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Autore: Teo5Astor    31/07/2019    19 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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27 – Giant killing
 
 
 
Mancano dieci minuti e siamo ancora sullo 0-0 con una squadra più forte di noi come il Liceo Joiyn. Una squadra ricca di storia, di vittorie e di partecipazioni al campionato nazionale. Noi non siamo altro che un piccolo club senza un passato glorioso, poco conosciuto anche nella prefettura di Kanagawa, figuriamoci fuori.
Eppure… eppure oggi noi, il Liceo Minegahara, siamo qui a giocarci il campionato provinciale con uno squadrone come lo Joiyn. Stiamo soffrendo da 80 minuti, è vero, ma non ci hanno ancora piegato. Hanno l’attaccante più forte ed esperto tra gli studenti delle superiori, cioè Broly Berserk, eppure per il momento siamo riusciti a non farlo segnare. E anche noi abbiamo un grandissimo attaccante, uno che è riuscito a segnare lo stesso numero di gol di Broly in questa stagione, cioè Vegeta Princely.
E poi ci sono io, oggi, l’elemento arrivato a rimescolare le carte e che loro non avevano previsto di affrontare, dato che non mi si vedeva in campo da un anno.
Un ragazzo del secondo anno fermo da una stagione come me e un primino gracile e intimidito al suo esordio ufficiale come Cabba Cabetsu che riescono a imbrigliare l’attacco della squadra più forte della prefettura. Roba da non crederci.
Il pubblico urla, incita, mi sembra ancora più numeroso rispetto ad inizio partita.
Il caldo è asfissiante, la fatica che sto provando in questo momento mi rende difficile restare lucido e concentrato, nonostante continui ad incoraggiare Cabba e gli altri nostri compagni. Abbiamo sputato sangue in questa partita, abbiamo sofferto, abbiamo resistito a un assedio dopo l’altro. Siamo ancora in piedi, non è ancora il momento di mollare.
Dieci minuti…
Dobbiamo vincere la partita in questi ultimi dieci minuti perché non avremo forze a sufficienza per sperare di resisterne altri trenta nei supplementari e potercela giocare ai rigori.
Dobbiamo segnare un gol, dobbiamo vincere per regalare ai nostri senpai del terzo anno la possibilità di andare al campionato nazionale con la maglia di una scuola semisconosciuta come la nostra.
Mi volto in direzione di Napa e osservo la fascia da capitano stretta intorno al suo braccio sinistro. Continua a urlare, dare indicazioni. Continua a spronarci. Continua a crederci, anche lui. Soprattutto lui.
Non voglio che questa sia l’ultima partita per lui e quelli del terzo anno, voglio andare ai nazionali con loro e con Vegeta. Con Cabba e con le riserve del primo e del secondo anno. Col Mister, con Caulifla e Kale, le nostre manager. Voglio che Lazuli mi veda giocare al campionato nazionale. Vorrei anche che i miei genitori mi vedessero giocare in quel momento, in qualche modo. Magari anche Goku.
Non possiamo fare altro che continuare a correre se vogliamo vincere. Non possiamo fare altro che lottare. Soffrire, fino alla fine.
Correre e lottare, anche se non ce la facciamo più. Anche se loro sono più forti.
Perché si sa, nel calcio non sempre vince il più forte. A volte capita che arrivi qualcuno e riesca ad abbattere un gigante.
Qualcuno che riesca a costruirsi un’opportunità e a sfruttarla.
Guardo di nuovo la fascia da capitano sul braccio di Napa e accenno un sorriso, mentre stringo i pugni e torno addosso a Broly, deciso a non dargli respiro fino alla fine, a costo di crollare senza forze sul campo dopo il novantesimo minuto.
L’abbiamo promesso. L’abbiamo promesso tutti.
È tutto scritto su quella fascia da capitano.
 
Spingo Broly verso il centrocampo, cerco di tenere alta la difesa e accorciare le distanze tra i reparti. Se stiamo troppo schiacciati indietro non facciamo altro che rendergli la vita più facile. Controllo la posizione di Cabba e dei due nostri terzini, che sono in linea con me. È tutto sulle nostre spalle, è tutto in mano alla difesa adesso e non possiamo cedere.
Dopo altri cinque lunghissimi minuti di battaglia, Broly riceve palla rasoterra da un compagno e prova a girarsi per puntare la porta. Tento di impedirglielo, mi aggrappo a lui, lo spingo, cerco di non crollare travolto dalla sua forza. Con una spallata tremenda riesce a farmi indietreggiare di mezzo metro e a farmi perdere il contatto con lui, proprio mentre sento cedermi le ginocchia per la fatica. Si gira palla al piede e punta la porta, convinto di potermi saltare. Con un barlume di lucidità comincio a correre all’indietro e temporeggiare, senza togliere gli occhi dalla palla. Se la allunga per un solo istante, ma era l’istante che aspettavo per portargliela via: muovo il piede in avanti e gliela sposto di lato, cogliendolo di sorpresa, e riesco addirittura a recuperarla con uno scatto bruciante. Salgo palla al piede, con lui che mi si mette subito alle calcagna.
