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Autore: Lady Lara    11/08/2019    4 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 59
Ti ritroverò sempre
Epilogo
 
 
Quasi la sfondava quella elegante porta a vetri del ristorante!
L’aveva spinta con entrambe le mani, correndo dietro a Emma. Le due ante si erano richiuse bruscamente e rumorosamente dietro di lui, quando fu passato come un uragano …
 
Killian Jones si guardò intorno. Era sparita? Non poteva essere! Sicuramente non era lontana. Magari si stava nascondendo da lui. Aveva capito che l’avrebbe seguita?
Inutile farsi tante domande su Emma. Era imprevedibile!
 
“Comunque sia non ha preso taxi, non ho visto nessun’ auto fermarsi e quindi è qui intorno. Siamo vicini al fiume, a lei piace guardare le luci riflesse sull’acqua … “
 
Aveva capito dove trovarla e si incamminò verso il parcheggio per prendere la sua BMW nera, l’auto che usava quando era a Boston.
Il tragitto che percorse non fu molto. Presto, nella semioscurità, vide la chioma bionda di Emma oscillarle lungo la schiena.
Fece una veloce deviazione, mettendo la freccia a destra, e posteggiò l’auto lungo il marciapiede che costeggiava il fiume, ringraziando la sua buona stella di aver trovato un posto al momento giusto. Uscì dall’abitacolo con la giacca sfoderata dell’elegante completo di lino  nero, che svolazzò per l’impeto e la velocità del movimento. Non la chiamò ma le corse dietro, finché, ad un passo da lei,  lo fece con un leggero fiato corto e una forte emozione che aumentava le sue pulsazioni cardiache.
 
– Emma …
- Dio, Jones! Mi hai pure seguita?!
– Non te lo aspettavi Tesoro?
- Cosa non ti è chiaro della frase   “non voglio più avere a che fare con te”?
 
 
Lui aveva ripreso il suo cipiglio ironico, ma Emma era ancora piuttosto acida.
Nonostante la bionda si fosse voltata per rispondergli, si era rimessa subito sui suoi passi, camminando più veloce per cercare di allontanarsi da lui.
Egli alzò gli occhi al cielo; che si aspettava?! Che lei gli buttasse le braccia al collo?
 
“Magari!!”
 
Ma non era così facile la sua Emma! Se alzava un muro, per abbatterlo ci voleva tutta la sua buona, santa pazienza!
La conosceva fin troppo bene ormai e fortunatamente a lui la pazienza, la buona volontà e l’amore profondo per lei, non mancavano affatto.
 
– Amore hai tutte le ragioni, ne sono consapevole, ma se mi fai finire di dirti quello che avevo iniziato in Irlanda forse vedrai tutto con altri occhi!
– Smetti di chiamarmi “amore” Jones! Non attacca il tuo finto romanticismo!
– Finto romanticismo?! Guardami in faccia Emma!
 
Con le gambe lunghe che aveva, non l’avrebbe raggiunta solo se non ne fosse stato intenzionato, ma visto che la sua intenzione era piuttosto forte, con un balzo fu da lei. La prese per la vita da dietro e la voltò verso di sé, con tocco delicato ma deciso.
 
Emma si ritrovò tra le sue braccia in una frazione di secondo, con le ciglia aggrottate e lo sguardo furente ma, puntando gli occhi nei suoi lapislazzuli, dovette ammettere, con vergogna di sé, che non c’era nulla da fare all’effetto che gli avevano sempre fatto e continuavano a farle.
Cercò di riprendersi un minimo di dignità, tentando di divincolarsi, ma quell’abbraccio era per lei sempre confortevole, fin troppo confortevole, e nella brezza notturna era la cosa più bella che potesse capitarle. Lui la tenne più saldamente, perdendosi nei suoi occhi verde acqua e deglutendo, incapace per un attimo di proferire parola. La trovava bellissima, anche con quel cipiglio arrabbiato, e ancora più eccitante quando fingeva di divincolarsi. Sapeva che era solo un tentativo, la sentiva fremere tra le sue braccia. Sapeva di scatenarle quel tipo di brivido, lui stesso lo provava quando le era così vicino. L’avrebbe baciata subito, ma quella “tigre” dagli occhi smeraldini sarebbe stata capace di morderlo. Doveva solo farla ragionare, in fin dei conti lei era una donna razionale, intelligente e sensibile.
 
– Amore mio stai calma un attimo! Dammi almeno questa chance di parlarti, poi se lo vorrai smetterò di cercarti! Non ti voglio imporre la mia presenza. Se hai preso la decisione di non volermi più vedere la rispetterò!
 
Le parole di Killian colpirono Emma e un po’ la delusero, non era poi così convinta di non volerlo vedere più!
Lui la sentì fermarsi immediatamente tra le sue braccia, smettere di reagire. Le accarezzò la schiena con la destra, continuando a tenerla stretta a sé con la sinistra, sapeva che le piacesse quel tipo di carezza, la faceva rilassare, e risalì verso il collo.
Emma dal canto suo sentiva un tumulto interiore, tra la rabbia nei confronti del Capitano e la piacevolezza di essere con lui e di ricevere quella carezza che adorava.
La mano di Killian le stava accarezzando delicatamente il retro del collo con i polpastrelli,  insinuandosi tra i morbidi capelli alla base della nuca. Pensò tra sé che se fosse stata una gatta avrebbe fatto le fusa volentieri, ma doveva dominarsi, non poteva dargli quel potere su di sé.
 
– Va bene Jones! Ti lascio parlare. Ma non è necessario che mi tieni abbracciata o che mi fai i grattini!
 
Aveva tentato di mantenere un tono acido, ma non era stata completamente convincente e lui, con il suo affascinane sorriso sghembo, non mancò di risponderle a tono.
 
– Dici sul serio Swan?! Non ci posso credere Love! Ti sono sempre piaciuti i miei “grattini”!
 
A conferma, invece che liberarla, iniziò a farle il solletico lungo il fianco, provocandole altri brividi e strappandole un risolino che Emma cercò di soffocare per non dargli soddisfazione.
 
– Ho detto di lasciarmi stare Jones! Posso picchiarti lo sai!
– Lo sai che con te voglio solo fare all’amore Emma! Sono un gentiluomo, non faccio a botte con le donzelle e ti libero subito, tranquilla!
 
La lasciò andare e lei si mise con le braccia incrociate davanti a lui, in una posa di chiusura che lui captò perfettamente.
 
– Sei proprio barricata vedo! Sei terrorizzata all’idea di potermi cedere?
– Bel sogno Jones! Smetti di flirtare e dì quello che devi, dopodiché sparisci dalla mia vista e dalla mia vita!
– Come Mylady desidera!
 
A quel suo modo teatrale per sdrammatizzare, Emma sbuffò infastidita, mantenendo il cipiglio duro e le braccia incrociate al petto.
Killian ridiventò serio, il sorriso sulle sue labbra svanì e il suo sguardo si velò di contrizione.
 
– Vedi Emma … non sono le parole … quelle possono ferire ed essere male interpretate … preferisco mostrarti i fatti. Vieni con me.
– Non vengo da nessuna parte con te Jones!
– Non ti voglio portare che vicino alla mia auto Emma. Devo mostrarti qualcosa che ti farà capire tutto senza che io debba parlarti!
 
Lei era veramente perplessa, ma la curiosità la stuzzicava. Killian usò un tono più dimesso.
 
– Ti prego Emma … fidati un minimo di me!
 
Lo sguardo del giovane la trafiggeva nell’anima e lo sentiva sincero. Altre volte lo aveva visto così, specialmente quegli ultimi giorni a Dublino, quando si erano amati senza remore e con tutta la passione reciproca che li divorava.
Lei sciolse le braccia nude, riportandole lungo i fianchi. Killian le prese una mano per condurla all’auto. Lei avrebbe voluto ritirarla subito, ma decise di lasciarlo fare, forse era l’ultima volta che avrebbero avuto quel contatto fisico e lei voleva poterlo ricordare.
Camminarono in silenzio per quei pochi passi che li separavano dall’auto. Poco prima di giungere, Killian prese la chiave dalla tasca e fece scattare la serratura centralizzata. Le quattro luci di posizione della BMW si illuminarono contemporaneamente, lampeggiando nella semioscurità.
 
– La luce del lampione basterà per quel che serve …
 
La condusse verso il bagagliaio e, sotto il suo sguardo incuriosito, aprì il portello.
 
– Quella che vedi è la verità! Una verità che mi tengo dentro da tre anni amore mio!
 
Emma si portò entrambi le mani alla bocca, per soffocare l’esclamazione di sorpresa che le era salita immediatamente in gola, mentre i suoi occhi sgranati guardavano quello che non riusciva a credere.
 
– Era quello che stavo per dirti a Dublino Love! Non avrei mai potuto separarti veramente da nostro figlio … ma tu dovevi crederlo morto, affinché tutto fosse verosimile. Ho avuto contro anche Seb per questa decisione, non mi ha parlato per giorni e mi sono beccato un pugno in faccia da David …
- Oh! Killian! Ho avuto il mio bambino con me per tutto questo tempo e l’ho anche pianto! Piccolo mio!
 
Emma allungò la mano verso l’interno del bagagliaio. Con la punta delle dita accarezzò la tela dipinta ad olio. L’ultimo quadro dipinto da Killian era davanti a lei, il quadro che non aveva voluto mostrarle, quello ancora sul cavalletto, coperto dal telo …
Dal dipinto le quattro persone ritrattate sorridevano felici, come solo una giovane famiglia può esserlo. Circondati dalla natura vi erano rappresentati loro due che tenevano per mano due bambini, Alice e …
 
- Neal! Non ci posso credere che il mio adorato piccolo Neal sia Henry!
– È proprio lui invece, Henry Neal Swan Jones! L’ho registrato all’anagrafe con questo nome, l’ho riconosciuto come mio figlio oltre che tuo. Ho su di lui i diritti di un padre. Non voglio sparire dalla sua vita. Non l’ho mai fatto. Ho fatto in modo di essergli vicino più che potevo. Ogni domenica l’ho passata con lui in casa famiglia, tranne quando sono stato costretto ad andare in Colombia e in Cina e il periodo in ospedale. Ho cercato ogni occasione per creare e mantenere un rapporto con lui.
– Non mi ha mai parlato di te … mi ha parlato di uno zio … Geoffrey? Eri tu l’adorato zio Geoffrey! Che stupida che sono! Anche questi giorni mi ha detto che saresti arrivato con la tua nave! Certo! La Jolly Roger! Sono stata così cieca?!
– Come potevi capirlo? Risultava figlio di Mary Margaret e David in fin dei conti!
– Vero! Ma Mary era incinta quando l’ho vista in ospedale alla mia prima ecografia! Conoscevi già David?
– No … ho preso informazioni quando ti hanno soccorsa per strada, la notte della mia morte simulata. Ti avevano conosciuta e sapendo quanto fossero generosi e altruisti, ero sicuro che sarebbero stati perfetti per il mio piano di protezione!
 ---ooo---
 
Quantico, sede del Federal Bureau of Investigation. Tre anni prima

L’ Avvocato David Noland si guardava intorno con sguardo perplesso.
 
“Ma siamo sicuri che quella è la palazzina giusta? Sarà! A me sembra diroccata e in disuso! Eppure le indicazioni del Comandante Shatneer sono queste!”
 
Un paio di giorni prima David aveva ricevuto nel suo studio associato una lettera personale che gli chiedeva di presentarsi presso la sede della F.B.I a Quantico.
Era rimasto piuttosto sorpreso. Non ne venivano spiegati i motivi e lui non aveva mai avuto a che fare con il Bureau, non in modo così diretto almeno!
Una delle cose che lo avevano colpito di quella lettera, era lo strano stemma che affiancava il timbro statale del Bureau. Uno stemma piccolo, messo come fosse stata una firma. Rappresentava un veliero con tra le onde sottostanti un uncino. Allora aveva piegato in giù gli angoli della bocca …
 
“Mai visto prima …”
 
L’ultima cosa che la lettera gli chiedeva era di mantenere il riserbo assoluto e di distruggere il foglio dopo la lettura.
Inizialmente aveva pensato di buttarla al secchio, come lo scherzo di qualche collega buontempone, ma alla fine, non sapendo nemmeno lui perché, aveva bruciato la lettera, non aveva detto niente a nessuno e si era presentato dal Comandante Shatneer il giorno richiesto, non sapendo cosa aspettarsi.
 
Shatneer era un uomo alto sul metro e settantacinque, forse sessantacinquenne, muscoloso ma imbolsito e in sovrappeso, conservava due vispi occhi chiari e un faccione simpatico che da giovane aveva conosciuto una certa bellezza. Il cipiglio del Comandante era comunque piuttosto serio e marziale. Lo aveva ricevuto nel suo ampio ufficio, restando seduto alla sua scrivania.
David era entrato con titubanza, nonostante fosse un uomo sicuro di sé, temeva che il Comandante gli avrebbe riso in faccia dicendogli che fosse veramente vittima di uno scherzo. Mentre gli raccontava della lettera ricevuta, seduto sulla sedia difronte all’ alto funzionario del Bureau, questi, con espressione impassibile, lo aveva studiato attentamente.
 
– Mi scusi Comandante, ma temo  sia stato uno scherzo, volevo accertarmene … quel timbro con il veliero e l’uncino era la parte meno credibile della lettera in effetti!
 
Shatneer si era tirato indietro verso la spalliera della sua sedia ergonomica, poggiando i gomiti sui braccioli laterali e per la prima volta aveva storto la bocca verso sinistra, abbozzando quello che sembrava un sorriso.
 
– Temo di no Avvocato Noland!
– No?!
– Lei è stato arruolato a sua insaputa a quanto pare!
– Che coosa?! Come arruolato?!
 
