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Autore: La Koaletta    13/08/2019    4 recensioni
STORIA SOSPESA.
Mi chiamo Rose Weasley e ho imparato a mie spese che basta un solo, banale errore a rovinarti la vita.
Il motivo? Le voci corrono. E quando le voci dicono cose come "Rose Weasley ha fatto sesso con Scorpius Malfoy", niente può andare bene. Soprattutto se il ragazzo in questione è un Malfoy.
E soprattutto se, oltre ad essere un Malfoy, è anche il ragazzo della mia (ex) migliore amica.
Il nostro amico alza gli occhi al cielo e ignora il commento di Dom. “Ragazze, smettetela con queste litigate da femmine, per favore. Qui stiamo assistendo alla storia d’amore del secolo!”
Gli lancio una stilettata, spazientita. “Lysander, piantala.”
Il Serpeverde è gasatissimo: non riesce a stare fermo, gli occhi gli luccicano, e sorride come un idiota. “Sembra di essere finiti in un romanzo. Sesso proibito, guerra contro la mean girl della scuola, incontro notturno e ulteriormente proibito nelle cucine… tutto questo, tra due che si sono sempre odiati! È così eccitante che, se fossi in te, inizierei a scrivere un libro.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione
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Eclipse

The sun loved the moon so much he died every night to let her breath

 

Il professor Longbottom sbatte le palpebre non appena gli chiedo se posso fermarmi qualche minuto per parlare. Non riesco a interpretare la sua espressione, ma si affretta a sorridere e a invitarmi a sedere più vicino.

“Ciao, Rose. Vuoi una caramella?”

Il professore di Erbologia è uno dei miei preferiti, soprattutto perché passa sempre il Natale a casa nostra e ci dà anche un regalo. In sua presenza, mi sento sempre a mio agio: a volte mi dimentico di star parlando con un professore.

In questo momento, però, sono un po’ tesa. Lui aspetta che io inizi a spiccicare parola, ma, quando vede che non ne ho l’intenzione, mi poggia la mano sul braccio e dice, con fare premuroso: “Come stai, Rose? Che succede?”

Mi trema il labbro inferiore, così lo mordo per farlo smettere. Dopodiché prendo coraggio e affermo sentenziosa: “Sono stata Smistata nella Casa sbagliata.”

Per qualche assurdo motivo, lui scoppia a ridere. Io resto estremamente seria e, di fronte al suo atteggiamento ilare, faccio per alzarmi. Venire qui, dopotutto, non è stata una grande idea. Il professore sembra pentirsi della sua reazione e si riprende subito. “Scusa, non volevo prenderti in giro. Perché dici così?”

“Perché sta andando tutto storto. E non so cosa fare. E non sono coraggiosa. Affatto.”

“Cosa ti dice di non esserlo?”

“Tu e i miei genitori e i miei zii avete salvato il mondo, professore. Salvato. Il. Mondo. Avete affrontato Voldemort senza tanti preamboli. Mentre io… mi sento… così sbagliata. Per colpa di uno stupido pettegolezzo, non riesco più ad andare avanti, e stanno succedendo un sacco di cose e così in fretta, e io non so come comportarmi. Non ho coraggio di affrontare niente.”

Prendo una pausa dal mio fiume in piena, poi proseguo. “Quindi non sono Grifondoro. Ma se non sono Grifondoro, non so che altro potrei essere. Chi sono davvero io, professore?”

Contrariamente a quanto mi aspettavo, lui sorride bonario e mi dà un buffetto sulla testa: “Quando avevo la tua età, ero convinto di essere stato Smistato nella Casa sbagliata. Avevo paura di ogni cosa, Rose, anche delle più piccole e insignificanti.”

“Tu?!”

“Sì, proprio io” fa una risata e guarda assorto un punto lontano, rammentando i vecchi tempi in cui era giovane. “E sai qual era il problema? Non credevo abbastanza in me stesso. Tu sei una ragazza brillante, sveglia, e, soprattutto, coraggiosa. Devi esserne cosciente, Rose.”