Ho vinto anche questo duello faccia a faccia, ma adesso mancano cinque minuti e dobbiamo provare a costruire un’azione offensiva. Alzo la testa mentre porto palla tallonato da Broly, ma davanti a me vedo solo Vegeta che mi corre incontro all’altezza del centrocampo. Gli altri sono fermi, stremati dopo l’ennesimo ripiegamento difensivo. Passo la palla al mio amico con un preciso rasoterra e interrompo la mia corsa, cercando di riprendere aria con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. Vegeta punta la porta avversaria, lontana cinquanta metri e solo contro l’intera fase difensiva avversaria. Non potrà fare molto nemmeno uno come lui, ma nessuno dei nostri compagni sembra in grado di appoggiare l’azione. Lui se ne rende conto e tenta una disperata azione solitaria. Salta un uomo, ne scarta un altro. Ma sono troppi ancora, e la porta avversaria sarà a più di trenta metri da lui. Lo vedo caricare il destro e provare a calciare da quella distanza con tutte le sue forze.
Mi metto le mani tra i capelli, quando mi rendo conto che quel pallone si sta dirigendo verso l’incrocio dei pali. Quando capisco che Vegeta Princely ci sta portando di peso alla vittoria del campionato. Mi sembra di sentire il pubblico trattenere il fiato, mentre osservo il portiere volare con un braccio disteso, disperatamente.
Mi piego sulle ginocchia e urlo tutta la mia rabbia, quando mi rendo conto che con la punta delle dita è riuscito a toccare il pallone quel tanto che bastava per mandarlo contro la traversa e successivamente fuori.
Quando mancano cinque minuti alla fine abbiamo fatto il nostro primo tiro in porta, ma nemmeno Vegeta è riuscito a segnare.
«S-senpai, è calcio d’angolo…» farfuglia Cabba, ansimando, guardando dritto davanti a sé. «Sali… devi salire…».
Ha ragione! Cazzo, questo è il primo calcio d’angolo a nostro favore dell’intera partita. Ma non sarà troppo rischioso andare in attacco nelle condizioni in cui siamo ora? Mi volto verso Napa, in cerca di una risposta, e lo trovo sulla trequarti del campo. È salito tantissimo anche lui. «Sali, Son! Sbrigati!» urla a gran voce.
Non penso più a nulla, se non a correre verso l’area di rigore avversaria. Broly mi segue, ha deciso che sarà lui a marcarmi stavolta. I nostri ruoli si invertiranno solo per questa azione e questa proprio non ci voleva, sarà un’impresa riuscire a liberarmi di lui!
Mentre corro verso l’area mi giro istintivamente verso la tribuna, cerco Lazuli con lo sguardo. Ma non la vedo, c’è solo Bulma col telefono in mano, penso voglia registrare questa azione. Mi guardo intorno disorientato, finché mi rendo conto che la mia ragazza sta correndo anche lei e che si è appena posizionata dietro la porta. Proprio come un anno fa, quando ho segnato. La porta era la stessa. Si sfila gli occhiali da sole e si toglie il cappellino, scuotendo la testa per sciogliere la sua chioma dorata. I suoi occhi di ghiaccio incrociano i miei stravolti dalla fatica per un solo istante, divisi dalla recinzione metallica che delimita il campo. Ma è un istante che mi basta, che mi rigenera. Che mi fa ritrovare la lucidità e mi fa smettere di ansimare.
Lei accenna un sorriso, io ghigno. Lei ha capito tutto prima, come sempre. Lei lo sa che possiamo vincere. E lei sa chi dovrà essere a portare di peso la nostra squadra al campionato nazionale. Dovrò essere io a farlo. Dovrò prendere sulle spalle tutti i miei compagni e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ora so davvero che posso farcela, perché Lazuli è qui a pochi metri da me. È qui per me, come un anno fa. E come farà sempre, lo so. Lei crede in me.
Volgo lo sguardo in direzione della bandierina e osservo Vegeta sistemare il pallone con cura e alzare la testa verso l’interno dell’area di rigore. Cerca i miei occhi, mentre Broly mi stringe a sé in una morsa da cui sarà durissima liberarsi per provare a colpire il pallone di testa. Vegeta appoggia la mano sinistra sul fianco e solleva il braccio destro col pugno chiuso verso l’alto. Sì, è il segnale! Vuole davvero fare quella cosa?! Quello schema che non ci è mai riuscito in allenamento?!
