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Autore: Proiezioni    14/09/2019    6 recensioni
Capitolo 6! Un piccolo aggiornamento!
Freezer è una vecchia serpe sadica ricolma di invidia. Vegeta un principe diviso, forse pronto al primo atto di gratitudine verso chi lo ha salvato, o forse destinato a inseguire la sua gloria verso l'oblio. Una storia quasi romantica di guerra e di guerrieri che infrangono le regole e scelgono una nuova via.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Chichi, Freezer, Re Vegeta, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Guida alla storie e ai personaggi.
Il racconto si colloca in un universo alternativo dai toni futuristici e fantasy. Non è stato inserito l'advert di OOC perchè i personaggi tendono, a mio avviso, a rimanere in character. Tuttavia, se notate sottili mutamenti nella loro psicologia, in particolare in quella di Vegeta, è perchè i personaggi vanno solo contestualizzati all’interno di eventi che si svolgono molto diversamente rispetto alla serie canon.  
La storia durerà solo qualche capitolo e sarà sicuramente uno degli ultimi lavori nuovi che proporrò, dopodichè tenderò a rallentare le pubblicazioni a causa del sempre minor tempo a disposizione.
P.S. cercherò di finire ovviamente Codice Genesi nel minor tempo possibile. COMUNICAZIONE per chi non visualizza più il proprio avatar, sulla bacheca è stato segnalato che Tinypic è stato chiuso. Al momento sono state individuate queste alternative: - imagestime.com -postimage.org - funkyimg.com - it.imgbb.com !

Buona lettura!! 






 
Prologo.
Come tutto ebbe inizio.
1.





Un macchinario verticale dalla forma cilindrica e lunga, irradiato da luce azzurra, faceva mostra di sè in una stanza fiocamente illuminata dallo stesso. La strumentazione intermittente e i radar collegati svolgevano il loro lavoro passivamente, senza mai sospendere l'attività di backup e monitoraggio. L'ups anti blackout costantemente collegato emanava un brusio di sottofondo molto basso ma non del tutto impercettibile. Nella stanza troppo piccola per un impianto così imponente, si avvertiva chiaramente il sovraccarico di onde elettromagnetiche che rimbalzava da una parete all'altra, rendendo l'aria elettrostatica e la temperatura più calda rispetto ai tunnel esterni. Sopra alcune criniere selvagge galleggiava un chiacchiericcio stranamente debole, di un piccolo plotone di guerrieri di rango alto, lasciati lì a presidiare le nuove apparecchiature - a detta del principe di inestimabile valore: lui in persona si era disturbato di disporre che ci fosse sempre qualcuno a controllare quegli strumenti il cui logo dalla doppia 'c' non si era mai visto prima del suo ritorno. Vegeta era stato fuori quasi otto anni, a causa di un guasto alla navicella che l'aveva portato alla deriva nella galassia, trascinandolo attraverso un varco temporale ai confini ad ovest, nel sistema solare 340, ed era rientrato pochi mesi prima, accolto con tutte le glorie del caso. Annoiati da quel lavoro statico, i guerrieri ingannavano il tempo giocando a carte nell'assoluto divieto di consumare alcolici.
L'alcool non era ammesso lì dentro - più in generale non era permesso fuori dalle mense per una questione di decoro generale. Al Re non piaceva  avere plotoni poco reattivi che bivaccavano per la base in stato di ubriachezza trascinandosi da un muro all'altro con mollezza, facendo un'inevitabile caciara. Due donne presenti, le chiome disordinate gestite da alcuni fermagli e dei body viola a marchio della casta, alleggerivano la gravosità di quel lavoro noioso, creando un clima meno testosteronico. Uno di loro provò ad allungare una zampa sulla coscia della guerriera più vicina, ottenendo uno schiaffo sul palmo.
"Non ci provare".
"Mi sono solo sgranchito il braccio" commentò l'altro ridendo con il resto della truppa.
Un altro scoprì la mano di poker. "E questo è quanto".
"Vai a farti fottere, ma come fai ad avere sempre le carte migliori? Questo bastardo se le sceglie mentre mischia il mazzo!"
La strumentazione del macchinario all'improvviso emise un bagliore discontinuo. 
"Ehi, che succede?"
"Non so, dovremmo avvisare subito il principe".
"Aspetta un istante, vediamo che succede... Ha detto che aspettava qualcuno. Forse la macchina sta teletrasportando una persona..."
Un rombo sordo precedette l'irradiazione della luce bianca e impenetrabile che attraversò il tubo fino al soffitto, illuminando a giorno la stanza. Dopo alcuni secondi di stupore e curiosità, attraverso il fascio cilindrico di luce si fece spazio una decoltè nera con un tacco a spillo molto affilato, che si posò sul primo gradino dei due, e a seguire uscì una gamba susseguita dall'altra, e infine un corpo sconosciuto oltrepassò il getto luminoso materializzandosi davanti a loro integralmente: si presentò loro, senza che se lo aspettassero, una donna vestita di un tubino blu notte, sobrio e semplice, ma la cui scollatura sottile e profonda faceva intravedere la procacità delle forme che avvolgeva. I capelli e gli occhi chiari come lapislazzuli, al pari dell'abbigliamento, non lasciavano ingannare dalla sua provenienza aliena.
"Accidenti, guarda un pò lì..." fece uno, adocchiandola con interesse.
Quell’ultima si guardò attorno disorientata e si vide squadrare da alcuni energumeni incuriositi che non mancarono di accoglierla con compiacimento. 
"Per tutte le scimmie..."
"Ehi, bellezza, ti sei mica persa..."
Qualcuno rise.  
Gurlok, la chioma lunga e folta e le gote scavate, si sollevò lentamente in piedi, infilandosi il rilevatore per constatare che segnava una forza irrilevante e ridicola.
"E questa chi è...?"
Lei si avvicinò alla truppa sentendosi i loro occhi penetranti addosso. 
"Scusate, posso sapere dov'è Vegeta?" Domandò educatamente, destando clamore e ilarità generale.
"Ho sentito male o questa qui ha chiesto del principe?" 
Un altro ripetè la sua frase con tono irrisorio prima di scoppiare a ridere grassamente. "Scusate, posso sapere dov'è Vegeta?"
Qualcuno gli fece eco ridendo.
"Io la farei passare, sono certo che il principe una sbirciata gliela darà volentieri... Sarà pure un duro ma su questa gli occhi gli ci cadono sicuro!"
Le risate sguaiate continuarono finchè uno le chiese con serietà ritrovata: "Perchè dovremmo dirti dov'è, non lo sai che devi chiedere un'udienza?"
"Un'udienza? Guarda che ho fretta e devo parlargli" fece lei con fare spiccio, sapendo che Vegeta la stava aspettando per la risoluzione di una bega meccanica. Dal tono della voce via radio aveva percepito tutta la sua impazienza.
"E sentiamo di cosa dovete parlare..." continuò Gurlok, sovrastandola in altezza.
Due di loro si guardarono con aria ammiccante.  
"Con una come te..." Continuò il tipo, squadrandola. "Non avrà tanto di cui parlare uno come Vegeta." 
Un generale e divertito chiacchiericcio venne inghiottito nel graduale silenzio che seguì quella battuta. Le ultime due voci che si udirono ridere furono quelle delle due donne sedute vicino ai compagni di armi.
