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Autore: Elgul1    16/08/2019    13 recensioni
In un mondo popolato da esseri sovrumani sta alla polizia cercare di garantire una sorta d'equilibrio, ma quando è la legge ad essere braccata, chi si occupa dell'ordine? Un nemico invisibile inizia a dare la caccia ad ogni eroe che lotta per la giustizia e la polizia brancola nel buio più totale. Starà a Steve e una squadra di agenti scelti scoprire chi si nasconde dietro queste morti brutali e i motivi che guidano il killer verso un piano malvagio e ambizioso.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Justice faceva zapping sul televisore ma era inutile. Ovunque, da dopo l'uccisione della super, non facevano altro che parlare di questo fantomatico killer e di chiudersi in casa durante la notte per evitare brutti incontri. Sbuffò mettendosi una mano fra i lungi capelli corvini.
Nella sua carriera non aveva mai commesso un simile errore e, anche se lo avesse fatto, sarebbe potuto andarsene senza lasciare alcuna traccia ma, con ancora l'incarico da portare a termine, non poteva rinunciare a quei soldi. 
 
Si guardò a sinistra notando, al tavolo della cucina, la figura esile di Karen seduta sulla sedia intenta a contemplare il piatto che aveva davanti da alcune ore. 
Ormai era passato un giorno da quando lui l'aveva aggredita e, sul viso, il livido non accenava a diminuire oltre ad essere violaceo nonostante il ghiaccio che gli aveva dato. 
 
- Dovrei parlarle?- Pensò fra sè e sè confuso sul da farsi. Non era tipo da situazioni simili lui era un soldato cresciuto in un mondo in guerra cosa mai avrebbe potuto dire a una persone semi normale come lei?
" Perché mi stai fissando?" Domandò a un tratto la donna con un sussurrò e interrompendo il suo flusso di pensieri.
 " Io non ti stavo fissando..." Rispose lui con semplicità. "Volevo solo chiederti come stavi tutto qui." Aggiunse di rimando tornando a osservare il televisore con l'ennesimo servizio. 
" Sto meglio grazie." Mormorò lei prendendo per un'istante in mano la forchetta per poi posarla sul tavolo senza aver toccato cibo.
 " Dovresti mangiare..." Borbottò lui severo. " Un soldato dev'essere sempre in forma non si sa mai quando torneremo in azione." Disse recitando, a memoria, una delle tante regole che aveva fatto sua in quel dannato campo. 
" Io non sono un soldato..." Lo rimbeccò lei però. " Sono una persona comune niente di più a cui è stata data una piaga troppo grande da gestire." Aggiunse con uno strano tono di voce e rabbrividendo alla vista della lama del coltello alla sua destra. 
Justice sospirò.- Mi pentirò di quello che sto per fare.- Riflettè alzandosi in piedi e dirigendosi a passi pesanti verso la donna che strabuzzò gli occhi e lo guardò spaventata ma, lui, fece il giro del tavolo e si mise davanti a lei.
" Finiscila..." Sibilò lui lasciando la donna di stucco. " Comprendo che tu e l'altra te siate così diverse però, che tu affermi di essere vittima di una piaga sappi che non è così." Disse ancora con un tono calmo nella voce lasciando sempre più confusa la chimica. 
" Tu, non puoi capire..." Gli rispose lei con il labbro inferiore che gli tremava. " Io sono un mostro..." Gli fece vedere le mani curate. " Guardale!?" Esclamò stavolta con rabbia Karen avvicinandosi a Justice ancora di più e arrivandogli a qualche millimetro dal viso impertubabile del killer.
 " Io sono un abominio. Lo capisci questo?!" Urlò ancora mettendosi in piedi. " Non riesco a fare altro che uccidere, uccidere e ancora uccidere non riesco a farne a meno cosa ne puoi capire tu? Che cosa puoi sapere cosa si prova a essere così pieni di istinti omicidi di voler continuamente sangue di non voler avere alcuni freni e sentirsi come una bomba pronta a esplodere?" Gli domandò infine con le lacrime agli occhi. 
" Tu non sei un mostro..." Gli mormorò con sguardo serio lui restando seduto e rispondendo velocemente. " I mostri non provano dispiacere, non hanno pieta verso il prossimo..." Continuò a dire lui con un tono calmo. " Io lo sono..." Ammise di fronte a lei con una naturalezza che la lasciò di sasso. " Ho ucciso così tante persone, ho fatto del male a così tanta gente che, per me, non c'e alcun modo per redimermi..."Gli mostro la mano destra priva del guanto e colma di cicatrici così diversa dalla sua linda. " Tutto il mio corpo è cosparso di queste, sono come moniti e, ogni giorno, mi ricordano cosa mi hanno fatto diventare..." Gli spiegò ancora serio in viso sostenendo, senza alcuno sforzo, lo sguardo della donna davanti a lui in lacrime. 
" E allora cosa dovrei fare? Come posso andare avanti sapendo che, dentro di me, c'e questa cosa che continua a voler fare del male?" Gli domandò lei. Per anni aveva cercato quella risposta sin da quando aveva avvertito la presenza di quell'entita psicologi, medicine aveva usato il suo stesso corpo con cure sperimentali ma niente quella parte malata di lei continuava a uscire al di la del suo controllo. 
 
