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Autore: Athelye    16/08/2019    1 recensioni
Capelli decolorati, occhi di ghiaccio, aria misteriosa e da delinquente.
Sorriso da mille watt, occhi vispi e allegri, un'ingenuità senza pari.
Un gruppo di amici, una scommessa, e un mese e mezzo per vincerla.
Basta dimostrare che l'apparenza inganna, sarà davvero così?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Exactly Another Teen Story

Capitolo XIV – A Lie To Believe In


I piani di Killua di non cercare Gon e anzi, evitarlo se possibile al rientro a scuola, andarono in frantumi con la realizzazione che poteva tranquillamente evitarlo entro l’edificio, ma non agli allenamenti. E visto che la prima domenica dell’anno avevano la loro prima partita ufficiale, quella settimana avevano allenamenti tutti i santi giorni.
Era stato terribile svegliarsi con una trentina di notifiche dal gruppo della squadra, con Razor che ricordava loro che quel pomeriggio li aspettava. E suonava molto come una minaccia.
Imprecò sottovoce mentre scendeva dalla moto ed entrava negli spogliatoi. Con una rapida occhiata, esaminò i presenti alla ricerca del proprio migliore amico. Fu sollevato nel vedere che non fosse ancora arrivato.
Il tempo di cambiarsi e andò in campo per scaldarsi. Dopo qualche minuto vide muoversi sugli spalti una ragazza conosciuta. Solo una persona poteva avere quei capelli blu, e se era arrivata lei, Gon probabilmente era negli spogliatoi.
Sbuffò, mentre continuava a fare stretching insieme ad altri ragazzi della squadra.
Finalmente anche Gon entrò in campo, insieme ad altri due, e Razor fischiò l’inizio del riscaldamento.
I due ragazzi non si parlarono, rimanendo a debita distanza uno dall’altro, ma continuarono a lanciarsi occhiate di vario genere.
Quando iniziarono a giocare, Razor divise i ragazzi in due squadre avversarie da cinque, Killua in una e Gon nell’altra. Il fatto di averlo di fronte, non aiutò affatto Killua a rimanere concentrato sul gioco, e, quasi inconsciamente, il ragazzo era portato a mirare contro il moro con le sue schiacciate.
Alla fine del primo set, si sentì chiamare dall’allenatore. D’altronde se lo aspettava.
“Zoldyck, io non so cosa ti abbia fatto Freecss, né lo voglio sapere. Ma se proprio vuoi prendertela con lui, fallo fuori dal campo.” Lo riprese l’uomo. “Mi servite tutti in forma per domenica.”
Lui annuì, in silenzio, guardando l’amico con la coda dell’occhio. Il moro si girò verso di lui con aria confusa.
“Ora torna lì, e gioca come dio comanda!”
 
