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Autore: Striginae    28/07/2019    10 recensioni
[Ineffable Husbands - Reverse!What if: Angel!Crowley/Demon!Aziraphale]
«Converrai con me nel dire che per i demoni l’acqua santa è letale. Così non è stato per te. Ergo, non sei un demone. E se non sei un demone, sei un angelo. Ovvio, no?» […]
«Se un angelo non brucia nelle fiamme infernali, è un demone.»
Punto, fine della questione.
Semplice, no?

Cosa accadrebbe se dopo lo scambio di corpi tra Crowley e Aziraphale, l'Inferno e il Paradiso traessero delle conclusioni del tutto errate e decidessero di intervenire per ristabilire l'ordine? Solo guai.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Hastur
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Londra, 08:30 a.m., 22 Luglio 2020

Nel cuore di Londra un angelo si svegliava di buon mattino, pronto ad affrontare una nuova giornata. Sgusciò via dal letto, sollevando le tapparelle della camera che presto venne rischiarata dalla tenue luce dei raggi solari.

Gli angeli non hanno bisogno di dormire ma, affinché la sua integrazione con gli umani fosse totale, aveva ritenuto saggio apprenderne le abitudini. Quello era il suo primo incarico sulla Terra e sebbene fossero trascorsi solamente due mesi dall’inizio del suo lavoro sul pianeta, aveva trovato estremamente facile ambientarsi. Come se da sempre vi vivesse!

Dopo essersi rinfrescato velocemente in bagno ed essersi ordinato i folti capelli rossi in un codino alto, lasciando che parte dei morbidi ricci ricadesse con naturalezza sulle spalle, indossò il suo completo preferito, così bianco da risultare quasi accecante.
Crowley si lisciò con meticolosa cura le pieghe del vestito. Era da sempre sua prerogativa apparire al meglio in qualsiasi situazione, anche la più banale.

Quel giorno avrebbe dovuto aprire il suo vivaio, l’Earthly Heaven, con almeno un’ora di ritardo. Doveva ritirare alcuni articoli per il negozio e gli sarebbe servito un po’ di tempo per sistemare tutto. Controllò l’orologio, era ancora troppo presto per pensarci.
Piuttosto, aveva ancora del tempo per curare le piante che teneva nel suo appartamento.

Crowley era affezionatissimo ai suoi fiori. Crescevano rigogliosi e ogni giorno diventavano più belli. Il suo segreto? Dare alle piante tutto l’amore e la comprensione di cui avevano bisogno… e intimorirle con qualche velata minaccia. Ma solo ogni tanto e se strettamente necessario! Senza dubbio è importante essere gentili con ogni creatura ma non bisogna farsi mettere i piedi in testa. Il ragionamento era valido più che mai per delle piante d’appartamento, metaforicamente parlando.
Solo dopo essersi occupato di loro, Crowley ritenne fosse arrivato il momento di cominciare ufficialmente la sua mattinata di lavoro.

Afferrò le chiavi della sua auto, una Bentley 1930, anch’essa bianca come i vestiti che l’angelo era solito indossare.
La Bentley non era una macchina come le altre.
L’angelo l'aveva vista la prima volta su un marciapiede vicino casa sua, polverosa e immobilizzata da delle ganasce alle ruote posteriori. Gli era sembrata così triste. Doveva essere da molto lì, abbandonata. Spinto da un’eccessiva curiosità, aveva chiesto ad un vigile di pattuglia come mai nessuno provvedesse a spostarla da una zona vietata. La risposta fu inaspettata: il proprietario del veicolo era impossibile da rintracciare e i responsabili del comune di Londra da un anno intero provavano in tutti i modi a sbarazzarsene. Tuttavia, quella macchina sembrava essere posseduta dal demonio e nonostante tutti i mezzi impiegati per rimuoverla, l’auto non si era mossa nemmeno di un misero millimetro. Alla fine, avevano desistito.
Una storia così bizzarra non aveva fatto altro che aumentare l’interesse dell’angelo verso la vettura. Doveva esserci uno zampino diabolico dietro la vicenda. Fu Crowley che con l’aiuto di un piccolo miracolo, volenteroso di compiere una buona azione verso la comunità londinese, spostò l'automobile dall’area interdetta.
A questo punto avrebbe dovuto portare l’auto al centro di rottamazione ma, avendola presa in simpatia, non ebbe cuore di lasciarla al suo destino. Ne divenne il nuovo  proprietario.
L’unico problema era rappresentato dalla vernice nera della macchina. Era buona norma che un angelo utilizzasse quasi esclusivamente dei colori chiari, perciò, più per senso del dovere che per sua reale volontà, la carrozzeria della Bentley passò da nera a bianca.
Guidandola quotidianamente scoprì in fretta che suoi sospetti si rivelarono fondati. Non si sbagliava nel sostenere che l’auto fosse appartenuta ad un demone o chissà quale altra forza sovrannaturale. Infatti la Bentley tendeva a prendere fin troppe iniziative senza che le si desse il consenso. Ciò nondimeno possedeva svariati pregi, il migliore tra tutti: riprodurre alla radio quasi esclusivamente canzoni dei Queen.
Per lo meno il proprietario precedente aveva buon gusto in fatto di musica, si diceva Crowley quando la voce di Freddie Mercury risuonava potente nell’abitacolo.