"Mi state facendo perdere tempo..." disse Bulma cercando di non mostrarsi troppo spazientita.
"Ehi" si intromise uno tra quelli seduti, più scettico. "Magari è lei che il principe aspetta davvero..."
"Ma falla finita, se ha bisogno di una prostituta non se la fa mica arrivare dallo spazio!"
Lei si mise una mano sul fianco elargendogli uno sguardo caustico. "Sono sua moglie".
Un silenzio assoluto anticipò l'immediata risata generale che scaturì a seguire la sua affermazione.
“Tu! Sua moglie?!”
“Non mi risulta sia sposato, e poi perchè dovrebbe esserlo con una nullità come te?"  Il soldato dalla lunga chioma la squadrò da capo a piedi, constatando l'evidente differenza di struttura muscolare rispetto la stazza di una saiyan. "Non sei niente male, sia chiaro, una botta te la darei pure io, ma non sei mica una combattente come le nostre donne!"
Le guerriere dietro gli uomini si soffermarono a studiarla notandone una certa fragilità mentre gli altri continuarono a sghignazzare. Bulma non fece neppure in tempo a ribattere che la porta della stanza si aprì bruscamente, e ne comparve dietro il principe. La sua voce spazientita e dura lasciò a tutti intuire il suo pessimo umore e la confidenza che aveva con quella straniera. 
"Bulma! Sei sempre in ritardo ma dov'eri finita?!"
I guerrieri si azzittirono subito nervosamente, alzandosi sull'attenti, e la terrestre si rivolse lui sorridendogli con gentilezza e parlandogli con  un tono confidenziale che palesò a tutti l'esclusività del loro rapporto.
"Scusa, ho fatto più presto che potevo” disse carezzevolmente. “Non arrabbiarti... Mi sono dovuta staccare dal congresso con discrezione, ho visto la tua chiamata mentre ero in piena trattativa."
La sua voce ebbe su Vegeta un effetto calmante come un’iniezione di morfina.
Quando gli fu vicina, il principe squadrò i commilitoni essendosi accorto dell'atteggiamento disfatto della truppa al momento del proprio brusco ingresso.
"Ci sono problemi?" Indagò seccato.
Il più alto in carica, Gurlok, che si era preso la briga di sbeffeggiarla, si sentì in dovere di rispondere per gli altri. “No, maestà, stavamo solo assicurandoci fosse davvero lei la persona che stava aspettando”.
Vegeta, non soddisfatto della sua giustificazione, guardò Bulma negli occhi attendendo da lei spiegazioni ulteriori, e i guerrieri rimasero in attesa della risposta di lei con le chiappe ben strette.
La terrestre si soffermò in particolar modo sull'energumeno dai lunghi capelli, glorificandosi della considerazione di Vegeta. 
"Ma no..." La voce soffice di Bulma conservò una traccia di malignità. "Hai delle guardie molto affidabili, si stavano giusto chiedendo se non fossi una spia assoldata per entrare nel tuo letto ed ucciderti".
Vegeta sembrò stranirsi e la sua espressione si inasprì ulteriormente. 
La guardia dai lunghi capelli abbassò il capo e si affrettò ad aggiungere. "Nessuno ci ha detto che Lei è sposato con una straniera. Volevamo assicurarci fosse il vero ciò che la donna diceva".
Il principe rispose lui con durezza. "Da adesso in avanti lei passerà ovunque, come passo io, senza domande. Il primo che si azzarda a farle da ostacolo se la vedrà con me. Avvisate anche gli altri".
"V-va bene, altezza. Ordine ricevuto" replicò l'altro abbassando il capo con reverenza.
Bulma fece una cosa inaspettata. Gli mise una mano sul braccio con fare molto confidenziale: "Non essere troppo duro. Non gli avevi mica detto che è me che aspettavi."
Lo sguardo esaminativo e duro di Vegeta era rimasto inchiodato alla truppa anche mentre lei lo rabboniva, ma la sensazione percepita da tutti i presenti  fu che lei avesse avuto su di lui un effetto molto calmante.
Quando entrambi furono usciti, non vennero risparmiati commenti su ciò che era appena accaduto:
“Cazzo, avete visto...?”
“Si è calmato subito, non è da lui”.
"Non avrei mai immaginato che potesse sposarsi una tipa così".
"Così come?"
"Così... diversa".
Uno si risedette fiaccamente e riprese le carte in mano. "Ce la siamo visti brutta eh, le devi un favore Gurlok. Se non era per lei adesso stavi già sulla prima navicella in partenza per le province di Okus. E quelle sì che son rogne".
"Vai a spalarla tutta quella merda" commentò divertito un altro, facendo ammorbidire il clima che si era teso.
Era stato quello il primo incontro che la terrestre aveva avuto con quegli uomini grezzi e mastodontici. Da quella circostanza non si era parlato d'altro per giorni interi, di lei, di lui, di loro due, così palesemente diversi in quasi tutto per condividere letto e corona. Per tutti i tunnel della base non si era sentito chiacchierare d'altro. Le donne, assecondando l'impulsiva predisposizione al pettegolezzo, si intrattenevano a discuterne nei bagni, lontano dai corridoi, bramose di squadrare da capo a piedi quella straniera che aveva conquistato l’uomo più potente e temuto del pianeta, finanche partito più ambito tra le guerriere. Non era una donna soldato, non era bruna né aveva gli occhi spenti come opali, ma era una straniera più simile a una Dea, dagli occhi brillanti come biglie azzurre, che riflettevano i colori del suo pianeta di origine. Acqua. Ovunque in lei c’era acqua. I capelli non erano crespi o ingestibili, ma un’ondata di mare caraibico che cadeva sulle sua schiena sottile, flessuosa come la schiena arcuata di un serpente esotico. La voce di loro due era scivolata per le gallerie, alla stregua di un gorgoglio di ruscello, oltre i gradini dei quindici piani, per gli ascensori riservati, e aveva percorso i condotti di ventilazione insinuandosi attraverso le grate, per finire come una cascata sui letti vissuti, e nei bagni dove ci si ristorava tra docce fumanti, esplodendo poi nelle mense affollate nelle quali ci si abbandonava a chiacchiere di corridoio futili e fini a se stesse. E le voci non si erano fermate lì. Avevano oltrepassato i cancelli della caserma a dorso dei terza classe che entravano e uscivano dai piani alti, portando con sè quel vocio inarrestabile che era fluito fuori dalla base, tra gli arbusti secchi del terreno brullo e rosso per dar sapore ai discorsi delle famiglie degli ordini umili che abitavano ai margini della società dove era stato concepito anche  Kakaroth. Quelle chiacchiere concitate erano passate per i mercati dove venditori alieni si fermavano in un via vai incessante, e alla fine il risultato era che le verità si erano arricchite di dettagli sempre più minuziosi e al contempo incerti.
La chiamavano la protetta, perchè era intoccabile. Solo i guerrieri di primo e secondo ordine la riuscivano ad incrociare quando si muoveva all'interno dell'edificio. Fuori non la si era vista, ma solo immaginata. La si vedeva poco da quelle parti, solo nei giorni in cui il satellite Vegeta 3 si avvicinava nel giro dell’orbita e la gravità centrale si attenuava. Nessuno conosceva l’esistenza del pianeta Terra. Era parte del sistemare solare 345 - y, posizionato nelle aree più esterne della galassia, nella parte opposta rispetto alla loro regione spaziale in cui si collocava quella sfera rossa chiamata Vegeta. Quando la gravità si abbassava, lei tornava lì, anche e sicuro per scaldare il letto del suo Re. Ufficialmente svolgeva dei lavori ingegneristici, ma chi l'aveva vista entrare nella camera di Vegeta sapeva che non usciva mai presto.
