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Autore: Mirwen    29/07/2009    7 recensioni
Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus? Avevo otto anni e il mondo sembrava molto più piccolo… (Chi legge la mia storia "Safely, for the last time" troverà alcuni dei personaggi lì citati e da me inventati, ma la storia si può benissimo leggere senza l'altra.)
Genere: Triste, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice'
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When did you became a Werewolf

When did you became a Werewolf, RJ?

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni, ed ero troppo piccolo per capire…

Near Chideock Manor, Dorset, UK

 

Era tornato a casa da poco, e gli sembrava che la campagna fosse in concerto. Alla fine suo padre gli aveva detto che era stato aggredito da un lupo mannaro. Remus ricordava poco niente, e non era stato difficile fargli pensare che fosse stato un terribile incidente, ma John si stupì comunque quando Remus gli chiese scusa per essere uscito senza permesso. Allora Remus non aveva capito perché, ma suo padre l’aveva abbracciato mettendosi a piangere, non l’aveva nemmeno sgridato, davvero non capiva.

Era seduto sul letto, portava ancora la benda sulla spalle destra, lì la ferita non si era ancora del tutto chiusa. La guaritrice gli aveva detto che era perché quello era un morso e non una artigliata. Guardava la campagna fuori dalla finestra, i campi battuti da un leggero vento. Era la prima cosa di cui si era accorto: tutti i colori, tutto il mondo era diventato più chiaro, e la notte riusciva a vedere distintamente i contorni delle cose che lo circondavano, ma non era stata la vista a dargli più problemi, ma l’udito. Sentiva molti più suoni, rumori. Riusciva a sentire anche in quel momento sua madre al piano di sotto: stava consolando suo padre. Ecco un’altra cosa che non quadrava, perché suo padre diceva che era colpa sua? Era lui quello che era uscito senza permesso.

Remus si alzò in punta di piedi, aprendo lentamente la porta. Scese silenziosamente le scale tanto che sua madre sobbalzò nel vederlo all’ingresso della cucina.

“Tesoro, avresti potuto riposare ancora un po’…” disse gentile.

“No… mamma posso uscire?”

“Dove vuoi andare?” chiese suo padre guardandolo preoccupato.

“Volevo prendere un po’ d’aria… magari qua fuori… e poi vorrei andare a salutare…”

“Non se ne parla…”

“Ma mamma…”

“Helen… che vuoi che ci sia di male se sta qui fuori dalla porta…” John guardò la moglie, ci mancava ancora che lei cominciasse a chiuderlo in casa… “Dai vengo a farti compagnia e ci facciamo una bella partita a scacchi, che dici? C’è proprio un bel sole, vatti a togliere il pigiama su!” sorrise suo padre spingendolo fuori dalla stanza. Remus corse velocemente di sopra, ma riuscì distintamente a sentire suo madre parlare:

“John… quanto passerà prima che da “povero bambino” diventi “bestia famelica”, avevi sentito anche tu Dan… anche noi pensavamo…”

“Helen, è sempre il nostro Remus e questa è casa sua, questo Dan non potrà cambiarlo…”

***

“Remus che c’è, ti senti male?” la voce di suo padre lo fece quasi sobbalzare, alzò gli occhi.

“No, nulla e che mi pareva di aver sentito….” Si guardò attorno, lungo il sentiero che portava dalle loro case al villaggio, Rosemary passeggiava assieme alla madre. “C’è Rosy, posso andare a salutarla?” chiese.

“Non vedo perché no, erano tutti preoccupati per te…” sorrise il padre. Il viso di Remus si aprì in un sorriso, John si rese conto che era la prima volta che sorrideva dall’attacco.

Remus corse verso Rosemary e Diane Crossbridge, e suo padre si stupì di riuscire appena a stargli dietro, era diventato più veloce, un’altra cosa da aggiungere ai piccoli cambiamenti che  aveva notato in lui da quando era diventato un lupo mannaro.

“Ciao, Rosy!”

“REMUS!!!! STAI BENE! CHE GIOIA!” sorrise la bambina, ma la madre la trascinò via prendendola per mano.

“Mary, andiamo a casa…”

“Ma mamma….”

“Ma mamma niente… forza…” Rosy fissò prima la madre e poi Remus, lo salutò appena con la mano. Il bambino restò fermo a guardarla in mezzo al sentiero. Diane si fermò a pochi passi da John, gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma Remus sentì bene ciò che disse a qualche metro di distanza.

