per timore di un rifiuto, era stato talmente idiota da non averci provato con lui quando poteva farlo.
Pensò di baciarlo ed era già con le labbra quasi a sfiorare le sue quando si ricordò che anticamente un bacio casto era considerato romantico, al contrario al giorno d'oggi un bacio rubato è visto come una forma di stupro. A malincuore rinunciò, si sarebbero scambiati un bacio d'amore se l'altro avesse ricambiato i suoi sentimenti, sempre se si fosse ripreso.
Cos'altro poteva provare per svegliarlo? Tranne se... Perché era una questione intima, pochi uomini dicono sì a un bacio sulla bocca da parte di un altro uomo, ma non ne esiste uno solo che rifiuterebbe...

Sanson vide il suo migliore amico quasi baciare Dawn, quindi asciugarsi le lacrime e togliere il lenzuolo, come se volesse infilarsi nel letto con lui.
"Phil, che intenzioni hai?", chiese Sanson, preoccupato. "Vuoi farti arrestare per stupro?"
"Tanto ci arresteranno per rissa, non appena scopriranno quante ne abbiamo combinate stasera. E, cavolo, no! Non l'ho mica baciato sulla bocca senza il suo permesso! Ora lasciami da solo, per favore."
"Non ci penso affatto! Perché? Cosa vuoi fargli? Per favore, non fare nulla di avventato."
"Lasciami fare, ho detto."
"Oh, my God! Tu vuoi?..."

Arrivato a quel punto Phil pensò o la va o la spacca: non si sarebbe tirato indietro. Diede le spalle al suo amico, non si accertò che l'altro se ne fosse andato, facesse quello che voleva! Lui aveva già preso la sua decisione.
Con delicatezza arrotolò il lenzuolo sotto ai piedi di Dawn, un attimo dopo pur con qualche imbarazzo passò a tirare su il camice, unico indumento a proteggerlo. Quel corpo nudo era il più bello che avesse mai visto, si fece coraggio, abbassò il volto e gli diede un bacio sul membro. Se qualcuno gli avesse detto che un giorno sarebbe stato disposto a fare certe cose per amore, lui non ci avrebbe creduto.
Dawn però sembrava reagire. Forse se l'era solo immaginato, o forse fortunatamente non era un coma profondo. Con questa speranza Phil si rincuorò e insistette ancora qualche volta, finché a un certo punto non si sentì accarezzare i capelli. Non ci poteva credere, contro ogni previsione Dawn si stava svegliando! Erano dei pazzi, avevano rischiato il tutto per tutto e ne avrebbero pagato le conseguenze.
"Io ti amo Dawn, sono stato un cretino a non dirtelo prima." E chissà se l'altro comprese tutte le sue parole, certo è che tutti e due si meravigliarono per quel miracolo, e l'attimo in cui i loro sguardi si incrociarono fu il momento più bello della vita di entrambi.



*Il titolo è un omaggio all'omonimo libro di Sven Linqvist, che ho letto e riletto per quanto lo adoro.

8 settembre 2019. Sono passate due settimane dalla consegna delle valutazioni e ora possiamo mettere mano alla storia.Quello che mi preme è segnare il pacchetto scelto per il contest, peccato che non ci avevo pensato prima. Altrimenti chi legge e arriva fin qui, come fate a giudicare se ho lavorato bene o male? PACCHETTO SCELTO Film d'animazione Disney "La bella addormentata nel bosco" (NON bisognava ispirarsi alla storia originale, ad altri cartoni animati o a film diversi, p.e. "Maleficent") Bisognava scegliere o il protagonista buono e far trionfare il bene, o il protagonista cattivo e far trionfare il male. Pacchetto Aurora/Malefica: (Aurora - originale) - Stagione: primavera; - Luogo: Gran Bretagna; - Oggetto: ago; - Prompt: foglie; - Frase: "Non avresti saresti dovuto nascere!" (errore della giudice che però a me - che ho riportato la citazione da lei indicata - l'ha considerato errore grammaticale). Ricapitolando, dovevo: ripercorrere per filo e per segno il lungometraggio d'animazione Disney di decenni fa; scegliere il tipo di coppia tra het, slash, femslash (non per forza het); inserire tutti gli elementi richiesti e la citazione. A voi stabilire se ho fatto un buon lavoro o no. Lascerò ancora le sviste che mi è capitato di lasciare nonostante la buona volontà, per il momento non ho il tempo di correggere questa storia di 8000 e passa parole..
  
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