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Autore: La Koaletta    07/08/2019    2 recensioni
STORIA SOSPESA.
Mi chiamo Rose Weasley e ho imparato a mie spese che basta un solo, banale errore a rovinarti la vita.
Il motivo? Le voci corrono. E quando le voci dicono cose come "Rose Weasley ha fatto sesso con Scorpius Malfoy", niente può andare bene. Soprattutto se il ragazzo in questione è un Malfoy.
E soprattutto se, oltre ad essere un Malfoy, è anche il ragazzo della mia (ex) migliore amica.
Il nostro amico alza gli occhi al cielo e ignora il commento di Dom. “Ragazze, smettetela con queste litigate da femmine, per favore. Qui stiamo assistendo alla storia d’amore del secolo!”
Gli lancio una stilettata, spazientita. “Lysander, piantala.”
Il Serpeverde è gasatissimo: non riesce a stare fermo, gli occhi gli luccicano, e sorride come un idiota. “Sembra di essere finiti in un romanzo. Sesso proibito, guerra contro la mean girl della scuola, incontro notturno e ulteriormente proibito nelle cucine… tutto questo, tra due che si sono sempre odiati! È così eccitante che, se fossi in te, inizierei a scrivere un libro.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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Eclipse

Lei non lo sapeva, ma brillava come solo il sole sapeva fare

 

Quando, alle quattro di un pomeriggio sonnacchioso, mi rendo conto di dover andare ad allenamento, non provo il solito brivido di eccitazione che mi percorre tutta al pensiero di giocare a Quidditch. Al contrario, all’idea di dover volare accanto a tutti gli altri mi sento mancare l’aria.

Stritolando il manico della scopa come se fosse l’arma che avrei utilizzato per compiere un delitto di sangue, procedo a passo svelto verso il Campo di Quidditch scortata dalla mia guardia di fiducia, ossia Dominique. Lysander è già seduto sugli spalti, un puntino informe all’orizzonte, che i miei occhi miopi distinguono appena per i capelli biondo sporco.

L’odore dell’erba fresca e tagliata di recente mi pervade, facendomi ritrovare un po’ dell’emozione perduta. Alzo lo sguardo, puntandolo sulla maestosità del campo, e ancora una volta resto senza fiato. Quando si sale nel cielo, tutti i problemi restano sulla terra, non è così?

Ferme all’ingresso dello spogliatoio, io e Dominique captiamo, nascoste, le chiacchiere dei nostri compagni di squadra. Chiacchiere che, aggiungo, avrei preferito non sentire.

“Io l’avevo sempre intuito che c’era qualcosa di strano in quella famiglia. Soprattutto in Rose.”

“Sì, be’, non diciamoci cazzate: tutti ci aspettavamo che l’avrebbe fatto. Solo i professori credono che quella sia una santarellina.”

“È la sua facciata, ragazzi. È lei la mente dietro a tutte le cattiverie di James, ed è lei la pecora nera del clan Potter-Weasley… però, in effetti, non mi sarei aspettata che sarebbe caduta così in basso.”

“Un conto è che Dominique Weasley faccia la troia, un conto è che lo faccia Rose. E con Malfoy, poi, tra tutti!”

“Povera Lily. È l’unica sana in quella famiglia di matti.”

Spalanco la porta dello spogliatoio e tutti si ammutoliscono. Domi è sorpresa dal mio gesto, abituata alla mia indifferenza mascherata ad arte, ma mi segue senza fiatare. Non voglio dare loro la soddisfazione di rispondere indietro e di avere qualcosa in più di cui parlare.

Sorrido grottescamente, però, non riuscendo a trattenermi del tutto: “Avete comunque bisogno di me per vincere questa partita. Eviterei certi commenti, se volete che mi presenti sabato prossimo.”

Nello spogliatoio non fiata nessuno. Mi sistemo rapidamente, lego in una crocchia distratta i capelli, e volo via senza aspettare la mia amica.

Appena i miei piedi si staccano dal terreno, inizio a ridere irrefrenabilmente. Niente può scalfirmi da quassù. Come dice sempre James: “Respira questa libertà, Ro! Non è pazzesco?”. Sento i suoi occhi addosso mentre volteggio per allenarmi, sento l’applauso timido di Lys dalle scalinate, sento i Bolidi liberati da Lily, ma è come se non li sentissi veramente. È come se fossi stata catapultata altrove, in un posto magico cosparso d’azzurro.

