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Autore: karter    13/08/2019    0 recensioni
[Alternative Universe]
[Aggiornamenti Mensili]
[Il capitolo 8 partecipa all' iniziativa Crack&Sfigaship Day organizzata sul forum FairyPiece - Fanfiction&Images]
Bibi è la figlia del Ministro degli Esteri.
Marco è orfano.
Bibi ha sempre vissuto nel lusso e avuto tutto ciò che desiderava.
Marco ha sempre dovuto lottare con il sangue e con i denti per ottenere ciò che voleva
Bibi ha già una strada da percorrere, l'hanno scelta altri per lei
Marco sa cosa vuole dalla vita, ma la strada per raggiungere il suo obiettivo è piena di ostacoli
Un giorno questi due universi si incontrano e, contro ogni logica, Marco e Bibi si innamorano.
Sulle note della canzone "Angeli nel ghetto" ripercorreremo insieme, in ordine casuale, alcuni momenti della loro storia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Marco, Nefertari Bibi
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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anche a piedi correrò
si mi chiami
ed il cuore batterà
nelle mani


 

Il pub nel quale lavorava non era mai stato così pieno. I  tavoli erano fitti di persone e anche la fila vicino al bancone faceva alquanto impressione. Da quando era stato assunto, circa un anno prima, era la prima volta che vedeva tanta gente. Non che gli dispiacesse, magari avrebbe avuto anche qualche mancia in più, però sapeva già che sarebbe rientrato a casa distrutto il mattino seguente e con Ace che si sarebbe alzato due ore dopo per andare in officina poteva scordarsi di continuare a dormire. Quel ragazzo era peggio di un elefante in un negozio di cristalleria quando si muoveva, specie la mattina.
Scosse il capo sconsolato a quel pensiero prima di riprendere il suo turno tra i tavoli. Non era il caso di indispettire Shakky. Per quanto fosse una persona fantastica non sopportava si perdesse tempo nei momenti di pienone.
-Due rosse medie, una bionda piccola, due amoro del capo, uno liscio e un rum e cola- disse passando il foglietto con l'ordinazione a Bonny, quella ragazza era una barman fenomenle, rapida e precisa.
-Porta questi al tavolo sette- gli rispose lei porgendogli il vassoio appena preparato e mettendosi subito all'opera con il nuovo ordine, prima di vennir intercettato da Kidd che gli strappò il vassoio dalle mani indicandogli il telefono.
Il biondo lo guardò un attimo incredulo. Non era dal rosso fare una cortesia ai suoi colleghi, invece non solo aveva portato l'ordine al tavolo al posto suo, anzi, gli aveva anche fatto capire che lo cercavano a telefono.
Trattenendo un sorriso Marco scosse il capo prima di andare a vedere chi fosse. Sperava solo non fosse  di nuovo Vista che gli diceva che avevano dato fuoco alla casa. Sarebbe stata la quarta volta in un mese e gli pareva un tantino esagerto.
-Sono Marco, chi è?- disse non appena prese la cornetta tra le mani aspettandosi di sentire il solito schiamazzo causato dai suoi tre coinquilini che si disperavano per il macello combinato.
Invece nulla di tutto ciò, dall'altro lato si sentiva solo un sospiro strozzato, che lo lasciò interdetto.
Chi poteva essere? Se fosse stato uno scherzo di quella massa di manigoldi li avrebbe trucidati al suo rientro.
-Pronto?- provò a chiedere ancora una volta -Ace, se è uno scherzo...- iniziò, prima di venire interrotto da un debole sussurro che chiamava il suo nome.
Conosceva fin troppo bene quella voce!
-Bibi- la chiamò nel modo più dolce del mondo -Che succede, principessa?- le chiese tentando di calmarla con la sola voce.
Sentiva i suoi singhiozzi attraverso il telefono e la cosa non gli piaceva per nulla, anzi! Odiava vederla piangere, sentire i singhiozzi abbandonare la sua gola e le perle salate scivolarle sulle guance. Lo faceva infuriorare sapere che qualcuno aveva osato farle del male e non sapere a chi dover spaccare la faccia.
-Marco- lo chiamò ancora una volta tra i singhiozzi.
Il biondo era letterlamente fuori di sé. Cos'era successo da aver ridotto la sua principessa in quelle condizioni?
-Principessa, dove sei?- le chiese nel modo più dolce possibile.
Non doveva farle percepire la sua ira, era già sconvolta di suo, non voleva finire di spaventarla.
Attese con ansia che la ragazza gli rispondesse e dopo averle assicurato che l'avrebbe raggiunta al più presto mise giù dirigendosi a passo di marcia verso l'uscita. Non gli importava se andar via in quel modo gli sarebbe potuto costare il lavoro. Bibi aveva bisogno di lui in quel momento e nulla l'avrebbe mai potuto fermare dal raggiungerla.
Corse come un folle, maledicendosi per aver lasciato la macchina a Jews quella sera che doveva portare a cena la sua nuova fiamma. In quel momento gli avrebbe fatto davvero comodo dato che la sua destinazione era praticamente dall'altra parte della città e a quell'ora non giravano nemmeno gli autobus. Nonostante tutto, però, Marco non si fermò mai. Aveva il cuore a mille, i polmoni che bruciavano e la milza che chiedeva pietà, ma la sua forza di volontà era più forte. Non si sarebbe fermato per nessuna ragione. Doveva raggiungerla, a qualsiasi costo.
Stava per cedere, il suo corpo stava per arrendersi  quando la vide. Era seduta su una panchina, rannicchiata su se stessa, con indosso una semplice magliettina di cotone. Doveva star letteralmente morendo di freddo con quel gelo. Sorrise nonostante tutto. Era arrivato, finalmente ce l'aveva fatta!
Senza perdere ulteriore tempo la raggiunse e si sedette al suo fianco prima di tirarla verso di sé stringendosela forte contro il petto, per riscaldarla con il suo calore. Avrebbe voluto farle indossare la sua giacca per riscaldarla, ma nella fretta l'aveva lasciata al locale. Si diede mentalmente dello stupido per quella dimenticanza, sprando che il suo solo abbraccio bastasse a farla smettere di tremare.
-Marco!- sussurrò la ragazza stringendosi al petto del fidanzato.
Nel momento in cui si era sentita stringere aveva subito riconosciuto le sue braccia, il suo prfumo e il battito del suo cuore, che batteva allo stesso ritrmo del proprio quando erano insieme.
-Sono qui, Bibi!- la rassicurò facendole nascere un sorriso sul volto.
Con Marco al suo fianco, anche il buio più nero non le faceva paura.








 
  
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