Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: hakodate93    30/07/2019    0 recensioni
Nella Terra di Mezzo, durante la Terza Era, viveva un giovane principe nano della Casata dei Piediroccia, Austri. Una notte accade l'inevitabile, un incontro voluto dal destino. E così la sua vita vira verso un nuovo futuro di speranza. "La tua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo" così gli aveva promesso la nobile dama. Tra nani, draghi, orchi, stregoni e strane creature alate, una storia che trae libera ispirazione dall'universo fantasy tolkeniano.
Genere: Fantasy, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nani, Nuovo personaggio, Pallando, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8

 

Elrond: Arwen, tollen i lu. I chair gwannar na Valannor. Si bado, no cirar.

Arwen: Ho fatto la mia scelta.

Elrond: Egli non ritornerà. Perché ti trattiene qui quando non c’è speranza?

Arwen: C’è ancora speranza.

Elrond: Se Aragorn sopravvivesse a questa guerra, sareste comunque divisi. Se Sauron fosse sconfitto e Aragorn fatto Re e se tutto ciò che speri si avverasse, egli dovrebbe sempre assaporare l’amarezza della mortalità. Che sia per spada o per il lento sfacelo del tempo, Aragorn morirà. E per te non ci sarà alcun conforto per alleviare il dolore della sua scomparsa. Perverrà alla morte come immagine dello splendore dei Re degli uomini in gloria, senza macchia, prima del crollo del mondo. Ma tu, figlia mia, tu ti trascinerai nell’oscurità e nel dubbio, come la notte d’inverno che arriva senza una stella. Qui tu dimorerai legata al tuo dolore, sotto gli alberi che avvizziscono, finché il mondo intero sarà cambiato e i lunghi anni della tua vita saranno consumati. Arwen, non c’è nulla per te qui, solo morte. Ah im, u-erin veleth lin?

Arwen: Gerich veleth nin, ada.

(Il signore degli anelli – Le due torri)

 

Mentre Metatron scendeva in picchiata, come una forsennata, alla ricerca di Austri, il rimorso la tormentava. Forse doveva dare ascolto a Pallando e rimandare il giovane nano indietro senza la minima esitazione. E invece aveva insistito perché rimanesse con loro e si era presa l’onere di provvedere alla sua sicurezza. Il giovane nano che la guardava con occhi dolci le aveva annebbiato la mente e adesso rischiava la vita, oltre la sicurezza del suo popolo. I draghi desiderano più di ogni cosa l’oro e, quello che si nascondeva in quelle grotte, avrebbe fatto di tutto per ingannare Austri e impadronirsi di un reame nanico con tutte le sue ricchezze. Non c’era tempo da perdere. Avrebbe mantenuto la parola e lo avrebbe salvato.

 

Quando Bahamut si mosse per afferrare Austri e divorarlo, Metatron piombò dall’alto scagliandogli addosso una barriera mistica offensiva. Il drago la schivò in tempo indietreggiando. L’angelo atterrò velocemente vicino al principe, generò una nuova barriera e si accertò delle sue condizioni. Austri stava bene ma, a causa del precedente impatto, non era del tutto in grado di reggersi in piedi, né di correre. Dunque Metatron lo afferrò per la vita e si allontanò in volo. Ma prima, con un ulteriore barriera offensiva, fece crollare la grotta sotterranea, in modo da rallentare il drago e assicurarsi la fuga. Si allontanò in tutta fretta in volo reggendo Austri. Uscirono fuori dalle grotte e si fermarono sul mare. Vide Pallando fermo vicino la stradina da cui erano venuti e gli affidò Austri. E fece per tornare vicino le grotte.

 

- Dove vai? Andiamo via. Quello che abbiamo visto è più che sufficiente. Scappiamo finché siamo in tempo. - Le gridò Pallando.

- Ho bloccato Bahamut con le macerie. Ma non è certo sufficiente a fermarlo. Tra poco si libererà e si lancerà al nostro inseguimento. Devo fermarlo qui o le terre dell’Ovest rischieranno la distruzione. Tu allontanati con Austri e tornate alla Contea senza voltarvi indietro.

