Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Darlene_    01/08/2019    5 recensioni
||STORIA INTERATTIVA|| posti disponibili
Un'arena piena di insidie, 24 giocatori, un unico vincitore.
I sessantaquattresimi Hunger Games sono cominciati.
Tra i 24 tributi vi è Finnick Odair, un quattordicenne pieno di aspettative, e Darlene Jones, dello stesso distretto e un segreto mai rivelato.
In un gioco in cui i sentimenti non sono ammessi, Finnick dovrà mettere in discussione le sue certezze e lottare per la sopravvivenza.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Finnick Odair, Nuovo personaggio, Tributi di Fanfiction Interattive, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   
PERFETTI (S)CONOSCIUTI



LE MIETITURE




DISTRETTO 2
 
Nel distretto 2 era tradizione che, la notte prima della mietitura i ragazzi dell’Accademia si incontrassero di nascosto nella palestra per bere, parlare dei giochi e scommettere su chi sarebbe diventato tributo quell’anno. Ovviamente tutti erano consapevoli di quella consuetudine, ma né i genitori, né i pacificatori pensavano fosse opportuno debellare il gruppo, in fondo erano solo ragazzini alle prese con una bravata che non avrebbe arrecato danni a nessuno.
Quella sera i giovani accademici si incontrarono nel luogo prestabilito verso la mezzanotte, dotati di bottiglie, cuscini e coperte. I più piccoli, quelli che avevano frequentato il primo anno, se ne restavano in disparte, non ancora del tutto integrati con il resto della banda. I più grandi invece stappavano birre e ridevano rumorosamente, sfidandosi a lanciare un peso piuttosto che scoccare una freccia.
Tra essi vi era un ragazzo abbronzato, che spesso si passava i capelli nella folta chioma per domare alcune ciocche che gli cadevano sul viso. Era perfettamente a suo agio tra quelle mura e spesso alzava gli occhi come per carezzarle con lo sguardo: quello era il suo ultimo anno lì e sapeva che avrebbe sentito nostalgia di insegnanti e mentori.
Poco distante le ragazze si acconciavano i capelli, raccontandosi aneddoti e facendo supposizioni su chi sarebbe riuscita ad essere la volontaria. Nonostante un rapporto di lunga data le legasse, una di loro restava sempre rigida, pronta a scattare in caso di pericolo, ma quella sera nulla le avrebbe turbate, la vera sfida sarebbe cominciata da lì a poco.
 
Cressida sedeva sugli spalti posizionati a lato della piazza. Teneva il taccuino in mano, pronta ad annotare i suoi pensieri sulla giornata. Capitol City l’aveva mandata nel distretto per relazionare il comportamento della popolazione e il loro livello di gradimento degli Hunger Games, ma lei ambiva ad un ruolo maggiore e sperava che il suo articolo sulla giornata attirasse la redazione del Capitol News. Aveva abbandonato la sua casa e la sua famiglia per inseguire il suo sogno, quello di diventare una giornalista, e non voleva sprecare quella magnifica occasione. Non conosceva l’accompagnatrice che stava presentando gli innumerevoli vincitori delle edizioni passate, ma sperava di poterla intervistare alla fine della mietitura. Come aveva previsto il tributo estratto fu subito rimpiazzato da una mano alzata, quella di una volontaria molto curata, che procedette con fierezza.
“Mi chiamo Ximena Gearc.” Cressida notò che aveva una bellissima voce. Non disse altro, non ce n’era bisogno, e restò rigida sul palco. Nonostante il suo fisico scolpito e la sicurezza della sua camminata, la giornalista comprese dalla sua postura che in realtà non era tranquilla come voleva far sembrare.
Il turno del tributo maschile arrivò in un attimo, ma ancora una volta una mano abbronzata si alzò tra il mucchio dei diciottenni.
“Shawn Wildow, pronto a servire il mio distretto.” La maglietta aderente metteva in mostra i suoi pettorali e alcune ragazze delle prime file lo osservavano ammirate.
Gli abitanti si prodigarono in applausi e i due ragazzi si scambiarono la consueta stretta di mano con un sorriso. Si conoscevano poco, si erano visti qualche volta in Accademia, ma entrambi sapevano che anche l’altro era determinato a vincere. Sarebbe stata una bella sfida.  
Alla fine della manifestazione Cressida si avvicinò alla troupe, chiedendo loro di immortalare il pubblico, soprattutto i bambini, che già mostravano i segni di un precoce addestramento. Era convinta che, sotto la patina lucente del distretto ci fossero delle ombre e lei voleva scoprirle, anche a costo di andare contro il volere del suo capo. Si chiese se anche negli altri distretti i tributi si allenassero precocemente, ma pensando ai fisici secchi e spesso scheletrici dei giovani dell’undici o del dodici si convinse che quello fosse solo un privilegio dei distretti maggiori. Presto avrebbe indagato più a fondo perché il suo senso della giustizia si stava già facendo sentire.
 