" Questo è quello che siamo. Noi uccidiamo per soppravvivere e per andare avanti. Non c'e niente di sbagliato in questo..." Recitò di nuovo le stesse parole che, solo qualche tempo prima, aveva detto a Knife adesso le diceva a quella donna magrolina dall'aspetto spaurito seduta davanti a lui.
" Tu non puoi cambiare quello che è stato o quello che sarà e nemmeno la tua natura..." Le spiegò. " La sola cosa che puoi fare è scegliere tu cosa vuoi essere a discapito di tutto." Concluse. 
 
Karen lo guardò per qualche istante con le lacrime che avevano iniziato a scendergli dagli occhi e, d'impeto, si strinse al collo del killer piangendo sul suo petto.
Lui la guardò confuso da quella manifestazione così strana. Ma, nonostante questo, la lasciò fare e, con le mani che gli tremavano per quella strana situazione strinse la donna a se. 
 
 
-
 
 
Steve si risvegliò nel suo letto  fissando il soffito davanti ai suoi occhi con un espressione abbastanza sfiancata e preso da vari dubbi. Sentì un movimento nelle coperte accanto a lui notando la schiena nuda di Jennifer che si rigirava come era solita fare a letto incurante delle coperte che rubava allo sfortunato che ci dormiva insieme in quel caso lui. 
 
Facendo piano mise fuori i piedi dal letto e, allungandosi con le mani, prese i pantaloni a terra e se li mise cercando di non fare alcun rumore. Ieri, Erika e Shoan, gli avevano mandato entrambi un messaggio dicendo da avere diverse cose di cui parlare l unico, che non si era fatto vivo, era Walter ancora segregato in quella specie di bunker che chiamava laboratorio. 
 
- Devo scoprire che fine ha fatto.- Pensò fra sè e sè mettendosi una maglietta blu con sopra alcune scritte. Preso da un lampo scrisse un messaggio anche a Thomas chiedendo di vedersi quel pomeriggio al solito locale e,sperando, che anche lui avesse qualche notizia. Dopo aver fatto quello un sospiro lo fece voltare notando che, la donna, si era girata ancora rannicchiandosi ancora di più nonostante la sua figura longinea.
 La fissò per qualche istante provando, in quel momento, emozioni contrastanti misto tra pentimento e un qualcosa che poteva essere gioia? Con quel pensiero così confuso scrisse alcune righe a Jennifer e, poi, mettendosi il telefono in tasca, uscì diretto verso la centrale.
 
 
-
 
 
 Erika sorseggiava il suo caffè in tazza al bancone del bar accanto a lei vide la figura corruggiata di Shoan che, a stento, aveva mangiato la sua colazione. 
 