 

Pallando obbedì ancora una volta e risalì la stradina con Austri. Nel lasso di tempo in cui Pallando era fuggito all’esterno, mentre Metatron si lanciava al salvataggio di Austri, lo stregone aveva chiamato le Aquile. Ne sopraggiunsero tre. Una fece salire sul dorso Pallando e Austri, mentre le altre due facevano da scorta. Si allontanarono facilmente, sfuggendo al drago. Mentre volavano via, Pallando si girò più di una volta verso le grotte, vide riemergere il drago e Metatron lottare contro di lui. Augurò buona fortuna alla sua compagna e sperò con tutte le sue forze di poterla rivedere alla Contea.

 

Intanto sul mare infuriava una lotta all’ultimo sangue tra il drago e l’angelo. Entrambi capaci di volare, cercavano di colpirsi a vicenda; Bahamut lanciava lunghissime lingue di fuoco, mentre Metatron rispondeva con le sue barriere mistiche, rese temibili dai suoi immensi poteri da arcangelo. Mentre si rispondevano colpo su colpo, la bionda fanciulla riuscì a generare una cabala, una potentissima barriera in grado di difendere come uno scudo impenetrabile e lanciare attacchi letali. Il drago si vide rispedita al mittente una delle sue lingue di fuoco e ne rimase scottato. Metatron non riuscì a eliminarlo, ma quantomeno riuscì a farlo scappare nelle grotte con la coda tra le gambe. La lotta terminò con la vittoria dell’angelo e Bahamut rinunciò momentaneamente alla sua montagna d’oro. Ma i draghi sanno essere più vendicativi dei nani e ben presto ne avrebbero pagato le conseguenze.

 

Grazie alla velocità dell’aquila, atterrarono in poco tempo sulle collinette a nord-est di Tucboro. Pallando cercò l’aiuto di alcuni contadini hobbit e fece trasportare Austri in una locanda frequentata di Tucboro, ritrovo abituale di hobbit e raminghi del nord. Austri aveva la netta sensazione che lo stregone lo considerasse solo un fastidio, anzi di sicuro era stato così sin dall’incontro lungo le rive del fiume. Questo viaggio inaspettato per Austri, su nel nord ghiacciato, era stato colmo di sorprese, tra cui in ultimis i poteri di Metatron e le Aquile. Eppure aveva perso tutto il suo entusiasmo. Temeva per ciò che era successo con Bahamut, temeva per il suo reame e si sentiva profondamente in colpa. Questo fu l’inizio del mutamento emotivo che si verificò nel suo animo. Nel suo orizzonte si addensavano nubi minacciose di tempesta…

 

Austri fu sistemato in una camera della locanda. Aveva bisogno di un po’ di riposo per riprendersi. Intanto Metatron li raggiunse. Pallando fu sollevato di vederla arrivare per diversi motivi (sia perché stava bene, sia perché significava che il drago era stato sopraffatto, sia perché non vedeva l’ora di liberarsi del nano e mollarlo all’angelo); inoltre aveva fretta di raggiungere lo stregone del sud, Alatar, per riferirgli ciò che era accaduto nelle grotte e che probabilmente erano minacciati da Bahamut (lungo il tragitto in volo con le aquile, lo stregone aveva torchiato Austri, facendosi raccontare la conversazione col drago). Detto ciò partì al galoppo con un cavallo che si era procurato. Metatron invece salì al piano superiore che ospitava le camere per vedere Austri.

 

Quando entrò, l’angelo cercò di non stressarlo ulteriormente (l’angelo aveva il dono dell’empatia e si rese subito conto del tormento del principe) e gli chiese come stava. Austri le rispose che si sentiva meglio e che sarebbe bastata una notte di riposo per rimettersi in piedi. Ma i suoi occhi verdi avevano perso la vivacità e non osavano guardarla in volto, come di chi prova vergogna. Eppur tuttavia l’amore che ormai provava per l’angelo era più forte di qualsiasi altro sentimento. Prese il coraggio a due mani, alzò il viso e le confessò il suo amore:

- Se me lo permettete, nobile angelo, vorrei parlarvi col cuore in mano. In verità quando siamo scesi nelle grotte, non era la prima volta che vi incontravo.

- Lo so Austri.

Austri la guardò meravigliato. Ma la meraviglia durò poco e sorrise dicendo:

- Di che mi meraviglio. Coi poteri che avete, di sicuro vi sarete accorta che vi spiavo in quella radura. Seppur ero solo un ragazzino scapestrato.