Nessuno sapeva come si fossero conosciuti nè come un uomo schivo e pericoloso come Vegeta avesse potuto attirare a sé l’essere che più in assoluto avrebbe dovuto temerlo - dato che lo temevano persino loro.
Vegeta era arrivato sulla Terra da essere vulnerabile, durante un sopralluogo nella parte più lontana della galassia, esattamente quando la navicella per un malfunzionamento non aveva più risposto ai comandi nel mezzo di una tempesta di asteroidi che aveva fatto saltare i due uomini della sua scorta. Intercettata da forze gravitazionali e impossibilitata a deviare la rotta, la navicella era finita in un buco nero ed era stata sputata fuori nel sistema solare 340 dove aveva vagato fino a finire nell'orbita del pianeta Terra, che l'aveva attirato come un magnete, e da lì era piombata in un deserto di roccia, vasto e piatto, schiantandosi al suolo con violenza inaudita, proprio nella dropzone della Capsule Corporation. Bulma, che era nell'hangar a sistemare gli alettoni di un ultraleggero, era corsa nella direzione dell'asteroide che aveva alzato nell’impatto polvere e fumo ustionante, e lì vi aveva trovato un uomo ferito e in fin di vita.
"Sta' attenta, non avvicinarti" aveva detto un collega. 
"É un uomo!"
"Forse un militare?"
"Non erano previste esercitazioni in zona e lui non ha la divisa di uno dei dipartimenti militari. Abbiamo l'area di volo libera... Guarda i rottami distrutti..." fece Bulma.
“Ehi, questo tizio ha una coda!” Esclamò il terrestre.
Bulma lo aveva studiato con incredulità. “Quest'uomo non viene dalla Terra..."
Trasportato in città, moribondo e ustionato, curato e sfamato da lei con premura e curiosità... Quando Vegeta aveva ripreso conoscenza, molti giorni a seguire, vicino a sè aveva trovato una donna vulnerabile e gentile dagli occhi di mare. Osservandola a primo acchito, quel giorno terso e sereno e nella luce quasi abbagliante che le vetrate del trentaduesimo piano facevano entrare negli appartamenti, era così bella che gli era sembrata una Dea. Per un attimo aveva persino pensato di essere in paradiso, ma posti per uno come lui in paradiso non potevano essercene, e questo lo aveva messo in conto fin dal principio. Il suo peccato più grande, nonché condanna assoluta, era preferire la gloria del suo impero barbaro e sanguinoso a una vita di altruismo e rispetto verso i più deboli. 
"Dove sono…?" La sua voce dura e l’aria arcigna erano state le prime due cose che aveva rivelato di sé a quella donna curiosa.
"Nella Città dell'Ovest. In casa mia. Io abito in questo grattacielo."
Lui aveva ricordato gli ultimi attimi prima dello schianto e allora aveva sollevato la schiena con uno scatto, ritrovando l'energia perduta nella convalescenza, e aveva scoperto che fuori i vetri c'era una città che brulicava in un assoluto silenzioso. Lassù i suoni erano risucchiati dall’altezza che spetta sempre ai potenti. Anche chi aveva soldi quanti ne aveva Bulma lo era. E poteva dirsi fortunato, nella sfortuna che gli era toccata.
"Come si chiama questo pianeta?" 
"Questa è la Terra. Tu non sei di qui vero?" Lei l'aveva osservato piena di premura. "Come ti chiami?"
“Io devo tornare da dove vengo. Ci sono scienziati qui?”
“Io ti ho chiesto come ti chiami però”.
"Mi chiamo Vegeta, e sono il principe dei saiyan" dichiarò con fierezza. “Adesso rispondimi, donna, ci sono scienziati qui?”
Il tono autoritario della sua domanda non le aveva lasciato dubbi sulla sua regalità. Aveva immediatamente intuito che era uno abituato ad ottenere tutto e subito. Il suo lignaggio evidentemente, glielo permetteva.  
“Io mi chiamo Bulma” fece lei.
“Non mi interessa come ti chiami. Dimmi se ci sono scienziati o sarò peggio per voi. Faccio saltare in aria l’intera città.”
Lei non sembrò spaventarsi.
“Non credo tu sia nella posizione di minacciare, visto che sei arrivato conciato male e ti ho anche curato. Inoltre se non moderi i toni, non ti aiuterò”.
Vegeta rimase sorpreso da quella sua insospettabile fermezza, ma pensò fosse sono una persona avventata e priva della percezione del pericolo.
“Che mi importa del tuo aiuto? Voglio uno scienziato, o ti ripeto che sarà peggio per te e per la popolazione di questo pianeta.”
“Tu devi essere un principe fortunato, oltre che sgarbato, perché io sono una scienziata. Sei caduto nel campo dove collaudiamo i veicoli militari”.
"Tu?" Lui l'aveva analizzata attentamente notando che il vestitino giallo e i capelli legati in una treccia non la facevano certo apparire una donna di intelletto. "Ma non dire idiozie".
"Posso farti vedere i miei laboratori ai piani inferiori, se non mi credi. Ad ogni modo... Non farti fuorviare dal mio fascino. Ti aiuterò se devi tornare a casa, ma solo perchè sono curiosa di sapere da dove vieni, non certo perchè sei simpatico" ammise con un sorrisetto a fior di labbra, lasciandolo di stucco.
Era iniziato tutto da lì. Bulma non sapeva che lui era solito assediare i pianeti su cui atterrava nè sapeva che quello che le era stato riservato, nonostante l'intrattabilità dell'individuo, era un trattamento d’eccezione. La Terra doveva un favore a quella scienziata ricca e nota solo perché si era proposta di aiutare un alieno senza volere nulla in cambio.
Ma lui qualcosa in cambio gliel'aveva data comunque. Le aveva dato un figlio. L'aveva avuta proprio in quella stanza, una sera, mesi dopo, quando lei era rientrata dai piani più bassi alla fine di alcuni incontri commerciali che l'avevano costretta a vestirsi molto elegantemente. Era risalita con umore avvilito e tanta voglia di vederlo. Da quando Vegeta era arrivato lì, sembrava averle scombussolato la vita. Lui parlava poco ed era sempre solitario e accigliato. Passava gran parte del tempo da solo a pensare, se non era sparito da qualche parte. Da quando lei gli aveva comunicato che la scatola nera si era danneggiata nell'impatto e che per costruire una navicella adatta ad un viaggio spaziale ci sarebbero voluti anche anni, lui sembrava essersi avvilito profondamente. Per Vegeta non aveva senso assediare un luogo che gli era ormai utile per sopravvivere, soprattutto sapendo che non era un pianeta che rientrava nel raggio di azione dei saiyan e che ci sarebbero potuti volere anni perchè i suoi lo ritrovassero, ammesso ci fossero riusciti. Proprio mentre pensava al da farsi, Bulma una sera gli si era parata sul ciglio della porta sullo sfondo del corridoio illuminato, vestita di un abitino nero che le lasciava la schiena nuda. Aveva un ciondolo di perla che si poggiava sulla piega del seno ed i capelli erano sciolti e un pò scompigliati. Si era passata la mano tra di essi molte volte mentre saliva, stanca e bramosa di quello straniero così scontroso e schivo, finanche malinconico al punto da farle pietà. Lui l'aveva vista dal riflesso del vetro che aveva fatto schermo sulla città che baluginava più in basso. Si era voltato solo con la testa, senza alzare il sedere dal bordo del letto, e aveva guardato quella fanciulla comparsa alle sue spalle come fosse un regalo per lui.
