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Autore: Rack12345    14/08/2019    1 recensioni
[Completa]
Questa storia è ambientata dopo Captain America: Civil War. Dopo la partenza di Bucky per il Wakanda e dopo svariati mesi, gli Avengers si sono riuniti, perchè era inevitabile che rimanessero separati: per salvare il mondo, devono farlo insieme.
Nel loro gruppo è entrata una nuova spia: Alexis Moore. Lei è la nostra protagonista.
La squadra sembra essere in un periodo pacifico, ma dovranno aspettarsi diverse rogne. Combatteranno contro diversi Villain che li proietteranno nel passato, legati alla Germania nazista della seconda guerra mondiale. Alexis verrà sottoposta a varie sfide, sia fisiche che emotive e vedremo quanto sia stratificata la sua personalità e quanto potenziale c'è in lei: non è una spia qualunque come potrebbe sembrare al primo impatto.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New Avengers: Together Saga'
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New Avengers: Together
Capitolo V: Party
 
 
 





Una volta scesa dal jet, Alexis era corsa verso l'ascensore.
Era stanca, non vedeva l'ora di farsi una doccia e sdraiarsi, non necessariamente per dormire, anche solo per riposare i muscoli e le ossa.
Chiamò l'ascensore che fu subito lì e vi entrò trascinando le gambe e sbuffando. Proprio quando le porte stavano per chiudersi vide un braccio dall'esterno bloccarle e la figura di Bucky entrare.
Questo le sorrise lievemente, stanco anche lui si passò al volo una mano sui capelli per spostarli indietro.
-Vai in camera?- le chiese.
Lei annuì distrattamente con un piccolo sorriso, non aveva le forze di essere simpatica ed era sicura che James lo avrebbe capito.
L'uomo cliccò con il braccio di metallo il numero 5 ed avviò l'ascensore.
I due non si dissero nulla durante il tragitto, ma Alexis, appoggiata al fondo dell'ascensore, osservò Bucky con attenzione.
Era poggiato alla parete anche lui, le mani in tasca e il volto rivolto verso l'alto. Forse stava pensando a qualcosa.
Alexis notò che fosse visibilmente stanco. Sotto gli occhi un paio di borse gli segnavano il volto perfettamente squadrato, spegnendo leggermente i suoi occhi turchesi.
Leggermente.
Per fortuna nessuno di loro era rimasto ferito. Bucky aveva solo un piccolo spacco sul labbro inferiore, ma la ragazza preferì non farglielo notare. Si era sentita in imbarazzo quando lui le aveva chiesto come mai fosse così interessata al fatto di dover medicare ogni volta anche le ferite più piccole.
Lei aveva preferito non raccontargli tutta la storia.
I suoi genitori. Tutto quel sangue.
Scosse la testa per cercare di cacciare via quel pensiero che non faceva altro che tornarle alla mente da ormai 4 anni, e Bucky lo notò.
-Stai bene?- le chiese.
Lei lo guardò. -Ehm, sì, grazie, sono solo stanca.-
Lui annuì e questa volta si mise a fissare il pavimento.
La giovane rimase ad osservare l'uomo accanto a lei, senza preoccuparsi del fatto che questo la avrebbe notata senza ombra di dubbio. Probabilmente la stanchezza non la faceva pensare con lucidità.
In realtà si rese conto che l'azzurro vivo dei suoi occhi era davvero difficile da spegnere. E li apprezzò ancora di più  del solito in quel momento di debolezza.  Qualche ora prima li aveva osservati da vicino. Molto vicino.
Troppo vicino, ora che ci pensava meglio. Lì per lì l'adrenalina non l'aveva fatta rendere conto della loro vicinanza, ma ricordava perfettamente anche ora il modo apprensivo in cui lui l'aveva stretta nel suo braccio in vibranio e come i suoi occhi turchesi la stessero esplorando nei minimi dettagli.
Ed ora era lei ad esplorarlo nei minimi dettagli, senza rendersene conto.
I capelli ammassati gli davano un aspetto ancora più trasandato e lui continuava a portarseli indietro in un movimento che metteva in mostra i bicipiti muscolosi.
