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Autore: Lost In Donbass    26/08/2019    0 recensioni
Questa è la storia di Oliver. Oliver, che è depresso, che si taglia, che non sa come fare a salvarsi da sè stesso, che piange ma che prova a non arrendersi.
E' la storia di Denis, troppo bello per il suo stesso bene, che ama con tutta la forza del suo passionale cuore ucraino.
E' la storia di due ragazzi che si incontrano nella triste Liverpool, due anime perse che hanno smesso di credere e di sperare. E' la storia del loro amore tormentato, forse patetico, forse ridicolo, forse volgare.
Ma è anche la storia di Jenna, di Kellin, di James e di tutti i loro strani amici.
E' la storia di come Denis tenterà di salvare Oliver da sè stesso e di come Oliver darà del filo da torcere a tutti.
E' la storia dell'estate prima del college.
E' la storia di un gruppo di ragazzi disperati che non credono nel lieto fine.
E' una storia banale, è una storia d'amore.
E' la storia di Denis e Oliver, che si amano come solo due adolescenti possono amarsi.
E' la storia di questo amore che sarà la loro fine.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
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CAPITOLO QUATTORDICI: I’LL NEVER LEAVE YOU

That little kiss you stole
It held my heart and soul
And like a deer in the headlights I meet my fate
Don't try to fight the storm
You'll tumble overboard
Tides will bring me back to you

[Bring Me The Horizon – Deathbeds]
 