"Posso entrare?" 
“Se ti dicessi di no entreresti comunque. Ormai ho capito che fai solo quello che dici tu.”
“Forse…” fece lei soddisfatta, compiendo un passo all’interno della camera.
"Che vuoi, donna?"
“Sei mio ospite da mesi e continui a chiamarmi senza pronunciare il mio nome. Mi chiamo Bulma, quante volte devo dirtelo?”
“Che sei venuta a fare, allora,  Bulma?”
Il tono pungente con cui pronunciò il suo nome le fecero intuire l’ ironia tagliente con cui assecondò la sua affermazione.
"Volevo solo vederti... Ti stavo pensando"
I loro occhi si erano incatenati.
“Te ne stai sempre in disparte… Pensavo che ti avrebbe fatto piacere se qualcuno avesse voluto vedere come stavi…”
Lui si era girato a guardare la città brulicare nella notte. “E da quand’è che ti interessa come sto io”.
“Diciamo che da quando sei arrivato sulla Terra, mi interessano molte cose di te”.
"Ah sì?" 
Lei gli si era portata davanti, dando le spalle ai grattacieli e fermandosi davanti una delle principali arterie del traffico che lui stava fissando dall'alto, dove file di fari rossi e bianchi delineavano una metropoli irrequieta e viva, che non trovava sonno. 
"Ti da fastidio se rimango qui...?"
"Per fare cosa?"
"Sei sposato...?"
Lui  si era mostrato perplesso da quella domanda. "No."
"Non hai neppure una fidanzata?"
"Una fidanzata?"
"Sì, come si dice dalle vostre parti? Un'amica..."
"Perchè ti interessa? Ti vuoi divertire?"
"Per sapere come mai hai tanta fretta di tornare... Se è perchè hai anche qualcuno che ti aspetta..."
"Io sono un saiyan d'elite. Mi aspetta il trono, per questo devo tornare" replicò atono.
"Quindi non hai donne che aspettino il tuo rientro..."
"A parte qualche puttana, non ricordo di avere una donna che mi attenda e neppure mi importa. Ma non mi hai ancora detto perchè ti interessa."
"Perchè tu... mi interessi".
Lei si era morsa le labbra e poi gli si era spogliata davanti, facendo scivolare giù il vestito che le aveva accarezzato la pelle fino ai piedi su cui si era ammucchiato informe. 
Lui era sembrato risvegliarsi da uno stato di torpore lungo mesi. L'aveva studiata intensamente, con sguardo serio ma in cui non era mancata la traccia di stupore per quell'inaspettata iniziativa. Quel soggiorno stava prendendo una piega imprevista e piacevole, e poteva ammorbidire la gravosità dell'incubo di non riuscire a tornare da dove era venuto. 
Lei aveva un corpo esile e formoso, che scopriva adesso dagli abiti con coraggio, insieme alla consapevolezza tutta femminile che però non aveva perso, nel luccichio delle iridi chiare e nell’incertezza di non conoscerlo, il timore di un suo rifiuto. Dopo che si era fatta ammirare dai suoi occhi in cui aveva visto materializzarsi un nuovo bisogno tutto sessuale, si era reclinata su di lui dandogli un bacio e percependo la titubanza con cui lui aveva risposto a quel gesto. Troppo orgoglioso per dirle che non sapeva cosa stesse facendo, aveva lasciato con abile mossa tattica che lei lo guidasse. La lingua di Bulma si era fatta spazio nella sua bocca piano, dandogli il tempo di capire, e alla fine lui si era sollevato in piedi, le aveva afferrato la testa rovesciandola indietro ed aveva ripetuto quel contatto nuovo con un impulso primitivo e rude, però sincero e pieno di trasporto. L’ultima cosa che gli era mai venuta in mente quando pensava a una donna era ficcarle la lingua in bocca. Non era un rituale contemplato con le puttane che aveva fatto entrare in camera da letto, però aveva scoperto che non era male, che non era male per niente. Che forse era persino la cosa più intima che avesse mai fatto fino a quel momento, perché Bulma sembrava gli stesse succhiando qualcosa da dentro. Quella terrestre non era una cultura militare come la loro, non soffocava le emozioni gentili ma le viveva liberamente, come stava facendo lei. Vegeta aveva sentito che lasciarsi andare era un pericolo, eppure l'odore di quella donna e il suo modo di toccarlo e di parlargli lo attirava quasi drammaticamente. Aveva pensato che poteva usarla e andare via, ma non aveva potuto prevedere che gli sarebbe sfuggito di mano un qualcosa, proprio ciò che non doveva vacillare, il controllo dei suoi sentimenti, così come gli era stato insegnato a fare fin da bambino. Non c'era controllo in amore. O vincevi o perdevi. O lo vivevi o morivi. Di morte lenta.   
Lei si era staccata senza fiato. “Aspetta, Veget…”
“Sì, però adesso sta un po’ zitta”.
Se l'era trascinata sul materasso e si era rotolato con lei sullo sfondo di quella metropoli piena di luci.  Da quella sera, si erano visti lì tutte le sere a seguire, per settimane, fino a quando lei gli aveva rivelato la gravidanza facendogli paventare una disgrazia. 
“Non ti conviene tenerlo se non vuoi morire. Tu mi servi viva e quello è figlio di un saiyan. Sei troppo debole per portare in grembo mio figlio”.
“Ti sbagli, il medico mi ha detto che è un feto assolutamente normale, le analisi sono perfette, e se avrà la coda gliela taglierò.”
"Non dovresti tagliare la coda di un saiyan, è come amputargli un braccio".
"Ma finchè vivrà qui non posso rischiare che distrugga tutto. Tu sei adulto, e quando c'è la luna piena sai come comportarti per evitare di trasformarti. Lui non lo capirebbe".