Shatneer si era fatto più vicino, sporgendosi sulla scrivania verso  David, e aveva abbassato la voce.
 
– Il Bureau possiede agenti che lavorano sotto copertura. Lei è stato arruolato dal Capitano di una delle nostre squadre speciali in incognito …
- Ma come sarebbe?! Io non ho fatto nulla per entrare in squadre di questo genere! Non credo nemmeno di avere le caratteristiche adatte per queste cose!
– Se Hook l’ha scelta avrà i suoi buoni motivi, io non transigo!
– Hook?!
– Si Captain Hook … il nome in codice del Capitano della squadra. Un tipo in gamba, si potrà fidare di lui, anche se non credo ne conoscerà mai la vera identità!
 
David era rimasto allibito.
 
– Captain Hook?! Ma è serio?
 
Shatneer aveva avuto uno scatto infastidito.
 
– Le sembro il tipo che scherza Noland?! Il veliero con l’uncino è il suo simbolo. Le è chiaro ora?
 
David aveva avuto un’espressione che Shatneer avrebbe fotografato volentieri, solo per fargliela vedere.
 
– E se non mi sento di accettare?
– Fatti suoi Noland! Captain Hook è uno che sa trovare gli argomenti per essere convincente!
“Santo Dio! Chi mai è questo tizio? E proprio di me ha bisogno?!”
 
David non era uno che si tirava indietro difronte ai rischi e ai pericoli, ma Shatneer era stato piuttosto inquietante.
 
“In fin dei conti si tratta pur sempre del Bureau, anche con un nome da pirata il tizio è dalla parte dei buoni!” 
- Che tipo di squadra è? Di che si occupa?
– Non posso dire altro Noland. Quello che deve lo dirà Hook. Ora vada da lui. La saluto!
– Scusi … io non ho altre indicazioni oltre che il venire da lei!
– Non so perché sia stato scelto ma lei mi sembra piuttosto ingenuo Noland! … Dietro la sede centrale ci sono delle palazzine grigie con le finestre in pessimo stato, come il resto dell’edificio … Trovi la porta in peggior condizione e entri lì! Vada ora che ho da fare!
 
Il tono imperioso di Shatneer aveva sfiorato la scortesia e David aveva salutato ancora con la perplessità dipinta sul viso.
 
“Che tipo!”
 
***
L’edificio che stava guardando in quel momento non poteva essere che quello descritto da Shatneer. Si avvicinò guardingo per trovare la porta in peggior stato.
 
“Questa è la più scassata di sicuro! Che mi devo aspettare là dentro? Gli alieni?”
 
Entrato si rese conto che non si vedeva nulla e dovette dare il tempo agli occhi di assuefarsi al buio. Dopo poco si accorse che la grande stanza era vuota. Solo una porta in fondo. Pensò di dare una voce …
 
“C’è nessuno?”
 
Un rumore alle sue spalle lo fece scattare. La porta da dove era entrato si era richiusa automaticamente e una luce, emessa da un occhio di bue che non aveva notato, lo colpì in pieno viso, creando un cono di luce in cui si ritrovò completamente immerso.
 
 – Benvenuto Avvocato Noland!
 
David si schermò gli occhi con la mano per cercare di individuare la fonte della voce.
 
“Chi diavolo …”
– Mi presento … sono Captain Hook e lei è qui perché abbiamo bisogno del suo aiuto.
– Il mio aiuto? E in che modo un avvocato che si occupa di adozioni potrebbe aiutare una squadra in incognito?
– Proprio con il suo lavoro Avvocato!
– C’è un bambino da adottare?!
- Vedo che è un tipo sveglio Noland!
 
L’ironia nel tono di Hook infastidì David, che a sua volta aveva risposto con tono sarcastico.
 
– Dalla porta davanti a lei uscirà un mio agente Avvocato. Sarà il suo contatto e il tramite tra me e lei. Le spiegherà tutto lui e lei dovrà eseguire alla lettera ogni indicazione che le darà. Da ora lei è al servizio del suo paese. 
– Se mi rifiutassi di collaborare? Sono un uomo libero …
 
Nessuna risposta oltre lo schermo, ma si sentì il cigolio metallico della porta in ferro che si apriva. 
 
– Rifiutarsi David? Non credo che il Capitano si aspetti un rifiuto! Dalle informazioni che ha su di lei sappiamo che è un uomo generoso, coraggioso e impegnato per i diritti civili dei più deboli. Non pensiamo si rifiuterà quando saprà di cosa si tratta!
– Voi sapete tutto di me e io non so nemmeno i vostri nomi! Perché dovrei fidarmi e aiutarvi?
 
David scrutò meglio l’uomo che gli si avvicinava, aiutato dal fatto che entrasse in quel momento nel cono di luce. Era giovane, forse nemmeno ancora trentenne, alto, snello, agile nei movimenti. Era piuttosto piacente, con un viso ben delineato da tratti regolari e armoniosi, per quello che faceva distinguere la leggera barba che gli ornava il volto! L’agente si avvicinò maggiormente allungando il braccio e la mano verso di lui.
 
– Giusto! Ben detto Noland! Mi presento: Geoffrey O’Danag! Non mi chiedere altro sui miei dati anagrafici perché non potrò risponderti!
– Sei piuttosto giovane per essere un agente in incognito e dall’accento, oltre che dal nome, direi che sei Irlandese!
– Sei un vero osservatore David Noland! Posso chiamarti direttamente David, David?
– Mi sembra tu lo stia già facendo!
 
Geoffrey O’Danag ridacchiò e David pensò che doveva essere un tipo pronto alla battuta e spiritoso, cosa che non  faceva parte del proprio carattere. Si chiese se sarebbe riuscito a sopportare un tipo così spaccone e già immaginò come un macigno l’incarico che gli stavano affibbiando.
 
– Bene! Già siamo al tu! Un colpo di fulmine! La nostra collaborazione promette bene Mate!
“Mate?”
– Forse invece che perdere tempo a “farci la corte” dovresti dirmi di che si tratta questa faccenda!
 
Il giovane agente acquistò uno sguardo profondo e un cipiglio serio. David notò che i suoi occhi azzurri sembravano essere diventati due pozze nere.
 
– In una nostra operazione in incognito è rimasta coinvolta una ragazza innocente. È una testimone per un caso d’importanza internazionale e va protetta …
- Io che centro in questo? Volete introdurla nella mia casa famiglia per tenerla segregata?
– Fammi finire Mate! Lei già è sotto protezione, ma sta per partorire. Il piccolo che deve nascere tra pochi giorni è sotto la grave minaccia di essere rapito e lei di essere uccisa. Ne abbiamo la certezza! Tu dovrai adottare il bambino insieme a tua moglie!
– Coosa? La madre non lo vuole?
– David apri le orecchie! Lei lo vuole il bambino! Ma dovrà saperlo morto affinché la simulazione della cosa acquisti credibilità! Senza il bambino ci sarà meno interesse su di lei!
– Quindi se ho ben capito questa povera ragazza, coinvolta suo malgrado in questa storia, dovrà subire la perdita di un figlio? Che piano è questo? Lei dovrebbe essere informata della verità, perché darle un dolore vero? Chissenefrega del realismo della simulazione! Non è morale!
– La ragazza è Emma Swan …
- Emma Swan?!
 
A sentire quel nome a David si aprì il sipario su tutta la storia della giovane. La ricordava benissimo, sapeva cosa era successo la sera che l’avevano soccorsa in strada lui e sua moglie. Erano stati con lei in ospedale e per un po’ anche al commissariato. Le avevano dato il loro recapito ma lei non si era mai fatta sentire. Avevano saputo dai giornali delle sue ulteriori vicissitudini, del rapimento con la Signora Milah Gold …
 
- Santo cielo! Emma era incinta quando l’abbiamo soccorsa?
– Si, aspettava un figlio dall’uomo che l’ha coinvolta, loro malgrado, in questa storia!
- Una vera carogna quel delinquente! Approfittare di una ragazza dolce e ingenua come Emma!
– Piano con le offese David! Quello non era un delinquente ma uno dei nostri! L’amava veramente, ma non poteva dirle della sua vera identità! Emma si è trovata al momento giusto nel posto sbagliato! L’abbiamo usata per creare un diversivo nell’operazione!
– Un diversivo?! Giocate così con le persone innocenti? E il vostro agente l’amava? Come fai a saperlo? Non avrebbe dovuto coinvolgersi emotivamente se la stava usando come copertura!
 
David era veramente indignato.
 
– Non c’era nessun intento di usarla all’inizio! L’amore non si cerca! È lui che ci trova e ci travolge!
 
Il giovane agente si era parecchio animato nel dare quella risposta e David lo notò immediatamente.
 
– Sei parecchio coinvolto mi sembra!
– Certo che lo sono! Sono io quell’agente e per la prima volta in vita mia mi sono innamorato come un ragazzino! Lei aspetta mio figlio! Per colpa mia le è successo di tutto! Non voglio perdere lei e il nostro bambino!
 
Il tono di O’Danag era piuttosto concitato.
 
– Quindi era una farsa anche la morte del suo ragazzo!
– Mi pare ovvio!
– L’hai distrutta quella notte lo sai? Ora vorresti farle credere morto anche suo figlio?
 
Per David era inconcepibile tutto ciò. Nonostante capisse le motivazioni dell’agente e del suo Captain Hook, non trovava lecito far deliberatamente del male a quella povera ragazza che ne aveva subite di ogni colore. La rabbia gli montò dentro con violenza. Si ritrovò a stringere le dita della mano destra in un pugno e a colpire in pieno viso il giovanotto che aveva davanti.
 
Geoffrey O’Danag si ritrovò a gambe all’aria in una frazione di secondo. Il pugno al mento, che gli aveva assestato l’Avvocato Noland, era stato micidiale. Stordito come un ubriaco, portò il gomito sinistro al suolo per rimettersi prima su un fianco e, dopo essersi massaggiato la mandibola, provare a rialzarsi in piedi.
 
– Che cazzo ti prende Noland?! Sei impazzito? Quasi mi spacchi la mandibola!
– Fidati che non mi sembra nemmeno abbastanza! La ragazza non ha più un padre, se fossi io non ti avrei dato solo un pugno! L’hai messa incinta e non avresti dovuto nemmeno guardarla se eri in missione! L’hai fatta innamorare di te e poi ti sei passato per morto. Ora la spezzerai del tutto facendole credere morto il figlio … Decisamente un pugno è poco O’Danag! Il tuo Captain Hook ti ha detto bravo?
– Il Capitano? … Diciamo che se non gli fossi indispensabile mi avrebbe cacciato dalla squadra!
– Lo meriteresti “Mate”
 
David aveva dato una mano al giovanotto per rialzarsi, e aveva ascoltato tutto il piano che proponeva il suo capo. Quando O’Danag ebbe finito di esporre, David era ormai del parere di non tirarsi indietro. Il Comandante Shatneer aveva avuto ragione, Captain Hook sapeva come riuscire a convincere la gente!
 
--OOO--
 
– Guarda il mio passaporto Emma!
 
Killian tirò fuori dalla tasca interna alla giacca il documento e lei lo prese. Lo aprì e vi lesse il suo nome per intero.
 
– Quindi Geoffrey è il tuo secondo nome, non hai usato un nome falso con David!
– Il cognome che gli diedi in quell’occasione è quello di mio zio Henry. David non ha mai saputo che fossi io Captain Hook. Era meglio mantenere la copertura.  Mary Margaret, dalle mie informazioni, aveva avuto una gravidanza isterica. Non dissi a David di sapere anche questo, per lui e la moglie è un argomento da tacere. Non ne parlano mai. Lei adora i bambini e ho visto che è bravissima nel suo lavoro. Con nostro figlio è stata fantastica. 
– Si, ci sa fare con i bambini! Non ho mai sospettato nulla su Neal. Lei non mi ha mai accennato alla gravidanza isterica né all’adozione …
- Che tu fossi la madre di Henry lo sapeva soltanto David. Mi disse che non ne avrebbe fatto parola con sua moglie. È un tesoro di donna ma non sa tenere i segreti. Nel piano tu saresti stata inserita in casa famiglia per il tuo tirocinio, lo avevo poi suggerito a Lorna di proporti di farlo da loro, in modo che fossi vicino a nostro figlio da subito, nemmeno Lorna sapeva la verità sul piccolo. Tu e lui dovevate creare un legame. Mary Margaret sapeva che un giorno la vera madre del piccolo Neal sarebbe arrivata per riprenderlo. Avesse saputo che eri tu te lo avrebbe spifferato subito. Ho dovuto procurare documenti falsi su Henry per inscenare anche l’adozione. Un collega di David si è prestato a completare la pratica per lui, non sapendo che i documenti fossero falsi ha registrato un’adozione che non esiste.
– Dici Daniel?
– Si, lui. Lo abbiamo fatto lavorare facendogli credere che fosse tutto in regola!
– Povero Daniel! Lui è così solerte! È il fidanzato della mia migliore amica!
– Lo so amore! Di quello schianto di mora! Uomo fortunato! Ma proprio per quello non doveva sapere che la madre fossi tu!
– Quindi Mary e David non dovranno fare nessun disconoscimento di Neal!
– Non esistendo adozione, non esiste disconoscimento. Henry Neal è nostro figlio legalmente e possiamo riprendercelo quando vogliamo!
– Lui non sa che siamo i suoi genitori, non può essere tolto dai Noland da un momento all’altro! E poi parli al plurale? Un giudice dovrà decidere l’affidamento condiviso!
 
Killian alzò la testa distogliendo lo sguardo e sospirando, poi lo ripuntò con un sorriso tenero verso di lei.
 