Non c’è tempo per pensarci, adesso. Dobbiamo farcela e basta. Spingo via Broly usando entrambe le braccia e mandandolo addosso agli altri giocatori che si accalcano in mezzo all’area di rigore, prima di correre con tutte le mie forze fuori dall’area per liberarmi della marcatura. Mi giro di scatto alla mia sinistra all’improvviso e riprendo a correre di nuovo verso la porta avversaria, ma stavolta resto sull’esterno, oltre il secondo palo. Osservo la palla calciata da Vegeta disegnare una parabola tesa nel cielo, mentre cerco disperatamente di correre verso di lei. Sì, disperatamente, perché mi sembra troppo corta, cazzo! Continuo a correre, ma perdo il contatto visivo col pallone a causa di un avversario che mi salta davanti provando a intercettarlo di testa. Ma non ci arriva, e vedo la palla spiovere esattamente davanti a me, velocissima, come per magia. Non ho tempo di pensare, nemmeno di sperare di riuscire a colpire al volo un pallone così teso e veloce comparsomi davanti all’ultimo istante. Carico il destro e lascio andare la gamba. Sento solo un rumore secco. Un rumore secco eppure dolcissimo. Il suono del pallone che impatta sul collo del mio piede destro. Forse non ho mai colpito in vita mia un pallone del genere al volo con una simile precisione abbinata a tutta questa potenza. Forse lo stesso Vegeta non mi aveva mai fatto un passaggio così perfetto. Forse oggi non farò finire la palla sulla Luna come successo troppe volte in allenamento, di certo non l’ho mancata come successo altrettante volte per provare a fare un tiro che non sarebbe semplice nemmeno per un professionista.
Alzo la testa in direzione della porta e vedo solo il portiere immobile, come paralizzato. La rete alle sue spalle si è gonfiata, accanto al palo. La rete continua a tremare, a muoversi, mentre il pallone ricade inerme sull’erba rimbalzando una, due, tre volte. Un silenzio irreale che mi sembra durare secoli mi stordisce. Resto fermo, come sospeso.
«Che gol hai fatto?!»
La voce di Lazuli che urla e anticipa il boato del pubblico mi rianima dallo stato di trance o forse di shock in cui ero caduto. Mi volto verso di lei e la vedo saltare dietro la recinzione. Ha il viso raggiante. I suoi occhi di ghiaccio brillano, mi sembrano lucidi.
Guardo di nuovo la porta, incredulo, proprio mentre il portiere crolla in avanti sulle ginocchia e si dispera. Proprio mentre vedo i miei compagni cominciare a correre verso di me e sento più distintamente le grida del pubblico.
È solo in quel momento che realizzo.
Sì. Realizzo di aver segnato, di aver portato in vantaggio la mia squadra con un gol assurdo.
«Gooolll!» sbraito, cominciando a correre verso Vegeta, travolgendo un mio compagno che prova a saltarmi addosso. «Cazzooo!» urlo di nuovo, così forte da farmi raschiare la gola, quando incrocio lo sguardo del mio amico che sta correndo verso di me gridando e col volto allucinato.
Corro insieme a lui verso la panchina. Dal Mister, dalle riserve… non so nemmeno io perché sono arrivato fin qui a correre nella mia esultanza, ma tutta la squadra mi ha seguito e adesso siamo tutti insieme, impazziti di gioia. Tutti urlano, tutti mi strattonano. Qualcuno piange, altri sbraitano frasi irripetibili. Vegeta mi stringe di nuovo a sé urlando, Napa fa lo stesso, mentre Cabba mi salta addosso da dietro e non smette di gridare e piangere. Mi sembra di vedere persino Caulifla nella mischia a un certo punto. Abbraccia Cabba, forse lo bacia, mentre Kale piange di gioia. Non capisco più nulla.
L’arbitro arriva a richiamarci tutti all’ordine e a velocizzare la ripresa del gioco, dato che mancano ancora cinque minuti e i nostri avversari si sono già disposti in campo pronti a riprendere la partita.
Ci schieriamo di nuovo anche noi, decisi a resistere per difendere questo vantaggio insperato. Cerco di riprendere fiato e ritrovare la concentrazione, con l’adrenalina che mi pompa fortissima nelle vene e mi fa sentire improvvisamente meno stanco.
Napa alle mi spalle continua a urlare indicazioni a tutti i nostri compagni, perché sa benissimo anche lui che questi ultimi cinque minuti saranno un inferno molto peggiore di quello che abbiamo vissuto finora. Il Liceo Joiyn attaccherà in massa perché ormai non ha più nulla da perdere. Questi minuti ci sembreranno interminabili.
Osservo Cabba, e il suo volto mi appare come una maschera di tensione e di fatica.
«S-senpai» mi sussurra, ansimando. «Arrivati a questo punto, ero convinto che chi avrebbe segnato per primo si sarebbe conquistato la vittoria. Ma, adesso che abbiamo segnato e mancano ancora cinque minuti, mi sento improvvisamente terrorizzato» ammette.
«Penso che anche i nostri compagni abbiano paura in questo momento» gli dico, puntando i miei occhi nei suoi, serissimo. «Ma sai una cosa? Credo che l’arma più importante per un difensore sia il coraggio, quindi io e te dobbiamo avere coraggio  per trasmetterlo anche agli altri» accenno un sorriso. «Per il resto, coraggio e paura sono due facce della stessa medaglia. Hanno la stessa unità di misura, no? Quindi, se vuoi saperlo, mi sto cagando addosso anch’io, ma non lo darò a vedere né ai nostri compagni, né ai nostri avversari. Sarà una battaglia adesso, buttiamo la palla sempre il più lontano possibile senza pensarci».
«Sì!» risponde, determinato, proprio mentre l’arbitro fa riprendere il gioco e il Joiyn si riversa in avanti guidato da Broly.