Trunks era nato il giorno della festa di Re Furry, quasi come fosse il segno del fato che nascesse il giorno di festa di un Re. Il suo arrivo era stato accolto con diffidenza da Vegeta, il quale di sovente spariva per allenarsi e sembrava non volersi legare a due esseri che considerava quasi subalterni. Per ovviare al problema delle sue assenze, Bulma gli aveva fatto costruire una stanza interrata sotto al grattacielo, perchè si allenasse vicino a loro. Alla fine il tempo era iniziato a passare, e lei aveva continuato a lavorare anche per lui, e Trunks a gattonare, e poi a camminare, e a dimostrare la forza erculea che aveva nelle manine curiose di tutto. Il caso aveva voluto che proprio un pomeriggio in cui era uscita col figlio per alcune visite, la prima volta in quattro anni che il saiyan aveva accettato di uscire con loro, un vecchio sciamano vestito in abiti monastici l’aveva fermata vicino al parco per dirgli che da quel bambino proveniva un’energia soprannaturale. Rispetto a Vegeta, che sapeva controllare il proprio ki, Trunks non era in grado di gestirlo e chi disponeva di poteri spirituali riusciva a sentirne la potenza. Lei aveva fatto finta di non sapere ma il saiyan ne era rimasto molto colpito interiormente. Vegeta aveva ormai archiviato ogni vile aspirazione mirata all’assedio quando aveva compreso che distruggere quel pianeta non aveva senso, perchè in un certo qual modo lei lo stava salvando dall’inevitabile follia di non poter ritornare sul proprio pianeta, alla sua gente e alla sua cultura. Quello che era incominciato come un incubo, stava diventando un placido viaggio verso un nuovo modo di concepire la vita, senza guerra, senza viltà. Il modo in cui Bulma scopava e il suo gioco di lingua erano un rimedio, esattamente come il modo infantile con cui Trunks elargiva i primi sorrisi, e come il modo in cui lei si appoggiava su di lui quando voleva dormirgli vicino, ricordandogli che ce l'avrebbe fatta, che sarebbe riuscita a costruire un mezzo in grado di farlo ritornare da dove era venuto. Lui allora si girava verso di lei e le toccava i capelli.
"Quanto pensi ti ci voglia ancora a creare questo macchinario in grado di teletrasportarmi?"
"Sto facendo del mio meglio... Localizzare il tuo pianeta è difficile non avendo radar di ricezione che lavorino sulla stessa lunghezza d'onda dei miei. Tu non preoccuparti... In qualche modo farò. Il mio progetto prende forma piano piano...Preferisco farti viaggiare in sicurezza. Lo so che tre anni qui non sono pochi, ma abbi fiducia. Anche se vorrei tenerti sempre qui con me non smetterò mai di lavorarci finchè non ti avrò visto sereno".
La sua dolcezza era diventata lentamente una malattia. Vegeta la subiva senza sapere come curarsene. Alla fine aveva compiuto scelte inspiegabili, perchè inspiegabile era scoprire di sapere persino provare dei sentimenti buoni e sinceri, fortissimi come la luce di quel posto, anche se solo rivolti a lei. Se l’era sposata a tre anni dalla nascita del primogenito, quando aveva perso le speranze di tornare.
“Io, Vegeta, prendo in sposa la qui presente Bulma Brief”. L’aveva detto con tono atono, rivolto al tizio incravattato, prima di firmare frettolosamente come aveva fatto anche lei pochi istanti prima. Il signore investito della carica di primo cittadino aveva siglato il matrimonio con un E sia” che era sembrato un verdetto di condanna.

..

Quattro anni a seguire, il macchinario per il teletrasporto aveva preso forma. 
Il re l’aveva conosciuta per primo, quel giorno che lei era arrivata tra lo stupore generale, e scortata da Vegeta si era parata in quel luogo spartano e militare come una creatura esoterica. Il re l’aveva studiata mentre ferma tra le colonne della sala delle udienze, avvolta da una penombra che non imbruniva lo splendore dei suoi capelli, aspettava un segnale del marito.
Era rimasto molto perplesso nel vederla, perché Vegeta non si era mai accompagnato da una donna, per di più straniera.
"Chi è lei?"
"É una scienziata, ed è in grado di costruire qualsiasi cosa io voglia. Mi ha aiutato a ritornare costruendo la macchina del teletrasporto."
“Viene dalla Terra?”
L’altro annuì.
"É molto bella".
"É anche mia moglie".
“Tua moglie?”
Il Re l'aveva scrutata da capo a piedi, non senza trattenere un filo di stupore: la donna che scorgeva poco distante era esile e formosa, e con un livello di energia quasi nullo, per nulla forte e robusta come si addiceva alla donna di un guerriero saiyan, per di più prossimo alla carica reale.
"Ma non va bene come moglie per te, è troppo debole".
"Ha un carattere molto forte, e mi ha dato un figlio altrettanto forte”.
"E come pensi di farla girare qui dentro da sola?"
"Girerà con le sue gambe, sa camminare.”
“Sai a cosa mi riferisco. Creerà scompiglio tra i guerrieri. Guardala.”
“La conosco benissimo. Non mi importa se creerà agitazione, che imparino a stare tutti al proprio posto o inizieranno a saltare parecchie testa anche negli ordini alti” ammise minaccioso.
Re Vegeta conosceva lo sguardo bieco di suo figlio, la sua testa calda e il suo animo indomito che tanto destava ammirazione anche tra i sottoposti. Quando il principe usava quell’atteggiamento era deciso e non ammetteva di essere contraddetto da niente e nessuno, neppure da suo padre che vantava una carica gerarchica più alta. Aveva scelto la sua donna, si era preso una straniera.
“Dovremo convincere il consiglio degli anziani che lei sarà all’altezza del ruolo”.
“Non dovrà governare. Lei non è una saiyan, non le interessa comandare né conquistare nessuno. Lei è una scienziata, te l’ho detto”.
“Sei un testardo, è inutile discutere con te” ammise il Re. “Gli anziani si lamenteranno di questa tua scelta. Dovrò rabbonirli, e dovrai farlo anche tu.”
“Con gli anziani ci parlerò. La mia donna non li riguarda.”
“Questo è vero, ma tu non sei uno qualunque.”
“Io sono il principe. Loro dovranno accettare la mia scelta. Se si sognano di alzare la testa, gliela farò abbassare io in ginocchio.”
“E del suo pianeta? Che ne facciamo?”
“La Terra non ci interessa. Rimane lì dov’è.”
“Da quand’è che sei così clemente? Non eri tu il primo a voler radere al suolo i pianeti per farti grande davanti a Freezer?”
“Freezer non saprà mai dell' esistenza della Terra, finchè qualcuno non glielo dirà.”
“Vuoi tenergli segrete le nostre coalizioni dunque”.
“Non siamo suoi schiavi. Il nostro è un rapporto di lavoro e non potrà renderci sue marionette”.
“Hai ragione su questo, anche se è rischioso mettersi contro di lui. Come intendi procedere?”
“Faremo accordi commerciali coi terrestri. La Terra sarà un ottimo punto di attracco per il passaggio delle nostre navi verso ovest, dove non ci siamo ancora spinti. Il pianeta ha ossigeno e tanta acqua, non ha senso danneggiarlo”.
“E se i terrestri non accettano? Che farai?”
“Quello che ho sempre fatto” replicò facendo affiorare un ghigno a fior di labbra.
“Allora non sei poi così cambiato” fece il Re sollevato dalle sue parole. “Falla avvicinare, presentami tua moglie, voglio vederla da vicino”.
Vegeta si era girato facendole un segno. Bulma si era portata davanti al Re e aveva elargito lui un lieve inchino con le spalle, tanto basta per una donna che non riconosceva la sua autorità ma che non voleva mancar di rispetto a un monarca. Vegeta l’aveva scelta anche per quel suo temperamento fiero, nonostante fosse linguacciuta e sfrontata, perché lei gli occhi non li abbassava mai e si sentiva un prodigio in un mondo dove i geni erano rari e lei poteva permettersi di fissarli dall’alto in basso, rinfacciando loro di essere solo rozzi senza neuroni. Vegeta non aveva mai dimenticato che a conti fatti, Bulma aveva tenuto in scacco anche lui grazie alla sua abilità.
“E così tu saresti la moglie di mio figlio… Come ti chiami?”
“Bulma”.