La ragazza scosse di nuovo la testa.
Si sentì una ragazzina con gli ormoni in pieno sviluppo.
Fu il rumore dell'ascensore che si fermava a risvegliarla completamente.
-Io faccio una doccia velocissima e scendo di sotto a spiegare agli altri cosa abbiamo visto, ci vediamo tra poco.-
Sorpassò James ed uscì in fretta chiudendosi in camera sua.
Non si riconosceva più. Con James si ritrovava sempre persa ad osservarlo e lei non era certo un tipo da fare gli occhi a cuoricino per qualcuno.
Buttò il suo zaino per terra e vi lanciò sopra tutte le sue munizioni, il pugnale, la piccola pistola, abbandonando il tutto ai piedi del letto, e accanto ad essi lanciò gli scarponi neri che le stringevano i piedi da quasi 15 ore.
Tolse la tuta super attillata con qualche difficoltà: era davvero troppo attillata. E sfilò l'elastico che ormai era impicciato nei suoi capelli, strappandone anche alcuni.
Corse in bagno ed aprì il getto dell'acqua facendola scorrere per qualche secondo e si guardò allo specchio, notando che aveva parecchi lividi, ma in particolare ne aveva uno evidente che correva tutto intorno al polso che non riusciva proprio a ricordare come lo avesse fatto.
Senza pensarci troppo si fiondò sotto il getto, ancora freddo, dell'acqua. Non le importava. Era giugno e faceva caldo, non aveva problemi a fare una doccia fredda, anche se per far riprendere i muscoli sarebbe stata perfetta una doccia calda. Aveva però troppa fretta di dire a tutti ciò che aveva visto.
Insaponò in fretta il corpo ed i capelli per poi risciacquare tutto. Uscì dalla doccia senza neanche asciugarsi completamente, indossò una tuta grigia ed una felpa leggera con chiusura a zip dello stesso colore. 
Spazzolò in fretta i capelli e decise di rimanere scalza: non sopportava più nulla a rinchiuderle i piedi.
Corse in camera verso la mensola dove teneva i pochi libri ed afferrò quello di mitologia norrena per poi fiondarsi nell'ascensore e raggiungere i suoi colleghi nella sala riunioni.
 




La giovane passò attraverso la porta che si aprì automaticamente. Nella stanza trovò Bucky, Steve, Sam,  Tony e Natasha che stavano discutendo di ciò che avevano visto.
Sam gesticolava vistosamente disegnando nell'aria con le mani qualcosa di grosso e anche Bucky gesticolava, ed era strano vedere che prendeva parte ad una conversazione in modo così appassionato.
-... Ti giuro Cap, era enorme.. Alexis ha detto un nome strano, orribile, tra parentesi.- disse Sam.
La giovane entrò a lunghe falcate e lanciò il libro sul centro del tavolo.
-Fenrir.- disse buttandosi su una sedia e portandosi le ginocchia al petto. -Questo è il suo nome.-
I presenti la guardarono storditi.
-Ciao anche a te, agente Moore.- le aveva detto Tony.
-Spiegati meglio, Alexis.- disse Natasha. -Come fai ad essere sicura che sia il suo nome? E come lo conosci?-
La giovane si rimise composta sulla sedia e si tirò più avanti incrociando le braccia sul tavolo.
-L'ho letto in quel libro: l'Edda. La raccolta di racconti della mitologia norrena. Ci sono tutti: Thor, Odino, Loki... e Fenrir.-
Steve lo prese ed incominciò a sfogliarlo.
-Va avanti..-disse Tony portandosi una mano al mento e socchiudendo gli occhi interessato.
-Non so quanto di vero ci sia nell'Edda, ma dice che Fenrir, il lupo gigante, è figlio di Loki.-
Gli avegners fecero una faccia disgustata.
-Non credo sia vero, bisognerebbe chiederglielo! Comunque, è un lupo gigante molto cattivo. Non riesco a capire come Synthia Schimdt possa esserne entrata in possesso.-
Si grattò la testa come se stesse pensando.
-Così come non riesci a capire come sia entrata in possesso di quegli scheletri assurdi?-  chiese Sam.
-Scheletri?- chiese Steve.