" Allora..." Cominciò a dire la donna girandosi sullo sgabello. " So che hai ricevuto il tuo primo richiamo..." Mormorò ancora ricevendo il silenzio come risposta. " I miei complimenti sei entrato a far parte di una squadra e in polizia da poco e già sei riuscito a distinguerti." Borbottò con un sorriso sul volto dandogli una pacca sulla schiena che fece scriocchiolare le ossa del povero malcapitato. 
" Ti aspetta una gran carriera." Disse ancora cercando di tirar su quell'aria mogia che aveva da quando lo aveva incrociato. 
" Tutta colpa di quel cretino..." Borbottò all'improvviso lui mentre masticava un boccone di uovo e bacon. " Non solo non era autorizzato ma si è anche messo a fare a pugni con dei criminali..." Aggiunse stizzito. " Il comandante mi ha già detto che, se mi ripesca in un'altra situazione così, mi metterà a una scrivania per non so quanto..." Sbottò ancora mettendo più foga nella forchetta che prendeva la roba nel piatto.
 
 " Hai scoperto qualcosa dall'interrogatorio?" Chiese Erika sviando così quel discorso che sembrava aver davvero messo a dura prova la calma di quel ragazzo.
 Lui annuì. " Dopo che il negozio è stato quasi distrutto è stato felicissimo di darci una mano..." Le annunciò il giovane. " A quanto pare ha venduto quel marchingegno a un tizio piuttosto alto sul 1.85 con dei folti capelli castani e degli occhi verdi che, oltre quello, aveva richiesto anche altri oggetti piuttosto particolari." Le spiegò in breve. 
" Che il nostro assassino abbia usato il suo vero aspetto ne dubito fortemente." Riflettè ad alta voce Erika. 
" E' quello che ho pensato anche io ma, una cosa è certa, può aver nascosto i suoi occhi e il colore dei capelli ma, il viso, sono convinto fosse quello..." Rispose lui  sicuro.
 " Tu invece? Cosa hai scoperto?" Domandò invece lui riferendosi alla visita dallo psichiatra. 
" Niente di buono..." Sussurrò la donna. " Quella tizia è matta da legare ma vi dirò tutto quando ci troveremo con Steve voglio dire questa cosa solo una volta." Disse infine senza aggiungere altro. 
" Walter ti ha contattato?" Domandò ancora Shoan mentre si avviavano fuori dal bar e si incamminavano verso la centrale. 
Lei scosse la testa più volte. " Ho provato a chiamarlo ma niente, ho bussato e non mi ha risposto sembra che si stia concentrando su qualcosa di grosso."  Gli rispose mentre attraversavano la strada.
 " Spero solo che sia qualcosa che c'entri col caso perché, sinceramente, stiamo navigando in alto mare." Ammise Shoan abbastanza sfiduciato da quello che stava succedendo.
 " Non la vedo in questo modo..." Replicò contraria la donna. 
" Piano piano stiamo risalendo al nostro assassino solo che, purtroppo, è come afferrare una dannata ombra."
 " E come possiamo prendere un'ombra?" Gli domandò il giovane mentre entrava nella centrale.
 Lei si girò verso di lui.
 " Facendo luce." Rispose sicura e convinta lei mentre si dirigevano verso la loro stanza.
 
 
-
 
 
Se ne stava al buio in quella stanza come, d'altronde, faceva ormai da tempo senza alzarsi se non ogni tanto. 
Ma,  sentendo le notizie al telegiornale, cominciò a stringere con sempre più forza il telecomando nella mano sinistra fin quasi a sentirlo scriocchiolare e a sentire i tasti spezzarsi. 
- Sto perdendo la pazienza.- Pensò l uomo irritato da tutto quello che stava succedendo in quelle ultime settimane. Prima fermavano un loro punto di traffico, poi arrestavano tre dei suoi migliori uomini e, adesso, altri cinque erano andati al fresco facendo anche saltare una delle sue attivita più redditizie.
 