Quando i miei compagni mi raggiungono in aria, l’astio che ci consuma si prende una pausa per lasciarci giocare. Mentre passo la Pluffa e sfreccio da una parte all’altra, però, mi rendo conto che le urla concitate di James Sirius mi colpiscono una ad una come frecce nel petto. Non perché sono cattive, ma perché mi era mancato molto il suono della sua voce e il suo fare entusiasta, il che mi spezza il cuore.

Mi spezza il cuore perché sto volando e sono sola. Sola non perché ho un’intera scuola contro, sola non perché Lily non mi rivolge più la parola, sola non perché i miei compagni di squadra sparlano di me in spogliatoio, ma sola perché James e Albus Potter mi hanno resa tale, abbandonandomi alla deriva e scegliendo la sorella.

E più fingo di concentrarmi, più segno punti ed evito Bolidi indesiderati, e più in realtà sto faticando a respirare, perché mi sembra di vedere ovunque i capelli corvini di James svolazzare ribelli. Avevamo un’intesa tutta nostra, due spiriti ribelli che avevano trovato il proprio complementare, io che ero ciò che lui voleva essere, lui che era ciò che io non sarei riuscita a diventare mai.

Urla, James, sgrida chi sbaglia, si incazza perché un Serpeverde ci sta osservando, riserva parole amare a tutti, eppure dietro i suoi rimproveri io scorgo solo l’orgoglio di un Capitano disposto a tutto per vincere.

Menomale che, volando, i problemi sarebbero spariti.

Non posso fare a meno di domandarmi perché diavolo entrambi abbiano smesso di parlarmi e starmi vicino, loro che hanno sempre giurato che sarebbero finiti ad Azkaban per me. Avevo un rapporto speciale con tutti e due, ma di natura estremamente diversa: Albus era la mia persona e anima gemella, James era la mia roccia. La cosa divertente è che si detestano a morte, e l’unica cosa a tenerli uniti ero io – ora, invece, credo che a tenerli uniti sia l’odio nei miei confronti.

La delusione scotta rovente, dato che hanno scelto la strada più facile e non quella più giusta. Un vero amico affonda nella merda con te, se necessario. Un vero amico perdona. Un vero amico non farebbe mai quello che hanno fatto loro due.

“Bel tiro, Rose!”

Improvvisamente mi blocco, quelle tre parole hanno colpito più forte delle altre, costringendomi a immobilizzarmi a mezz’aria.

“Anche se si può fare certamente di meglio. IMPEGNATEVI DI PIÙ, CRETINI!” James sembra pentirsi subito del suo cedimento, ma sono bastate quelle tre illusorie parole per farmi risvegliare. Vorrei gridargli che mi manca e che è uno stronzo e che la prossima volta la Pluffa gliela tiro in faccia, ma al posto di fare tutto ciò plano a terra, abbandono la scopa sul prato e me ne vado.

 

*

“Ma dove cazzo stai andando?”

“Ah, adesso hai deciso di rivolgermi la parola?” sibilo, senza voltarmi a guardare James.

“Torna indietro.”

“No, non puoi più darmi ordini. Sono uscita dalla squadra.”

Che cosa?”

“Sto andando ad avvisare la McGrannitt. In bocca al lupo a trovarne una brava come me entro sabato, Potter.”

“Non oseresti.”

“Non sfidarmi.”

Dentro le mura del Castello, sbattuto il portone, mio cugino James e il Quidditch sono solo un vago ricordo.

 

*

 

Dominique e Lysander non hanno accolto bene la mia decisione. La prima sta alternando l’inglese al francese in maniera concitata, e presumo mi stia riservando parecchi insulti. Il secondo, invece, è accasciato a terra e continua a domandare a bassa voce dove sia finita la vecchia Rose Weasley.

La verità è che non lo so nemmeno io.

“Abbandonare la squadra di Quidditch, Rose! Ho capito tutto, ma adesso hai davvero superato il limite, cazzo.”

Non so rispondere, quindi me ne resto zitta a osservare l’andatura di Domi che percorre la riva del Lago con angoscia crescente. Se devo essere sincera, mi rendo conto di aver esagerato. Non avrei mai voluto mollare la squadra, in realtà; solo che… sentire quel “Bel tiro, Rose!” mi ha destabilizzato, per qualche motivo. Per l’ipocrisia della situazione, probabilmente. In quel momento, ho sentito di voler ferire mio cugino, di colpirlo nel suo tallone d’Achille – e non è stato difficile identificarlo.