 
DISTRETTO 7
 
Quella mattina i boschi del distretto 7 erano insolitamente silenziosi e gli animali selvatici vi si potevano aggirare senza incontrare pericolo alcuno. Sia i taglialegna che i cacciatori erano infatti a casa, pronti a prepararsi per la mietitura. Solo un ragazzo si aggirava tra gli alberi, perso nei suoi pensieri. Sarebbe stato il suo ultimo anno come possibile candidato per l’arena, ma i suoi biglietti erano talmente tanti che temeva di essere estratto e già pensava che quello potesse essere il suo ultimo saluto al luogo in cui aveva giocato e lavorato per tutta la sua vita.
Stava camminando, lo sguardo perso ad osservare le ghiandaie imitatrici quando andò a sbattere contro una bambina dai capelli neri e lo sguardo arrabbiato.
“Potresti anche fare attenzione a dove metti i piedi!”
Lui si scusò, non si era proprio accorto di lei, ma l’altra continuò a punzecchiarlo indispettita.
“Cosa ci fai qui tuta sola?” Chiese, incuriosito.
“Potrei farti la stessa domanda.” Rispose la piccola, con un tono aggressivo. Era bassa ed esile, le si potevano vedere le ossa sporgenti e la manina scheletrica che teneva in mano delle more.
“Ma io sono…”
“Un ragazzo. Sì, lo so, siete tutti così noiosi! Continuate a ripeterlo, ma io sono più forte di quello che sembra e un giorno ve ne accorgerete tutti.” Mantenne una postura fiera, sicura delle sue parole. “Vuoi una mora?” Lui annuì. Solo allora la giovane abbassò la guardia e decise di presentarsi. “Sono Johanna Mason, piacere di conoscerti.”
 
Il sole scaldava gli animi di coloro che, in piazza attendevano con ansia il verdetto della mietitura. Tra essi vi era anche la piccola Johanna, che stringeva la mano a sua madre. Detestava i giochi e le facevano venire i brividi quei capitoli così strani, eppure doveva andarci anche lei, nonostante fosse troppo giovane per partecipare, perché quello era il volere di Capitol City.
La prima ad essere estratta fu una ragazza molto attraente, i cui occhi magnetici catturarono subito quelli di qualche giovane delle prime file. Si chiamava Ariana Sanlon e a Johanna parve di ricordarsi qualche strano pettegolezzo su di lei, ma non rammentava quale. Raggiunse il palco sorridendo, salutò le telecamere e si mostrò perfettamente padrona della situazione.
“Ed ora, cari cittadini del distretto 7, è arrivato il turno del nostro valoroso tributo maschile.” Annunciò la presentatrice aprendo il foglietto arrotolato che teneva tra le unghie laccate. “Quest’anno si tratta di Frederic Garrin.”
Qualcuno applaudì, molti suoi coetanei gli diedero pacche sulle spalle, ma Johanna rabbrividì al sentire il suo nome.
Un giovane uomo dai capelli scuri e un’espressione indecifrabile sul volto si avvicinò al palco, ben sapendo che non ci sarebbe stato nessuno a salvarlo. Salutò la folla e si posizionò accanto alla bellissima Ariana. Solo per un attimo i suoi occhi azzurri incontrarono quelli sconvolti della piccola Mason e le fece un cenno con il capo. Non si conoscevano sul serio, ma quel piccolo momento nel bosco sarebbe rimasto un bellissimo ricordo per entrambi e Johanna non lo avrebbe mai dimenticato.
 