“Tieni lontano quella “cosa” da mia figlia…”

Remus si guardò le scarpe, sentendosi gli occhi pungenti. Diane era sempre stata gentile con lui, lo aveva curato quando aveva cercato di difendere, inutilmente, Sean dai fratelli Wells, era sempre stata una seconda mamma, così come la signora Swan.

“Remus?” suo padre lo raggiunse, il bambino alzò lo sguardo e l’uomo poté vedere i suoi occhi lucidi.

“Remus, tu? Tu l’hai sentita?”

Il bambino annuì singhiozzando. Il padre lo abbracciò tenendolo stretto a se. Se solo avesse potuto tornare indietro.

***

Era notte, ma Remus non riusciva a prendere sonno, era praticamente impossibile con quelle cicale che gridavano sotto la finestra. O meglio a lui sembrava che gridassero. Si alzò in punta di piedi aprendo la porta, da quando suo padre aveva fatto saltare la serratura era impossibile chiuderla. Si diresse verso la camera dei genitori.

“Sai John…” sentì la voce appena sussurrata della madre e si fermò, una mano sulla maniglia “credo che non potremo accontentarlo…”

“Cosa?”

“Se adesso decidessimo di avere un altro figlio, Remus penserebbe che anche noi lo stiamo abbandonando… non deve nemmeno pensare che sua madre e suo padre non li vogliono più bene.” Disse risoluta. Remus fissò la porta sbalordito, aprendo leggermente la porta.

“Remus sei tu?” chiese la voce del padre “guarda che non sta bene origliare, sai…”

“Io non stavo origliando…” disse arrossendo… “Lo so che sono grande ma… posso stare qui con voi?” chiese appena. Helen si alzò dal letto, avvicinandosi a lui.

“Non riesci a dormire?”

“Ci sono troppi rumori….” Sua madre sorrise dolce.

“Forza cucciolo a bordo!” disse indicandogli il letto. Remus la guardò sorpreso.

“Ora però non comincerai a viziarlo, vero?” scherzò suo padre.

“John, piantala.”

Remus si sistemò tra i due genitori, sentì sua madre accarezzargli i capelli, si addormentò ben presto così, con le orecchie piene del respiro di sua madre e suo padre.

Ad un tratto si svegliò, c’era qualcosa che lo innervosiva, non sapeva cosa. Guardò sua madre che dormiva da un lato e suo padre dall’altro. Tese le orecchie, le cicale non cantavano più. Passi fra l’erba. Scosse piano il padre.

“Papà… papà…” era stranamente spaventato, proprio come… non volle pensarci.

“Che c’è? Che succede Remus?” chiese l’uomo aprendo un occhio.

“C’è qualcuno…”

“Che vuoi dire con "c’è qualcuno"?” chiese John mettendosi a sedere. Helen si svegliò nello stesso istante.

Remus ascoltò ancora, era sicuro, quelli erano senza ombra di dubbio passi…

“C’è qualcuno, penso voglia entrare in casa….”

Helen si mise a sedere a sua vola appoggiando una mano sulla spalla di suo figlio, Remus la guardò. Il bambino aveva paura si vedeva. John prese la bacchetta alzandosi.

“Voi restate qui… non muovetevi…”

Helen strinse a se il figlio scoprendolo tremante.

“Tesoro che c’è?”

“Non lo so, mamma…. Ho paura… non so perché….”

“Andrà tutto bene, amore…”

 

John scese le scale, osservando l’ingresso, la maniglia della porta principale si mosse appena. Con un colpo di bacchetta la fece aprire, un uomo vi stava dietro con la faccia sorpresa.

 

Quando Helen sentì la porta aprirsi al piano di sotto, tappò le orecchie a Remus… qualsiasi cosa fosse successa al piano di sotto Remus non doveva sentire.

 

“Greyback!” John gli puntò addosso la bacchetta.

“Sicuro di non aver morso anche te… un umano non si sarebbe accorto che stavo arrivando…” disse rauco, un po' sorpreso.

“Cosa vuoi? Vattene, non hai già fatto troppi danni, qui? Vuoi le mie scuse? Va bene, scusami per averti giudicato senza conoscerti solo per essere un lupo mannaro, contento?”

“Non me ne faccio nulla delle tue scuse, Lupin… voglio il ragazzo, sarà il mio primo cucciolo, assieme colonizzeremo il mondo…” disse esaltato, secondo John doveva essere pure ubriaco...

“Sei pazzo se pensi che ti lasci portare via mio figlio!” la bacchetta di John  si illuminò pericolosamente, e Greyback fece un passo indietro. Non aveva niente da guadagnarci a essere schiantato, in più sentiva che gli Swan l’avevano visto camminare nel campo e stavano sopraggiungendo a bacchette spianate.