– Sono sicuro che tu e Mary farete un ottimo lavoro su di lui per non traumatizzarlo! Ovviamente per il resto ci accorderemo con un giudice, anche se potremmo metterci civilmente d’accordo noi due da soli!
– Ho così voglia di abbracciarlo in questo momento!
– A quest’ora starà dormendo, ma se hai bisogno di abbracciare qualcuno io sono qui a tua disposizione Love!
 
Il solito sguardo furbo e malizioso di Killian Jones era tornato sul suo volto.
 
– Tu sei solo da prendere a schiaffi Jones!
– Sei ancora tanto arrabbiata con me Tesoro?
– Tu ti rendi conto di quante me ne hai fatte?!
– Lo so, ma mi sembrava che a Dublino avessimo chiarito un po’ tutto, no?
– Questa di Henry non me l’aspettavo proprio, ma sono felice che sia vivo e che sia Neal. Alla fine si può dire che l’ho cresciuto comunque e tu hai fatto in modo che non corresse pericoli.
– Non mi merito che schiaffi quindi?
– Cosa vorresti? Che ti dicessi grazie?
 
Killian con il suo sorriso malizioso e uno sguardo che era una sfida e una preghiera, si portò, con una punta di timidezza, l’indice dalla guancia alle labbra, indicandole.
Emma era affascinata dal suo volto e dalla sua espressione e capì perfettamente che lui le stesse chiedendo un bacio. Le venne un sorriso sulle labbra, ma scosse la testa in disaccordo con quello che diceva la sua stessa espressione.
 
– Non credo lo meriti del tutto Jones!
– Io so che tu hai voglia di baciarmi tanta quanta ne ho i …
 
Non finì la frase, Emma lo aveva preso per il colletto della camicia nera e si era avventata sulle sue labbra, in un bacio passionale che sprigionò tutto l’amore che aveva cercato di reprimere in quei giorni nei suoi confronti.
Killian non si era aspettato quello slancio e ne fu travolto completamente, ma essendo quello che desiderava anche lui, ricambiò immediatamente, assaporando la sua bocca come un assetato che  beve acqua di sorgente.
 
Si poteva parlare con un bacio? Quel bacio fu il discorso ancora non detto tra loro, la conferma di quanta passione nutrissero l’uno per l’altra. La certezza che il loro amore non aveva fatto che crescere in quei tre anni, nonostante tutto quello che era capitato giorno per giorno.
 
Nella semioscurità di quella notte di fine luglio, quel bacio sembrò non aver fine, era come se volessero continuare a rassicurarsi reciprocamente, dialogando in quel modo, avvinghiati in un abbraccio che nessuno dei due avrebbe potuto o voluto sciogliere.
Fu il preludio al crescere del desiderio reciproco. Le mani di Killian correvano lungo la schiena di Emma, desiderose di sentire la seta della sua pelle, nascosta dalla stoffa leggera del tubino estivo. Emma affondava le dita nei capelli di lui, accarezzandogli la bella testa bruna e scendendo lungo il suo collo, fino al triangolo villoso lasciato scoperto dall’abbottonatura aperta della camicia, scura come il completo che indossava.
 
– Love andiamo altrove … vuoi?
– Si … andiamo via di qui!
 
Avevano parlato ognuno sulle labbra dell’altro, ma entrambe avevano lo stesso desiderio vibrante nella voce e nel corpo. Killian la prese per mano e la condusse al lato del passeggero. Le aprì lo sportello della BMW con la sua proverbiale galanteria e dopo aver richiuso si portò al lato della guida. In pochi secondi mise in moto e manovrando abilmente, uscì velocemente dal posteggio. Sfrecciò lungo il Mystic River, saettando tra le altre auto, sorpassando con destrezza dove era possibile. Ogni tanto guardava verso Emma e le sorrideva. Lei non gli toglieva lo sguardo di dosso, felice come non mai. Sapeva la verità sul suo piccolo, sapeva di non averlo mai perduto, sapeva che l’uomo che amava era lì per lei e ricambiava i suoi sentimenti.
Non fece nemmeno caso alla strada che Killian stava percorrendo, ma presto si ritrovarono in una zona che lei conosceva molto bene. Erano vicino all’Università che lei aveva frequentato, la superarono per arrivare al quartiere di palazzine fatiscenti dove abitavano soprattutto studenti universitari. Ora sapeva dove Killian voleva rifugiarsi.
Egli fermò l’auto sotto la palazzina che Emma aveva immaginato. Spense il motore e tolta la cintura di sicurezza prese dal cruscotto le chiavi.
 
– Killian mi hai portato all’appartamento di tuo padre?!
 
Lui la guardò preoccupato.
 
– Non te la senti di salire? Lo so che è pieno di ricordi e non tutti piacevoli!
– Direi! Ti ho visto morire lì dentro! Ma sono imbarazzata per Brennan!
– Mio padre non c’è Emma e per me è importante portarti qui questa sera. Fidati di me!
– Killian … mi fido di te, anche se sono tanto dispiaciuta per Brennan. Lo sai come sta?
– So che non sta bene …
- Non ti sei informato su di lui? Ti informi su tutto!
 
Killian distolse lo sguardo e per Emma fu la conferma che non si fosse interessato dell’uomo.
 
– Tuo padre è gravissimo. Questi giorni ha avuto un peggioramento. È rimasto con un solo polmone, sta rifiutando la chemioterapia e i medici non fanno che aspirargli il liquido che si accumula nel polmone superstite. Non so quanto durerà e vorrebbe rivederti un’ultima volta …
 
Killian era di profilo, a viso basso, il mento sul petto. Era mesta la sua espressione. Risollevò il viso e si voltò verso Emma.
 
– So tutto di mio padre Emma! Ma è stato più forte di me! Non sono riuscito a perdonarlo per tanto tempo …
- Ora? Ci riusciresti ora? Lo sai come sono arrivata a capire che tu fossi Captain Hook e che Kim fosse Killian. Dal bigliettino con la dedica a questo bracciale con la fenice, ho messo insieme tutti i pezzi di un enorme rompicapo. Brennan ha avuto la sua parte. Ha dipinto una serie di quadri dedicati alla favola di Peter Pan. Uno rappresenta Captain Hook e lo ha ritratto con le tue precise sembianze. Li aveva donati alla galleria della mia amica Regina e per poco non mi prese un colpo la sera dell’inaugurazione, quando mi sono ritrovata a guardare il tuo viso ritratto. Non potevo crederci! Kim era morto e ritrovavo il suo viso su quella tela! Per un po’ è stata la mia ossessione! L’autore era sparito e cercai per giorni di rintracciarlo. Era stato operato da poco e aveva avuto un lungo ricovero, per questo era diventato irreperibile. Indagai e lo ritrovai e i miei sospetti sul Killian Jones che sentivo a telefono diventarono certezze. Tuo padre ha dipinto quel quadro per te, per chiederti perdono. Ha voluto espiare in questo modo. Siete talmente simili tu e lui! Anche tu hai agito in modo simile, sia con le tue bugie di copertura che con l’espiazione attraverso i quadri. Ognuno di essi parla di te e di me …
- Hai ragione Emma! Quelle tele facevano in modo di averti con me ogni giorno, anche quando eravamo lontani ed erano il modo per chiederti perdono!
– Allora puoi capire Brennan, amore mio!
 
La mano destra di Emma si era posata sulla guancia di Killian in una lieve carezza, il suo sguardo era tenero e comprensivo nei suoi confronti. Killian si perse nei suoi occhi puri e verdi come l’acqua di un laghetto irlandese, lei lo aveva chiamato “amore mio”, fu importante per lui, le fu grato in cuor suo e sentì di amarla immensamente. Le loro labbra si unirono ancora, ma questo fu un bacio di struggente nostalgia per le cose perdute e di speranza per ciò che dovevano recuperare. Le mani di Killian racchiusero le guance di Emma teneramente. Fu dolcissimo e romantico e anche questa volta fu lui a scegliere di interrompere quel contatto e quell’incanto.
 
 – Vieni Love!
 
Uscirono dall’auto e mano nella mano si avviarono al portone. L’ascensore  aperto era sempre lo stesso. Killian ricordava benissimo delle vertigini di Emma e la bloccò quando lei fece per prendere le scale, trattenendola per la mano.
 
– No Love! Non ho intenzione di fare sei piani a piedi! Ricordi la nostra vecchia tecnica?
 
Avrebbe mai potuto dimenticarla Emma? Entrarono nell’ascensore e lui la prese nuovamente tra le braccia come faceva quando lei lo conosceva come Kim Steward.
 
 – Chiudi gli occhi e baciami Emma!
 
Glielo disse sottovoce e un brivido piacevole corse lungo la schiena della ragazza. Le sembrò di tornare indietro di tre anni. Era la frase che le diceva sempre, con il tono di sempre e la voce suadente di sempre. Gli sorrise emozionata, gli portò le braccia al collo e, mentre Killian schiacciava il pulsante per salire, ripeterono quel rituale che da tre anni non avevano più compiuto.
Sicuramente il tempo non fu molto per salire, ma sembrò ancora più breve in quel modo. L’ascensore arrivò al sesto piano e si fermò con un rimbalzo. Ne uscirono ancora abbracciati e Killian armeggiò con le chiavi per aprire la porta dell’appartamento. Le tenne la porta e lei entrò guardandosi intorno. Sicuramente lui era arrivato il giorno prima e aveva preso possesso dell’appartamento. Aveva arieggiato il locale e si sentiva odore di pulito, come quando vi dimorava come Kim Steward, senza il solito odore delle medicine di Brennan.
Killian sembrava vagamente imbarazzato. Emma aveva ragione, era strano ritrovarsi insieme in quell’appartamento che aveva significato per loro gioia e dolore!
 
– Tesoro mettiti comoda. La casa la conosci … io devo fare una cosa, aspettami qui!
 
Si tolse la giacca e la buttò sul divano, fece una carezza ad Emma dicendole che avrebbe fatto in due minuti e sparì verso le stanze da letto. Lei, rimasta da sola, si guardò ancora intorno e puntò lo sguardo verso la finestra di quel soggiorno. Le tornò in mente la notte della morte simulata di Kim-Killian. Lui era uscito da quella finestra per fingere di rincorrere Manuel Parrilla, vestito di nero e con un passamontagna che lo rendeva irriconoscibile. Aveva contato sulle sue vertigini e la sua impossibilità di scendere per quelle scalette di sicurezza …
 
Istintivamente Emma volle tornare a quella finestra e l’aprì per guardare di sotto, verso la balaustra dove aveva viso il giovane colpito e con la camicia bianca sporca di rosso. Ebbe un attimo un capogiro, le vertigini ancora le provava purtroppo! Non c’era nessuno lì fuori. Era notte e gli studenti che abitavano in quegli appartamenti dormivano quasi tutti, solo qualche voce si sentiva fioca.
 
– Emma?
 
La voce calda di Killian la riportò alla realtà.
 
– Tesoro che stai facendo?!
 
Sicuramente gli era sembrato strano che avesse aperto la finestra, ma lei non voleva dargli spiegazioni. Richiuse la finestra e si voltò verso di lui.
 
– Mio Dio!
 
Emma rimase  attonita quando lo vide in viso.  Sentì il cuore perdere un battito nel petto e le lacrime pizzicarle gli occhi, pronte ad affacciarsi tra le lunghe ciglia.
Il giovane Capitano si era cambiato la camicia, indossandone una bianca, e in quei pochi minuti di assenza si era rasato il viso. Se  Emma aveva avuto la sensazione di tornare indietro nel tempo, salendo in ascensore con lui, ora credette veramente di aver fato un salto temporale. Dalle sue labbra uscì un’unica parola:
 
– Kim …
– Ormai lo sai, Kim è il diminutivo che usa mio fratello Liam con me … puoi chiamarmi ancora così se vuoi …
 
Con le mani in tasca le si avvicinò,  era rimasta inebetita con gli occhi umidi e la bocca schiusa per la sorpresa. Killian sollevò una mano e le accarezzò una guancia, avvicinandosi a tiro di bacio alle sue labbra. Inclinò la testa, vagando con lo sguardo da quelle labbra ciliegine agli occhi verdi.
 
– Volevo ricominciare tutto da capo Emma! Volevo ricominciare da qui, dove tutto ha avuto inizio e dove avrebbe avuto la sua fine. Ricordi quella volta che dopo aver fatto l’amore mi hai chiesto come avrei voluto chiamare un figlio? In quel momento mi sono reso conto che un figlio da te lo avrei voluto veramente, che volevo una vita intera con te, ma che ti stavo mettendo in un pericolo immane. Ho capito in quel momento che dovevo lasciarti andare, liberarti da me. L’unico modo per starti alla larga e avere un alibi e un testimone era quella simulazione, come ti ho già raccontato. Sono stato un debole in realtà, poiché pensando che l’amore mi avrebbe reso tale, non ho capito quanto invece può rendere più forti. Non ho resistito a starti lontano e sono tornato. Tu mi stavi dando veramente un figlio e quella è stata una gioia immensa per me. Poi il resto lo sai … Emma … te l’ho detto a Dublino e ora qui, ti ripeto quello che dovevo dirti già tre anni fa.
Ti amo, ti amo con tutto me stesso. Ti amo incondizionatamente, da sempre, dalla prima volta che ti ho vista …
- Anche io ti amo, forse non era necessario venire qui, ma sono contenta … continuerò a chiamarti Killian, ma ogni tanto potrei chiamarti Kim, va bene così amore mio.
 
Le loro labbra, già così vicine, si unirono ancora e questa volta fu Emma a portare le mani alle guance appena rasate di Killian. Poi lui la sorprese, scivolando in ginocchio davanti a lei. Lo vide guardarla dritto negli occhi, con i suoi pieni d’emozione in uno sguardo supplicante che lei non si stava spiegando, poi, dal gesto che lui fece, capì.
 