Mi torturo l’orlo della gonna e sputo il rospo. “Ragazzi, non ho parlato alla McGrannitt. Non ancora, almeno.”

Merci mon Dieu!” strepita Dominique, attirando l’attenzione di qualche studente curioso. Nel frattempo, Lysander recita una preghiera silenziosa, rivolto al cielo, per ringraziare qualche entità divina. Lo sento distintamente sussurrare “non l’abbiamo persa” per quattro o cinque volte.

“Il fatto è che…” tentenno, torturandomi una ciocca ribelle scivolata dalla coda di cavallo. “Non so, mi sembra ridicolo e umiliante giocare con delle persone che mi odiano, e per un Capitano infame.”

“Dominique non ti odia” si affretta a rassicurarmi Lysander, pensando di farmi stare meglio.

“Ro, James non è un infame solo con te. Lo è con tutti.” Sentenzia Dom, tagliente. “Sai cosa trovo ridicolo io, invece? Che tu debba rinunciare alla tua passione perché hai paura di affrontarli.”

La mia amica accompagna la frase con un gesto eloquente, un dito teso a indicare indistintamente lo spazio circostante, come a sottolineare che intende tutti coloro che studiano a Hogwarts.

Ho paura di affrontare tutti. Dominique ha ragione.

Sospiro. “James non è mai stato un infame con me, però. Non ci sono abituata. Dovete darmi… tempo.”

Lysander allunga un braccio e mi stringe le spalle teneramente. Gli abbracci di Lys sono sempre goffi e impacciati, ma sanno di casa e non c’è niente di più bello. “Ascoltami, Rose. Hai commesso un errore. L’hai riconosciuto. Hai chiesto scusa. I tuoi amici si sono rivelati delle merde. Cazzi loro! Chi ci ha perso davvero qualcosa, qui, non sei tu.” Fa una breve pausa per guardarmi dritto negli occhi. “So quanto tu fossi legata a quel coglione di Potter e ad Albus… però, se continui a starci male, dai loro soddisfazione. Dovresti semplicemente fregartene, iniziare una nuova vita, con me e Dom pronti a sostenerti. E per quanto riguarda il Quidditch… c’è davvero bisogno che te lo dica? Sei un mostro lassù, Rose. Non sprecare il tuo talento.”

Al termine del discorso incoraggiante di Lysander, io e Dominique rimaniamo ammutolite. “Tre” esclamo, basita, rivolgendole uno sguardo complice.

Lui aggrotta la fronte e inclina il capo. “Tre?”

“Hai detto tre parolacce, Lys. Oh mio Dio, Domi, dici che lo stiamo trascinando sulla cattiva strada?”

“Assolutamente sì!” lei si abbandona a una risata cristallina, unendosi al nostro abbraccio.

Schiacciata tra i loro corpi, mi ritrovo a pensare che siano le mie due stampelle personali. Sorrido senza motivo e mi abbandono contro la spalla di Lysander.

Si può sempre tornare a brillare. Mia madre me lo ripete in continuazione. L’importante è rialzarsi da ogni caduta.

Con loro al mio fianco, forse, potrei anche farcela.

Il cielo improvvisamente grigio e il nevischio che volteggia nell’aria mi ricorda che manca sempre meno alle vacanze di Natale, vacanze che avrei trascorso, come ogni anno, alla Tana con i miei cugini. Il mio terrore è che lo scandalo del fattaccio si diffonda anche tra i nostri genitori… quello sì che sarebbe un grave problema. Non oso nemmeno immaginare cosa penserebbero di me, e non so neanche la fiducia di chi tradirei di più. Di mia madre, che mi ha sempre raccomandato di essere onesta e leale con gli amici e la famiglia? Di mio padre, che da quando sono nata mi intima di stare alla larga dai Malfoy? Di zio Harry, che, quando ha scoperto l’esistenza di un’amicizia profonda tra suo figlio e Scorpius, è stato zitto e strano per una settimana abbondante?

È Lily ad impugnare il manico del coltello, e sta a lei la scelta di vuotare il sacco o meno.

Il mio piano è quello di stare il più lontana possibile da casa, oppure nascondermi invisibile sotto il mio albero preferito a leggere. In altre occasioni mi sarei trasferita volentieri dagli Scamandro – due inverni fa, io, Albus e Dominique l’avevamo fatto –, ma adesso anche casa loro si è trasformata in terreno nemico. Vedere Lorcan mattina e sera sarebbe peggio di avere a che fare con Lily alla Tana.