A Gon facevano un male cane gli avambracci. Killua non aveva fatto altro che schiacciare su di lui per un intero set, e non è che i tiri del ragazzo fossero proprio debolucci. Quello l’aveva capito subito, da quella volta a palla avvelenata, quando si era beccato una sua pallonata in piena faccia.
Nonostante la carnagione olivastra, la sua pelle tendeva chiaramente al rosso violaceo sulle braccia.
Eppure non capiva. Perché sembrava che ce l’avesse con lui? Cosa gli aveva fatto?
Scosse la testa. Beh, un’idea ce l’aveva, ma aveva sperato di poterne parlare con calma, non che l’altro lo prendesse a pallonate fino a rompergli le ossa.
Dopotutto voleva solo essere suo amico. Era quello che voleva anche Killua, no?
Razor lo chiamò da parte, e Gon lo seguì con lo sguardo, lanciandogli un’occhiata interrogativa. Quando tornò in campo non scagliò più la palla contro di lui, se non una sola volta.
La sua espressione era indecifrabile, e ancora una volta Gon si ritrovò a chiedersi cosa diavolo passasse nella mente del ragazzo, cosa ci fosse dietro quelle iridi così profonde e blu.
Era arrabbiato? Confuso, come lui? Offeso?
Gon si sentiva terribilmente in colpa per una delle notti più belle della sua vita, perché, per quanto fosse sbagliato essere andato a letto con il suo migliore amico, forse complice l’alcool, si era sentito così bene fra le braccia dell’altro.
La partita, ovviamente, finì con la vittoria della parte di squadra con Killua. Razor gli fece fare qualche esercizio perché sciogliessero i muscoli, e Gon si perse ad osservare i movimenti delle braccia dell’amico.
Negli spogliatoi, i ragazzi commentarono le rispettive prestazioni in campo.
“Ehi Zoldyck, eri elettrico stasera!” Esclamò un ragazzo dalla carnagione un po’ più scura di Gon.
“Grazie Hattori, anche tu non sei stato da meno.” Rispose Killua, sedendosi su una panca per bere.
“Vorrai scherzare? Ha fatto delle alzate pessime!” Commentò un altro, con i capelli rossicci.
“Parla per te, Mamiya!” Gli fece la linguaccia quello.
“Non perdere la carica!” Disse uno, con i capelli di un nero bluastro.
“Oi Freecss, anche tu sei andato alla grande oggi! C’è andato giù pesante con te, non era facile..” Osservò un ragazzo castano.
“Kuroba, dici così perché ho dovuto smettere di mirare contro di te o ti avrei rotto un polso?” Killua inarcò le sopracciglia con un sorriso di sfida.
Quello rise, ma annuì. “Al posto suo, sarei con le braccia ingessate, è vero.”
La stanza si riempì di vapore.
“Tsuda, abbassa quella cazzo di temperatura! Di qua c’è la nebbia!” Gridò verso le docce Hattori.
La risposta arrivò ovattata dal rumore dell’acqua che scorreva. “Ma se io faccio sempre la doccia fredda! È Hiraga che si lava in un vulcano!”
Rimasero a scherzare un po’ fra loro, ma Gon non mancò di notare che, esattamente come lui, Killua non si stava preparando ad andarsene. Stava facendo alcune cose, sì, ma stava chiaramente temporeggiando: beveva piccoli sorsi d’acqua, controllava il cellulare, cercava cose nella sacca. Era chiaro che stesse aspettando che se ne andassero tutti. O forse no?
Gon non era certo, ma gli venne in mente che forse il ragazzo non stesse aspettando gli altri, ma che se ne andasse lui. Prese tempo nello stesso modo, finché gli altri non se ne andarono tutti.
Nel frattempo, Killua era andato a farsi la doccia. Gon decise di fare lo stesso, così si spostò nel vano adiacente dopo essersi spogliato.
Si trovò davanti di nuovo quel bellissimo tatuaggio sulla schiena perlacea dell’amico. Sotto lo scorrere dell’acqua i colori sembravano ancora più brillanti. Arrossì un po’, rendendosi conto di star fissando il suo corpo nudo. Distolse lo sguardo, imbarazzato.
“Non ti dirmi che ti imbarazzi adesso.”
Killua non si era girato, non poteva averlo visto, ma aveva capito comunque le sensazioni di Gon. I suoi sensi quasi sovrannaturali l’avevano sempre affascinato. Anche se in quel momento il suo stomaco fece una capriola per la frecciatina.
Il ragazzo si passò la mano fra i ricci bagnati color argento, sospirando, e Gon deglutì, al ricordo della sua mano fra le ciocche morbide e lucenti dell’altro.
Lo affiancò, accendendo l’acqua a sua volta per lavarsi. Killua accanto a lui si stava sciacquando i capelli, scuotendo la testa sotto il gesto dell’acqua, facendo così arrivare gli sbuffi di schiuma e acqua su di lui. Non ne era sicuro, ma pensò che quello glielo stesse facendo per dispetto.
Schizzò un po’ d’acqua saponata nella sua direzione, e pronto arrivò il contrattacco.
Killua girò il viso verso di lui, con un sorrisetto furbo sulle labbra, che – oh, dio – fece perdere un battito a Gon. Il ragazzo gli lanciò in faccia l’acqua raccolta in una mano, costringendolo a strizzare gli occhi per chiuderli e arricciare il naso in una smorfia infastidita. Si voltò di nuovo verso di lui e gli fece una linguaccia.