Uscito di casa, Crowley raggiunse la Bentley con il suo incedere ondeggiante che lo distingueva da tutti gli altri spiriti celesti. Gabriele aveva insistito molto per raddrizzare quell’andatura rozza, come usava definirla l’Arcangelo. Tutti gli sforzi di Crowley erano risultati vani, non riusciva a camminare diversamente. A suo dire era un tratto che lo contraddistingueva dagli altri, non ne andava fiero ma neanche lo disprezzava, come voleva che credessero i suoi fratelli angeli su in Paradiso.
Purtroppo Lassù… l’eccentricità non era vista di buon occhio.

Ancora immerso nei suoi pensieri salì in macchina, sgommando a tutta birra per le strade londinesi. Aveva parecchio da fare ed era meglio sbrigarsi, non amava perdere tempo.
 

Un’ora e mezza dopo, Crowley aveva terminato le sue commissioni e, a bordo della sua fidata Bentley, attraversava a gran velocità l’incrocio di Piccadilly Circus diretto verso il suo negozio a Soho.
La mattinata scorreva serenamente e l’angelo si sentiva in pace con il mondo.

Fu proprio quell’apparente calma a trarlo in inganno. Forse aveva distolto un attimo lo sguardo dalla strada o forse era stata la Bentley a non accettare che lui frenasse, sta di fatto che di punto in bianco fu sbalzato in avanti e all’impatto seguì un violento urto.
Gli si gelò il sangue nelle vene.

Merd… oh Cielo.

Aveva investito un passante!
Si catapultò giù dalla macchina per soccorrere l’uomo che aveva tamponato, rivolgendo preghiere a tutti i santi che conosceva. I quali, per inciso, erano parecchi.

«Oh per l’amor di… sta bene?»
Crowley si era inginocchiato per accettarsi delle condizioni del pedone ancora a terra. A parte l'espressione stravolta e una scheggiatura sugli spessi occhiali scuri dell’incidentato, l’angelo non rilevò alcuna frattura. Se non fosse stato per il sollievo, Crowley avrebbe trovato una tale fortuna quasi sfacciata.
Trascurando la domanda dell’angelo, l’uomo si portò una mano ai lati della testa per massaggiarsi una tempia. Sembrava angosciato da altri pensieri.

«Oh no, proprio il primo giorno, se lo sapessero gli altri… non posso farmi investire proprio il primo giorno, che figuraccia…»

«Lasci che le dia una mano… ah

Nella foga del momento, Crowley non si era reso conto di avere a che fare con un demone. Se ne accorse troppo tardi, quando gli poggiò le mani sulle spalle per aiutarlo a sollevarsi. La sorpresa fu tale che lasciò la presa all’improvviso, come se fosse rimasto scottato dal contatto, facendo cadere nuovamente la creatura occulta che con un tonfo sbatté sul duro asfalto.

«Che diamin… insomma, ma le sembra questo il modo? Non le era bastato travolgermi con quell’affare? Era necessario anche questo

Il demone stava dando in escandescenze. Si rimise in piedi goffamente da solo, rassettandosi il lungo cappotto di tartan nero. Si era deciso alla buon’ora di rivolgere la parola a Crowley e ce la mise tutta per far trasparire l’indignazione nei suoi confronti.