“Lo sai che qui non funziona come sulla Terra?” Le aveva fatto quella domanda apposta, per vedere come gli avrebbe risposto, se si sarebbe intimorita. Suo figlio non si era intromesso ed era rimasto volutamente a guardare.
“Ovviamente, lo so chi siete”.
“E sai anche che noi viviamo conquistando pianeti come il tuo…”
“So anche questo”.
“E allora perché sposarti con colui che potrebbe sottomettere la tua terra? Non sai che Vegeta stava effettuando dei sopralluoghi per l’avviamento delle prossime conquiste… Non sei così sveglia come dice, se te lo sei sposato.”
“Se suo figlio è qui è perché l’ho salvato io. E' lui che è in debito con me. Se mi avesse ammazzata sarebbe ancora lì, dove voi non siete riusciti neppure a trovarlo. Strano per degli invasori intergalattici non riuscire a intercettare il percorso del proprio principe”.
Re Vegeta aveva elargito al figlio uno sguardo sorpreso. “Ti sei scelto una donna sfrontata, che non si fa scrupolo a mancare di rispetto ad un Re. Spero che tu ne sia consapevole”.
Il principe in risposta aveva sorriso in maniera impercettibile, soddisfatto della dimostrazione di carattere di sua moglie. “Perfettamente, padre”.
Bulma si era fatta valere, e ora come una figura flessuosa e quasi eterea, incedeva per il tunnel fiocamente illuminato che collegava laboratori e secondi ordini. I neon si alternavano creando vuoti di luce, dove l’ombra inghiottiva il corpo per restituirlo al chiarore. Ormai conosceva quei percorsi compiuti più volte e non sembrava temere nessuno lì dentro. Camminava con passo quasi scenico, e si faceva strada lasciandosi alle spalle curiosità e luce come una cometa. Anche di quello si era parlato. Il corpo burroso e formoso era un languido e spudorato richiamo ai piaceri. Gli uomini sembravano palesemente attratti da tali morbidezze tanto rare e insolite nelle donne della loro razza. La sua diversità era una calamita. Non era difficile immaginare perché un uomo come Vegeta, tanto ombroso e burbero da aver sempre lasciato presumere alla scelta di una moglie forte e violenta, si ruzzolasse con una donna che davanti il genio intellettuale anteponeva uno sguardo ammiccante e una fisicità procace, sessuale in una maniera che colpiva come un pugno nello stomaco. L'abito argentato stretto e lungo in seta opaca rimandava dei riverberi ad ogni passo. I capelli arrivavano alle scapole, tutti pari e dritti, la frangia scalata le copriva appena la fronte lateralmente delineando il profilo armonico del suo viso. Uno strano silenzio galleggiava per le vie di quella struttura militare così imponente. Quel pomeriggio, se così lo si poteva definire volendo dare un ordine al tempo su quel pianeta dove non esisteva una distinzione netta tra il giorno e la notte, i guerrieri erano impegnati nei tornei di conferma delle caste. C’era poca gente in giro. Ognuno di loro si batteva sul campo per mettere in mostra le proprie capacità ed essere confermato al proprio livello di appartenenza. Mano a mano che lei avanzava e superava le guardie che facevano la ronda, i loro occhi le si inchiodavano addosso seguendola come laser. Bulma sapeva di essere guardata con interesse, sapeva anche che nelle loro analisi c’era una venatura di sangue, e la cosa le piaceva. Se il peccato di suo marito era l’alterigia, il suo era senza dubbio la vanità.
Al bivio di due gallerie che si biforcavano, lei imboccò il condotto alla destra e si avvicinò ad una sala da cui proveniva un discreto chiacchiericcio. Bulma si apprestò ad attraversarla ignara vi fossero solo maschi al suo interno. Il suo passo leggero e deciso anticipò il suo arrivo con un fischio di uno di loro. Gruppi di saiyan annoiati percepirono il sibilo di avvertimento e si girarono per vederla arrivare.
Al suo ingresso, nella sala calò un silenzio imponente.
"Eccola" disse uno. "Sta arrivando la moglie del principe".
Ogni pesante commento maschile venne ibernato immediatamente.
"Spostati, lasciala passare" fece un guerriero ad un altro che era rimasto imbambolato a squadrarla.
Bulma camminò con passo tranquillo. Non temeva quegli uomini pericolosi. Era la protetta. Intoccabile.
Si voltarono tutti, in blocco come una caserma carica di testosterone che vede passare una donna.
Davanti a lei non volò una mosca. Una parola di troppo e avrebbero pagato un commento sconveniente. Vegeta vicino a lei si poneva come un mastino. Il timore di una reazione di lui aveva a tal punto intimorito i guerrieri che nessuno si azzardava a fare battute cafone in sua presenza. Quando lui le inchiodava gli occhi addosso sembrava prendere forma uno strano bagliore di possesso nel suo sguardo. Era una sensazione sottile,  quasi labile, che gli faceva brillare gli occhi di un’intensità nuova, tutta rivolta a lei.
Pochi rumori fecero eco tra una parete e l’altra mentre lei attraversava la stanza sotto i loro sguardi dai tratti foschi, corpi armati di violenza e visi scavati dalla rabbia, raccontati dalle cicatrici ed esacerbati dalla voglia di lotta che la studiavano come fosse la cosa più fuori luogo lì dentro. Risuonò uno strano silenzio dietro di lei, e quando fu abbastanza lontana si sollevò un mormorio fugace, fatto di sussurri quasi sinistri. In quel luogo tutto era sinistro come i loro volti scolpiti in pietre laviche e ruvide. I saiyan avevano sguardi feroci e grezzi, carichi di aggressività che tracimava dai loro occhi, eppure davanti quella Dea si fermavano. Anche se nessuno ancora riconosceva in Bulma una regina degna dei saiyan, lei riusciva adesso a far trattenere i loro occhi a sé, esattamente come si addice a una regina.  
Bulma uscì imboccando una seconda galleria. Le luci al neon alternate al buio l'accarezzarono lungo il passaggio fino all'ambiente successivo.
Due guardie di ronda la misero a fuoco mentre passava per la palestra vuota.
"Guarda lì chi sta arrivando... La terrestre".
“Sì, l’ho sentita. Sento il suo profumo”.
Lei li oltrepassò quando uno le aprì la porta vicino cui era seduto, con l'omaggio che si farebbe a un monarca. Bulma lo ringraziò con estrema gentilezza, accennando un sorriso.  Quando si fu richiusa la porta alle spalle, uno dei consiglieri che era da poco uscito da dove lei era entrata si sentì subito chiedere:
“Che ne pensi, Gurlok?”
L’altro ci pensò un po’ prima di rispondere.
“Educata, ma troppo vulnerabile”.
La guardia più giovane invece non sembrò concordare col vecchio. “A me non dispiacciono i suoi modi”.
“É troppo raffinata per questo posto”.
“Non ti piace lei, vero?”
“Lei mi piace, e non solo a me, ma non è adatta a comandare un popolo come il nostro. Non riesco davvero a capire come uno come Vegeta si sia fatto impalmare da quella donna. Da quando è rientrato dalla Terra sembra avere un atteggiamento più calmo… E lei sicuro c’entra in tutto questo. E’ come se gli avesse fatto un maleficio su quel pianeta”.