-Sì.- rispose Alexis. -Scheletri. Beh in realtà so anche chi sono loro, ma non capisco proprio come lei possa essere entrata in contatto con una dea norrena.-
I suoi colleghi avevano facce sempre più confuse.
-Ok, non sapete nulla di tutto ciò. Thor si offenderebbe.- riprese lei. -Non so se i miei colleghi ve lo hanno già detto, siamo stati attaccati, prima di trovare Fenrir, da un mucchio di scheletri vestiti con armature dorate e grossi spadoni e la cosa che mi ha fatto pensare alla mitologia norrena, prima di rendermi conto di Fenrir, è stato il loro vestiario e i loro occhi: due luci accese verdi. Si tratta di Eijnherjar, guerrieri asgardiani, che in teoria sono persone reali in carne ed ossa ed hanno occhi normali. In questo caso però avevamo davanti un esercito di Eijnherjar  caduti, declassati, sono i soldati di Hela, la dea dell'oltretomba, della morte.-
Fece una pausa ed osservò i suoi compagni che la osservavano con espressioni corrucciate.
-Come sai tutte queste cose, Alexis?- le chiese Bucky.
-Oh ehm.. sono un'appassionata, da sempre. Comunque è tutto chiaro fin qui?-
Steve si alzò in piedi e cominciò a camminare, lentamente, verso la finestra per poi  tornare indietro. Stava pensando.
-Tutto chiaro, ma il problema è: come ha fatto una persona come Synthia Schimdt avere il dominio su un esercito asgardiano, buono o no che sia?-
Tony intervenne. -Potrebbe aver  stretto un accordo con Hela?-
-Beh in quel caso..- disse Sam. -.. ci sarebbe solo da dire: oh cazzo.-
Bucky lo guardò torvo.
-Avanti amico, chi vuole avere a che fare con la dea della morte?!-
Alexis sorrise e scosse la testa divertita dalla finta stupidità di Falcon. -Sì Tony, potrebbe. Ma come è arrivata a lei? E' scesa nell'oltretomba? Come si fa a scendere nell'oltretomba?-   
Alexis si ributtò sulla sedia spostandola leggermente indietro e mettendo i piedi nudi sul tavolo in vetro.
-Signorinella, metti giù i piedi.- le disse Tony.
Lei allargò le braccia. -I miei piedi sono appena usciti dalla doccia, i pavimenti sono puliti ed io sono stanca.. perciò..- fece spallucce. -Tornando alle cose serie: io proporrei di chiamare Thor. E' disponibile? O sta ancora piangendo per un'altra finta morte di suo fratello? Lui ci vive con queste cose, magari saprà spiegarci qualcosa in più.-
-Sai sembra che il cervo stia cercando di redimersi. Così ha detto Thor, l'ultima volta che lo abbiamo sentito.-
-Ah sì? Interessante!- fece la ragazza.
Gli altri intorno a lei la guardarono perplessi. Perchè lo trovava interessante?
-Interessante?- chiese Steve.
-Sì, beh, sai Loki è sempre stato il mio personaggio preferito in tutta l'Edda. Poi non so come sia nella realtà, l'ultima volta che l'ho visto sugli schermi a New York non era proprio affabile.- si sentì osservata e troppo giudicata, così riprese il discorso precedente. -Allora, chi chiama Thor?-
-Ci penso io- disse Natasha, che da mezz'ora stava picchiettando con una matita sul tavolo.
-Perfetto!- esordì Tony.
Quest'ultimo con una mossa teatrale prese la giacca e se la poggiò su una spalla reggendola con l'indice.
Già se ne andava?
-Signori,- cominciò -siete tutti invitati questa sera al mio attico, daremo una piccola festicciola ed ho un annuncio importante da fare, saremo solo noi e altre... duecento persone, quindi non preoccupatevi della confusione.-
Tony si defilò subito senza neanche sentire le conferme dei colleghi o rispondere alle domande di Steve. -Una festa?- e di Sam -e perchè?-
Alexis aggrottò le sopracciglia.
Lui e Pepper non stavano passando il più felice dei loro momenti, perchè dare una festa?