Dietro di loro, i nervosi automobilisti londinesi stavano cominciando a perdere la pazienza. Visto che nessuno si era fatto male, era tempo di liberare la careggiata. I clacson iniziarono a strombazzare, sovrastando le poco cortesi richieste dei conducenti di togliersi dal bel mezzo del percorso.
Il demone non ne sembrava impressionato, imprecazioni e invocazioni a Satana erano all’ordine del giorno per lui. Era più interessato all’uomo che lo aveva colpito. Aggrottò le sopracciglia, non aveva smesso di esaminarlo nemmeno per un secondo.
Infine, l’epifania.

«Un angelo? Sono stato investito da un angelo? Impossibile, che io sia dannato!»

«Non lo sei già?»

Rispose Crowley con una vaga nota di sarcasmo, notando la fila spaventosamente lunga dietro la Bentley che si era formata in pochi minuti. Uno dei più arditi guidatori li superò a gran velocità, mostrando il medio e non risparmiandosi degli improperi.

«Sai, credo sia il caso di spostarci e continuare altrove questa conversazione.»

«Potresti almeno chiedermi scusa!»

Obiettò il demone che, con una certa petulanza, non accennava a muoversi. Crowley sospirò. Per quanto fosse scocciante da ammettere, il demone aveva ragione. Lo aveva pur sempre investito, gli doveva delle scuse. Da bravo angelo, Crowley non poteva che assumersi le sue responsabilità e agire correttamente anche nei riguardi del nemico.

«Va bene, certo. Posso farmi perdonare offrendoti un passaggio?»

L’angelo allargò le braccia, indicando all’altro la Bentley che di sua spontanea volontà aveva aperto entrambi gli sportelli, come se li stesse invitando a saltar su.

Crowley prese posto sul sedile del guidatore, sbirciando con la coda dell’occhio i movimenti del demone che con incertezza lo aveva seguito all’interno dell’auto. Quest’ultimo non sembrava molto convinto, dentro di sé era già arrivato alla conclusione che Crowley guidasse come un indemoniato.
Il che è paradossale se si parla di un angelo.

«Dove si va?»

«A Soho.»

Il demone diede l’indirizzo a Crowley, portandosi la mano destra sulla stanghetta degli occhiali. Con un veloce miracolo demoniaco sistemò la crepa sulle lenti e in un batter d’occhio tornarono come nuove.
L’angelo si stupì nell’apprendere che entrambi erano diretti verso medesima destinazione, ma non fece alcun commento al riguardo. Doveva trattarsi di una semplice casualità.
Nessuno dei due parlò durante il tragitto mentre Freddie Mercury intonava le note di You’re my best friend.



Oh, you're the best friend that I ever had
I've been with you such a long time
You're my sunshine and I want you to know
That my feelings are true
I really love you




Una volta arrivati al centro di Soho, l’angelo parcheggiò la Bentley a cavallo con il marciapiede di fronte la libreria che l’inconsueto passeggero gli aveva indicato. Subito corse a controllare le condizioni del paraurti della macchina, tra una cosa e l’altra non ne aveva ancora avuto la possibilità. Abbozzò un sorriso, nessun danno.

Il demone nel frattempo si era già avviato verso l’edificio e dava le spalle a Crowley.
«Be’, suppongo che sia in debito con te per il passaggio, emh…»

«Non dirlo neanche, se lo sapessero Lassù ne farebbero una tragedia. Ad ogni modo, io sono Crowley.»
Suggerì l’angelo, realizzando di non essersi ancora presentato.

Appoggiato alla Bentley a braccia incrociate Crowley scrutava il demone, teso come una corda di violino. Lo adocchiò mentre armeggiava furiosamente con il meccanismo della serratura che non voleva saperne di aprirsi, doveva essersi inceppato. Vide la creatura occulta irrigidirsi, pareva abbastanza apprensivo.

Un demone con l’ansia?

«Crowley? Non è un nome molto angelico.»
Osservò il demone dopo essere riuscito ad aprire la porta della libreria, sbloccatasi grazie ad un più che gradito intervento miracoloso.
È pur sempre compito di un angelo aiutare le persone in difficoltà, giusto?