 


 
DISTRETTO 8
 
Molti secoli prima dei giochi, dei tredici distretti e di Panem vi era mondo molto più vasto dove arte e poesia trovavano spazio nelle menti degli uomini, ma purtroppo quei tempi erano passati e nessuno si interessava a tali bazzecole, se così non fosse stato, i due giovani avvinghiati contro il muro di una casa decadente si sarebbero di sicuro sentiti come quei giovani di versi antichi, pronti a baciarsi contro le porte della notte, nascosti dagli sguardi indiscreti, solo loro lontani da tutto. Si frequentavano da quasi un anno e la loro relazione era stata per lo più un insieme di incontri segreti, sotterfugi e notti rubate al sonno, ma nulla avrebbe potuto separarli, o almeno così credevano.
Mentre le luci nelle case si spegnevano e le strade diventavano deserte, Mike si sentì al sicuro, rilassato. Il suo corpo era stretto tra le braccia del suo amato, mentre gli percorreva il collo con dei teneri baci; a poco a poco le loro lingue si incontrarono e danzarono insieme. Si guardavano negli occhi promettendosi in silenzio di esserci sempre l’uno per l’altro e mentre si preparavano per approfondire per la prima volta il loro amore un cane cominciò ad abbaiare.
“Devo andare.” Sussurrò Mike, dispiaciuto e amareggiato, ma l’altro lo trattenne con due dita infilate nell’elastico dei suoi boxer, mugugnando un’incomprensibile protesta.
“Sai che se i miei lo scoprono sono morto.”
Il suo compagno si staccò da lui, amareggiato e si rimise i pantaloni.
“Domani sera, te lo prometto…”
“Smettila Miky!” Si sistemò con una mano il ciuffo di capelli platino. “Tanto è sempre così, tu non vuoi rischiare. Non me ne frega niente di cosa pensano i tuoi, i miei o gli abitanti del distretto! Si tratta della nostra vita!” Il tono di voce si era decisamente alzato, ma non gli importava, che sentissero tutti!
Mike si strinse nelle spalle, una lacrima solitaria gli scese sulla guancia, ma l’altro parve non accorgersene e se ne andò infuriato.
I due giovani erano ignari del fatto che ad una finestra poco distante una ragazza si pettinava i lunghi capelli ramati. Sedeva proprio accanto al vetro e li osservava mentre si scambiavano effusioni. Per un attimo desiderò di essere al loro posto, di poter essere lei quella destinata ad uscire di notte, per un appuntamento segreto, ma sapeva che, almeno per il momento, ciò non era possibile.
 
Mike non vide il suo amore per tutto il giorno, probabilmente lo stava evitando, ma sperava almeno di poterlo incontrare prima della mietitura per chiarire le cose, invece l’evento iniziò ancor prima di poterlo individuare tra la folla.
Dopo il noioso video propagandistico la capitolina si apprestò a presentare il tributo femminile di quell’anno. Si trattava di una certa Connie Adams ma, nonostante avessero all’incirca la stessa età, il ragazzo era sicuro di non averla mai vista. La giovane salì sul palco con passo incerto, le ginocchia tremanti sotto il suo vestito di pizzo. I capelli ramati risaltavano sulla carnagione chiara e per un attimo si accorse che uno dei ragazzi della sera precedente la stava fissando.
“Il maschio coraggioso del distretto 8 è…” L’accompagnatrice fece scendere il silenzio, soddisfatta nell’essere riuscita a creare suspance.
Mike era sulle spine pregava di non essere lui, non essere lui… Ed infatti non era suo il nome su quel biglietto maledetto.
“Lapis White.” Mike urlò, o almeno così gli parve, ma era difficile distinguere cosa fosse reale e cosa fosse frutto della sua mente perché all’improvviso tutti i momenti passati con Lapis gli scorsero davanti agli occhi e non potè fare a meno di piangere.
Gli eletti si strinsero la mano, non ci furono volontari. Il loro destino era ormai stato scritto.
 