In ginocchio ai suoi piedi, Killian prese qualcosa dalla tasca destra dei pantaloni in lino. Il brillio tra l’indice e il pollice del Capitano colpì gli occhi della giovane profiler.
 
– Emma Swan, io, Killian Geoffrey Jones, ti chiedo di diventare mia moglie, di condividere con me una vita, una casa e un lavoro impegnativo. Non sarà facile conciliare tutto, ma io non voglio vivere un altro minuto senza di te. Emma … vuoi sposarmi?
 
Il sorriso raggiante di Emma era già una risposta, anche lei si ritrovò a scendere in ginocchio davanti a lui, prendendogli nuovamente il viso tra le mani e baciandolo dolcemente.
 
– Si Killian, si … mille volte si!
 
Tra un bacio e l’altro lui le mise l’anello con brillante all’anulare, lei lo strinse forte a sé e lui fece forza sulle gambe per rimettersi in piedi e tirare in piedi anche lei.
I baci di gioia presto ridiventarono di passione e desiderio.
Lei si sciolse dall’abbraccio sorridendogli maliziosamente e allontanandosi. Lui la prese da dietro, impedendoglielo. La sua mano sinistra a stringerle dolcemente un seno, mentre l’altra mano, dopo essere scorsa su per la sua coscia, sollevandole il corto tubino, si era insinuata sotto la bassa mutandina in pizzo e stava cercando il suo morbido monticello dorato, frugandola dolcemente tra quei riccioli umidi e trovando  in quell’incavo il suo clitoride teso e poi, sempre più giù, verso il suo centro, così reattivo al suo tocco da dargli la certezza di quanto lei fosse calda e pronta per lui.
Chiudendo gli occhi e facendosi sfuggire un sospiro per il piacere provato al suo tocco, Emma divaricò le gambe per facilitargli l’accesso e inarcò la schiena premendo verso il suo torace, andando indietro con la testa, poggiandola sulla clavicola di Killian, assaporando quella carezza così intima e i baci che lui le stava dando lungo il lato del collo. Portò intanto le mani dietro di sé, all’altezza dell’inguine del giovane, lo sentì reagire immediatamente, a tatto, era eccitato quanto lei, lo accarezzò delicatamente con ambedue le mani lungo la patta dei pantaloni. Lo sentì fremere sotto il tessuto mentre anche lei rispondeva, con il fluire incontrollabile dei suoi  umori, allo stimolo delle dita di Killian, che si erano fatte spazio dentro di lei e si muovevano abili, in un ritmo che l’avrebbe presto portata all’orgasmo.
Ma era poco per quello che volevano. il bisogno reciproco di una totale unione stava facendo perdere razionalità ad entrambi. Emma si voltò tra le braccia di Killian sospirandogli sulle labbra.
 
- Killian ti voglio … prendimi!
 
Lui la strinse a sé unendo le labbra alle sue, in un vortice saettante delle loro lingue, mai sazie del loro reciproco sapore. Le sue mani intanto le sollevarono il tubino fino ai glutei, infilandosi sotto lo slip, accarezzandoli e poi stringendoli possessivamente. Quando Emma, che già gli aveva quasi strappato la camicia per sbottonarla impazientemente,  iniziò freneticamente ad aprirgli il bottone e la zip dei pantaloni, lui sembrò riacquistare lucidità.
 
– Emma non così …
 
Lo aveva detto con tono dolce, bloccandole le mani e lei era arrossita più di quanto l’arrossasse l’eccitazione del momento.
 
– Cosa? Come …
- Non voglio avere fretta. Sai come mi piace. Voglio goderti attimo per attimo. Voglio guardarti, accarezzarti, baciare ogni centimetro della tua bellissima pelle e voglio sentirti sospirare di piacere quando lo farò. Girati ora …
 
Emma, emozionata per ciò che lui gli prospettava, si voltò di schiena come le aveva chiesto, tremando di quel tipo di brivido che solo con Killian era  riuscita a provare. Iniziò spostandole i capelli di lato e lei sentì le sue mani leggere aprire il gancetto dell’abbottonatura del tubino. Era un tubino con lo scollo a girocollo, morbido e setoso, che le scivolava sui fianchi fino a metà coscia. Attento a non farla inceppare, lentamente Killian le aprì la lunga chiusura lampo dietro la schiena, esponendola. Presi i lembi dell’abbottonatura, glieli fece scivolare ai lati delle spalle, trattenendoli con le mani mentre le baciava la pelle scoperta sopra le scapole. Lasciò andare la stoffa lungo le braccia e il tubino cadde ai piedi di Emma. La accarezzò con i polpastrelli di ambedue le mani lungo la spina dorsale, scendendo fino all’incavo dei glutei e risalendo fino al retro del collo, in quel punto che a lei piaceva particolarmente.
Emma emise un mugolio rabbrividendo di piacere e lui sorrise soddisfatto, affondando il volto nei suoi capelli e inebriandosi del loro profumo. Lei stava in piedi con gli occhi chiusi, gustando ogni calda carezza, mentre lui, dietro di lei, continuava a baciarle il collo e la spalla, accarezzandole i fianchi e risalendo verso i seni.
Quando in quel modo, attraverso il pizzo del reggiseno, le strinse tra le dita i capezzoli turgidi, lei si voltò con gli occhi languidi e il viso arrossato per il desiderio.
 
- Lo sai che anche a me piace guardarti e accarezzarti Killian … lasciamelo fare …
 
La voce e il tono arrochito di Emma gli erano arrivati così seducenti, che a malapena riuscì a risponderle mentre sorrideva per la gioia e l’emozione.
 
– Sono tutto tuo Love …
 
Lei lo sapeva bene e sapeva cosa fare. Gli mise le mani sul petto e fece scorrere le dita tra la peluria dei suoi pettorali scolpiti, baciandolo sulla bocca e poi disseminandogli di piccoli baci il collo e il petto. Gli fece scorrere dalle braccia la camicia finche non fu a terra con il suo tubino  e avrebbe continuato l’operazione con i pantaloni, se lui non l’avesse presa in braccio per portarla in camera da letto.
 
Si ritrovarono in ginocchio sul letto, l’uno davanti all’altra e questa volta Emma riuscì nel suo intento. Con un unico movimento riuscì a liberare Killian dagli ultimi indumenti, accarezzandone i fianchi snelli e constatando con ammirazione quanto la desiderasse. Sorridendogli maliziosamente, con delicatezza si impossessò della sua virilità, facendolo gemere alle sue carezze e lievitare ulteriormente, pregustando il momento in cui lo avrebbe sentito dentro di sé, riempiendola e completandola; poi lasciò che lui finisse l’operazione con i pantaloni, scalciandoli via per  tornare a dedicarsi a lei.
Via le spalline del reggiseno in pizzo, lei lo aprì da dietro e lo fece cadere sul letto. Lui le baciò i seni, succhiandone le dure gemme sulle sommità, osservandola compiaciuto, mentre lei socchiudeva gli occhi per il piacere.  Via poi l’ultimo pezzo di stoffa in pizzo che ricamava ghirigori sul pube di Emma. La fece sdraiare  su un fianco e lui, egualmente su un fianco, davanti a lei, continuò a guardarla incantato, accarezzandone la linea dal restringimento della vita all’ampliarsi rotondeggiante del fianco.
 
– Sei bella da togliere il fiato Love, lo sei sempre stata ma ora lo sei ancora di più.
 
La strinse tra le braccia, ruotandola sulla schiena e ripresero la danza dei loro baci avidi. La mano di Killian scese nuovamente tra la sommità delle cosce di Emma, a cercare ancora la sua cavità nascosta. La stimolò accuratamente, provocandole ulteriori mugolii di piacere che diventarono musica per le sue orecchie quando la penetrò con due e poi tre dita, facendola aggrappare a lui, gridando il suo nome, mentre convulsamente lei muoveva il bacino in una tipica frenesia pre-orgasmica.
Era il momento che lui attendeva per prenderla e farla sua completamente, infatti si portò tra le sue gambe e con estrema facilità entrò dentro di lei, portandola sulla cresta dell’onda più volte, scatenandole picchi orgasmici multipli, con una maestria e una conoscenza del suo corpo, che solo un uomo profondamente innamorato riesce a calcolare e a tenere in considerazione altruisticamente.
 
Emma era tutta un sussulto, completamente abbandonata a lui; languidamente distesa sul lenzuolo, aveva lasciato che anche lui raggiungesse il suo apice con l’ultimo dei suoi. Nella quiete dopo la tempesta, i  lunghi capelli dorati erano una corona intorno alla sua testa, sparsi sul cuscino. Accarezzò la testa di Killian, ormai poggiata sul suo seno candido, dopo l’acme di quel lungo e appagante amplesso. Ne baciò la fronte e lui la risollevò guardandola negli occhi.
 
– Stai bene Love?
– Mai stata meglio amore … è stato bellissimo, lo è sempre … ogni volta di più! E mi sento felice … dopo tre anni mi sento completamente felice!
 
Killian si sollevò per unire nuovamente le labbra alle sue e poi le rispose:
 
- Amore mio, sono morto e sono ritornato per te … sono l’ uomo che è vissuto due volte. La prima non è stata vita, ma tu hai sciolto un cuore di ghiaccio e lo hai fatto battere d’amore per te. Ti prometto che questo è solo l’inizio della nostra felicità. Ho tanto da ripagarti e da restituirti.
– Sai Jones? Penso proprio che tu abbia ragione, hai ancora tanto da dovermi dare!
 
Lo sguardo di Emma era stato piuttosto malizioso e quello di risposta di Killian non fu da meno. Ancora tra le sue gambe,  scese piano baciandola dal seno al ventre, fino al punto che lei gli stava offrendo desiderosa, aprendosi maggiormente sotto il tocco alle sue labbra e il dardeggiare della sua lingua. Il profumo della sua donna e il suo sapore erano per lui un afrodisiaco che gli dava dipendenza. Non avrebbe rinunciato ad assaporarla e a restituirle un piacere ancora più intenso.
La risposta nei movimenti languidi e nei gemiti di Emma, fu un nuovo motivo di eccitazione anche per Killian. Lei allora lo richiamò a sé, facendolo risollevare e distendere al suo fianco, cercandolo e accarezzandolo per regalargli lo stesso piacere. Quando fu lui a gemere d’estasi, sotto le labbra di Emma, nuovamente pronto all’acme, lei si risollevò portandosi sul suo inguine. Con le ginocchia piegate e strette ai suoi fianchi, scese lungo la sua imponente erezione, regalandogli lo stesso amore e lo stesso piacere che lui le aveva voluto far provare poco prima. Fu un ricambiarsi reciproco che durò fino all’esaurimento delle loro energie.
 
Non seppero quando fu il momento che crollarono esausti l’una tra le braccia dell’altro, ma si ritrovarono ancora nudi e abbracciati al risveglio.
Emma scattò sul letto. Il sole era spuntato da un pezzo.
 
– Dio Santo! Deve essere tardissimo! Devo andare a lavoro! Non so se ho il tempo di fare una doccia!
 
Killian l’attirò a sé prendendola per le spalle e facendosela ricadere sul torace.
 
– Non devi lavorare oggi! Sei in ferie!
– Che ferie?! Ho degli impegni, non ho preso ancora le ferie!
– Ho chiesto per te un paio di giorni di ferie premio al Comandante Shatneer. Il profilo che hai stilato a Dublino era esatto. Sono stato io a non capire che la donna era quella sbagliata!
– Cosa?
– Paula ha le sue colpe di sicuro, ma la vera seriale era Lucy Handersen, con la quale erano in combutta.
– Lucy Handersen. L’amante di Gold.
– Si. Quello era anche il suo motivo di vendetta nei confronti miei e della mia squadra. Ho ucciso io Gold nella missione in Cina, prima di essere ferito alla schiena. Lei aveva un figlio, avuto da poco. Era incinta quando l’abbiamo trovata in Cina con Gold. Avevi visto tutto giusto sul killer.
– Ora? L’avete arrestata?
– Non è stato possibile. È morta durante l’arresto in pratica!
– Il suo bambino?
– Il piccolo Jedeon Gold ora è qui a Boston e vorrei che tu mi aiutassi a portarlo alla sua nuova madre.
– Un’adozione?
– Un affidamento sine die a qualcuno che desidera tanto un figlio ma non può averlo. La Handersen non aveva fratelli  o sorelle. I suoi genitori sono anziani e non sono adatti ad accudire un bambino così piccolo.
– Tu hai già qualcuno in mente! Conosco quello sguardo!
– Si, vero! Ho pensato a Milah Gold.
– Milah?! Lei ti crede morto Killian! Ti amava e ha sofferto tanto anche lei!
– Lo so Emma! Per questo sarai tu ad andare da lei. So che sarai un ottimo tramite, ti conosce, le hai salvato la vita e le porterai un dono che lei ormai non spera più. Amava suo marito e avrebbe voluto dargli un figlio. Questo è il mio modo di risarcire anche lei, se lo vorrà …
– Quanto resterai a Boston?
– Ho preso anch’io una pausa dal lavoro, anche se la mia squadra lavora ininterrottamente e siamo sempre in contatto, ma avevo una cosa troppo importante da recuperare!
– Cosa?  
- Te Love!
 
Emma sorrise dolcemente al suo sguardo sinceramente innamorato e, mentre lui era ancora disteso sul letto, si avvicinò alla sua bocca per dargli un ulteriore bacio.
 
– Ho diverse cose da fare in questi due giorni …
– Quali altre?
– Devo chiedere la tua mano a tua zia per esempio!
– Mmm! Potrebbe essere un problema!
– Dici?
 
Lo sguardo di Killian era preoccupato e Emma esplose in una risata.
 
