La lunga estate calda
Parte III
26 agosto 1994
Nel grazioso
salottino azzurro della tenda, Sebastian Farley stava parlando in tono calmo ai
ragazzi, spiegando loro che i mangiamorte se n’erano andati con l’arrivo degli
Auror i quali, con l’aiuto degli obliviatori, dei quali il signor Farley faceva
parte, e dei medimaghi stavano assistendo tutti coloro, maghi o babbani che
fossero, che erano in qualche modo avevano subito danni o infortuni.
Fortunatamente non
c’erano state vittime, sembrava che nessuno dei feriti fosse in pericolo di
vita e gli auror stavano facendo del proprio meglio per ricostruire i fatti.
«Gli auror
raccoglieranno le testimonianze di coloro che erano presenti?» chiese ad un
certo punto Cassius con voce roca, parlando per la prima volta da quando erano
rientrati quasi due ore prima nella tenda, facendo sobbalzare gli altri cinque
ragazzi.
Sebastian Farley
fissò con espressione seria il volto cupo e allo stesso tempo deciso del
ragazzo seduto di fronte a lui, avendo purtroppo un’idea di dove volesse andare
a parare «Raccoglieranno informazioni, ma saranno interrogatori su base volontaria,
aperti solo a coloro che si sentano in grado di fornire informazioni e prove certe»
aggiunse, precedendo il ragazzo che aveva aperto la bocca per parlare «Non
potranno accettare informazioni che non siano verificabili e purtroppo dubito
fortemente che qualcuno possa aver identificato con precisione di notte e con
tutto quel trambusto una persona che indossava un cappuccio e una maschera…e
sono abbastanza certo che tutte quelle persone avessero fatto il possibile per
assicurarsi un alibi. Non credo di provocarvi stupore dicendovi che questa era
sicuramente un’azione progettata con cura e anticipo» c’era amarezza nella voce
del signor Farley e anche molta preoccupazione: se già a loro sei, rifletté
Terence, aveva fatto così impressione vedere il Marchio Nero, per qualcuno che
era già adulto durante la Guerra Magica doveva essere un terrificante déjà-vu.
Cassius inspirò dalle
narici, abbassando il capo e annuendo all’indirizzo dell’obliviatore
che, dopo aver guardato con affetto i sei ragazzi di fronte a sé, si alzò in
piedi, stampando un bacio sulla testa della figlia e augurando buona notte a
tutti prima di uscire dalla tenda lasciandoli soli.
Miles emise un verso
sfinito e si lasciò andare contro lo schienale del divano, sfregandosi forte
gli occhi con le mani «Non era proprio così che mi immaginavo la nostra prima
vacanza» borbottò facendo incurvare le labbra di Malcolm e Terence mentre
Adrian e Gemma si scambiavano occhiate preoccupate, spostando di tanto in tanto
lo sguardo su Cassius, che aveva assunto quella sua espressione apatica che non
prometteva mai nulla di buono.
«Era Damian» disse
dopo quasi altri cinque minuti di assoluto silenzio Cassius «Il mangiamorte che
ha schiantato quel babbano…era Damian, ne sono certo» Gemma e Adrian, che
l’avevano già capito, sospirarono abbassando lo sguardo mentre Miles, Terence e
Malcolm guardarono l’amico con apprensione «Sei certo che fosse lui?» chiese
lentamente Terence, guadagnandosi un’occhiataccia da Cassius «So riconoscere
mio fratello» sibilò con voce troppo intrisa di dolore perché potesse suonare
veramente minacciosa.
Cassius sapeva che i
suoi famigliari erano sempre stati sostenitori di
Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato, sapeva che suo padre e suo nonno erano
stati dei mangiamorte e quando aveva visto quelle persone incappucciate aveva
immaginato che potesse anche esserci Aurelius
Warrington tra di loro, ma realizzare che anche Damian era lì era stato un
colpo. Aveva riconosciuta subito la risata del fratello, ma finchè non se l’era
visto davanti aveva sperato di essersi sbagliato.
Poteva avere il volto
coperto e quella pesante veste nera addosso, ma avrebbe riconosciuto Damian tra
mille, fisicamente identico a lui come una goccia d’acqua nonostante ci fossero
quattro anni a separarli.
Da quanto stavano organizzando
quell’attacco? Da quanto Damian si era unito a loro? Tutto il tempo che aveva
passato nello studio di suo padre, le chiacchierate fino a tarda notte tra i
Warrington più anziani e l’improvvisa voglia di spedire Cassius dai Pucey erano
tutte collegate ai fatti di quella notte, dunque?
Damian aveva solo
quattro anni più di lui, era troppo giovane per poter essere davvero un
mangiamorte!
«Tu non sei Damian»
disse dopo un po’ Adrian, guardando con espressione seria il suo migliore
amico, che alzò gli occhi scuri pieni di vergogna e rabbia «Non hai alcuna
responsabilità per quello che fanno i tuoi genitori o i tuoi fratelli» continuò
mentre Gemma, appollaiata sul bracciolo della poltrona di Cassius, gli posava
una mano sulla spalla, annuendo con convinzione.
«Non devi vergognarti
di colpe che non hai, non con noi» aggiunse la ragazza, facendo immediatamente
annuire gli altri quattro ragazzi.
Cassius guardò gli
amici uno per uno: non c’era traccia di pietà nei loro occhi e di questo fu
loro grato, solo una luce decisa e ferma mentre lo fissavano.
Noi ci siamo.
E bastava quello.
Sono la prima a difendere strenuamente la causa delle serpi,
ma non sono così naïve da pretendere di sostenere che tutti quanti i membri
della Casa di Salazar siano brave personcine, soprattutto non se si parla di
purosangue. Però i miei sei bambini sono tutti dei maghi a modo, come avete
potuto vedere.
I toni sono decisamente più cupi di quelli che sono abituata
ad usare nelle mie storie, ma voglio un po’ mettermi alla prova. Mi farebbe
piacere sapere cosa ne pensate di questa brevissima storia!
Rimanete sintonizzati su questi canali per i futuri sviluppi
riguardanti questo magico sestetto verde-argento!
Un bacione a chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare fino
a qui,
Em