Scuoto la testa, contrariata. “Le tue sono solo parole per farmi stare meglio. Se fossi così tanto coraggiosa, non avrei paura di affrontare… tutto quanto.”

“Ed è proprio qui che sbagli!” esclama. “Non è coraggioso chi non ha paura, ma chi va avanti comunque, anche con la paura addosso.”

Resto in silenzio ad osservare i lacci delle mie scarpe. Ho sempre dato per scontato che avere coraggio significasse non avere paura… ma non sono poi così sicura che mentre zio Harry affrontava Voldemort non ne avesse, di paura.

“Ciò non toglie che va tutto storto, professore, e io non so cosa fare.”

Sospira a lungo, non risponde subito. Si alza dalla cattedra e misura le parole con attenzione. “Be’, hai cercato di sistemare le cose?”

La sua è una domanda innocente e legittima, ma ha l’effetto di un tornado. Mi ferisce e destabilizza, lasciandomi ammutolita.

No.

Io non ho provato a sistemare le cose.

Ho lasciato che l’onda degli eventi mi travolgesse, mi sono fatta risucchiare in un vortice morboso e mi sono nascosta da tutti.

Non ho chiesto scusa a Lily.

Non ho chiesto scusa a Scorpius.

Non ho chiesto scusa a nessuno.

Ho preteso che loro si avvicinassero a me, quando sono sempre stata io nel torto. Ho subito senza fiatare e mi sono lamentata, e lamentata, e lamentata, senza fare niente di concreto.

Loro mi hanno tolto il saluto, ma anche io l’ho tolto a loro.

Questo perché non so come si faccia ad aggiustare una cosa così grande e così catastrofica.

Glielo dico e lui fa un altro dei suoi sorrisi dolci. “Si deve sempre provare a risolvere, però! Per quanto sia difficile, devi raccogliere tutto il coraggio che hai e andare avanti, per sconfiggere le tue paure.”

“Ma, professore…”

Lui mi interrompe bonario. “Se devo essere sincero, ho notato uno strano comportamento nelle ultime settimane. Tutta quella tensione, nelle mie lezioni… E poi, proprio oggi, Albus è venuto a parlarmi. Mi ha fatto un discorso molto simile al tuo, sai?”

Rimango di sasso. Albus?

“Gli amici sono la cosa più importante che abbiamo in questo mondo, Rose! Inizia a piccoli passi. Vedrai che andrà meglio. Credi in te stessa.”

Annuisco piano, non del tutto convinta. Ma mi sento un po’ meglio: il professore ha un effetto estremamente calmante. Dovrei venire più spesso qui. “Grazie mille, Neville… ehm, professor Longbottom!”

Gli sfugge un sorriso intenerito. “Ah, Rose, un’ultima cosa” dice. “Non potrei ancora dirtelo, in realtà, ma… hai fatto un compito eccellente. I miei complimenti.”

Mi scalda il cuore. Era da parecchio che non sentivo dei complimenti sinceri e sentiti. Solitamente, gli altri professori sembrano dei robot quando dicono di aver apprezzato il mio lavoro… a lui, invece, brillano gli occhi.

“Ho sempre amato Erbologia” ammetto. Vorrei trattenermi, ma non posso fare a meno di fargli la domanda che mi preme di più. “Ehm, scusa la domanda, ma, cioè, ecco, io… ehm… sono andata meglio di Malfoy?”

Esplode in una risata scoppiettante. “Sei proprio figlia di tuo padre, eh?”

 

*

 

Mi sveglio alle tre e cinquantadue di notte nel divanetto della Sala Comune, coperta alla buona dal famoso Mantello dell’Invisibilità che devo ancora restituire a James, al quale appartiene.

Mi ero fermata qui per studiare, ma ho preso sonno utilizzando, come cuscino, il libro di Pozioni. Quando mi alzo, mi rendo conto di essere sveglia e scattante. Ho ereditato da mia madre i disturbi di sonno: o dormo troppo, o dormo troppo poco. In più, fosse per me, dormirei durante il giorno e sfrutterei la notte per fare altro.