– Scherzavo! Ho parlato di te a mia zia. Le ho detto la verità. Sa che ti amo e non credo voglia il contrario di ciò che mi renda felice.
– Veramente ti rendo felice Swan?
– Quando non simuli la tua morte e quella di nostro figlio, mi dici la verità e facciamo l’amore come poco fa … si! Mi rendi felice Killian!
 
Fu lui ora a sporgersi seduto sul letto a prenderla tra le braccia, rovesciandola per avvolgerla meglio e baciarla intensamente.
Si distaccarono per respirare, sorridersi ancora, così innamorati e desiderosi l’uno dell’altra.
 
– Possiamo stare ancora un po’ tra queste lenzuola Love, poi vorrei che mi accompagnassi in ospedale …
 
Emma capì l’intenzione di Killian e sorridendogli non volle fargli domande. Lo baciò al centro del petto, sentendo il suo cuore battere forte. Rimasero ancora a coccolarsi e  amarsi, finché non decisero di portare avanti il programma della giornata.
 
***

Ospedale centrale di Boston. Reparto oncologico.
 
Erano le 11,00 di mattina e Ingrid stava uscendo dalla stanza di Brennan Jones. Il suo viso era tirato a causa della preoccupazione. I medici le avevano riferito che durante la notte il paziente avesse avuto una brutta crisi respiratoria e lei lo aveva lasciato con la maschera per l’ossigeno.
Svoltando per il corridoio si trovò davanti sua nipote Emma con un bel giovane, alto e moro, con due occhi di un azzurro intenso che le ricordarono quelli di Brennan.
 
Ingrid era piuttosto fisionomista e anche se aveva visto una sola volta in vita sua Killian Jones, con tanto di barba e occhiali a specchio, intuì chi fosse il giovane e immaginò che Emma avesse passato la notte con lui, visto che non era rincasata e era uscita con Neal per troncare il loro fidanzamento. Era felice per Emma, ma un po’ in disappunto, difatti non si aspettava che Killian fosse con lei e che sua nipote non avesse fatto in tempo a lasciare Neal per infilarsi nel suo letto!
Si rimproverò per il proprio pensiero, non c’era da giudicare, quei due si amavano e se andava bene a sua nipote, a lei andava egualmente bene. Guardò Killian dalla testa ai piedi e viceversa e ammise che fosse veramente un gran bel ragazzo. Vicino a sua nipote formavano una coppia notevole, sembravano fatti l’uno per l’altra. Avevano avuto un figlio e sarebbe stato bello se avessero costituito una famiglia.
 
– Mamma … ti presento …
- Killian? Si, lo so! Somigli molto a tuo padre Brennan!
– Buongiorno Signora Ingrid …
– Sei stata da lui … come sta? Killian è da tanto che non lo vede!
– Molto male! Ha avuto una crisi respiratoria questa notte. Vado a casa e chiamo Elsa, credo che Liam debba venire da suo padre prima che sia troppo tardi. Ci siamo sentite già ieri sera a telefono e mi ha detto che Liam fosse in mare per un’esercitazione. Dovrebbe tornare domani sera, ma è bene che prendano l’aereo e tornino a Boston quanto prima!
– Signora Ingrid, Emma mi ha detto delle cure che presta a mio padre … la ringrazio per quanto ha fatto e sta facendo!
– Non mi devi ringraziare! È come una persona di famiglia ormai! È quasi il mio consuocero. Elsa convive con Liam e mi diceva che presto si sposeranno legalmente.
 – Mammaa! Non mi avevi detto nulla!
– L’ho saputo ieri sera … tu non sei rincasata …
- Oooh! Si, hai ragione, scusami non ti ho avvisata, io …
 - Colpa mia Signora Ingrid! Ho rapito Emma per tutta la notte, ma sono pronto ad un matrimonio riparatore!
 
Killian aveva parlato facendo quella battuta con un tono spiritoso, ma Ingrid non aveva riso affatto e gli aveva scoccato un’occhiata piuttosto severa.
 
– Giovanotto! Se questa è una battuta di spirito non la trovo divertente! Dovrei picchiarti di santa ragione per quello che hai fatto passare alla mia bambina! Un matrimonio riparatore sarebbe dovuto! Ma di questi tempi non pare se ne senta più l’esigenza!
 
Emma non si aspettava quella sfuriata di Ingrid e aveva temuto da un momento all’altro che mollasse veramente un ceffone al suo fidanzato.
 
– Non scherzavo affatto Ingrid! Ho intenzioni serie con Emma! Anzi … mi dispiace se questo non è il luogo adatto, ma sarei venuto da lei per chiederle la mano di sua nipote. Mi permetta di farlo ora! Signora Ingrid … posso avere la sua benedizione per sposare Emma?
 
Ingrid da accigliata che era, si sciolse in un sorriso felice. Guardò Emma e la vide raggiante, notò l’anello al suo anulare, guardò il giovane davanti a lei che aveva un’espressione preoccupata e tesa e, fingendo di pensarci un po’ creandogli maggior tensione, alla fine rispose affermativamente.
 
– Voglio la felicità  per la mia Emma! Tu sei la sua felicità Killian, hai la mia benedizione!
 
Emma abbracciò con gioia sua zia, la quale si complimentò con lei e ricambiò l’abbraccio. Mentre le due donne parlavano e ammiravano l’anello con brillante, Killian le lasciò sole e si diresse verso la porta della stanza di suo padre.
 
***
La porta era chiusa e sbirciò dal vetro. Brennan giaceva sul letto, aveva gli occhi chiusi e la maschera che lo ossigenava sul volto. Era l’unico paziente in quella stanza, segno di quanto fosse grave.
Non era facile per Killian entrare da quella porta e rientrare nella vita di suo padre, ma si decise e lo fece piano. Brennan continuava a tenere gli occhi chiusi, forse dormiva …
Quanto era cambiato suo padre dall’ultima volta che lo aveva visto a Dublino? Tanto, veramente tanto! Era pelle e ossa, il male lo stava distruggendo. Il cuore nel petto di Killian sembrò stringersi in una morsa. Si rese conto di non provare più rabbia né odio per lui, ma solo un’infinita compassione e l’amore di sempre. Allungò il braccio verso la sua mano, così ossuta e irriconoscibile rispetto alla mano forte che gli porgeva quando era bambino. Sentì un’infinita tenerezza nel ricordare quando la sua manina di bambino spariva in quella da uomo di Brennan. Ricordò le risa, le voci, le parole dette, gli abbracci, il modo di raccontargli la sua favola preferita. Il suo modo di interpretare Capitan Uncino, il pirata gentiluomo, gradasso e arrogante della sua versione preferita. Ricordò i ciondoli della collana da pirata che lui gli aveva regalato, pendere davanti ai suoi giovani occhi incantati … ancora la portava al collo, non l’aveva mai abbandonata, neppure quando pensava di odiare suo padre; era sempre stato il legame che li teneva uniti, pur lontani chilometri e anni …
 
Accarezzò quella mano ossuta lievemente, chiamandolo piano.
 
– Papà …
 
Brennan aprì gli occhi sbarrandoli. Aveva forse sognato quell’amata indistinguibile voce? Non era più la vocetta allegra e frizzante del suo adorato e vivacissimo bambino, ma era la voce dello stesso adorato figlio che non sperava più avrebbe udito.
 
– K - Killian?! Figlio mio! Sei qui?!
 
Con gli occhi umidi per l’emozione, Brennan cercò di sollevarsi e strapparsi la maschera per l’ossigeno. Killian lo bloccò rimettendogliela.
 
– Sono qui papà, si, sono io! Stai calmo! Respira con calma papà! Sono qui … non vado via tranquillo!
– Killian io ti devo chiedere perdono! Non posso andarmene da questo mondo se non sono in pace con te! Devo spiegarti tante cose figlio mio e il tempo che mi resta è poco!
– Non ha importanza ormai papà!
– Si che ha importanza! Non posso lasciarti con l’odio nei miei confronti! Ora sei un padre anche tu e devi sapere la verità e il perché ti ho abbandonato!
– La so la verità e non me ne importa più nulla! Non mi amavi abbastanza! Ma non ci fa niente! Io ti adoravo papà! Eri il mio eroe, il padre migliore del mondo! Ho studiato come un matto per accelerare il corso dei miei studi e venire da te a Boston, ma tu non mi volevi qui! Poi ho scoperto da solo il perché! Avevi un’altra famiglia, un figlio che mi aveva rimpiazzato. Lo hai chiamato William come mio fratello maggiore. Un modo per ricordarti di lui … ma non di me! Non sai come mi sono sentito tradito papà! Ti ho odiato, sono fuggito nella parata di San Patrizio e mi sono capitate cose che hanno cambiato per sempre la mia vita!
– Killian non è come pensi! Vero ho avuto un’altra famiglia! Me ne vergognavo perché il piccolo Willy era il frutto del tradimento nei confronti di tua madre. Era stata una scappatella che ho pagato cara. Amavo profondamente Nora, ma ho ceduto alla tentazione. Porterò nella tomba con me il rimorso della morte di mia moglie e la mia morte sarà l’espiazione dei miei peccati! Spero solo che esista veramente un aldilà per ritrovarla e chiederle perdono, dirle di quanto l’ho sempre amata e che mi dispiace tanto, veramente tanto! In accordo con Henry sono sparito dalla vita tua e di Liam. Henry e Janette vi avrebbero allevato meglio di me. Io volevo riprendervi con me, ma Henry insistette che era meglio che tu, in particolare, non sapessi. Temeva che ti influenzassi negativamente visto il forte legame che avevi con me! Eri un ragazzino intelligente, più intelligente della media e avresti fatto grandi cose. Henry sarebbe stato un mentore migliore di me e così è stato. Ma un ragazzo così scaltro non si può ingannare e non si può tenere fermo. Ti sei organizzato per fuggire e venire a Boston. Mi dispiace che tu abbia saputo la verità in quel modo! Liam già sapeva e frequentava Willy, si volevano bene …
- Mi avevi completamente dimenticato papà, per te erano importanti solo Liam e Willy, gli hai dato lo stesso nome!
– Ti sbagli Killian! Come avrei potuto dimenticare il mio adorato bambino! È stata la madre a voler dare quel nome a tuo fratello minore. Non lo avrei chiamato mai Killian e non lo avrei accettato se lei avesse insistito per farlo!
– Perché papà? Ero un altro peso sulla tua coscienza?
– Perché tu sei unico figlio mio, nessuno è come te e nessuno avrebbe mai potuto sostituirti nel mio cuore! Mi perdonino i tuoi fratelli e mi perdoni Dio! Ma tu sei il figlio che ho amato di più e come è successo per tua madre … ho fatto soffrire le persone che più amavo! Mi dispiace Killian … se non riuscirai a perdonarmi è comprensibile …
 
Killian aveva ascoltato le parole che suo padre aveva pronunciato con fatica e ogni traccia di rancore nel suo animo si ritrovò spazzata via. Pensò a se stesso, a quanto male aveva fatto anche lui alla persona che amava di più. Emma era lì fuori che lo aspettava, ancora fiduciosa in lui, nonostante tutto, e lo amava come tre anni prima, forse anche di più!
 
– Chi sono io per non perdonarti … Ho anche io le mie colpe papà! Proprio vero … “Chi non ne ha scagli la prima pietra … “
- Già! Non fare altri errori con Emma! Quello che le hai fatto, se pur a fin di bene, è stato disumano … amala e proteggila! L’amore vero non si trova facilmente figlio mio! Tu l’hai trovato, tienilo stretto. Amala, rispettala e aiutala a realizzare i suoi sogni, lei farà lo stesso con te!
– Le ho chiesto di sposarmi papà …
- Cosa ha risposto? 
- Mi ha reso l’uomo più felice del mondo … ha accettato e Ingrid mi ha dato la sua benedizione!
– Ingrid … anche lei una donna meravigliosa! Per i miei errori, oltre a tua madre, lei ha perso la sorella e il cognato … Nonostante tutto sia lei che Emma mi hanno aiutato tanto! Gli angeli esistono come vedi! E un altro angioletto so che ti aspetta nella Casa Famiglia dei Noland! Emma mi ha detto tutto!
– In verità sono due gli angioletti che mi aspettano lì. Guarda! Ho le loro foto sul cellulare!
 
Killian armeggiò con il suo modernissimo cellulare e aprì la galleria fotografica. Aveva scattato molte foto a suo figlio Henry Neal e ad Alice. Le mostrò a suo padre.
 
 – Killian! Il piccolo è il tuo ritratto di quando eri piccolo, solo il colore degli occhi è diverso!
– Si, sono un verde intenso!
– Sono simili a quelli di tua madre Nora, anche lei li aveva di quel verde, molto più scuro di quello della tua Emma!
– Lei è fuori con sua zia …
- Chiamala! Le voglio fare gli auguri per il vostro fidanzamento!
 
Nonostante le poche forze, Brennan riuscì a mantenersi vigile e a parlare, se pur con fatica, a quella che stava diventando sua nuora. Le voleva un gran bene e la stimava profondamente. Non avrebbe potuto desiderare una compagna di vita migliore per suo figlio. L’emozione in quella stanza d’ospedale fu molta e anche Capitan “Cuore di ghiaccio” non riuscì a nascondere gli occhi umidi quando lasciò suo padre alle attenzioni dei medici.
 
Ingrid invitò a pranzo Killian, un modo per festeggiare il fidanzamento e passarono tutti e tre delle ore gradevoli insieme. Più Killian parlava, durante il pranzo, e si faceva conoscere per il giovane brillante, amabile e simpatico che fosse, più Ingrid ne era conquistata. Ad un certo punto della conversazione lei chiese ai due innamorati:
 
- Come farete con vostro figlio ora?
– Non sarà facile mamma, ma pian piano accetterà la realtà …
- Andremo a trovare lui e Alice tra poco Ingrid.
– Vuoi che andiamo insieme? A Mary Margaret prenderà un colpo!
– Non credo Emma! David a quest’ora le avrà detto tutto su di te e su di me!
 