La giovane si alzò di scatto facendo scivolare la sedia e corse dietro a Tony, bloccandolo poco più giù nel corridoio che portava all'uscita dove Tony aveva lasciato al sua macchina.
-Ehi!- esclamò lei. -Che fai ci lasci così?-
-Non sto morendo!- rispose quello continuando a camminare.
-Ma ti vuoi fermare?!- urlò lei arrivandogli vicino pochi secondi dopo.
-Non posso! Devo organizzare una festa!-
Lei lo prese per un braccio. - Tony, sei strano. Per che cosa sarebbe questa festa?-
-Non posso voler festeggiare la vita?- chiese lui serio.
-Sì certo, ma non adesso! Voglio dire. Siamo nel bel mezzo di uno scontro con una psicopatica super soldatessa che ha contatti con la dea della morte! Per di più, scusami se te lo dico, tu e Pepper non avevate qualche problema fino alla settimana scorsa?-  la giovane gesticolava animatamente. Lo faceva spesso al contrario di tutto il resto della squadra, a parte Tony, che rimaneva sempre ferma e pacata.
-In teoria la psicopatica vuole solo uccidere Cap e Barnes, quindi..-
-Sai che non è vero. Noi stiamo insieme, sempre. Non si abbandona la famiglia, anche se non di sangue.-
Tony deglutì. La conversazione stava prendendo una piega troppo seria.
-Esatto. La famiglia.-
La ragazza alzò le sopracciglia non capendo.
-Stai cercando di sminuire la situazione? Vuoi concentrare l'attenzione su di te solo perchè Synthia è un problema di Steve e noi ce ne stiamo preoccupando tutti? Certo sarebb..-
-Pepper è incinta.-
La ragazza mantenne l'espressione arrabbiata finché quello che aveva detto Tony non le era giunto al cervello, poi strabuzzò gli occhi.
-Coosa?!?!- esclamò portandosi subito dopo la mano alla bocca che le era rimasta aperta per lo stupore.
-Shh! Abbassa la voce.-
-Stai scherzando?? E da quanto??-
Lui imbarazzato si tormentò le unghie e poi sollevò gli occhi al cielo. -Due mesi.-
-Due mesi??! Te lo sei tenuto per tutto questo tempo!?!-
-In realtà me lo ha detto solo ieri.-
Pepper e Tony. Un bambino. Sarebbe stato un bambino meraviglioso. La ragazza sorrise amorevolmente a Tony che era sempre più imbarazzato. Le venne istintivo abbracciarlo. Era una cosa che non faceva mai, abbracciare. Ma in quel caso era troppo emozionata per non farlo.
-Andrà tutto bene, Tony.- sussurrò lei.
-Tu dici? Io ho una paura tremenda.-
I due sciolsero l'abbraccio.
-Non averne. E' una cosa bellissima.- disse lei portandosi una ciocca di capelli, che ormai erano quasi asciutti, dietro l'orecchio. -Ovviamente non si sa se sarà una piccola Pepper o un piccolo Tony.-
L'altro fece un espressione divertita. -Certo che si sa! Con la tecnologia Stark si può tutto!-
-Oh mio dio, dimmi che è una femmina!-
Lui sorrise guardando la ragazza -Beh ovviamente non è sicuro al cento per cento, ma all'ottantanove sì. Una mini Stark.-
Gli occhi della giovane si illuminarono.
La avrebbe senza dubbio adorata.
-Tony non sai quanto io sia felice.-
-Grazie, agente Moore.- disse dandole un ultimo veloce abbraccio prima di correre via. -Mi raccomando, non spoilerare nulla!-
 
 
 
 




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Il giorno stesso, più tardi..
 
Alexis si svegliò di colpo, rotolando dal letto fino al pavimento.
Rimase a terra incredula di ciò che era appena successo. Stava dormendo tanto profondamente da non essersi nemmeno accorta di aver rotolato su tutto il letto a due piazze ed essere caduta per terra come una pera matura da un albero.
Emise un piccola risata e si diede della psicopatica, poi si tirò su sui gomiti ed osservò l'orologio sul comodino. Questo segnava le ore 19.00.
