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Autore: Ghost Writer TNCS    03/08/2019    1 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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31. Resa dei conti

Clodius fece roteare la sua imponente lancia e la abbatté con forza contro Tenko. La demone scattò di lato, più agile che mai nonostante lo scudo di legno che le copriva l’avambraccio sinistro. Il leopardo delle nevi menò un colpo laterale, ma la giovane si abbassò fulminea, sfruttando la differenza di stazza per evitare la spazzata.

«Cosa credi di ottenere fuggendo?!» imprecò il capo dei cacciatori. «Sei qui per combattere o per giocare?!»

Tenko fece una smorfia di stizza e si mise in posizione di guardia. Di nuovo Clodius sollevò la lancia e la abbatté su di lei. Questa volta la demone strinse i denti e non si mosse, focalizzò la magia nello scudo e lo sollevò con decisione. Il colpo arrivò, forte e deciso, ma la lunga arma del teriantropo venne rimbalzata via, quasi inoffensiva.

La demone, inizialmente stupita, abbassò lo scudo e sorrise con aria saccente. «Stavi dicendo?»

«Non montarti la testa» ribatté il cacciatore poggiando a terra la base della lancia, «non stavo facendo sul serio. Continua ad allenarti con gli altri.»

La giovane fece un mugugno d’assenso e raggiunse un manipolo di giovani teriantropi, in quel momento impegnati a difendersi da una pioggia di pietre avvolte nella stoffa. Era un addestramento duro, ma era necessario che i futuri cacciatori imparassero a difendersi dai mostri che infestavano la foresta. Là fuori lo scudo era molto più importante della lancia.

L’allenamento proseguì per quasi mezz’ora, dopodiché Tenko e gli altri giovani teriantropi si divisero per tornare alle rispettive mansioni. Nessuno di loro aveva grande esperienza nell’uso di armi caricate con la magia, quindi dovevano prendersi il tempo necessario per recuperare le forze.

In passato Tenko non aveva mai fatto troppo affidamento sugli scudi, preferendo concentrarsi sulla sua agilità nelle schivate. Del resto i suoi avversari erano tipicamente molto più grandi e forti di lei, quindi bloccare i colpi sarebbe stato un problema. Con la tecnica dei teriantropi però le cose erano diverse: anche l’attacco più devastante poteva essere ribattuto o quantomeno indebolito.

Dopo aver restituito il suo scudo, la demone si incamminò verso la zona degli artigiani. Ora che la barriera linguistica era superata, poteva apprendere moltissime cose dai teriantropi, dal combattimento alla costruzione di armi e abiti rinforzati. Essendo costretti ad affrontare bestie estremamente pericolose, gli abitanti del villaggio avevano escogitato numerosi stratagemmi per aumentare le loro chance di vittoria. Stratagemmi che lei avrebbe potuto sfruttare contro gli inquisitori.

All’inizio aveva temuto che i teriantropi si sarebbero rifiutati di insegnarle: pensava volessero custodire i segreti del villaggio così come facevano gli artisti del suo vecchio circo, invece Clodius e gli artigiani avevano accettato quasi subito di condividere il loro sapere. Il vero problema era stato un altro: Zabar aveva impiegato ore per far capire al villaggio che loro non erano i Liberatori che aspettavano. Loro non c’entravano nulla con gli Antichi delle leggende, il loro unico merito era stato di avere la fortuna di trovare i bracciali.

A Tenko bastò rievocare quei momenti per avvertire un brivido lungo la schiena. Non voleva che qualcuno la trattasse come una dea. Non voleva avere niente in comune con quegli esseri arroganti e bugiardi. Ma c’era dell’altro: le parole dell’anziana volpe le avevano ricordato i suoi vecchi compagni, la banda di fuorilegge con cui aveva saccheggiato armerie e ucciso chierici. Quei momenti sembravano appartenere a una vita passata, eppure le faceva ancora male ricordarli. Non riusciva a darsi pace per essere l’unica sopravvissuta.

«Ehi, Tenko!»