L’altro rise, con un’espressione così luminosa che Gon pensò avesse illuminato la stanza a giorno. O forse stava aspettando un sorriso da parte dell’amico da così tanto che gli sembrava così.
Si guardarono per qualche secondo negli occhi, sorridendosi. Era l’acqua che li rendeva così brillanti?
“Uhm.. Hai un bel tatuaggio.” Disse Gon, cercando un pretesto per parlare.
“Grazie.” Rispose quello, tornando a sciacquarsi. “Sai che è legato a ciò che sono, vero?”
Il moro annuì. Sì, quel tatuaggio era tanto bello quanto pericoloso, l’aveva capito subito, ma in quel momento aveva solo voglia di tracciarlo con le dita. Quella notte l’aveva paragonato a una pagina bianca da scrivere, ma a mente lucida il suo corpo somigliava più a una tela che qualcuno aveva già iniziato a dipingere.
“Al lavoro della tua famiglia, dici?”
“Anche il mio, sì.”
“È comunque bellissimo.”
Era rilassante avere lo scrosciare dell’acqua come sottofondo. I secondi di silenzio fra loro non pesavano con quello. Più o meno.
“Gon.” Sospirò. “Non girarci intorno, ti prego.”
“Disse quello che mi evita da ventiquattro ore.”
Touché, pensò Killua, guardandolo ora con la coda dell’occhio. Si voltò totalmente verso di lui dopo aver spento l’acqua.
“Bene allora, ora sono qui. Ti ascolto.” Alcune gocce gli scivolavano lungo la mandibola, accarezzandogli i lineamenti tesi in un’espressione seria, e poi giù sul collo e sulla clavicola.
Gon non si era preparato un discorso o che, ma cercò ugualmente di radunare i pensieri. Spense l’acqua e deglutì, sostenendo lo sguardo dell’altro.
“Ecco.. Volevo dirti che mi dispiace. Abbiamo bevuto decisamente troppo entrambi, e forse in quel momento ci ho preso un po’ la mano e ho approfittato della situazione. Non voglio perdere il mio migliore amico per.. Una partita persa a birra-pong?”
Killua inarcò un sopracciglio, ascoltando. Era piuttosto sicuro che la colpa non fosse solo della birra, o dell’alcool in generale, quanto della propria bocca su di lui, ma non disse niente.
“Comunque, dato che non eravamo esattamente in pieno controllo di noi stessi, direi di accantonare la questione. Immagino che nessuno dei due lo volesse davvero.”
E a quel punto Killua avrebbe potuto stare zitto, annuire, e lasciare che le parole che aveva pensato di dire lui stesso all’amico uscissero anziché dalla propria bocca da quella di Gon. Invece, spinto da non si sa quale forza dentro di sé, sollevò proprio quella questione, e, prima che potesse fermarle, le parole gli scivolarono dalle labbra.
“Dici? No, perché a me sembravi piuttosto preso.”
Gon inarcò le sopracciglia, spalancando gli occhi. No, decisamente non si aspettava questa risposta. Avrebbe voluto rispondergli ‘Senti chi parla’ ma la sua lingua si pietrificò quando Killua fece un passo in avanti, verso di lui.
“Quindi.. Mi stai dicendo che quelle attenzioni non le volevi?”
Mosse un altro passo avanti, con qualcosa di pericoloso negli occhi ma di inevitabilmente attraente che inchiodò Gon sul posto. Non che potesse spostarsi di molto in realtà, essendo nella doccia d’angolo era a un palmo dal muro.
“Mi stai dicendo che ti è dispiaciuto venirmi in bocca, mentre mi stringevi i capelli con la mano?”
Perché la voce bassa e roca del ragazzo e il sorriso che gli aleggiava sulle labbra stavano facendo sembrare quello che Gon riteneva una delle cose più imbarazzanti della propria esistenza, una cosa dannatamente sensuale?
“Mi stai dicendo che vorresti far finta di non avermi stretto a te come se la tua vita ne dipendesse?”
Gon si era perso il momento in cui la voce dell’altro era diventata poco più che un sussurro, e il suo respiro caldo sulle proprie labbra. Sulla schiena il brivido delle piastrelle fredde contro la sua pelle.
Mi stai dicendo che se facessi questo, mi respingeresti?
Il ragazzo aveva già chiuso gli occhi quando sentì le labbra fredde dell’altro che premevano dolcemente sulle proprie. Si aprirono in un bacio lento e gentile, per niente simile a quelli voraci e avidi di due sere prima.
Prima che potesse realizzarlo, Killua si era allontanato e gli sorrideva malizioso con quella scintilla negli occhi.
“Mi sta bene.” Disse semplicemente, prima di prendere l’asciugamano e avviarsi verso l’altra stanza degli spogliatoi. “Ma per inciso, sono stato io ad approfittare di te, non viceversa. Non pensare di essere tu a condurre il gioco, Freecss.”
Svanì dalla vista di Gon, lasciandolo senza fiato appoggiato alla parete con un’unica risposta a tutte quelle domande incalzanti di poco prima scolpita nella mente.
Dio, no.