La Sala è immersa nel buio della notte, la luce fioca della luna lancia qualche raggio sui mobili di ciliegio. Faccio per affacciarmi alla finestra, quando il mio stomaco inizia a brontolare.

Ma perché cavolo ho saltato la cena anche oggi?!

Anche se non dovrebbe essere così, dato che sono un Prefetto, andare alle cucine di notte è per me un’abitudine costante. Ho sempre fame, ventiquattr’ore su ventiquattro, e non riesco a stare senza cibo, quindi sono obbligata ad andarci anche a orari improbabili.

Mi avvolgo con il Mantello dell’Invisibilità, onde evitare incontri spiacevoli con la preside, e mi dirigo alle cucine.

Una volta dentro, mi accorgo che fa così strano vedere le Cucine vuote, senza le allegre voci degli Elfi Domestici a riscaldarle – tuttavia la cosa più strana di tutte è che Scorpius Malfoy è seduto su un bancone e sta addentando un panino, in un pigiama di seta blu notte.

Mi fermo sul posto e poi mi ricordo che non può vedermi. Mi dico che questo è il momento giusto per andarmene, facendo finta di non aver visto niente. Sul serio, sarebbe sbagliato starmene qui. Cioè, non posso stare con Malfoy alle quattro di mattina, in una cucina, da soli. Sul serio, va decisamente contro le mie morali, soprattutto dopo il casino successo. Eppure le mie gambe sembrano muoversi da sole e prendono posto vicino a lui, a debita distanza.

D’altronde quando mi ricapita di beccare Malfoy infrangere le regole?

Dopo essermi seduta facendo attenzione a non fare rumore, esclamo: “Scorpius Malfoy beccato alle quattro di notte nelle Cucine! Quanti punti ti costerebbero? Io direi una cinquantina, come minimo.”

Il suono della mia voce lo fa balzare in piedi e stringere una mano contro il petto, terrorizzato. “Per Salazar, Weasley! Sei tu?”

Ha riconosciuto la mia voce. Be’, non dovrei dare troppa importanza alla cosa, dato che non c’è niente di così speciale nel riconoscere una voce. Giusto?

Mi levo di dosso il mantello e faccio un sorriso a trentadue denti, divertita. “Per caso è avanzato qualcosa anche per me?”

“Cosa diavolo ci fai qui?” risponde lui, ignorando la mia domanda, ancora mezzo sconvolto dalla mia comparsa improvvisa. Si riaccomoda sul bancone e alza gli occhi al cielo come se non fosse contento di vedermi.

“Potrei fare la stessa domanda a te, a dire il vero.”

“Non dirmi che stai organizzando qualche scherzo come al solito.”

“E con chi dovrei organizzarlo, scusa? Non so se hai notato che io e James non ci parliamo più.”

“Si è reso conto anche quell’idiota che è meglio starti lontano…”

“Dai, Malfoy, passami qualcosa da mangiare!”

“Non prendo ordini da una Weasley.”

“Da Lily sì, però! Ti ricordo che siamo imparentate, zerbino.”

“Non ricordarmelo, per cortesia. Ignorare la cosa mi aiuta a non vomitare.”

“Cretino.” Sentenzio e lancio un incantesimo per prepararmi un panino al prosciutto. Sento gli occhi di Malfoy addosso, ma stranamente stasera lo odio un po’ meno del solito – forse perché ho scoperto che abbiamo in comune il fatto di andare in cucina alle quattro di notte.

“Allora” dice dopo, tipo, cinque minuti di silenzio.

“Allora?” chiedo, titubante. Mi sento svenire e cerco di nascondere come meglio posso la paura che menzioni il fattaccio. Sento che potrei morire se lo facesse. A dire la verità, ci sarebbe una cosa che mi preme chiedergli, ossia se è al corrente del fatto che tutti pensano che siamo andati a letto insieme. Probabilmente lo è, dato che ha più contatti col mondo esterno rispetto alla sottoscritta. Comunque, preferisco restarmene zitta: tanto, anche se lo sapesse, cosa gli cambierebbe? Per scopare ci vogliono due persone, eppure tutte le colpe sono ricadute su di me. Quindi, be’, sono io l’unica nella merda.