***
 
Mary Margaret li accolse con un sorriso raggiante. Emma si sentiva quasi in colpa nei suoi confronti, ma la donna era la serenità personificata. I due piccoli erano usciti con David e sarebbero tornati presto, Emma sospettò che in quell’uscita ci fosse lo zampino di Killian, per incontrare Mary da soli. La donna li fece accomodare, mentre le sue operatrici di turno si occupavano degli altri piccoli ospiti.
 
– Oh Emma! Sapevo che un giorno avrei conosciuto la vera madre di Henry Neal! Mai avrei sperato fossi tu! Sono così contenta!
 
Dal suo sorriso e dagli occhi sfavillanti, Emma si rese conto di quanto fosse sincera.
 
– Geoffrey! Anche tu! Ho sempre pensato che eri il tipo giusto per Emma! Ma non immaginavo che già vi eravate conosciuti! Vi rendete conto di che cosa meravigliosa?! Bisogna sempre avere speranza in questo mondo! Lo dico sempre! Speravo di farvi incontrare prima o poi ed eccovi qua! Preferisci che io ti chiami Killian? 
- Dovrò dire ai bambini che ho due nomi in effetti, ma Killian lo preferisco!
– Sapete? Parlando del tuo arrivo per il fine settimana con la tua nave, Alice ha detto a Neal che ha due mamme, una angelo e l’altra è Emma. Neal è venuto da me protestando! Mi ha detto che anche lui voleva due mamme e che tu Emma andavi benissimo anche per lui! Ho preso l’occasione al volo per dirgli che potevamo fare in modo di avere anche due papà. Gli ho chiesto chi avrebbe voluto come secondo papà oltre a David e lui non ha dubitato un attimo, dicendomi saltellando “Zio Geoffrey, Zio Geoffrey!”
– Sei stata brava Mary, ora bisognerà lavorare anche sul matrimonio tra me e Zio Geoffrey!
– I bambini verranno a vivere con noi Mary, ma staranno anche parecchio tempo con te e David. Il nostro lavoro ci porterà spesso via e avere voi due come vice mamma e vice papà sarà un bene per loro!
– Hai ragione Killian! Devo dire che nonostante tutto non sono così pronta a lasciare quei due tesori!
– Faremo le cose gradualmente, abbiamo tempo prima di sposarci, ancora non abbiamo deciso né la data né il luogo.
– Mio Dio Emma! Sono così eccitata! Ho in mente una serie di cose per il tuo matrimonio, penso che dovremmo …
 
Mary era un fiume in piena per le idee matrimoniali, Emma l’ascoltava sorridendo, mentre Killian non vedeva l’ora che tornasse David!
 
Dopo una mezzora di chiacchiere su come organizzare un sontuosissimo e vistosissimo matrimonio, con tanto di abito da sposa tipo supermeringa,  Killian ringraziò il cielo di veder spuntare l’utilitaria di David dalla staccionata bianca.
 
I due bambini, che saltarono fuori dallo sportello posteriore di sinistra, corsero verso casa.
 
– Mamma, mamma! Vero che ci sono Emma e zio Geoffrey?
 
Evidentemente David aveva detto di loro ai piccoli, poiché Henry Neal si era precipitato dentro chiedendo di loro. Emma ebbe così la conferma che Captain Hook avesse colpito ancora.
I due piccoli non avevano mai visto insieme Emma e Killian, ne furono a dir poco estasiati e si gettarono tra le loro braccia felici. In quei tre anni, grazie alla loro vicinanza, il legame che si era creato era saldo e profondo.
 
– Neal perché non racconti a Emma e a Geoffrey cosa stavamo dicendo l’altro giorno?
 
Mary aveva stuzzicato il piccolo per vedere se ancora ricordava gli intenti del discorso fatto precedentemente.  Il piccino, facendo tacere Alice, che stava per dire la sua, iniziò a parlare a raffica come suo solito, finendo il discorso sulla doppia mamma e il doppio papà con una richiesta.
 
– Voi siete d’accordo se vi scegliamo come secondo papà e seconda mamma?
– Io sono d’accordissimo! Io e Neal saremo amici e fratelli così!
 
Anche Alice si era pronunciata e la coppia non poté che dichiararsi felice di accettare. Poi Killian aggiunse.
 
– Ragazzi, vi rendete conto che se vi facciamo da genitori io ed Emma dovremmo sposarci?
– Avranno bisogno anche di un paggetto e una damina in quel caso! Già so come vestirvi bambini!
 
Mary colse l’occasione per tirare fuori altre idee organizzative, mentre Killian sollevava gli occhi al cielo e guardava supplichevole David di farla smettere. David ridacchiava contento, il pasticcio ora se lo stava risolvendo il suo “Mate”!
Da bravo avvocato però, David pensò alla questione “nomi”.
 
– Sai Neal! A volte oltre che doppi genitori si possono avere anche doppi nomi. Alice la chiamiamo pure Fiordaliso e ha addirittura due cognomi: Rodriguez Jones, mentre Geoffrey si chiama anche Killian …
- Killian? Mi sembra pure più carino di Geoffrey!
– Allora chiamiamolo Killian che ne dite?
I piccoli gridarono un “si” in coro e David continuò:
 
- Tu Neal ti chiami anche Henry lo sapevi?
– Veramente? Ho due nomi come papà Killian?
 
Era sorpreso e aveva sgranato i suoi occhioni verde oliva.
 
– Si Campione! Come me!
 
A Killian invece era mancato un battito a sentirsi chiamare “papà”, ma si sarebbe abituato facilmente, in fin dei conti Alice lo aveva chiamato così da subito!
Le chiacchiere finirono presto con la richiesta della merenda e i due bambini andarono a giocare. Era facile far passare le cose come un gioco a bambini di quell’età. L’accettazione era facilitata e Mary convenne con Emma che erano arrivati ad un ottimo punto. Trasferirsi con i veri genitori sarebbe stato un passaggio graduale, ma probabilmente più veloce di quanto immaginassero.
 
***
 
I giorni seguenti Emma portò con sé Killian alla galleria di Regina. Le aveva annunciato che presto si sarebbe sposata, ma l’amica credeva con Neal Cassidy.
La segretaria Jasmine rimase incantata dal fidanzato della Dottoressa Swan e disse ad Emma che avrebbe trovato la Dottoressa Mills nella sezione favole.
Quando la coppia si palesò in quella sezione, Regina rimase spiazzata. Non solo il fidanzato e prossimo sposo di Emma non era Neal Cassidy, le sembrava di averlo già visto da qualche parte!
 
– Mi scusi Killian … ma ci siamo già incontrati per caso?
– Regina … se guardi alle tue spalle capirai dove lo hai già visto! Killian è il figlio di Brennan e il ritratto di Captain Hook è stato dipinto pensando a lui!
 
Regina si era voltata velocemente, da Killian al quadro e dal quadro a Killian. Non portava la barba, rispetto al quadro, ma in effetti era proprio lui!
 
– Alla fine lo hai trovato il tuo Captain Hook!
 
Emma pensò che Regina non ne poteva avere idea sulla vera identità di Captain Hook, ma non era il caso di raccontarle del lavoro sotto copertura del suo fidanzato.
 
Nella settimana seguente, tra lavoro e uscite insieme, all’ospedale da Brennan e dai bambini in casa famiglia,   Emma e Killian andarono a trovare Lorna e Sebastian a casa del Maggiore. Lorna era uscita dall’ospedale ma ancora ne avrebbe avuto per almeno tutto il mese d’agosto prima di riprendersi per bene e tornare a lavoro. Sia lei che Sebastian furono molto felici di vederli e di sapere la lieta notizia.
 
– Seb mi devi fare un favore!
– Un favore non è un ordine Capitano! Te lo ricordi si?
– Certo Seb! Si tratta proprio di un favore e non di un ordine!
– Sentiamo!
 
Seb lo guardò con sospetto, chissà cosa gli doveva proporre il suo creativo Capitano!
I due uomini erano rimasti da soli a bere un drink mentre le loro donne erano in camera di Lorna a chiacchierare “Da donne”, come aveva detto Seb a Killian, quando li avevano lasci soli in salotto.
 
– Ecco … dovresti farmi da testimone di nozze! Non è un grosso favore dopo tutto!
– Sicuramente meno, rispetto al pedinare Emma e a farti rapporto su di lei più o meno tutti i giorni  per quasi tre anni!
– Quindi? Sarai mio testimone?
– Ad una condizione sola “Capo”!
 
Killian sollevò gli occhi al cielo, Seb quando ci si metteva era indisponente e insubordinato, ma era il suo agente migliore e il suo migliore amico.
 
– Quale di grazia?
– Che tu sia il mio al mio matrimonio con Lorna!
– Wow! Non ci posso credere! Lorna ti ha detto di si?!
– Che pensi che solo tu hai l’innamorata Kil? Ho dovuto lavorare sodo per conquistarla! È un osso duro il Maggiore!
– Appunto …
- Ci sposeremo civilmente la prima settimana di settembre, vedi di non mollarmi una trasferta per quel periodo e vedi di esserci!
 
Killian rise, Sebastian Jefferson era l’uomo più diretto che conosceva.
 
– Tranquillo mate! Sono qui in giro con la Jolly Roger. Per un po’ dovrò fare stanza dei bottoni itinerante!
– I narcos cinesi si sono riorganizzati lo so! La tua copertura regge?
– Per ora regge bene!
– A lei lo hai detto?
– Non le nascondo più nulla! Sarebbe inutile! Ormai ha i superpoteri la mia ragazza! Si accorge se dico una balla già con l’olfatto!
 
Mentre Seb e Killian ridevano della battuta di quest’ultimo. Emma e Lorna tornarono in salotto.
 
– Guarda Killian che cosa dolcissima!
– E quello che sarebbe?
 
Emma teneva tra le mani un mini abitino rosa. Sembrava un vestitino per una bambola.
 
– Lorna  sta preparando il corredino per la bambina e me lo ha mostrato! Non è un amore questo abitino?
 
Seb intanto si era avvicinato a Lorna e la teneva per la vita, lei aveva poggiato la testa nell’incavo del suo collo e guardava con sguardo materno verso Emma, così euforica, e Killian in disappunto.
 
– Lorna … Seb … sapete già che si tratti di una bambina?!
– Non è sicuro ma ci sono buone probabilità dall’ecografia, visto che non si notano sporgenze sospette. Lorna ne è convinta e a me l’idea non dispiace affatto.
– Seb è così contento che quel vestitino lo ha comprato lui a mia insaputa e me lo ha portato in un paco regalo.
– Oh Seb! Un pensiero delizioso sai?! Avete pensato anche al nome se sarà femmina?
 – L’idea di Seb è Grace …
- Se penso alla tua “grazia” Lorna, spero che nostra figlia ti somigli, quindi è un nome benaugurante …
 
Killian notò che Emma sembrasse avere gli occhi a cuore mente guardava la coppia e provò una punta di disagio, temendo di non essere abbastanza per lei rispetto a Sebastian per Lorna.
Rimasero ancora una mezzora a parlare di famiglia, figli, lavoro e poi Killian propose di lasciare i due futuri genitori alla loro privacy. Rimessisi in macchina, Emma notò presto come Killian fosse taciturno, quasi di cattivo umore e ciò le sembrò strano, visto che non era successo apparentemente nulla per cambiare così repentinamente il suo umore. Gli chiese cosa avesse e lui, con il muso, rispose un poco convinto “Nulla”.
Arrivati davanti alla villetta di Ingrid. Killian fermò l’auto e Emma riprese l’interrogatorio.
 
– A volte penso di non essere abbastanza per te Emma! Eri incantata a guardare e sentire Seb con Lorna! Io non so fare lo sdolcinato come Seb! Ti amo ma forse per te non è la modalità che preferisci, forse dovrei essere di più come Jefferson!
 
Quello era il problema? Killian ingelosito di cosa lei potesse pensare di lui rispetto a Sebastian Jefferson? Le spuntò un sorriso sulle labbra. A lei Killian andava benissimo così! Non glielo disse a parole ma preferì dirlo con i fatti.
Agile e veloce, Emma si sollevò dal suo sedile e si sposto, mettendosi a cavalcioni, sulle gambe di Killian, che rimase sorpreso non poco.
Gli si strofinò addosso, portandogli le mani alle guance e al collo. Sentì le pulsazioni furiose del suo cuore attraverso la giugulare, mentre sotto di lei sentì la reazione automatica del suo inguine. Gli accarezzò le guance e i capelli, scompigliandoli.
 
– Sei il “pirata” che fa per me Killian! Non ti voglio in nessun altro modo!
 
Gli imprigionò le labbra con le sue e poi iniziò a spingere la propria lingua tra di esse, cercando quella di Killian. Lui, sorridendo divertito, iniziò a ricambiare quell’assaporarsi vorace di Emma e non riuscì a resistere all’idea di infilare le mani sotto la sua maglietta.
Faceva caldo in quella prima settimana d’agosto, Emma aveva indosso una minigonna blu a pieghe e quella maglietta lenta, sotto la quale non aveva messo il reggiseno, odiando la costrizione dell’indumento con il caldo estivo.
Fu una piacevole sorpresa per Killian non trovare quella barriera, tra le sue mani e i morbidi e sodi seni di Emma. Se ne riempì i palmi, massaggiandoli sensualmente e sentendo indurire i piccoli capezzoli sotto di essi. Emma mugolò di piacere sulla sua bocca e si strofinò più decisa su di lui.
 