«A proposito, ti sei appena fatto Caulifla-chan?» butto lì con nonchalance, scoppiando a ridere per scegliere la tensione.
«E-ecco… io…» farfuglia lui, paonazzo, prima di ridere a sua volta.
 
È un assedio, come previsto. Siamo allo stremo, ogni pallone che riusciamo a spazzare via dalla difesa viene subito recuperato da loro e ributtato in avanti verso la nostra area alla ricerca di Broly e degli altri attaccanti. Il tempo non sembra passare più, i loro attacchi continui non ci lasciano nemmeno il tempo di respirare. Non riusciamo a tenere un pallone tra i piedi in avanti per temporeggiare, non riusciamo più a passarcela tra di noi. Calciamo la palla il più lontano possibile, ormai privi di lucidità a causa della fatica e soprattutto della paura di non farcela.
Abbiamo paura di vincere? Credo di sì.
Io urlo con tutte le mie forze incoraggiamenti ai miei compagni, Napa continua a sbraitare indicazioni e Vegeta pressa da solo a centrocampo, visto che il resto dei nostri compagni si è schiacciato in difesa.
L’arbitro segnala tre minuti di recupero da giocare oltre i novanta regolamentari. Cazzo, ancora tre minuti. Siamo riusciti a difenderci in questi ultimi cinque minuti che mi sono sembrati durare un’eternità, ma non basta. Non ancora.
I nostri tifosi continuano a gridare, a sostenerci. Il campo della scuola sembra una bolgia, ma penso che sia proprio questo a dare a tutti noi le forze per continuare a correre. I nostri tifosi credono nell’impresa. Credono che possiamo farcela ad abbattere il gigante.
Cabba allontana debolmente l’ennesima minaccia, e un giocatore del Joiyn crossa di nuovo il pallone in mezzo alla nostra area di rigore. Si genera una mischia furibonda a pochi metri dalla porta e un rimpallo casuale favorisce all’improvviso Broly, che si libera della mia marcatura con una spallata tremenda. Osservo con terrore Napa abbandonare la porta e gettarsi a terra tra i piedi di Broly, che si è ritrovato solo davanti a lui grazie a questo rimpallo. Allunga le braccia, si lancia tra le gambe di Broly come un kamikaze, mentre io corro istintivamente verso la nostra porta vuota.
Broly si sposta la palla in maniera fulminea con l’esterno del piede e si allarga leggermente sulla destra, scartando Napa e preparandosi a calciare a rete nella nostra porta sguarnita. Lo vedo tirare a colpo sicuro e a mezza altezza, mentre il boato del pubblico sembra darmi la forza per lanciarmi con la gamba tesa in cerca della palla.
Ho la sensazione di restare sospeso nel vuoto per una frazione di secondo in più, comunque per quel tanto che mi basta per riuscire a toccare la palla col piede e respingerla miracolosamente sulla linea, mandandola in calcio d’angolo. Finisco io dentro la porta, crollando a terra ed esultando come se avessi segnato di nuovo, con i tifosi che sembrano impazziti.
Napa mi solleva e mi abbraccia, insieme a Cabba ed altri compagni, ma io li spingo via, in trance agonistica, e cerco Broly in mezzo all’area per riprendere a marcarlo. Urlo di nuovo a tutti di stare attenti alle marcature, perché adesso sono loro ad avere un calcio d’angolo e siamo in pieno recupero. Sono certo che cercheranno la testa del loro miglior attaccante, quindi devo stargli addosso ora più che mai.
Osservo il pallone battuto dalla bandierina spiovere in mezzo all’area e dirigersi proprio verso di noi. Salto insieme a Broly, cercando di contrastarlo di testa ma, proprio all’ultimo istante, Napa esce dalla porta e salta insieme a noi, riuscendo ad allontanare il pallone di pugno.
«Suuu!» urlo ai miei compagni, non appena vedo che la palla allontanata dal nostro portiere e arrivata quasi a centrocampo è stata recuperata da un difensore dello Joiyn, pronto a ributtarla nella nostra area. Sto cercando di far salire la squadra per mettere in fuorigioco i nostri avversari e allo stesso tempo evitare di restare schiacciati troppo indietro come abbiamo fatto prima, perché è stato un miracolo il mio salvataggio sulla linea.
Al momento del lancio mi guardo alle spalle e alzo il braccio, per richiamare l’attenzione dell’arbitro e reclamare il fuorigioco di Broly, che non è riuscito a restare in linea con me e il resto dei difensori e sta ora correndo verso la palla con qualche metro di vantaggio su di me.
Perché non fischia, cazzo?! È fuorigioco!
Mi metto a rincorrere Broly lanciato solo verso la nostra porta, mentre con la coda dell’occhio mi rendo conto che Cabba, ormai stremato, non era riuscito a salire in linea con me e gli altri difensori quando ho dato l’ordine, tenendo così Broly in posizione regolare.
Merda! Non possiamo subire un gol per una cazzata del genere proprio nell’ultimo minuto di recupero! Non dopo tutta la fatica che abbiamo fatto!
