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Autore: Red Saintia    03/09/2019    10 recensioni
L'amore... un sentimento dalle mille sfaccettature, spesso difficile da comprendere o da definire. In Saint Seiya questo sentimento è presente in molti modi diversi; devozione, amore celato, amicizia, spirito di sacrificio e affetto fraterno. Sono tutti tasselli di un unico sentimento. Qui troverete tante storie e coppie diverse, ognuna interpretata in modo personale ma cercando di non snaturare le originali caratteristiche del personaggio. Sono tutti racconti autoconclusivi quindi semplici da leggere. Spero davvero possano piacervi.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente dopo tre serate sfortunate quella sembrava essere la volta buona. Era l’ultimo giro di carte e lui aveva tra le mani una scala reale di cuori.
Quando arrivò il suo turno abbassò le carte sul tavolo e sul suo viso si stampò un’espressione beffarda di vittoria. Le imprecazioni degli altri giocatori risuonarono per tutta la locanda, è sì, quella era proprio la sua serata. Lanciarono le carte per aria e si allontanarono in direzione del bancone abbandonando il loro fortunato avversario.

“Avanti perché ve la prendete tanto, si vince e si perde non è mica la fine del mondo se vi ho alleggerito un po’ stasera.” Alzò il bicchiere che conteneva ancora del liquido scuro all’interno e bevve tutto d’un fiato. Raccolse, con mani avide, tutta la vincita dal tavolo pronto a lasciare quel posto… quando fu interrotto.

“Ti è andata bene stasera…” disse il nuovo arrivato.

“Ah… di nuovo tu. Ma non ti stanchi mai di seguirmi, vuoi per forza farmi da balia?”

“Idiota! Se alloggiamo entrambi nello stesso posto mi sembra logico incontrarsi.” rispose

“Fa come ti pare, tanto stavo per andarmene.” replicò incamminandosi in direzione dell’uscita.

“Aspetta! Ho una cosa da chiederti.”

“Se proprio devi…” disse seccato

“Tu sai quello che sta succedendo qui, Aiolia te ne ha parlato. Cosa hai intenzione di fare?” chiese

“Vuoi davvero saperlo? Ho intenzione di starmene per i fatti miei, godermi la vita finché dura, senza dovermi preoccupare di nessuno.” Aprì la porta e uscì all’esterno, l’aria della sera era gelida. Il suo amico lo seguì.

“E così te ne tiri fuori? Non vuoi farti coinvolgere e preferisci fare lo spettatore pur sapendo che quello che accade qui è sbagliato e fonte di sciagure!” gli urlò contro.

Death si voltò di fronte al suo interlocutore agitando le dita della mano che crearono dei tenui fuochi bluastri tutt’intorno.
“Ascoltami bene Aphrodite, non venirmi a dare lezioni di morale o a farmi la predica, non ne ho bisogno. Questa non è la nostra guerra, noi non siamo i salvatori di queste terre.” disse, con i suoi soliti modi tutt’altro che concilianti.

Il cavaliere dei Pesci non si arrese però, perché sapeva bene di essere l’unico a cui lui dava retta.
“Allora perché siamo tornati in vita me lo spieghi? C’è uno scopo, un fine a tutto questo. O credi di essere tornato vivo e vegeto per bere a sbafo e giocare d’azzardo?”

“E che ci sarebbe di male? E’ un piacevole diversivo. Ti saluto adesso, non ho più voglia di ascoltarti.” gli voltò le spalle cominciando a camminare lentamente.

“Deathmask! Mi auguro almeno che tu faccia buon uso di tutto quel denaro.”

“Tranquillo… finirà nel posto giusto” si perse nell’oscurità della sera lasciando Aphrodite riflettere su ciò di cui avevano parlato.


 
Nonostante i notevoli benefici di cui, da un po’ di tempo a questa parte godeva la città di Asgard, il clima soprattutto di sera era sempre molto rigido. Gli abitanti ormai abituati a convivere con quelle temperature erano soliti chiudersi in casa al tepore di un piacevole fuoco.
C’era una casa in particolare dove non era solo il calore del camino a riscaldare l’atmosfera, ma in modo particolare le persone che vivevano al suo interno. Helena era la sorella maggiore di cinque figli, dopo la morte dei genitori fu lei a prendersi cura dei fratellini più piccoli. Le condizioni economiche non erano delle migliori e di certo Asgard non forniva lavori remunerati a sufficienza per sfamare quattro bimbi piccoli.

Eppure Helena non si perdeva mai d’animo, si alzava tutte le mattine con il sorriso sulle labbra pronta a fare del suo meglio. Da qualche tempo, grazie all’aiuto di Andreas Riise e i benefici portati dall’Yggdrasill, la città sembrava rinata a nuova vita. I commerci si erano intensificati e le persone beneficiavano di condizioni di vita più favorevoli.
La giovane fanciulla, inoltre, godeva da qualche giorno dell’aiuto inaspettato di un giovane misterioso che poneva davanti alla porta di casa un sacchetto con del denaro all’interno. Anche quella sera, dopo aver messo a letto i suoi fratelli, Helena sentì dei passi fuori l’uscio di casa. Decisa a scoprire l’identità dello sconosciuto si affrettò alla porta girando in tutta fretta la maniglia. Intravide così il volto di qualcuno che cercava di allontanarsi in tutta fretta.