La demone si voltò e Zabar la raggiunse. «Guarda, ho scoperto un’altra cosa.» Il chierico era diventato abbastanza bravo con il bracciale e riusciva a passare da un ricordo all’altro con relativa semplicità. Aveva riguardato più volte tutte le sequenze, ma sentiva che c’era ancora molto da scoprire sul mondo – o forse i mondi? – da cui provenivano quei fantasmi. In quel momento però c’era un frammento in particolare che voleva mostrare alla sua compagna. Selezionò uno dei ricordi e con un rapido gesto andò direttamente al momento che gli interessava.

«… non funzionano, ma ci sono armi magiche in grado di ferirli» stava dicendo il fantasma. «Nelle mani giuste, anche un comune mortale può uccidere un dio. Non sono facili da trovare, ma provate a cercarle: quando ci sono di mezzo gli dei, prima o poi saltano sempre fuori. Oppure potete usare la magia di questo mondo. Non ne ho mai percepita una così intensa, sembra quasi che il pianeta stesso sia vivo. Imparate a dominarla, e saranno gli dei stessi a cominciare a temervi.»

Zabar fermò il ricordo e fece dissolvere la figura diafana. «Hai sentito? Ci sono tanti modi per sconfiggere un dio. Ancora non comprendiamo davvero la magia di questo mondo, ma forse un’arma magica è stata usata per uccidere la dea Hel. Certo, non sarà facile trovarla dato che il fatto risale a più di vent’anni fa, ma è comunque un’altra pista da seguire.» Il chierico rimase un attimo in silenzio. «Cosa ne pensi?»

Tenko si concesse qualche istante prima di rispondere. «Penso che ti stai impegnando davvero tanto. E hai ragione: quello che abbiamo trovato cambierà il mondo. Non so se basterà a sconfiggere gli dei, però… beh, se ripenso a qualche mese fa, mi sembra che adesso tutto sia possibile.» Rimase un attimo in silenzio. «A proposito, non mi sono ancora scusata per quello che ti ho detto nelle grotte.»

«Dai, non ti preoccupare…»

«E poi volevo anche ringraziarti» lo interruppe lei. «Se abbiamo qualche speranza di vittoria, è solo merito tuo.»

Il viso di Zabar, da blu, si tinse di viola. Era così imbarazzato che non sapeva cosa dire.

Una voce improvvisa li interruppe: «Ehi, voi due!»

I demoni si voltarono e videro sopraggiungere Clodius.

«Abbiamo trovato altri due stranieri» affermò il capo dei cacciatori. «Voi venite da fuori, forse potete aiutarci a capire cosa vogliono.»

A Tenko e Zabar bastò scambiarsi uno sguardo: entrambi avevano già in mente chi si sarebbero trovati davanti.

«D’accordo, ma fate attenzione» affermò la giovane, «potrebbero essere i tirapiedi degli dei che ci davano la caccia. Sono molto potenti, quindi portate le armi migliori che avete. E mi servirà uno scudo.»

Clodius annuì. «Seguitemi.»

Dopo averli fatti camminare per alcuni minuti, i teriantropi si erano fermati e ora si limitavano a tenere d’occhio Persephone e Leonidas nella consueta formazione circolare.

«Probabilmente sono andati a riferire della nostra presenza al loro villaggio» affermò il felidiano. «Credo sia un buon segno: vuol dire che sono disposti a ragionare.»

La metarpia fece un cenno d’assenso, lo sguardo vigile davanti a sé. Le imponenti piante le coprivano gran parte della visuale, ma la sua vista acuta le avrebbe comunque permesso di scorgere in anticipo l’arrivo di un eventuale messaggero.

Era ancora pomeriggio, quindi avrebbe potuto fare affidamento sulla benedizione di Horus almeno per un’altra ora, forse due. Se le cose si fossero messe male, avrebbe potuto combattere al pieno della sua potenza.

L’attesa durò ancora qualche minuto, poi finalmente avvistò delle macchie di colore in movimento. Non le ci volle molto per distinguere le sagome di altri teriantropi, ma non erano soli: avrebbe riconosciuto quei capelli fucsia tra mille.