“Non potrai proteggerlo per sempre, ma sai, non dispero… non potrai nemmeno proteggerlo dal fatto di essere un lupo, e chissà forse non è del tutto perso, quando saprà cosa pensano gli umani di quelli come noi, sarà lui stesso a cercarmi…” rise il lupo sparendo nella notte così come era venuto.

John rimase un attimo immobile ad osservare la porta aperta prima di uscire. Non ci volle molto prima che Erik Swan e sua moglie lo raggiungessero.

“Che voleva ancora da voi, John?” chiese Erik avvicinandosi a lui.

“Voleva portarsi via Remus…”

Anne si portò le mani alla bocca.

“Non gli basta avergli rovinato la vita, vuole anche portarvelo via?” disse sconvolta.

“E la mia di vita che vuole rovinare, non quella di Remus… per lui è come se fosse una sua creazione…” disse John tristemente.

“John, qualsiasi cosa ti possa servire, qualsiasi aiuto… sappi che noi siamo qui… non vi abbandoneremo…” disse serio Erik.

“Grazie…”

“Certo Ethan è ancora sotto shock, ma qualsiasi cosa, noi siamo qui. Cavoli fino a ieri gli allacciavo le scarpe a Remus, non posso mica girarmi e dire che non esiste!” esclamò convinta Anne.

“Sono felice che qualcuno qui la pensi così… Diane mi ha già detto ti tenere Rem a debita distanza da Mary…”

Anne scosse la testa incredula. John si sentì un po’ sollevato, avevano ancora qualcuno su cui contate.

***

“Remus, mi accompagneresti a Chideock?” erano passati alcuni giorni e finalmente Remus era guarito del tutto, ma quelle che cominciavano a sanguinare erano le ferite dell’anima, sua madre lo vedeva chiaramente, ed era per quello che gli stava chiedendo di uscire.

“Non lo so, mamma…” disse appena, da quando aveva sentito la signora Crossbridge parlare di lui a quel modo, aveva cominciato a chiudersi in casa, per paura di cosa avrebbero pensato gli altri.

“Dai, non puoi restare tutto il giorno rinchiuso qui dentro a leggere…” John le aveva raccontato di Diane ed Helen aveva presto capito che Remus aveva paura di scoprire cosa ne pensavano i suoi amici di quella disgrazia.

“Ma…”

“Forza, ti do un minuto per vestirti! Muoviti, tesoro!”

***

Remus camminava silenzioso accanto alla madre, quando arrivarono vicino alla fattoria dei Wells, a North Chideock.

“LASCIAMI SCIMMIONE!” Remus lo sentì chiaramente, e ne riconobbe anche la voce.

“Ma chi?”

“È Sean!” disse alla madre “I Wells vorranno di nuovo pestarlo… vado a salvarlo…” disse prima che Helen potesse fermarlo. Helen sospirò guardandolo correre via.

“Signora Lupin?” si voltò.

“Ethan! Senti Remus è andato a “salvare” Sean dai figli dei Wells… puoi?” Ethan la guardò confuso, che ci faceva lì Sean e soprattutto perché c’era Remus?

“Pensavo aveste rinchiuso Remus in casa…”

“Ethan! Remus è sempre lo stesso. Quello per cui hai picchiato quei due grossi Babbani, quante? Sette volte?” Ethan arrossì, la signora Lupin gli faceva paura quando faceva così.

“Venga allora, andiamo a riprenderceli, se vedranno un adulto quei due scimmioni se ne andranno senza dire una parola…”

***

Quando Remus era arrivato, Sean si trovava trattenuto ad uno dei fratelli Wells mentre l’altro gli stava tirando un pugno nello stomaco.

“EHI! Che vi ha fatto stavolta?!” urlò per farsi notare. Si chiese perché dovesse sempre salvare lui l’amico più grande e mai il contrario… beh certo, di solito poi entrambi venivano salvati da Dorian e Ethan ma non era la stessa cosa. Sapeva bene che Sean spesso si meritava quelle botte dato che amava fare un sacco di brutti scherzi a quei due Babbani, ma senza sapere il motivo lui voleva sempre aiutarlo, anche se aveva torto. Era suo amico, no?!

“Guarda la pulce! Vuoi un’altra rata anche tu?”

Disse il più grosso lasciando perdere Sean, ancora nella morsa del fratello, e avvicinandosi a Remus. Si abbassò per guardarlo negli occhi.

“Vuoi farmi male, signorina?” chiese Bob Wells prendendolo in giro. Remus lo fece d’istinto: gli diede un  pugno, e glielo diede con tutte le sue forze senza minimamente pensare che tutte le volte che l’aveva fatto aveva semplicemente fatto il solletico al sedicenne. Il ragazzo si piegò boccheggiando.