“No aspetta! Non andartene ti prego…” l’accorata voce della giovane lo fecero fermare  “… non so come ringraziarti per il denaro che ci porti, e sinceramente non immagino il perché tu lo faccia, ti assicuro che non ce n’è bisogno. E’ vero non abbiamo molto di cui sfamarci, ci sono giorni molto più duri degli altri ma insieme, io e i miei fratelli, c’è la siamo sempre cavata.” disse

“Buon per te ragazzina, ma non credo che un po’ d’aiuto in più ti faccia male. Tanto a me questi soldi non servono nemmeno” rispose, cercando riparo nel buio della notte.

“Capisco, non hai una famiglia? Sei solo?” lui non rispose “Scusami, sono stata troppo indiscreta. Io mi chiamo Helena comunque, qual è il tuo nome?” chiese lei, accostando la porta e avvicinandosi all’uomo. “Avrai almeno un nome?” domandò. Lui avvertì la sua vicinanza e si voltò guardandola dritta in viso come poche volte aveva osato fare e sempre di nascosto.

“Beh… un nome vero e proprio non saprei, mi chiamano Deathmask da sempre, e a me sta bene così…” le rispose

“Che nome buffo, e che strano tipo sei…” disse Helena

“Diciamo che non sono il tipo con il quale le giovani ragazze come te dovrebbero intrattenersi a parlare” cercò di scoraggiarla cercando di terminare la conversazione.

“E perché mai? Io non giudico dalle apparenze, e poi tu sei stato sempre gentile con me e con i miei fratelli. Non ho motivo di pensare che tu possa essere una brutta persona”

Fu sorpreso da quelle inaspettate parole, così inusuali per lui.
“Saresti la prima a dirlo” stava per andarsene per la sua strada, quando lei lo trattenne per un braccio.

“Aspetta! Ti va di passeggiare? Solo per un po’…”

Non sapeva cosa risponderle, pensava tra se ad una possibile scusa da accampare. “Una passeggiata a quest’ora? E i tuoi fratelli se dovessero svegliarsi e non trovarti?” ecco la scusa perfetta, pensò.

“Sta tranquillo, sanno che quando non ci sono non devono allontanarsi da casa” rispose prontamente.

“Fa come vuoi, se non è un problema per te, non ne creerò di certo io” le disse scrollando le spalle.
Camminarono affiancati e forse un po’ in imbarazzo, per le stradine di Asgard scarsamente illuminate. Lui che non era di certo abituato a conversare non sapeva che dire. Helena percepì il suo imbarazzo e decise di parlare per prima.

“Tu non sei di queste parti. Cosa ti porta ad Asgard?”

“Ancora non lo so di preciso, ma credo che presto lo scoprirò” le rispose

“Non ami molto chiacchierare vero?”

“A te invece piace tanto… e si vede” lei arrossì a quell’osservazione

“E che trascorro la maggior parte del tempo con i miei fratelli quindi ogni tanto mi fa piacere conversare con qualcuno più o meno della mia età, e quindi mi faccio prendere un po’ la mano.”

“Non ti stanca doverti sempre prendere cura degli altri, lavorare così tanto per quattro soldi” chiese, e lei lo guardò come se avesse detto un’assurdità.

“E perché mai? Io lavoro per i miei fratelli, per non far mancare loro nulla e perché capiscano che con il sacrificio e la buona volontà si ottengono le cose.”

Deathmask la guardò quasi stupito. Non si spiegava come in una semplice ragazza dall’aspetto così fragile e cagionevole potesse nascondersi una tale forza e una volontà così ferrea nell’aiutare il prossimo.
Arrivarono quasi senza accorgersene alla piazza principale del paese, l’unica che sembrava rimanere illuminata per tutta la notte. Le bancarelle, che il mattino seguente sarebbero state aperte per la gente del posto e per i visitatori, erano chiuse. Accanto erano poste le casse della merce da esporre non appena fosse giunta l’alba.

“Pare che le cose siano cambiate qui ad Asgard per voi, la città sembra rinata” chiese un po’ dubbioso.

“E’ vero, il nuovo celebrante di Odino, Andreas, ha portato grandi benefici a questa terra grazie anche all’Yggdrasill, adesso anche noi possiamo sperare in un futuro meno duro e faticoso” spiegò la giovane entusiasta.

“Tu sembri avere molta fiducia in lui, non ti è mai venuto il dubbio che possa essere tutto un inganno?”

“Perché sei così negativo. No, non lo mai pensato, perché ho fiducia in Andreas. Come ho fiducia in te.” rispose

“In me? E cosa c’entro io adesso…”

“Anche tu vuoi apparire quello che non sei. Tu sembri arrogante e prepotente, vuoi far credere che non ti importi di niente e di nessuno ma non è così.”