Sabato c’è la partita.”

Ma che cazzo, sembra che lo facciano tutti apposta a menzionarla di continuo. Partita di là, partita di qua. Ieri ho mandato Dominique ad avvisare James che ero ancora in squadra, ma lei mi ha detto che non è esploso di gioia come avrei sperato. Anzi, ha fatto un cenno del capo che, secondo lei, trasudava tristezza.

“Non dirmelo! Potter è impazzito. Abbiamo allenamento ogni giorno. Perché la chiamano tutti la partita del secolo, poi?”

Dovrei essere spaventata o perlomeno sorpresa dal fatto che io e Malfoy stiamo avendo una tranquilla conversazione seduti sul bancone delle cucine alle quattro di notte. “Allenatevi quanto volete, tanto è inutile” ribatte, sarcastico. “Ed è la partita del secolo perché, be’, vi annienteremo in modo epico.”

Siamo solo un Serpeverde e una Grifondoro, un Malfoy e una Weasley, che battibeccano. È così strano e così ovvio al tempo stesso.

Gli occhi grigiastri di Scorpius sono fiocamente illuminati dalla luce di alcune candele. Anche al buio, o quasi, è impossibile non notare quanto sia bello. Fa un sorriso sghembo, convinto di avermi zittito con la sua battuta, e la fossetta sulla guancia sinistra diventa più marcata. È davvero un peccato che sia così stronzo.

“Come no, Malfoy. Nei tuoi sogni.”

“Vuoi scommettere?”

“E cosa scommetti? Uno zellino?” ribatto, ironica.

“No, non c’è gusto!” si fa serio e sposta i capelli biondo cenere dagli occhi. Guardo altrove. “Se vincono i Serpeverde, dovrai urlare a tutta Hogwarts che non abbiamo fatto sesso.”

Rabbrividisco e arrossisco insieme. Resto zitta per qualche secondo, disorientata. “Lo sai?”

Scorpius inclina la testa, divertito. “Lo so cosa? Stavo solo scherzando! È ovvio che non abbiamo fatto sesso.”

Okay, non lo sa. Fantastico. “Forse è meglio se ti dico una cosa...”

“Non dirmi qualcosa tipo: “Sono incinta di tuo figlio” perché potrei morire. Sul serio, per quanto fossi ubriaco, sono sicuro che non lo abbiamo fatto.”

Non capisco perché debba rendere ogni cosa così tremendamente imbarazzante. Sento che potrei sprofondare. “Non sono incinta di tuo figlio! E so che non sono stata con te, ma... be’, come dire. Tutta la scuola lo pensa.”

Alza le sopracciglia fino all’attaccatura dei capelli – insomma, si fa per dire. “Molto divertente, Rose.”

Mi ha chiamato per nome.

Mi ha chiamato per nome.

Mi ha chiamato sul serio per nome?

È una delle prime volte in cui lo fa. Registro mentalmente il modo in cui lo pronuncia, il suo modo di arrotolare la r e allungare il suono della s, come se volesse conservare il più possibile nella sua bocca il suono del mio nome.

Potrei morire, ma adesso non ho tempo per pensarci. Anzi, non dovrei nemmeno pensarci! “Sul serio. È stato Lorcan a diffondere la notizia... quindi noi tre siamo gli unici a sapere la verità. Be’, immagino che lo sappia anche la tua ragazza.”

Pronuncio quell’appellativo caricandolo di più disprezzo e distacco possibile. Lily Potter si è trasformata nella sua ragazza, non è più mia cugina. Annuisce. “Perché l’ha fatto?”

Faccio spallucce. “Non lo so, ha un piano o qualcosa del genere.”

“Dio, quel figlio di puttana non mi è mai stato simpatico” grugnisce.