Sean sgranò gli occhi guardando Remus, da quando era così forte?

Remus d’altro canto guardava semplicemente il suo pugno ancora incredulo.

“Che sta succedendo qui?” Helen entrò nel vicolo seguita da Ethan, il cui sguardo passò da Bob Wells a Remus, non ci poteva credere.

I Wells batterono in ritirata alla vista di un adulto, e Sean cadde a terra bocconi. Remus gli si avvicinò porgendogli una mano.

“NON MI SERVE IL TUO AIUTO! MOSTRO!” disse spaventato, perché quella forza non era di Remus, quello era il lupo mannaro, quello non era più il suo amico, sua madre aveva ragione.

Remus lo fissò sgranando gli occhi. Sean si alzò scappando.

“Sean!” lo chiamò Helen inutilmente. Ethan fissò Remus, il bambino lo guardò supplicante, Ethan scosse la testa e seguì Crossbridge.

“Mamma…” Helen si avvicinò al figlio, stava piangendo “Mamma… sono un mostro? Io sono…” La donna lo abbracciò, cullandolo appena.

“Remus, tesoro… tu non sei un mostro….”

“Sì invece…”

“No…”

“Dici davvero?”

“Sì…” il bambino guardò la madre.

“Mamma torniamo a casa?” Helen annuì.

***

Era passato il primo plenilunio e Remus coperto di bende si teneva le ginocchia al petto, era stato terribile. Semplicemente terribile.

“Remus, tesoro di qualcosa…” sua madre si sedette accanto a lui sul letto, passandogli una mano sulle spalle, stando attenta a non sfiorargli le ferite.

“Mamma… avevo ragione io… sono un mostro…” disse scansandosi appena, troppo stanco per fare altro.

“Tesoro tu non…”

Sì! È inutile che dici che non è vero! Lo sanno tutti, e tutti mi evitano!” disse disperato.

“Remus, amore…” la madre lo abbracciò accarezzandogli i capelli “tesoro, non ti evitano tutti… sono ancora spaventati, da loro il tempo di capire che non è cambiato nulla. Che tu sei sempre Remus… tesoro, tu sei speciale. Io e tuo padre ti vogliamo bene e non ti lasceremo mai solo. Mai!” Helen continuò a ripeterlo finché Remus non si addormentò tra le sue braccia.

Ma da quel giorno, non da quello in cui fu morso, la vita di Remus cambiò. Perché il mondo lì fuori era diventato troppo grande per lui, troppo cattivo. Perché senza qualcuno accanto si sentiva semplicemente il mostro di Chideock. Perché da solo poteva fare ben poco.

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni ed ero troppo piccolo per ricordare cosa significa essere un umano…

 

 A.35, Chideock, Dorset, UK

 

“Remus, una persona è venuta a trovarti…” sua madre aprì leggermente la porta. Remus stava leggendo.

“Chi è così pazzo da venire a trovare un mostro?” chiese con voce spezzata. Helen scosse la testa in direzione della persona che era accanto a lei.

“Deve scusarlo, è da poco passata la luna piena ed è ancora giù di morale…” Remus sentì la persona entrare nella stanza.

“Secondo me ha solo bisogno di un po' di coraggio e tanta fiducia in se stesso…” dalla voce sembrava un uomo anziano. Remus si voltò curioso.

“Ciao Remus, io sono Albus Silente…” il bambino l’aveva riconosciuto subito, ne aveva sei di figurine delle cioccorane con la faccia di Silente sopra! Come non riconoscere Silente!

“Senti Remus, ti piacerebbe studiare la magia? Sei un mago, no?!” Remus fissò gli occhi dell’uomo, brillavano divertiti, in effetti pensò il bambino doveva avere una faccia abbastanza buffa. Era sicuro di aver spalancato la bocca e di aver gli occhi fuori dalle orbite.

“Un mostro può studiare ad Hogwarts?” chiese appena, guardò sua madre, era commossa, forse Silente non stava scherzando, ma doveva essere sicuro.

“Un mostro no… ma Remus John Lupin sì, non vedo dove ci sia il problema.

 

Quando è cambiata la tua vita, Remus?

Avevo undici anni e qualcuno accese una luce davanti a me

The candle, jude1984

 

Grazie a Alohomora, hermy101, Lady Lily, e Angel Texas Ranger per i gentili commenti. Questa storia è finita, ma ci vediamo (sentiamo, leggiamo) domani con il 15 capitolo di Safely! Un bacio

Elisa

   
 
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