Corro con tutte le mie forze residue dietro Broly, lanciato da solo palla al piede verso la porta difesa da Napa. È veloce, è potente e ha qualche metro di vantaggio su di me. Corro fino a farmi bruciare i polmoni, fino a sentirmi esplodere le gambe. Napa avanza di qualche metro, mentre cerco di allungare un braccio per afferrare la maglia di Broly e bloccarlo con un fallo, visto che siamo ancora fuori area. Avevo detto a Cabba che la qualità principale di un difensore deve essere il coraggio. Beh, a volte ci vuole anche il coraggio di fare un fallo su una chiara occasione da rete che costerà l’espulsione, ma che almeno impedirà agli avversari di segnare. Ma non riesco a raggiungerlo, e sento che non sbaglierà di nuovo a tu per tu col nostro portiere.
Devo buttarlo giù, gettarmi con tutte le forze sulla palla o sulle sue gambe, perché non posso permettermi di lasciar passare entrambe. Non c’è più tempo, visto che siamo quasi al limite della nostra area nel frattempo e non voglio certo fare un fallo da rigore. Se devo farmi espellere lascerò la squadra in inferiorità numerica solo per fronteggiare una punizione da fuori area, al massimo. Mi lancio in una scivolata folle e disperata, magari insensata in qualunque altro momento della partita. Mi getto come un proiettile umano in scivolata da dietro, cerco di colpire la palla in una situazione in cui solo un pazzo potrebbe sperare di riuscire a prenderla senza falciare l’avversario. Solo un pazzo che ha molto culo, magari.
La mia gamba sinistra si infila tra le gambe di Broly, mentre riesco ad arpionare la palla con la suola in qualche modo e inchiodarla a terra. L’impatto con la forza del mio avversario è devastante e mi fa urlare per il dolore, quando prova a calciare e a sfondare la resistenza del mio piede. Urlo, mentre mi sembra di sentirmi contorcere la caviglia e il ginocchio. Urlo, ma resisto all’impatto. Il rumore secco generato dal nostro contrasto sul pallone mi risuona nelle orecchie, proprio mentre Broly perde l’equilibrio per la forza dell’impatto e mi frana addosso travolgendomi e togliendomi il fiato. Vedo con la coda dell’occhio la palla sgusciare via a un metro di distanza dai nostri corpi e fermarsi nell’erba, al limite dell’area. L’arbitro non fischia, è tutto regolare.
Respiro a fatica, schiacciato dal peso di Broly e sconvolto dalla fatica. Sgrano gli occhi, ma vedo solo un’ombra alla mia sinistra, più lontana, e un’altra alla mia destra correre verso il pallone. Arriverà prima quella a destra, ma non riesco a muovermi. Il sudore e l’acido lattico nei miei muscoli mi lasciano privo quasi di sensibilità, mi sembra di essere sospinto solo dai nervi e dall’adrenalina.
Napa… Napa deve essere l’ombra a sinistra. Quella che non farà in tempo ad arrivare sulla palla. Prenderemo gol nonostante il mio intervento?!
«Senpai!»
Una terza ombra sta correndo verso il pallone, davanti a me. Riconosco la voce, capisco quello che sta succedendo. Non è ancora il momento di cedere alla stanchezza e al dolore!
Spingo via Broly e allungo la gamba con un colpo di reni, riuscendo ad anticipare con la punta del piede l’ombra che arrivava da destra, un’ombra che indossa la maglia numero dieci dello Joiyn. Tocco la palla quel tanto che basta per mandarla verso Cabba, rientrato in posizione. Cabba, l’ombra che mi ha chiamato. Noto alle sue spalle un avversario pronto ad avventarsi su di lui, non gli lascerà il tempo di buttar via la palla!
«Ancora!» sbraito, rivolto verso il mio compagno di reparto, rialzandomi di scatto con la forza della disperazione e correndo verso di lui, che mi passa il pallone. Devo solo calciarlo il più lontano possibile, dovrebbero mancare pochi secondi adesso! Sento i passi di Broly alle mie spalle, che si è rialzato e mi sta seguendo caricando come un toro.
«Rad!»
L’inconfondibile voce di Vegeta richiama la mia attenzione e mi fa sollevare la testa, permettendomi di vederlo completamente solo e smarcato, defilato sulla fascia sinistra all’altezza della linea di centrocampo dato che il Joiyn è tutto sbilanciato in avanti.
Guardo Vegeta e poi la palla, caricando il mio destro e facendo un altro pensiero folle: mi illudo di poter avere la forza a questo punto della partita per effettuare un lancio potente e preciso di una sessantina di metri. Calcio con tutte le mie ultime forze, proprio nell’istante in cui Broly mi frana addosso da dietro e mi stende, travolgendomi. Da terra osservo il mio lancio volare altissimo e scavalcare anche l’ultimo difensore avversario. Guardo Vegeta tagliare il campo in diagonale, velocissimo, e stoppare al volo il mio passaggio. Si invola da solo verso la porta e i miei occhi diventano improvvisamente lucidi.
Mi volto verso la tribuna e mi godo la scena dei nostri tifosi in piedi che continuano a seguire l’azione. Bulma sta riprendendo ancora col cellulare. Io sorrido, e sollevo un pugno verso il cielo.