Mentre siamo distesi sul prato, mi viene in mente che domani avrò compito di Trasfigurazione. Nonostante questo, me ne resto lì, a fianco ai miei amici, fregandomene – mal che vada, starò alzata la notte.

Dominique, abbracciata a Lysander con gli occhi chiusi, sembra quasi una bambina, e non la ragazza facile che tutti vorrebbero farsi. E che tutti si fanno, in realtà. Lys dev’essere l’unico con cui non ha mai combinato niente… e il solo pensiero di vedere loro due insieme in quel modo mi fa ridere.

Mi alzo sui gomiti e sto per proporre ai miei amici di spostarci e andare in un luogo più caldo, quando vedo, da lontano, due occhi verdi e malinconici fissarmi.

Gli occhi smeraldo di Albus Severus Potter sono indistinguibili e invidiati da molti – è stato l’unico, tra i tre fratelli, ad averli ereditati. È appoggiato contro un albero, circondato dai suoi Serpeverde preferiti: Malfoy, Zabini e Rosier. Manca solo il portiere Nott all’appello e la combriccola è al completo. Una combriccola che io, personalmente, non ho mai approvato: li distingue tutti un atteggiamento altezzoso, sprezzante, che tende a umiliare gli altri. Al non è come loro, o almeno credevo che non lo fosse: è sempre stato buono come il pane, una persona premurosa e affettuosa, anche se maliziosa.

Non partecipa alla conversazione agitata dei suoi amici e resta con lo sguardo fisso su di me. Mi domando quale sia il suo problema e perché non la smetta di farmi sentire così sospesa a metà.

Mentre io e gli altri cugini ci siamo nettamente avvicinati solo nel periodo della preadolescenza, James compreso, Al e io siamo stati inseparabili da quando eravamo in fasce. Siamo – eravamo? – talmente legati che zia Ginny è sempre stata sicura che avrebbe dovuto affrontare, prima o poi, un incesto in famiglia (cosa che, ovviamente, non le fa particolarmente piacere). Il rapporto tra me e Al, tuttavia, non sfiora affatto il romantico, anche se credo che lui sia la mia anima gemella e che nessun ragazzo, nemmeno il mio futuro marito, potrà essermi vicino quanto lo è lui. Basta un solo sguardo per cogliere cosa prova l’altro. È inspiegabile, quasi, quanto gli voglia bene.

Ho sempre dato per scontato che saremmo sempre stati uno al fianco dell’altro e non mi aveva mai sfiorato la possibilità che, un giorno, la nostra amicizia sarebbe finita. E, ora, è come se mi avessero strappato via la mia metà, una metà così diversa e così uguale.

“Potter, basta fissarla! Ho capito che è figa, ma non penso tu abbia molte speranze!”

La voce odiosa di Zabini è percepibile fino a qui, dato che, come sempre, ha urlato a squarciagola per fare il fenomeno da baraccone.

Albus sobbalza sul posto, scuotendosi tutto come se fosse stato svegliato di soprassalto da un incubo. Sposta lo sguardo da me, puntandolo piuttosto in direzione dei Serpeverde, e sghignazza sibilando qualcosa che non riesco a sentire.

“Che codardo” afferma Dominique, che fino a un secondo fa stava sonnecchiando beatamente. “È sempre stato una pecora, Albus. Senza un gruppo di bulli non riesce a stare, vero?”

Anche lei era amica di Albus, prima del fattaccio. Erano sicuramente legati, anche se non al nostro livello. Mi chiedo se anche lei soffra per come lui si sta comportando o se non gliene freghi niente. Le sue parole nascondono, però, una tristezza malinconica e amara.

“Sappiamo come è fatto, Dom… quante volte gliel’ho detto che non deve stare con quei coglioni? Eppure non ascolta!”

“D’altronde è una Serpe di merda” sentenzia Dominique, tagliente.

Lysander salta sul posto: “Ehi! Anche io sono un Serpeverde.”

“Sì, scusami” si affretta a dire lei, “è che sono incazzata.”

Lys, ovviamente, non se l’è presa. Si accarezza pensoso il mento, con fare da filosofo, e dopo un minuto afferma: “Albus ha bisogno di sentirsi accettato in un gruppo. Per questo non posso biasimarlo. Per il fatto di avere tradito Rose, certo che posso. Però si vede lontano miglia che è molto pentito, ma è troppo vigliacco per chiedere scusa.”