La giovane strabuzzò gli occhi tirandosi su in piedi di scatto.
-Cazzo! Ho solo mezz'ora!!-  esclamò correndo in bagno ed aprendo il cassetto teneva i suoi unici e pochi trucchi.
Era in ritardassimo per la festa di Tony. Si era addormentata subito dopo la riunione con gli altri membri del gruppo ed aveva dormito per circa nove ore. La dormita che aveva fatto fu per lei talmente rigenerante che non notò più di tanto le sue occhiaie specchiandosi.
Si sciacquò alla svelta il volto per poi truccarsi: un po' di correttore, un po' di cipria per fissarlo, sugli occhi un ombretto blu scuro e tanto mascara. Sulle labbra optò per un color pesca, non voleva apparire troppo seria.  i capelli. fortunatamente lisci, erano a posto così.
Tornò in camera e tirò fuori dall'armadio il suo unico vestito elegante: un semplicissimo vestito blu scuro in chiffon, lungo fino al ginocchio, con la parte superiore in pizzo, così come lo erano le maniche corte.
Ai piedi indossò dei vertiginosi sandali argentati, che riprendevano il colore degli orecchini e della collana, in oro bianco.
In una piccola pochette che aveva già preparato sulla scrivania, inserì in telefono ed uscì dalla stanza correndo, per quanto poteva su quei tacchi assurdi.
Chiamò in fretta l'ascensore e si diresse al parcheggio dove aveva intenzione di prendere una delle auto più veloci del mondo, ma mentre correva sul pavimento liscio e lucido si sentì chiamare da una voce che non sentiva da parecchio tempo.
-Alex! Vuoi un passaggio?-
La giovane si bloccò di scatto.
C'era solo una persona che la chiamava in quel modo.
Si voltò e vide un uomo con i capelli a spazzola, un leggero pizzetto sul mento ed uno smoking nero.
Il cuore le trillò nel petto e fece quattro passi lunghi e spediti per raggiungerlo.
-Clint!-
Una volta raggiunto lo abbracciò quasi stritolandolo. Erano mesi che non lo vedeva, e lui era stato uno dei pochi con cui aveva parlato del suo passato apertamente. Si era comportato con un padre con lei e, anche se aveva deciso di ritirarsi a vita privata con la sua famiglia, lei continuava ad adorarlo.
Il loro rapporto era diverso da quello con Tony. Tony era un padre, un amico, un migliore amico. Clint era un padre, ma un saggio consigliere, più stabile di Tony.
Adorava entrambi allo stesso modo, ma Clint non lo vedeva da molto tempo.
-Ok, piano, basta, mi stai strangolando!- disse lui.
Lei si staccò. -Che cosa ci fai qui?!-
-Beh, Tony mi ha invitato per un annuncio importante e mi ha consigliato di passare a trovarti.-
Lei scosse la testa sorridendo - Mi sei mancato in questi mesi..-
-Anche tu, Alex.- rispose. -Allora, sei in ritardo per la festa, non è da te. Che ti succede?-
Lei inarcò un sopracciglio. -Nulla! Mi ero addormentata, quell'egoista ha dato una festa proprio oggi che siamo appena tornati da una missione, sai?-
-Oh si, Nat mi ha raccontato tutto.-
Lei annuì e guardò l'orologio che aveva al polso. -Dovremmo andare Clint.-
-Oh certo, saliamo su, andiamo con il mio jet, faremo prima.- disse lui incominciando a camminare. -A proposito, sei uno schianto stasera. Ti sei anche truccata? Chi è il fortunato?-
Alexis scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo. -Oh, Dio.. Tu, Legolas!-
 
 
 
Alexis era mollemente appoggiata alla coda del pianoforte nero che attualmente nessuno stava suonando. Gurdava Tony ricevere gli auguri di tutti gli invitati e sorrise nel vederlo così adulto. Vedeva una nuova luce nei suoi occhi e sopratutto l'aveva vista negli  occhi di Pepper.
Un privilegio che lei non avrebbe mai avuto.
Al momento era un privilegio che non voleva, ma non lo avrebbe più potuto avere, non dopo quello che le avevano fatto anni prima.