Un maleficio? Guarda che quella è secondo me la donna più adatta a Vegeta. Sarà pure debole ma mica è stupida. E’ una scienziata. Gli costruisce qualsiasi cosa lui voglia, e Vegeta ha sempre cercato di investire su quel tipo di progetti.  Di scienziati ne abbiamo visti passare molti per di qua… E poi ricordiamoci che è lei che gli ha permesso di rientrare qui su Vegeta, a riprendersi il trono, mentre noi lo abbiamo cercato ovunque con insuccesso. Non è cosa da poco".
“Però nessuno di voi tonti ha notato che è a lei che lui chiede sempre l’ultimo consiglio. Persino noi anziani non abbiamo questo potere”.
“Scommetto che nella palestra dov’è passata poco fa avrà scombussolato gli ormoni a tutta la truppa”.
“Mica solo a loro” sghignazzò il più tonto e stempiato. 
"Bada a non farti sentire, idiota. A Vegeta non piace che si parli di lei."
"Non avrei mai detto che fosse così geloso, non è da lui” replicò quello stempiato e seduto. “Mi è sempre sembrato disinteressato alle femmine. Nei bordelli non ce l’ho mai visto”.
“Perché le donne gliele mandavano in camera, imbecille”.
“Si ma comunque non si è mai esposto. Non gli ho mai sentito fare neppure un commento sulle guerriere più interessanti. Se non fosse stata Jinka che si fosse proposta al Re anni fa come sposa di Vegeta, lui neppure l’avrebbe considerata. Una scelta che non ho capito... L'avrei presa io, è una bella donna, forte, anche molto fiera. Mica riesco a capire perchè si sia preso in moglie una donna così debole. Non gli darà mai un figlio forte, e prima o poi qualcuno dovrà succedere a Vegeta. Sarà pure bella, ma in quanto ad energia...”
“Lo credo che Vegeta ha cambiato idea. Ma hai visto la terrestre?" Mosse le mani delineando il profilo dei suoi seni e dei suoi fianchi.  "Con due tette di quella maniera non fa in tempo neppure a spogliarsi che sei già andato a fuoco”.
“Ad ogni modo il suo atteggiamento è cambiato” affermò il più vecchio, zittendo le insignificanti chiacchiere dei due. “E non mi convince”.
Girava voce, ed era una voce piuttosto persistente e accertata, che quella straniera avesse un effetto calmante sul principe. Chi lo aveva conosciuto nel fiore degli anni sapeva che era un uomo autoritario, violento e assolutista. Adesso quella brutalità sembrava essersi attenuata, come se lui fosse tenuto al guinzaglio da lei, e la cosa suscitava clamore e perplessità. Non era mai onorevole farsi influenzare da una donna, i saiyan crescevano con quel credo maschilista.
Bulma fece per salire le scale quando vide un uomo abbandonato in un’infermeria la cui porta era aperta. Capì che apparteneva all'ultima casta per la colorazione della divisa. Le verdi erano indossate dagli uomini dell'ordine più basso che precedeva la servitù. Era così moribondo che le fece pena, esattamente come era accaduto con Vegeta quasi otto anni prima. Si accorse che l’uomo muoveva il capo in maniera inquieta e si avvicinò con circospezione ascoltando due uomini parlargli vicino con tono sprezzante.
“É rientrato dopo mesi e non è riuscito neppure a conquistare quel pianeta insulso”.
“Non saprei, dovremmo sentire suo fratello Radish”.
“Radish è sempre molto deluso dai pochi progressi di suo fratello… ”
Kakaroth biascicò poche parole senza senso mentre i due si allontanarono sotto i suoi occhi confusi, senza prodigarsi in alcuna cura che alleviasse il suo dolore, come se volessero che il destino decidesse per lui. Ma davanti i medesimi occhi, su quello sfondo metallico che vedeva opaco e poco chiaro, si parò una figura eterea, in argento, che si avvicinò lui molto velocemente. Quando gli fu vicina, lui riuscì a vederla meglio e si accorse che era una donna con gli occhi e i capelli mai visti lì, del colore di polvere di turchese e dai riflessi perlati.
“C-chi sei…?”
Bulma si affrettò a prendere l’occorrente dalla cassetta del pronto soccorso. Trovò delle bende e del disinfettante. 
Kakaroth tremava e lei prese a medicarlo senza badare allo sguardo incantato con cui la guardava.
"Come ti chiami?" Gli chiese lei.
"Ka-karoth..."
"Sei ridotto molto male…Cosa ti è successo? Voi saiyan non riuscite a stare lontani dai guai.”
"C-chi sei...? Non... ti ho...mai vista..."
"Sono la moglie di Vegeta".
L'altra ebbe un sussulto. "T-tu? La moglie ...del...principe? Allora è vivo..."
“L’ho trovato su un campo del mio pianeta. La navicella con cui viaggiava si era disintegrata e lui era in fin di vita. Tutti questi anni è stato sul mio pianeta, mentre io costruivo un macchinario per permettergli di tornare”.
Rientrò in camera circa un’ora dopo, trovandola vuota come si era immaginata. Si infilò nella doccia, una grande rientranza nel muro della toilette, e presto la sua sagoma si confuse con i vapori caldi.
“Dove sei stata?" si sentì chiedere d’improvviso da lui, e sobbalzò.
C'era sempre una punta di gelosia in quell'indagine, finanche il senso di protezione che lo dilaniava.
Lei girò il capo e intravide tra la nebbia la figura di Vegeta poggiata al muro, proprio a qualche metro dietro di lei.
“Quando hai finito di esaminare i ragazzi della palestra, ho fatto una puntata nei laboratori per quel discorso…”
“E…?” replicò l'altro, smanioso che ella proseguisse.
“Non ci dovrebbe volere molto perché capisca come hackerare i processori, però è un lavoro più da ingegnere informatico, e dovrei confrontarmi con uno dei miei sulla Terra”.
"Ci hai messo più tempo del previsto a salire" affermò lui con un tono che fu sì indifferente, ma che venne suo malgrado attraversato da una nota di curiosità che lo tradì, mettendo a nudo l'attenzione che nutriva per lei.
"Mi sono fermata a ... curare un ferito".
L'altro si insospettì. "Curare un ferito?"
"Un certo Kakaroth, giaceva abbandonato nell'infermeria... Era in fin di vita".
"Kakaroth il terza classe? Mh, è rientrato a quanto pare, non ne ero stato ancora messo al corrente".
Dopo qualche secondo di silenzio in cui si concesse di studiarla attraverso l'umida nebbiolina, soffermandosi sul sedere rotondo che lei esponeva ai suoi occhi mentre sciacquava i capelli, le parlò con distacco. “Ti devi muovere, lo sai?”
“Perché?” Fece l’altra allungando il collo sotto l’acqua senza guardarlo.
“Abbiamo la navicella diretta a Fruz che ci aspetta. Freezer vuole conoscerti”.
“Conoscermi?” Lei ruotò il capo verso di lui e non mancò di mostrarsi intimorita. “Perché vuole conoscere me?”
“Non lo so, ne farei volentieri a meno, ma prima o poi l’avrebbe saputo, non potevo tenerglielo nascosto altrimenti si sarebbe insospettito”.
“Non puoi dirgli che non sto bene?”
“Non funziona così con lui. Sicuramente vuole tenere sotto controllo la situazione e vedere chi sei, e se sei un potenziale nemico. Lo conosco, quel maledetto…”
“E se mi chiede da dove vengo?”
