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Autore: AlsoSprachVelociraptor    28/07/2019    1 recensioni
Lloyd Richmond, giovane film-maker dal fisico fragile, la mente contorta, il cappello della Planet Hollywood calato sui suoi cinici occhi azzurro ghiaccio e il fidato coltellaccio appeso alla cinta, è pronto a tutto per diventare il regista che ha sempre sognato di essere.
Anche essere mandato dalla BBC a Ronansay, un'isola sperduta a nord delle fredde coste della Scozia e bagnata del tremendo mare del Nord a indagare su un misterioso hotel che si dice essere infestato dai fantasmi.
All'albergo, tuttavia, Lloyd troverà segreti ben peggiori di uno spirito; scheletri nell'armadio, doppiogiochisti pericolosi, destini segnati nel sangue, porte chiuse a chiave, il mare del Nord affamato che chiederà sempre più sacrifici umani.
E sì, anche un fantasma.
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[Storia liberamente tratta alla serie tv "Two Thousand Acres of Sky" della BBC, anche se NON c'è bisogno di conoscere la serie per leggere la storia, dato che ne è solo ispirata. Anzi, se non la conoscete è molto meglio]
Genere: Comico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La campana del modesto campanile di Ronansay suonò da morto. Un rintocco, due rintocchi, tre rintocchi.

Abby si irrigidì ancora di più. Che succedeva?

-La campana è rotta. Non suona da almeno quindici anni.- sussurrò lei, con qualcosa di diverso negli occhi. Prima fece per allontanare la canna del fucile dalla mandibola di Lloyd, ma poi il ferro premette ancora più crudelmente contro la sua pelle, Abby caricò un’ultima volta e premette il dito sul grilletto, pronta a osare.

-Basta, sono stanca…- sussurrò sull’orlo del pianto.

Per un istante, uno solo, Lloyd pensò alla vita di Abigail.

Madre single ritrovata madre senza sapere nemmeno essere una persona autonoma, trasferita in cerca di nuove possibilità in un’isola sperduta e lontana, dal mare cattivo e capriccioso. Tante relazioni fallite, e l’unico uomo, l’unica persona al mondo che le era rimasto vicina, l’unico che forse sarebbe potuto essere il futuro sereno che Abby voleva, morto. Per colpa sua.

Lei non l’aveva capito, lei l’aveva mandato a morire, e ogni giorno vedeva quell’uomo negli occhi della figlia avuta con lui per sbaglio, nata dopo la morte del padre di cui non seppe mai l’esistenza.

Lui continuava a maledire quel luogo con la sua figura, con i suoi lamenti e il mare continuava a reclamare quello che Abby non voleva più sacrificare, e i debiti crescevano, l’ex marito con cui aveva avuto i suoi primi due figli e con cui si era riconciliata e le aveva promesso sarebbe stato diverso, e invece era sempre un ubriacone violento e irascibile. L’hotel continuava ad andare in debito, l’isola sempre più spopolata, Abigail sempre più sola e quel senso di colpa continuava a essere un peso sulle sue spalle gracili e su quell’hotel malandato.

Ma tutto sommato niente le permetteva di puntargli un fucile alla testa. Tirò ancora di più la sua frangia e premette con forza il coltello alla sua gola, senza però dare un taglio netto. Un rigolo di sangue, sottilissimo, colò giù dalla sua gola mentre i suoi occhi si spalancavano e pian piano capiva in che situazione si era cacciata, cosa stava facendo e contro chi.

Il dito sul grilletto di Abby stava per cedere, ma la mano stretta attorno al manico del coltellaccio di Lloyd non avrebbe ceduto.

Le avrebbe tagliato la gola, avrebbe nascosto il suo cadavere, sarebbe scappato e…

E nulla, perché il boato coprì tutto.

Un’esplosione capovolse l’hotel un paio di volte, prima che Lloyd potesse accorgersene era lui volato dall’altra parte della camera assieme alla donna, ricoperti di schegge delle finestre esplose e di sangue proprio.

Abby era svenuta a terra, con la testa contro il muro. Lloyd si rialzò in piedi, lentamente e senza fretta, anche perchè non poteva fare altrimenti. La testa gli doleva, e le sue mani erano ricoperte di sangue e pezzi spessi di vetro e legno incastonati nella carne.