Poco dopo anche i cacciatori presenti si accorsero dell’arrivo dei loro compagni: «Stanno arrivando» annunciò uno di loro.

In un primo momento quelle parole non destarono alcuno stupore nei due faunomorfi, poi però Persephone realizzò di averne compreso il significato. «Ehi, hai sentito anche tu?»

«Sì, stanno arrivando. Perché?» Bastarono pochi istanti al felidiano per realizzare: «Adesso riusciamo a capirli… Ma non ha senso.»

«Questo semplificherà le cose» tagliò corto la metarpia.

In breve il manipolo di cacciatori li raggiunse e con loro c’erano anche i due eretici.

«Riuscite a capirci?» domandò uno dei nuovi arrivati, simile a un leopardo delle nevi.

«Adesso sì» confermò Persephone.

«Bene. Chi siete, e cosa ci fate qui?»

L’occhio della metarpia si piantò su Tenko. «Siamo qui per loro. Avete dato asilo a dei criminali, dovete consegnarceli. Fatelo, e ce ne andremo subito.»

«Sono servi degli dei. Se li lasciate andare, diranno a tutti del vostro villaggio» affermò la demone. «Torneranno a uccidervi tutti.»

«Non lo faremo» ribatté l’inquisitrice. «Avete la mia parola.» Il suo corpo cominciò a brillare. «Non ho intenzione di combattervi. Consegnateceli, e nessuno si farà male.»

«Taci!» gridò Tenko. «Gli dei che servi sono dei bugiardi, e ora ne abbiamo le prove! Sei tu quella che deve arrendersi!»

Persephone agì d’istinto, fulminea: il raggio di luce esplose dalla sua mano, veloce e abbagliante. La demone sollevò lo scudo e vi infuse la magia. L’attacco venne deviato verso l’alto e incenerì alcuni rami. La giovane provò a resistere, ma alla fine la potenza fu tale da scaraventarla indietro.

Allarmati dall’attacco improvviso, i cacciatori sollevarono gli scudi e puntarono le lance.

«Ve lo ripeto, non intendo combattere con voi. Dovete solo consegnarci quei due criminali.»

Gli sguardi dei cacciatori passavano dalla metarpia a Clodius, incerti. Il capo dei cacciatori non avrebbe voluto consegnare i due demoni, ma l’attacco di prima lo aveva intimorito: per quanto piccola, quella donna aveva dalla sua una potenza straordinaria.

Seppur dolorante, Tenko si rimise in piedi. Il suo scudo di legno era quasi incenerito, di sicuro non avrebbe resistito senza la carica magica. Se non altro i suoi vestiti erano più affidabili. Si sfilò la protezione e raggiunse Zabar. «Mostraglielo. Fagli vedere le prove delle menzogne degli dei.»

Il chierico esitò. «Tenko, non penso sia una buona idea…»

Lei lo prese per il bavero della giaccia, riuscendo quasi a sollevarlo. «Fallo.»

Zabar deglutì. «D… D’accordo.»

«Ehi, idioti!» gridò Tenko in direzione dei faunomorfi. «Guardate questo e poi ditemi se ancora credete negli dei.»

Il chierico passò una mano sul bracciale per attivarlo, selezionò uno dei ricordi e saltò al punto più significativo.

«… non so se servirà a qualcosa, ma faccio queste registrazioni perché spero che qualcuno un giorno le trovi e le guardi. Quindi, chiunque voi siate, ascoltatemi molto attentamente: gli dei ci hanno rapiti perché hanno bisogno di noi. Hanno bisogno della nostra fede per alimentare il loro potere. Vogliono farvi credere che sono onnipotenti, che tutto è nelle loro mani, ma è una menzogna. Senza di voi, loro non sono niente. Quindi vi prego: mostrate a tutti questo messaggio. Fate a sapere a tutti la verità, e sarete liberi. Non c’è arma più forte per sconfiggere un dio di mostrare a tutti la sua vera natura. Gli dei hanno rubato le nostre vite. Non lasciate che facciano lo stesso con le vostre.»