“Gli diremo che vieni da Virgus, è un lontano pianeta dove viveva una piccola comunità di umani”.
“Perché parli al passato… Che ne è stato di loro?”
Ci fu un attimo di stallo. “Non esistono più.”
“Li avete… distrutti voi?”
L’altro non le rispose, ma la fissò oltre la patina di vapore e Bulma intuì la risposta abbassando lo sguardo.
“Vegeta, io n…”
“Non iniziare. Renditi presentabile e poi vieni con me”.
Lei si accarezzò il capo e sembrò indugiare ancora mentre lui staccava la schiena dal muro per andarsene. “Aspetta. Vieni un attimo. Devo dirti una cosa...”
Vegeta ci pensò un istante prima di assecondare la sua richiesta ed avanzare tra i vapori, e quando le fu abbastanza vicino da scorgere il colore dei suoi occhi maliziosi, si sentì chiedere: “Se scendo così… Pensi che sia presentabile?”
La squadrò da capo a piedi, sinuosa e nuda, e provocante come sempre. Si sentì gelosissimo di lei. “Direi di sì…”

..


Il cupo spettro dell’ombra gravava su un trono freddo e spigoloso di una stanza gravida di oscurità. A cento metri di maiolicato lucido e asettico oltre l'imponente ingresso esagonale come la galleria che lo precedeva, l'egemone dalla testa glabra e dalla pelle di consistenza scivolosa e umida se ne stava seduto comodamente, picchiettando le dita su un bracciolo disseminato di tasti e spie di sicurezza. Freezer era dittatore tanto potente quanto spietato che amava tenere tutto sotto controllo in ogni momento e ovunque fosse, anche mentre stava ricevendo nella sala ed era circondato di guardie leali, che non fidarsi è sempre meglio - diceva.
Un sorrisetto ambiguo rendeva la sua espressione vagamente inquietante mentre metteva a fuoco gli uomini scimmia e la creatura assolutamente insolita che li affiancava: aveva mani e piedi come loro, ma un colore d'occhi assai diverso, come pietre brillanti, capelli di seta e ossa sacrali senza coda. Gli era arrivata voce, una voce che si era incanalata tra luoghi angusti ai confini della galassia dove i saiyan facevano la ronda alle province più ostinate, che il fortissimo principe non solo era tornato, ma adesso era affiancato da una compagna. Freezer aveva disposto che gli venisse presentata, poichè non aveva mai smesso di temere Vegeta. Rispetto gli altri saiyan, il principe non era solo molto forte, ma anche molto acuto e scaltro, e quando era stato dato per morto Freezer l'aveva fatto cercare a lungo solo per poter brindare al suo trapasso. 
Ora, ipocritamente, lo omaggiava.
"Principe Vegeta... Che piacere averti qui con la tua ultima conquista" esordì mellifluo, puntando gli occhi sulla donna. "Fremevo per conoscere la futura regina del tuo popolo bellicoso".
Vegeta non era contento di essersi dovuto presentare con lei, ma rifiutare l'invito sarebbe stata un'imperdonabile scortesia dal punto di vista del tiranno. Se si era presentato con sua moglie, era solo per mettere a tacere ogni sospetto su di lei.
Inclinò leggermente le spalle, tenendo lo sguardo alto e fisso su di lui, quasi a voler dimostrare che chinarsi al potente non era nella sua indole, e neppure riconoscere superiori. 
"Potente Freezer".
"Avvicinatevi" ordinò la lucertola con voce particolarmente tranquilla. 
La scorta dei saiyan teneva sotto controllo i movimenti delle guardie di Freezer, di cui nessuno si era mai davvero fidato. Vegeta si apprestò al trono accompagnato dalla propria donna.
"Mi è dispiaciuto che tu non sia passato a presentarmela prima" ammise Freezer scendendo dal seggio. Si avvicinò loro studiando la donna. Le porse la zampa a tre unghie sotto lo sguardo vigile di Vegeta che studiò l’atteggiamento sospetto del dittatore. Lei allungò la mano con titubanza e l'altro gliela strinse facendola trasalire al tocco gelido. 
"Le voci sulla sua bellezza sono vere a quanto pare" affermò Freezer rivolgendosi alle proprie guardie che vigilavano ai margini della sala, come a voler sottolineare davanti al saiyan che di lei si era parlato parecchio tra di loro.
Vegeta se ne infastidì moltissimo. 
La mancanza di rispetto di Freezer si esternava anche in questi proforma su cui talvolta sorvolava con gusto. Vegeta se n'era visto bene dal far girare voce che ella avesse anche un'intelligenza prodigiosa e aveva tassativamente vietato ai suoi più vicini di parlarne.
"Dunque, da dove viene questa... affascinante creatura?" Indagò infierendo coi complimenti e tenendole ancora la mano. "É molto più debole di te. Mi sarei aspettato una guerriera, al tuo fianco".
"Viene da Virgus, il pianeta dell'acqua".
Lo sguardo di Freezer assunse un’espressione più sospettosa. "Ah..." La studiò attentamente. "E com'è non ero al corrente vi fossero simili bellezze?"
Ruotò gli occhi su Vegeta, il quale rimase impassibile. "Non ve ne erano, difatti. Lei è una delle superstiti."
"E hai pensato bene di sposartela..." aggiunse con un tono che tradì un fastidio latente. "Bene... Sono lieto di conoscerla. Il suo nome."
"Si chiam..."
"Sh, sh, sh, lascia che lo dica lei".
Ci fu un silenzio carico di attesa. Bulma era visibilmente a disagio. La voce conservò una traccia di titubanza quando rispose.
"Mi chiamo Bulma".  
"Bulma. Un nome grazioso, proprio come lei." La lucertola le lasciò la mano e sembrò voler inserire a lei il tarlo del dubbio, o solo inserirlo a Vegeta, del quale non si fidava ed era certo gli nascondesse qualcos'altro.
"Mi chiedo come mai, un uomo come Vegeta, che è sempre stato solito... sterminare... le fanciulle deboli come te, adesso ne abbia presa in moglie una".
Dopo che lo ebbe detto sorrise a entrambi. "Molto bene... Sono lieto di aver conosciuto questa donna che senza dubbio... surclassa in bellezza le donne saiyan che ho visto. Vi auguro una fertile unione, e figli in abbondanza". 
Quando si furono allontanati abbastanza da non essere uditi più da nessuno, mentre imboccavano le rampe di lancio in vetro infrangibile, uno dei saiyan della scorta si accostò a Vegeta.
"Principe, prima o poi Freezer scoprirà che sua moglie non è di Virgus".
Lo sguardo insondabile di Vegeta si fece più torvo del solito. "Non lo scoprirà a meno che qualcuno apra bocca e gli dia fiato a vanvera. Al mio rientro vieterò a tutti di fare riferimenti al suo pianeta di origine".
L'altro annuì abbassando il capo. 
Bulma, turbata e pensierosa, continuò a percepire la mano di Freezer tenere la propria. Era così gelida che aveva irradiato una strana e negativissima sensazione in lei, come se stesse toccando un morto che cammina.
Durante tutto il tragitto di ritorno Vegeta non aprì bocca, e Bulma intuì che dietro il suo nervosismo c'era qualcosa che in lui non aveva ancora mai visto. C'era paura.



Continua…






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