-Kellin ti ha chiesto scusa?
-Sì, certo. Ma non sono arrabbiato: era nervoso, non lo biasimo. Tu come stai, Oli?
Oliver e Denis si guardarono, sdraiati sul pavimento della camera di Oliver, e si presero per mano, intrecciando le loro lunghe dita. Erano così tanto stanchi, così tanto stanchi di quella vita.
-Den, mi di … dispiace averti trascinato in que … questo casino. Se non mi avessi conosciuto magari ora … ora … vivresti una vita no … normale, serena, invece guarda dove sei fi … finito … - Oliver si scostò il grosso ciuffo emo dal viso e sospirò rumorosamente.
-Non dirlo nemmeno, amore. Conoscere te e i ragazzi è stata la cosa migliore della mia vita. Vedrai che si aggiusterà tutto, te lo prometto.- Denis si voltò verso di lui e gli baciò la guancia. – E poi come farei senza di te, cucciolo?
Oliver sfoderò uno dei suoi sorrisi un po’ mogi ed un po’ ebeti e si accoccolò al fianco dell’altro ragazzo, beandosi del suo calore e delle sue carezze affettuose. Stava crollando tutto, intorno a loro, ma forse il loro amore sarebbe rimasto, forse loro due insieme sarebbero riusciti a uscire dalle macerie, forse non sarebbe andato tutto completamente a catafascio. Oliver lo sperava così tanto ma contemporaneamente non riusciva a togliersi dalla testa la sensazione che sarebbe successo qualcosa di brutto. Di molto brutto, qualcosa che gli avrebbe strappato via Denis e la sua felicità. Non voleva.
-Oli … perché non mi hai ancora fatto vedere l’album nero?
Oliver aprì gli occhi sentendo la voce di Denis e una smorfe gli si dipinse sul viso magro.
-Io … non sono ancora pronto, Den.
-E quando mai lo sarai, Oli?- Denis si voltò e lo abbracciò, scostandogli i capelli dagli occhi – Perché non ti fidi di me?
-Io mi fido di te, è solo che … no, ti prego, non mi forzare. Quell’album è un segreto. Un segreto che non sono pronto a rivelare perché intanto adesso non vale più. Mi sono già salvato.- sorrise appena, poggiando la testa sul petto di Denis.
Sì, lui si era già salvato, insieme al suo perfetto ragazzo ucraino era riuscito a trovare la famosa via di fuga da quell’inferno che a suo tempo lo aveva inghiottito.
-Allora brucialo.- Denis si mise seduto e piegò la testa su una spalla – Andiamo fuori e diamogli fuoco.
Oliver fece tanto d’occhi e scosse freneticamente la testa. No, per lui quell’album era troppo. Era lui, era il suo dolore, erano le sue battaglie perse, era tutta la sua adolescenza scompaginata passata tra pensieri suicidi e lamette. Non poteva bruciarlo, non poteva dare fuoco alla sua giovinezza.
-No, Den, non posso bruciarlo. Ci sono io, lì dentro. Ci sono le mie guerre, quelle vinte e quelle perse. Ci sono i miei ricordi, le mie debolezze, quel quaderno mi ricorderà di quanto in basso ero finito e di come mi sono salvato. Non toccarlo, per favore: ci sono troppe cose che appartengono al mio passato per poterlo dare alle fiamme come se nulla fosse.
-Oli …
-Sì, Den?
-Non hai balbettato nemmeno una volta.
-Oh.
I due ragazzi si guardarono in silenzio prima che Denis lo abbracciasse di slancio e quasi lo sollevasse da terra.
-Amore, ce l’hai fatta! Ce l’hai fatta, non hai balbettato! Bravissimo, sono così fiero di te!
-Io … io … io … - Oliver scoppiò a piangere e si aggrappò disperatamente alle spalle di Denis, per poi baciarlo quasi con furia.
Già. Era riuscito a fare un discorso completo senza balbettare, impappinarsi o andare in crisi. Era forse segno che stava maturando? Che stava crescendo? Che stava finalmente vincendo la sua battaglia secolare con i demoni che infestavano il suo cervello? Non lo sapeva, ma si sentiva pieno di una felicità mai sentita prima. Stava combattendo, e per una vota sembrava che lo stesse facendo con raziocinio e con quel coraggio che gli era sempre venuto meno.
Si baciarono a lungo, cadendo lunghi distesi sul letto e finalmente Denis vide Oliver sorridere di cuore, con le lacrime agli occhi, mentre lo stringeva e lo tempestava di baci umidicci. Rimasero stretti in un abbraccio affettuoso per quelle che parvero ore, baciandosi, toccandosi, sorridendosi con quei sorrisi distrutti da adolescenti freak che non avevano niente altro che i loro segreti e il loro dolore. Ma erano insieme, Denis e Oliver, erano insieme finalmente e niente avrebbe potuto spezzarli adesso che erano forti. Niente.