«Mi è sembrato di capire che questo è il tuo primo giorno sulla Terra?»

Crowley cambiò discorso, mentre il demone varcava l’ingresso della libreria. Senza stare troppo a rifletterci lo seguì all’interno.

Davanti ai suoi occhi si estendeva un ampio locale che una volta rimesso in ordine si sarebbe potuto definire come accogliente. Era arredato con gusto e raffinatezza, con svariate file di scaffali pieni di libri di tutti i generi: libri spessi come un’enciclopedia e sottili come degli opuscoli, rivestiti con eleganti copertine in pelle incise con intricate lettere dorate e dei coloratissimi quanto elementari libri per bambini. Oltre ai libri, Crowley riuscì ad intravedere addirittura un grammofono.
La libreria dava l’idea di non essere stata frequentata da un po’ a giudicare dall’aria pesante che vi si respirava e dal pulviscolo che fluttuava nell’ambiente statico. Non riusciva a capire, ma sentiva qualcosa di profondamente sbagliato in quel luogo. Non un solo telo copriva i mobili e alcuni libri dall’aspetto decisamente antico erano stati abbandonati alla rinfusa senza alcuna cura. Che razza di libraio lascerebbe tutti quei testi in condizioni così precarie?

«Sì e oserei dire che è cominciato con il botto. Oh, ma guarda qui che disordine.»

Crowley colse la frecciatina e non riuscì a trattenersi dal sollevare le iridi dorate al soffitto.  

«Dai, ti ho detto che mi dispiace. Potevi almeno guardare prima di attraversare!»

«Io pensavo che mi avessi visto! Sai quanti richiami avrei ricevuto se fossi morto? Per non parlare delle carte da riempire per avere di nuovo un corpo.»
Si giustificò il demone, quasi rammaricato, sparendo nel retrobottega.

Crowley rimase immobile ad aspettarlo, continuando la sua esplorazione del negozio con lo sguardo. In parte era affascinato dal locale. Sembrava quasi che il tempo in quella stanza si fosse fermato agli anni ’50 e non era solo il gradevole arredamento rétro ad evocare quella sensazione. L’unico computer presente doveva essere andato fuori produzione almeno vent’anni prima e su un mobiletto era presente un telefono fisso a rotella, accanto ad esso una rubrica con dei numeri segnati a mano.
Ma in fondo, chi era Crowley per giudicare qualcosa vintage, essendo lui il primo a circolare con una macchina d’epoca?

«Sul retro è ancora più disordinato che qui, da non credere.»
Annunciò il demone, riemergendo dall’angusta porta dietro la cassa, con una catasta di libri voluminosi stretti al petto.

«Hai scelto tu il nome? A.Z.Fell?»
Fece l’angelo, con disinvoltura. Aveva letto il nome prima di entrare nella libreria.
A.Z.Fell&Co. recitava la targa a grandi lettere.

«Oh, no. Prima di trasferirmi a tempo indeterminato sulla Terra ho cercato un luogo in cui stabilirmi e ho trovato questa libreria. A… a dire il vero sono stati i burocrati dell’Inferno ad assegnarmi qui, pareva che questa fosse l’unica sede disponibile. A.Z.Fell deve essere il nome del vecchio detentore. Penso che lo terrò invariato, potrebbe andare bene anche per me, mi si addice.»

«Ti si addice, perché? Come ti chiami, Azifell?»
Crowley si stupì per la facilità con cui riusciva a parlare al demone. Non lo stava davvero provocando, era solo contento di parlare con qualcuno che non fosse umano. Incredibilmente si sentiva a suo agio più con un demone che con un mortale.   

«No, non mi chiamo Azifell. Non è nemmeno un nome! Se proprio ci tieni a saperlo, mi chiamo Azrael[1]

«Azrael? Azrael, Azifell… sono quasi uguali! Tanto vale combinarli e chiamarti Azirafell. No?»
A ripensarci, Crowley forse un pochino lo stava provocando sebbene fosse in buona fede. Assolutamente in buona fede.

