Capitolo 3
“Gli uomini sono tutti coglioni, figlia mia”
Agata si sforzò prima e dopo quella frase, di non fare trasparire nessuno dei pensieri che le attraversavano la mente a sua madre che in quel momento aveva appena parlato.
“Eh già” rispose guardando altrove.
“Successo qualcosa con lui?” Le era andata male a quanto pareva, era un suo difetto quando qualcosa non andava o andava fin troppo bene senza un motivo, le si leggeva in faccia. O forse no. Forse una madre, pensò lei, per quanto conosce i pensieri della figlia, li capisce perfino prima di quest'ultima.
“Si, oggi la sua ex gli ha scritto, ma non con il suo account, lei si era cancellata. Sta fingendo di essere un'altra ed è arrivata a inventarsi di essere una ragazza coetanea a lui, che ha perso il suo fidanzato in un tragico incidente, che soffre di disturbi mentali e che...”
Sua madre la interruppe:”L'hai scoperto tu che fosse lei o c'è arrivato lui?”
Agata sentì di doversi trattenere dal dire parole di troppo, per difenderlo:”Ad essere sincera, non si è capito. Stamattina mi aveva detto che una persona gli aveva scritto tutta la notte, ho ipotizzato fosse lei e lui aveva affermato fosse impossibile, quando ho ribadito la mia impressione motivandola, invece mi ha scritto di aver avuto il mio stesso pensiero. Non si sa.”
La madre della ragazza concluse: “Ah... Gli uomini...” per poi controllare l'ora, salutare Agata di fretta e uscire per recarsi al lavoro. Il ragazzo aveva fatto la stessa cosa in presta mattinata. Dopo mezz'ora le aveva fornito account e password per leggere i messaggi con la sconosciuta, ma a lei una cosa interessava: Le aveva parlato della sua persona? Lui aveva risposto di no e dando un'occhiata, dopo l'insistenza di lui, si era resa conto fosse vero. Era strano. A volte la disturbava il fatto che per qualcuno lei non esistesse, altre, le provocava un piacere immenso, forse la faceva sentire protetta.
Ci provava, la terza persona inesistente a convincere lui di tornare con la ex. O più che altro cercava di soggiogarlo, di raggirarlo eppure, nel viso di Agata si stirò via via un sorriso, accusava poi una terza persona in realtà esistente di manipolarlo e condizionarlo. Si sforzò di non affibiare aggettivi negativi alla donna.
Rilesse in fretta e furia la conversazione dei due e si soffermò: “Ieri eri simpatico, oggi mi stai sulle palle”, quante volte avrebbe dovuto sentire ancora quella donna esprimere gioia per un momento in cui lei non era presente e rammarico quando i suoi occhi vedevano o le sue orecchie ascoltavano in diretta? Lui diceva lo facesse per allontanare eventuali persone da lui, ma il sorriso di Agata scomparve ugualmente.