– Ho voglia di fare l’amore Killian!
– Anch’ io Love! Ma qui siamo per strada, meglio tornare al mio appartamento!
– No! Subito! Andiamo in casa …
- Tua zia …
- Starà da Anna tutto il giorno. Dai! Non resisto più!
 
Killian ridacchiò compiaciuto. Gli piaceva che lei lo desiderasse così lascivamente! Da quando Emma era più tranquilla per la chiarezza del loro rapporto, aveva perso tutti i freni inibitori con lui e egli non poteva che esserne felice. Gli piaceva accontentarla come e quando lei voleva. Le piaceva giocare con lui e lui non si tirava mai indietro.
Scesero dall’auto quasi di corsa. Lei aprì la porta di casa e lui, dietro, le mise le mani sui fianchi spingendola dentro impaziente. Mentre, dandole le spalle, richiudeva la porta, lei si era fatta scivolare lo slip lungo le snelle gambe abbronzate. Quando Killian si voltò verso di lei e capì che ormai non portava nulla sotto la minigonna, deglutì eccitato all’inverosimile. Lei fece uno sguardo innocente che lo stuzzicò ancor di più e fingendo di fuggire da lui lo condusse in salotto.
Il morbido divano in pelle bianca, che arredava quella stanza, fu la meta di entrambi. Killian la fece ricadere sul divano e liberando la sua erezione, quasi dolorante per la costrizione dei pantaloni, portandosi tra le sue  gambe aperte, la penetrò con gioia e sollievo reciproco.
Affondi, spinte e gemiti reciproci si ripeterono convulsamente. La maglietta di Emma era al di sopra dei suoi seni nudi, le braccia stese sulla sua testa, lungo il sedile del divano, mentre Killian cotinuava a muoversi ritmicamente fuori e dentro di lei, stringendole i seni, baciandoli e succhiandoli appassionatamente.
Dopo il primo selvaggio appagamento, decisero di trovare uno spazio più comodo al piano superiore, privandosi completamente delle barriere dei vestiti e godendo con più calma l’uno dell’altra. Sul letto di Emma  ripresero il loro amplesso, sperimentando posizioni ed esplorando nuovi lidi del piacere, senza risparmiarsi l’una all’altro.
Sapevano che quello era un assaggio della loro vita di coppia. Sapevano che avrebbero potuto avere quella parte della loro quotidianità, così sensuale e appagante.
 
– Emma tra un mese preciso si sposeranno Seb e Lorna …
 
Nella quiete dell’appagamento, Killian teneva distesa su di sé Emma. Sapeva che non si fosse addormentata, era solo in silenzio e lo accarezzava piano tra la peluria sul petto, giocherellando con i ciondoli della sua catena da pirata.
 
– Mmm … si …
- Ho bisogno di stabilire la data per le nostre nozze Love …
 
Lei si sollevò per guardarlo negli occhi, dai suoi a Killian sembrò sprizzassero scintille di gioia. Lei si rimise cavalcioni su di lui, puntando gli occhi nei suoi. Lui la guardò nella sua nudità, i capelli scompigliati che le ricadevano sul petto, la pelle candida, i seni arrossati dai suoi baci e dalle sue carezze, la pancia piatta e quel triangolino dorato alla sua base che lo mandava in visibilio.
 
– Sei bella da farmi impazzire Emma! Ho bisogno di te ogni giorno lo sai? Devi essere con me. Vorrei che celebrassimo le nozze in ottobre, per il tuo compleanno … che ne dici?
– Sarai il mio regalo di compleanno allora Jones?
 
Killian rise.
 
– Mi sembra di essere il tuo regalo ogni volta che lo desideri baby  e tu sei il mio! Il regalo più bello avuto dalla vita! Sono pazzo di te Emma Swan!
 
Lei si abbassò su di lui con il seno a sfiorargli  il petto, baciandolo dolcemente. Poi, mentre lui riprendeva ad accarezzarla sui glutei, stringendoli per spronarla a muoversi nuovamente sul suo inguine, riprese anche a parlare.
 
- La Jolly Roger è arrivata e possiamo andare in gita con i bambini. Verrà anche Mary Margaret ovviamente, ci darà una mano. Andremo in Irlanda, voglio farti vedere una chiesetta di campagna che mi piace tanto. Se piacerà anche a te potremmo sposarci lì, Padre Rian, il parroco, ne sarà felice. Mi conosce fin da bambino.
– Oh amore mio! È un’idea che mi piace tanto! Non voglio una cerimonia come quella in pompa magna che intende Mary Margaret! È proprio una così, intima e con le persone che amo che voglio!
– Lo immaginavo Love, ti leggo come un libro aperto!
– Henry e Alice saranno contenti di viaggiare sulla tua nave, prenderemo il sole mentre tu sicuramente lavorerai con Nick in plancia di comando!
– Ovvio che io continuerò anche il mio lavoro, ma saremo insieme!
– Credo di aver lasciato quei due costumi che mi hai regalato nella tua cabina Killian!
 
Lo sguardo di Emma era malizioso e quello di Killian diventò severo.
 
– Non penserai di indossarli Emma?!
– Me li hai comprati per indossarli no?
 
Lei ancora più maliziosa.
 
– Sono indecenti!
– Ma no?! Adesso sono indecenti? Quando l’ho detto io non lo erano!
– Eravamo soli ti ricordo! E io avevo l’esclusiva sulla visuale del tuo bel sederino!
– Potresti avere ancora l’esclusiva …
- Certo! Li indosserai solo nella nostra cabina e per permettermi di toglierteli!
 
Ridendo iniziò a farle il solletico rigirandola di spalle.
 
– A proposito …
- Oh! Ma che fai?!
– Ho l’esclusiva no? Adoro il tuo lato B come tutto di te! Si merita un po’ di coccole!
 
 
***
Prima settimana di settembre 2012, un giovedì pomeriggio.
 
Lorna era a braccetto di Killian. Salivano insieme le scale del municipio di Boston. Indossava un elegantissimo tailleur bianco di lucido lino in misto seta. Teneva nella mano destra un mazzolino di piccoli fiori rosa e boccioli profumati. I capelli castani erano sciolti, pettinati in stile anni ‘50, fermati sulla tempia sinistra da un fermaglio con un fiore di perle. Nella sua semplicità era raggiante e la giacca morbida non le faceva nessun difetto sulla rotondità della pancia appena sporgente. Non portava gioielli se non l’anello con brillante, al dito, pegno d’amore del suo futuro marito.
 
Sebastian Jefferson li attendeva nervoso nella stanza del Sindaco, allestita con delle bellissime composizioni di fiori bianchi. Emma era al suo fianco e cercava di farlo calmare. Ciò che riuscì a farlo calmare, facendolo quasi paralizzare sul posto, fu l’arrivo di Lorna. Seb era a bocca aperta. Non l’aveva ancora vista con l’abito bianco e pur non essendo in un abito classico da sposa, era una visione raggiante e delicata.
Killian sollevò un sopracciglio, ghignando furbamente verso l’amico, mentre gli cedeva la mano della sposa. Questi la prese e la portò lentamente alle labbra, per un sensuale galante bacio, senza togliere lo sguardo dal bel viso della sua donna. Si voltarono insieme verso il primo cittadino, mentre Emma e Killian, loro testimoni, si avvicinarono l’uno all’altra.
Erano presenti anche Olden, Graham con Ruby, che piangeva commossa e il Comandante Shatneer con la sua Signora, anche lei particolarmente sensibile ai matrimoni.
Fu una cerimonia legale che non durò molto. Alla fine, tra gli auguri e le congratulazioni di tutti i presenti, i neosposi offrirono un aperitivo nella saletta adiacente all’ufficio del Sindaco. Finito uscirono tutti dal municipio e gli sposi si misero nella loro auto, partendo per una meta sconosciuta agli altri. Non sarebbero stati fuori oltre i tre giorni, Lorna ancora doveva sottoporsi alla dialisi, anche se con minor frequenza. In marzo sarebbe nata la loro bambina e con buone probabilità, secondo quanto i medici pronosticavano, se tutto fosse andato bene, avrebbe smesso la dialisi gradualmente.
***
 
25 Ottobre 2012. Colline di Howth, contea di Dublino.
 
La piccola chiesetta bianca appariva luminosa, tra l’erica ondeggiante alla brezza marina. Sulla soglia dell’unica porta, un rubicondo sacerdote cattolico, dai radi capelli ancora evidentemente rossi, nonostante l’avanzare dell’età, aspettava con al suo fianco Killian Jones e il suo testimone, Sebastian Jefferson.
L’Audi di Killian, guidata da Jamie Graham, arrivò con Emma a bordo. Lo sportello posteriore si aprì e ne scese un uomo elegantemente vestito che si portò al lato di Emma aprendole lo sportello e porgendole la mano.
 
– Grazie August! 
- È un piacere anatroccolo!
 
All’ Agente e istruttore della F.B.I. considerato da Emma come un fratello maggiore, ella aveva chiesto di accompagnarla all’altare dal suo futuro sposo e fu quindi lui a condurla in braccetto fino all’ingresso della chiesetta, dove Killian, trepidante, accolse la delicata mano di Emma nella sua. Le due damigelle di Emma, Regina e Mary Margaret, le sorridevano con lo sguardo commosso. Finalmente Emma stava coronando il suo sogno d’amore con l’uomo della sua vita, il suo Capitan Uncino!
 
Emma indossava un lungo abito bianco, molto semplice in verità, con le spalle scoperte e le lunghe maniche leggermente arricciate alla sommità dei deltoidi. Si ristringeva in vita e si riapriva sui fianchi. Solo una coroncina di fiori bianchi adornava i suoi capelli, lasciati sciolti sulla schiena, morbidi, in onde che Killian definiva “d’oro lucente”. Lui indossava un completo nero, elegante, con camicia bianca e papillon nero. Portava i capelli leggermente più lunghi del solito, pettinati in modo da renderlo ancora più affascinante. Aveva fatto ricrescere appena baffi e barba, e gli donavano particolarmente. I suoi occhi azzurri brillavano alla luce del sole ottobrino. Era una splendida giornata, nonostante la fresca brezza.
 
– Sei bellissima Swan!
– Anche tu amore mio!
 
Erano una coppia notevole, assortiti così bene che nessuno avrebbe dubitato che fossero fatti l’una per l’altro.
Padre Rian li accolse benedicendoli e fece strada verso l’altare.
Nonostante le ridotte dimensioni della chiesa, gli invitati erano tutti ai loro posti. Con emozione Emma vide le sue cugine e i loro compagni di vita, Cris marito di Anna e Liam, suo cognato e compagno di Elsa. Mulan era vicina al fidanzato August, Graham con Ruby erano nello stesso banco di Olden e del Comandante Shatneer. Sebastian era solo, Lorna non aveva potuto affrontare il viaggio, sconsigliata dai medici. Ai primi due banchi erano presenti gli affezionati zii di Killian, Henry e Janette, la quale si stava asciugando una lacrima con il fazzolettino ricamato.
Splendida nel suo abito con soprabito e cappellino, di un intenso azzurro, Ingrid guardava amorevolmente sopraggiungere i due giovani, al suo fianco, costretto su una sedia a rotelle, con una maschera per l’ossigeno, c’era Brennan. L’uomo sollevò una mano per salutare suo figlio e sua nuora, come in una benedizione.
Killian ancora non riusciva a credere che suo padre fosse arrivato a quel giorno. I medici stessi parlavano di una specie di miracolo.
Nonostante le cattive condizioni di Brennan, la malattia si era arrestata. Dal ritorno di Killian e dal suo perdono, era come se l’anziano avesse ritrovato il desiderio di vivere.  Era stato dimesso da un paio di settimane dall’ospedale e viveva a casa di Ingrid, accudito da lei con solerzia. In quelle due settimane aveva potuto ricevere più volte la visita del piccolo Henry e di Alice, portati alla villetta da Emma e, quando poteva, da Killian. Nessuno si illudeva  sul recesso della malattia, sia Killian che Emma sapevano che presto sarebbe arrivato il momento di dire addio a Brennan, ma per il momento volevano farlo vivere il più possibile sereno e felice, amato dai suoi cari, godendo della presenza dei suoi nipotini.
 
Mentre il sacerdote iniziava il suo discorso, Emma guardò verso l’altare e il tabernacolo antico. Ricordava il momento in cui con Killian erano saliti fin là su per vedere la chiesa che lui le aveva descritto. Era stato durante la gita fatta con la Jolly Roger, Alice ed Henry avevano fatto la corsa a chi arrivava prima alla porta del bianco edificio. Emma era rimasta affascinata dal posto, dall’erica alta, dall’orizzonte marino e quando, mano nella mano con Killian, era entrata, aveva deciso che quello era il posto giusto per celebrare le loro nozze.
 
Ora la sua mano era nuovamente tra quelle di Killian e stava rispondendo al sacerdote, alle sue domande tipiche del rito cattolico. Erano giunti allo scambio degli anelli e si sentì dietro di loro Mary Margaret che con David spronavano i due piccoli di casa a portare il cuscinetto con le fedi nuziali. Emma e Killian si voltarono verso i loro due figlioletti. Alice portava un vestitino pomposo, bianco, tutto trine, in stile “Matrimonio alla Mary Margaret”, come lo aveva definito Killian, mentre Henry indossava un completino in velluto verde scuro e incedeva come un ometto in miniatura, suscitando i sorrisi inteneriti dei due sposi.
 
Lo scambio degli anelli si accompagnò alla formula di rito, ognuno dei due dichiarò il proprio amore all’altro, con la promessa di mantenerlo nel bene e nel male, nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia, in ricchezza e povertà, onorandosi e rispettandosi ogni giorno della loro vita. Erano promesse che Killian stava sentendo profondamente nel cuore, forse anche più di Emma, poiché sapeva di averle fatto tanto  male da  meritare ora tutto il bene che lui poteva offrirle incondizionatamente.
Finito di dire la formula matrimoniale, Killian le disse con voce che poté udire solo lei:
 
- Il mio cuore era già tuo da tempo Emma, ora lo è anche davanti a Dio! Ti amo con tutto me stesso!
 