Frattanto, il demone non aveva perso tempo e stava già riponendo alcuni libri al loro posto. Mentalmente stava stilando la lista delle cose da fare, prima fra tutte, catalogare da capo tutti i testi presenti. Montagne di libri attendevano di essere ordinati, il sol pensiero lo faceva fremere. All'Inferno i libri erano ben pochi e ancor meno quelli scritti da esseri umani. Una vera disgrazia per un amante della letteratura come lui.

Le parole di Crowley ridestarono la sua attenzione. Si fermò per rivolgere all’angelo uno sguardo indagatore, celato dietro le lenti scure.
Azirafell.
Il nomignolo suonava così bene alle sue orecchie.
Azirafell.
Ci pensò su un momento prima di dare il verdetto finale.

«È orecchiabile, te lo concedo.»

Crowley allargò un sorrisetto trionfante. Quando un demone te la dà vinta su qualcosa è sempre bene rallegrarsene. Azirafell comunque non si accorse dell’espressione dell’angelo. Per sminuire la questione gli aveva già voltato le spalle con affettata compostezza.

Per Crowley comunque era arrivata l’ora di salutare. Vedere il demone affaccendato gli aveva fatto tornare in mente che anche per lui quella era una giornata di lavoro.

«Bene, Azirafell. È stato un piacere parlare con te ma, adesso devo proprio andare.»

Andare semplicemente qualche metro più in là, dato che il suo negozio si trovava alla fine della strada.

Fece per uscire, arrestandosi dopo qualche passo. Si voltò un’ultima volta verso Azirafell, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa.

«Israfel[2], comunque.»

«Prego?»

«Israfel. È il mio vero nome. Chiamami Crowley, lo preferisco. Ciao

Ancheggiando, Crowley uscì dal negozio.


Azirafell non riuscì a staccare gli occhi dall’angelo fino a quando non sparì oltre la soglia. Solo allora si riscosse. Di angeli ne aveva conosciuti ben pochi ma non poté fare a meno di considerare che quel Crowley dovesse essere assolutamente unico nel suo genere.

Sperava quasi di rivederlo.



 
[1] Azrael: nell’Islam è il nome attribuito all’Angelo della Morte. In questa storia Aziraphale è più ispirato ad Asmodeo, un angelo caduto della religione ebraica/islamica/cristiana che alcuni identificano con il serpente che tentò Eva. Ho scelto il nome Azrael (piuttosto che Asmodeo) per Aziraphale per pura assonanza tra i due nomi e permettere il gioco di parole con Azirafell, perdonatemi la piccola imprecisione! 

[2] Israfel: uno dei quattro Archangeli più importanti dell’Islam, insieme a Gabriele, Michele e Azrael. Nella religione cristiana Israfel corrisponde a Raffaele che, tra le tante cose, fu incaricato da Dio di combattere Asmodeo. Inoltre secondo wikipedia.en Aleister Crowley ha scritto un libro intitolato Liber Israfel e questo è il motivo principale per cui ho associato il nome a Crowley.



Note finali
ALT. Prima che mi si puntino torce e forconi contro, voglio dare qualche ulteriore precisazione. 
Prima di tutto, i nomi. Ho pensato fosse altamente improbabile che Inferno e Paradiso non li "ribattezzassero", viste le circostanze. Anche se insomma, come al solito Aziraphale e Crowley fanno di testa loro. Per Crowley non c'è stato alcun problema, è come se stesse "omaggiando" A. Crowley per aver scritto un libro con il suo nome da angelo in pratica. E Azirafell suona come Aziraphale, anche se sono cosciente che sia scontatissimo. Pardon! 
In secondo luogo, anche il loro aspetto ora è un po' diverso. Crowley non ha gli occhi da serpente e ha i capelli lunghi, più o meno come quando lo si vede nell'Eden durante il primo episodio. E sì, Aziraphale ha gli occhiali da sole! Ho invertito qualcuna delle loro caratteristiche, sì. 
L'obiettivo di questa storia è adattarli ai loro ruoli attuali e nel frattempo rimanere IC. Non so quanto ci sia riuscita, ma ci ho davvero provato! 
Ringrazio per le recensioni e ancora una volta chiunque sia arrivato a leggere fino a qui!
Chiudo qui prima che queste note diventino più lunghe del capitolo stesso, a presto! 
   
 
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