 




 
DISTRETTO 9
 
C’erano giorni in cui il lavoro era più duro del solito per gli agricoltori del distretto 9. Si trattava di pomeriggi in cui il sole cuoceva le schiene nude, chine sul grano, oppure quando la tempesta rovinava il raccolto e i pacificatori chiedevano comunque lo stesso peso di prodotto, incuranti dei danni. In quei giorni si malediceva Panem e quel dio o il destino, che li aveva fatto nascere in un distretto troppo povero. Eppure quella mattina, dispensati dal loro solito impiego, gli abitanti del 9 girovagavano senza una meta, sperduti. Cosa dovevano fare se non aspettare e pregare che i loro figli e amici non fossero estratti? Ma loro erano abituati a lavorare, non a perdersi in inutili pensieri.
Un ragazzo dai capelli color del grano camminava sulla strada polverosa, dirigendosi a passo sicuro verso il fornaio. Alcuni lo riconobbero, salutandolo con un cenno del capo a cui lui rispose con educazione. Fu solo quando fu arrivato davanti alla panetteria che se ne rese conto: quei rudi contadini, coloro con cui zappava spalla a spalla, gli avevano rivolto piccoli gesti di affetto, una parola di speranza, l’augurio di non essere estratto. Da quando alle persone importava di lui? Come mai si preoccupavano della sua incolumità? C’era un’unica risposta: i giochi della fame facevano sentire tutti un po’ più vicini, leggermente più uniti. Il giovane sorrise a quella constatazione, forse non aveva mai valutato bene le persone che gli stavano accanto.
 
“Popolo di Panem, è il giorno del pentimento e del ringraziamento.” Gracchiò la voce del presidente Snow attraverso il megaschermo installato nella piazza principale.
Alcuni bambini si strinsero maggiormente alle loro madri nel vedere quegli occhi da serpente, ma ovviamente tutti applaudirono.
Due ragazze, della stessa statura e con identici lineamenti, si facevano forza, sperando di non essere loro le sfortunate. Sapevano entrambe che, nonostante il loro legame, se una fosse stata estratta, l’altra non si sarebbe offerta, lo avevano promesso in un piovoso pomeriggio di molti anni prima e sapevano che avrebbero mantenuto fede a quel patto.
“Eir Kampell.”
Una delle due gemelle emise un gemito, l’altra si diresse a passo sicuro verso il palco. Non voleva partecipare a quei giochi, ma sapeva che non aveva scelta, perciò sperava che mostrare sicurezza fosse la strategia migliore.
Quando fu il turno del tributo maschio il sindaco incrociò le dita, pregando che non fosse suo figlio, un dodicenne dall’aria impaurita a dover scendere nell’arena. Le sue suppliche furono esaudite perché venne estratto un giovane poco più grande, con dei capelli dorati e uno sguardo impassibile.
“Christian Elaias, puoi venire qui?” Domandò l’accompagnatrice.
Lui avanzò, guardando da lontano il volto preoccupato della madre e del fratello, chiedendosi chi si sarebbe occupato di loro.
 
 
 




NOTE AUTRICE: grazie a tutti coloro che mi hanno aiutato mandandomi ulteriori schede, mi avete fatto un favore enorme ed è solo grazie a voi se sono riuscita a completare questo capitolo. Vorrei dare il benvenuto a Byroneed che è entrato a far parte di questa storia. Ci sono ancora dei posti disponibili e potete ovviamente prenotarli. 

Temo di aver fatto un piccolo pasticcio con le schede e ho paura di aver dimenticato qualcuno nella tabella perciò se mi avete mandato o richiesto un tributo e non è segnato nella tabella fatemelo sapere!



 
Distretto maschio  femmina
1
Elios Gardner
Volontario


 
Ophelia Lyoid
Volontaria

2 Sawn Wildow
volontario

Ximena Gearc
volontaria
3 byroneed byroneed
4 Finnick Darlene
5 firestar firestar
6
Noah Morris
estratto

Lyla Grint
Estratta

7 Frederic Garrin
estratto

Ariana Sanlon
estratta

8 Lapis White
estratto

Connie Adams
estratta

9 Christian elaias
estratto
Eir Kampbell
estratto
10   Fire_star
11 Katniss Sasi
12    




POESIA CITATA NEL TESTO


I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Darlene_