Non ho bisogno di guardare, perché so che Vegeta questi gol non li sbaglia.
Sento un boato, osservo i nostri tifosi saltare e abbracciarsi.
Cerco con lo sguardo Lazuli e la vedo chiaramente sorridere, anche se è dalla parte opposta del campo rispetto a dove sono io ora.
Mi scrollo di dosso Broly e mi rialzo, urlando contro il cielo a pugni chiusi tutto quello che ho dentro, proprio mentre l’arbitro fischia la fine della partita.
Abbiamo vinto… abbiamo vinto 2-0 la partita più assurda, magica e dura che abbia mai giocato in vita mia.
È stata un’agonia dolce come il miele e come l’amore, questa partita.
Napa mi salta addosso da dietro, Cabba di lato e via via arrivano tutti i nostri compagni, comprese le riserve, fino a Vegeta, ebbro di felicità per il gol e per la vittoria.
Questo è l’abbraccio di un gruppo che ha compiuto un miracolo, che ha abbattuto un gigante. Questo è l’abbraccio di una squadra che andrà a giocarsi il campionato nazionale a gennaio.
 
«Ti chiami Radish Son, giusto?»
Una voce cupa e profonda mi fa voltare, mentre i miei compagni continuano a esultare e ad abbracciarsi in varie zone del campo. Mi ritrovo davanti Broly Berserk, ed è la prima volta che lo sento parlare.
«Già» accenno un sorriso, guardandolo dritto negli occhi.
«Non smettere col calcio, voglio giocare ancora contro di te» afferma, serissimo, passandomi accanto.
«Ti fermerò anche la prossima volta» ghigno, allungando il braccio verso di lui.
«Passeranno almeno due anni prima che ci incontreremo di nuovo, visto che giocherò nel campionato universitario l’anno prossimo» ribatte, stringendomi vigorosamente la mano e accennando un sorriso. «Ci rivedremo lì, oppure direttamente nella J-League» aggiunge, prima di dirigersi verso lo spogliatoio a testa alta, applaudito non solo dai suoi tifosi, ma da tutto il pubblico. È stato un grande avversario, si merita questo tributo.
Guardo anch’io i tifosi, e mi sembra di sentire il mio nome rimbombare ovunque. Noto ancora nella folla Lunch, che sbraita per chiamarmi e solleva di nuovo lo striscione in mio onore insieme a Mai, Lucy, Erza e Mira. Sorrido in loro direzione, e vedo anche Bulma attaccata alla recinzione che delimita il campo, intenta a parlare fitta fitta con Vegeta e a ridere, felice. Non ne sono certo, ma in lontananza e defilata forse c’è persino Marion con delle sue amiche.
Cerco con lo sguardo Lazuli, e la vedo ancora vicina alla porta in cui ho segnato. La osservo, e la brezza che arriva dal mare le fa ondeggiare nell’aria i suoi capelli biondi. Mi batte il cuore, perché non vedo l’ora di abbracciarla. Perché se ce l’ho fatta è solo merito suo. Se oggi sono su questo campo è solo merito suo.
Sorrido, mentre sollevo il pugno destro chiuso verso il cielo.
Lei mi guarda, e solleva a sua volta il suo pugno destro.
Il suo sorriso è così bello da abbagliarmi più della luce del sole che continua a bruciarmi la pelle sudata. Ma che non brucia abbastanza come quello che sento di provare per lei.
 
 
1 settembre
 
«Comunque non mi hai ringraziato abbastanza per averti fatto vincere la classifica dei marcatori» ghigno rivolto verso Vegeta, mentre ci dirigiamo controvoglia verso la nostra classe dopo aver sostenuto un allenamento prima dell’inizio delle lezioni. Decisamente controvoglia, direi, visto che oggi è il giorno in cui comincia il secondo semestre. Sono passate due settimane dalla nostra epica vittoria, ma non facciamo che continuare a parlarne tra noi. «Non solo non ho fatto segnare Broly, ma ti ho anche messo lì un assist che era un cioccolatino da scartare!» lo provoco.
«Sei tu che dovresti ringraziarmi per l’assist che ti ho fatto, tsk! Non sai nemmeno tu come hai fatto a segnare quel gol!» sorride sghembo, mentre veniamo interrotti da un gruppo di studenti che ci riconosce e ci acclama a gran voce.
«S-senpai, possiamo fare un selfie con te?» mi domanda timidamente una ragazza, penso sia una primina, paonazza, insieme al suo gruppetto di amiche, mentre perdo di vista Vegeta, inglobato da una folla sempre maggiore che lo acclama.
«Eh?» ribatto, basito. «Se proprio ci tenete…» faccio spallucce, accennando un sorriso e facendo arrossire anche le altre, che mi zampettano intorno e si mettono in posa.
Dovrò subirmi queste scene abitualmente adesso? Se ripenso a come stavano le cose fino a poco tempo fa quando tutti mi consideravano un reietto e mi vedo adesso in questa situazione, beh, non so davvero cosa pensare, se non che la gente è proprio strana. Sono bastate una dichiarazione d’amore pubblica a una ragazza e una partita di calcio a cambiare così repentinamente la mia immagine agli occhi degli altri? Evidentemente sì, ma forse sono io che mi stupisco troppo per come funzioni l’atmosfera che si genera intorno ad ognuno di noi.