Zabar fece svanire il fantasma e improvvisamente calò il silenzio. L’intera foresta sembrava essersi ammutolita.

Mentre fuori tutto pareva essersi fermato, nella mente di Persephone regnava il caos. Quella visione quasi mistica aveva minato le sue convinzioni, ma non poteva tradire gli dei. Lei era un’inquisitrice, non poteva deluderli. Anche se era tutta una menzogna, doveva fare il suo dovere, giusto?

D’un tratto la risata di Tenko si levò, denigratoria, insopportabile. «Avete sentito? Gli dei vi hanno mentito! Siete solo le loro stupide pedine! Siete voi i veri criminali, non noi!»

La calma glaciale della metarpia venne incrinata da quelle parole e la sua magia esplose. Evocò una barriera e tutti i presenti vennero schiacciati a terra da una forza inarrestabile, solo lei e Leonidas rimasero in piedi.

«Leonidas, occupati di quei due. Ce ne andiamo.»

Dopo un attimo di incertezza, il felidiano si affrettò ad eseguire l’ordine: mise ai due demoni il collare anti-magia, li perquisì per sequestrare ogni arma e legò entrambi.

«Sei un’idiota!» gridò Tenko. «Come fai a credere ancora agli dei?! Non riesci a capire che ti stanno usando?! Sei solo la loro fottuta pedina!»

«Leonidas, falla tacere!» esclamò Persephone, che nel frattempo era andata da Zabar. «Come hai fatto a far comparire quel fantasma?»

Il demone si voltò dall’altra parte.

L’inquisitrice strinse i pugni, sforzandosi di mantenere la calma nonostante i versi di Tenko, decisa a insultarla attraverso il bavaglio.

«Puoi dirmelo adesso o dopo che avrò tagliato la lingua alla tua amica.»

Di nuovo Zabar rimase in silenzio.

«Come vuoi.» Persephone si alzò ed estrasse lo stiletto con cui Tenko le aveva cavato l’occhio sinistro.

«Aspetta!»

L’inquisitrice si voltò verso di lui.

«Il ricordo è nella goccia nella mia tasca destra, ma per vederlo devi usare il bracciale che ho al polso.»

Persephone si abbassò su di lui e prese gli artefatti. «Saranno gli dei a decidere cosa fare di voi due» affermò in direzione degli eretici. «Per quanto riguarda voi,» proseguì rivolta ai cacciatori, «non ho motivo di combattervi, quindi non seguiteci. Non diremo a nessuno di voi, avete la mia parola.» Si avvicinò a Tenko. «Ora rilascerò la barriera che ti tiene bloccata. Giusto per essere chiari: se non fai quello che dico, il tuo amico ne pagherà le conseguenze.»

La demone la fissò con tutto l’odio di cui era capace, ma non osò ribattere.

Come anticipato, la forza che schiacciava Tenko e Zabar svanì, permettendo loro di rimettersi in piedi.

«Muovetevi» ordinò Leonidas spingendoli in avanti.

Incapace di usare la propria magia, il chierico non poté fare nulla se non mettersi a camminare a capo chino. Tenko non si era ancora arresa, ma lui si sentiva sconfitto, svuotato, deluso. Dunque era così che moriva il loro sogno?


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo sono emersi nuovi dettagli sugli dei e su un possibile modo per sconfiggerli, Tenko ha trovato nuovi modi per far fruttare la collaborazione con i teriantropi, ma soprattutto è arrivato il tanto atteso nuovo faccia a faccia tra i due demoni e i due soldati del Clero.

L'incontro/scontro non è finito bene per Tenko e Zabar, e l'idea della giovane di mostrare i ricordi contenuti nella goccia non ha avuto l'esito sperato.

Ora i due demoni sono prigionieri, ma anche per Persephone e Leonidas non si prospetta una situazione facile: riusciranno i due soldati del Clero a riportare indietro i due eretici, o saranno Tenko e Zabar ad avere la meglio, magari grazie a un piccolo aiuto?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo, in arrivo tra due settimane.

A presto!


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