Freddo e imperturbabile, Scorpius Malfoy affronta il problema come ogni altra cosa nella vita: come se non lo riguardasse, e, soprattutto, come se non gliene fregasse un cazzo.

 

“E come dovrei vederti, scusa?”

Penso a mia cugina Lily, al suo braccio esile sempre avvinghiato a quello di Malfoy.

Penso a Scorpius, al suo modo di accarezzarle i capelli ramati e a trattarla come una principessa.

Penso a lui che mi insulta, evita, ignora, disturba.

È un ipocrita.

E lo sono anche io.

“Sono una ragazza anche io.”

L’alcol deve avermi ucciso il cervello.

Basta un passo per annullare la distanza che c’è tra noi due.

Bastano delle labbra che si sfiorano per cambiare tutte le carte in gioco.

 

“Non importa” aggiunge dopo qualche attimo di silenzio, “me ne fotto di quello che dice la gente.”

“Sì, tu puoi anche fottertene” sbotto, brusca, “ma io no.”

 

“Ma sei impazzita?!”

 

“Ma se sei stata tu quella che...!” inizia, non riuscendo a trattenersi, ma poi sembra pentirsene. Sono stata io ad averlo baciato, ecco cosa voleva dire. “Senti, mi dispiace. Dobbiamo fare qualcosa.”

Improvvisamente ci ritroviamo complici in un affare più grande di noi.

 

Mi spinge via in malo modo.

Il punto in cui mi ha toccato scotta ancora rovente.

Cosa ho fatto?

“Oddio, io…”

“Guarda un po’ chi si vede!”

La voce di Lorcan annuncia l’alba della tragedia.

“Chissà cosa penserà la tua amichetta.”

 

“Se Serpeverde vince, dirai a tutta Hogwarts la verità. Se Grifondoro vince, la dirò io.”

 

“Ti prego, non farlo! È stato un errore.”

“Troppo tardi, Rosie.”

 

“Sei un degno codardo” arriccio il naso. “Ti hanno Smistato nella Casa giusta.”

“Paura di perdere, Weasley?”

“Affatto” esclamo. “Inizia già a scrivere il tuo discorso.”

“Che succede qui?”

Il suono tonante della voce di Gazza ci distrae dalla nostra conversazione. Afferro svelta il Mantello dell’Invisibilità e cerco di coprire entrambi, ma distanti come siamo è impossibile. Sono costretta a rannicchiarmi accanto a Scorpius, le nostre teste che si sfiorano. Non ho coraggio di guardarlo e sento di essere arrossita. Il mio mignolo, involontariamente, tocca il suo e faccio un gesto brusco dettato dal panico. Malfoy mi intima di smetterla posandosi un dito davanti alle labbra.

“Signor Weasley! Signor Potter! So che siete voi due.”

Gazza ha ovviamente pensato che si tratti dei miei cugini Fred e James. Di sicuro non si aspetterebbe di trovare in una situazione del genere i due Prefetti di Grifondoro e Serpeverde. Gli bastano due passi per arrivare esattamente davanti a noi. Disperata, strizzo gli occhi in preda al terrore, per poi scorgere l’espressione divertita di Scorpius e alzare gli occhi al cielo. Ma fa sul serio?!

Tre minuti dopo, Gazza decide finalmente di mollare l’osso. Ho contato ogni secondo che mi separava dalla libertà con angoscia e, dopo che se n’è andato, balziamo giù dal bancone con estrema attenzione.

Sarà la milionesima volta che rischio di essere beccata da Gazza mentre non rispetto le regole, ma di sicuro non mi sarei mai aspettata che un giorno sarebbe successo con Malfoy come complice.

“Devo accompagnarti ai Sotterranei, vero?” sbuffo.

Lui fa un sorriso sghembo ed eloquente.

Dopo esserci salutati in un modo piuttosto imbarazzante, a metà tra l’astioso e il connivente, torno al dormitorio con un pensiero fisso: o sabato vinco quella partita, o sarò ancora più fottuta di quanto non sia già.

 

*

 

Non è coraggioso chi non ha paura, ma chi va avanti comunque, anche con la paura addosso.