Arriviamo a fatica in classe, dato che tutti continuano a fermarci per dirci qualcosa sulla partita, per darci un cinque o chiederci una foto. Non mi sento a disagio, perché in realtà mi diverte godermi la stizza di Vegeta che vede in bilico la sua popolarità nella scuola. So che scherza, comunque, noi adoriamo punzecchiarci e non saremmo noi stessi se non la facessimo.
In tutto questo casino non riesco a incrociare Lazuli, purtroppo. Oggi sono arrivato presto a scuola perché avevamo gli allenamenti prima delle lezioni, immagino sarà andata direttamente nella sua classe. Spero solo che non mi ammazzerà se ho fatto troppi selfie oggi con tutti e tutte quelle che me lo chiedevano, ma, del resto, non volevo passare per stronzo a rifiutare. Ridacchio, mentre sogno le sevizie a cui mi sottoporrà per farmi perdonare.
Vado a cercarla in classe all’intervallo, ma il suo banco è vuoto. Che non sia venuta a scuola? Di solito lei passa l’intervallo da sola se non vado a cercarla, parla il minimo indispensabile coi suoi compagni di classe e mai molto volentieri, da quello che vedo. Ma lei è una che sta bene da sola e che odia fare convenevoli, non ritiene di certo imbarazzante la solitudine davanti agli altri perché è davvero sicura di sé.
«Eccolo qui, è lui l’eroe del giorno!»
La voce di Napa mi accoglie come se fossi il salvatore della patria, mentre tutta la sua classe mi si accalca intorno e mi riempie di complimenti e di incoraggiamenti. Mi fanno domande che nemmeno capisco, mentre due ragazze si stringono a me per scattarsi una foto in cui esco con un’espressione da deficiente patentato.
«Basta, basta! Lasciatelo stare!» mi salva Napa, abbracciandomi e trascinandomi via dalla ressa. «Allora, Son? Immagino che starai cercando la tua ragazza, no? Oppure ti mancava il tuo capitano?»
«Penso che sia più un belvedere Lazuli, piuttosto che te… con tutto il rispetto, capitano» lo prendo in giro.
«Non hai tutti i torti… comunque non si è vista oggi!»
 
“Tutto bene, Là? Ti ho cercata in classe…”
Scrivo a Lazuli, sinceramente preoccupato. Perché non si è fatta sentire se ha deciso di non venire a scuola? Che abbia avuto un imprevisto di lavoro urgente?
Non so perché, ma improvvisamente non ho buone sensazioni…
Forse sono solo paranoico, magari mi preoccupo troppo. Cosa potrebbe mai essere successo di grave, del resto? Ieri sera andava tutto alla grande e abbiamo passato una bella serata in casa. E ce la siamo goduta anche perché nelle ultime due settimane lei è stata molto impegnata sul lavoro e ci siamo visti poco.
“Scusa se non ti ho avvisato. Vieni a casa mia dopo la scuola, ok?”
Mi risponde dopo pochi secondi, facendomi tirare un sospiro di sollievo e allo stesso tempo spingendomi a fantasticare a più non posso.
“Hai così tanta voglia di me?”
La provoco, ghignando e immaginando già la sua reazione.
“Non è questo il punto, scemo di un Rad.”
Ribatte, con un messaggio lapidario, prima di inviarmene subito un altro che non appena leggo mi fa immediatamente spegnere il sorriso che avevo sulla bocca.
“È solo che è successo un casino… ci vediamo dopo, in ogni caso stai tranquillo perché sto bene.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: bene, nemmeno il tempo di godersi la vittoria del campionato provinciale e la gloria imperitura e per Rad è già tempo di affrontare quello che ha tutta l’aria di essere un bel problema.
Partiamo dal finale, perché immagino che tutti vi starete chiedendo che cosa sia successo a Lazuli e cosa l’abbia spinta addirittura a parlare di “casino”, un termine che non fa molto parte del suo abituale lessico e che denota una certa preoccupazione. E Radish l’ha capito, tra un selfie e l’altro con gente che fino a qualche mese prima lo odiava senza motivo. Questo era giusto per tornare al discorso “atmosfera” tanto utilizzato e analizzato nei primi capitoli di questa long.
Però, a parte il discorso “atmosfera” e Rad nuova stella della scuola per meriti sportivi e amorosi, cosa sarà successo secondo voi a Lazuli, dando inizio al nuovo arc della storia?!
 
Tornando alla partita, io non posso fare altro che sperare con tutto me stesso che vi siate divertiti e che vi sia piaciuto il modo in cui ho descritto questi convulsi e deliranti dieci minuti finali più i tre di recupero concessi dall’arbitro.
Siete felici che il Liceo Minegahara si è qualificato per il campionato nazionale? Il Giant Killing è un modo di dire che si usa quando una piccola squadra batte clamorosamente quella favorita. Quando Davide abbatte Golia.