 " Natasha!" Ruggì  colmo di rabbia nella voce mentre spegneva la televisione. 
" Mi ha chiamato capo Sergei?" Chiese la donna rimanendo perfettamente calma nonostante l'urlo appena sentito e stando sulla porta. 
" Chiama tutti i vice immediatamente..." Gli ordinò alzandosi e sovrastando la donna di una ventina di centimetri. 
" Le devo ricordare che non tutti potranno essere presenti visto quello di cui si occupano su suo ordine." Lo avvisò ancora lei con calma notando gli occhi grigiastri del suo capo diventare due fessure mentre veniva preso dalla rabbia. 
" Chiunque possa rispondere sarà gradita la sua presenza. Ti do tempo due giorni." Le comunicò lui mentre, una strana oscurità, sembrava uscire dal suo corpo avvillupando qualunque oggetto facendolo sprofondare nel vortice a poco a poco. 
 
" Sergei, signore le ricordo che, al momento, non possiamo ricostruire l'intera stanza..." Mormorò la donna senza timore. " Sarebbe buona cosa calmarsi." Lo ammonì Natasha ancora ricevendo un ringhio come risposta e una conseguente sparizione dell'oscurita che lasciò gli oggetti mezzi mangiucchiati. 
" Entro due giorni voglio almeno quattro vice oltre a te e tuo fratello in tal caso agirò da solo." Sbottò lui uscendo dalla porta aperta. Mentre il suo boss usciva con quei suoi passi pesanti dirigendosi chissà dove la donna sospirò. - A quanto pare anche Abyss vuole muoversi.- Riflettè mentre, con telefono alla mano, si preparava mentalmente alle numerose telefonate che l'aspettavano quel giorno.
 
 
 
 
" E questo è tutto..." Concluse Erika rivolgendosi ai due uomini dentro la stanza. 
 " Direi che il nostro killer si è scelto proprio una collega coi fiocchi." Ammise Shoan abbastanza colpito da quello che la donna gli aveva appena raccontato.
 "  Sono di certo cose molto utili ma come possono aiutarci a localizzarli?" Domandò Steve abbastanza serio in viso. 
" Questo non lo so ma, almeno, abbiamo qualcosa in più riguardo alla complice. Se troviamo il modo di renderla inoffensiva sarebbe un grosso vantaggio." Replicò Erika convinta notando la strana faccia di Steve. 
" Tu sei riuscito a scoprire qualcosa in merito a quella notizia del gruppo mafioso distrutto?" Chiese Shoan prima ancora che Erika potesse chiederlo. 
Steve tossì e annuì. " Si, ho confermato che la voce purtroppo è vera questo tizio ha davvero compiuto quell'impresa." Annunciò loro bofonchiando. 
" Tutto qui?" Gli domando Erika abbastanza allibita da quelle poche parole.
 " Non ci sono testimoni e nemmeno indizi?" Chiese ancora. 
" Niente di niente..." Confermò lui. " Quel tipo ha fatto terra bruciata. L'unica cosa su cui possiamo basarci è la descrizione fatta da quel vecchio a Shoan." Rispose ancora indicando il giovane. 
 " E, inoltre, Thomas forse è riuscito a localizzare dove potrebbe nascondersi anche se si tratta di una zona davvero fin troppo vasta che a noi, gruppo di tre, potrebbe farci spendere fin troppo tempo."
 Erika stava per replicare quando la porta si aprì di botto mostrando la piccola figura di Walter con due profonde borse sotto gli occhi.
 
 " Eccomi qua!" Urlò col corpo che tremava per la stanchezza e per il fin troppo caffè ingerito in quei giorni. 
" Tutto ok?" Gli chiese Steve alzandosi in piedi notando come, il vecchio si muoveva. 
" Si, avrò bisogno di dormire dopo per qualche ora ma, devo assolutamente dirvi questa cosa." Proruppè lui mettendosi a sedere di botto. 
" Cosa ci devi dire?" Domandò stavolta Erika. 
" Vi devo dire cosa ho scoperto su quelle sfere e, soprattutto, cosa penso che il killer stia cercando." Gli annunciò lui pronto a vuotare il sacco di quello che aveva scoperto.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 33 :D finalmente vi mostro anche il caro Sergei.
Spero che il capitolo vi piaccia grazie a chi legge e recensisce ci vediamo presto.
   
 
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