Si fermò per un attimo e riprese sconsolato:

- Già, scapestrato. E lo sono ancora! Ho ignorato i vostri avvertimenti e sono stato imprudente. Ma se voi mi perdonaste e mi permetteste di stare al vostro fianco, vi offrirei tutto di me, il mio cuore, la mia anima, ogni mia gioia, persino la mia vita! Io vi amo, e sento che non amerò più nessuno così come amo voi.

Mentre Austri attendeva ansioso una reazione e una risposta, Metatron si fece grave in volto. Il tono della sua voce era gentile ma fermo:

- Sono onorata di essere al centro dei vostri pensieri. Questo è più di quanto una serva del Dio Onnipotente possa sperare e meritare. Eppur devo rifiutare. Noi angeli fummo generati per servire l’Altissimo. Non siamo destinati alle unioni carnali e a procreare. Per questo non proviamo quel tipo di amore che unisce un uomo ad una donna. Inoltre proveniamo dall’aldilà. Solo da morto potreste seguirmi, solo privato del vostro corpo mortale. Capite da voi che questa unione è impossibile per diversi motivi.

 

Austri, che ignorava tante cose degli angeli, non si aspettava né un rifiuto, né una simile spiegazione. Ma non si diede per vinto. Quest’amore, piombatogli addosso come un fulmine a ciel sereno, lo teneva in pugno. Insistette senza pensarci due volte:

- Se posso seguirvi solo da morto, allora non ho dubbi. Vi darò la mia vita, ascenderemo assieme al cielo e servirò l’Onnipotente al vostro fianco. L’unica cosa che desidero è di poter restare vicino a voi e di potervi amare per l’eternità.

Metatron, invece di gioire come una qualsiasi fanciulla che si compiace di avere un innamorato fedele, assunse un’espressione severa e gli rispose:

- E il tuo popolo? Tuo padre? Tuo nonno? Abbandoneresti tutto e tutti per i tuoi desideri? Li faresti morire di crepacuore. E i tuoi doveri di principe ereditario? Il tuo popolo ha bisogno di una guida salda. Quando tuo nonno e tuo padre si faranno da parte e ti lasceranno la corona, dovrai essere pronto a governare con giustizia e saggezza. Ma a quel che vedo, non ne sei degno. E sappi che io non gradisco chi abbandona e fugge come un codardo. Mi stai veramente deludendo.

- Ma io vi amo. Questo non ha alcun valore per voi? - Austri alzò un po’ la voce quasi disperato.

- Vi ripeto che non posso contraccambiarvi. Le nostre razze sono troppo diverse tra loro. Mandereste tutto all’aria per un’infatuazione senza alcun futuro? E come se non bastasse, mentre voi siete destinato a invecchiare e morire, io vivrò in eterno con questo aspetto fanciullesco. Basta così. Per quel che mi riguarda l’argomento è chiuso. Piuttosto pensate a riposare. Domattina partirete di buon’ora e tornerete al vostro reame. Riflettete su quanto vi è accaduto su al nord, ricordate gli insegnamenti di Thorin e siate un degno erede al trono.

Austri voleva replicare ancora. Ma, all’improvviso, cadde in un sonno profondo. Metatron lo fissò un’ultima volta mentre dormiva placido. Provava per lui un affetto sincero, come quello che si prova per un amico fraterno, ma non poteva dargli false speranze. Questo non se lo sarebbe mai perdonato. Dopo di che sparì nel nulla.

 

La mattina seguente Austri si svegliò presto. Si sentiva decisamente meglio e si alzò dal letto senza problemi. Ma cercò Metatron e non la trovò da nessuna parte. Chiese pure all’oste, ma questi non l’aveva vista. Capì allora che l’angelo, con i suoi poteri, lo aveva fatto addormentare per potersi allontanare indisturbata. Allora si convinse che il suo era un amore impossibile, un sogno irrealizzabile. Si procurò un pony e tornò alle Montagne Rosse senza più voltarsi indietro.

 

In quei giorni il cuore di Austri ricevette due pugnalate, il Rimorso e il Rifiuto. Due ferite che avrebbero sanguinato a lungo e da cui difficilmente si sarebbe rialzato.

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: hakodate93