Una precisazione: il fuorigioco significa che un giocatore che sta attaccando non può ricevere palla se si trova al di là di tutti i difensori avversari nel momento in cui parte il passaggio del suo compagno. Nel caso specifico, Broly viene tenuto in gioco da Cabba che non riesce a correre veloce in avanti come Rad e gli altri due difensori.
Radish rischia di essere espulso perché così prevede il regolamento in caso di fallo durante una chiara occasione da gol. Cerca di fare fallo fuori aerea in modo da concedere agli avversari solo un calcio di punizione, mentre se l’avesse commesso in area l’arbitro avrebbe fischiato un calcio di rigore (cioè un tiro da undici metri di distanza con solo il portiere a poter difendere la porta, che si concretizza quasi sempre con un gol). Comunque alla fine colpisce la palla e quindi è un intervento regolare.
 
Dovete sapere che il gol di Rad è l’esatta descrizione del gol più bello che io abbia mai segnato in una partita ufficiale, e il destino ha voluto che lo facessi proprio nella partita più importante e significativa per me, un po’ come accade al nostro protagonista. Sono passati anni ormai, ma quel giorno si giocava il derby della mia città (il derby è la partita in cui si affrontano due squadre della stessa città, tipo Juventus-Torino o Milan-Inter), che già di per sé è la partita più attesa dell’anno. Ma quella volta si aggiungeva il fatto che io sapevo che sarebbe stato l’ultimo derby della mia vita dopo dieci anni, perché a fine stagione avrei cambiato squadra e città. Quindi ci tenevo troppo a vincere, loro erano anche davanti a noi in classifica quell’anno. Eppure abbiamo vinto 3-0 e io ho fatto il terzo gol nei minuti di recupero nel modo in cui l’ho descritto, senza averlo mai provato in allenamento e nemmeno immaginato da quanto era semplicemente folle l’idea di colpire al volo un pallone che arrivava a quella velocità e da una simile distanza. Avevo già segnato nel derby qualche anno prima e anche lì ero impazzito di gioia, ma questa volta, davvero, ricordo solo che è come se mi si fosse spenta la luce nel cervello: correvo senza maglia in pieno inverno per il campo dopo il gol, con tutti i compagni addosso, ad esempio. È stato bello poter raccontare tutto questo attraverso Radish. A lui ho lasciato la maglia addosso per via delle cicatrici sul petto e perché in Giappone credo che non capiti mai che i giocatori si levino la maglia per esultare. Io non l’avevo mai fatto e non l’ho più fatto dopo quel giorno.
Spero poi vi sia piaciuto Broly, che finalmente apre bocca alla fine e accetta con sportività la sconfitta. Rad è stato più forte e gli ha impedito di far gol, offrendo poi addirittura a Vegeta un assist che gli consente di segnare il 2-0 e vincere il titolo personale di capocannoniere, per la gioia dei fans. Siete felici che abbia segnato anche il Prince?
Vi dicevo che ho dovuto affrontare una sorta di Broly di recente, e questo è accaduto soli pochi giorni fa in una semifinale di un torneo in cui il livello era davvero alto. Io ho giocato da infortunato quella partita, stavo davvero male ma sono riuscito a bloccarlo giocando al limite come fa Rad. Lui non era sportivo come Broly, anzi, era talmente frustrato che a cinque minuti dalla fine è impazzito per la rabbia e l’arbitro l’ha espulso. È stato comunque un duello d’altri tempi, condito di botte e insulti che a volte fanno parte del gioco. Io sono uscito dal campo felicissimo per come ho giocato e per lo spettacolo che abbiamo dato come squadra, visto che li abbiamo demoliti 6-2 e siamo andati in finale.
 
Ok, momento aneddoti inutili concluso.
Grazie di cuore a chi mi lascia sempre il suo parere e a chi ogni volta mi regala un sorriso col suo entusiasmo. Grazie per aver apprezzato anche questa partita di calcio, era importante scriverla sia per la trama che per me e Rad.
Ringrazio chi legge in silenzio, fatemi sapere anche voi se avete trepidato più che in una partita di Holly e Benji! A proposito, i miei preferiti sono Mark Lenders e Philip Callaghan, i vostri? :-)
Grazie ancora a Sapphir Dream per il Radish calciatore del capitolo precedente, andate a vedervi ancora quanto è dannatamente perfetto!
 
Bene, stavolta faccio il cattivo e vi dico solo parzialmente il titolo del capitolo nuovo, perché altrimenti sarebbe uno spoilerone grande come il Monte Fuji. Questo implica, dunque, che succederà qualcosa di grosso… ma cosa può succedere? E chi arriverà?
Il titolo è “Panico tra _ _ _ _ _ _ _”, con sette trattini come il numero di maglia di Cristiano Ronaldo (per restare in tema calcistico) e come il numero di lettere della parola mancante (sembra di essere a “La ruota della fortuna” con quei trattini, ma vabbè).
Quale sarà questa parolina magica?
È la chiave di tutto il prossimo arc: se siete curiosi ci vediamo mercoledì 21 agosto, dopo due settimane di pausa per questa storia!
Grazie ancora!
 
Teo
   
 
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