-Grazie di avermi salvato, Den.- ronfò Oliver, accarezzando il petto dell’altro.
-Grazie di esistere, cucciolo.- rispose Denis, sfoderando il suo meraviglioso sorriso del sud. – Cosa ne dici? Posso restare a dormire?
-Non chiederlo nemmeno.
-Anche se non so quanto dormiremo …
-Smettila, mi fai … fai arrossire.
-Sei adorabile quando arrossisci.
I due ragazzi risero e Denis strinse forte Oliver a sé. Non avrebbe lasciato che glielo portassero via, anche se aveva un brutto sentore. Anche se non era in grado di spiegarselo, era come se sapesse già che gli avrebbero strappato Oliver dalle mani e lui sapeva che non l’avrebbe mai permesso. Non poteva nemmeno realizzare il fatto di stare senza quel buffo ragazzo emo, che l’aveva accolto tra le sue braccia magre e aveva fatto in modo di farsi salvare. Denis non l’avrebbe abbandonato. Era ucraino, dannazione, avrebbe lottato fino all’ultimo giorno della sua vita. E per Oliver, anche dopo.
-Tesoro, stai bene?- Oliver lo guardava con i suoi grandi occhi grigi sempre così tristi.
-Sì, sì … è solo che … non so … ho un brutto presentimento.- disse a voce bassa Denis, guardando le stelle che cominciavano ad affacciarsi nel cielo inglese.
-Di … di che genere?
-Del genere che dovremmo andarcene prima che sia troppo tardi.- Denis aveva gli occhi infiammati dalla passione avventurosa che da sempre lo aveva arso. – Io e te, Oli, sulla prima traghetto per l’Irlanda. E poi via, in America, lontano da questa Europa maledetta che ci sta uccidendo.
-No … no! Den, tutto questo è troppo.- Oliver si mise seduto sul letto e scosse il capo – Non possiamo andarcene. Cosa diranno le nostre mamme? E Jenna? E Kellin? E …
-E noi come potremmo vivere ancora qui dopo tutto quello che è successo?- ribatté Denis – James è in prigione, Jenna sta morendo come è morta Anastasia, e tu sei ancora troppo ancorato a questo mondo. Sei legato a quel quaderno nero che posso immaginare benissimo cosa contenga, hai paura di staccarti senza renderti conto che sarà solo scappando che riuscirai a prendere in mano la tua vita. Oli, qui a Liverpool hai vissuto i tuoi anni peggiori: i tentati suicidi, l’autolesionismo, l’anoressia, tutte queste sono cose che ti devi lasciare alle spalle.
-Ma non sono ancora pronto!- Oliver si passò una mano tra i capelli, sentendo il cuore esplodergli nel petto gracile.
Era vero? No, probabilmente era solo la paura folle a parlare. Oliver era terrorizzato dal cambiamento, terrorizzato di non farcela lontano dal suo ambiente strettamente familiare, terrorizzato semplicemente da sé stesso.
-Pensaci, amore.- Denis gli afferrò le mani tra le sue e se le portò alle labbra – Ti lascio solo, torno a casa mia. Ma tu pensaci. Sono sicuro, me lo sento, che dovremmo scappare insieme. Organizzare una fuga lontano da Liverpool, prendere la prima corriera, la prima nave e lasciarci alle spalle il passato per costruirci un nuovo presente. Ho bisogno di te per farlo, Oli: ti amo.
Oliver si morse a sangue il labbro inferiore e cominciò a piangere, nascondendo il viso tra le mani.
-E ora perché piangi? No, amore, ti prego, non fare così …
-Non lo so, Den, non lo so … sono così stanco …
-Lo so, cucciolo. È per questo che ti dico “scappiamo”. Voglio guarirti dalla tua depressione. Voglio vederti sorridere veramente e questo non succederà se rimarremo incastrati in questa città dannata. Ripeto, pensaci. Potrebbe essere la mossa giusta, per una volta.
Denis si alzò e lo baciò dolcemente, infilandosi il chiodo di pelle.
-Ti amo tanto, Oli. Ricordatelo sempre.
-Anche io ti amo, Den.- Oliver si alzò e lo baciò di nuovo, stringendolo a sé – Ci penserò.
Denis gli sorrise e gli scompigliò i capelli, baciandogli la punta del naso prima di saltellare giù per le scale.
Oliver si affacciò alla finestra e lo guardò scendere in strada, voltarsi, salutarlo ancora una volta, prendere la bicicletta e avviarsi a rotta di collo giù per la strada. Oliver sorrise e rimase a fissare la sua sagoma finché non scomparve dietro alla curva.
 