Il sorriso cominciò a spegnersi quando i ricordi riaffiorarono e il dolore cominciò a divorarle il petto. Fu una specie di illuminazione che l'aveva colta in quel momento esatto, e mai prima. Non aveva mai pensato alla sua condizione da quel punto di vista. Si era spesso ritrovata a pensare che fosse una comodità, ma ora che vedeva Tony e Pepper così felici sentì un vuoto al centro dello stomaco attanagliarla.
Quando Tony aveva annunciato l'arrivo di una piccola Stark, lei aveva sorriso, contenta, ma non si era commossa.
Ora, invece, una piccola lacrima sfuggì al suo controllo. Gli occhi arrossati e le labbra tremanti.
Sorprese se stessa sull'orlo di un pianto, dopo anni che non succedeva.
-Agente Moore?-
Si sentì chiamare da una voce vellutata che aveva iniziato ad esserle familiare negli ultimi giorni.
Si voltò di scatto, asciugandosi in fretta la lacrima e tirando su con il naso, trovandosi un elegantissimo Bucky Barnes davanti.
-Stai bene?- le chiese.
Probabilmente aveva notato sia la lacrima, sia gli occhi arrossati di lei.
La ragazza annuì con un lieve sorriso, ma non riuscì a farlo guardandolo negli occhi.
-Io.. ti ho preso da bere.- disse lui porgendole un cocktail chiaro, con tanto di oliva e ombrellino.
La ragazza, poco esperta, non aveva idea di che cosa fosse, ma lo accettò subito.
-Grazie,- gli disse. -Ne avevo davvero bisogno.-
Bucky aveva notato che la ragazza stesse avendo un comportamento strano.
-Ti va di..- le indicò la terrazza.
La giovane sorrise vedendolo così imbarazzato.
Un soldato d'inverno imbarazzato.
Assurdo.
-Certo.- le rispose lei, capendo che il ragazzo voleva proporle di uscire in terrazza.
I due si appoggiarono al parapetto e Alexis osservò la città dall'alto. New York era pazzesca e tutte quelle luci la rendevano magica. Almeno era così, vista da lassù.  
Barnes la osservava mentre lei ammirava il panorama della città.
-Sei bellissima, comunque.-
La ragazza si voltò sorpresa, dopo alcuni minuti che erano stati in silenzio.
Per la prima volta in quella sera lo guardò negli occhi, rimanendone di nuovo incantata.
-Grazie,- disse imbarazzata. -Anche tu, s-stai bene ecco.-
Stare bene era un eufemismo. Mai si sarebbe aspettata di trovarsi davanti un così affabile soldato d'inverno.
Bucky indossava un completo blu scuro, simile al colore del suo vestito. Sotto una camicia nera gli fasciava alla perfezione il busto scolpito, lasciando intravedere le pieghe del suo corpo statuario.
I capelli, probabilmente per tenerli più in ordine, li aveva legati in un piccolo bun sul punto più basso della testa, ma alcune ciocche sfuggivano alla coda e lui le risistemava in continuazione dietro l'orecchio.
-Grazie.- disse lui bevendo un sorso del suo drink. -Posso chiederti una cosa?-
La giovane annuì, ma temeva cosa le avrebbe chiesto.
-Cosa è successo poco fa?-
Lei alzò le sopracciglia, fingendo di non capire a cosa si riferisse.
-Stavi.. piangendo?-
-Cosa? No, no, ti sbagli Buc.- fece lei scuotendo la testa velocemente.
Lui sorrise dolcemente.
-Vedi, Alexis.- disse lui posandole una mano sulla guancia. -Sarò anche uno a cui è stato congelato il cervello per 50 anni.-
Alexis stava per morire. Era diventata rossa come un peperone e il suo respiro era accelerato violentemente, sentiva il cuore esploderle nelle orecchie. Quella dannata mano sul suo volto la stava facendo impazzire? Bucky aveva anche cominciato a strofinarle il pollice sullo zigomo.