“Cosa vuoi saperne tu? Non mi conosci affatto, non sai di cosa sono capace, ne del male che ho causato a molti. Tu vedi quello che vuoi vedere” le rispose in modo arrogante. Ma Helena non si lasciò intimidire da quell’atteggiamento.

“Forse è vero io non ti conosco. Ma so che hai cercato di aiutare me e i miei fratelli semza chiedere nulla in cambio. So che qualcosa ti tormenta e non sai bene che strada prendere. Ecco, questo è quello che vedo di te.”

Quella ragazza rappresentava una continua fonte di sorprese per il cavaliere. Si fermò nel bel mezzo della piazza e la osservò. Nessuno si era mai soffermato a cercare di capirlo o comunque comprendere ciò che provava, tutti lo vedevano unicamente per ciò che era sempre stato, una persona cinica ed egoista. A quella fanciulla però, non interessava il suo passato, lei lo vedeva per quello che era adesso, forse se avesse saputo la verità sarebbe fuggita inorridita, o forse no…

Di certo era una ragazza speciale che lo aveva molto colpito. Aveva compreso più cose lei del suo animo, in quei pochi giorni ad Asgard, che i suoi compagni in anni trascorsi assieme sui campi di battaglia. La neve cominciava a cadere lenta ma in modo fitto ricoprendo pian piano le strade e le bancarelle della piazza. Helena fu scossa da un brivido di freddo.

“E’ meglio tornare prima che ti venga un malanno” le disse, e lei annuì semplicemente incamminandosi verso casa.

Lui era assorto nei suoi pensieri e non si accorse che la giovane lo osservava insistentemente in silenzio. Poi si voltò…
“Cosa c’è? Perché mi guardi in quel modo?” lei arrossì sentendosi scoperta.

“Oh… scusami non volevo essere sfacciata è solo che…” si fermò un po’ intimorita

“Avanti, hai parlato per tutto il tempo e adesso ti fai pregare?” rispose nel suo solito modo sempre diretto.

“Credo che le mie parole ti abbiano turbato in qualche modo e me ne dispiace. Ma se posso darti un consiglio…” disse con un filo di voce.

“Tanto se ti dico di no sono sicuro che lo farai comunque… quindi avanti, parla pure” lei sorrise e capì che non era in collera.

“Capita spesso nella vita di non sapere che scelta fare o qual è la strada da seguire. Ma alla fine quello che conta è guardarsi dentro e capire qual è la cosa giusta per noi stessi, quella che rende il nostro animo sereno e quieta il nostro spirito. Pensaci.”

“Sei davvero saggia per essere solo una ragazzina…”

Si affrettarono a rientrare percorrendo quasi di corsa l’ultimo tratto di strada che li avrebbe riportati a casa di Helena.
“Per fortuna siamo arrivati in tempo prima che la neve aumentasse…” disse, scrollandosi di dosso alcuni fiocchi  “…meglio che vada adesso, buonanotte.” Infilò le mani nelle tasche e s’incamminò per tornare alla taverna dove alloggiava.

La ragazza lo osservò per un attimo poi mentre stava per aprire la porta e rientrare in casa si voltò e gli corse dietro.
“Aspetta fermati!” Death si fermò ma senza voltarsi, così lei gli si parò davanti.

“Ti rivedrò domani al mercato?”

“Chissà… forse” rispose

“Io penso di sì…” disse, allungandosi leggermente sulle punte dei piedi e baciandolo dolcemente sulla guancia.

Gli regalò uno dei suoi sorrisi insieme a quel tenero bacio, poi corse via in casa.

Solo quando fu rientrata il cavaliere si voltò, certo ormai che lei fosse al sicuro e che non potesse guardare il suo volto. Si toccò la guancia ripensando a quel bacio, una delle poche cose belle e sincere che avesse mai ricevuto. Stranamente il suo sguardo, sempre così cupo ed imperscrutabile, si addolcì.

“Buonanotte Helena, a domani…” disse tra sè

L’indomani però sarebbe stato molto diverso, qualcosa di oscuro si annidava ad Asgard, e per il cavaliere di Cancer presto sarebbe finito il tempo degli indugi. Avrebbe fatto la sua scelta, guidato da un sentimento diverso stavolta, l’affetto e la fiducia che una giovane donna aveva saputo infondere nel suo cuore.



Eccomi tornata da queste parti. Sono stata a lungo assente ma non per pigrizia, mi sono giustamente dedicata anche ad altro, ma non dimentico di certo i miei amati Saint. Deathmask...odiato da molti per il suo comportamento tutt'altro che cavalleresco, amato da me in modo particolare. Perchè io adoro le persone imperfette e com scheletri nell'aramdio, e lui ne ha davvero tanti. Uno stralcio di un incontro che è sì avvenuto, ma non in modo così approfondito. Ho immaginato cosa si sarebbero detti se questi due personaggi avessero avuto modo di interagire di più. Death cercava una motivazione per tornare a combattere, ed Helena gliene ha fornita più di una. Spero davvero di averli resi al meglio e che la storia vi piaccia. Vi prometto che tornerò ad essere più costante nelle pubblicazioni. Grazie di cuore, a presto.
 
 
 
 
 
 
   
 
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