Oliver aveva deciso.
Sì, di nuovo.
Sarebbe scappato con Denis. Non importava dove né per quanto tempo, ma avrebbe fatto uno zaino e l’avrebbe seguito dovunque l’avesse portato. Non era stata una decisione presa a cuor leggero: aveva pianto tanto, non aveva mangiato e nemmeno dormito, logorato dal dover compiere una scelta così ardua ma alla fine era giunto alla conclusione che Denis avesse ragione. Scappare sarebbe stato l’unico modo per fuggire dall’inferno e rifarsi una vita sopra le macerie della prima. Mano nella mano, sigarette e sguardi fieri, lui e Denis sarebbe andati lontano. Lo sapeva. Ci sperava, almeno. Avrebbe detto addio a Jenna e a Kellin e poi via, col primo treno, lontani dagli occhi e lontani dal cuore. Sarebbero stati insieme, magari si sarebbero sposati in America, lui avrebbe finalmente sconfitto la sua maledetta depressione e sarebbero stati felici. Felicità, aveva dimenticato il significato di quella parola.
Corse veloce per le strade, le braccia che non facevano più male a contatto col cotone della felpa, con le lacrime di gioia agli occhi. Quella volta ce l’avrebbe fatta: avrebbe preso finalmente in mano la sua vita e sarebbe scappato con il suo Denisoch’ka. Bravo Oli, lotta per te stesso e per il ragazzo che ami, si disse.
Arrivò davanti alla casa di Denis con un sorriso stampato sul viso affilato e si accinse a suonare il campanello. Ma quando Nadya, una delle sorelle maggiori del ragazzo, gli aprì la porta, Oliver capì immediatamente che qualcosa non andava, perché la ragazza stava facendo una fatica incredibile per non piangere.
-Ciao Nadya, sono qui per v… vedere D … Denis.- disse, cercando di sorridere appena.
Nadya soffocò un singhiozzo e Oliver si chiese che diavolo potesse essere successo.
-Non … non ha avuto tempo di chiamarti?- singhiozzò la ragazza.
-Chiamarmi? Per cosa? È … è successo qualcosa?
Oliver cominciò a sentire il terrore attanagliarlo. Cosa poteva essere successo?
-Io … lui … nostro padre è venuto a prenderselo per portarlo in Ucraina.- Nadya cercò di soffocare il pianto.
-Co… cosa?
Oliver sentì le lacrime cominciare ad accecarlo. Il padre generale, sì, Denis gliene aveva parlato con terrore, molte settimane prima. E lui aveva promesso che l’avrebbe protetto. Invece … invece non ce l’aveva fatta e ora Denis … Denis …
-Non c’è più, Oliver. L’hanno portato via. Ce l’hanno portato via!
Mentre Nadya scoppiava in un pianto dirotto, Oliver sentì la vista annebbiarsi e le gambe cominciare a tremare violentemente. Denis. Il suo Denis. Quello che gli aveva tolto la lametta, che lo aveva fatto sentire amato, che lo aveva preso per mano, che gli aveva detto “adoro il tuo corpo e le tue insicurezze”, che lo aveva fatto smettere di balbettare, che gli aveva dato la forza di stare vivo, Denis era stato trascinato di nuovo in Ucraina. Lontano da lui e dai loro piani di fuga.
Oliver si rese conto di star urlando come un pazzo molto dopo, quando ormai era tornato a casa sua, i polmoni doloranti, gli occhi gonfi dal tanto piangere, il cuore impazzito.
Era solo. Era dannatamente solo adesso che Denis se n’era andato. Era dannatamente solo perché non aveva avuto il coraggio di dirgli “scappiamo” quando ne avrebbe avuto l’occasione. Era solo e basta, senza il suo angelo custode che lo proteggeva dai mali del mondo. Era solo con sé stesso, con le sue lamette e la sua depressione. Era solo perché non era stato capace di tenersi Denis stretto al petto.
Spalancò la finestra e si affacciò, guardando il cielo che si stava rapidamente annuvolando.
-Denis, verrò a prenderti! Non ti lascerò, ti amo, Denis!
Piangeva disperato mentre cadeva al suolo in ginocchio, il viso tra le mani e il pianto spezzato da tutto quel dolore. Ma c’era una cosa che Denis gli aveva insegnato, ed era quella di non arrendersi. Avrebbe lottato per il ragazzo che amava. Sarebbe andato fino in Ucraina per salvarlo. Non l’avrebbe abbandonato.
-Ti amo, Denis. Non ti abbandonerò. Mai, angelo mio.- sussurrò al cielo, inginocchiato per terra, guardando la pioggia che cominciava a cadere.

 
THE END



 
Grazie a tutti quelli che hanno letto e soprattuto un grazie specialissimo va alla mia cara AlexEire che mi ha supportato durante la stesura di sto delirio.
Baci baci

Charlie
  
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