-Ma tu non sei come Natasha.- riprese lui. -Non sai mentire, nonostante il tuo addestramento da spia. E poi..- staccò la mano e mostrò il pollice alla ragazza che vide una macchia nera. -..questo è mascara colato.-
La giovane strizzò gli occhi. -Accidenti!-
-Tranquilla, non hai rovinato nulla e non ti ha visto nessuno. Sei comunque bellissima, Alexis.-
Lei sempre più imbarazzata si portò una mano alla fronte scuotendo la testa, poi prese un fazzoletto dalla sua piccola borsa per pulirsi meglio la guancia e poi riporlo al suo interno.
-Se non vuoi parlarmene, lo capisco.- disse lui concentrandosi ad osservare il contenuto del suo bicchiere. -Scusami, sono solo molto curioso. E..- prese a picchiettare con il dito in vibranio sul bordo del bicchiere. -..E' che io non ti conosco quasi per niente, e questo mistero che ti avvolge, ti rende davvero la cosa, la persona più affascinante che abbia mai visto.-
La ragazza arrossì di nuovo.
-Grazie.. credo..- la giovane si spostò dal parapetto ponendosi davanti a Bucky che si voltò, appoggiando la schiena dove poco prima teneva i gomiti. Questo movimento mise ancora più in mostra i suoi pettorali e la ragazza boccheggiò per qualche secondo.
-Ah Ehm..- cominciò lei. Bevve due sorsi lunghi dal suo bicchiere. -In realtà, anche tu per me sei un mistero, Bucky Barnes. Dopo il disastro che avete combinato qualche anno fa..- disse gesticolando ed indicando Tony e Steve. -Parlare di te era sempre un rischio, soprattutto all'inizio, quando vivevo con Tony. Poi quando ho iniziato a vivere al quartier generale Steve ogni tanto mi ha parlato di te, ma raramente.-
Lui annuì.
-Mi sembra quindi, che siamo entrambi simili.- disse Bucky avvicinandosi leggermente alla ragazza ed abbassando il tono di voce per far sembrare la sua frase successiva più oscura. -Entrambi con un passato misterioso.-
Lei sorrise leggermente, divertita dallo sguardo fintamente minaccioso che aveva assunto James. Più che minaccioso a lei risultò estremamente seducente, tanto che sentì il suo cuore galoppare per un secondo.
-Rinati poi grazie agli Avengers, a quanto pare.- completò, riprendendo un tono di voce normale.
Lei sospirò. -Già.-
Non era solo il passato di Bucky ad intrigarla, era proprio lui lì, in quel momento ad affascinarla, con quel suo aspetto da uomo duro, ma con un cuore tenero da far sciogliere anche lei.
-Sai..- cominciò Alexis. -E' bellissimo tutto questo. Tony, Pepper, la bambina.-
-Ti sei commossa? Non ti facevo così sensibile agente Moore..-
-Nemmeno io. E' la prima volta che mi esce una lacrima da quando..-
Bucky la osservò dritta negli occhi, come se volesse cercare di leggerle nel pensiero.
Alexis, un po' anche per via del cocktail che aveva quasi finito di bere, decise di lasciarsi andare ed aprirsi almeno un po' con lui, che sembrava volerle essere vicino ed arrivava puntualmente a distrarla dai brutti pensieri, senza farlo apposta, ogni volta che lei ne aveva bisogno.
-Da quando sono morti i miei genitori.-
Un silenzio assordante di nuovo colse la ragazza.
Era da moltissimo tempo che non parlava dei suoi genitori e, sopratutto, che non metteva insieme le parole "morti" e "genitori".
Ora con Bucky aveva deciso di tirare di nuovo  fuori l'argomento. Si sentiva legata a lui, anche se lo conosceva da pochi giorni, probabilmente grazie alla prima missione fatta insieme.
Bucky incredulo, non aspettandosi una rivelazione così tutto d'un tratto, battè le palpebre e trattenne il respiro per un secondo o due, ma non disse nulla. Sarebbe stata Alexis a decidere di continuare a parlare o no.
E lei continuò.