“Pentito?!” quasi mi soffoco con la mia stessa saliva e inizio a tossire irrefrenabile.

Scamandro fa spallucce. “Questa è la mia impressione. Però chissenefrega, anche se si fosse pentito. Ormai è un po’ tardi, no?”

Vedo la figura di Al, lì, in mezzo agli altri, con un libro di Trasfigurazione in mano. Lasciato un po’ in disparte, ma comunque partecipe. Ombroso, silenzioso, ma dolce. “No, non sarebbe mai troppo tardi. Sotto sotto so che lo perdonerei sempre.”

Non rispondono, Lysander e Dominique. Dentro di me, so che stanno pensando la stessa esatta cosa.

 

*

 

I bui corridoi di Hogwarts mi inghiottono.

Non sto capendo molto, ma il mio punto fisso è una schiena larga che mi supera di qualche metro.

Giriamo, giriamo, giriamo.

Cosa sto facendo?

Dove mi trovo?

Perché lo sto seguendo?

Quando si volta a guardarmi, capisco che è solo l’inizio della fine.

 

Aspettavano tutti che facessi un passo falso. Ecco qual è la spiegazione. Era impensabile, umiliante, che la figlia dei Salvatori del Mondo Magico fosse perfetta, o, perlomeno, normale. Per i ragazzi della mia età, che si sono sentiti inferiori da quando, al Primo Anno, ho varcato le soglie di Hogwarts, questo mio piccolo errore significa una sola cosa: rivincita.

Come se questo provasse che non c’entra niente il passato, che anche se sono intelligente e carina e Grifondoro audace, ho rovinato la mia famiglia. Che loro, nonostante non c’entrino niente con i Potter e i Weasley e gli Auror, sono meglio di me.

Che io sono una semplice viziata nata fortunata.

Ho sempre detestato i riflettori puntati addosso. Negli articoli di giornale, appaio in continuazione. Mi definiscono “la perfetta combinazione di un Hermione inflessibile e un Ron coraggioso”. Non ho mai compreso cosa volesse dire, fatto sta che la fama che mi aleggia attorno mi ha portato sfortune a destra e a manca, data la situazione in cui mi ritrovo. Perché pensate che sia legata unicamente ai miei cugini? O almeno, ad alcuni di loro? Loro capiscono. È impossibile trovarsi degli amici qualsiasi, perché se ti frequentano è solo perché sperano di essere invitati a pranzo a casa, dove possono conoscere i Salvatori del Mondo Magico.

Sono felici di essere superiori a me. Se ne vanno in giro dicendo: la Weasley ha fatto questo, ma chi si crede di essere, non merita quello che ha.

Ogni errore dei membri della nostra élite è cento volte più grande.

Hogwarts significa casa per tutti. La felicità si respira in ogni stanza del castello, perché, nonostante le avversità, la gente è contenta di stare qui. Credo di essere l’unica a considerarla una prigione. A volte preferirei essere una Babbana qualunque. Mi piacerebbe dimenticare la magia che appanna la vita di noi maghi, essere un adolescente normale: fare la fila per i concerti, andare alle partite di calcio solo per vedere quello che ti piace, vestirsi alla moda, studiare letteratura e andare in una scuola solo di mattina. Chissà come sarebbe: magari, adesso, sarei sul letto di casa mia a pensare ad uno Scorpius Babbano che ha promesso di venire più tardi per finire un progetto di... scienze, ecco. Come nei romanzi che mia mamma nascondeva nello scaffale più alto. E poi saremmo andati a prendere un gelato e, magari, due maghi ci sarebbero passati accanto e noi avremmo riso di nascosto commentando il loro look strambo.

Ma è ora di tornare al mondo reale. Probabilmente, nel mondo Babbano immaginario esisterebbe anche una Lily cheerleader pronta a tutto per togliermi Scorpius.

Ma poi, perché mi faccio questi film mentali? Dopotutto, non devo essere così intelligente come sembra. E, soprattutto, uno Scorpius Babbano sarebbe ancora più cretino dell’originale.

 

“Che fai, Weasley, mi segui?”

Il ghigno di Malfoy è a metà tra il curioso e l’infastidito.

È bello, bello come la luna, ché una parte di lei è sempre nascosta.

“Mi vedrai sempre e solo come una Weasley, non è così?”

Non mi chiamerà mai Rose.