Cos’era successo..?

Si voltò verso le finestre frantumate, verso il mare in tempesta. Il mare. Jo. Kenny.

Raccolse il suo coltello, come prima cosa. Era ancora vicino ad Abby, che a sua volta stava riprendendo conoscenza.

Prima che fosse del tutto tornata in sé, Lloyd calciò lontano il fucile e le puntò il coltello, non molto aggressivamente.

Era solo un ragazzino ricoperto di schegge e inginocchiato a terra, senza forze e pieno di sangue. -Sta’ ferma, cazzo…- borbottò lui con quel vocione che non apparteneva a quel corpicino. Lei cercò, tuttavia, di alzarsi. 

-Era… veniva dal mare, vero?-

Lloyd non rispose. Si alzò in piedi e ignorò i vetri rotti che si erano incastrate nelle sue ginocchia, prima zoppicando, poi camminando veloce e successivamente correndo, sempre più forte e sempre più in forze.

Passò davanti alla sala principale, dove alcuni marinai riversavano a terra, assieme a Robb, ricoperto di legno e vetri rotti. Era caduta una trave, giusto su di lui. Charley e Alfie erano in un angolo, feriti ma salvi.

Avevano molte più contusioni di quante avrebbero dovute, ma sapeva il motivo. -Jo!- gridò lui, non chiamando la ragazza però. Sapeva non l’avrebbe trovata lì. 

Non aspettò una risposta, corse fuori dall’albergo, inciampando e cadendo mezzo metro sotto l’uscio, dopo aver dimenticato gli scalini.

Kenny non era ancora comparso, in nessun posto, nemmeno un vago bagliore che decretasse la sua esistenza.

Continuò a correre per le vie desolate, tra gli antifurto che risuonavano in ogni casa e le sirene delle ambulanze, dei vigili del fuoco e di qualcos’altro a cui Lloyd non riusciva a pensare al momento.

Le vie erano deserte, quasi oscurate. Se di solito il verde sfavillante dell’erba brillava negli occhi del ragazzo, ora sembrava tutto annerito, ingrigito, morto.

Morto.

Arrivato alla spiaggia, quasi cadde in ginocchio.

Non seppe quanto tempo passò da quando si accasciò sulla sabbia dura e gelida, a qualche metro dalla figura distesa sulla spiaggia, fradicia, immobile e a faccia in giù, su quella parte di spiaggia più alta rispetto al resto, su quell’altare sacrificale per quel dio del mare capriccioso.

Altra gente accorse, richiamati dal grido che Lloyd non si era accorto di aver fatto. Altre persone, che non riconobbe subito.

Prima corsero Charley e Alfred, gridando e piangendo. Solo Charley si fermò vicino a Lloyd, accarezzandogli una spalla nello stesso modo gentile che aveva Kenneth.

Arrivò zoppicando anche Abigail, ignorandolo completamente e scagliandosi sulla figura sdraiata a terra. I suoi lunghi capelli rosso scuro coprivano la sabbia come sangue riversato da una gola aperta.

Ma dal corpo di Jo non mancava una goccia di sangue, e le sue labbra erano blu, la sua pelle cerea, il suo corpo immobile.

L’unico rumore che smosse Lloyd fu la sirena dell’ambulanza che si stava avvicinando, o forse allontanando, chissà.

Senza pensarci due volte si alzò sulle gambe doloranti dai crampi e dal sangue e dalle schegge e si buttò in mezzo alla piccola strada, fermando appena in tempo l’ambulanza.

Non poteva permettere che la storia si ripetesse, non poteva permettere che Jo, la figlia di Kenny, facesse la stessa sorte del padre.

Non poteva permettersi di soffrire due volte.

L’ambulanza frenò con un rumoroso fischio, e gli infermieri corsero verso di lui, ma li scacciò con una mano.

No! Non io! Lei! Salvate Jo, salvatela!

Non seppe cosa disse, non era abbastanza lucido. Si voltarono, videro la ragazza, e corsero verso di lei. 

Poi fu tutto sempre più confuso, ma in un modo o nell’altro tornò all’hotel, e in un modo o nell’altro riuscì a non morire dissanguato.

 
   
 
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