-Sono stati uccisi. Da chi? Uno psicopatico con una pistola. Mai rintracciato. Per ora, almeno. Ha sparato a loro. Io sono rimasta nascosta sotto il letto per parecchio tempo, aspettando che lui se ne andasse per poter chiamare un'ambulanza, ma non se ne andava, stava rovistando in tutti i cassetti, probabilmente in cerca di oro, gioielli, posate d'argento. Se avessi avuto il coraggio di uscire da sotto quel letto e di trovare in fretta un modo per bloccarlo, avrei potuto..- la ragazza si bloccò deglutendo  fatica. -..avrei potuto salvarli, avrei dovuto solo tappare  le loro ferite. La pallottola li aveva passati entrambi. Avrei dovuto essere vicino a loro a chiudere le ferite, a fermare tutto quel sangue.-
Bucky ora capiva il perchè della smania della giovane di medicare qualsiasi tipo di piccola ferita. Si sentiva responsabile della morte dei suoi genitori. Ma era una cosa assurda.
-E comunque poi l'ho fatto.- proseguì Alexis.  -Sono uscita da sotto il letto ed ho tentato di pugnalarlo con il fermacarte di mio padre, ma non ci sono riuscita. Lui ha..- un dolore lancinante la colpì di nuovo all'altezza dello stomaco. -..mi ha sparato allo stomaco e sono caduta a terra all'istante.- Le mani a questo punto avevano iniziato a tremarle. Raccontare tutto le stava facendo rivivere quell'incubo, ma sentiva di doverlo raccontare. -Ha preso il fermacarte dalle mie mani ed ha iniziato ad infilzarmi ovunque. Ho una profonda cicatrice che passa... vicino al cuore... e...-
La giovane si sfiorò il ventre con la mano tremante.
-..un'altra cicatrice ce l'ho..- fece una lunga pausa, mordendosi le labbra. -..Mi ha perforato l'ovaio sinistro..-
Alexis portò una mano a coprirsi il volto, come se se ne vergognasse.
Bucky sgranò gli occhi senza farsi vedere dalla ragazza, e gli mancò il respiro.
Ora gli erano chiare tante cose. Gli era chiara la sua voglia di curare le ferite e gli era chiara quella solitaria lacrima che le era scesa quella sera.
Alexis invece si sentiva morire, di nuovo. Come ogni volta che lo raccontava.
Nuove lacrime presero a scenderle copiose dal volto e  desiderò non aver mai tirato di nuovi fuori tutte quelle emozioni. Non credeva che si sarebbe sentita così quella sera e non credeva che le sarebbe mancato così tanto quello che aveva Tony e che lei non avrebbe mai più potuto avere.
Bucky, serio e con gli occhi pieni di compassione, sfilò il bicchiere dalle mani della giovane posandolo su un tavolo dietro di loro, poi si voltò verso la ragazza e la tirò delicatamente a sè per un braccio, per avvolgerla in un abbraccio caldo e sicuro.
Alexis, in preda ormai ai singhiozzi, poggiò la testa sul suo petto e si lasciò cullare. Bucky aveva poggiato il mento sulla sua testa e non aveva detto una parola da quando lei aveva smesso di raccontare.
Aspettò che la giovane si calmasse, poi sciolse l'abbraccio e prese il volto della ragazza tra le mani.
-Tu non meriti di soffrire così.- disse, per poi riabbracciarla. -Lo troveremo, Alexis. Te lo giuro. Pagherà per quello che ti ha fatto.-
 
 
 
 
 
 











Angolo Autrice
Buonasera!
Ecco a voi il quarto capitolo. Cosa ne pensate?
Tony sta per diventare papà. Non potevo non inserire, in qualche modo, la meravigliosa Morgan in questa storia.
Alexis e Bucky si stanno avvicinando sempre di più.
Spero anche di aver reso bene l'dea del rapporto che c'è tra Alexis e Clint.
Comunque immagino che la cosa più interessante di questo capitolo sia il passato di Alexis. Riuscirà Bucky a portare a compimento la sua promessa finale e ad occuparsi anche di Synthia?
Lo scopriremo. Ho grandi progetti!
Ringraziamenti: grazie Nivei, Jess Chan, Lady Tsuki e AsiaLuna per aver inserito questa storia tra le seguite. Ringrazio anche DianaSparks49 per aver recensito lo scorso capitolo.
Recensioni costruttive sempre ben accette!
A presto!
Rack =)
  
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