_________________
Note dell'Autrice
Buon salve, todo bien? :D
A me personalmente, questa settimana è letteralmente volata. Cioè, sono entrata in fissa (ma fissa fortissima) con “Mo Dao Zu Shi”. Vi spiego cosa intendo con ‘fissa fortissima’: il 7 pomeriggio ho iniziato a vedere il donghua, alle 3 di notte dell’8 l’ho finito (nel senso che sono in pari); l’8 in giornata ho iniziato il manhua, il 9 sera l’ho finito (idem per questo); il 10 mattina ho iniziato la novel, e l’ho finita ieri pomeriggio. Nel giro di 9 giorni ho fatto il pieno.
So che non ve ne frega un tubo, ma era per rendervi partecipi della mia follia. :D
Prevedo tempi oscuri in arrivo per la mia dolce beta. Spero solo mi voglia ancora bene quando questa tempesta passerà.
[Probabilmente se usassi la stessa determinazione nello studio avrei già tre lauree, ma dettagli.]
 
Allor, partiamo col capitolo invece, che mi sembra di avervi lasciato un discreto finale uwu
Quanto saranno tenerelli i nostri due bimbi che giocano con acqua e sapone? Taaanto, almeno per me. Anche se comprendo perfettamente che il fulcro della questione sia un altro, in quest’ultima scena.
Avete presente quei momenti in cui sapete cosa dovete fare, in cui sapete cosa dovete dire, in cui porca miseria sta andando tutto nel verso giusto, e la vostra mente improvvisamente vi dice “ma no, perché far filare tutto liscio?”? Ce li avete presente? Ecco, questo è quello che è successo nella testolina argentata del nostro protagonista.
Quindi, dopo questo slancio di irrazionalità, che cosa farà Killua? E soprattutto, cosa farà Gon, oltre probabilmente un’altra doccia fredda?

Poi, volevo chiarire alcune cose riguardo ai vari membri della squadra: Pokkle, Chiaki Mamiya, Kousuke Tsuda, Heiji Hattori, Ryuji Takasu, Yusaku Kitamura, Saito Hiraga, Kaito Kuroba. Sono un mix di personaggi di altri anime/manga che adoro. Non sono gli unici, ma non ricordo esattamente che criterio ho usato per la scelta lol. Fun fact: appena ho finito di scrivere questa fic ho scoperto “Haikyuu!!”, penso di essermi data dell’idiota plurime volte.
La canzone di oggi è “A Lie to Believe in” degli Electric Diorama, un gruppo italiano che vi consiglio uwu
Per ultima cosa, as always, ringrazio la mia super beta, per la pazienza e l’impegno nel darmi corda nelle mie follie, anche se non le piacciono anime e manga.
Ringrazio tutti i lettori silenziosi, che continuano a seguire questa mia ciofeca, nonostante il bassissimo livello di trama che ha. Beh, non per nulla gli ho dato come titolo una storpiatura di “Non è un'altra stupida commedia americana” (in inglese: “Not Another Teen Movie”). Credetemi che a me dispiace, e nel rileggerla ora mi rendo conto che è veramente banale, ahahah.

Anyway, ci si legge venerdì prossimo! Baciss!

Athelyè ~
   
 
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