Lei non poté ribadire nulla, poiché Padre Rian riprese la parola.
 
– Lo sposo ora può baciare la sposa!
 
Tra gli applausi dei presenti, il loro bacio fu lungo e passionale, tanto che finì l’applauso e Padre Rian, ridendo, dovette richiamarli.
 
– Figlioli potete continuare anche dopo, il vostro matrimonio durerà parecchio, non finisce ora!
 
Rossa in viso, Emma si sciolse dall’abbraccio di Killian, che rise alle battutine seguenti del suo vecchio amico sacerdote. In fin dei conti Padre Rian aveva ragione, li aspettava una lunga luna di miele ai Caraibi con la Jolly Roger, ma questa volta non avrebbero portato ospiti a bordo e Alice con Henry sarebbero rimasti con Mary e David.
 
*** *** ***
 
7 anni dopo. 10 Agosto 2019 Dundalk, Irlanda. Casa al mare della famiglia Jones-O’Danag
 
Emma aveva da poco fatto un tuffo in piscina, ancora era con il bichini e un camiciotto floreale aperto sul davanti. Guardava dal finestrone sul mare  la Jolly Roger ormeggiata nella baia. Suo marito era appena tornato, le aveva dato un frettoloso bacio e ora stava facendo una doccia. Erano passati sette anni dal bellissimo giorno del loro matrimonio ed erano successe tante cose da allora.
Sebastian e Lorna avevano avuto la loro stupenda Grace, castana come sua madre e con gli occhi chiari del padre. Regina aveva comperato un’altra galleria per ampliare quella che già aveva, si era sposata con Daniel e questi era diventato ormai socio effettivo dello studio di David Noland. Sua cugina Anna e Cris avevano avuto due gemellini biondi, ora avevano quattro anni. Brennan purtroppo era  venuto a mancare un anno dopo il matrimonio, ma aveva avuto la gioia di poter assistere anche a quello di Liam e Elsa, un paio di mesi dopo quello del secondogenito. In quel periodo sua cugina e suo cognato erano nuovamente in missione con il Nautilus, ma erano felici della loro vita. Ingrid stava frequentando un coetaneo, un bell’uomo alto e simpatico, faceva il veterinario e le aveva regalato un piccolo yorkshire. Quando Emma l’aveva lasciata a Boston, pochi giorni prima, avrebbe giurato che sua zia si fosse finalmente innamorata di nuovo. Chissà? La Regina delle Nevi forse si stava sciogliendo alla galanteria e all’affetto del Dottor Alex Smith?
Gimmy Olden aveva finalmente dimenticato Paula Santa Cruz, in prigione in un carcere di massima sicurezza, e stava frequentando di nascosto la bella figlia del Comandante Shatneer. Emma era preoccupata per lui, Shatneer era conosciuto per essere molto attaccato e geloso della propria figlia e lei temeva  qualche rimostranza o cambio di mansione verso il suo collega, da parte del Comandante. Graham e Ruby avevano litigato tre mesi prima. Lei aveva fatto domanda per entrare in polizia e Jamie non voleva assolutamente, bastava lui nell’F.B.I.! Ruby si era arrabbiata come solo lei sapeva fare e lo aveva mollato. Emma sapeva che la cosa non sarebbe durata, conoscendo quanto erano attratti quei due! Aveva avuto ragione in fine! Dopo un mese e mezzo di astinenza, Jamie le aveva confessato di non poter stare oltre senza Ruby. Era tornato dalla sua “Lupacchiotta” chiedendole perdono e questa lo aveva perdonato concedendogli una delle notti più passionali che, da quanto le aveva raccontato Graham, ricordasse. Sicuramente era stata una nottata molto passionale e soprattutto senza preservativi. Ruby era incinta di cinque settimane ora, arruolarsi in polizia era sfumato, si lamentava delle nausee e tormentava Jamie nella notte con la voglia dei cibi più insensati. Mulan e August continuavano felicemente a lavorare e a vivere insieme, conciliando le trasferte improvvise di Mulan  quando Captain Hook la chiamava. L’agente Manuel Parrilla aveva riportato una percentuale d’invalidità, non poteva più partecipare ad operazioni rischiose, i suoi movimenti erano rallentati, ma lavorava ancora efficientemente nella stanza dei bottoni di Captain Hook.
 
– Emma?
 
Killian l’aveva chiamata appena uscito dalla doccia. Si stava asciugando i capelli con un asciugamano, mentre un altro era avvolto intorno ai suoi fianchi. Buttò l’asciugamano bagnato su una sedia, con il caldo d’agosto i suoi capelli corti si sarebbero asciugati in fretta.
 
– Si amore?
– Come sarebbe questa storia di Alice? Dove l’hai accompagnata?
– Te l’ho già detto tesoro! A casa da quel suo compagno di scuola, Robin!
– Robin … Il figlio dei Sutterland?
– Si amore! Proprio lui!
– Non mi piace quel ragazzo! Le sta troppo con il fiato sul collo! Che doveva fare a casa sua? La scuola è finita, non hanno da studiare!
– Festa di compleanno di Robin! Non ricordi? E poi Killian! A te non piace nessuno dei compagni di scuola di Alice! Sono tutti bravi ragazzini di dodici anni come lei!
– Appunto! Stanno crescendo e pure lei sta crescendo! Pensi che non mi accorgo di come la guardano?
– Sei un padre geloso Killian! Strano che ancora non le hai messo qualcuno dei tuoi  agenti alle calcagna … No?! Killian non mi dire?! Stai facendo controllare Alice?!!
 
Killian si passò la mano dalla testa all’orecchio. Emma aveva scoperto il suo piccolo segreto.
 
– Santo cielo Killian! Non esagerare!
– Con i tempi che corrono meglio tenere le ragazze fuori dalla portata dei malintenzionati!
 
Emma gli si era accostata osservandone ammirata il torace ancora atletico e snello.
 
– Mmm! Parli proprio tu? Non ti voglio ricordare il nostro passato ma …
- Ok! Ok! Ritirerò uno degli agenti …
- Uno?! Quanti ne hai messi di controllo due?
– Veramente tre!
– Nostra figlia ha più guardie del corpo della Regina Elisabetta tra un po’?!
– Va bene! Cercherò di darle più fiducia!
– Quando lo vedrò ci crederò amore!
 
Killian non aveva completamente torto con la sicurezza per la sua famiglia, ancora svolgeva un lavoro sotto copertura.
Sorridendo, intanto,  Emma gli si era avvicinata cingendogli il collo con le braccia nude. Lui la strinse a sé baciandola.
 
– Mmm! Sai di buono Emma! Henry ti ha chiamata oggi?
– Si, mi ha chiamata un’oretta fa! Sta bene! Lo sai quanto gli piace il campeggio con David e Mary Margaret!
 
Uno scalpiccio di piedini piccoli si sentì arrivare dalla stanza dei giochi.
 
– Papà!
– Eccola la mia ragazza!
 
Una frugoletta di diciotto mesi, con un vistoso pannolino e una magliettina rosa, corse tra le braccia di Killian.
 
– Ciao Hope! Tu sei veramente la mia speranza piccola! Lo sai? Spero che non diventi una smorfiosetta come tua sorella! Vuoi giocare con il computer con me?
 
La piccolina annuì a suo padre, ma iniziò a toccarsi i boccoli castano chiaro, mentre i suoi occhioni, azzurri come quelli di Killian, dimostravano che fosse pronta a fare un pisolino più che a giocare.
 
– Credo sia stanca Killian! Ha giocato fino ad ora con i suoi giocattoli, abbiamo fatto anche una bella nuotata e la merenda, credo proprio abbia bisogno di dormire!
– Bene! Allora papà ti canta una canzone e ti mette nel lettino!
 
Coccolando sua figlia, Killian si allontanò verso la stanza che usavano per la piccina. Emma lo sentì canticchiare con la sua bella voce calda e intonata, una ninna nanna in gaelico. Poi tutto tacque, Hope si era addormentata.
Killian tornò da lei in punta di piedi e parlò a bassa voce.
 
– Dorme! Dove eravamo rimasti?
 
Le cinse la vita con le mani. Nonostante la seconda gravidanza e il parto, Emma era ritornata in splendida forma, il bichini, sotto il camiciotto floreale, lo dimostrava ampiamente.
 
– Mi stavi dicendo che ho un buon sapore se non ricordo male …
 - Oh si Swan! Hai un sapore fantastico!
 
Non sembravano trascorsi sette anni dalle nozze. Tra loro sembrava sempre la prima volta e ogni volta vivevano con più intensità e passione i loro momenti.
 
– Killian questa sera siamo invitati da zia Janette e zio Henry ti ricordi?
– Mmm … si Love!
– Dobbiamo stare lì per le 20,00 e prima dobbiamo riprendere Alice per le 19,00!
– Non voglio pensarci ora Love! Abbiamo almeno tre ore tutte per noi, senza figli in giro per casa, la piccola dorme! Un marito avrà pur diritto di fare l’amore con sua moglie e il dovere di farla godere come si deve no?
 
Emma rise sommessamente, doveva ammettere che non ci riuscivano quanto avrebbero voluto, specie dalla nascita di Hope, e approfittavano di ogni momento di tranquillità.
Con un movimento deciso, Emma tolse l’asciugamano dai fianchi di Killian, costatando che fosse veramente intenzionato a portare avanti quel discorso! Lui le tolse il camiciotto e baciandola ancora la fece camminare a ritroso fino al loro letto. Il bichini di Emma fu slacciato velocemente e le loro mani navigarono le une sul corpo dell’altro, esplorando recessi nascosti ma non più proibiti. Lui si tuffo con le labbra tra i suoi seni e lei ridendo gli accarezzò la testa baciandone la sommità. La passione li avvolse e li portò a completarsi a vicenda, amandosi lentamente, dolcemente come loro preferivano.
Appagati più volte in quelle tre ore d’amore, si ritrovarono abbracciati e felici.
 
– Sono così felice Killian! A volte penso di non meritarmi tanta felicità e temo di poterla perdere da un momento all’altro. Non vorrei mai rivivere quello che ho provato perdendoti!
– Non sappiamo cosa il destino ci riserverà domani Emma! Ma io non voglio perdermi di sicuro!
 
Killian sdrammatizzò il momento con una delle sue battute e diede un bacio a stampo sulla fronte di Emma. Lei si risollevò guardandolo e riposizionandosi cavalcioni su di lui.
 
– Vero! Nessuno può conoscere cosa riserva il futuro, ma io una cosa la so con sicurezza!
– Quale Swan?
– Qualsiasi cosa possa capitare, io ti ritroverò sempre!
 
Buon Lieto inizio Emma e Killian!
 
 
Angolo dell’autrice
 
Salve a tutti amici di penna e di lettura. A tre anni dall’inizio di questa storia, siamo arrivati all’epilogo. Spero che vi abbia lasciato belle sensazioni e un senso di pace. A me da anche un po’ di nostalgia, lo confesso. Ci si affeziona ai propri personaggi, ma ho da continuare Again e con me li ritroverete anche voi se vorrete continuare a seguirmi.
Ora qualche curiosità sulla nascita e l’evoluzione di questa narrazione. Sono stata ispirata da un caso che ho seguito per lavoro, una giovane caduta nel tranello delle pastiglie colorate, ma non fortunata come Emma. Lei non ha trovato un Killian ma un delinquente vero che l’ha plagiata al punto da portarla a prostituirsi per lui, facendole perdere ciò che aveva di più prezioso al mondo. Il titolo della storia riprende dal film “La donna che visse due volte” Kim Novak e James Stewart i nomi dei due attori protagonisti, ma io li ho attribuiti al maschile. Lo stesso sono tratte dal film l’idea del ritratto nel museo e le vertigini della protagonista, anche se nel film i ruoli sono invertiti. La trama della mia storia è per il resto del tutto originale e non ha a che fare con quella del film. I personaggi sono principalmente quelli di OUAT, Jefferson, Ingrid, Anna, Elsa, Regina, Daniel, David e Mary Margaret, Graham, Brennan, Milah Gold, Mister Gold, Belle, Mulan, August. La splendida Lorna, ha molto di me (professionalmente e per la passione per i gatti non fisicamente ovviamente) ha il volto dell’attrice Mariska Hargitay. Per gli altri apparsi, egualmente, hanno il volto di attori conosciuti, già indicati nei capitoli, Roger Moore per zio Henry, Penelope Cruz per Paula Santa Cruz, Anthony Quinn per Antonio Santa Cruz, William Shatner per il Comandante Shatneer.
Tre anni sono lunghi e voglio ringraziare di cuore chi ha seguito appassionatamente questa storia. In particolare chi ha recensito con costanza, ma anche chi ha lasciato commenti sporadici. Arya, Smemorina, Sweet Paperella, Giordina, Rughina, goka74, K Gio, Ma AiLing, spongansss, Stella36, Krystal86, nowforruin,  Mr_Mrs_Mellark, KarenHumbert, Witch_Fairy, jessy black93, Alakea1393 … Spero di non aver dimenticato nessuno. Grazie a chi mi ha considerato tra i suoi autori preferiti, a chi ha categorizzato nelle varie sezioni e a chi ha letto in silenzio, senza comparire ma rendendo preziosa la sua presenza. Spero di ritrovarvi tutti nel seguito di Again for love, Only for love.
Un grazie ancora a tutti! Per ora buone vacanze e buona lettura a chi sta cominciando.
Vostra Lady Lara
   
 
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