 

Al termine del compito di Trasfigurazione, mi chiedo come farò a spiegare a mia mamma che la media si è abbassata di mezzo voto. La cosa che mi brucia più di tutte, però, è la soddisfazione stampata sul volto di Malfoy, che ha preso ancora una volta il massimo. Vediamo come ti tolgo quell’espressione al compito di Pozioni, stronzo.

Depressa, mi aggiro per i corridoi di Hogwarts solitaria, senza un obiettivo preciso – neanche quello di nascondermi in camera a piangere. Mentre cammino lentamente, svoltando l’angolo, sento la voce di Albus. Mi paralizzo sul posto e mi addosso alla parete, indecisa sul da farsi. Se continuo a procedere verso questa direzione, mi vedrà di sicuro.

Ancora acquattata contro il muro, giunge alle mie orecchie un’altra voce maschile che non mi è nuova, solo che non riesco ad associarla ad un volto.

Okay, so che non si fa. So che è violazione della privacy e che è maleducato e irrispettoso da parte mia appiattarmi contro il muro per origliare. Però si tratta del mio migliore amico che ha deciso di tradirmi, quindi penso di avere tutto il diritto di comportarmi male nei suoi confronti. Magari questa conversazione mi sarà utile a capire perché diavolo abbia preso le difese della sorella, che ha sempre odiato a morte: e se stesse trafficando droga? Se gli stesse chiedendo delle pillole per suicidarsi? Se stesse per compiere un omicidio? Se avesse rubato...

“Non possiamo” sussurra Albus. “Se ci scopre qualcuno, è la fine.”

Oddio. Mi rendo conto che non dovrei ascoltare questa conversazione e faccio dietro-front, quando...

“Non oso immaginare cosa penserebbe Rose, che è la mia migliore amica, figurati tutti gli altri. Pensano di avere al loro fianco il bravo e innocente Al, e invece...”

Il mio cuore perde un battito. La mia migliore amica. All’improvviso, gli occhi mi pizzicano e si riempiono di lacrime. La mia migliore amica. Mi considera ancora così, allora? E perché non mi parla più? Ma soprattutto, cosa sta nascondendo?!

Mi blocco, terrorizzata. Spaccia. Si droga. E ruba. Ed è un mafioso. Oddio, devo tirare fuori il mio amico da questo guaio. Non può essere un criminale. Gli insegnerò qual è la retta via. Al, ci sono io con te. Ti perdono.

“Ma cosa stai dicendo? Smettila subito” attacca l’altro, “non stiamo facendo niente di male. Niente, okay?”

Blaze...”

BLAZE? Aspettate un momento, Nott? Lui ha la faccia da cattivo ragazzo. Anche se in realtà mi ha sempre ispirato simpatia: tra tutti i membri della combriccola di Al, è sicuramente il più pacato e, perlopiù, spiritoso.

Cerco di mandare giù un groppo alla gola. Tutto ciò mi fa capire quanto, ormai, io e Al siamo distanti, e quanto poco sappia di lui. È davvero finita, quindi. Eppure… e se questo segreto barra affare di droga centrasse col motivo per cui non mi parla più? Ma che senso avrebbe? A dire la verità, non mi immagino Albus farsi in vena, anche se avrebbe potuto iniziare a farlo per essere accettato nel gruppo, ancora una volta.

Un improvviso silenzio cala e mi sento raggelare. Non mi è chiaro quale sia il mio compito: è ancora mio dovere proteggerlo da tutto e da tutti, come ho sempre fatto?

La vecchia Rose sarebbe uscita allo scoperto, avrebbe picchiato Nott e portato Albus in… infermeria, tipo. Mi sembra un buon piano.

Mi sporgo leggermente per valutare la situazione, e quello che vedo mi sorprende. O, meglio, mi dissesta completamente.

Blaze Nott e Albus Potter si stanno baciando.

Sono seduti vicini, completamenti assorti l’uno nell’altro, Albus che affonda le mani nei capelli castani di Nott ed è libero, spensierato, felice.

Mi allontano cercando di fare il meno rumore possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

 

Ciao a tutti! Grazie di aver proseguito la lettura fin qui.

Spero che questo capitolo tutto dedicato ai fratelli Potter sia stato all’altezza delle vostre aspettative.

Qualcuno si aspettava che Albus celasse un segreto del genere?

Che c’entri qualcosa con il motivo per cui non parla più a Rose?

Baci baci,

Giulia

 

 

 

 

 

 

   
 
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