Albus è gay.

Faccio ancora fatica a realizzarlo, non perché non me l’aspettassi, ma perché ho sempre pensato che, se lo fosse stato, me l’avrebbe detto – lo avevo sempre dato per scontato: niente segreti tra di noi.

Certo, non ha mai avuto una ragazza e nemmeno ne ha mai commentata una. A parte questo, però, non avevo mai scorto altri segnali.

Sento un fastidio continuo alla bocca dello stomaco, perché avrei voluto che me lo confessasse. Pensavo che si fidasse di me, che non mi considerasse alla stregua di tutti gli altri. Anche se ormai io e lui non siamo che polvere e cenere.

Vorrei che Albus fosse consapevole che io non mi permetterei mai di giudicarlo. Una parte di me sa che, se anche si convertisse al Lato Oscuro, gli vorrei bene e non cambierebbe niente, fra noi.

Dai brandelli di conversazione tra lui e Nott mi è parso subito chiaro che lui si ripudia… e il tutto perché gli piacciono i ragazzi.

Mi immagino Albus tentare di fare coming out, a casa. Non oso pensare alla reazione di James… e di Lily. E di tutti gli altri.

Me lo immagino mentre si inventa gli scenari più pessimisti e disparati di cosa potrebbe succedere, disperandosi.

Forse, Nott è la sua spalla su cui piangere.

Vorrei esserlo io.

Ed è per questo che la mattina mi presento a fare colazione allo stesso orario di tutti gli altri. Mi risuonano in testa le parole del professor Neville, e mi convinco che devo provare ad affrontare le mie paure, e soprattutto devo provare ad aggiustare le cose.

Dominique mi fa un cenno con la mano ma io supero il tavolo dei Grifondoro a testa alta, dirigendomi da un’altra parte.

Ossia, al tavolo dei Serpeverde.

Ad ogni passo, mi ripeto che niente andrò storto, che ce la posso fare, che devo credere in me stessa. Ad ogni passo, conquisto fiducia. Ad ogni passo, raggiungo una versione migliore di me stessa.

I Serpeverde sono increduli. Anzi, non solo i Serpeverde. Tutta la Sala Grande è girata ad osservarmi, sprofondata nel silenzio più teso che io abbia mai percepito.

Distinguo l’espressione terrorizzata di Lysander, che tuttavia sventola la mano nella mia direzione e intima al ragazzo al suo fianco di farsi più in là per farmi spazio. Quando prendo posto, ho tutti gli occhi puntati addosso, avidi, in attesa di assistere allo spettacolo più emozionante dell’anno.

“Ciao, Albus.”

È seduto esattamente di fronte a me, con Malfoy e gli altri vicino. Non ho tempo di osservare le loro reazioni, ma sento perfettamente, da sotto il tavolo, il calcio di Lysander.

Il mio amico non risponde. Tiene lo sguardo basso, concentrato a osservare il bacon abbrustolito servitogli da un Elfo Domestico.

Qualche posto in là, Lorcan osserva la scena gelato sul posto. Qualcosa è andato storto nel tuo piano, Scamandro?

“Sai, è inutile fare di tutto per essere accettato nel gruppo se il primo a non accettarti sei tu.”

Il mio tono non è velenoso o sarcastico, ma sinceramente affettuoso. È evidente che gli sto parlando come se tra noi nulla si fosse rotto. Albus solleva impercettibilmente il capo, rifiutandosi però di guardarmi. Se lo conosco ancora bene, tuttavia, so di averlo colpito nel punto giusto.

“Hai preso le difese di tua sorella e non posso biasimarti per questo. Ma ti consideravo il mio migliore amico, Albus. E hai preferito compiere la scelta più facile.”

Ancora nessuna reazione. Lysander, al mio fianco, continua a sventolarsi la mano davanti al viso per non svenire. Malfoy è imperturbabile come al solito, mentre Nott sembra addolorato, quasi avesse capito tutto.

“Spero che un giorno cercherai anche tu di riaggiustare la nostra amicizia.”

Non ho le forze di aggiungere altro. E, proprio quando ho perso la speranza, Albus alza gli occhi dal piatto tuffandoli nei miei.

Quel verde smeraldo una volta tanto familiare ora è come se non lo riconoscessi più.

Mi fredda con lo sguardo, Albus. Gli bastano poche parole. “Vattene. Qui non sei la benvenuta.”

Penso che normalmente una risposta del genere mi avrebbe fatto infuriare, scalpitare, perdere le staffe – per questo motivo, credo, Lysander mi stritola il braccio. Al contrario, in questo momento mi sento calma. Ferita, certamente, ma non incazzata – la rabbia ha lasciato spazio alla delusione più profonda. “Ti ricordi quando tutti dicevano che eri un vigliacco e io ti difendevo sempre, perché non ho mai creduto che lo fossi veramente? Be’, adesso devo ricredermi.”

Faccio per alzarmi e andarmene, perché la mia missione si è rivelata un fallimento. Più guardo Albus e più quel ragazzino che mi prendeva la mano per andare a lezione scompare. Lysander, però, si schiarisce la voce e balbetta: “Lei è con me, può stare qui.”

Mi sento così fiera le rare volte in cui Lys tira fuori gli artigli. Gli rivolgo un sorriso e addento la mia brioche fumante, ma Albus non intende cedere: “Sei una Grifondoro. E soprattutto una bugiarda. Ripeto che non sei la benvenuta, qui.”

Mi convinco di essere finita in un incubo. Al non può davvero star pronunciando quelle parole. Non oserebbe. Raddrizzo le spalle e, indicando la mia spilla da Prefetto, dico con quanta più arroganza mi è possibile: “I Prefetti vanno rispettati, non insultati con offese che inneggiano all’odio tra le Case, Albus. Meno dieci punti ai Serpeverde.”

Tra le Serpi nasce un violento baccano, tra chi grida all’ingiustizia e chi declama di voler picchiare “quell’idiota di Potter”. L’unico serafico, nella folla, è Lorcan, che si gode la scena a braccia conserte.

C’è qualcun altro di estremamente tranquillo, qui. Qualcuno che ha evidentemente un piano in testa – ovvero, Malfoy, che alza la voce ed esclama: “Complimenti, Weasley. Meno venti punti ai Grifondoro per avere abusato del tuo compito di Prefetto, un gesto dettato da irrazionalità e perdita di controllo, come sempre.”

“Scusa?!”

Se prima riuscivo a mantenere un architettato atteggiamento composto, ora Malfoy mi fa implodere. Dal tavolo dei Grifondoro si elevano strepiti e urla. In un momento di silenzio, però, sono io a levare la voce: “Vogliamo raccontare a tutti dov’eri ieri alle quattro di notte, Malfoy? Perché non penso che te la caveresti con venti punti.”

Scorpius strabuzza gli occhi e finalmente si lascia scalfire da qualcosa, al posto di restare fastidiosamente impassibile. “Ma se c’eri anche tu con me!”

Oh cazzo. Oh cazzo oh cazzo oh cazzo. Non appena pronuncia quella frase, ci rendiamo conto entrambi, con una smorfia di terrore, di che cosa può sembrare quanto ha detto.

La Sala Grande esplode in esclamazioni scioccate. Tutti iniziano a scambiarsi sguardi sconvolti. Qualcuno, addirittura, si passa degli zellini, urlando di aver vinto la scommessa.

Mi spiaccico una mano contro la faccia, disperata.

Adesso tutta la scuola pensa che io e Malfoy, ieri sera, l’abbiamo fatto.

Di nuovo.

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

 

Quanta tenerezza vedere Neville nei panni di professore!

E quanto bello è stato descrivere questo primo momento tra Rose e Scorpius, nelle cucine.

Finalmente si sa cos’è successo quella fatidica sera…

E sembra proprio che Rose si sia messa ancora più nei guai, dopo quella confessione in Sala Grande!

Fatemi sapere che ne pensate!

Giulia

 

   
 
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